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Autore: ImperioMagicum    18/12/2016    2 recensioni
Benvenuti tutti alla Taverna Senzatempo, un luogo dove chiunque può rilassarsi . Qui potrete incontrare personaggi di tempi futuri, passati e presenti oppure mostri, creature demoniache, maghi, personaggi reali e mitici. In questo luogo che non troverete su nessuna mappa, cartina, libro Michelin o recensione su Internet, è ammesso chiunque, indipendentemente dall'origine o dalla specie. Lasciatevi quindi cullare dalla voce di Julia, la cantante proprietaria della Taverna, e passate una buona serata tra sghignazzi divertiti e lacrime.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La Taverna Senzamondo

Cosa c'è di meglio che una nottata al tuo club preferito? La bevanda giusta, la compagnia giusta, magari il barista giusto e dalla parlantina amichevole e, se proprio vogliamo esagerare, un bel sottofondo musicale del gruppetto appollaiato sul palco in fondo al locale. Questo trovi alla Taverna Senzamondo, questo ma non solo, perché essa è speciale e basta guardare attentamente i suoi avventori per capirlo.

Ad esempio laggiù, dove infervora la discussione non vi sembrano strani i costumi? Non notate anche voi quelle divise militari ornate da fasce svasticate alle braccia? E quell'uomo in toga bianca e rossa con i capelli grigiastri protetti da una corona di alloro? E quell'altro in uniforme sempre militare, con capelli inesistenti e mento prominente? Ci si avvicina e gli si da un'occhiata. Solo allora quelli che sembravano uomini in maschera si rivelano per ciò che sono. 

L'uomo con i capelli grigi è Cesare, Gaio Giulio Cesare, e non è un imitatore, ma quello originale. L'uomo con fascia rossa e svastica è Adolf Hitler con un paio di suoi amici SS e l'ultimo militare risponde al nome di Benito Mussolini. Volete sapere come fanno ad essere tutti riuniti in un solo posto? Ve lo dirò dopo. Volete sapere di cosa parlano? Guerra. Tutti e tre sono grandi amanti della guerra e discutono sulle proprie strategie militari: < Le mie armate avevano più stile! > dice Cesare < Ammetterai che i miei commilitoni hanno fatto la loro figura quanto i tuoi durante la Marcia ! > risponde Benito < Anche se in Grecia vi avrebbero sforacchiato senza il mio aiuto... > sghignazza Adolf ed aggiunge < Ehi Benny...guarda chi c'è al 23. > < Chaplin? Quel pagliaccio... anche se devi ammettere che ti ha interpretato bene nel suo film... > sorride Mussolini < Che intendi dire amico capellone? Mica mi muovo a scatti come quel deficiente! > ed eccoli litigare di nuovo con Cesare e le SS a sghignazzare.

Come preannunciato da Hitler, al tavolo 24 troviamo Charlie Chaplin con la sua famosa bombetta nera ed i baffetti. Assieme a lui un uomo apparentemente anziano, avvolto in una spezie di lenzuolo. Il suo famoso nome è Gandhi, il nonviolento. I due sembrano andare d'accordo e si raccontano allegramente le loro avventure suoi set cinematografici e nelle proteste. A loro modo, dicono, hanno cambiato il mondo.

Poco distante troviamo invece un'accoppiata un po' strana: Karl Marx e San Pietro. I due giocano a scacchi ormai da tre ore e nessuno sembra riuscire a prendere il sopravvento sull'altro: cavallo in f-5, torre in b-2, arrocco, en passant,... < Ne hai di fiato per questo gioco. > dice Marx < Ho passato situazioni più difficili... e non parlo di giochi. Se la fede aiuta contro i Romani, aiuta anche in una partita di scacchi. > < Siete bravi a giocare voi apostoli... ma una preghierina non salverà il tuo alfiere. Scacco! Dovrai sacrificarlo se vuoi continuare la partita. > < Un vero re si sacrifica per il suo popolo come Cristo per noi...tuttavia questa non è una parabola. Mangiato! Devi prestare più attenzione ai pedoni, sono piccoli ma tanti e forti. > < Su questo possiamo andare d'accordo. >

