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Autore: Walpurgisnacht    11/12/2016    0 recensioni
Dunque, come riassumere questa storia?
Proviamo così: la Kibougamine, Junko che ha preoccupazioni molto meno folli del sommergere il mondo nella disperazione, un'antipatia fra protagonisti e un chilo di idiozia sparsa sulla testa di un po' tutti.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hajime Hinata si era alzato di umore splendido, quella mattina.

Il festival del giorno precedente si era rivelato un trionfo su tutta la linea: il piano per far fare una figura barbina alla classe 78 era andato alla perfezione, e lui si era goduto ogni singolo istante della faccia distorta dalla rabbia di quel povero fesso di Naegi.

Quei due si erano stati sulle scatole sin dal primo momento in cui si erano guardati negli occhi. Sapete, quelle antipatie a pelle senza un reale motivo ma che spesso e volentieri diventano le peggiori possibili. Quando devi infastidire e ostacolare qualcuno per il puro gusto di farlo, senza particolari provocazioni o motivi.

Ti sta sul cazzo e lo esterni ogni volta che puoi, nelle parole e nei fatti.

Così funzionava per lui e per Naegi, perché era evidente che l’antipatia fosse reciproca e matura per dare i suoi frutti.

Lui era stato solo più veloce e aveva portato la prima stoccata. In realtà del resto della 78 non gli fregava davvero qualcosa, voleva solo lasciare Naegi in braghe di tela mentre l’universomondo lo derideva come si meritava. Gli altri erano vittime collaterali, su cui però non avrebbe pianto una sola lacrima di dispiacere.

E quindi, avendo ottenuto ciò che si era prefissato, quella sarebbe stata una giornata grandiosa.

Non importava se le lezioni si erano rivelate ancora più mortalmente noiose del solito. Non importava se si era quasi slogato una caviglia cadendo dalle scale. Non importava se si era preso una punizione, quella classica con i secchi fuori dalla porta, per colpa di quel tifone umanoide di Ibuki.

Non importava. Il sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini cinguettavano e la natura gli sorrideva tutta, complimentandosi con lui per il successo sul suo nemico personale.

Poi, proprio al termine dell’orario scolastico, successe il patatrac.

Si stava per avviare alla porta, desideroso di andare a sdraiarsi sul letto per la sua consueta lettura dei manga, quando l’occhio gli cadde su Kuzuryuu che parlottava fitto fitto con Saionji.

Uh oh, guai in vista. Se butti un chilo di tritolo sopra a un gatto particolarmente irascibile non ottieni nulla di buono.

Contro il suo stesso giudizio pensò bene di avvicinarsi per sentire cosa si stessero dicendo.

“Hai capito, Saionji? Devi andare a colpire gli elementi più deboli e indifesi della 78. C’è la ragazzina balbettante che si masturba coi computer, il grassone ovale, la quattrocchi che ha paura persino a respirare. Sono quelli i tuoi bersagli”.

“Non ti rimangerai la parola data, vero?”.

“Uno yakuza pone al primo posto il proprio onore. Se ho detto che ti sommergerò di soldi, ti sommergerò di soldi”.

“Tanto lo sai che mi stai sulle palle comunque, no?”.

“Come qualunque essere umano tranne la tua sorellona Koizumi. Sai la novità. Ora smamma, mocciosa”.

“Ma finiscila, nano da giardino malriuscito. E comunque sono più bassa di te solo di qualche centimetro e solo perché ho una deficienza nella crescita”.

“Mi stai convincendo sempre più che la deficienza non ce l’hai solo nella crescita, ed è per questo che sei la persona migliore per questo compito”.

Hinata vide la Super Ballerina Tradizionale sbuffare verso il cielo e accomiatarsi dal loro biondo compagno, il cui sorriso da serial killer non era uno spettacolo proprio rassicurante.

Poteva farsi i fatti suoi, scrollare le spalle e andarsene. Decise invece di immischiarsi.

Gli si avvicinò e gli chiese: “Kuzuryuu, ma… che succede?”.

“Oh, Hinata. Ciao. Nulla, non succede nulla. Ho solo appena scatenato Lady Gioia di Vivere sulla classe 78 per rendere la loro vita impossibile”.

“Sì, quello l’ho sentito. Ma cosa ti ha spinto a farlo? Mi sono perso qualcosa?”.

“Eccome se ti sei perso qualcosa. Non si vede che ho l’occhio gonfio e un dente in meno?”.

“Porca vacca, hai ragione. Non so come ho fatto a non accorgermene”.

“Compensavo con lo charme”.

“Nome della nuova droga che voi brava gente vendete per la strada?”.

“Vaffanculo”.

Risata.

“Ok Kuzuryuu, ma ancora non mi hai raccontato”.

“Giusto. Ecco, il fatto è che stamattina ho avuto un incontro ravvicinato del quarto tipo con le nocche di Oowada”.

“Oowada? Perché?”.

“Sai che a me piace venire a scuola in moto, no?”.

“Ovvio che sì. Il triciclo. Come posso dimenticarlo?”.

