Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: Napee    11/12/2016    11 recensioni
**Fanfiction scritta per il contest di Natale "Sfida a catena" indetto dal gruppo su Facebook "Takahashi Fanfiction Italia"**
Un fortuito incontro in aeroporto, una meta comune e la nascita di un nuovo amore... Cosa si può volere di più a Natale?!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kohaku, Rin, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Indicazioni per la OS:
Sfidata da LittleDreamer90
1- Coppia: Rin/Kohaku 
2- Deve essere presente Sesshomaru in qualità di "venerabile tutore" (scelta libera su come sia arrivato ad occuparsi di una ragazzina)
3- Kohaku incontra Rin e ci fa amicizia in aeroporto mentre aspettano o per chiedere info o durante il volo, salvo poi scoprire alla fin fine che hanno tutti la medesima meta finale e motivo di viaggio.

 



Finalmente una gioia!
 
Sospiro felice tornando al nostro posto, con la mia brioche al cioccolato fra i denti e due cappuccini in mano.
Sono così emozionata che non sto nella pelle.
Oggi, la mia vita cambierà, quest’oggi, il ventitré Dicembre, è “il giorno della svolta”.
E tutto inizia da questo aeroporto!
Da questo volo che cambierà la mia vita!
L’unica nota stonata è la presenza di mio zio.
Non che sia un gran problema, alla fin fine è come un manichino che mi segue, aprendo bocca solo per lamentarsi di qualunque cosa lo infastidisca... quindi tutto. Persone comprese.
Avevo provato a convincere mia madre a farmi andare da sola, avevo anche portato argomentazioni convincenti, ma niente.
Dopo vari “ti rapiranno!”, “ti stupreranno!” o “ammazzeranno la mia bambina!”, papà aveva tentato di perorare la mia causa dicendo che in fondo non è che, con suo fratello Sesshomaru, sarei stata particolarmente al sicuro.
“InuYasha, la mia bambina non andrà da sola in aereo!” Aveva tuonato autoritaria e con un imperioso “a cuccia” la conversazione era finita.
Come se avessi dovuto incontrare Jack lo squartatore in un aeroporto!
Alla fine, poteva andarmi peggio... avrebbero potuto appiopparmi Jaken invece dello zio Sesshomaru.
Appoggio le tazze sul piano e, per errore, un po’ del liquido fuoriesce bagnando il tavolo.
Subito lo zio Sesshomaru mi fulmina con un’occhiataccia di rimprovero.
Che mi aiutasse invece di leggere le mail!
“Pofresti aiufarmi!” Bofonchio sputacchiando pezzi di cibo sul tavolo, proprio dinnanzi a lui.
E mi guadagno l’ennesima occhiataccia.
Quest’uomo non mi è affatto utile! Non fa niente, se non guardarmi male o lamentarsi.
Alzo gli occhi al cielo, deglutisco il boccone e gli faccio una linguaccia.
Se la merita tutta.
“Identica a tuo padre.” Commenta sorseggiando la bevanda calda.
Che simpaticone lo zio Sesshomaru...
Lo ignoro volutamente ed addento famelica la mia amata brioche al cioccolato.
Cavoli quanto è buona!
Il barista l’ha scaldata proprio al punto giusto ed il ripieno è caldo, ma non bollente.
Senza menzionare lo zucchero a velo che si è leggermente liquefatto, formando delle crosticine dolcissime ai lati del cornetto.
Semplicemente un’estasi sensoriale.
“Mmm...” gusto la prelibatezza francese che tengo fra le mani, esternando il mio giudizio con un mugolio adorante.
“Comportati per l’eta che hai.” Mi rimprovera lo zio.
Capisco perché lui e papà non sono mai andati troppo d’accordo, questo “uomo” è insopportabile!
“Ferché?” Bofonchio ancora con la bocca piena e trattengo una risata quando il sopracciglio dello zio schizza in alto in una frazione di secondo.
Si sta decisamente infastidendo...
“Perché hai quindici anni ed in questo considerevole lasso di tempo, avresti dovuto almeno imparare a mangiare.” Mi rimprovera per l’ennesima volta in quei pochi minuti.
Estrae un tovagliolo dall’apposito contenitore e me lo mette sotto il naso.
Inizialmente non capisco, dunque gli rivolgo la mia migliore faccia confusa. Con tanto di testa leggermente spostata su un lato.
Lo zio Sesshomaru sbuffa scocciato e mi indica l’angolo della bocca con una mano.
Oh cavolo! Mi sono completamente sporcata di cioccolato!
Inizio a pulirmi e sistemarmi alla meglio.
Come ho fatto a non accorgermene?
E quanta cioccolata sprecata... mi piange il cuore!
Queste atrocità non dovrebbero accadere mai!
“Scusatemi. È libera questa sedia?”
Una voce maschile alle mie spalle mi sorprende facendomi sussultare.
Mi volto per rispondere e vedo il più bel ragazzo che i miei occhi abbiano mai visto.
All’incirca sarà almeno dieci centimetri più alto di me. All’apparenza sembra longilineo, ma la sua fisicità è camuffata dai suoi vestiti larghi.
Porta i capelli lunghi raccolti in una coda castana, color cioccolato... come quello che probabilmente ho ancora sparso per tutta la faccia.
I suoi occhi sono scurissimi invece, come una notte senza luna né stelle.
Mi sento persa in quell’abisso oscuro, ma al contempo voglio starci. Perdermi in quegli occhi profondi come le tenebre...
“Eh... amm...” balbetto senza nemmeno sapere cosa voglia dire.
Perché la mia bocca si è aperta senza che il mio cervello elaborasse qualcosa da dire?!
Perché?!
“Lo devo interpretare come un sì?” Chiede ancora il ragazzo, stavolta voltandosi verso mio zio.
Perfetto. Ho appena fatto la figura dell’idiota.
Complimenti Rin! Complimenti vivissimi!
Quindici anni senza mai avere nemmeno uno straccio di appuntamento ed al primo figo che osa rivolgerti la parola?
Bofonchi versi strani.
Se non si era ancora defilato a gambe levate, era tutta fortuna!
Probabilmente Sesshomaru doveva aver annuito, perché quel figo da paura prende la sedia e si allontana di qualche passo verso...
Mi spenzolo leggermente dalla sedia per poter vedere la direzione e... purtroppo scopro che si sta dirigendo verso una bruna da favola, con un culo che nemmeno una modella se lo sogna!
“Gnè... fidanzato...” mi lamento sconsolata a bassa voce.
Pessima mossa.
Spesso mi dimentico che lo zio ha l’udito molto più fino rispetto a quello di papà.
“Fidanzato? Rin, smetti di pensare a queste frivolezze.
La selezione per il Musashi Jidai è severissima e non puoi farti distrarre.” Esordisce severo con quel suo tipico tono di superiorità che m’infastidisce terribilmente.
Ma chi si crede di essere?!
Vuole una mano per scendere da quel piedistallo sul quale si è issato?
“Musashi Jidai?” Chiede il tizio figo voltandosi nuovamente verso il nostro tavolo, con evidente interesse.
E la mia quasi rabbia per la strafottenza dello zio, scema tutta insieme.
Zio, grazie per il tuo tono di voce orribilmente alto! Non smetterò mai di ringraziarti per questo!
“...sì. P-partecipo a-alla selezione!” Abbozzo quella che doveva essere una risposta semplice.
Cervello e bocca, vogliamo collaborare un po'?
Magari evitando di farmi fare queste figure di me...
“Anche io. Piacere, io mi chiamo Kohaku Hirai!” Si presenta garbatamente porgendomi la sua mano da stringere.
La stringo senza intoppi, fortunatamente.
Almeno la connessione fra il  cervello e le braccia non è ancora stata danneggiata dagli ormoni.
Sento lo zio ringhiare leggermente, come se cercasse di mettermi in guardia, ma non ci bado troppo.
“I-il mio n-nome è Rin No Taisho. Pi... piacere di conoscerti Hi... Hirai-kun.”
Sicuramente mi ha presa per una balbuziente. Ormai è assiomatico.
“Anche tu provi in quella scuola prestigiosa, eh?!” Continua la conversazione distogliendo lo sguardo da me, con un leggero rossore sulle guance, proprio vicino alle... oddio, lentiggini!
La cosa più adorabilmente sexy che esista! E lui ce l’ha!
È perfetto questo ragazzo!
Mi spiace per la tizia col bel culo, ma monopolizzare un così bell’esemplare di maschius penis dotatus è considerato alto tradimento del genere femminile!
Donne, mettetela al rogo, ma prima asportatele le chiappe ed impiantatemele!
“G-già...” bofonchio abbassando lo sguardo per non rischiare di fissare troppo quelle sue fantastiche lentiggini.
“Te la cavi bene in matematica? Sei un avversario che devo temere?”
“Ma no! Cioè... insomma. T-tu invece?”
“È il mio tallone d’Achille, purtroppo. Spero vivamente che le domande siano semplici.”
“Già...”
La conversazione si conclude con un lungo silenzio imbarazzante.
Nessuno dei due osa guardare l’altro, nessuno dei due si azzarda a  spiccicare una parola.
Ad un tratto, lo zio Sesshomaru si schiarisce la voce portando la nostra attenzione su di lui.
“Andiamo, Rin. Il volo partirà fra quindici minuti e dobbiamo ancora trovare il gate.” Pronuncia annoiato alzandosi in piedi e sovrastandoci con la sua immensa altezza.
“G-giusto!” Esordisco abbattuta dal fatto di non vedere più quel figo di Hirai-kun.
Sperare di rivederlo alla selezione, con almeno diecimila studenti provenienti da tutto il Giappone,  è semplicemente un’utopia.
“Io e mia sorella sappiamo dove si trova, se volete possiamo accompagnarvi. Dobbiamo venire anche noi.” Dice Hirai-kun.
Una frase con la quale mi risolleva completamente l’umore!
Non solo lo avrei visto ancora, ma non era fidanzato con quella stragnocca!
Kami, grazie! Finalmente una gioia!
Arraffo la borsa e mi fiondo al suo fianco sorridendo come una scema.
Forza Rin, questa può essere una buona occasione per trovarsi finalmente un ragazzo!
“Da dove vieni?” Chiede Hirai-kun senza guardarmi.
Tiene lo sguardo fisso sui suoi piedi e non osa alzarlo.
Che c’è di così interessante nel pavimento di un bar di un aeroporto?
Trovo la cosa strana, poi l’illuminazione mi coglie: devo avere la faccia ancora sporca!
Arraffo il telefono e, senza farmi notare, metto la telecamera interna per poterla usare come uno specchio.
“Tokyo.” Risponde lo zio Sesshomaru.
Ecco, bravo. Rispondi tu e renditi utile mentre io tento il miracoloso restauro!
“Anche noi... che coincidenza!”
Anche lui di Tokyo!
I Kami si devono essere pentiti della mia vita all’insegna del “mai 'na gioia” ed ora vogliono rimediare, non c'è dubbio!
Dalla fotocamera sembro ok... forse è un po' a disagio.
Minimizzo e lascio correre.
“Come mai tenti una scuola così difficile? E lontana da casa poi...” Chiede ancora.
“Perché non provarci?! Al massimo verrò rifiutata, ma voglio studiare chimica e quella scuola ha il miglior programma del Giappone, senza contare la preparazione dei docenti... e le aule o i laboratori! Sai che hanno uno spettrometro di massa in grado di localizzare i legami disolfuro?!
E con una precisione assurda! Oh cielo! Non vedo l’ora di mettere le mani su quell’affare!
Per non parlare del loro microscopio SPM che permette di vedere fino a 13 nanometri... io credevo che fosse solo un’utopia! Gira voce che sia stato modificato per scherzo da uno studente, ma io non credo a queste cose.” Ormai sono partita per la tangente col mio straparlare di chimica, chimica e sempre chimica.
Ma che posso farci?!
Le mie coetanee straparlano quotidianamente di boyband, ma io straparlo quotidianamente di Bohr e del suo modello atomico.
E mi chiedo anche il motivo per il quale sono ancora single...
“Wow... ti piace proprio la chimica, eh?” Scherza su prendendomi in giro, ma stranamente non sembra a disagio o spaventato, come tutti gli altri ragazzi che mi si avvicinano.
Caso vuole che Hirai-kun sembri... divertito, quasi affascinato.
Probabilmente ha qualche problema anche lui se è davvero “affascinato” da me..
“G-Già...” Bisbiglio arrossendo.
Quel ragazzo mi fa uno strano effetto.
“Immagino che sarai felice del fatto che ci sarà un giro dei laboratori.” Dice sornione studiando la mia reazione... che ovviamente non si fa attendere.
“COSA?!” Squittisco con una vocina talmente acuta che potrebbe incrinare un cristallo senza problemi.
Hirai-kun si apre in una fragorosa risata... dannatamente carina!
E resto incantata ad osservarlo ridere, sentirlo ridere...
Se fossimo stati in un anime, ad ogni sua azione, gesto o parola, sarebbe corrisposta una mia epistassi nasale.
“Lo hanno annunciato stamattina. Credo sia un modo per scusarsi per gli esami caduti proprio sotto Natale.”
“E non potevano farmi regalo migliore! Zio, hai sentito?” Chiedo eccitata al massimo, ma lo sguardo di sufficienza ed irritazione che mi rivolge Sesshomaru, con tanto di sopracciglio alzato, mi smonta in un istante.
E provala una sorta di felicità per tua nipote!
Raggiungiamo il tavolo della stragnocca col bel culo ed Hirai-kun ci annuncia, presentandoci così a sua sorella Sango.
Oltre ad essere una splendida, bellissima e stragnocca, è anche una simpaticissima ragazza.
Socievole, divertente e spiritosa, in grado di mettermi subito a mio agio... tutto l’opposto dello zio Sesshomaru.
 
