Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: Chiisana19    18/12/2016    11 recensioni
{Fanfiction scritta per il contest di Natale "Sfida a catena" indetto dal gruppo su Facebook "Takahashi Fanfiction Italia"}
Inuyasha e Kagome sono due semplici amici con un rapporto molto speciale, ma un giorno, la ragazza se ne va, lasciando un grande vuoto dentro il mezzo demone. Però, com'è che si dice: il passato torna sempre a galla. Dopo tanti anni Inuyasha rivede finalmente la sua amica d’infanzia, peccato che lei non si ricordi minimamente di lui..
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Fanfiction scritta per il contest di Natale "Sfida a catena" indetto dal gruppo su facebook "Takahashi Fanfiction Italia"
Sfidata da: Melissa Miley Renga
Indicazioni per la One Shot:

1. Coppia: Kagome/Inuyasha 
2. Trama: i due sono amici di infanzia e si rincontrano casualmente a casa di lei a festeggiare il Natale grazie ad amici comuni; lei non si ricorda di lui, invece lui se la ricorda eccome e la cerca di conquistare. 
3. Deve trovarsi nel testo la parola 'albero di natale' per 10 volte.





 
Il ricordo più Prezioso


 
 
Inuyasha ricordati di comprare anche le palline per addobbare l’albero di Natale, quest’anno ho deciso di farlo tutto blu!

Al ricordo delle parole frenetiche di sua madre Inuyasha sbuffò per l’ennesima volta. Con un gesto veloce spense il mozzicone della sigaretta dentro il posacenere, posto vicino all’entrata del grande centro commerciale. Con occhi annoiati osservò un bambino saltellante e pieno di vita continuare a tirare la mano della propria mamma sorridente.

Ghignò, seguito da uno dei suoi soliti versi infastiditi. Quanto odiava i marmocchi bizzosi. Non a caso lui non lo era mai stato, detestava il periodo di Natale, a differenza di sua madre. Ogni anno tirava sempre fuori qualcosa di nuovo. L’anno precedente aveva speso un sacco di soldi per fare il presepe più bello e perfetto di sempre. Aveva addirittura usato la farina della polenta per imitare il deserto. La farina della polenta! E invece quest’anno la sua nuova spettacolare idea qual è stata?

Fare un albero di Natale bianco con tutti gli addobbi blu, ma il senso di tutto quello qual’era?

“Mah, è proprio vero che il freddo fa male al cervello!” pensò stizzito, buttando fuori lentamente un soffio d’aria, che in breve tempo, per colpa della bassa temperatura, diventò immediatamente una piccola nuvola, simile a fumo.

Rimase fermo altri minuti vicino all’entrata, fino a quando non alzò lo sguardo.

«Era ora» commentò con un’alzata di sopracciglio il ragazzo, non appena vide una figura avvicinarsi a lui.

«Sta zitto e muoviamoci. Odio questo posto» mormorò glaciale il nuovo arrivato. Senza aggiungere altro questo mosse due passi, aspettando che quella dannata porta automatica si aprisse per farlo entrare.

Inuyasha alzò gli occhi al cielo, seguendolo. Una volta entrati una forte vampata di calore colpì i loro visi, riscaldandoli immediatamente. Inuyasha fu costretto a slacciarsi addirittura il cappotto.

«Dove si trova quel dannato negozio?» continuò ancora, mentre Inuyasha si portò entrambe le mani dietro la testa, incrociando tra di loro le dita.

«Al primo piano» rispose annoiato. I due cominciarono a camminare, raggiungendo la lunga scala mobile.

«Come mai sei così incazzato Sesshomaru? Eppure l’inverno dovrebbe metterti a tuo agio» commentò ironico, ricevendo un’occhiata gelida, tipica di suo fratello.

A quanto pare era stato costretto pure a lui a fare quelle detestabili compere. Sicuramente c’era lo zampino della loro cara mammina e delle sue lagne. Ma alla fine non lo invidiava; il giorno precedente gli era toccato accompagnare Rin a fare i regali di Natale. Ah, che bella la vita da single!

Una volta raggiunto il primo piano Sesshomaru riprese a camminare con passo svelto e pesante, facendo ondeggiare elegantemente la sua lunga chioma argentea, simile a quella di suo fratello.

«E’ questo?» domandò, storcendo quasi schifato le labbra. Davanti a loro stava un piccolo negozio di decorazioni natalizie. C’erano una serie di luci colorate e luminose che abbellivano l’insegna della deliziosa bottega, mentre sulla vetrina stavano diversi oggetti e addobbi, compreso anche un piccolo albero di Natale con decorazioni rosse ed oro.

«Si, è questo» rispose annoiato Inuyasha. Mosse un passo per entrare, ma poco prima di farlo Sesshomaru alzò un braccio davanti a lui, bloccando la sua camminata «Ma che fai?» disse contrariato, abbassando le mani che erano ancora intrecciate dietro la testa.

«Tu stai qui fuori!» commentò freddo, senza guardarlo.

Inuyasha corrugò la fronte «E perché di grazia?»

Sesshomaru ritirò il braccio, portando la grande mano tra i suoi lunghi capelli, muovendoli «Devo ricordati cosa hai combinato l’ultima volta che sei entrato in un negozio simile..?»

Inuyasha strinse gli occhi, mentre un lontano ricordo sfiorò la sua mente: l’anno precedente, in compagnia di sua madre e Sesshomaru, erano entrati in un negozio di vetri che per il periodo di Natale vendeva solo prodotti indicati per quell’evento. Mentre sua madre era indecisa se prendere un angioletto oppure una renna, Inuyasha si era piegano in avanti, per vedere meglio un oggetto, peccato che col suo sedere avesse toccato una grande statua di babbo Natale fatta interamente di vetro, distruggendola in mille pezzi.

Ricordava ancora il viso rosso e imbarazzato di Izayoi mentre ripagava il danno, mentre Sesshomaru rideva sotto i baffi.. evento molto raro tra l’altro!

«Ancora con questa storia? E’ stato un incidente dannazione!» commentò, scocciato.

Sesshomaru lo superò «Non muoverti o ti faccio un occhio nero!» disse, per poi entrare dentro.

Inuyasha sbuffò, per poi osservarsi attorno; poco distante vide una panchina libera. Una volta raggiunta si sedette a peso morto, poggiando entrambi i gomiti sullo schienale.
Con occhi disinteressati osservava le miriade di persone passare davanti a lui. Parevano tutte felici ed entusiaste. Forse era vero che lui e Sesshomaru erano gli unici al mondo ad odiare quel periodo dell’anno.

Insomma, cosa c’era di così bello nel decorare un stupido albero? E poi il freddo, diamine quanto lo odiava! Ma se c’era una cosa che proprio non capiva erano i regali! Per quale motivo erano tutti costretti a farne uno proprio il 25 Dicembre?

Non credi che sia molto più bello riceverne uno in un giorno qualunque, proprio perché hai il gusto e il volere di farlo?

A quelle parole Inuyasha sorrise, mentre un lontano, ma indimenticabile ricordo, riaffiorava alla sua mente..
 



16 anni prima


«Pensi che sia una cosa stupida?» domandò la bambina, tenendo lo sguardo imbarazzato sulle sue scarpe, mentre un piccolo Inuyasha continuava a guardare curioso il pacchetto regalo.

«No, cioè. E-ecco io..» mormorò in difficoltà.

Quel giorno era il 22 Dicembre, esattamente l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale e la sua compagna di banco, Kagome, si era presentata davanti a lui impacciata, con un piccolo pacchetto regalo incartato da una piacevole carta color blu chiaro, come i suoi occhi.

Kagome era sempre stata una bambina strana, come lui del resto, o almeno era considerato tale dagli altri, solo  perché era un mezzo demone. Era capitato diverse volte di ricevere occhiate strane, quasi disgustate da molte persone. Una volta, quando era andato a giocare con la palla al parco, un gruppo di ragazzini più grandi avevano cominciato a prenderlo in giro, indicando la sua testa e urlando ‘mezzo demone!’. E fu in quel momento che Inuyasha capì: le sue orecchie. Quelle erano la causa di quelle risate, di quelle continue prese in giro. Due semplici e piccoli batuffoli bianchi e morbidi che spuntavano dalla sua testa e lui non poteva fare a meno di odiarle. Molte persone, compresi i suoi coetanei, non facevano altro che indicarle e ridere.

Così decise di coprirle con un cappellino che gli regalò suo fratello per il compleanno che a differenza sua era un demone completo. Sesshomaru non lo aveva mai ammesso però era molto legato a Inuyasha; certo, quasi tutti i giorni litigavano fino ad usare le mani, ma quanti altri fratelli hanno un rapporto simile?

Ma poi, un giorno, tutto era cambiato da quando Kagome si era unita alla loro classe.

Lei non ci aveva pensato due volte a sedersi vicino a lui, mostrando fin da subito un certo interesse, ma ogni volta che tentava di parlare, Inuyasha si mostrava distaccato e freddo, per il semplice fatto che era imbarazzato. Insomma, come ci si doveva comportare con le femmine? Era talmente disperato che aveva chiesto addirittura consiglio a suo fratello, che gli aveva detto semplicemente: togliti il cappello.

Naturalmente si era categoricamente rifiutato. Non poteva dargli un consiglio peggiore! Peccato che diversi giorni dopo, senza volerlo, Kagome gli aveva dato una spinta  buttandolo a terra e facendogli volare via il cappello, mettendo in bella vista quei dannati cosi. Era talmente arrabbiato che non aveva avuto neanche la forza di alzarsi e andarsene. Era rimasto lì per terra seduto, pronto a ricevere l’ennesima risata.. e invece, quella volta, era stato diverso..