“...rivaffanculo. Ok, prima me la sono trovata mezza distrutta per colpa di quel bastardo”.

“Ah, ora capisco. Ti sono saliti i cinque minuti e sei andato ad attaccar briga, prendendoti il tuo solito ripassone. Come accade sempre quando vai a far rissa con quelli più alti di te. Oh, aspetta. Quindi succede sempre”.

“...ricordami perché io e te dovremmo essere amici”.

Di nuovo una risata.

“Battute a parte. Quindi hai deciso di vendicarti per interposta persona di lui”.

“Di lui e di tutti i suoi compagnucci di merende, già. Chi fa un torto a Fuyuhiko Kuzuryuu firma la condanna a morte sua e di tutti coloro che gli stanno attorno”.

Hinata non rispose, limitandosi ad inarcare un sopracciglio: Kuzuryuu sembrava sempre così convinto delle minacce che elargiva in giro come caramelle, che non di rado si era chiesto se si rendesse conto di avere la carica aggressiva di un bassotto. Ok, era pur sempre uno yakuza (il Super Yakuza, ad essere precisi), ma aveva comunque la faccia di un undicenne.

“Avrei davvero voluto vederla la vostra rissa” borbottò sottovoce, attirando l’attenzione dell’altro: “Hm? Detto qualcosa?”

“Niente, niente” sciacquò via la questione, “dicevo che andrò a godermi la mia siesta e i miei manga. Buona continuazione con i tuoi piani di conquista delle moto più grandi.”
“Vaffanculo, Hinata!”

Altra risata.

Però avrei voluto vederla davvero la rissa si disse, scommetto il mio ahoge che Oowada l’ha di nuovo sollevato come un pacco postale.

Si appuntò mentalmente di chiedere a Koizumi se magari non avesse scattato qualche foto dell’evento, oppure avrebbe chiesto al Super Regista della 79.

Chiuse la porta della sua stanza e si buttò sul letto. Era così beato e rilassato che si dimenticò completamente dei manga e prese sonno quasi istantaneamente. Tuttavia un fugace pensiero lo colse: E se la geniale idea di Kuzuryuu mi si ritorcesse contro?

Non escludeva che la 78 avesse già in mente di vendicarsi, ma non voleva rischiare di dargli ulteriori motivazioni a causa di due puffi con troppa rabbia repressa.

Dopo, ci penserò dopo pensò, prima di abbandonarsi alle braccia di Morfeo.


*


Quella, si disse, era una delle giornate peggiori della sua vita.

E ne aveva vissute parecchie prima di entrare alla Kibougamine, quindi aveva abbastanza esperienza per dirlo.

Ma quella… oh, quella era un ritorno in grande stile di tutti i suoi timori più profondi e radicati.

Chihiro tirò su col naso e si appallottolò meglio che poté tra le casse di cibo in scatola nella stanza delle scorte situata di fianco alla caffetteria. Sentiva ancora i passetti veloci di quell’arpia fuori dalla porta, forse intenta a cercarlo in corridoio. Si augurò che le passasse la voglia al più presto, e che soprattutto non le venisse in mente di cercarlo lì.

Quella caccia al topo era cominciata solo un’ora prima, e purtroppo il topo in questione era lui.

Si era appena messo la tuta per raggiungere Oowada e Ishimaru su in palestra, per la consueta sessione di allenamenti che Chihiro aveva personalmente chiesto ai due amici (per diventare più forte, gli aveva detto), e stava per salire il primo scalino quando quella gli si era parata davanti.

“Oh ma buona sera, Fujisaki-san!”

Hiyoko Saionji era ferma sulla prima rampa di scale, avvolta nel suo solito kimono giallo, e a giudicare dall’espressione sembrava stesse aspettando proprio lui.

Chihiro era un po’ intimorito da lei… no, ok, era terrorizzato.

Era risaputo in tutta la scuola che ciò che a Saionji mancava in altezza lo compensava in crudeltà verso il mondo: spargeva cattiverie e battute al vetriolo con la stessa facilità con cui diceva buongiorno e buonasera, roba che persino Ludenberg e Togami in confronto erano due agnellini. Ma almeno a loro due era abituato, mentre lei… lei era una mina vagante.

“B-Buonasera, Saionji-san” balbettò, maledicendosi per aver lasciato il cellulare in camera. Se l’avesse avuto avrebbe potuto avvisare Mondo… poco virile forse, ma per una volta avrebbe saputo conviverci.

La ragazzina scese gli scalini quasi saltellando, fino a ritrovarsi a pochi passi da lui, e sfoderò un sorriso solo all’apparenza gentile: “Ma guarda, credo sia la prima volta che ti vedo in abiti maschili! Perché tu sei un maschio, vero Fujisaki-san?” chiosò, rimarcando ancora su quel -san quasi fosse un insulto.

Il Super Programmatore non rispose, ma quella frase non gli era passata inosservata: Saionji lo aveva colpito dritto nel suo punto debole.

“I-io dovrei andare” disse, e fece per girarle attorno e dirigersi verso le scale, ma lei lo afferrò per un polso: “Oh, già, vai ad allenarti con quel gorilla di Oowada nella speranza di diventare come lui?” ridacchiò. “Che bell’esempio, tutto muscoli e niente cervello… credevo avessi aspirazioni più alte.”