Ci guidano fino al gate attraversando il corridoio di negozi addobbati con sgargianti lucine, ghirlande colorate e neve finta.
Tutta quell’atmosfera natalizia è deliziosamente piacevole.
Manca così poco a Natale, la mia festa preferita!
Sembrano tutti così felici, così euforici per i festeggiamenti imminenti, che la gioia si può quasi toccare con mano.
Ad un tratto, Hirai-kun mi raggiunge in fondo al nostro gruppetto, lasciando lo zio da solo con Sango-chan, a qualche metro più avanti di noi.
“Mi piaci quando parli di chimica.” Confessa arrossendo, mentre sulle sue labbra si va formando un sorrisetto imbarazzato.
“Oh... sei strano”
“Io? E perché mai?”
“Perché normalmente i ragazzi mi evitano per questo. Dicono che non vogliono parlare di scuola quando non sono a scuola...” confesso rabbuiandomi momentaneamente, mentre il mio cervello riporta alla memoria anni ed anni di bullismo per la mia intelligenza e per il mio sangue  misto.
“Non sanno quello che si perdono!” Decreta infine lui, portandosi le mani dietro la nuca.
“E tu invece? Cosa vuoi fare al Musashi Jidai?”
“Informatica.”
“Oh! Che bello!” Esordisco con finto entusiasmo.
In realtà odio i computer e tutto quello che si collega a questi aggeggi infernali.
“Ti fa schifo, eh?!” Chiede lui sornione guardandomi di sottecchi.
“Abbastanza” confesso arrossendo a causa del mio bluff caduto miseramente.
“Ma solo perché non ci capisco niente... Sai, non so farci niente. Ogni volta che voglio fare qualcosa, viene sempre fuori un qualche errore strano e devo chiedere costantemente aiuto.”Aggiungo subito dopo, cercando di rimediare.
“Bhe... se passassimo entrambi la selezione, e se tu avessi bisogno d’aiuto, puoi chiamarmi.
Sarò felice di aiutarti, Rin-Chan” dice sorridente voltandosi verso di me.
Kami, che sorriso...
E quelle guanciotte leggermente arrossate! Come può esistere un ragazzo così perfetto che mi parla come se fossi una persona normale?!
Ormai credevo fosse solo fantascienza!
“S-sì... grazie!” Balbetto arrossendo come il naso della renna di Babbo Natale.
Dunque vuole rivedermi?
Ma perché gli sto simpatica o perché è interessato a me?
Kami-sama! Vi chiedo un’altra gioia! Vi supplico!
So che me ne avete elargite tante in questi minuti, ma una in più che vi costa?!
 
