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Autore: roxy_xyz    18/12/2016    6 recensioni
Harry e Hermione non sono più due ragazzini, sono ormai due adulti e faticano ad andare avanti con le proprie scelte, finché si trovano davanti ad uno “ostacolo”.
Prima Classificata al contest ChristmasCarols2016, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]" indetto da jaybree
|Oneshot|Romantico|HarryxHermione|Merry Christmas|
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Let me photograph you in this light in case it is the last time that we might be exactly like we were

Nickname autore: roxy_xyz

Titolo: Moments

Genere: One shot, Romantico.

Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Harry/Hermione

Prompt scelto: Let me photograph you in this light in case it is the last time that we might be exactly like we were. (Adele – When we were young)

Rating: Verde

Beta reader: Beapot

Avvertimenti: What if?

NdA: Harry e Hermione non sono più due ragazzini, sono ormai due adulti e faticano ad andare avanti con le proprie scelte, finché si trovano davanti ad uno “ostacolo”. Non ho potuto fare a meno di inserire qualche piccolo riferimento a Doctor Who e allo scambio di battute tra Ten e Rose in “L’Abisso di Satana”. Ho ascoltato tremila volta la canzone di Adele e questo è stato il risultato, spero che il prompt sia stato usato in modo soddisfacente e che non deluda le vostre aspettative.
Partecipante al contest ChristmasCarols2016, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]"

 

Moments

 

Let me photograph you in this light in case it is the last time that we might be exactly like we were.

 Lasciati fare una fotografia sotto questa luce, nel caso questa sia l’ultima volta in cui siamo esattamente come eravamo.

 

(Adele – When we were young)

 

§

 

Passeggiare per la città l’aveva sempre aiutata a pensare, o semplicemente a progettare la giornata. Camminare le dava la possibilità di essere sola con i propri pensieri e di tirare un sospiro di sollievo, perché nessuno avrebbe potuto raggiungerla, non per quelle vie di Londra. In passato era stata tentata più volte di trasferirsi in una remota cittadina, lontana dal caos delle grandi metropoli, ma poi le bastava muovere qualche passo fuori dall’uscio di casa per cambiare subito idea. Lì, tra quelle vie infinite di Londra, nessuno l’avrebbe trovata facilmente, e Hermione Granger avrebbe voluto nascondersi per sempre.
Neanche lei era consapevole di quello che le passasse per la testa, sapeva soltanto che non voleva tornare a casa, né tantomeno in ufficio, dove non c’era più posto per lei. Era la fine di Ottobre e i colori dell’autunno erano troppo belli per ammirarli da una finestra.

Per questo motivo si stava dirigendo verso un piccolo parco che aveva scoperto per caso qualche giorno prima; non era uno dei più belli, ma le piaceva il fatto che fosse quasi sempre poco frequentato.
Di certo non si aspettava di trovare qualcuno seduto sulla sua panchina preferita, né che la persona in questione fosse colui che aveva evitato con successo per giorni e che ora le stava rivolgendo uno sguardo di sfida. Avrebbe potuto fare dietrofront e infischiarsene di tutto e di tutti, ma di certo Harry Potter non avrebbe esitato un attimo a seguirla e a darle il tormento per i giorni a seguire.

Con la sua solita calma, si sedette al suo fianco e aspettò che la bomba esplodesse. Perché di certo quell’effimera quiete che regnava nel parco sarebbe durata solo un paio di secondi. E Harry Potter non deluse le sue aspettative.

“Buongiorno anche a te, Hermione.”

La sottile ironia non le sfuggì, ma decise di ignorarla. “È passato mezzogiorno, è più appropriato dire ‘buon pomeriggio’, non trovi?”

“Se continuiamo così, Hermione, possiamo fare anche ‘buona sera’!” Non aveva esitato ad alzare la voce, facendo voltare per la sorpresa una signora che si trovava poco distante da loro. “Mi spieghi perché stai scappando da me? Da quanto è che non parliamo veramente, come facevamo un tempo? Un mese?”

“Cinque settimane, per l’esattezza. E no, Harry, non sei al centro della mia vita. Se non ci vediamo, è perché ho troppi impegni.” Si era fermata per prendere un respiro, per calmarsi e non farsi travolgere dalle emozioni, come succedeva sempre quando era con lui. “Come hai fatto a trovarmi? Mi hai seguito, per caso?” gli aveva chiesto infuriata, privata del suo unico rifugio.