Chihiro decise di risponderle a tono: “N-non parlare male di Oowada-kun! Lui è un mio caro amico, ed è gentile!”

“Bla bla bla, solo sinonimi di stupido scimmione!”

Decise che era ora di dare un taglio a quella discussione e cercò di divincolarsi dalla stretta di Saionji, che però era molto più salda di quanto si fosse aspettato.

“La-lasciami!”

“Perché? Io voglio solo chiacchierare, femminuccia!” sorrise maligna lei, e allora Chihiro si ritrovò a fare qualcosa che non aveva mai fatto in vita sua: le diede uno spintone che la fece ruzzolare per terra, e per pochi secondi allentò la presa sul suo polso consentendogli di scappare.

“E-ehi! Come ti sei permesso! Torna qui!”

Per sua fortuna il kimono rallentava  Hiyoko, abbastanza da farle perdere qualche secondo per rimettersi in piedi e concedere a Chihiro di mettere distanza tra loro. Andare in palestra da Mondo e Ishimaru era ormai fuori questione, quindi optò per tornare verso il dormitorio e chiudersi in camera sua.

“Torna qui, Fujisaki! Devi pagarmela!”

Ma non aveva tenuto conto della testardaggine della Super Ballerina Tradizionale. Probabilmente era a qualche metro da lui e la sua stanza ancora lontana; era vicino alla caffetteria, ma non c’erano posti dove nascondersi nemmeno in cucina, mentre la sauna alla sua sinistra era chiusa.

L’unica idea che gli venne fu quella di chiudersi nella stanza delle provviste, di fianco alla scala che portava al secondo piano dei dormitori: ringraziando tutti i kami per il corridoio deserto, corse verso la porta, tirò fuori due forcine dalla tasca della tuta e le infilò nella serratura.

Tipregotipregoapriti!

Venne ricompensato da un leggero clack.

Sì!

Entrò di corsa e chiuse velocemente la porta, appena in tempo per sentire Hiyoko che urlava ancora il suo nome.

Ed ecco come si era ritrovato lì, nascosto tra un sacco di patate e uno scatolone pieno di barattoli di macedonia. Aveva ancora in mano le forcine piegate che lo avevano salvato: Oowada gli aveva insegnato tempo addietro come scassinare una serratura, “per precauzione” gli aveva detto (di che tipo di precauzione parlasse non ne era sicuro, ma aveva preferito non approfondire). Non ne andava fiero, ma in quel momento ringraziò mentalmente Mondo per averlo iniziato all’arte dello scassinatore.

Alcuni rumori lo distolsero dai suoi pensieri. Si avvicinò con cautela alla porta e vi accostò l’orecchio: sentì di nuovo la sgradevole voce di Saionji, anche se non riuscì a capire nulla di ciò che stava dicendo; sentì poi un’altra voce femminile urlare qualcosa. Per qualche minuto calò di nuovo il silenzio, poi la voce della Ballerina si fece più vicina (ma ancora non abbastanza da distinguere le parole), a cui rispose una voce maschile che riconobbe come quella di Yamada. Dopo altri interminabili minuti sentì la ragazza avvicinarsi alla sala provviste, ma per sua fortuna tirò dritto verso la scala per i dormitori al secondo piano. Attese ancora, giusto per sicurezza, e quando decise che era abbastanza lontana uscì facendo quanto più silenzio possibile. Si disse che la prima cosa da fare era avvisare Mondo e Ishimaru, invece si diresse in caffetteria, dove trovò Touko Fukawa seduta ad uno dei tavoli: ad un’occhiata più attenta notò che la Super Scrittrice stava piangendo.

“Fu… Fukawa-san?”

Touko si voltò di scatto e gli rivolse uno sguardo terrorizzato: “S-Sa-! Oh, F-Fujisaki… sei solo t-tu” disse, sembrando decisamente sollevata. Chihiro si avvicinò a lei e azzardò una domanda: “Q-qualcosa non va, Fukawa-san? Ti ho sentita piangere…”
“N-non c’è niente che non va!” ringhiò, ponendosi sulla difensiva. “E p-poi a nessuno importa di me…” aggiunse sottovoce, ma il Super Programmatore la sentì lo stesso: “Ma a me interessa! O n-non te l’avrei chiesto” annuì.

Touko lo osservò in silenzio, probabilmente incerta se fidarsi delle sue parole o no. Chihiro ritentò: “È stata Saionji a farti piangere, non è vero?”

“C-come fai a…?”

“L’ha fatto anche con me, prima” ammise lui, “ma sono riuscito a nascondermi.”

Passò qualche istante prima che Touko prendesse di nuovo parola: “M-mi ha avvicinata dandomi della pervertita, della pazza furiosa” disse, tirando su col naso, “e c-che Byakuya-sama non potrebbe mai amarmi. E c-che dovrei imparare a lavarmi! L-lei, che non si toglie mai quel d-dannato kimono e si sente!”