Arriviamo al gate e siamo costretti a dividerci.
Hirai-kun e sua sorella vengono spostati più avanti, mentre io e lo zio Sesshomaru veniamo fermati più indietro nella fila.
Fra me e lui, un mare di persone...
Sospiro sconsolata.
È troppo lontano per continuare a parlarci o per raggiungerlo senza provocare confusione.
“Non dirò nulla ad InuYasha.” Esordisce lo zio guardando distrattamente il cellulare.
“Di cosa?” Chiedo confusa.
Perché quest’uomo mi confonde sempre?!
Sta perennemente zitto, ma quando apre bocca, non capisco mai di cosa sta parlando.
“Del tuo fidanzato.”
Sgrano gli occhi e scoppio in una risata sguaiata e rumorosa... femminile come quella di un camionista alticcio.
Lo zio alza un sopracciglio vertiginosamente, squadrandomi con il suo caratteristico sguardo alla “che diamine stai facendo?”
“Bella questa, zio. L’ho appena conosciuto e nemmeno so se è interessato a me!” Obietto asciugandomi le lacrime che mi sono uscite a causa delle risate.
“È interessato. Puzzate entrambi di ormoni impazziti.” Sputa con astio, quasi schifato.
Io rimango imbambolata a cercare di capire le sue parole.
Entrambi abbiamo lo stesso odore di “ormoni impazziti”, dunque proviamo le stesse cose?
Lui è agitato quanto me?
Sorrido fra me e me, ringraziando mentalmente il naso fino da demone completo dello zio.
Finalmente “quell’uomo” mi torna utile!
 
Passiamo finalmente anche noi il gate.
Più di 30 minuti ad attendere, ma che si porta la gente nel bagaglio a mano?!
Sospiro sconsolata e frustrata.
Certamente Hirai-kun si sarà già imbarcato senza aspettarci.
Uffa... speravo di passare ancora un po' di tempo con lui. Non ci siamo nemmeno scambiati i numeri di telefono!
Ormai è perso per sempre... l’unica speranza è trovarlo alla selezione, ma saprebbe tanto, decisamente troppo, di miracolo.
Ormai l’opportunità è stata persa...tanto vale accantonare quelle centinaia di filmini mentali che mi ero fatta, in cui ci vedevo già sposati con figli.
Va bhe, ci saranno altri ragazzi nella mia vita...
Scuoto la testa dandomi mentalmente dell’idiota.
Ma chi voglio prendere in giro?!
Non ho avuto nemmeno uno straccio di primo bacio in quindici anni, come posso anche solo pensare che qualcun altro si possa interessare a me?!
La verità è che Hirai-kun apprezzava la mia stranezza... ed era uno su un milione!
Dovrei conoscere un altro milione di persone prima di trovarne un altro come lui!
Ci appropinquiamo verso l’aereo passando per una specie di tunnel, anch'esso addobbato con sgargianti lucine natalizie e ghirlande colorate.
Che idea carina... chissà se anche l’aereo sarà sistemato per le feste.
Arriviamo nei pressi dell’uscita e notiamo una certa calca proprio dinnanzi alla porta.
Che strano...
Mi giro verso lo zio per chiedere informazioni e lo vedo accigliarsi velocemente, con aria decisamente infastidita.
Che sta succedendo?
“Zio Sesshomaru, perché c’è tutto questo casino?”
“Vischio sulla porta prima di entrare nell’aereo. Un’altro motivo per cui odio queste stupide festività.” Sibila astioso incrociando le braccia al petto.
Vischio?
Quindi i passeggeri si devono baciare prima di imbarcarsi?
Che cosa carina!
Se fossi fidanzata, sarebbe tenerissimo baciare il mio ragazzo prima di partire insieme!
E invece mi tocca dare un bacino allo zio...
Datemi una beuta di acido perclorico, preferisco baciare quello!
Poi un brutto pensiero si fa strada nella mia mente, abbassando ancora di più il mio umore già pessimo.
Ho perso ufficialmente l’opportunità di baciare Hirai-kun.
Sospiro ancora buttando la testa all’indietro esasperata ed abbattuta dai miei stessi pensieri.
Ma perché non me ne va mai bene una?
Perché non ho mai una gioia?!
Ormai siamo quasi alla porta, tra poco ci imbarcheremo e le mie poche e vane speranze di rivederlo stanno già sfumando via.
È finita ufficialmente...
“Non disperarti troppo.” Mi bisbiglia lo zio abbastanza piano.
In che senso?
Perché non capisco mai questo tizio quando parla?!
“Rin-chan!” Una voce familiare mi chiama... e sembra provenire da davanti a noi.
Mi alzo sulle punte e cerco di trovare la ragazza a cui appartiene, ma invano... purtroppo la mia statura da puffo non mi aiuta.
Avanziamo ancora di qualche metro e finalmente tocca a noi salire a bordo... ma davanti a me c’e una persona che non mi sarei aspettata di rivedere.
Hirai-kun e Sango-chan ci hanno atteso aspettato per tutto questo tempo...
Hirai-kun ci ha atteso... MI ha attesa!
Sorrido felice ringraziandoli con un lieve inchino, mentre lo zio fornisce all’addetto all’imbarco i nostri documenti.
Ok, è fatta.
Stiamo per oltrepassare la soglia per poterci infine recare all’aereo.
Sto per andare da Hirai-kun per partire insieme verso una nuova avventura!
“Signorina, il vischio!” Mi frena un’altra addetta all’imbarco sorridendomi cordiale.
E chi è questa?!
Si tolga di mezzo e non osi frapporsi mai più fra me e quel figo di Hirai-kun!
“Rin-chan, ma che fai? Non rispetti le tradizioni?” Scherza su il diretto interessato dei miei pensieri.
Ma siamo impazziti?
Ma chi pensa a baciare mio zio in un momento come questo?!
Sento Sesshomaru bisbigliare un “Tsè gli umani...” abbastanza stizzito, ma non so se sia rivolto a noi o all’addetta all’imbarco che ha tentato di strappargli un bacio.
Appurato che lo zio non si sarebbe mai fatto sfiorare, nemmeno in punto di morte, le signorine ci lasciano andare e siamo liberi di raggiungere i nostri nuovi compagni di viaggio.
Vedo Sango-chan sorridere e strizzare l’occhio a suo fratello.
Lui è arrossito tanto, che sia stato lui a volerci aspettare?
Kami-sama, spero proprio di sì!
“Te l’avevo detto che era interessato.” Sospira lo zio con aria di chi si è appena elevato a Dio sceso in terra, solo perché ha avuto ragione una volta.
Rido felice alle sue parole.
Non sono mai stata così contenta di dargli ragione ed un così palese e saccentissimo “te l’avevo detto”!
Attendiamo che tutti i passeggeri forniscano i documenti e, nel frattempo, continuiamo a chiacchierare con Hirai-kun e Sango-chan... o meglio, quella che sta facendo conversazione sono io.
Lo zio è come una stalattite al mio fianco: freddo, taciturno e con l’espressività di un tavolino.
Che adorabile parente...
Com’e possibile che sia un mio familiare?
Io sono così  solare, positiva, estroversa, mentre lui è...lui.
Non c’è un modo per descriverlo veramente.
 
In questi minuti d’attesa, ho appreso che Kohaku è davvero un grande atleta, un appassionato di sport di ogni tipo ed un ragazzo veramente intelligente.
Nella sua vecchia scuola, ha ottenuto il miglior punteggio dell’intero istituto nell’ultimo esame e, durante l’anno, si è sempre classificato fra i primi dieci.
È davvero il ragazzo perfetto...
E, caso vuole, che molte cose ci accomunano.
Anche io sono una cervellotica secchiona, ma, a differenza sua, non mi interessa molto ottenere grandi risultati.
A me piace studiare solo quello che mi appassiona, le altre materie tendo a trascurarle parecchio perché mi annoiano.
All’improvviso, il gracchiare stridente del megafono ci informa che tocca a noi salire a bordo.
Ci congediamo con un inchino e ci diamo appuntamento a più tardi, nella speranza di ribeccarci in seguito.
 
