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Autore: Pleasantville    17/12/2016    0 recensioni
(questa storia vede l'introduzione di un solo nuovo personaggio da cui sarà narrata, dall'inizio dell'apocalisse ad Atlanta, fino a Negan)
< S-signora? > riesco a dire con un filo di voce.
Questa solleva il capo e incontro uno sguardo feroce, animalesco lanciato da due occhi di un azzurro acquoso, come fossero ciechi.
Indietreggio d'istinto, mentre lei continua ad avvicinarsi. Adesso allunga un braccio nella mia direzione, come volesse afferrarmi, accompagnata da un suono graffiante che le esce dalla bocca.
Sono confusa, pietrificata dalla paura. Cos'è quella cosa? Cosa diavolo è?! Ad un incidente del genere ci sono poche probabilità di sopravvivenza, soprattutto di uscirne in quel modo! Nessuno si sarebbe rialzato e nessuno starebbe ancora in piedi dopo aver perso quell'enorme quantità di sangue!
Sbatto le palpebre più volte e finalmente riesco a prendere di nuovo il controllo dei miei muscoli. Indietreggio altri due passi, poi mi volto e corro verso il negozio, dove mi chiudo la porta alle spalle.
Non so perché reagisco così. Tutto ciò che so è che il mio istinto di sopravvivenza mi dice di stare lontano da quell'essere e basta. Qualunque cosa sia trovarmi tra quelle mani non deve essere affatto piacevole.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

"TRIIIN-TRIIIN"
Un suono fastidioso. Dal principio in lontananza, ma è così insistente e penetrante che mi raggiunge in un batter d'occhio. Apro le palpebre di colpo. Quel suono non è lontano, è solo a qualche spanna dalle mie orecchie, di preciso proviene dall'economico comodino preso un paio di mesi prima al centro commerciale durante i saldi. E' la sveglia che trilla come una forsennata.
Alzo goffamente un braccio, che mi da l'impressione di essere così pesante. Non appena esce allo scoperto ecco che un brivido lo pervade, facendo rizzare i piccoli peli: è sempre un trauma lasciare il calore delle coperte.
Uno schiaffetto alle sveglia e tutto piomba di nuovo nel silenzio.
Le 7:02.
Mi alzo, rimpiangendo subito l'azione appena compiuta, poi mi trascino in bagno ancora intorpidita dal sonno.
Un'altra giornata, le stesse cose da fare, solita monotonia.
Al lavandino lascio scorrere l'acqua per un pò, attendendo che diventi calda. Mi inondo il viso e ciò mi fa svegliare di colpo. Successivamente passo ai denti: quei infiniti due minuti in cui non ti rendi davvero conto di quello che fai, ma stai lì, davanti allo specchio ad osservarti coi capelli arruffati, mentre la mano si muove meccanicamente.
Mi vesto, poi subito a far colazione. Il momento più ambito di quella routine mattutina.
Preparo velocemente la caffettiera e durante l'attesa che il caffè sia pronto, metto a scaldare il latte e sistemo le fette biscottate a tavola. Quando finalmente mi siedo a gustare il mio caffèlatte una sensazione come di rigenerazione mi pervade. Adesso si, che posso affrontare un'altra uggiosa giornata.