 “’Mione, ti prego, non fare così. Non dopo quello che...”

“E comunque non mi potrai più accusare di evitarti al Ministero perché non mi vedrai più lì. Ho dato stamattina le mie dimissioni e credo di averli traumatizzati.”

 “Che cosa?”

“Hai sentito bene. Mi sono licenziata un’oretta fa. Strano che tu non l’abbia saputo!”

Hermione Granger si era aspettata che tutti avessero saputo della sua ultima pazzia - così l’aveva definita il suo capo, - e che gli ex colleghi avessero fatto trapelare la notizia. A quanto pare avevano mantenuto il silenzio, forse aspettandosi un suo ripensamento.

“Hai faticato così tanto per ottenere quel posto al Dipartimento della Regolazione della Legge Magica e ora, di punto in bianco, molli tutto. Perché?”

Se c’era una cosa di cui Hermione era ben consapevole, erano i sacrifici che aveva dovuto fare, scelte che aveva dovuto compiere e che ancora le bruciavano. “Ho rovinato il mio matrimonio con Ron per uno stupido lavoro.”

“Tu hai fatto di tutto per evitarlo…” Il tono di Harry era, ora, sommesso. “Non è finito solo per quello, lo sai.”

“Non credo che Ron sia del tuo stesso parere.”

“Lo ami ancora?” Temeva la risposta a quella domanda e una piccola parte di Harry avrebbe voluto tapparsi le orecchie.

“Cosa vuoi che ti dica, Harry?” Lo aveva guardato dritto negli occhi, per capire cosa stesse passando per la sua testa. O per avere alcune delle risposte che tanto desiderava.

“Forse è meglio non sapere.”

No, quella non l’avrebbe aiutata ad affrontare le sue paure.

“Sono un codardo, ma la verità è che non sopporterei se qualcun altro ti sfiorasse.”

Aveva allungato la mano e le aveva accarezzato la guancia fredda. Se avesse potuto, le avrebbe scattato una foto per cristallizzare quell’attimo per sempre e poterlo rivedere in futuro. C’era qualcosa di nuovo in lei, e non era per via di quel velo di tristezza che le leggeva negli occhi. C’era altro e Harry avrebbe voluto rimanere accanto a lei per sempre, per poterlo scoprire. Per viverla, perché conosceva la sua migliore amica da tanti anni, ma forse non sapeva nulla di quella donna che aveva avuto la fortuna di stringere tra le braccia una notte e che avrebbe voluto stringere ancora. Ricordava tutti i dettagli, come se fosse successo il giorno prima. Non l’avevano cercato, ma una volta che le loro labbra si erano unite, era sembrato tutto così giusto che Harry si era rimproverato di non aver agito prima. Prima c’era sempre stato Ron, e ora? Ecco che riappariva il suo fantasma. Diamine, era il suo migliore amico, il fratello che non aveva mai potuto avere, e quei pensieri erano davvero ingiusti, ma non riusciva a scacciarli via. Erano come una nuvola nera sopra la sua testa.

“Avevamo cercato tante volte di avere un figlio, e invece non arrivava mai.” La confessione di Hermione era arrivata con un sussurro, mentre cercava di fermare le lacrime che premevano per uscire.

“Non sei sterile, Hermione.” La risposta asciutta di Harry era arrivata repentina.

“No, non lo sono.”

“Cosa c’è che non va? Non mi parli, ti licenzi, io… ecco, non riesco a starti dietro.”

“Ho paura.”

Due parole che fecero mettere Harry in guardia. “Di cosa?”

La volontà di non piangere non sarebbe durata a lungo se avessero affrontato l’argomento. “Di tutto, di quello che potrei fare, dei prossimi mesi… persino di te.”

Ora era ferito. Come poteva dire certe cose? “Sono Harry, solo quel vecchio testone del tuo migliore amico.”

“Giusto, solo quello.”

Harry si era affrettato subito a correggersi. “Non intendevo in quel senso, lo sai benissimo.” Con le mani aveva cominciato a torturarsi i capelli. “Dio mio, ‘Mione, credi davvero che potrei cancellare quello che è successo tra di noi con un colpo di bacchetta? Forse non mi conosci per niente, allora!”