Un tocco sottile, timido e caldo, aveva sfiorato il suo orecchio destro, costringendolo a muoverlo appena. Inuyasha aveva alzato velocemente lo  sguardo incrociando quello chiaro di Kagome, che guardava quasi incantata le sue orecchie, e per la prima volta qualcuno gli aveva sorriso.

“Sono bellissime!” aveva detto, e da quel giorno erano diventati inseparabili. Inuyasha era addirittura corso in casa, entrando dentro la stanza di Sesshomaru come un matto, iniziando a saltare e a gridare quello che era accaduto, poco prima di essere buttato malamente fuori con un calcio da Sesshomaru che aveva semplicemente detto la classica frase ‘te l’avevo detto’.

Inuyasha si morse il labbro, continuando a guardare quel pacchetto «E’ che non capisco perché me lo dai oggi..» mormorò Inuyasha, senza guardarla in viso «Insomma, i regali ci si scambiano sempre il 25 Dicembre» spiegò.

Kagome lo guardò confusa, piegando il capo di lato, poi sorrise «Ma questo non è il mio regalo di Natale» ridacchiò.

A quelle parole Inuyasha strabuzzò gli occhi, confuso. E allora che cos’era? Aprì la bocca per chiederglielo, ma lei lo precedette «Non credi che sia molto più bello riceverne uno in un giorno qualunque, proprio perché hai il gusto e il volere di farlo?»

A quelle parole Inuyasha si bloccò, colpito. In effetti si era chiesto diverse volte perché ci si doveva fare sempre un regalo per Natale. Ingoiando rumorosamente cominciò a scartarlo, sotto lo sguardo impaziente della ragazzina, che continuava a dondolarsi sui piedi avanti e indietro, con le mani dietro la schiena.

Una volta tolta tutta la carta Inuyasha si ritrovò tra le mani una piccola scatolina che, lentamente aprì, trovando al suo interno quella che sembrava una collana. La prese tra le mani, studiandola attentamente, mentre Kagome si grattò una guancia.

«Ti piace? L’ho fatta io con le mie mani» spiegò, soddisfatta.

Inuyasha continuava ad osservare rapito quel piccolo ciondolo. Sembrava quasi un rosario, coperto interamente  di perle nere, quasi viola, separate a gruppi da pietre bianche, simili ad artigli o zanne. Senza pensarci se la mise al collo, sotto lo sguardo divertito e felice della bambina.

«Come sto?» domandò timido. Kagome iniziò a battere le mani, saltellando.

«Benissimo!» schiamazzò, ma quando vide il volto triste dell’amico si bloccò «C’è qualcosa che non va? Non ti piace?» domandò dispiaciuta, risvegliando immediatamente Inuyasha, che agitò le mani nel panico.

«No, no! Mi piace tantissimo, davvero, solo che ecco.. io non ti ho fatto nulla per Natale» mormorò l’ultima frase, abbassando mogio lo sguardo. Kagome sbatté diverse volte gli occhi, poi sbuffò.

«Ancora? Ti ho detto che non è un dono di Natale, ma un semplice regalo che ho voluto farti!» spiegò, portandosi entrambe le mani sui fianchi, sbattendo un piede «Io non farò mai a nessuno un regalo a Natale perché io penso che sia molto più bello farlo in un giorno qualunque»

Inuyasha alzò lentamente lo sguardo, guardandola di sottecchi «Neanche a tua mamma?»

«Neanche a mia mamma» rispose decisa, scuotendo fortemente il capo «E non voglio riceve un regalo da te» continuò. A quelle parole Inuyasha sorrise, portandosi involontariamente le dita sulla sua nuova collana.

«Allora vorrà dire che te lo farò quando meno te lo aspetti» esalò, soddisfatto. A quelle parole gli occhi di Kagome brillarono; sembravano due bellissime stelle.

«Me lo prometti?» interpellò, elettrizzata. Inuyasha irrigidì lo sguardo, incrociando le braccia e alzando il mento.

«Io non prometto mai niente» sputò, girando lo guardo.

Kagome sbuffò, ma sorrise comunque «Ok»




«Cosa ci fai lì imbambolato?»

Inuyasha si risvegliò, scuotendo il capo «Eh?» guardò confuso davanti a sé, trovando suo fratello in piedi con in mano due grandi pacchetti di cartone con sopra stampato l’insegna del negozio in cui era entrato poco prima.

«Muoviti! Stupido fratello» mormorò il maggiore, anche se Inuyasha lo sentì, ma non disse nulla. Si mise in piedi, raggiungendo con passi svelti Sesshomaru, mentre involontariamente si portò la mano destra sul collo tastando con le dita la collana fatta di perle, che stava sotto il golf di lana.


 
 ***



«Finalmente siete tornati! Avevo paura che questa volta Inuyasha avesse distrutto direttamente l’intero negozio» commentò Izayoi, non appena aprì la porta di casa ai due giovani completamente infreddoliti.

«Mamma!» esclamò Inuyasha, grattandosi la fronte, ma la donna non gli diede peso e senza pensarci strappò di mano le buste che teneva Sesshomaru, per poi raggiungere quasi di corsa il salotto che stava alla loro destra.

Entrambi si tolsero il cappotto, poggiandoli sull’appendiabiti e, una volta fatto, Sesshomaru iniziò a salire le scale, sicuramente per rintanarsi in camera, mentre Inuyasha raggiunse la cucina. Aprì senza pensarci il frigo, afferrando la scatola di latte. 

«Inuyasha No Taisho! Non ti azzardare a bere dalla bottiglia!» l’urlo di sua madre dal salotto lo fece sobbalzare, rischiando di fargli versare tutto il latte addosso. Borbottò.

«Tranquilla mamma» gridò, accennando un sorriso tirato, anche se sua madre non poteva vederlo. Si avvicinò nuovamente il contenitore alla bocca, iniziando a bere, ma la voce della donna lo bloccò di nuovo.

«Allora visto che ci sei perché non metti le luci nella siepe in giardino?» a quella proposta gli occhi di Inuyasha si sbarrarono, mentre il latte venne completamente sputato fuori, sporcando tutto il pavimento.

«Ma porca.. no mamma, ti prego! Fuori fa freddo!» gridò nel panico, cercando disperatamente uno straccio per pulire per terra, prima che sua madre lo potesse scoprire, anche se alla fine preferiva molto di più ricevere una ramanzina che uscire nuovamente fuori.

«Su avanti, io devo finire di abbellire l’albero di Natale!» lo pregò ancora. Inuyasha intanto aveva trovato il suo obbiettivo e con uno sbuffo si mise ad asciugare le mattonelle color marroncino chiaro.

«Ma perché non chiedi a Sesshomaru?» tentò, sciacquando dal lavabo lo straccio.

«Lui mi ha già aiutato stamattina a mettere quelle sulla terrazza, mentre tu dormivi!» gridò, questa volta con un tono di rimprovero.

Inuyasha portò la testa all’indietro, arrendendosi. Tanto non ce l’avrebbe mai fatta a farle cambiare idea. Uscì dalla cucina, strusciando i piedi. Prese nuovamente il cappotto e raggiunse il salotto, trovando sua madre intenta a mettere delle palline blu sull’albero di Natale completamente bianco.

«Grazie mille tesoro. Le luci sono lì» la donna indicò radiosa una scatola di cartone alle sue spalle, che Inuyasha prese senza fatica, ma poco prima di uscire Izayoi parlò di nuovo «La prossima volta usa l’acqua per pulire per terra, sennò diventa appiccicoso»

Capendo di essere stato facilmente sgamato uscì velocemente di casa, sotto il sorriso beffardo di sua madre.

Una volta fuori, il freddo pungente colpì il suo volto, come tanti piccoli spilli, facendogli stringere involontariamente le spalle e nascondere ancora di più il collo e le labbra nella lanosa sciarpa nera. Scocciato raggiunse la grande siepe ormai priva di foglie che stava nel loro piccolo giardino, per poi poggiare per terra con un tonfo la scatola.
Mise una mano dentro la tasca dei pantaloni, tirando fuori la scatola delle sue amate sigarette per poi accenderne subito una. Quando sua madre aveva scoperto anni prima questo suo brutto vizio era letteralmente impazzita. Prima aveva provato a fargli cambiare idea con le parole, ma dato gli scarsi risultati decise di utilizzare la tattica numero 2: nascondere i pacchetti o peggio.. rompere le sigarette.

La lotta era durata tipo tre mesi, poi per fortuna si era arresa, con un’unica pretesa: mai fumare in casa (a parte la sua camera) e in sua presenza. Meglio che niente in fondo.

Tenendo la sigaretta tra le labbra aprì la scatola consumata, tirando fuori un ammasso di fili, con tante piccole lampadine attaccate. Con difficoltà trovò la presa, mettendola da parte e iniziando a sistemare il filo, peccato che era pieno di nodi e intrecci.

«Maledizione!» brontolò a bassa voce, senza mollare la sigaretta tra le labbra.

Dopo dieci minuti buoni slegò finalmente l’ultimo nodo rimasto. Prese l’estremità del lungo filo e una volta incastrato da due piccoli rametti iniziò a girare attorno la siepe, posizionando le luci a caso. Una volta fatto prese la spina e raggiunse la presa che sua madre anni fa si era fatta fare, per poi attaccarla. In quello stesso istante tante piccole luci colorate presero vita, illuminando la siepe spoglia e una parte del giardino, dato che ormai il sole era da tempo calato.

Inuyasha rimase a guardarle per un attimo incantato, quando ad un certo punto nella sua mente parlò una voce, simile a quella di un fantasma.

«Sai cosa mi ricordano? Le luci che illuminano di notte la pista di atterraggio degli aerei!»
 



13 anni prima


Inuyasha aggrottò le sopracciglia, confuso, senza smettere di camminare «Ma è una cosa stupida!»

Kagome, che camminava al suo fianco, si voltò a guardarlo «Perché?»