Chihiro si innervosì: “C-che persona orribile! Quando mi ha fermato sulle scale m-mi ha preso in giro perché indosso la tuta maschile e… e mi ha chiamato femminuccia, e offeso Oowada-kun” rispose tutto d’un fiato, prima che le lacrime minacciassero di nuovo di scendere.

“A quanto pare ci ha presi di mira…”

Si voltarono verso la porta della cucina, da cui videro uscire un malconcio Yamada.

“Y-Yamada-kun! Anche tu?” chiese Chihiro, e il ragazzo si limitò ad annuire con sguardo rassegnato. Stava per chiedergli cosa fosse successo, ma vennero distratti tutti e tre da qualcuno che li chiamava.
“Finalmente! Dove diamine ti eri cacciato?”

Mondo e Ishimaru gli vennero incontro dall’entrata della caffetteria, seguiti da Togami.

“Oowada-kun, come mi hai trovato?” chiese, e l’altro si limitò a scuotere la testa: “Ti ho cercato ovunque, ecco come ti ho trovato! Quando non ti abbiamo visto arrivare io e Ishimaru ci siamo preoccupati, e nel frattempo abbiamo trovato lo Scion di ‘Staceppa che ci aspettava per la riunione” spiegò. Poi guardò attentamente gli occhi rossi di Chihiro, quelli di Fukawa e l’aria distrutta di Yamada.

“Ragazzi, dovete dirci qualcosa? Sembra vi sia appena passato sopra un tir.”

I tre si scambiarono un’occhiata fugace, poi Fujisaki parlò per tutti e tre: “Più o meno…”

“Un t-tir chiamato S-Saionji” aggiunse Touko, asciugandosi gli occhi ancora umidi col dorso della mano.
“Aspetta, aspetta” intervenne Togami, “Saionji della 77? Quella nana fastidiosa in kimono?”

Gli altri tre annuirono, e Chihiro vide Mondo e l’Erede scambiarsi uno sguardo… d’intesa?

Non sapeva se a preoccuparlo fosse più questa nuova alleanza o Hiyoko a piede libero, ma preferì non chiedere.


*


“Soldati. Compagni. Sapete perché siamo qui.”

“Per finire la riunione di ieri che tu hai interrotto perché sei una regina del melodramma?”

Togami lanciò uno sguardo furioso a Celestia, che lei ignorò completamente. Tornò al suo discorso, e stavolta nessuno l’avrebbe fermato (aveva già nascosto le sue navi in bottiglia, per evitare che Oowada si distraesse… e le distruggesse): “Dicevo, siamo qui per mettere a punto un’azione strategica contro la classe 77” continuò, camminando avanti e indietro come un generale che parla al suo plotone (cosa che sarebbe stata molto più d’effetto se non avesse dovuto scavalcare quelli seduti per terra, ma preferì soprassedere). “Se già lo scherzo dello stand e l’esistenza dell’Impostore - sì Naegi, anche quella di Hinata - sono offese gravissime, ciò che hanno fatto oggi” indicò Fujisaki, Fukawa e Yamada “è un’onta che va lavata col sangue” ringhiò, “perché nessuno, e ripeto nessuno, fa piangere I MIEI plebei.”

“I tuoi… plebei?” inarcò un sopracciglio Junko.

“Non ho capito se devo pestarlo o ringraziarlo” chiese Mondo.
“Anche noi ti vogliamo bene, Togami-kun” sorrise Makoto, e ci mancò poco che a Byakuya venisse un infarto.

“Come scusa? Quella roba lì… era una manifestazione d’affetto?”.

“Perché, Oowada-kun? Non si capiva?”.

“Non direi. A me sembrava solo l’ennesimo gonfiare il petto della diva bionda”.

“Ok, ha il suo modo… peculiare. Però dai, se nessuno fa piangere i suoi plebei… vedila così: siamo una spanna sopra gli altri plebei. È già qualcosa, no?”.

“Ehm” tentò di riottenere l’attenzione la suddetta diva bionda “COME STAVO DICENDO. Nessuno può passare impunito dopo un attacco tanto vile e senza onore”.

“Non per rompere il tuo entusiasmo, Togami” prese la parola Kyouko “ma come hai intenzione di rifarti sulla 77? Vuoi mandare un Oowada d’assalto a lanciare uova marce durante una loro lezione?”. E nonostante fosse una palese uscita ridicola, il Motociclista sembrò piuttosto entusiasta all’idea di presentarsi in territorio nemico vestito come Rambo con uno sparauova sulla schiena.

Lo Scion scrollò le spalle, un sorriso beffardo: “Oh Kirigiri, siamo qui apposta no? Scommetto che fra tutti ci verrà in mente una forma di vendetta efficace e soddisfacente. D’altronde reputo giusto che ogni membro di questa classe ci metta del suo, è uno sforzo collettivo e come tale va preso”. Stava per proseguire, dopo essersi preso i suoi meritati secondi di gloria, quando si accorse di una cosa che non gli piacque per nulla.

