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Autore: Walpurgisnacht    11/12/2016    0 recensioni
Dunque, come riassumere questa storia?
Proviamo così: la Kibougamine, Junko che ha preoccupazioni molto meno folli del sommergere il mondo nella disperazione, un'antipatia fra protagonisti e un chilo di idiozia sparsa sulla testa di un po' tutti.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Kuzuryuu stava sudando come un maiale.

Seduto sul letto di camera sua, non riusciva a rimanere fermo. L’ora era tarda, i gufi ululavano o latravano o qualunque fosse il verso che facevano… e Peko era nel suo bagno a cambiarsi.

“Siediti qui e aspettami” gli aveva intimato con un tono marziale che mai le aveva sentito usare. E che gli aveva fatto onestamente paura.

Non sapeva davvero cosa aspettarsi. Anche perché, durante il corso di quella giornata e nelle precedenti, la sua fidanzata non pareva essersi comportata in maniere strane o chissà che.

Insomma, era completamente all’oscuro delle sue intenzioni. E gli dispiaceva pensar male, ma una sana dose di paura si era fatta largo nel suo stomaco.

Peko Pekoyama era pur sempre la Super Spadaccina, capace di farti letteralmente a fette con uno stuzzicadenti se ci si fosse messa. Probabilmente solo Mukuro Ikusaba, la Full Metal Bitch della 78, era potenzialmente peggio.

O forse no. Sarebbe stato interessante vederle scontrarsi.

Sì, ma anche chissenefotte. Io qui rischio di lasciarci la pelle, nel peggiore dei casi. Già mi vedo quella stronza di Natsumi che ride di me e dei miei poveri resti.

...ok, no. Era ingeneroso da parte sua avere tutto questo timore. Peko non gli aveva mai dato motivo di pensare che potesse diventare violenta per chissà quale assurda ragione. Tra l’altro lui, vuoi per piacere e vuoi per non correre il rischio di poterla provocare, si era sempre comportato da gentiluomo nei suoi confronti.

Non aveva nulla di cui preoccuparsi realmente. Forse.

Tsk, se comincio a pensare come Nanami è davvero la fine.

“Ci sono quasi, bocchan. Un attimo di pazienza” la sentì urlare da dietro la porta chiusa.

“Non chiamarmi bocchan, per la miseria porca!” le urlò di rimando, usando un tono di voce forse eccessivo ma dettato dalla tensione montante.

“Scusami”.

Ci vollero ancora un paio di minuti, durante i quali l’inquietudine dello Yakuza crebbe ulteriormente.

Poi finalmente il bagno si aprì.

E da lì…

Kuzuryuu credette di avere un infarto. E forse lo ebbe anche.

Davanti a lui apparve la Peko più bella e provocante che avesse mai visto (e vorrei ricordarvi che l’aveva vista in costume da bagno e in altri abiti non esattamente formali più di una volta nel corso della sua vita): indossava un kimono blu, nella sinistra reggeva un ventaglio aperto, i suoi splendidi capelli grigi erano sciolti… e soprattutto…

Soprattutto…

L’obi era allentato.

Ma ancora più soprattutto…

Quello era il kimono più scollato e sexy nella storia dei kimoni scollati e sexy.

Avrebbe quasi fatto prima a uscire senza nulla addosso, sarebbe cambiato davvero poco. Perché, nonostante il vestito, praticamente l’intera parte superiore del suo busto era esposta. Fin quasi a… quella zona, già.

E visto che la signorina era molto ben dotata…

“O santo cielo! Bocchan, ti esce un mare di sangue dal naso!” strillò affannandosi nel cercare un fazzoletto che potesse bloccare quell’enorme fuoriuscita.

D’altronde non ci sarebbe potuta essere reazione diversa da parte sua di fronte a un tale spettacolo.

Tampona qui e tampona lì, il peggio venne per fortuna scongiurato.