Non vi sono solo personaggi di questo mondo alla taverna, ma anche personaggi che voi credevate finti ed inventati. Non è forse un hobbit quel tipo basso, peloso ed a piedi scalzi al bancone? Sta ordinando dell'idromele per ristorarsi ed ingurgitando panini al prosciutto. Una grande particolarità della Taverna Senzamondo è che si possono ordinare infiniti tipi di cibo: ci sono pasta, sushi, risotto allo zafferano, scarafaggi, molluschi degli abissi, meduse, carne umana... si ho detto carne umana, volete che zombie e ghoul rimangano affamati? Qui si devono soddisfare tutti i clienti, anche quelli di specie diversa da quella umana. Infatti potrete vedere mostri, demoni e streghe: al tavolo 66,6 potete spesso vedere un uomo dai capelli color cenere circondato da fumo passare il tempo insieme ad una ragazza muta. I due si capiscono anche senza parole, i loro ruoli sono simili in molti mondi. Lei guarda interessata un piccolo specchio portatile, di quelli con cui ci si rifà il trucco, e vede i volti di molte persone: un uomo cattivo con gli occhiali scuri che grida ordini crudeli, un ragazzo coraggioso che cambia gradualmente la lunghezza dei suoi capelli ed i tratti somatici, una ragazza in abito da sposa che sfida il deserto per uno scopo nobile, un uomo ricco, grasso e fintamente felice, un ragazzo che picchietta i tasti di un computer e si ferma di tanto in tanto a cercare la parola giusta per andare avanti nella sua storia ed infine un vecchio orologio che le comunica l'ora. Lei allora saluta con un cenno l'amico e se ne va dalla taverna attraverso una porticina.

Ora parte una musica ritmata ed una donna giovane comincia a cantare dolci parole. Lei si chiama Julia, è una ladra astuta che utilizza il suo fascino per ingannare gli uomini e derubarli. Lei è così abile da sfilare a chiunque i pantaloni senza che questo se ne accorga. Lei è furba, bellissima, ama prendere in giro la libido degli altri e ridicolizzarli. Non ha molti amici, è indipendente. La sua età si aggira attorno ai 20-25 anni apparentemente e non sembra cambiare mai. D'altronde qui alla Taverna Senzamondo del tempo, e quindi anche le leggi dell'invecchiamento e della morte, sono da senza alcun peso.

I capelli ricci e rossi di Julia danzano a tempo con la musica jazz: sta cantando una canzone molto famosa qui. Parla di una fata dal canto dolce e melodioso, in grado di guarire ogni male umano, innamorata di un uomo che crede dolce e innamorato anch'egli. Ma lui in realtà ha il cuore fatto di tenebra e la brama di potere lo spinge ad ingannare la fata. Lui le parla di un grande pericolo che incombe sul mondo e sul loro amore, ma è solo un trucco per farle cedere la sua magia. La fata lo capisce e maledice l'uomo:

Mentre il cuore mi si spezza 

e la mia anima si divide,

tra colei che disprezza

e colei che mai sorride,

il grigio che hai nel cuore

ti esce dalla pelle

ed il mondo del dolore

manda qui le Sentinelle,

un'ultima scintilla 

del mio amore brilla,

e ti fa dono

di un possibile perdono:

non ricordi ora più nulla 

di ciò che tu sei stato

il tuo passato si annulla

il resto lo lascio al Fato.

Julia non lo vuole ammettere, ma sul suo viso scivola sempre una lacrima quando termina l'ultima strofa. Non è l'unica, tutti i presenti si sentono scossi da questa canzone, ma i più non vogliono ammetterlo, si sentono troppo forti per farlo.

Tra tutti i presenti uno più degli altri sente la tristezza intrisa nell'aria. Si chiama Curtenero, e sente che persino il cuore di quelli che hanno ucciso, umiliato, picchiato e fatto soffrire ( ve ne sono molti nella Taverna che hanno fatto cose ben peggiori di quelle che elenco ), capiscono per un istante qualcosa dell'Universo intero, una specie di grande Verità che li scuote nel profondo. Subito la scacciano, o quasi, per poter tornare a fare ciò che vogliono. Ma a volte non è così.

Se conoscete un certo Nelson Mandela, saprete anche la sua storia, e di come fu prima violento e poi pacifico. Nessuno è certo dell'ipotesi che vi presento, ma secondo alcuni fu proprio qui che tutto il suo odio si sgretolò e capì che era inutile uccidere per la pace e la fratellanza. Lasciò quindi le armi per un semplice microfono, e le sue parole furono più potenti di ogni colpo di fucile. Ma è solo un'ipotesi, naturalmente...

Ora purtroppo si è fatto tardi per me: pago il conto, indosso il mio cappello e saluto tutti . Mi infilo in una porticina, più simile all'accesso di una cantina che ad un'uscita, e mi ritrovo in un lungo corridoio. La puzza di chiuso e la polvere mi fanno starnutire mentre cammino per interminabili metri. Il soffitto diventa gradualmente più basso e l'atmosfera è molto buia. Giro a destra, sinistra, ancora a destra: il percorso sta per finire. Ora tra pavimento e soffitto ci sarà si e no mezzo metro di spazio, vado avanti strisciando e perdo il cappello, ma non ci faccio caso, tanto lo potrò riprendere quando vorrò. Ora il soffitto è fatto di doghe di legno e materasso. Esco da sotto il mio letto, mi tolgo il cappotto e lo butto sulla sedia. Meglio dormire, domani ho un bel po' di lavoro da svolgere.

   
 
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