Il volo è partito senza problemi ed in perfetto orario.
Anche il viaggio non è stato per niente turbolento, anzi tutt’altro!
Sono riuscita persino a dormire un pochino in quelle poche ore di volo.
Purtroppo, il fato, a me avverso, ha voluto che Hirai-kun fosse destinato alla parte anteriore dell’aereo, mentre io e lo zio a quella posteriore.
Potevo immaginarmelo in fondo... dopotutto all’imbarco ci hanno diviso brutalmente, frapponendo fra noi un oceano di persone.
Sospiro affranta.
Alla fine, non sono neppure riuscita a chiedergli il numero.
In verità, non sono proprio riuscita a fare niente che non fosse sorridere come un’idiota ed annuire a tutti.
Usciamo dall’aeroporto e ci dirigiamo verso la mia forse futura nuova scuola che, fortunatamente, dista pochissimo da dove ci troviamo.
Spero di vedere Kohaku strada facendo, ma vedo troppa gente intorno a noi...
Non riuscirò mai ad individuarlo.
Alzo lo sguardo dinnanzi a me e già posso intravedere i cancelli del Musashi Jidai.
È davvero molto più vicino di quanto pensassi!
Almeno, se mai verrò a stare qui da sola, mamma non si perderà venendomi a trovare.
Sorrido divertita.
Mi è torna in mente la faccia di papà quando abbiamo concordato che avrei alloggiato in un piccolo appartamento per conto mio.
Era diventato di tutti i colori possibili ed immaginabili, un vero e proprio arcobaleno di gelosia, apprensione e preoccupazione.
E poi lo avevo pure sentito bisbigliare preoccupatissimo alla mamma  “e se porta a casa un ragazzo?”.
Tranquillo papà!
Se continuiamo così, la tua piccola Rin resterà vergine a vita.
“Spero che non ti farai distrarre da un ragazzo appena conosciuto.” Esordisce lo zio, ponendo fine al silenzio che si era creato fra noi.
Lo apprezzo decisamente di più quando tace.
“Non credo. In verità mi è già passata.” Mento spudoratamente, ma lui deve essersene accorto perché mi fulmina con il suo tipico sguardo “a chi vuoi darla a bere?”, compreso di sopracciglio alzato.
“Non guardarmi così!” Protesto io girando la testa per sfuggire ai suoi occhietti indagatori.
Cos’ha da guardare ancora?!
“Vedi di non rendere inutile questo viaggio ed il mio tempo speso con te.”
Ah... ecco.
Ed io che credevo fosse un filo preoccupato per sua nipote!
In momenti come questo, rimpiango tanto di non avere Tessaiga di papà con me.
Non che contro lo zio abbia qualche possibilità... creperei in partenza! Forse ancor prima di estrarre la spada!
Però, nella mia fantasia, lo colpisco ripetutamente sulla testa finché non rinsavisce (ammesso e concesso che possa farlo) e scende da quello stramaledetto piedistallo sul quale è salito quando si è eletto re del mondo.
 
La strada si fa a mano a mano più affollata di gente: ragazzi e ragazze miei coetanei.
Tutti tentano il colpaccio al Musashi Jidai.
Deglutisco a disagio.
C’e davvero tanta gente...
Quanti sono bravi quanto me?
Quanti lo sono di più?
Riuscirò a battere novemila persone ed aggiudicarmi un posto?
Le mani iniziano a sudarmi.
Sono nervosa.
Varchiamo la soglia del cortile e quasi mi manca il fiato.
Tutto il giardino è gremito di ragazzi che studiano, ripassano e s’interrogano a vicenda.
Quasi nessuno stacca il naso dai libri, sono tutti molto concentrati e preparati.
Odo una ragazza interrogarne un’altra e le risposte che sento sono tutte giuste... alcune non le sapevo, ma altre sì.
Avanziamo ancora verso l’imponente edificio antico.
Sembra quasi un castello medievale di qualche vecchio principe feudale.
L’enorme orologio segna le nove e cinquanta.
Fra dieci minuti dovrò sostenere l’esame più importante della mia vita.
Mi sento quasi soffocare.
Afferro un elastico e mi lego velocemente i capelli con una crocchia scomposta.
Odo un ragazzo disperarsi per alcuni quesiti di matematica avanzata... non so nemmeno di che cosa stia parlando.
Il mio respiro si fa più veloce e sento gli occhi pizzicare.
Non ce la farò... Non posso farcela... Non sono all’altezza...
“Rin, calmati.” Ordina lo zio, ma non lo sento chiaramente.
La sua voce mi arriva quasi ovattata, inconsistente.
Le gambe mi tremano ed un vuoto allo stomaco mi smorza il respiro.
Devo sedermi... non mi sento bene...
Sesshomaru mi afferra saldamente per le spalle e mi scuote con forza.
“Rin. Calmati.” Tuona ringhiando, facendo girare molte persone verso di noi.
Finalmente lo guardo e riesco a metterlo a fuoco chiaramente.
Nei suoi occhi spiccano tracce rossastre di un potere demoniaco micidiale.
È arrabbiato con me, ma allo stesso tempo posso percepirne la preoccupazione.
Subito riesco a calmarmi.
Sento l’ansia abbandonare il mio corpo, la paura scemare velocemente fino a divenire soltanto un ricordo.
Il mio respiro torna normale e mi sento finalmente bene, forse anche meglio di prima.
Riesco a sentirmi rilassata perfino...
È micidiale l’ascendente che ha l’alfa sul nostro branco.
Con un solo ringhio può domare ogni sorta di emozione burrascosa negli animi dei suoi beta.
Odio quando lo fa, perché questo implica che il mio sangue demoniaco si risvegli dalla latenza e prenda il sopravvento.
Questo comporta delle mutazioni del mio fisico... la più evidente è quella ciocca bianca che spicca prepotentemente fra il mare corvino dei miei capelli.
“Vai.” Dichiara annuendo, mentre si stacca di qualche metro da me.
Annuisco seria e mi dirigo verso la soglia dell’istituto.
Ho molti occhi che mi fissano.
Qualcuno stupefatto, qualcuno inorridito, qualcun altro sconcertato.
Ed è incredibile l’intensità con cui riesco a percepirli.
Sembra quasi che mi brucino la pelle, ma non m’importa.
Ho un esame da fare, ho una selezione da passare.
Non posso sbagliare.
 
Varco l’immenso portone dell’istituto e mi reco nella sala adibita al test per la selezione.
Non penso a niente, non riesco a pensare a niente che non sia l’esame.
Mi siedo al banco con il mio nome, attendo che il docente dia il segnale e giro il piccolo fascicolo posto dinnanzi a me.
Non posso sbagliare.
 