Quando esco di casa l'aria è più fredda e tagliente del previsto. Il cielo è coperto da nuvole grigie e c'è un strana nebbiolina. Mi reco alla fermata del bus due strade più giù. Non c'è quasi nessuno in giro. Saranno state le notizie degli ultimi giorni che stanno passando alla radio e in TV, l'ultima è stata ieri sera: al telegiornale dicevano che a quanto pare un paziente di un ospedale in periferia, un uomo di 80 anni circa ricoverato per una polmonite, sia morto. Fino a qui nulla di strano, se non fosse che l'infermiera intervistata, ancora con la divisa sporca di sangue, affermava che era entrata nella stanza del paziente per far si che il corpo venisse trasportato all'obitorio e di essersi accorta che gli occhi dell'uomo sotto le palpebre chiuse le sembrassero muoversi, così si è avvicinata ed è stato allora che questi ha improvvisamente aperto gli occhi e le ha morso un braccio. E' assurdo, lo so. I morti che tornano in vita, che novità è questa? Da quale film post-apocalittico hanno fatto uscire questa notizia? Io trovo sia solo una trovata pubblicitaria, qualcosa con cui far spaventare la gente e spingerla a spendere i propri soldi in farmaci di cui non hanno bisogno, per curare una malattia immaginaria. Insomma, una mossa di marketing di qualche causa farmaceutica spregiudicata, quanto alla frutta se per vendere farmaci si ricorre a simili espedienti. Gli zombie, ma siamo seri?!
L'autobus è in ritardo. Strano, di solito è sempre in orario, nonostante il traffico che in genere c'è già a quest'ora. Spero non mi lasci a piedi. Non so loro, ma io non posso permettermi di perdere un giorno di lavoro a causa di storielle fantascientifiche.
Mi stringo nelle spalle: l'aria gelida si insinua subdola nelle fessure dei miei abiti, facendomi raggelare. Sospiro, preparandomi alla lunga camminata che dovrò affrontare, quando l'autobus finalmente arriva. Sospiro di nuovo: che fortuna!
Salgo sulla vettura e noto che solo due posti sono occupati; inizia a piacermi questa desolazione. L'autista mi segue con la coda dell'occhio. E' tutto imbacuccato in una pesante sciarpa che gli nasconde la bocca e il naso, lasciando scoperti solo gli occhi neri, sotto folte sopracciglia ingriggite. Tenuta anti epidemia? Forse teme che possa trasformarmi in uno zombie e saltargli alle spalle all'improvviso. Sorrido all'idea. La situazione è davvero grottesca e divertente allo stesso tempo. Nonostante siamo nel ventunesimo secolo le persone sono ancora così impressionabili...
Mi siedo a metà bus, nel sedile accanto il finestrino. Lo sguardo fisso fuori. Nonostante il ritardo arriverò comunque in tempo; le strade sono scorrevoli come mai avevo visto da quando vivo ad Atlanta.
La radio è accesa con una musica country di sottofondo, che viene interrotta all'improvviso da una voce femminile:
< Ci scusiamo per l'interruzione, ma è appena giunta notizia di alcuni disordini nella parte est della città. A quanto pare un gruppo di civili ostili ha attaccato senza alcuna ragione apparente dei passanti, scatenando il caos. Sul posto sono giunte le forze di polizia che dopo svariati avvertimenti si sono viste costrette ad aprire il fuoco. Da quanto riportato dai testimoni oculari i civili non sarebbero subito caduti sotto i colpi dei proiettili, ma avrebbero seguitato ad alzarsi più volte. I feriti sono stati prontamente soccorsi. Per il momento la situazione sembra sotto controllo. Vi aggiorneremo su ulteriori risvolti.>.
L'autista si fa il segno della croce e poi tocca il rosario che penzola dallo specchietto retrovisore.
Ecco la mia fermata, scendo e mi sbrigo a raggiungere il negozio in cui lavoro come commessa, qualche porta più giù. "Antiquaires and more... from Fred Clark" recita l'insegna dal sapore vintage. Già, un negozio d'antiquariato, dove passo gran parte della mia giornata, immersa da oggetti di ogni tipo ricoperti di polvere. Il proprietario, appunto Fred Clark come recitava l'insegna, ormai troppo vecchio per poterlo gestire personalmente, mi ha assunta un anno fa. Dice che per lui era arrivato il tempo di riposarsi e che la gente entrando, uno di questi giorni, l'avrebbe scambiato per un vecchio mobile, invece, dovevano sorprendersi di trovare una giovane ragazza tra tutto quel vecchiume. Fred è un vecchietto simpatico, così alto che con l'età si è un pò curvato su se stesso, ma ancora abbastanza vispo, con pochi capelli bianchi qua e là sulla testa e quel modo di vestire che mi ricorda tanto i gentlemen inglesi. Passa una volta al mese per consegnarmi lo stipendio e di tanto in tanto chiama per sapere come vanno le cose, ma son più chiamate che sembrano tra nonno e nipote che tra datore di lavoro e dipendente.