Inuyasha tornò a guardare le luci che illuminavano gli alberi del lungo viale che facevano ogni giorno quando tornavano da scuola. Erano al secondo anno delle medie e fortunatamente erano stati messi nella stessa classe.

«Perché sono due cose completamente diverse!» spiegò, agitando le mani, come se fosse una cosa ovvia. Kagome rimase ad osservarlo, poi ridacchiò, iniziando a guardare il cielo. Inuyasha bloccò la sua camminata, ma lei continuò, tenendo le mani dietro la schiena, con in una di esse la cartella scolastica.

«Che c’è da ridere?» domandò Inuyasha, sbuffando e incrociando le braccia. Alla domanda dell’amico Kagome si fermò, ma senza voltarsi.

«Si è vero, sono diverse.. ma la magia è uguale» spiegò, senza smettere di sorridere. Inuyasha, confuso, piegò il capo.

«Quale magia?» chiese, usando un punta di ironia e allo stesso tempo il suo solito tono scontroso, ma Kagome non vi badò, anzi sorrise ancora di più. Poi, improvvisamente, si voltò verso di lui, avvicinandosi al suo volto, anche se con una certa difficoltà dato che era leggermente più alto di lei.

A quella poca distanza, soprattutto non aspettata, Inuyasha arrossì, ingoiando con difficoltà uno strano nodo formatosi in gola.

«La magia che ti fa provare emozioni!» disse radiosa a trentadue denti, poi si allontanò e Inuyasha poté tirare un sospiro di sollievo, anche se il suo cuore non smetteva di battere forte.

«Su avanti! Non dirmi che quando vedi così tante luci tutte insieme e un aereo che in quel momento sta atterrando lungo quella pista illuminata non provi una certa emozione!» continuò ancora Kagome, alzando le braccia al cielo e muovendo i suoi capelli scuri e setosi.

Fu in quell’istante che Inuyasha lo sentì per la prima volta: un profumo. Un buonissimo profumo di more e fiori. Che strano, eppure erano in inverno..  scosse il capo, tornando a guardare la sua amica, che non smetteva di sorridere.

«Beh, in effetti.. si. Hai ragione» alla conferma dell’amico Kagome tirò un grido di gioia, saltando sul posto con le braccia in aria, attirando l’attenzione dei passanti, che li guardarono confusi. Ma i due ragazzini non ci badarono, in realtà non lo avevano mai fatto.

«Lo sapevo!» enfatizzò Kagome «Sai l’ho capito da quando mi sono trasferita qui a Tokyo tre anni fa. Quella volta, quando siamo atterrati era notte e dal finestrino vidi la pista con tutte le luci e in quel momento la gioia che provai è la stessa di quando vedo le luci di Natale»

A quella dichiarazione Inuyasha sorrise appena. Già, ormai erano passati tre anni da quando aveva conosciuto Kagome. Entrambi avevano dodici anni e non potevano essere più felici. Kagome le aveva raccontato che suo padre, per colpa del suo lavoro, si erano dovuto trasferire ben tre volte, ma per fortuna, soprattutto di Inuyasha, lì a Tokyo si trovava bene, così la sua famiglia aveva deciso di rimanerci.

Non lo aveva mai ammesso a Kagome però, se lei fosse andata via, avrebbe sofferto molto.. e sicuramente anche lei.

«Inuyasha mi stai ascoltando?» domandò Kagome.

«Eh, come?»

«Inuyasha..»
 



«Inuyasha!»

Il ragazzo strinse gli occhi, per poi osservare dritto davanti a se «Oh, ciao papà» mormorò, mentre suo padre, così simile a lui e suo fratello, studiava il suo operato.

«Hai fatto un ottimo lavoro. Tua madre sarà felice» commentò l’uomo, raggiungendo l’uscio di casa, suonando il campanello «Su vieni dentro, stai congelando»

«Ah..» solo in quel momento Inuyasha si accorse di tremare. Le sue mani erano diventate quasi viola per colpa del freddo; cominciò a  strofinarsele per cercare di farle tornare al loro colore naturale, mentre la porta fu aperta da una raggiante Izayoi.

«Caro, finalmente! Sei arrivato giusto in tempo per vedere finalmente il nostro nuovo albero di Natale e.. oh Kami Inuyasha, è bellissimo!» la donna non terminò la frase quando i suoi occhi scuri si posarono sul grande cespuglio illuminato.

«Grazie mamma» mormorò Inuyasha, che si grattò la nuca imbarazzato.

Izayoi si portò una mano al petto, all’altezza del cuore, mentre suo figlio e suo marito entrarono in casa «Quanta emozione» sibilò, più a se stessa che a loro. Inuyasha, però, la sentì comunque.

«Già..»

Si tolse la giacca, poggiandola al suo solito posto. Inu No Taisho raggiunse il salotto, mentre sua madre, dopo aver chiuso la porta batté entusiasta le mani, facendo sobbalzare il figlio.

«Su forza, non c’è un attimo da perdere, tra meno di due ore ci saranno i nonni, gli zii e la dolce Rin a cena! Inuyasha vai a prepararti» esclamò Izayoi, indicando con un dito la cima delle scale, per poi sparire dentro la cucina.

Inuyasha non ci pensò due volte e raggiunse il secondo piano, entrando direttamente in bagno. Aveva bisogno di una doccia, non tanto per pulirsi, ma per scaldarsi. Era tutto infreddolito, maledizione.

Dopo una buona mezz’ora sentì la porta bussare fortemente. Alzò gli occhi al cielo; sapeva perfettamente chi era.

«Stupido fratello, muoviti! O finirai l’acqua calda» esclamò Sesshomaru, col suo solito tono freddo. Inuyasha spense l’acqua con tutta calma. Afferrò l’asciugamano bianco appeso e se lo legò in vita, non prima di essersi asciugato il petto scolpito. Fischiettando pulì con la mano il vetro appannato, guardandosi per un attimo allo specchio, poi raggiunse la porta, girando la chiave. Quando l’aprì si ritrovò l’imponente figura di suo fratello che lo guardava in maniera abbastanza.. incazzata?

«Vuoi farti bello per Rin?» scherzò Inuyasha, uscendo dal bagno, peccato che Sesshomaru non gradì molto la sua battuta. In meno di un secondo un potente pugno colpì la sua testa.

«Ahia!» gridò, portando la mano sulla parte lesa.

«Idiota» borbottò il maggiore, chiudendo la porta del bagno. Inuyasha raggiunse la sua camera, senza smettere di massaggiarsi la testa. Accese la luce e chiuse la porta.

“Questa stanza fa proprio schifo” pensò, mentre osservava quella che doveva essere la sua camera. Sembrava fosse scoppiata una bomba lì dentro! Diversi vestiti erano sparsi per terra. L’armadio era aperto, il letto sfatto e la scrivania disordinata.

Stando ben attento a non inciampare raggiunse il letto, ma poco prima di sdraiarsi sopra, sentì il suo cellulare iniziare a squillare. Sbuffando iniziò a cercarlo, con scarsi risultati. Ribaltò tutti gli oggetti sulla scrivania e tolse tutte le coperte dal letto, ma nulla, poi finalmente capì che proveniva tra i vestiti sparsi per terra.

«Dove diavolo sei..» sibilò scocciato. Spostò malamente un paio di jeans, trovandolo. Senza pensarci accettò la chiamata.

«Pronto?»

«Era l’ora! Questa è la quinta volta che ti chiamo!» gridò dall’altra parte della cornetta l’interlocutore.

«Ciao Miroku. Scusa, ma ero andato a fare delle compere per mia mamma e mi sono dimenticato il cellulare a casa» spiegò annoiato, togliendosi l’asciugamano dalla vita, buttandolo a terra, iniziando a girare per la stanza come madre natura lo aveva fatto.

«Sei sempre il solito. Allora, come lo festeggi questo 24 Dicembre?» domandò l’amico, che si era improvvisamente calmato. Inuyasha incastrò il cellulare tra la spalla e la testa, mentre con entrambe le mani aprì il cassetto, tirando fuori un paio di boxer neri, infilandoseli.

«Ci saranno dei parenti e la ragazza di mio fratello, come al solito. Perché?» domandò, prendendo un paio di jeans da terra, iniziando a metterseli, saltellando.
«Ho trovato cosa potremo fare domani sera!» esclamò Miroku, attirando la curiosità di Inuyasha.

«Per la cena di Natale?» domandò, prendendo da dentro l’armadio una maglia semplice a maniche corte rossa «Mi dispiace, ma in uno strip club non ci torno più!» disse chiaro, infilando un braccio dentro la manica, seguito poi dall’altra, indossando così la t-shirt.

«Ma quale strip club! Anche perché Sango mi farebbe un occhio nero» a quelle parole Inuyasha ridacchiò, in effetti Sango era parecchio gelosa «Comunque lei mi ha detto che ha conosciuto una ragazza all’università e ha detto che farà una festa in casa sua ed è libera di invitare chi vuole, perciò.. siamo invitati!»

Inuyasha raggiunse lo specchio, osservando il suo riflesso. Tirò fuori dalla maglia il vecchio rosario, poi prese la felpa posta sopra la sedia «La cosa non mi dispiacerebbe.. come si chiama la tipa?» chiese, mentre si infilava anche quella.

«Ka.. emh, Kam.. boh non ricordo. Va beh, che te ne importa?!» esclamò Miroku.

«In effetti..» mormorò poco interessato il ragazzo. In quel momento sentì la voce di sua madre chiamarlo dal piano terra «Scusa Miroku, devo andare» disse sbrigativo, uscendo dalla camera.

«Tranquillo! Domani vengo a prenderti alle 21. Mi raccomando: puntuale!» lo minacciò l’amico. Inuyasha ridacchiò, scendendo le scale.

«Nessun problema! Ciao» senza attendere risposta chiuse la chiamata, mettendo il cellulare dentro la tasca.

