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Autore: Dolras    12/12/2016    0 recensioni
Cosa accadrebbe se improvvisamente sbucasse un ragazzo da una cabina blu? Il tempo avrebbe un'importanza diversa e la tua vita non sarebbe più la stessa.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questa è la mia prima fan fiction! Sono molto contenta di averla pubblicata perchè è un modo per me, che adoro Doctor Who e in modo particolare Eleven, per fantasticare e sentirmi parte di una cosa così bella! Infatti questa sarà una fan fiction a capitoli in cui cerco di immedesimarmi in questo nuovo personaggio che ho inserito, Elizabeth. Spero tanto lo facciate anche voi, perchè in fondo chi non ha sognato almeno una volta di andare all'avventura con il Dottore??:D Grazie a chiunque leggerà! <3

QUESTIONE DI TEMPO

1. La prima cosa che ti salta all'occhio

 

Febbre e raffreddore.
Sono forse per me le peggiori calamità che possano colpirmi.
Sopporto ogni tipo di dolore, ma la febbre mi spersonalizza: non è da me stare tutto il giorno a letto o sul divano. È in momenti come questi che sono del tutto intrattabile ed essere lasciata in pace è la cosa migliore.
Fortuna che dopo essermi laureata, fatti contenti i miei, mi è stato concesso di andare a vivere da sola. O per meglio dire, il distacco è stato meno traumatico: non hanno mandato via una decerebrata senza un titolo di studio in mano. Per loro ero adesso invece una ragazza con il mondo in mano destinata a grandi cose.
Peccato che non sia vero. Non sono ancora riuscita a fare queste grandi cose.

Sono solo una ragazza a letto, con la febbre a 40 e tanta voglia di dormire.

Il mio stato confusionale fu interrotto da uno strano e fastidioso rumore che sembrava essere lontano ma che riusciva ad arrivare fino alla mia stanza. Così, un po' svogliatamente, mi alzai dal letto e guardai fuori dalla finestra.
Pensai di essere diventata pazza o forse la febbre si stava prendendo gioco di me: una strana cabina blu era improvvisamente comparsa nel piccolissimo giardino che mi ritrovavo.
Il cancelletto era sempre stato chiuso e un affare di quel tipo non poteva mai e poi mai entrarci, solo volando.

Tornare a letto mi sembrava l'unica consolazione ad un delirio del genere.
Non è difficile immaginare come passai il resto della giornata.
Gli incubi mi tennero compagnia.

Dopo due giorni di antibiotici la febbre dovette arrendersi e tornai più in forma di prima.
Niente più incubi, niente inappetenza, niente cabina blu in giardino.

Tornai così al mio magnifico lavoro: consegna di piante e fiori a domicilio.
Potrebbe sembrare un lavoro poco appagante, troppo poco per la mia laurea. Eppure, pensate tutto quello che volete, ma a me piace.
Ho sempre amato le piante, il fatto di potermene prendere cura e vederle crescere mi affascina.
Inoltre, consegnandole a domicilio, conosco tante persone, vedo sempre visi nuovi. Molte volte mi invitano ad entrare e prendere un caffè, qualcuno mi racconta la sua storia.
Così, più che un semplice lavoro, per me diventa un'esperienza di vita.

Quel giorno, come da consuetudine, andai in negozio.
Alle volte, se non c'erano molte consegne da fare, restavo ad aiutare la proprietaria: la signora Green, il cui cognome spiega tante cose.
La signora Green mi indicò il quaderno delle consegne sulla scrivania con tutti i dettagli da sbrigare.

High Street, la prima cosa che ti salta all'occhio.

Lessi e rilessi più volte quelle indicazioni.
"Mi scusi signora, credo ci sia un errore."

"Che errore?"

"Che indirizzo sarebbe La prima cosa che ti salta all'occhio? Forse ha sentito male?"

"No Elizabeth, sono più che sicura che al telefono mi sia stata data questa indicazione. Anzi sbriga subito questa consegna che ho bisogno di te oggi in negozio."


Partii indisposta dal negozio. Doveva per forza essere uno scherzo e gli scherzi sul lavoro, non li sopporto per nulla.
Però la pianta da consegnare c'era, una bellissima orchidea sui toni del violetto. Il mio fiore preferito, tra l'altro.
Digitai sul navigatore High Street.

Arrivata all'inizio della via, dal momento che non avevo alcun numero civico nè indicazioni sensate, scesi dal furgoncino, presi l'orchidea e, sentendomi una perfetta idiota, cercai questa benedetta cosa che mi saltasse all'occhio.
Ed eccola lì, al centro esatto della via. Sola ed incredibilmente bizzara se ne stava la cabina blu della polizia.
Rimasi a bocca aperta in cerca di una spiegazione: o si trattava di uno scherzo fatto da persone esperte oppure ero diventata pazza.

Mi convinsi che ad essere pazza non ero io, quella cosa era reale, era lì davanti ai miei occhi.
Mi avvicinai pian piano. Era chiaro che la cosa su cui faceva riferimento la misteriosa persona della consegna l'avevo già trovata, ma a quel punto non sapevo cosa fare. Mi accertai che non ci fosse nessuno nei paragi a guardarmi e, per niente certa di ciò che stavo facendo, bussai alla cabina. Non successe niente. Certo che non succede niente, che cosa ti aspettavi?

All'improvviso però la porta della cabina si aprì.
Un ragazzo bizzarro apparve: alto, capelli scuri con uno strano ciuffo e un papillon. Un abbigliamento per nulla casual.
"Salve! Oh, quella è tua!" -disse indicando l'orchidea che portavo in mano- "Che sole! Che strano! Le previsioni dicevano avrebbe piovuto!" -si fermò per qualche secondo a guardarmi- "Finalmente ti sei decisa!"

Io, che ero molto confusa da tutte quelle parole a raffica che uscivano dalla sua bocca dissi semplicemente:
"Finalmente? Decisa a far cosa?!"

"Ad avvicinarti a questa stupenda cabina! Ma attenzione, non è una semplice cabina! Non so perchè ma l'altro giorno, quando mi trovavo nel tuo giardino non sei venuta! Eppure ti ho vista affacciarti alla finestra! Non era mai successo!" -fece una piccola pausa, come a ricordare qualcosa o qualcuno- "L'ultima volta che sono capitato nel giardino di una bambina, la reazione è stata del tutto diversa. Ma d'altra parte tu non sei una Pond! Anche se sono curioso di sapere perchè non sei venuta a controllare cosa ci facesse una cabina nel tuo giardino."

"A-avevo la febbre" -fu l'unica cosa che riuscii a dire.

"Ok, non dire più una cosa così insensata. Adesso però credo che tu sia pronta!"

"Pronta per cosa?"

"Per taaante cose! Ci vediamo domani, nel tuo giardino alle 09:00!" -disse di fretta chiudendo alle sue spalle quella porticina che però io riuscii a bloccare.

"Ma che cosa faremo? Cosa vuol dire?!"

"Tu fidati di me."

"Ma perchè devo tenere questa orchidea??"

"E' il tuo fiore preferito, giusto?" -disse schiacciandomi l'occhiolino.

Stavolta chiuse la porta. Improvvisamente la cabina cominciò a svanire alla mia vista ed io rimasi lì, senza parole ma convinta di non essere pazza perchè ciò che era accaduto era più che reale.
   
 
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