La prima sessione passa velocemente e quasi la campanella mi sorprende quando odo il suo fastidioso trillare.
“Posate le penne. Che nessuno scriva più nulla.” Tuona autoritario il docente che ci sorvegliava.
Tiro un sospiro di sollievo. Almeno la prima parte è conclusa... manca solo la selezione del pomeriggio e poi avremo i verdetti.
Nella prima sessione mi sono capitate solo materie umanistiche... in pratica il mio punto debole.
Ma dovrei averne azzeccate la maggior parte.
Oggi dovrò affrontare le materie scientifiche, ma non credo che sarà un gran problema. Dopotutto sono abbastanza tranquilla.
Lo zio e quel suo strano potere sono stati un vero toccasana... ma non glielo dirò mai.
Già posso immaginarmelo mentre mi rifila frasi di snervante saccenza!
Ma pensiamo positivo!
Il peggio ,per me, è finalmente passato.
Esco dall’aula e seguo le indicazioni per raggiungere la mensa.
Quelle tre ore di esame mi hanno distrutta più di quanto pensassi...
Credevo di reggere bene, invece sono davvero stanca.
Per fortuna che ci sarà un’ora e mezza di pausa per mangiare e rilassarsi prima della seconda sessione!
Prendo il telefono e non sembrano esserci novità.
Né mamma, né papà e nemmeno lo zio si sono degnati di chiedere come fosse andata...
Storco il naso contrariata. Nemmeno un insulso sms!
Arrivo finalmente alla mensa e mi metto subito in fila per il pranzo.
Cibo! Ho bisogno di cibo!
I ragazzi intorno a me borbottano dell’esame appena finito, confrontano risposte ansiosamente, qualcuno esulta e qualcuno si rabbuia, ma io resto calma e tranquilla.
Le risposte corrette che sento, sono esattamente quelle che ho messo.
Sorrido soddisfatta. Dovrei essere andata molto bene!
Più di quanto credessi in verità!
Mi sciolgo i capelli e scuoto la testa leggermente.
Quella crocchia stava iniziando a farmi venire il mal di testa.
Ne approfitto e controllo la fantomatica ciocca che cambia colore a causa del mio quarto di sangue demoniaco.
Niente da fare, è ancora bianca.
Non mi era mai capitato che durasse così a lungo... che strano.
Che sia per tutto lo stress e l’ansia accumulati?
Non riesco nemmeno a finire di formulare questo pensiero che qualcuno mi tira leggermente i capelli.
Ma chi è?
È impazzito?
Mi volto già pronta a dirne quattro, quando vedo Hirai-kun che mi sorride sornione.
“E questa?” Mi chiede brandendo la mia ciocca bianca.
“Eredità paterna.”
“Sei una demone?”
“Più o meno...” gracchio a disagio schiarendomi la voce.
“Ho un quarto di sangue demoniaco che resta latente quasi sempre.” Spiego brevemente sistemandomi qualche capello ribelle che ha deciso di solleticarmi il naso.
Ci mancherebbe starnutirgli in faccia!
“E quando non lo è?” Chiede ancora lui. Sembra quasi interessato.
“Non c’e un momento preciso... più o meno a caso o quando il nostro alfa rimarca la sua autorità.”
“Capisco. L’alfa sarebbe tuo padre?”
“No. È mio zio.”
“Quindi ho conosciuto il grande e temibile capo?!” Scherza su sorridendo... con quella bocca dannatamente perfetta!
Non sorridere, stolto giovanotto! Potrei saltarti addosso e baciarti seduta stante!
“In pratica...”
Cala un momento di silenzio mentre avanziamo nella fila e ci appropinquiamo per recuperare il vassoio con il pranzo gentilmente offerto dal Musashi Jidai.
Mi sento stranamente nervosa...
Ho un pessimo presentimento riguardo a tutte quelle domande sui demoni della mia famiglia.
Cosa può interessargli a Hirai-kun?
Perché mi ha fatto tutte quelle domande?
Che sia uno di quelle persone che non sopporta i demoni?
“Come pensi ti sia andato l’esame?” Chiedo per smorzare la tensione che si era andata a creare... almeno da parte mia.
“Credo bene. Almeno lo spero. Le materie umanistiche non sono mai state un problema. Confesso di aver avuto qualche difficoltà nel giapponese antico, ma credo di aver risposto abbastanza bene.”
Mentre parla, riesco un minimo a rilassarmi.
Non riesco a non essere sospettosa... purtroppo ne ho passate di tutti i colori a causa della mia natura mista, e l’ultima cosa che voglio è rivivere quei momenti anche alle superiori.
“A te invece?” Chiede lui, mentre con lo sguardo cerchiamo uno straccio di posto per sederci.
Sembra che la mensa sia completamente piena.
Non si vede un posto libero o un tavolo vuoto, nemmeno in lontananza.
“Abbastanza bene. Le materie non scientifiche erano il mio punto debole, ma credo di essermela cavata.” Rispondo tirando l’ennesimo sospiro di sollievo.
Non riesco ancora a credere di aver finito metà esame.
“Qui non c'è posto.” Dichiara Hirai-kun cambiando totalmente argomento.
“Già...” concordo sconsolata.
Ci toccherà mangiare in piedi!
Uffaaa!
“Ti va di andare nel giardino sul retro?” Propone lui, guadagnandosi la mia espressione più incuriosita.
Giardino sul retro?
Quell’immensa scuola ha anche un giardino sul retro?!
“È carino. C’è anche l’albero di Natale...” bofonchia arrossendo deliziosamente.
Adoro questo ragazzo!
Qualunque cosa faccia, diventa sempre più carino!
Annuisco convinta ed insieme ci incamminiamo verso il retro.
Lo seguo lungo i corridoi in religioso silenzio.
Fra noi non vola parola, ma la situazione non è pesante, anzi è piacevole.
È un silenzio tranquillo, quei silenzi di quando non c'è bisogno di parlare.
Fra noi non c’è tensione o ansia, solo tranquillità.
E sorrido felice di questo, perché, in un certo senso, vuol dire che siamo in sintonia.
Magari lo zio ha ragione davvero... Magari è davvero interessato a me!
Forse vuole restare da solo per parlare un po' e conoscerci... o magari vuole scambiarci i numeri per restare in contatto.
Kami, sarebbe fantastico!
Ci appropinquiamo verso l’uscita sul retro in silenzio e senza dare troppo nell’occhio.
Non so quanto questo sia ammesso... dopotutto stiamo tecnicamente girovagando da soli in una scuola enorme e sconosciuta.
Camminiamo lungo il corridoio, mentre mi guardo intorno incuriosita.
Non mi ero accorta di tutte queste decorazioni natalizie.
Le pareti trasudano campanelline, fili colorati e ghirlande sgargianti.
Non credevo che le festività fossero prese così seriamente da queste parti.
Arriviamo finalmente alla porta, Hirai-kun la apre ed il sole ci abbaglia per un attimo.
Fa caldo per essere fine Dicembre.
Non ho nemmeno i brividi, nonostante mi trovi all’esterno con un maglioncino leggero.
Intorno a noi si estende un enorme orto coltivato con tantissimi frutti e fiori dall’odore sublime.
Non credo si tratti di un vero e proprio giardino... probabilmente si tratta dello spazio a disposizione del club di giardinaggio.
Sento Hirai-kun che mi chiama.
Mi volto e lo vedo farmi cenno di seguirlo... ed inevitabilmente mi cade l’occhio sui suoi pantaloni.
Macché! Proprio sul suo sedere!
Oh Kami... la rotonda perfezione!
Non può esistere un essere così perfettamente perfetto!
Chi è questo ragazzo in verità?
Un modello? Un Dio?
Quale delle due? O entrambe magari!
Un Dio sceso in terra e costretto a mescolarsi ai comuni mortali.
E per sopravvivere, fa il modello di intimo maschile!
Aggrotto le sopracciglia pensando a ciò che ha appena partorito la mia mente.
Ma come mi vengono certe idee?
E senza uso di metilenediossimetanfetamina*!
Notevole, Rin!
Ci sediamo su una panchina posta all’ombra di un imponente albero di arance.
L’odore aspro dei frutti mi fa arricciare un po' il naso e, con la coda dell’occhio, vedo Hirai-kun sorridere osservandomi.
Kami, se è bello quando sorride...
“Vuoi che ci spostiamo?” Chiede lui iniziando ad esaminare il cibo che ha nel piatto.
“No, figurati. Mi piace questo odore, sa di primavera.”
“Un po' in anticipo, direi.”
“Già.” Concordo ridendo, mentre lui mi guarda in modo strano, con una luce particolare negli occhi che prima non avevo notato.
Non riesco a nascondere il mio imbarazzo ed arrossisco irrimediabilmente.
Mi sento sempre così con lui, qualsiasi suo gesto, anche il minimo e più innocente, mi suscita un mare di emozioni che sfociano sempre nell’arrossamento delle mie gote.
Mi concentro sul vassoio di cibo che ho sulle gambe e storco la bocca contrariata nel notare un certo ortaggio al lato del piatto.
Ovunque io vada, questo coso mi perseguita sempre, tuffandosi nei miei piatti nel vano tentativo di farsi mangiare da me.
Dannati broccoli, non mi avrete mai!
Con le bacchette inizio a spingerli lontano, sull’estremità del piatto per non rischiare di acciuffarli per sbaglio.
Sento Hirai-kun ridere sommessamente di me.
“Sono così divertente?” Chiedo con aria fintamente offesa.
“Affatto.” Bofonchia a bocca piena prima di ingoiare il cibo.
“Sei strana.”
Ecco, questa frase potrebbe essere sia una cosa buona, che una potenziale catastrofe.
Strana? Che vuol dire? Strana in senso buono? O strana da freak show?
“In che senso?” Oso chiedere... ma temo la risposta.
“Bhe... non saprei...” ci pensa su creando un minuto di silenzio fra noi.
Un minuto buono di silenzio in cui si sente solo la mia vocina mentale che prega tutti i Kami che stanno in cielo!
“Non sei il tipo di ragazza che s’incontra tutti i giorni.”
No, concordo. So di essere una ragazza non comune, ma comunque questa non è la risposta che volevo!
“E...” lo sprono a continuare.
E credo di essere una vera sadica per questo!
Perché non cambio semplicemente discorso? O, ancora meglio, perché non lascio cadere l’argomento?
“E niente. Tutto qui.”
E niente, credo che un’enorme goccia si sia appena formata sulla mia fronte.
Pondero l’idea di afferrarlo per il bavero ed ordinargli di confessarmi il suo amore, ma la parte sana del mio cervello deve essere riuscita ad incatenare quella pazza, perché ancora non mi sono mossa.
Una sola domanda mi gira per la testa, ed ho quasi paura ad esternarla: che impressione si è fatto di me?
Inoltre, mi ha anche vista con la ciocca bianca... forse sarebbe stato meglio se non avesse saputo subito.
Forse, sarebbe stato meglio se lo avesse scoperto fra un po' di tempo...
Magari l’ho spaventato, magari sono troppo “strana” per essere anche solo un’ amica...
“Il tuo ragazzo frequenta già questo istituto?” Chiede improvvisamente, lasciandomi senza fiato per la sorpresa.
All’istante, nella mia mente si proiettano mille possibili risvolti, positivi e negativi, di questa nuova conversazione.
Ma ovviamente, come sempre quando sono con lui, arrossisco fino a raggiungere colorazioni di rosso non ancora identificate.
“N-no...p-perché?” Balbetto a disagio iniziando a mangiare il pasto.
Quando sono molto nervosa, mi si scatena una fame incontenibile e devo rimpinzarmi con qualcosa!
“Per via dell’anello...” inizia a spiegare, mentre l’epidermide intorno alle lentiggini si colora di un delizioso rossore a causa della gaffe.
Anello?
Abbasso lo sguardo sulla mia mano e scorgo l’oggetto in questione.
Sorrido fra me e me, questa striscia metallica è stato il primo anello di fidanzamento che papà regalò a mamma.
Capisco che magari, Kohaku, possa aver frainteso, dopotutto l’ho messo proprio all’anulare sinistro...
Ma non è affatto come crede!
Mi sono tenuta libera per te, Hirai! E non perché nessuno mi fila eh!
“Non sono fidanzata... è un anello che mi piace e basta. Non so perché l’ho messo all’anulare.” Spiego velocemente.
Sono stupita del fatto che abbia notato un così piccolo particolare.
Sorrido tra me e me.
Chissà quanto tempo ha passato a guardarmi per notare un simile dettaglio.
Porto alla bocca l’ennesimo boccone,ma stavolta un sapore orribile mi invade la bocca.
Che cavolo ho mangiato?
Guardo le bacchette e le trovo insozzate di roba verde...
Oh Kami! I broccoli!
Ma che schifo! Devo sputarli da qualche parte, ma non posso sputarglieli davanti... che figura ci farei?!
“Scusami, credevo che tu...ma stai bene? Hai una faccia strana.”
Anche la mia faccia è strana adesso?
“Voltati... per favore!” Lo supplico portandomi una mano a coprire la bocca, ovviamente armata di fazzoletto.
Quando finalmente vedo la folta chioma di Hirai-kun, mi decido a sputare quel boccone orribile che ha tentato di intossicarmi.
“Rin, tutto bene?” Mi chiede lui con tono un po' preoccupato.
Oh cielo che figura!
Questi Kami, quando vogliono regalarmi una gioia invece delle solite figure di m...
“Se vuoi, posso lasciarti sola...”
“No!” Mi affretto a dire.
Che cavolo gli dico ora?
Se optassi per la verità, farei inevitabilmente una pessima figura.
E se optassi per una menzogna... non saprei proprio cosa inventarmi!
Dannazione, sono fregata!
“Mi era andato qualcosa di traverso” una mezza verità... dai, ci può stare.
“Hai bisogno d’aiuto? Ho seguito un corso di primo soccorso, potrei...”
“No, grazie mille ma ora sto benissimo!”
Esiste situazione più imbarazzante di questa?
Oh Kami... voglio sotterrarmi e nascondermi da lui per sempre!
“Posso girarmi?”
“S-sì.”
Torno nuovamente ad osservare quegli occhi nerissimi ed un sospiro mi sfugge dalle labbra.
Potrei guardarlo per ore, potrei osservare ogni sfumatura dei suoi splendidi occhi, potrei immaginare varie costellazioni unendo i puntini delle sue lentiggini...
Potrei fare tante cose, ma...
“Mi piace guardarti.”
Ma niente.
Il mio cervello deve aver litigato nuovamente con la mia bocca.
Eccheccazzo! Bella figura di merda!
Complimenti Rin, una peggio dell’altra!
Assumo ogni possibile ed immaginabile sfumatura di rosso
Oh Kami... e ora come faccio?
Hirai-kun mi guarda evidentemente sorpreso, con gli occhi un po' sgranati... e sono convinta che stia pensando che sono un’emerita idiota!
Oh Kami! Ma perché non mi aiutate? Magari evitatemi queste figure da pazza appena uscita dal manicomio!
“Cioè... mi piace guardarti in faccia! Preferisco la faccia alla nuca!” Tento di rimediare... ma con scarsi risultati.
“O-ok...” risponde titubante tornando a gustarsi il suo pasto.
No, non posso continuare così... queste figuracce devono finire!
“Sango-chan che fa mentre tu sei qui?”
Provo a cambiare discorso.
“Niente di che... credo che approfitterà del tempo per comprare gli ultimi regali.”
“Saggia decisione... io devo ancora comprarne alcuni.”
“Io invece mi sono avvantaggiato e già per metà Dicembre avevo comprato tutto.”
Bello, intelligente e bravo ad organizzarsi... c’è una dote che questo essere perfetto non abbia?
 