«Inuyasha!» in un attimo il ragazzo si ritrovò stretto da un forte abbraccio, che lo prese alla sprovvista, l’unica cosa che vide furono lunghi capelli scuri ed un odore inconfondibile.

«Ciao Rin» la salutò, in difficoltà. Ormai conosceva Rin da anni, ma non si era ancora abituato ai suoi modi eccentrici ed affettuosi.

La ragazzina lasciò andare la sua vita, per poterlo vedere meglio in viso «Ti vedo bene» affermò, felice.

Inuyasha annuì col capo, portando una mano dentro la tasca «Anche te. Come sempre» ghignò, facendola sorridere ancora di più, e lei annuì energicamente, muovendo così il suo strambo, ma delizioso codino.

«Come potrei non esserlo? Tra poco sarà la notte di Natale!» strepitò fulgida. Inuyasha alzò gli occhi al cielo; già, si era dimenticato che tipo di persona si era innamorato suo fratello. Il freddo e glaciale Sesshomaru innamorato di un’umana tutta rosa e fiori; la vita è proprio strana.

«Sesshy!» l’urlo di Rin per poco non lo assordò. Annoiato si voltò verso la piccola umana che senza esitazioni raggiunse in corsa l’uomo che amava, abbracciando il suo collo con entrambe le braccia, mentre lui la teneva per la vita. I piedi di Rin non toccavano terra di almeno venti centimetri.

«Ciao Rin» mormorò il maggiore, posandole un lieve, ma dolce bacio sulla fronte. A quella visione Inuyasha non sapeva se vomitare per la sdolcinatezza eccessiva o ridere per come suo fratello si fosse rammollito.

«Rin!»

I tre ragazzi si voltarono, trovando la donna di casa con un grande sorriso stampato sulle labbra. Rin si staccò lievemente imbarazzata da Sesshomaru, salutandola cordialmente con un inchino.

«Salve signora Taisho»

Izayoi sorrise, scuotendo il capo «Cara, quante volte ti ho detto di chiamarmi Izayoi?»

A quelle parole Rin arrossì ancora di più «Mi scusi»

«Torno in cucina, altrimenti si brucia tutto. Tra poco dovrebbero arrivare i nonni e gli zii, voi ragazzi andate pure in salotto» affermò la donna, sparendo dietro la porta da cui era arrivata. I tre raggiunsero la sala, sedendosi sul divano, mentre la televisione era accesa. Inuyasha iniziò a guardarla distrattamente, con la testa leggermente all’indietro e le gambe divaricate.

«Ah, giusto! Inuyasha devo farti vedere una cosa, guarda!» esclamò improvvisamente Rin, tirando fuori qualcosa dalla borsa. Quando Sesshomaru vide di cosa si trattava irrigidì la mandibola, ma nessuno lo notò. Inuyasha si voltò annoiato verso di lei, osservando l’oggetto che teneva in mano. Sbarrò gli occhi.

«Non è bellissima? Quando l’ho vista ho pensato a te, così te l’ho presa» ammise la ragazza. Inuyasha rizzò immediatamente la schiena, prendendo quella cartolina tra le mani, osservandola attentamente.

«Rin..» mormorò Sesshomaru.

«Che c’è?» domandò questa, confusa. Sicuramente non si era accorta che mostrandole quel semplice pezzo di carta, qualcosa aveva risvegliato Inuyasha e il suo cuore e Sesshomaru lo sapeva bene.

Inuyasha sentì gli occhi leggermente tremare.

«Una lettera scritta a mano per me vale come un abbraccio»
 



11 anni prima


«Ma per me no!» esclamò arrabbiato un Inuyasha quattordicenne. Le sue mani, chiuse fortemente in un pugno tremavano «Kagome tu.. non puoi andartene!» gridò il ragazzino, sembrava fosse pronto a scoppiare.

«Mi dispiace Inuyasha, ma non l’ho deciso io» mormorò Kagome, con un sorriso forzato. Continuava a guardarsi le mani poggiate sulle gambe e non smetteva di torturarsi le dita.

Inuyasha, seduto di fianco a lei, ispirò col naso, cercando di calmarsi «Lo so, però.. non è giusto» sussurrò, chiudendo gli occhi e stringendo i denti. Kagome, col dolcezza, poggiò la sua piccola mano sulla sua che immediatamente, smise di tremare.

«Lo so che fa male, però, come ti ho già detto, ci scriveremo ogni settimana una cartolina. E per farti felice sceglierò sempre quella con sopra disegnata una katana, dato che ti piacciono tanto» disse Kagome, dandogli una spallata, tentando inutilmente di tirarlo su di morale.

Inuyasha, però, continua a tenere lo sguardo abbassato, sulle loro mani. Il cuore batteva forte e non riusciva a capire se il motivo fosse per quel piacevole contatto oppure per il fatto che la sua unica amica, il giorno dopo, se ne sarebbe andata per sempre, a Kyoto.

«Inuyasha» sussurrò la mora, poggiando l’altra mano sulla sua guancia, facendo leggermente pressione, per cercare di vederlo in viso, ma lui continuava a stare fermo «Ti prego..» continuò e questa volta la sua voce tremò appena e una lacrima sfuggì al suo controllo, nonostante si fosse promessa di non piangere.

Percependo l’odore delle sue lacrime e la voce rotta dal pianto Inuyasha alzò di scatto gli occhi, mentre il suo stomaco si chiuse. Odiava vederla piangere, diventava così.. vulnerabile, indifesa e la voglia di proteggerla cresceva ancora di più.

«Devo sempre piangere per attirare la tua attenzione?» ridacchiò Kagome, mentre un’altra lacrima rigò la sua guancia bianca e fresca. Inuyasha non rispose, rimase semplicemente a guardarla, dritto negli occhi come mai aveva fatto.

Le iridi di Kagome erano così belli e pieni di emozione. Raccontavano una storia ed erano capaci di ipnotizzare chiunque, per questo e altri motivi, non voleva perderla. Per Inuyasha, lei era.. speciale.

«Questo non è un addio, lo sai vero?» sorrise la ragazza, asciugandosi con la manica del cappotto le linee umide. Inuyasha annuì, senza dire nulla. 

«Ogni volta che mi scriverai per me sarà come ricevere un abbraccio» spiegò nuovamente Kagome. A quelle parole Inuyasha afferrò velocemente le sue mani, stringendole fortemente. Kagome, non aspettandosi quel gesto, sobbalzò, ma poi sorrise appena.

«Ti prometto che ti scriverò sempre» disse Inuyasha, deciso, senza lasciare le sue mani. A quelle parole il cuore di Kagome scoppiò di gioia, ma allo stesso tempo rimase basita, incredula.

«Ma.. tu non prometti mai» mormorò confusa, ricordando perfettamente le parole che diverse volte le aveva ripetuto.
Inuyasha sorrise appena, abbassando lo sguardo «Per questa volta farò un’eccezione»

I due si guardarono a lungo fino a quando non vennero attirati da qualcos’altro che sfiorò i loro nasi: neve. Aveva cominciato a nevicare. Kagome non resistette nel sorridere, senza smettere di dire che quello non era un caso, ne era sicura. Sembrava come una mangia, peccato che non era durata molto perché alla fine se ne era andata, ma prima, aveva fatto qualcosa che Inuyasha non avrebbe mai dimenticato.

Ricordava ancora perfettamente le sue labbra calde, piene e dolci che profumavano di more, come i suoi capelli, posarsi sulla sua guancia. Era stato un bacio sbrigativo e timido, ma per lui era stato il più bello del mondo e non l’avrebbe mai cancellato dalla sua mente.

Da quel giorno passarono settimane e ogni week end Inuyasha riceveva, come si erano detti, una cartolina con sopra disegnata una katana diversa. Per un anno interno non fecero altro fino a quando Inuyasha iniziò le superiori e conobbe un nuovo amico: Miroku.

Parlò subito di lui a Kagome, che naturalmente era contenta, e per un altro anno continuarono a scriversi, ma poi, quando entrambi avevano raggiunto i sedici anni, il week end prima di Natale, la cartolina di Kagome non arrivò. All’inizio aveva dato la colpa al ritardo delle poste, però, i giorni diventarono settimane e le settimane mesi; le cartoline non arrivarono più, così, all’improvviso. Inuyasha aveva provato a scriverle diverse volte, ma nulla, era come se fosse scomparsa, ma per lui Kagome non era mai diventata un ricordo, perché era sempre impressa lì, nel suo cuore.
 



“Quella.. è stata l’ultima volta che ha nevicato a Tokyo” pensò Inuyasha, senza staccare gli occhi dalla cartolina che raffigurava una vecchia katana. Alzò lo sguardo malinconico e senza dire nulla si alzò dal divano, lasciando la stanza, sotto lo sguardo confuso di Rin e quello freddo di Sesshomaru.

«Ho.. fatto qualcosa che non va?» domandò incerta e dispiaciuta la ragazza. Sesshomaru scosse il capo, abbracciando con un braccio le spalle della compagna.

«No tranquilla, è una storia lunga..»

Inuyasha raggiunse velocemente la sua camera, chiudendo la porta con una tale rabbia che per un attimo i vetri della finestra tremarono. Per un secondo ebbe paura di aver rotto la porta, pronto a ricevere la solita ramanzina di sua madre, dato che era capitato già ben tre volte.

Con la mandibola irrigidita e il fiato corto prese la prima cosa che gli capitò tra le mani: un libro, per poi lanciarlo contro il muro. Rimase fermo, con la schiena poggiata sulla soglia e gli occhi chiusi, cercando di calmarsi.

Nonostante facesse male tornò nuovamente a guardare quella cartolina, mentre l’altra mano si posò prima sul rosario, poi all’altezza del cuore.  Da quanto tempo non batteva così forte?

Da quando Kagome se n’è andata.