Lo sguardo… gli venne quasi da dire pesantemente contrariato di Sakura. La quale, pur essendo seduta come tutti gli altri, lo guardava con le braccia conserte e tutta la serietà di cui era capace.

“C’è qualche problema, Oogami?”.

“Sì, devo dire di sì” rispose quella alzandosi lentamente, al centro dell’attenzione comune dopo un’uscita così baldanzosa; “Se posso permettermi…”.

“Parla”.

“Io sono contraria a questa… stupidaggine”.

Il clamore che seguì quella sprezzante dichiarazione era difficile da descrivere. Togami avrebbe giurato che alcuni, se non si fosse trattato della Super Artista Marziale, si sarebbero addirittura spinti sul fisico pur di esternare il loro disappunto. Oowada in prima fila, ovviamente, ma quello era capace di attaccar briga anche con un comodino pacifista.

Lei non fu per nulla turbata da quest’alone di ostilità creatosi, e anzi si limitò a spiegarsi con voce calma ma risoluta: “Non voglio aver niente a che fare con una bambinata simile. A onor del vero posso dire di capire perché si sia giunti a questo punto, visto che quanto accaduto oggi è stato piuttosto deplorevole. Ma è la situazione nella sua interezza a non farmi voler proseguire con questa pantomima. Ve lo chiedo con la massima schiettezza: credete davvero giusto che noi ora ci si debba trovare qui, come se fossimo nel bel mezzo di un concilio di guerra, a tramare alle spalle della classe 77?”.

“Certo che sì!” irruppe lo stesso Togami, con una furia a dir poco inaspettata per uno come lui “Non mentivo quando ho detto che un fatto del genere è orrendamente lesivo della dignità e del buon nome della nostra classe nella sua interezza, e reputo indispensabile la presenza e l’apporto di ogni suo singolo membro. Non ti vorrai tirare indietro nel momento del bisogno, Oogami? Che figura ci farebbe la tua scuola di arti marziali?”.

“Non è affare che ti riguarda. E comunque prima di tutto viene il mio codice personale, il quale mi vieta di spendermi per una questione così irrisoria. Il vecchio detto vivi e lascia vivere è purtroppo sottovalutato, mi tocca constatare”.

“Oogami, non puoi comportarti così. Vuoi passare per codarda?”.

“Sei libero di avere di me l’opinione che preferisci, la cosa non mi tange. Devo rispondere in prima istanza a me stessa e alla mia etica”.

Ci fu una notevole escalation nel battibecco, con l’Erede che si ritrovò inconsapevolmente ad alzare sempre di più il tono. Arrivando addirittura a insinuare brutte cose nei confronti di Sakura, che per fortuna della sua colonna vertebrale fu saggia e controllata abbastanza da glissare con eleganza.

L’impasse sembrava impossibile da rompere. I due si guardavano fissi, ognuno arroccato sulle proprie posizioni diametralmente opposte.

Poi qualcosa, o meglio qualcuno, decise di intervenire: Chihiro si posizionò a lato di Sakura e si disse d’accordo con quanto aveva espresso.

Non uno, ma due… due traditori. Non ci voglio credere.

Byakuya trattenne a stento un rumore molesto proveniente dal suo stomaco, che in situazioni del genere tendeva a dare in escandescenze.

“Fujisaki!” urlò praticamente tutto il resto della classe.

“Io… io sono d’accordo con Oogami-san! Tutto questo è ridicolo! Io non voglio dover fare la guerra a nessuno!”.

“Ma Fujisaki-kun!” esclamò Ishimaru, a quanto sembrava inorridito dallo sviluppo “Oggi… oggi sei stato aggredito in maniera vile da quella serpe di Saionji! Come puoi non voler fargliela pagare, a quella… screanzata in kimono?”.

Qualcuno rise di fronte al Prefetto che era diventato livido in volto dopo aver osato pronunciare il terribile epiteto screanzata in kimono.

“Non m’importa, Ishimaru-kun! Ci sono… ci sono abituato. E comunque Oogami-san continua ad aver ragione. Ci hanno fregato con la storia dello stand al festival? E allora? Vi pare sano mettersi in testa di voler appendere la loro pelle ai piedi del caminetto? Diavolo, date una regolata alle vostre priorità invece di perdervi in un bicchiere d’acqua!”.

“Non è solo per la faccenda dello stand e lo sai bene, Fujisaki-kun” ribatté un Naegi molto combattivo.

“Naegi-kun, ti prego, non ricominciare con la storia di Hinata. Vi state antipatici, d’accordo… ma vuoi veramente portare la cosa a delle conseguenze così estreme? Sul serio?”.

Un’altra voce di dissenso si alzò, vivace: “Sakura-chan e Fujisaki-kun hanno non ragione, ma ragionissima!”.

...ditelo che mi volete morto, ditelo.

“Asahina-san…” si lasciò sfuggire Makoto a mezza voce.

In breve fu il pandemonio in quella stanza, con Togami che si concesse un meritato sospiro di sollievo interiore per la lungimiranza nell’aver fatto sparire qualunque oggetto fragile.