“Porca puttana lurida… Peko… per favore… non farmi mai più uno scherzo… simile… o ci lascio davvero… le penne…”.

“Scusami scusami scusami! Davvero non immaginavo questo disastro! Volevo solo essere un po’... sensuale…”.

“Un… un po’? Mi stavi… per ammazzare…”.

“Beh, vuol dire che hai apprezzato allora”.

“Come potrei… non apprezzare… tutto questo ben di dio? Anzi… ti rendi conto… che stando in questa posizione… ti si vedono anche le costole?”.

“Oh. Ok, va bene”.

“...”.

“E dimmi una cosa, già che ci siamo. Sicuro di non avere qualche problema di circolazione del sangue in questo momento?”.

“Uh? Che… cavolo dici?”.

“Mi sto riferendo a questo” sorrise maliziosa portando un dito verso la sua zona inguinale… che pareva essere un sacco attiva.

“Voglio dire, fra quello che ti è uscito dal naso e quello concentrato lì non te ne deve essere rimasto poi molto”.

“...senti un po’ tu… hai forse tradito il clan? Perché… al momento non trovo… altra spiegazione… ai tuoi ripetuti tentativi… di uccidermi…”.

“Di’ la verità, saresti morto col sorriso sulle labbra”.

“Nnnnnnnnnnnrgh… sì…”.


*


“Gundam-san, guarda qui! Su questo numero di Lo Stregone 3000 si parla di tutta una serie di complicatissimi rituali per accedere al piano astrale senza la morte del corpo fisico!”.

“Sonia, quelle sono cose da bambini. Guarda bene, il primo passo è completamente superfluo per gente come noi. E poi lo sanno anche i peggiori adepti che non bisogna mischiare il vello di un montone con delle perle, la reazione delle energie negative farebbe esplodere l’intero multiverso!”.

“Oh cacchio, hai perfettamente ragione…”.

“Non sono il maestro per nulla, d’altronde. Fuahahahahahahahahahahahahahah! L’Impero Tanaka non può perdere tempo con simili inezie da dilettanti!”.

“Non sai quanto amo la tua risata malvagia. Però aspetta, secondo me stai prendendo la cosa con un po’ troppa superficialità”.

“Mh? Cosa intendi?”.

“Leggi bene qua”.

“Uhm. Specifica che questa fase può essere compiuta solo da due praticanti di sesso opposto. E con ciò?”.

“Leggi ancora meglio”.

I due dovranno soddisfare le condizioni descritte al punto precedente per poi procedere con un’unione spirituale, fisica e metafisica”.

“E questo cosa ti suggerisce?”.

“Che chi scrive queste scemenze non sa più cosa inventarsi per suonare pomposo?”.

“Non hai tutti i torti, in effetti. L’unione metafisica mi sembra una stupidaggine bella e buona. Ma quella fisica…”.

“Fisica? Sto pensando quello che stai pensando tu?”.

“A giudicare dalla sciarpa che ti copre gli occhi e dal colorito rossastro della tua pelle… direi proprio di sì, Tanaka-san”.

“...da quando stiamo assieme tu mi chiami in questo modo solo quando devi farti perdonare qualcosa”.

“E cosa dovrei farmi perdonare, adesso come adesso?”.

“Nulla”.

“Quindi perché ti avrei chiamato in quel modo?”.

“...perché vuoi qualcosa”.

“Bravo ragazzo, c’è altro in quella testolina oltre a nomi apocalittici per creature immonde che in realtà non esistono”.

“Aspetta aspetta aspetta! Voglio essere sicuro di aver capito bene. Mi stai chiedendo… di fare… quella cosa lì?”.

“Se intendi la cosa che inizia con ses e finisce con so… ci hai azzeccato”.


*


...wow.

Che Ibuki fosse un tifone umanoide era risaputo da tutta la scuola.