Già, andata..

“Ma che diamine, ho venticinque anni cazzo! Sono passati undici anni e lei non fa più parte della mia vita ormai!”

E allora perché continui a tenere il rosario e tutte le sue cartoline dentro una scatola?

Ci mancava solo la vocina della coscienza a sbattergli la verità nuda e cruda dritta in faccia. Tirò un sospiro rassegnato, scompigliando con la mano libera la frangia argentea e ribelle. Mosse lievemente le orecchie quando percepì la voce di sua madre chiamarlo. Il resto della famiglia era arrivata.

Ispirò col naso, poi, sfoderando il suo imbattibile ghigno strafottente uscì dalla camera, tornando al piano terra, sotto lo sguardo freddo di Sesshomaru, che in realtà, se visto attentamente, possedeva una punta di preoccupazione. Solo Rin lo tonò, e non poté fare a meno di sorridere ancora di più e stringere fiera la sua mano grande e calda.
 


***



Il giorno dopo


«Sei in ritardo di quindici minuti» lo brontolò Miroku, senza smettere di tamburellare i pollici sul manubrio della macchina. Inuyasha, una volta salito nella parte posteriore del mezzo si affacciò tra i due seggiolini anteriori.

«Non rompere le palle come al solito» borbottò il mezzo demone, facendo un gesto con la mano, infastidito. Si voltò alla sua destra, guardando la ragazza seduta.

«Ciao Sango» la salutò. Questa, come risposta, offrì il pugno, che Inuyasha colpì.

Sango l’avevano conosciuta all’ultimo anno delle superiori. Era sempre stata un maschiaccio e a scuola non andava d’accordo con nessuno, per questo il preside le aveva proposto di farle cambiare classe. Il motivo? Molto semplice: voci di corridoio dicevano che una sua vecchia compagna l’avesse presa in giro perché amava lo stile total black e pareva una depressa.

Pochi giorni dopo pare che la poverina fosse stata ritrovata tutta bagnata e ricoperta di carta igienica nel bagno delle ragazze. Quella storia non aveva mai avuto una conferma, ma Sango non si era mai difesa. Quella volta rischiò addirittura la sospensione, ma per sua fortuna era una delle migliori studentesse della scuola; per questo il preside aveva deciso di chiudere un occhio, preferendo piuttosto farle cambiare classe.

In realtà a Inuyasha e Miroku non era mai importato se quella storia, così come tutte le altre, fosse vera o meno ed era proprio per questo che Sango si era trovata subito bene con loro, nonostante l’inizio burrascoso con Miroku, che si era trovato un grosso livido sulla guancia perché le aveva palpato senza problemi le sue generose forme.

«Com’è andata la vigilia di Natale?» domandò la castana, sistemandosi la coda di cavallo che si era leggermente allentata.

Inuyasha alzò le spalle, poggiando annoiato le spalle sullo schienale, accendendosi una sigaretta, mentre Miroku ingranò la marcia e partì.

«Nulla di speciale. Mia madre non ha fatto altro che vantarsi di quel suo stupido albero di Natale bianco e blu» rispose velocemente, buttando fuori del fumo e osservando fuori dal finestrino leggermente aperto, il cielo notturno, completamente ricoperto da minacciose nuvole.

A quelle parole Sango ridacchiò, voltandosi verso di lui «Ricordami di fare i complimenti a tua madre un giorno. Adoro quella donna» ammise. Inuyasha alzò un sopracciglio scettico, ma non disse nulla. Le donne..

«Comunque spiegatemi bene questa storia. Dove l’hai conosciuta questa tipa Sango?» domandò annoiato il mezzo demone, buttando fuori l’ennesima vampata di fumo, senza guardare l’amica, che rimase voltata verso di lui.

«All’università, esattamente in sala mensa, però frequenta fotografia. Abbiamo solo una materia in comune» spiegò rapidamente, accennando un lieve sorriso «Si è trasferita qui prima dell’estate per conto suo e mi ha detto che la sua coinquilina ha voluto organizzare una piccola festicciola, invitando un bel po’ di gente»

Inuyasha la guardò, lievemente confuso «Cos’è quello che sento Sango.. apprezzamento per caso?» la prese in giro lui. Se c’era una cosa che Sango non era mai stata capace di fare era amicizia con qualcuno, soprattutto se di genere femminile, non a caso i suoi unici amici erano Inuyasha e Miroku.

A quelle parole Sango sbuffò, tornando a guardare la strada «E’ semplicemente diversa, tutto qui» mormorò, imbarazzata.

Inuyasha rimase a guardare il suo profilo, poi alzò le spalle, poco interessato «Se lo dici tu»

«Stai tranquilla mia dolce Sango, per qualsiasi cosa io sono sempre pronto a consolarti» aggiunse Miroku che per tutto il tempo era rimasto in silenzio. Senza staccare gli occhi dalla strada posò una sua mano sulla coscia della ragazza ricoperta da un pantacollant nero lucido.

Sango l’allontanò con uno schiaffo, adirata «Taci, depravato» esclamò, leggermente rossa in viso «E non ti azzardare a toccarmi se non vuoi ritrovarti un bernoccolo in testa come l’ultima volta!» lo minacciò, ma lui non si fece intimidire perché ormai era abituato ai suoi modi bruschi.

Inuyasha scosse il capo, ormai arreso ai modi dell’amico. Quei due si facevano la corte da almeno due anni, ma oltre a dividere le lenzuola qualche volta, la storia non si era mai evoluta, forse per il semplice fatto che Sango era troppo timida, mentre Miroku troppo libertino.

Dopo una ventina di minuti buoni arrivarono finalmente a destinazione. L’abitazione dell’amica di Sango era un semplice appartamento al terzo piano di una palazzina. Erano in ritardo di solo mezz’ora, ma a quanto pare la festa era iniziata da un bel pezzo.

Quando Miroku suonò alla porta la musica rimbombava persino lungo il corridoio e una serie di luci fuoriuscivano dal piccolo spiraglio della porta. In un attimo questa si aprì, rivelando una ragazza abbastanza.. ambigua?

Indossava un abitino semplice, lungo fino a metà coscia completamente rosso, come i suoi capelli, mentre in testa stava una fascia  nera con attaccate due corna di renna, che non smettevano di muoversi per colpa della molla. Le labbra brillavano grazie a un lucidalabbra rosa pastello, mentre gli occhi erano pesantemente truccati, simili a quelli di Sango.

I due ragazzi rimasero impalati, aspettando che Sango parlasse, ma lei non fiatò, al suo posto lo fece la ragazza sull’uscio.

«Salve! Siete qui per la festa?» domandò a voce alta, per via della musica estremamente eccessiva. A giudicare dall'accento non pareva giapponese..

Entrambi annuirono quasi confusi col capo, facendo sorridere ancora di più la ragazza, che saltò sul posto «Aspetta, tu sei Sango giusto? L’amica di Yemka*!» ipotizzò, indicando con l’indice smaltato la castana.

Sango in tutta risposta alzò un sopracciglio «Di chi?» domandò, confusa, ma utilizzando comunque un tono serio e distaccato. Quella tipa già non le piaceva..

«Allora non mentiva quando aveva detto che sarebbe venuta anche una sua amica, per di più in compagnia vedo!» continuò ancora la ragazza, senza rispondere alla domanda di Sango, che si mangiò gli con occhi Miroku e Inuyasha, facendo innervosire ancora di più la castana.

«Io sono Ayame, su forza entrate!» gridò euforica, aprendo completamente la porta, permettendo così ai suoi nuovi ospiti di entrare. Una volta fatto Ayame chiuse la porta.

«Yemka si trova al tavolo degli stuzzichini, divertitevi!» senza aggiungere altro la ragazza con i capelli rossi se ne andò, raggiungendo un gruppo di amici che parlava animatamente tra loro.

«Sicura di essere nel posto giusto?» domandò Inuyasha a Sango nell’orecchio, che continuava a guardarsi attorno spaesata. Odiava quel genere di feste; quella era stata una pessima idea!

«Dov’è la tua amica, Sango?» aggiunse Miroku, a cui cadde lo sguardo su un paio di gambe nude. In un attimo una forte gomitata gli arrivò sulle coste, facendogli mancare per un attimo il respiro.

«La sto cercando» rispose altezzosa e soddisfatta la castana, poi i suoi occhi caddero su una cascata di capelli mori e mossi «L’ho vista, venite» esclamò, iniziando a camminare, seguita dai due ragazzi.

Inuyasha teneva una mano dentro la tasca, guardandosi attorno curioso. Quella casa era enorme e piana di addobbi, ma soprattutto di persone mai viste prima, sicuramente facevano tutti parte di una facoltà completamente diversa dalla sua.

Improvvisamente, assorto nei suoi pensieri, si scontrò con una persona, rischiando di far cadere a questa il drink che teneva in mano.

«Scusami» mormorò,  guardando di sottecchi la ragazza col quale aveva sbattuto. Aveva un abbigliamento molto simile a tutte le altre ragazze presenti in quella casa, sicuramente per richiamare lo spirito natalizio. I capelli erano lunghi e lisci, gli occhi castani, e doveva ammettere che era molto bella.

«Non fa niente» sorrise lei, stirandosi il vestito, poi lo squadrò «Sei un amico di Ayame?» domandò, piegando lievemente il capo, curiosa.

Lui scosse il capo, mettendosi anche l’altra mano dentro la tasca dei jeans «Non sono amico di nessuno» spiegò, annoiato, guardando da un’altra parte. Con la coda dell’occhio vide Sango abbracciare qualcuno, ma questa era coperta dalla figura di Miroku.

Era la prima volta che vedeva Sango così allegra e felice con qualcuno che non fosse lui o Miroku, e questo lo stupì un poco.