“Non riuscivi nemmeno a guardarmi, il giorno dopo!” Era stata la sua accusa. Perché, se quella notte era stata meravigliosa, non poteva dire altrettanto del risveglio.
Era stato solo genuino imbarazzo o pentimento? Si era tormentata per giorni e lui non aveva più affrontato l’argomento, come se si potesse andare avanti tranquillamente dopo un episodio del genere.

“Mi vergognavo!”

“Di cosa? Di noi?”

Harry si era alzato così bruscamente che la panchina aveva oscillato per un attimo. “Non dire idiozie, ora! Non sapevo come comportarmi, avrei voluto baciarti davanti a tutti, ma sono sempre stato pessimo in questo genere di cose, e allora ho preferito non fare nulla e rimandare. Più passava il tempo e più tu non dicevi nulla…”

“Ti avrei dato un pugno, Harry.” Confessò Hermione.

“Avrei preferito che lo avessi fatto. Con Ron sei sempre stata più diretta… mi aspettavo fuoco e fiamme, non quella calma così insolita.”

“Non sono più una ragazzina, sono una donna.”

E Harry lo sapeva benissimo, perché era innamorato di quella donna così forte e fragile allo stesso tempo. Lentamente le aveva preso la mano per stringerla, per darle il coraggio di parlargli a cuore aperto. “Parlami, ti prego.”

“Ho bisogno che tu mi aiuti col trasloco.”

Le parole di Hermione non avevano il minimo senso, ma se c’era una cosa che Harry Potter aveva capito era che seguire un filo logico era un optional per le donne.

“Vieni a vivere a casa mia?” Aveva chiesto maliziosamente.

“Non se ne parla proprio! Mi piace il mio quartiere, ho solo bisogno di una casa più grande.”

“C’è posto anche per me?”

Il sorriso aveva finalmente incurvato le labbra di Hermione, e Harry si era illuminato nel vederlo. I suoi capelli sembravano prendere fuoco sotto quella luce, e una piccola foglia le era caduta sulla spalla senza che lei se ne accorgesse.

“Sono incinta, Harry. Di cinque settimane, nel caso in cui la tua testa malata stesse pensando ad altro.”

L’aveva detto, c’era riuscita. Erano giorni che rimandava quella conversazione e ora quel grumo che aveva nel petto si era sciolto, finalmente.

Si era voltata lentamente per vedere la sua reazione. Paura. Euforia. E di nuovo paura. Era come guardare dentro se stessa, lei era rimasta di sasso quando l’aveva scoperto.

Aveva desiderato un figlio con Ron, disperatamente. Per saldare un rapporto prossimo alla fine, e forse per questo motivo non ci erano mai riusciti.

“Sarà il mio primo mutuo, allora.”

Se c’era una cosa che Hermione Granger aveva capito degli uomini è che erano capaci di pensare alle cose più banali nei momenti più importanti. E il suo Harry era completamente folle, così tanto da credere in loro senza un minimo dubbio.

Un giorno sarebbero tornati in quel parco e avrebbero riso della loro stupidità, di quei silenzi ostinati e orgogliosi, quando l’unica cosa importante era sempre stata lì.

“Cambierà tutto, vero?” le aveva domandato, e per un attimo le sembrò di rivedere quel Harry Potter sedicenne che si mostrava forte solo per incutere coraggio agli altri.

“Solo se lo vuoi anche tu.”

Si era immaginata tante volte quella discussione nella propria testa, ipotizzando mille scenari diversi e altrettante risposte, ma niente l’aveva preparata a quel momento, a quell’attesa snervante. Al timore di rimanere sola, con le proprie paure e responsabilità.

“Quando non saremo più giovani e porteremo i nostri nipoti al parco, non penserò ad altro che a te, a quanto sei bella oggi.”

C’erano dei bambini che giocavano in quel parco e per la prima volta Hermione si permise di guardarli senza essere triste. “Quali nipoti, Harry?”

“Be’, non vorrai mica che i nostri quattro figli non facciano altrettanti figli!”

“Uno all’anno?”

Harry sembrò ponderare la sua risposta per qualche secondo, prima di prendere quella piccola foglia che era ancora sulla sua spalla. E la baciò, mentre pensava che i ricordi non sarebbero mai stati all’altezza di quegli attimi.

 

 

 

 

   
 
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