Alla fine il capannello dei dissidenti si ritrovò composto da Sakura Oogami, Chihiro Fujisaki, Aoi Asahina e Touko Fukawa. Quest’ultima, nonostante fosse come Fujisaki parte lesa in prima linea, trovava davvero eccessiva l’idea di pitturarsi la faccia come una testa di cuoio e cominciare a strisciare verso la 77 col machete in bocca.

“Molto bene” si trovò a decretare Togami “Se voi quattro non tenete in minima considerazione la gravità della situazione… vi devo chiedere di andarvene. Siete di troppo”.

“Se è quello che desideri, Togami” annuì Sakura, avviandosi verso la porta. “Permettimi solo di darti un consiglio” disse, con la mano sul pomello “chi gioca col diavolo finisce bruciato. E ho idea che voi tutti, e anche quelli della 77, finirete per lasciarvi prendere troppo la mano fino a non poter più tornare indietro.”

E con quella profezia nefasta uscì dalla stanza, seguita dalle altre ragazze e Fujisaki. Byakuya notò come Touko si fermò ad osservarlo per qualche istante, con uno sguardo… preoccupato?

Per lui?

Feh. Non ho bisogno di gente che si preoccupa per me, so badare benissimo a me stesso. Un gorgoglio proveniente dallo stomaco gli preannunciò il ritorno della gastrite.

...ho solo bisogno di un gastroprotettore, ecco.

“Bene, signori” si rivolse ai rimanenti. Sciolse il contenuto una bustina di Ultimate Lucky Gastro in un bicchiere d’acqua che mandò giù tutto d’un fiato, e riprese a parlare: “Siamo rimasti solo noi, ma saremo più che sufficienti. Ora ci serve un piano che funzioni.”
“Sì, pestiamoli come le merde che sono!”

“...Enoshima, che ci fai ancora qui?”
“Io? Io voglio vederli morti tanto quanto te!” rispose lei, piccata. “Glielo faccio vedere io a Hinata chi è la stella più brillante del firmamento, Mr. Mi Hanno Ammesso Alla Kibougamine Senza Motivo!”

“Brava piccola, così ti voglio!” chiosò Mondo, e prese in braccio la sua Super Modella (che replicò con una risatina fastidiosamente acuta).

Togami esternò tutto il suo disgusto: “Per favore, voi due, se proprio non riuscite a reprimere i vostri istinti animaleschi prendetevi una camera!”

Junko sorrise: “Oh, ma l’abbiamo già fatto! La tua ci piace parecchio!”

Byakuya sentì di nuovo l’esofago andare a fuoco.

“E comunque dovresti provare anche tu a cedere ai tuoi… istinti animaleschi” chiosò Oowada, “non ti farebbe che bene. E poi lo sa tutta la scuola che tu e Fukawa non aspettate altro!”

Tutti risero alla battuta del Biker. Byakuya aveva l’equivalente di un vulcano al posto dello stomaco. Makoto gli porse misericordiosamente un altro Lucky Gastro che lui accettò senza fiatare.

Morto, mi vogliono morto. Ma li trascinerò tutti all’inferno con me.


*


Se c’era una cosa che Touko pensava non le sarebbe mai accaduta, era di trovarsi a prendere tè e biscotti in caffetteria con le amiche.

Fondamentalmente perché non aveva mai avuto amiche, né aveva provato a farsene.

Le persone fanno tutte schifo si ripeteva continuamente, e di esperienza in materia ne aveva: dagli abusi verbali subiti dalla sua famiglia fino agli scherzi orribili messi in atto da ex compagni delle scuole medie, aveva abbastanza prove a sostegno della sua tesi. Certo, c’era quell’infatuazione per Byakuya-sama che l’aveva colta alla sprovvista, ma… le doleva ammetterlo, a volte persino il suo cavaliere bianco si comportava come tutti gli altri.

Non sempre, magari ma… a volte, si corresse mentalmente, quasi che lui potesse leggerle nel pensiero e la disapprovasse (cosa in cui aveva un talento innato, altro che Super Erede).

“Ancora tè, Fukawa-chan?”

La voce squillante di Asahina la riscosse dai suoi pensieri. Fece un breve cenno affermativo e la Nuotatrice le riempì di nuovo la tazza e le porse una ciambella (che non aveva chiesto, ma insomma, perché rifiutare?). Touko zuccherò la sua bevanda e addentò il dolce, riprendendo ad ascoltare i discorsi delle ragazze.

E di Fujisaki, si corresse. Dopo il Caso Saionji si era ritrovata più comprensiva nei confronti dell’Hacker, persino verso Yamada (con cui aveva una faida personale su chi tra loro due scriveva le storie migliori, e che andava avanti praticamente dal primo giorno alla Kibougamine. Ovviamente lei sapeva di essere la migliore, il titolo di Super Scrittrice non l’aveva certo trovato in un sacchetto di patatine).

“Non credevo davvero si arrivasse a tanto!” borbottò Asahina, divorando la sua ciambella. “Ok, quelli della 77 ci hanno fatto fare una figura del menga, e il modo in cui hanno trattato voi” indicò Touko e Fujisaki (e probabilmente includendo anche l’assente Yamada) “è assolutamente imperdonabile! Ma addirittura organizzare RIUNIONI in camera di Togami come fossero un plotone d’esecuzione? Seriamente?”