Passiamo la pausa a parlare del più e del meno, con una naturalezza incredibile.
Mi piace stare in sua compagnia.
Nonostante sia quasi uno sconosciuto, mi fa sentire bene parlare con lui.
Non so perché, ma sento di potermi aprire completamente senza il timore di essere giudicata.
Kohaku è affabile, simpatico ed incredibilmente educato.
La campanella quasi ci sorprende e, a malincuore, siamo costretti a congedarci per tornare nelle nostre rispettive aule.
Giungiamo dinnanzi nelle nostre classi e prima di entrare gli sussurro un “buona fortuna”, ricambiato con un sorriso dannatamente sexy ed un’accattivante strizzata d’occhio.
Kami quanto è figo...
Ed ora chi pensa all’esame dopo un’immagine del genere!
Sospiro con aria sognante cercando, inutilmente, di concentrarmi sull’esame che mi attende e poi varco la soglia.
 
L’esame era più semplice del previsto.
Le domande di chimica erano pressoché banali per me, ma non credo che per gli altri sia stato lo stesso... una ragazza è addirittura scoppiata in lacrime!
Sospiro soddisfatta uscendo dall’aula.
Se la prima sessione era andata bene, questa ancora di più!
Sono infinitamente felice, quasi quanto l’ossigeno quando incontra l’idrogeno!
Cammino lentamente verso la sala principale, quella da cui partirà il giro turistico della scuola, ma al contempo cerco con lo sguardo Kohaku.
Non ho nemmeno pensato a lasciargli il mio numero per restare in contatto.
O meglio, ci ho pensato. Tanto anche. Ma mi vergognavo troppo per farlo.
E poi come avrei mai potuto esordire?
“Ecco a te il mio numero. Chiamami qualche volta!” Magari ammiccando pure con una strizzata d’occhio!
Scuoto la testa per far uscire quell’immagine improponibile dalla mia testa.
Ma come posso pensare cose così stupide?
Giungo finalmente nella sala ed ad accogliermi c’é un professore che provvede a smistarci in base al nostro cognome.
Sfiga vuole che Hirai e No Taisho siano con due lettere iniziali diverse... e per niente vicine nell’alfabeto!
Oggi, in campo quasi amoroso, non me ne va dritta una!
Hey! Kami-sama! Ci vogliamo dare una mossa con questa gioia?!
 
I docenti iniziano a mostrarci l’istituto elogiando le particolarità della  struttura, la bellezza delle aule e l’avanguardia dei laboratori.
Per quanto tutto questo sia splendidamente attraente, soprattutto quello spettrometro di massa luccicante che mi sta palesemente chiamando a sé, non riesco a godermi a pieno questa esperienza più unica che rara.
La mia mente è ancora in quel giardino, con Kohaku, a chiacchierare allegramente.
 
