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Autore: Briseide12    10/12/2016    2 recensioni
Come finisce una storia in chat ? Cosa spinge una ragazza/o ad iscriversi in un sito d'incontri? Ecco la mia storia, tratta dalla mia vita, affrontata con la comicità che ci vuole..
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so bene come funzioni, ma un giorno che tu sia consenziente o meno, guarderai una persona e te ne innamorerai, da quel momento da estraneo che conduceva una vita che non conoscevi, diviene per te : la tua vita. Quest’uomo o donna che sia, sarà da quel momento il motivo primario della gioia e della tristezza e come se si è protetti da un alone invisibile, quello che avviene all’esterno non ci tocca, per quanto grave possa essere.
Fu così che per cause sconosciute persino a me, mi ritrovai anche io nella densa melassa dell’amore. Sia chiaro la mia storia è soggettiva, ovvero quello che è accaduto a me non capiterà per forza a tutti/e.
Non sono mai stata un genio negli inizi, ma cercherò di regalarvi un inizio degno di questo nome.
Tutti attraversiamo un momento della nostra vita in cui ci sentiamo soli, non quella solitudine passeggera, ma la solitudine depressiva che ci fa sentire persi. Bene, mi ritrovai anche io in questa situazione e dato che non mi piace restare in balia della depressione né divorarmi vagonate di cioccolate, ho deciso per la peggiore delle ipotesi………mi sono iscritta ad un sito d’incontri.
I personaggi che si trovano in questi siti, rappresentano gli estremi della società ovvero o estremamente muscolosi e palestrati che cercano solo la botta e via di una notte, oppure i belli solo per la propria mamma (forse) che fanno foto con cuccioli per ottenere un mi piace. Oltre agli estremi però, capitano anche quei rari individui che come creature mitologiche pensi che non esistano e quando gli trovi ti abbondoni all’idea che ti crei di loro, durante le conversazioni in chat. Iniziai la conversazione in chat con questo individuo mitologico, sembrava una persona di altri tempi e piena di interessi, mi chiamava milady e si rivolgeva a me in stile dolce stilnovo.
Ero su quel sito da meno di tre giorni e comparve lui, D. riporto esattamente il nickname che aveva nel sito. D inizia la conversazione con un timido ciao e dopo i preamboli iniziali di una conversazione tra estranei mi chiede se avevo un account facebook. Dovete sapere che l’unica difesa in quei siti è chiedere se hanno un account facebook, perché questo gli identifica e ci permette di capire se siano reali, se hanno quell’aspetto che dicono di avere; ovviamente avere un discreto numero di foto e più di 100 amici rende la situazione più chiara.
Dopo il mio assenso alla fatidica domanda, ci scambiamo i contatti e D non si fa sentire per circa due giorni. Pensai che non gli ero piaciuta (anche se avevo le stesse foto del sito d’incontri), mi sentii con un altro ragazzo nel frattempo. La domenica ricomparve e con un “domenica noiosa?” ruppe il ghiaccio di due giorni. Iniziammo a parlare da gennaio e ogni conversazione era perfetta, ovvero una compatibilità che non crederesti neanche con il tuo gemello omozigote. A febbraio dato che non si decideva lui, dopo giornate a parlare di creare un partito politico immaginario, gli chiesi di vederci per andare insieme a vedere un film al cinema.
Accettò anche se era un po’ risentito che la prima mossa l’avessi fatta io (strani i ragazzi), comunque decisi che era carino anche questo pensiero.
Il primo appuntamento rende tutti nervosi, ma l’appuntamento con un ragazzo conosciuto in chat non ha pari in fatto di nervosismo.
In primis ti chiedi se si presenterà, se avrà l’aspetto che ha in foto e soprattutto se si riuscirà a creare la sintonia che si aveva dietro il sicuro schermo della chat.
Gli diedi appuntamento poco lontano da casa mia, all’ora stabilita mi avvertì con un messaggio WhatsApp. Tremavo un po’ e non riuscivo a calmarmi e ovviamente il freddo di febbraio non mi aiutava a fermare il tremore, vidi in lontananza una macchina scura segnalarmi con i fari la sua presenza. Dedussi che fosse lui anche se il riflesso sul parabrezza non mi permetteva di vedere l’identità del guidatore, cercai di stringere gli occhi più che potevo ma non riuscivo a vedere chiaramente il viso.
Una volta avvicinata lo vidi e dovendo essere sincera, era meglio in foto. Rimasi un po’ delusa, ma entrai in macchina e lo salutai; fui contenta almeno di sentire la stessa voce che avevo ascoltato diverse volte nei messaggi vocali.
Dato che il film iniziava alle 20:00 avevamo ancora un’ora, decisimo di andare a prendere qualcosa in un bar lungo la strada. Dopo essermi sorbita i diversi complimenti alternati alla preoccupazione del parcheggio di D, finalmente scesimo dal veicolo e mi resi conto di essere più alta di lui.
La prima sensazione che ho provato era disagio, il disagio che ti fa provare il sudore freddo; non era per il fatto che mi avesse mentito sull’altezza e né che fosse più basso di me, ma la sua frase per nulla scherzosa, ma seria che avrebbe dovuto portarsi le scarpe con il tacco interno. Io risi e lui mise il muso. Va bene penserete adesso che i segnali iniziali gli avevo, perché sono andata avanti in questa storia. Avrete una risposta se avrete la pazienza di sopportare i miei scritti.
 
 
   
 
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