«Quindi sei un imbucato» la ragazza davanti a lui lo risvegliò costringendolo a guardarla, mentre lei non smetteva di ridacchiare. In tutta risposta Inuyasha alzò le spalle svogliato.

«Se vuoi metterla così..»

Questa scosse il capo, poi gli porse la mano «Comunque sono Kikyo» si presentò, radiosa. Inuyasha accettò la presa, senza stringere troppo, presentando allo stesso tempo il suo nome.

«Bene Inuyasha, è stato un piacere conoscerti. Ci vediamo in giro» disse la ragazza, per poi sparire dentro quella che doveva essere la cucina. Inuyasha non disse nulla, semplicemente la seguì con lo sguardo, notando in quel momento un grande albero di Natale vicino alla porta della cucina.

Cavolo, se pensava che quello di sua madre fosse orribile si sbagliava di grosso.. quello era veramente schifoso! Il colore era del solito verde, ma non era quello il problema, ma gli addobbi: rosa! Ma come si faceva a fare un albero di Natale completamente rosa? Scosse il capo ancora sdegnato, poi riprese a camminare, con l’intenzione di raggiungere i suoi amici.

Sango stava tenendo la mano alzata per farsi vedere e lui sorrise appena, ma un certo punto si bloccò.

“Ma cosa..?”

Quell’odore.. l’avrebbe riconosciuto tra mille. Un odore di fiori e more colpì le sue narici delicate come un pugno nello stomaco, che infatti si chiuse improvvisamente, tanto da fargli male. Iniziò a guardarsi attorno, nel panico. Che si stesse inventando tutto?

Scosse il capo, dandosi dello stupido, poi raggiunse i suoi amici, che parlavano tranquillamente con una ragazza che dava loro le spalle.

«Eccoti Inuyasha, vieni ti presento la mia amica» disse Sango, indicando l’interessata. Inuyasha assottigliò gli occhi, studiando quella chioma maledettamente familiare, poi finalmente lei si voltò e.. Inuyasha pensò di morire.

I suoi occhi si sbarrarono di colpo, mentre le mani caddero quasi di peso morto lungo i fianchi. Un nodo gli si formò in gola, impedendogli quasi di parlare e respirare. I suoi occhi azzurri continuavano a scrutarlo curiosi, facendolo sudare freddo ancora di più.

Lei era lì, davanti a lui. Il suo volto era molto più maturo e il corpo generoso, solo l’altezza era rimasta quasi uguale. Era diventata ancora più bella di come si ricordava. Mosse un passo verso di lei, emozionato; non sentiva neanche la musica che continuava a perforargli i timpani delicati. C’erano solo lui e lei.

Sango posò una mano sulla spalla della ragazza, accennando un sorriso «Inuyasha lei è..» ma venne interrotta dall’amico.

«Kagome» da quanto tempo non pronunciava ad alta voce quel nome? Gli era mancata così tanto. Si avvicinò ancora di più, mentre un largo sorriso spuntò sulle sue labbra piene.

Miroku e Sango si scambiarono uno sguardo confuso, pure Kagome fece lo stesso. Aveva assottigliato gli occhi e le sopracciglia e per un attimo aveva guardato incerta Sango; questo fece allarmare un poco il mezzo demone.

«Vi conoscete?» domandò Miroku. Inuyasha aprì la bocca pronto a rispondere, ma la voce della mora lo precedette.

«Emh, no. Non ci siamo mai visti» mormorò in difficoltà la ragazza, scuotendo il capo e guardando Inuyasha, dispiaciuta.

A quelle parole Inuyasha fu certo di sentire il cuore fermarsi, solo per un attimo, seguito da un forte rumore simile ad un vaso che si rompeva in mille pezzi. Si allontanò di un passo, senza staccare i suoi occhi color ambra da quelli di Kagome.

Non ci siamo mai..

Non ci siamo mai visti..

Non ci siamo mai visti??!

«Cosa?» sussurrò. Il tono era diventato improvvisamente duro, seccato, proprio come il suo volto «Ma che stai dicendo?» esclamò, forse un po’ troppo ad alta voce. Kagome infatti arretrò appena, sicuramente spaventata. Sango incenerì il ragazzo con lo sguardo, mentre Miroku posò la mano sulla sua spalla.

«Forse l’hai scambiata con qualcun’altra , Inuyasha» ipotizzò questo, ma Inuyasha scosse il capo, pienamente sicuro che la ragazza che aveva davanti era Kagome Higurashi, la sua amica d’infanzia che dopo due anni che si scrivevano, era scomparsa nel nulla.

«Kagome sono io! Inuyasha!» tentò di nuovo, indicandosi da solo con la mano. Lei lo guardò ancora, poi ingoiò con difficoltà un po’ di saliva. La sua gola era diventata improvvisamente secca.

«Mi dispiace, ma non ho idea di chi tu sia..» mormorò lei, dispiaciuta.

Inuyasha scosse il capo, stizzito, poi, senza dire nulla, se ne andò. I pugni erano talmente stretti che le nocche erano diventate bianche, mentre le unghie gli stavano quasi perforando la carne.

Era arrabbiato? No.

Era incazzato? Si.

Era deluso? Sicuramente quello più di tutti.

Senza pensarci prese un bicchiere a caso, bevendolo tutto di un sorso. La gola bruciò immediatamente, ma nonostante questo, la cosa non sembrò farlo calmare. Ancora più nervoso, si portò entrambe le mani tra i capelli argentei, tirandoseli.

Doveva andarsene di lì, non ci voleva più stare.

«Ehi, tutto bene?» una voce familiare lo risvegliò, facendolo voltare. Kikyo lo guardava curiosa e allo stesso tempo preoccupata. Teneva in mano un piattino di plastica con sopra due deliziosi onigiri al salmone.

«Si, tranquilla» borbottò, cercando di nascondere il suo stato d’animo, fallendo miseramente. Kikyo guardò dietro di loro, studiando i tre ragazzi poco distante.

«Per caso è colpa dell’amica di Ayame?» domandò. A quelle parole Inuyasha alzò di colpo il capo, squadrandola accigliato. Kikyo strinse le spalle, osservando per terra. 

«Scusa, non volevo fare l’impicciona» sussurrò, mortificata.

Inuyasha scosse il capo, poi fece un gesto rapido con la mano, senza guardarla «Non fa niente»

La mora tornò a guardarlo, sembrava parecchio abbattuto. Poggiò su un ripiano lì vicino il piattino, poi si avvicinò a lui, posando senza timore la mano sulla sua spalla muscolosa «Se vuoi un consiglio personale.. non te la devi prendere con lei. E’ solo una ragazza un po’ strana, ma non è cattiva» tentò di rincuorarlo, con un sorriso forzato.
Inuyasha la studiò con la coda dell’occhio, poi tornò a guardare Kagome. Solo in quel momento si rese conto che il suo stile rispecchiava molto quello di Sango. Indossava un vestitino completamente nero con le maniche lunghe, coprendola fino a metà coscia. Le gambe magre erano coperte da un paio di calze dello stesso colore, quasi trasparenti. Al collo teneva una macchina fotografica.

L’unica cosa diversa era il trucco, semplice e non eccessivo. Era diventata così bella.. la sua Kagome.

«Da piccoli eravamo migliori amici, ma poi lei si è trasferita. Sono passati tredici anni dall’ultima volta che l'ho vista, ma lei non si ricorda di me» spiegò brevemente il mezzo demone, senza guardare Kikyo negli occhi. Questa sorrise appena, togliendo la mano dalla sua spalla.

«Allora fai in modo che se lo ricordi»

Inuyasha si voltò verso di lei, giusto in tempo di vederla allontanarsi, mentre gli regalava un occhiolino amichevole. Fare in modo che si ricordasse di lui? Si, ci poteva provare.. e poi doveva ammettere che era diventata pure bella e lui era meno timido con le donne rispetto a quando era piccolo. Si, ci poteva riuscire!

“E se alla fine non si ricordasse comunque di me?” si domandò, per un attimo.

Inuyasha, fai l’uomo e non il poppante!

Si cazzo, la vocina aveva ragione! Velocemente prese un altro bicchiere e senza indugio finì tutto d’un fiato la bevanda alcolica. Lo posò bruscamente sul tavolo e riprese a camminare deciso, come un soldato.

Quando Miroku vide l’amico avvicinarsi capì immediatamente. Senza pensarci prese a braccetto Sango, interrompendo la sua chiacchierata con l’amica «Emh, Sango perché non mi accompagni a prendere da bere?»

«Cosa? Ma..» tentò lei, ma fu subito trascinata via, sotto lo guardo confuso di Kagome, ma immediatamente la figura della castana fu sostituita dal ragazzo di prima, con i lunghi capelli d’argento. Doveva ammettere che quando aveva incrociato il suo sguardo il suo cuore era sobbalzato. Era veramente bello.

I jeans chiari strappati gli regalavano un tocco quasi ribelle, così come la maglia nera e la felpa grigia, con le maniche alzate fino ai gomiti, permettendo così di mettere in bella vista il tatuaggio che ricopriva interamente il braccio destro: un drago in stile giapponese di un color rosso fuoco.

Inuyasha si mise le mani in tasca, accennando ad un sorriso ammiccante «Scusa, mi sono comportato da stupido prima» iniziò, con voce abbastanza.. provocatoria?
Su avanti, sfoggia le tue doti magiche maschione!

Kagome sorrise timida, guardandosi le scarpe «Non fa niente» era sicura di essere arrossita. Inuyasha infatti lo notò e non poté fare a meno di sorridere anch’egli  intenerito.

«Ricominciamo, ti va? Sono Inuyasha, il migliore amico di Sango» si presentò lui, allungando la mano. Kagome la guardò per un attimo, poi l’accettò. La mano della ragazza era molto più piccola rispetto alla sua.

«Piacere, io sono Kagome» si presentò lei, sorridente, senza abbandonare quell’accenno di timidezza  che caratterizzava la sua personalità.