Uscendo dall’istituto, mi posiziono in un angolo del cortile un po' rialzato, in modo da poter guardare tutti i ragazzi, alla ricerca di un visetto angelico costellato di lentiggini.
Passano i minuti, i ragazzi continuano ad uscire ed andarsene, ma lui non lo vedo.
Ma dove caspita è finito?!
“Rin.” La voce seria di mio zio, proveniente dalle mie spalle, mi coglie di sorpresa.
È già qui?
“Andiamo.” Ordina con la sua solita voce incolore, ma io non lo degno nemmeno di attenzione e continuo a cercare Kohaku con lo sguardo.
Almeno vorrei salutarlo!
“Rin...”
“Aspetta ancora un po', per favore!” Lo supplico con voce già rassegnata.
Non lo vedrò più... me lo sento, non lo rivedrò...
“Dobbiamo tornare all’aeroporto. Il volo partirà fra mezz’ora.”
M’informa, come se già non lo sapessi.
“Sì, ma...”
“Magari è già lì.” Sbuffa scocciato alzando un sopracciglio e squadrandomi con la sua solita espressione di superiorità.
Per quanto detesti quello sguardo, non posso che dargli ragione.
Lo afferro per un braccio ed inizio a correre a gambe levate verso l’uscita.
Mio zio compie due o tre falcate, poi si ferma strattonando via il braccio dalla mia presa.
Giusto, lui ha un contegno da mantenere.
Si sistema la manica della giacca e s’incammina a passo lesto verso l’uscita, accompagnato da una trepidante me che ha appena ritrovato un brandello di speranza.
E tutto grazie allo zio Sesshom...
“Perché ti stai comportando così gentilmente con me?” Chiedo sospettosa squadrandolo con il mio migliore sguardo indagatore.
Questo demone non me la racconta giusta!
Solo i Kami sanno quanto lui detesti la razza umana, eppure sta aiutando sua nipote a stalkerare un umano.
Qualquadra non cosa!
Lo zio mi rivolge uno sguardo di sufficienza e lascia cadere l’argomento.
Che bastardo... non vuole degnarmi di risposta!
“Allora?” Insisto io.
Non può liquidarmi così!
“Hai quindici anni e non hai mai avuto nessun tipo approccio con l’altro sesso. Sei penosa.”
Grazie zio. Le tue parole mi sono di enorme conforto.
Aspetta che vado un attimo a suicidarmi.
Ma si può?!
Come fa a parlare proprio lui?! Colui che non ha mai portato una donna a casa?!
“Parli proprio tu, eh!” Lo stuzzico cercando una sorta di reazione e, quando il suo sopracciglio si alza vertiginosamente, capisco che ho suscitato il suo interesse intaccando il suo orgoglio.
“Fai la predica a me su quanto la mia vita sentimentale faccia pena, quando tu invece non hai mai avuto una ragazza in... quanto? Ottocento anni?”
“Solo perché non porto nessuna a casa, non significa che non abbia mai avuto donne.”
Sgrano gli occhi esterrefatta.
Mio zio... sa corteggiare una donna?
Ha avuto amanti?
Qualcuna è riuscita a scongelare questo ghiacciolo?!
Oh Kami... che sconvolgente notizia!
“E perché non hai mai portato nessuna a casa?” Indago ancora.
La curiosità mi uccide!
Chissà come sono le donne che piacciono allo zio?
Io non credevo nemmeno che qualcosa potesse suscitare il suo interesse, figuriamoci una donna!
“Non sono affari tuoi.” Taglia corto.
Ovviamente, non vuole parlarmene.
Uffaaa che noioso!
Sono certa che riuscirò a strappargli qualche informazione prima o poi, ma certamente non adesso.
Per ora ho già ottenuto qualcosa e devo per forza accontentarmi, ma prima o poi saprò dell’altro! Dopotutto, mamma ha ragione, lo zio sarà anche un demone freddo e scostante, ma alla sua nipotina non dice mai di no!
 
 
Il viaggio di ritorno è stato tranquillo e senza intoppi.
C’era il vischio anche quando siamo scesi dall’aereo e le hostess hanno tentato invano di strappare un bacio allo zio Sesshomaru, ma ovviamente lui non si è abbassato a tanto.
Siamo tornati a casa e subito mamma e papà mi hanno investito di domande sul viaggio, sull’esame e sulle mie impressioni riguardo alla nuova scuola.
Non posso che mostrarmi felice ed entusiasta per tutte le nuove cose che mi aspetteranno, tuttavia una nota malinconica resta a incrinare una così bella giornata: Kohaku e Sango non siamo più riusciti ad incontrarli.
Ceniamo tutti insieme e, abbastanza presto, la stanchezza inizia a farsi sentire, quindi mi vedo costretta a congedarmi per poter riposare un po'.
Mi svesto, mi infilo il mio pigiamino con il cappuccio a forma di testa di Stitch e mi corico ormai esausta.
L’ultimo mio pensiero della giornata, vola a Kohaku e chissà se mai più lo rivedrò.
 
La vigilia di Natale la passiamo, come ogni anno, a casa di nonno Inu e zio Sesshomaru.
Come sempre, il clima è caldo ed amorevole, l’amore che ci unisce è palpabile, eppure mi sento vagamente malinconica.
Non riesco a togliermi Kohaku dalla testa.
Ho provato a non pensarci, ho tentato di distrarmi cercando di estorcere informazioni allo zio sulle sue conquiste segrete, ma non appena la mia mente torna libera, il suo viso torna prepotentemente ad invadere i miei pensieri.
In un momento di debolezza, ho anche provato a cercarlo su Facebook, ma non ho ottenuto risultati.
Nemmeno con Sango-chan.
Sospiro sconsolata mentre ammiro il laghetto del giardino di nonno Inu.
Avevo davvero bisogno di un momento per raccogliere i pensieri e riordinare le idee.
Ho conosciuto Kohaku solo ieri e già sto in pena perché non ho modo di contattarlo e non so se mai lo rivedrò... così non può andare.
Non posso stare male per uno sconosciuto, tutto questo non ha senso.
“Si sente la puzza di tristezza fin da dentro.” Mi avvisa lo zio affiancandosi a me.
Oh. Perfetto! Ci mancava anche lui con i suoi commenti!
Ma i Kami si divertono particolarmente ad infierire su di me o è solo una mia impressione?!
“Scusami... non volevo rovinarvi i festeggiamenti.” Confesso tornando ad ammirare i pesci colorati nel laghetto.
Da piccola, mi ricordo che adoravo spaventarli ed inseguirli, chissà quanto devono avermi odiata quelle creaturine...
Eppure ora mi gironzolano vicino esibendosi in mille e più capriole, quasi come se volessero sollevarmi il morale.
“Non stai rovinando niente a noi, ma solo a te stessa.” Continua lo zio, affondando ancora di più il coltello nella piaga.
No, certo... fai con comodo eh!
Taccio. Altrimenti imprecherei ben poco garbatamente contro di lui e la sua innata capacità di consolare la gente.
“Non ti hanno presa al Musashi Jidai?” Chiede tentando di investigare discretamente.
Ma dai! Zio, lo sai benissimo perché sono triste!
Lo sguardo di eloquenza che gli rivolgo, lo fa desistere da ogni sciocco tentativo.
Lo sa benissimo perché sto così male, non ha senso la sua domanda. A meno che...
“Chi ti ha mandato?” Chiedo sospirando esasperata.
Sono pronta a scommettere la mia mano destra che è tutta opera di mamma.
“Tua madre è in pena per te.”
Cavolo, dovevo scommettere dei soldi!
Sorrido colpevole. Non volevo rovinarle le feste, non era mia intenzione farla preoccupare... anzi, a dire la verità, speravo tanto di risultare invisibile.
Io e lo zio restiamo in silenzio a contemplare i pesci fino a tardi e, quando la temperatura si fa troppo fredda, decidiamo tacitamente di rientrare in casa per lo scambio dei doni.
Quest’anno, i miei genitori si sono superati!
Credo che questo regalo, sia il più bello che si possa fare ad una come me!
In sé per sé, non erano niente, solo una lettera aperta ed una chiave, ma in realtà sono tutto!
Sono l’inizio della mia nuova vita, l’inizio della svolta decisiva!
Apro anche io la lettera e ne divoro avidamente il contenuto prima di scoppiare a piangere dalla felicità.
Da oggi, dal ventiquattro dicembre alle ventitré e cinquanta, sono diventata ufficialmente una studentessa del Musashi Jidai.
Mia mamma mi abbraccia felice, tentando di consolarmi, ma ottiene l’esatto opposto e scoppia in lacrime anche lei.
Ottimo, mamma! Sei quasi peggio dello zio!
Papà, con una certa riluttanza, mi consegna la chiave del MIO appartamento, collocato proprio accanto alla mia nuova scuola.
Speravo caldamente di non sorbirmi la ramanzina sulle regole che “anche se non sei più sotto il mio tetto, le mie regole valgono sempre”, ma a quanto pare sono incluse nel pacchetto.
Lo zio mi ha regalato un libro di chimica.
E per quanto semplice e scontato (dato che ogni anno mi fa sempre il solito regalo), l’ho molto apprezzato.
Nonno Inu, invece, mi ha regalato una adorabile felpona caldissima, con un gattino meraviglioso stampato  sopra.
Come con papà, anche nel regalo di nonno erano compresi diversi avvertimenti tra cui: non fidarti di nessuno, non dare confidenza a nessun ragazzo (avvertimento particolarmente avvalorato da papà) e, il mio preferito, se qualcuno ti infastidisce, chiamami che non esiterò a farlo fuori.
Ringrazio tutti per gli splendidi regali ed osservo gli altri scambiarsi i doni.
Mamma e papà, dopo che gli ho raccontato della presunta vita amorosa dello zio, hanno optato per un regalo molto rischioso... soprattutto per il bigliettino con su scritto “Usali! Vogliamo un solo ghiacciolo in famiglia”.
E non credo che quel ringhio gutturale che ha fatto Sesshomaru, quando ha aperto la confezione di preservativi, sia stato un buon segno.
Poi, fortunatamente, il pericolo è stato scampato quando la mamma gli ha porto il vero regalo: una nuova ventiquattrore elegantissima in pelle.
 