Sakura sorseggiò il suo tè e annuì: “Sono perfettamente d’accordo. Se vogliono portare avanti questa… faida e rendersi ridicoli, che facciano pure. Io non ho intenzione di immischiarmi.”

Touko si ritrovò concorde con quella linea di pensiero, seppure non intendesse ammetterlo apertamente. E le dispiaceva vedere Byakuya-sama farsi il sangue amaro (quasi letteralmente) per cose tanto stupide. Però aveva apprezzato il suo volerla difendere… ok, difendere lei, Fujisaki e Yamada e usarli come scusa per alimentare il fuoco di quella baruffa da asilo nido, ma era stato comunque un gesto gentile per i suoi standard.

“Tu cosa ne pensi, Fukawa-chan?”

DI nuovo Asahina la ridestò, e si trovo tre paia di occhi puntati addosso.

“C-Come?”

“Tu cosa ne pensi di quanto sta succedendo? Voglio dire, non lo trovi senza senso?”

Sentì il panico assalirla prepotente: raramente esprimeva le sue opinioni, perché a nessuno interessava saperle e quindi non gliele chiedevano, né lei aveva voglia di mettersi in luce.

Questa era decisamente una situazione nuova e… potenzialmente pericolosa. Esporsi voleva dire dare modo agli altri di conoscerla e, molto probabilmente, diventare il bersaglio dei bulli (com’è sempre stato aggiunse mentalmente). Certo, c’era sicuramente la possibilità che non succedesse, ma valeva la pena rischiare?

Si voltò verso Fujisaki, che le sorrise e le fece un cenno con la testa. Va tutto bene, lanciati.

Inspirò.

“E-Ecco… d-devo ammettere che trovo la loro idea davvero ridicola” disse tutto d’un fiato, “Saionji è stata orribile con me… con noi” si corresse, guardando il Super Hacker di sottecchi “ma reagire getterebbe s-solo altra benzina sul fuoco. E ho i-imparato a mie spese che spesso è m-meglio lasciar perdere.”

Oogami inaspettatamente le sorrise: “Sono d’accordo con te, anche se non del tutto.”

Ovviamente pensò, mordicchiando l’unghia del pollice. Mai una gioia per me.

“Vedi, hai ragione a dire che ribattere allo scherzo della 77 non porterà a nulla di buono, e che a volte bisogna saper ignorare e guardare avanti, ma” si fermò un secondo per prendere un biscotto “ci sono casi in cui bisogna saper alzare la testa e dire la propria. E tu, Fukawa-san, ne avresti davvero bisogno.”

Se si fosse trattato di un’altra persona Touko non si sarebbe fatta problemi a rispondere per le rime. Ma era Oogami, e lei ci teneva a vivere. E poi, in tutta sincerità, l’espressione della Super Lottatrice era tutt’altro che dura o offensiva o chissà quale altra emozione negativa: al contrario, la osservava con uno sguardo dolce, quasi materno, e un sorriso che avrebbe sciolto chiunque, persino una restia al contatto umano come lei.

“C-Che intendi?” si ritrovò a chiedere, e Sakura sorrise ancora: “Sono quasi due anni che siamo nella stessa classe ormai, e ho avuto modo di osservarti spesso. E se posso dire la mia, tu ti lasci mettere i piedi in testa troppo facilmente.”

“Soprattutto da Togami” si intromise Aoi, impegnata a divorare l’ennesima ciambella.

“N-Non parlare così di B-Byakuya-sama!” pigolò, ottenendo l’ennesimo sguardo comprensivo da parte di Sakura: “Vedi, è a questo che mi riferisco. Sappiamo tutti che sei innamorata di Togami-san…”

“Per motivi a noi oscuri” aggiunse Aoi, ignorata da tutti tranne che da una risatina sommessa di Fujisaki.

“...e che hai avuto un’infanzia che definire difficile è un eufemismo” disse, lanciando un’occhiata di rimprovero alla Nuotatrice, che si limitò a fare spallucce “ma non è un buon motivo per subire in silenzio tutte le sue angherie, e di chiunque altro se per questo. Devi imparare a far sentire la tua voce e dire di no quando serve.”

“E d-dovrei dire di no a B-Byakuya-sama?” chiese, e fu Aoi a risponderle: “Beh è la risposta che ottiene più spesso da tutti noi, perché se la merita il 99,9% delle volte. Tu invece sei sempre lì a farti usare come schiavetta, e non è giusto!”

“Asahina-san ha ragione!” intervenne Chihiro. “Togami-san tende a dimenticare che siamo qui tutti per dei meriti, non è l’unico speciale!”

“Che poi, che talento ci vorrà per farsi eleggere Super Erede?” chiese Aoi. “Danno il titolo a chi conta meglio i soldi? O a chi sa essere più snob degli altri?”