Il negozio in genere è un luogo tranquillo, spesso non entra nessuno, però va comunque bene. Abbiamo pochi clienti affezionati che quando comprano non badano a spese.
Sblocco la serratura e giro la maniglia, con una leggera spinta la porta si apre. Tintinna la campanella posta in cima, poi apro le tapparelle e la pallida luce di quel mattino entra nel locale illuminando il pulviscolo sospeso nell'aria. Attraverso il piccolo corridoio dai lati ingombrati da mobili e chincaglierie d'ogni tipo. Poso il cappotto e la borsa nella stanzetta del personale, poi mi metto dietro il bancone. Sono consapevole che oggi non entrerà anima viva, ma ciò non mi dispiace. Mi piace stare lì, in compagnia di quegli oggetti carichi di storia e vissuto, ad immaginare che casa avessero mai arredato o la faccia dei loro proprietari originari. Ormai conosco a memoria ogni singola cosa là dentro. Ricordo che avevo passato i primi 3 mesi a studiarli uno alla volta, tanto che se scomparisse qualcosa me ne accorgerei subito.
Mi siedo sullo sgabello, apro il mio romanzo per questo tipo di giornate e inizio a leggere.


Ore 18:00
Come previsto non è entrato nessuno. E' l'ora di chiusura e mi appresto a spegnere le luci. Fuori è già buio e le strade sono deserte da far quasi paura. Passa solo un'auto sfrecciando a gran velocità. "Ora ne approfittano per sentirsi in Fast and Furious" penso.
All'improvviso un boato e un fracasso infernale invadono l'aria circostante, tanto da farmi portare istintivamente le mani sulle orecchie, poi mi precipito fuori; l'auto di un attimo prima era andata a finire contro un idrante. La lamiera del veicolo è tutta accartocciata, mentre l'acqua esce violenta dall'idrante rotto, creando un enorme spruzzo. La portiera, causa lo scontro, è spalancata. Vedo una persona rotolare fuori. Muovo qualche passo in quella direzione con l'intenzione di dare aiuto, ma non so perché le mie gambe si fermano di colpo. Quel corpo è una donna che si sta rialzando da sola: indossa una camicia bianca grondante di sangue, che copioso le scivola sui pantaloni per andare a riversarsi a terra. I capelli lunghi, spettinati, che le ricadono sul viso. Tiene la testa bassa e barcollando si avvicina verso me.
< S-signora? > riesco a dire con un filo di voce.
Questa solleva il capo e incontro uno sguardo feroce, animalesco lanciato da due occhi di un azzurro acquoso, come fossero ciechi.
Indietreggio d'istinto, mentre lei continua ad avvicinarsi. Adesso allunga un braccio nella mia direzione, come volesse afferrarmi, accompagnata da un suono graffiante che le esce dalla bocca.
Sono confusa, pietrificata dalla paura. Cos'è quella cosa? Cosa diavolo è?! Ad un incidente del genere ci sono poche probabilità di sopravvivenza, soprattutto di uscirne in quel modo! Nessuno si sarebbe rialzato e nessuno starebbe ancora in piedi dopo aver perso quell'enorme quantità di sangue!
Sbatto le palpebre più volte e finalmente riesco a prendere di nuovo il controllo dei miei muscoli. Indietreggio altri due passi, poi mi volto e corro verso il negozio, dove mi chiudo la porta alle spalle.
Non so perché reagisco così. Tutto ciò che so è che il mio istinto di sopravvivenza mi dice di stare lontano da quell'essere e basta. Qualunque cosa sia trovarmi tra quelle mani non deve essere affatto piacevole.
   
 
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