Per la mezzanotte, nonno Inu ci informa che nel suo lussuosissimo quartiere, quest’anno, spareranno dei fuochi d’artificio che fenomenali.
Dunque, ci spostiamo tutti in giardino, armati di champagne per festeggiare l’arrivo di quel ciccione vestito di rosso che, anche quest’anno, non mi ha regalato nemmeno una gioia!
3...2...1...
Un fischio assordante spezza il silenzio ed un’esplosione intensa illumina il cielo di mille scintille colorate.
I fuochi sono maestosi ed imponenti, mille e più colori illuminano la notte a giorno, portando tutti i presenti con il naso all’insù.
Quasi per caso, abbasso lo sguardo per curiosare quanta gente stia ammirando lo spettacolo.
La signora Kaede, la vicina di mio nonno, ha un’aria totalmente rapita nell’osservare lo spettacolo pirotecnico.
Mentre Naraku, quell’insopportabile individuo che vive proprio al di là della strada, ha uno sguardo di totale disinteresse mentre stinge a sé maliziosamente la sua nuova conquista.
Faccio una smorfia contrariata.
Quel tipo mi è sempre stato antipatico. Precisamente dal giorno in cui non mi restituì la palla che era accidentalmente finita nel suo giardino.
Mi volto ancora e, quasi per caso, i miei occhi incontrano un paio di gemme nere conosciute.
No... non può essere...
Kohaku sta proprio davanti a me, in strada, con un gruppetto di amici.
Probabilmente stava festeggiando e si è fermato a godere dello spettacolo pirotecnico.
Lo vedo sgranare gli occhi stupito.
Non ci crede nemmeno lui...
“Kohaku...” bisbiglio sorridendo fra me e me, ed il mio sorriso diventa una risata felice quando lo vedo mimare il mio nome con le labbra.
Oh cielo! Non ci posso credere!
Mi avvicino correndo alla staccionata che delimita il giardino di mio nonno, mentre lui fa altrettanto.
Poggio le mani sul legno freddo e mi alzo sulle punte per poter essere alla sua stessa altezza.
“Che ci fai qui?” Gli chiedo con le labbra adornate da un sorriso enorme, che non andrà via tanto presto.
“Un mio amico abita qui e stavamo festeggiando insieme. Tu invece?” Mi chiede mentre poggia le sue mani sulle mie.
Oh Kami... ora muoio!
Mi sta quasi tenendo per mano... oh cielo!
“Festeggiamo la vigilia da mio nonno.” Rispondo arrossendo non appena gli occhi mi cadono sulle nostre mani.
Le sue sono esattamente sopra le mie e le stringono blandamente.
La sua pelle è così calda e morbida...
“Ormai non è più la vigilia...” dice sorridendo con quella strana luce negli occhi, la stessa che gli avevo visto quel pomeriggio nel giardino della scuola.
“Già... ormai è Natale .Ed il Misashi Jidai mi ha regalato la possibilità di frequentare quella scuola!” Sorrido entusiasta, informandolo della splendida notizia.
“Davvero?!” Chiede euforico ridendo felice.
“Allora saremo costretti a vederci per i prossimi tre anni!”
Sorrido entusiasta congratulandomi con lui.
Grazie ciccione vestito di rosso! Finalmente mi hai regalato una gioia!
“Però non ti ho fatto nessun regalo per Natale...” esordisce lui, cambiando totalmente argomento e cogliendomi alla sprovvista.
Nemmeno io gli ho comprato niente... ma nemmeno sapevo se l’avrei mai rivisto!
“Non preoccuparti, nemmeno io ti ho preso niente!” Minimizzo sorridendo colpevole.
“Se vuoi, posso rimediare...”
“E come?” Chiedo ingenuamente, ricevendo in risposta solo un sorrisetto canzonatorio.
Perché non penso mai prima di aprire bocca?
Mamma dice che è una speciale abilità ereditata da papà.
In tal caso, grazie papà! Grazie per avermi resa una stupida che parla a vanvera!
L’ultima cosa che vedo, prima di chiudere gli occhi, sono le labbra di Kohaku che si protendono verso di me, mentre una sua mano si intreccia velocemente alla mia.
Il contatto fra le nostre labbra è elettrico e quasi sussulto per la sorpresa.
Kohaku è gentile e delicato, affatto irruente.
Sfiora dolcemente le mie labbra, dapprima fugace, come se avesse timore di soffermarsi qualche secondo in più... o forse sta solo cercando il mio consenso.
Ecchecavolo!
Con la mano libera, gli afferro la felpa e lo tiro verso di me, acconsentendo al bacio, approfondendolo.
Kohaku inizia ad assaporare le mie labbra, le morde piano e poi sorride allontanandosi di qualche centimetro.
“Ti basta come regalo?” Ansima con le guance infuocate ed in quel momento mi tornano in mente le parole dello zio.
Anche lui prova quel che provo io...
“N-non sono d-del tutto s-soddisfatta...” biascico con la vergogna ad imporporarmi le guance, mentre lui mi delizia con la sua risata.
Ma chi se ne frega!
Famelica, mi avvento sulla sua bocca.
Stavolta voglio un vero bacio!
Lo assalgo con baci appassionati e morsi crudeli, beandomi della sua sorpresa e gioendo di quel gemito strozzato che gli spezza il fiato.
Oh sì... prova decisamente quello che provo anche io!
Kohaku poggia dolcemente l’altra sua mano sulla mia guancia, in una sorta di timida carezza...e sento l’epidermide infiammarsi sotto il suo tocco.
Non mi sono mai sentita così viva, non mi sono mai sentita così speciale.
Ho un mare di emozioni che giocano a pallavolo con il mio cuore, sono confusa, distratta, ma concentrata su noi, sul bacio.
Non mi sono mai sentita così... così... innamorata.
Ed è come un fuoco, che mi brucia e mi consuma, ma mi piace questo calore...
È esattamente come in una reazione di combustione: lui è l’ossigeno ed io sono la fiamma.
Senza di lui, questo fuoco si spegnerebbe.
Poi Kohaku sfiora il mio labbro inferiore con la lingua, chiedendomi un tacito permesso che, ovviamente, non posso rifiutare.
Schiudo le labbra e subito le nostre lingue iniziano a danzare insieme, complici, in perfetta sintonia... come se non aspettassero altro, come se fossimo stati fatti per baciarci.
Sospiro rumorosamente nella sua bocca giusto un attimo prima di separarci.
Entrambi siamo rossi per la vergogna, entrambi ci sorridiamo impacciati, ma non importa.
Sono felice, sono dannatamente felice!
Grazie Kami, grazie ciccione vestito di rosso! Questa è la più bella gioia che potevate donarmi!

 
 
 
 
• Sarebbe il nome, in nomenclatura chimica, dell’ extasy xD
 
Ebbene, siete giunti fino alla fine... che bravi :D
Vi confesso che, per me, questa OS è stato un alto tradimento alla mia storica OTP, ma ,grazie a Chiarina, mi sono cimentata nella scrittura di due personaggi che non avrei mai accoppiato... nemmeno sotto tortura xD
Vi tedio ancora con qualche piccola noia, poi sarete liberi di andare :)
 
- Non è stato per niente facile scrivere di due adolescenti... credevo che sarebbe stato una sciocchezzuola dato che ormai i 15 li ho passati da un pezzo, invece mi son ritrovata spesso a pensare "e adesso? che fanno i giovani quando si conoscono?"O.o
Ed ho scoperto di essere molto più vecchia di quanto pensassi xD
 
- Rin è come se fosse una piccola parte di me messa "su carta"... è la piccola me che ritengo più simpatica e più pazza xD
Buona parte dei suoi pensieri stupidi, sono cose che io ho pensato realmente in questi giorni (ovviamente riferite ad avvenimenti differenti) ed ho provveduto ad annotarle per poterle inserire.
Sì, sono una persona molto strana... preoccupatevi u.u
 
- Nella OS ho usato un linguaggio tecnico per alcune cosucce, come avrete certamente notato.
Ho ritenuto opportuno che Rin dovesse nominare qualche aggeggio infernale inerente alla sua grande passione, altrimenti non sarebbe stata troppo credibile, a mio avviso.
Ho evitato di inserirvi le note con le relative spiegazioni di che cosa diamine fossero gli strumenti citati.
Meno sapete e meglio è... tenetevi lontani da questa materia oscura! u.u
 
Mi sembra di avervi detto tutto quello che volevo dirvi xD
Fatemi sapere se la storia vi è piaciuta o se è una candidata al lancio dei  pomodori marci :D
Alla prossima!
Un bacio <3
  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Napee