Persino Touko si ritrovò a ridere insieme alle altre (in effetti è un talento senza senso aggiunse quella vocina malefica dentro di sé. Le diede corda, sperando di non ritrovarsi a starnutire). Un urlo di dolore, seguito da un rutto tonante (che avrebbero attribuito a Oowada, se non l’avessero sentito sghignazzare come una iena), confermò loro che lo Scion stava cominciando a subire le ire del karma.

“Comunque sul serio, Fukawa-san” riprese Sakura, “imponiti di più. Soprattutto per te stessa. E poi così magari Togami-san capirà di avere a che fare con una sua pari, e non con la schiava di turno.”

Touko abbassò lo sguardo, e rifletté: il suggerimento non era brutto, ed era ormai abbastanza certa che né Oogami né Fujisaki fossero persone capaci di fare del male agli altri a suon di insulti. Non era ancora del tutto certa riguardo Asahina (odio le tue tette, perché tu sì e io no?), ma cominciava a pensare che anche lei fosse tutto sommato una brava persona. Un pochino.

“F-Forse avete ragione” ammise, “m-magari B-Byakuya-sama mi apprezzerebbe di p-più se non balbettassi sempre, o s-se la s-smettessi di prostrarmi ai suoi piedi… o se fossi più carina…”

“Ma che baggianate vai dicendo? Tu sei carina, Fukawa-san.”

Touko inarcò le sopracciglia in maniera quasi comica, restituendo a Oogami un’espressione che diceva Vuoi che ti presti gli occhiali?

Io? Carina? Nemmeno nelle prossime vite, se mai ci saranno.

“Sakura-chan ha ragione! Perché ti butti giù così?” insistette Aoi (e smettila di agitarti, ti ballano le tette e io muoio d’invidia).

“È per quello che ti ha detto Saionji, forse?” chiese Fujisaki, cauto, e Touko sentì gli occhi inumidirsi: ”N-Non aveva torto… ha detto c-che sono pazza, e brutta e p-puzzo… ma è colpa di Kameko!” pigolò, riferendosi alla sua buffa cimice da compagnia.

“Ma poi parla lei, che indossa sempre quel kimono che odora di morte e decomposizione?” sbuffò Aoi, attirando su di sé uno sguardo di Sakura che era un misto di sconcerto e divertimento.

Ci fu un breve istante di silenzio, in cui Touko pensò che forse era il caso di tornare in camera e non imporre più la sua presenza, ma non ebbe tempo di aprire bocca perché fu di nuovo Asahina a parlare: “Ho un’idea! Sai cosa ti ci vuole, Fukawa-chan?”

“C-Cosa?” chiese, spaventata.

La Nuotatrice sfoderò un sorrisone a trentadue denti: “Un bel cambio di look!”

Eh?

“Ma sì, ti sistemiamo i capelli, ti rinnoviamo il guardaroba! Sarà divertente!”

Sono forse finita in una commedia americana degli anni ‘80?

“Non è una brutta idea, sai? Rinfrescare un po’ la tua immagine, senza strafare, ti sarà d’aiuto per risollevare l’autostima” annuì Oogami, e il cuore di Touko si riempì di speranza: “D-Dici che Byakuya-sama mi apprezzerà se cambio look?”

“Chissenefrega dello Scion di ‘Staceppa!” tuonò Aoi, in una involontaria imitazione di Oowada. “Devi farlo per te stessa! Gli uomini credono che noi donne ci facciamo belle per piacere a loro, ma la verità è che lo facciamo per noi! Per sentirci bene con noi stesse, ed essere carine perché ci va di esserlo!” disse, sbandierando una ciambella come il martelletto di un giudice (e spargendo zuccherini ovunque).

“Ma sai che è proprio una bella idea, Asahina-chan? Consideratemi dei vostri!”

Si voltarono verso l’entrata della caffetteria, dove videro Enoshima osservarle a braccia conserte. Alle sue spalle l’immancabile sorella, Kirigiri e Maizono. Ludenberg non era presente e Touko non poté dire di essere dispiaciuta dalla cosa.

“Enoshima-san, la riunione è finita?” chiese Sakura, e la Super Modella annuì: “Dieci minuti fa circa, quando Raggio di Sole ha cominciato a ruttare come uno scaricatore di porto ed è dovuto correre in infermeria perché il gastroprotettore non faceva più effetto. Siamo uscite giusto in tempo per sentire il vostro bel discorso d’incoraggiamento a Fukawa-chan.”

Quest’ultima arrossì violentemente, aspettandosi una pioggia di risate di scherno… che non arrivò.

“Il momento non poteva essere migliore, visto che tra qualche sera c’è il party di chiusura del festival scolastico!” trillò Maizono, battendo le mani. Enoshima prese posto accanto a Touko e le mise un braccio attorno alle spalle: “Vedrai, sarai così bella che Togami dovrà pregarti in aramaico per uscire con te!”

Per quanto la prospettiva la allettasse tantissimo, doveva ammettere che l’entusiasmo di Junko la spaventava. Terrorizzava. E lo sguardo perplesso di Ikusaba non era d’aiuto.

Ma decise di lasciarle fare, per una volta che veniva inclusa in un’attività di gruppo.

Cosa poteva andare storto?

   
 
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