Inuyasha, quasi dispiaciuto, lasciò la presa, portando entrambe la mani dietro la testa, senza smettere di guardarla negli occhi «Sango mi ha detto che studi fotografia, giusto?» domandò sicuro, indicando col mento l’oggetto che portava al collo.

Kagome seguì istintivamente lo sguardo sulla macchina, toccandola delicatamente con una mano. Sembrava una madre che accarezzava la guancia di suo figlio «Già» sussurrò.

«E.. sei brava?» chiese ancora Inuyasha, avvicinandosi di un passo, cosa che fece allarmare leggermente la ragazza. Perché il suo cuore batteva così forte?

Cercando di nascondere il suo disagio alzò le spalle, con non curanza «Non sta a me giudicarmi»

Ecco la Kagome che conosceva. Non era cambiata di una virgola, era sempre rimasta la solita ragazza onesta e sincera di un tempo, per fortuna «Umile come al solito vedo» commentò, più a se stesso che a lei.

Kagome piegò il capo di lato, confusa dalle sue parole «Come?»

Rendendosi conto dell’errore Inuyasha rimediò «No, niente» disse sbrigativo, scuotendo il capo «Allora, da quanto ti sei trasferita?» decise di cambiare argomento.

«Dopo l’estate. Prima abitavo a Kyoto, con mia madre» spiegò, ricordando perfettamente quel giorno come se fosse ieri. Per lei era stato abbastanza difficile lasciare sua madre, però, allo stesso tempo, sentiva che era giusto farlo.

«E come mai hai deciso di tornare a Tokyo?» a quella domanda Kagome tornò a guardarlo, confusa. Infatti accigliò divertita le sopracciglia.

«Tornare? Io non ho mai abitato a Tokyo»

Inuyasha sgranò gli occhi, togliendo le mani dietro la testa. Lo scrutò attentamente, come se fosse pazza «Che cosa?» enfatizzò.

Kagome annuì tenera, stringendosi nelle spalle minute «E’ così, so che è la capitale ed è strano che non l’abbia mai vista, però..»

«Ma che stai dicendo?!» l’urlo improvviso di Inuyasha bloccò bruscamente le sue parole, spaventandola. La sua espressione era diventata improvvisamente dura «Diavolo, posso accettare che tu non ti ricordi di me, ma cazzo hai vissuto a Tokyo per cinque anni! Mi prendi per il culo, per caso?» sbraitò con tutto il fiato che aveva, tanto che alcune persone, tra cui Sango e Miroku, si voltarono verso di loro, curiosi.

Kagome a quelle parole tremò appena, non capendo. Aprì la bocca per parlare, ma non proferì alcun suono, solo le lacrime minacciavano di uscire. Scuotendo il capo e senza la minima intenzione di farsi vedere in lacrime se ne andò a passo svelto, superandolo col capo chino.

Inuyasha rimase fermo, impalato. Che diavolo aveva fatto?

«Sei proprio un idiota. Si può sapere che ti prende?» le parole dure, come il pugno sulla spalla, arrivarono dritto alle sue orecchie, risvegliandolo. Si voltò verso Sango, che non smetteva di ridurlo in cenere con lo sguardo. Guardò pure Miroku, che pareva anche lui deluso.

Si portò frustrato le mani nei capelli, scompigliandoli «Voi non capite!» sputò fuori, poi tornò a guardarli «Miroku, ti ricordi l’amica di cui ti parlai alle superiori?»
L’interessato si portò un indice sul mento, pensieroso «Quella con cui ti scrivevi?» domandò.

Inuyasha confermò con un cenno del capo le sue parole, guardandolo serio. Guardò nuovamente nella direzione in cui era scappata Kagome «E’ lei» mormorò.
Miroku sgranò sconvolto gli occhi, sotto lo sguardo confuso di Sango «Cosa?»

Inuyasha annuì ancora, sbuffando «Però non so per quale motivo non si ricorda di me e di aver abitato a Tokyo per cinque anni!» sputò fuori, ancora accigliato per quello che stava accadendo. Quella serata stava andando di male in peggio!

«Dici che ti sta prendendo in giro?» ipotizzò Miroku. Inuyasha lo guardò, senza dire nulla, col timore che quella potesse essere un’opzione valida. Forse, Kagome non voleva avere niente a che fare con lui e quindi si era inventata tutta quella messinscena per liberarsi di lui?

Sango rimase a guardarli. Non aveva idea di cosa i suoi amici stessero parlando, ma solo una cosa le era chiara: c’entrava Kagome. Poggiò dolcemente la mano sull’amico, scuotendolo un poco per attirare così la sua attenzione «Non conosco perfettamente Kagome, però.. posso assicurarti che non è il tipo di persona che fa certe cose. Sicuramente c’è qualcosa sotto» disse decisa.

Inuyasha la guardò, dritta negli occhi. Le sue parole non potevano essere più vere. Lui la conosceva meglio di tutti e lei non sarebbe mai stata in grado di fare una cosa del genere. Non era neanche capace di uccidere una mosca.

Serio, poggiò la mano su quella dell’amica, ringraziandola con lo sguardo «Torno subito» e senza aggiungere altro, se ne andò.
Iniziò a guardarsi attorno, mettendosi addirittura sulle punte per vedere meglio. Con tutto quel casino, la sua elevata altezza non bastava per trovare Kagome. Raggiunse addirittura quell’orribile albero di Natale, ma niente, non la trovava.

«E’ uscita in terrazza» velocemente si voltò alla sua destra, trovando una sorridente Kikyo con in mano un drink. Lui studiò l’area, notando che l’uscita esterna si trovava a pochi metri da lui. La porta scorrevole di vetro era chiusa, ma grazie alla sua sviluppata vista vide un’ombra poggiata alla ringhiera.

Tornò a guardare Kikyo, sorridendole «Grazie»

Lei alzò lievemente il bicchiere, come risposta, seguendo poi col suo sguardo scuro il ragazzo allontanarsi «A quanto pare dovrò accontentarmi di qualcun altro» ridacchiò, individuando poco distante la figura di un giovane uomo dai lunghi capelli neri e gli occhi intensi. Niente male..

Dopo essersi stirata il vestito e mosso teatralmente la chioma liscia si incamminò dritto verso la sua nuova preda.

Inuyasha giunse vicino alla terrazza, col cuore a mille. Alzò indeciso la mano e dopo aver ingoiato la saliva accumulata, si decise. Senza smettere di tramare aprì la porta scorrevole e in un istante il freddo pungente di quella notte colpì il suo viso. Kagome aveva sentito sicuramente la soglia aprirsi, ma non si mosse.

Continuava a guardare dritta davanti a sé. Tokyo era veramente immensa.

Inuyasha si avvicinò di un passo, timido. Le mani erano lungo la vita, strette in pugno, mentre lo sguardo restava posato sulle scarpe. Strinse i denti, cercando di calmarsi «Mi dispiace» perché quelle parole erano sempre state così difficili da pronunciare?

Forse perché alla fine non è pienamente colpa tua?

Forse.

Sentì Kagome sospirare, poi si voltò, guardandolo. I suoi occhi erano così sofferenti che Inuyasha non riusciva neppure a guardarla, gli faceva troppo male.

«No, scusami tu..» sussurrò lei, voltando il capo «Non avevo intenzione di dimenticarti di te, ma.. non è stato voluto»

Quelle parole attirarono l’attenzione del ragazzo che per un attimo si dimenticò tutto quello che era appena accaduto. Le sue mani si aprirono e la sua mandibola si rilassò.
Kagome si avvicinò a lui, senza guardarlo. Allungò timidamente la mano, afferrando per la seconda volta la sua, questa volta molto più decisa, poi prese un bel respiro «A sedici anni, poco prima di Natale, ero in macchina con una persona. Non so per quale motivo, o almeno nessuno me l’ha mai detto..» Kagome iniziò a raccontare, ma Inuyasha rimase in silenzio, curioso.

«C’era del ghiaccio per terra e a quanto pare l’uomo che guidava perse il controllo dell’auto, sbattendo contro il muro di un edificio» a quelle parole gli occhi di Inuyasha si sgranarono. Kagome.. aveva fatto un incidente?

«Il primo ricordo che ho impresso nella mente è di me sdraiata su un letto, con la testa fasciata e i capelli completamente rasati da una parte. Al mio fianco stava una donna mai vista prima che, appena ho aperto gli occhi, è scoppiata in lacrime, ma, quando le chiesi chi era, tutta quella felicità è svanita dal suo volto. Ricordo che si mise a piangere, disperata» la voce di Kagome aveva iniziato a tremare, così come la mano di Inuyasha. Non voleva sentire oltre, era troppo doloroso per lui, però, allo stesso tempo, voleva sapere.

«Il giorno dopo un medico e altri due esperti mi hanno visitato, facendomi un sacco di domande. Come mi chiamavo, quanti anni avevo, dove abitavo, che giorno era, ma io.. non ricordavo niente» una lacrima sfuggì al suo controllo, ma l’asciugò velocemente.

Inuyasha alzò lo sguardo, posandolo oltre la ragazza, guardando il vuoto, mentre tutte le sue domande che si era fatto piano, piano ricevevano una risposta.
«Dopo un mese comunicarono la diagnosi che ufficializzava che, durante l’incidente, avevo battuto talmente forte la testa da provocarmi una la perdita di memoria a lungo termine. Il medico l’ha chiamata amnesia retrograda*. Tutto quello che ho fatto, detto, pensato, il giorno prima dell’incidente l’ho perso per sempre, in una parte del mio cervello» con l’indice si indicò la tempia, accennando ad un sorriso privo di gioia, poi si alzò leggermente i capelli.