L’Impostore ne era ben conscio, e in fondo era una delle cose che lo avevano fatto invaghire di lei quasi all’istante.

Quindi non era poi così inaspettato che fosse intraprendente e audace anche quando si trattava di cose più… intime.
Magari non così tanto, ecco.

Insomma, non si aspettava di certo che una normalissima serata con cena e concerto (anche se l’Impostore trovava difficoltà a definire “musica” quella roba agghiacciante che piaceva solo a Ibuki e Touko) si sarebbe conclusa con la loro prima volta in camera di lei.

Prima volta parecchio acrobatica, tra l’altro.

Credevo che le ragazze fossero più timide in certe occasioni…

“Hmmmggghee Byakuyaaah…”

Si voltò a guardarla, sdraiata scompostamente accanto a lui.

Scemo io che credevo valesse anche per Ibuki.

“Hmmmsheee dimmi ancora che shono un pasticcinoooh…” mugugnò, tirando persino un calcio che colpì il povero Impostore al ginocchio.

Ibuki, profondamente addormentata, stava sbavando come un San Bernardo sul cuscino e teneva la bocca aperta come un pesce appena pescato. Sgraziata, un po’ buzzurra e per nulla elegante.

E tuttavia l’Impostore non riusciva a non trovarla adorabile.


*


“E una!”

Chiaki sbuffò.

“E due!”

Chiaki abbassò il suo Nantendo e alzò lo sguardo verso Hinata.

“E… oh porca vacca! Per un pelo! E tre!”

Se gli sguardi potessero uccidere la schiena del ragazzo sarebbe stata quantomeno in fiamme, e invece non si era nemmeno accorto dell’occhiataccia che la Gamer gli stava lanciando.

“A-ah! Siete cadute tutte ai miei piedi, eh? È il fascino del Super Boh, lo so.”

Chiaki roteò gli occhi. Si diede mentalmente della scema per aver anche solo pensato che far giocare Hinata a Gal Rifle poteva essere una buona idea per… sì insomma… lasciargli intendere determinate cose. Stavano insieme da ormai un po’ di mesi e, ad esclusione di occasionali scenate da parte dell’altra moglie (per gli amici Komaeda), le cose erano sempre andate bene. E il ragazzo si era dimostrato anche un gentiluomo, senza mai fare pressioni per spingersi oltre un certo limite con lei… solo che ora stava esagerando.

Va bene la timidezza, ma ignorare i miei segnali è da fessi.

La sua strategia comprendeva il farlo giocare a giochi più “allusivi” rispetto a quelli che giocava di solito: era partita con Dead or Lie, il picchiaduro con le signorine prosperose, fino ad arrivare al già citato Gal Rifle, in cui dovevi mandare in estasi le ragazzine innamorate del protagonista usando una pistola spara-frecce di Cupido. Una cosa stupidissima ma che, sperava Chiaki, avrebbe inviato il messaggio ad Hinata nella maniera più efficace.

“Guarda, guarda Chiaki! Ho mandato la professoressa in doki-doki mode!”

E invece no.

“Pensi di continuare la partita ancora per molto, Hinata-kun?”

“Altri cinque minuti!”
“Lo hai detto anche dieci minuti fa.”

“Scusa, è che non ci ho fatto caso… oh cavolo, stava per raggiungermi!” si distrasse di nuovo, sparando le frecce di Cupido a una ragazzina con la marinaretta.

Ok, quando è troppo è troppo.

“Hinata-kun.”
“A-ah, sto facendo un punteggio fantastico!”
“Hinata-kun…”

“Dopo provo la route con la ragazza tsundere, che ne dici?”

“HINATA-KUN!”

Gli lanciò un cuscino, obbligandolo a girarsi.

“Ahia, perché mi hai tirato-”
Chiaki sollevò la maglietta, mostrando ad Hinata due buone ragioni per interrompere la sua partita.

Hinata lanciò via il joypad.

Chiaki wins!

   
 
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