«Guarda, alla fine mi è rimasta pure questa» scherzò la ragazza, mostrando ad Inuyasha la parte destra del cranio, dove si trovava una lunga cicatrice dove i capelli non ricrescevano più, ma che riusciva comunque a nascondere «Lo so, fa ribrezzo però, mi ci sono affezionata» continuò, sfiorandola con le dita.

Improvvisamente sentì qualcosa di caldo e solo alzando gli occhi capì che quella fonte di calore non erano altro che le dita di Inuyasha, che tastavano delicatamente la ferita e allo stesso tempo le sue dita lunghe e magre.

«Comunque alla fine scoprì che la donna era mia madre mentre quello alla guida mio padre» Kagome si sistemò i capelli, tornando a guardarlo. Inuyasha ingoiò rumorosamente, indeciso.

«E.. lui come sta?» sapeva che era meglio evitare quella domanda, ma era più forte di lui.

Kagome abbassò lo sguardo, guardando distrattamente la felpa del mezzo demone «E’ morto sul colpo» mormorò. Inuyasha chiuse gli occhi, maledicendosi. Dannato lui e la sua boccaccia!

«Mia madre non ha mai voluto raccontarmi quasi niente della mia vita precedente ed è proprio per questo che io mi sono affezionata alla fotografia» improvvisamente l’animo sereno di Kagome tornò nuovamente a galla, rilassando un poco il ragazzo.

Kagome prese tra le mani la macchina fotografica, per fargliela vedere meglio «Ho talmente paura di dimenticare di nuovo che ogni volta che accade qualcosa di bello voglio immortalarla» spiegò radiosa, accarezzando il suo oggetto più prezioso.

I suoi occhi turchesi tornarono sul ragazzo, questa volta determinati «Io e te.. eravamo amici quindi?» domandò.

Inuyasha annuì e finalmente, anche lui tornò a sorridere «Ci siamo conosciuti a nove anni» iniziò, con tono deciso «Tu sei stata la mia prima e unica amica. Mi hai insegnato tante cose, tra cui il modo di vedere le cose e poi guarda.. questa me l’hai regalata tu»

Senza pensarci tirò fuori dalla maglia il rosario perlato, mostrandolo alla ragazza. Kagome lo sfiorò con le dita, incantata. Si vedeva che era fatto a mano, era stata lei a crearlo?

«E poi cos’è successo?» sussurrò, senza smettere di studiare la collana. I loro volti erano così vicini che Inuyasha sentiva perfettamente il suo fiato colpire il suo collo. Il profumo di more era molto più forte, fino a stordirlo. Era così buono.

«A quattordici anni ti sei trasferita a Kyoto, ma noi abbiamo continuato a scriverci ogni settimana con una cartolina fino a quando..» le parole gli morirono ancora prima di buttarle fuori; prese un bel respiro «Le tue non arrivarono più»

“E ora capisco il perché” continuò, nella sua testa, guardando stregato la ragazza davanti a lui.

«Devi aver sofferto molto per colpa mia» mormorò lei. Immediatamente i suoi occhi si inumidirono, allarmando ancora di più il mezzo demone. Senza pensarci Inuyasha si lanciò in avanti di slancio, abbracciandola con tutta la forza che aveva.

«Ti prego no! Ho sempre odiato vederti piangere» ammise, col volto nascosto nel suo collo. Kagome rimase colpita da quelle parole. Rimase ferma, ma poi si lasciò andare, ricambiando quell’abbraccio che, per la prima volta in vita sua, la fece sentire protetta.

Rimasero in quella posizione per minuti interi, dimenticandosi addirittura della festa e del freddo che piano, piano li stava congelando. Fu Inuyasha il primo a sciogliere l’abbraccio, per il semplice motivo che gli stava venendo mal di schiena. Rispetto a lui era troppo bassa.

Entrambi si guardarono negli occhi, poi, si voltarono verso il panorama, osservandolo incantati. Il parco vicino erano pieno di alberi, tutti ornati da una serie di luci colorate. Illuminavano addirittura le strade, permettendo così ai passanti di camminare tranquillamente.

Kagome sorrise e Inuyasha la guardò per un attimo. Altezzosamente si portò le mani dietro la testa «Scommetto che ti ricorda una pista di atterraggio, vero?» ipotizzò sicuro.
Kagome si voltò di scatto verso di lui, con gli occhi sgranati «Ma come..»

«Faccio a saperlo? Uno dei tuoi tanti pensieri pazzi» rispose lui, ridacchiando. A quelle parole Kagome gonfiò le guance irata. Pensieri pazzi?! Aprì la bocca, pronta a dirgli la sua, ma un leggero luccichio attirò la sua attenzione, facendole dimenticare completamente i modi buzzurri del ragazzo.

«Inuyasha guarda!» gridò entusiasmata, indicando qualcosa di impreciso col dito dietro di lui «Sta nevicando!» continuò.

Inuyasha, sorpreso, si voltò, constatando che l’amica d’infanzia aveva ragione. Dopo tredici lunghi anni, i suoi occhi stavano di nuovo guardando la neve cadere.
«Incredibile» bisbigliò, anche lui emozionato.

Kagome guardò il suo profilo, incantata. Inuyasha era veramente bello «Cosa?» sussurrò.

«L’ultima volta che ha nevicato a Tokyo, è stato il giorno in cui te ne sei andata» spiegò lui, senza spostare il suo sguardo da quel bellissimo spettacolo. Forse alla fine l’inverno non era così male..

Ad un certo punto Inuyasha percepì chiaramente il suono di uno scatto seguito subito dopo da un forte flash, che per poco non lo accecò. Stizzito si voltò trovando una Kagome divertita che guardava lo schermo della macchina fotografica, dove riproduceva chiaramente il suo profilo che scrutava la neve cadere.

«Ehi, che stai facendo?» borbottò, incrociando le braccia. Kagome ridacchiò, sembrava proprio un bambino. Mosse due passi, mettendosi di fianco a lui e poggiando i gomiti sulla ringhiera, seguita subito dopo da Inuyasha.

«Pensi che si un caso? La neve, intendo» domandò lei, avvicinandosi istintivamente a lui, poggiando la testa sulla sua spalla. Il cuore di Inuyasha a quel contatto scoppiò, avvertendo chiaramente un piacevole calore sulla spalla e anche in un altro posto.. molto più in basso.

Sei pur sempre un uomo, Inuyasha.

“Sta zitta!” gridò dentro sé alla sua vocina malefica, cercando goffamente di nascondere l’imbarazzo

«N-no, non credo» balbettò.

Kagome si accoccolò ancora di più costringendo Inuyasha ad abbracciare le sue spalle minute. Il volto del mezzo demone era diventato talmente rosso che cercava in qualche modo di nasconderlo, guardando da un’altra parte.

«Neanche io» Kagome chiuse gli occhi, assaporando ogni istante di quel momento di pura magia. Si, esatto, magia. Tornò a guardare la macchina fotografia, permettendo questa volta di vedere anche al ragazzo l’ultima foto scattata.

«Credo che questo diventerà uno dei miei ricordi più preziosi, Inuyasha»

A quelle parole Inuyasha sorrise, guardando anche lui lo scatto semplice, ma bellissimo, ricco di significato. Poggiò il mento sulla sua testa, annusando piacevolmente il suo profumo, che fin da piccolo aveva sempre apprezzato, ma solo ora capì che forse era molto di più.

«Anche per me»

Forse, per la prima volta, avrebbe amato il Natale. Infondo aveva ricevuto il suo regalo più bello: Kagome.






Angolo autrice:
 
Yemka*: Letteralmente vuol dire ‘fotografa’ in russo, e voi penserete, perché russo? Boh, chiedetelo al mio cervello! Dovevo trovare un termine per non far capire a nessuno, in particolar modo a Inuyasha che si trattava Kagome e così ho deciso di fare Ayame di origini russe. Lo so che non lo spiego nella storia, ma non ho trovato lo spazio per farlo così ho deciso di farlo qui xD Ah e la parola vi assicuro che è giusta, perché l’ho chiesto alla mia sorella adottiva che è Bielorussa (lo so che alla fine sono due lingue diverse, ma lei conosce anche il russo, così gliel’ho chiesto). Google translate fa schifo! xD
*Amnesia retrogada: E’ un disturbo della memoria a lungo termine dove la persona non riesce a ricordare gli eventi avvenuti prima del momento in cui si è manifestato il disturbo. La lacuna di memoria può estendersi nel passato per un periodo che varia da alcuni anni fino a tutta la vita e per fortuna chi è affetto da questa amnesia riesce a ricordare e a gestire con lucidità tutto ciò che avviene in seguito. Le cause sono tante, in questo caso, forte botta alla testa (trauma cranico). Wikipedia.

Bene! E dopo queste lezioni di medicina e lingua russa eccomi qua! Mamma mia, è stata dura, ma alla fine ce l’ho fatta. Ci tenevo molto a fare questa piccola storiella perché amo quelle ambientate nel periodo natalizio e questa è la mia prima, quindi ci tengo che sia perfetta! O almeno spero xD
Voglio essere sincera, questa OS è molto autobiografica. I pensieri di Kagome rispecchiano a pieno quello che provo io sul Natale (i regali, le luci ecc..), mentre Inuyasha rispecchia il mio ragazzo: quello che odia il Natale, l’inverno, il freddo eccetera xD
So che è molto rischioso, ma a me piace mostrare, soprattutto in questo modo, i miei pensieri. Sono una aperta a tutto e quando un’autrice mette qualcosa di personale nelle sue opere, non posso fare a meno di incuriosirmi ed apprezzarlo e così ho voluto farlo anch’io (:
Bene, direi basta, sennò non finisco più! Vi chiedo solo di essere clementi, perché nonostante sia a tema Natalizio, l’ho fatta un tantino drammatica.. chiedo venia! xD
Statemi bene!! E anche se manca ancora una settimana: AUGURI!! Un bacione,
Marty
  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Chiisana19