Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: LittleDreamer90    18/12/2016    11 recensioni
*Fanfiction partecipante al contest di Natale "sfida a catena" indetto dal gruppo su FB "Takahashi Fanfiction Italia"*
************************
Un mezzo demone che mal tollera il Natale.
La troppa spacconeria in una chiacchierata tra amici.
Una penitenza da svolgere che potrebbe dimostrarsi surreale e catastrofica... Oppure aprire il cuore all'amicizia o a qualcosa di più ed allietare il periodo di festa tanto odiato.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ayame, Inuyasha, izayoi, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

* Fanfiction scritta per il contest di Natale “sfida a catena” indetto dal gruppo su Facebook “Takahashi Fanfiction Italia”*

Sfidata da Alien19

Indicazioni per la One Shot:

- coppia Kagome/InuYasha
- Genere: Romantico, commedia
- Trama: Inuyasha perde una scommessa (scelta libera sul che cosa e con chi) e gli toccherà preparare la cena di Natale. Peccato che faccia schifo ai fornelli! Così viene obbligato a fare lezioni di cucina e il corso sarà frequentato solo da donne. Chi sarà la bella, dolce ed autoritaria insegnante? Kagome, naturalmente!


The Christmas Bet


Una figura intabarrata in un pesante cappotto nero con cappuccio calato sopra la testa si guardava nervosamente in giro, spostando continuamente il peso da un piede all'altro.
Incurante delle occhiate stranite dei rari passanti, sbuffò, iniziando a borbottare: - Dannazione! Dove cavolo è finita quella disgraziata? Si congela e poi… tsk, un corso serale… solo a lei poteva venire questa malsana idea! E solo io potevo essere così cretino da riuscire a… -.
Prima che potesse concludere il suo borbottante discorso, una poderosa pacca sulla spalla unita ad un urlo spacca timpani lo colse di sorpresa:

- CIAO INUYASHA! ECCOTI QUI! -.

Il mezzodemone si voltò, inviperito ed imbarazzato da morire, berciando: - Ma sei cretina? Mi hai fatto venire un colpo, cribbio! Ti pare il modo!?? -.

Ayame inclinò appena la testa di lato, pensierosa, facendo ondeggiare le fluenti code di capelli rossi: - Che linguaggio forbito! “Cribbio”? – sogghignò – Da chi l'hai imparata questa? -.

InuYasha si sforzò di non alzare gli occhi al cielo: - Bah! Andiamo, cretina! Siamo in ritardo! Mancano 10 minuti alle 20. Fa' strada, avanti – rispose il giovane.

La demone lupo lo prese a braccetto: - Non ti preoccupare, Inu-chan! Andrà bene, vedrai! Ti divertirai! Perfino io che sono un disastro completo riesco a imparare qualcosa, a questo corso! – lo rincuorò, aprendo la porta e scortandolo lungo il corridoio.

“Seh, certo! Mi divertirò… se non fosse per quella cavolo di scommessa… pure Miroku, porca miseria! E Kikyo… Come ha potuto Kikyo assecondarlo in questa follia? Dannati traditori! Nel suo piatto dovrò ricordarmi di mettere un po' di olio di ricino, maledizione a lui!” imprecò mentalmente InuYasha, abbassandosi il cappuccio, mentre il ricordo andava a circa una settimana prima.


Taisho Industries, ufficio dei co-direttori, 1 dicembre


- … Jingle bells, jingle bells, jingle all the way, oh what's fun it is to ride in a one-horse open sleigh… -.

InuYasha ringhiò, infastidito, finendo per urlare dal suo ufficio: - E dacci un taglio, Miroku! Siamo solo al primo del mese e tu inizi già con quelle canzoncine scassapal- Auch! – imprecò, rivolgendo poi un'occhiataccia al fratellastro, che gli aveva appena lanciato in faccia un faldone di documenti.
Il demone replicò con uno sguardo bieco, prima di tornare a prestare attenzione allo schermo del pc.

Con un discreto bussare, la segretaria personale di InuYasha -nonché sua ex fidanzata- entrò nella stanza.
- Oh cielo, è già iniziata la fase Grinch? – osservò Kikyo, inarcando appena un sopracciglio.

Il mezzodemone incrociò le braccia, offeso, mentre Miroku, suo amico e socio, faceva capolino nella stanza:
- Ehilà, Scroodge! Signor Ghiacciolo… come butta, ragazzi? – salutò allegro, ricevendo in cambio due occhiate raggelanti.
Incurante, si stravaccò sulla poltroncina in pelle davanti alla scrivania del mezzodemone.

- Questi sono i documenti relativi alle riunioni del giorno – gli comunicò intanto Kikyo – Ah, e ricordatevi che avete un pranzo con il Signor Yoro, oggi – rammentò anche a Miroku.

- Ti ringrazio, cara Kikyo, sei sempre impeccabile, insostituibile – iniziò a lodarla quest'ultimo.

- Sì, sì, come ti pare – commentò la ragazza – Continua così e non la conquisterai mai tu, la tua carissima Sango – gli ricordò.

Miroku si lasciò sfuggire un sospiro deliziato: - La mia Divina Sango! Oggi voglio provare a chiederle un appuntamento – affermò convinto.

InuYasha evitò di commentare. Quella per la giovane ragazza che lavorava nella caffetteria dell'ufficio doveva essere proprio una cotta, visto quanto l'amico si era fissato. Quella Sango era tenace, doveva ammetterlo! Nonostante le continue avances di Miroku, continuava a rifiutarlo con fermezza. Qualsiasi altra persona avrebbe ormai finito per accettare per sfinimento, ma lei no. Anzi, sembrava divertirsi a trovare un modo sempre nuovo per declinare gli inviti di quel pervertito donnaiolo!

- Non guardarmi così, tu! È la volta buona, me lo sento! – gli disse Miroku.

InuYasha lo fissò con aria innocente: - Io non ho detto nulla! – si giustificò.

- No, infatti mi hai solo guardato con sguardo di compatimento – borbottò l'amico – Ce la farò, ti dico! -.

- Feh, neanche tra un milione di anni! -.

- Vuoi scommettere? – lo stuzzicò furbescamente Miroku – Se ho ragione io, ti toccherà una penitenza. Ci stai? – gli disse, allungando una mano nella sua direzione.

Kikyo scosse appena la testa, prima di uscire dalla stanza: - Attento, InuYasha… a scherzare troppo con il fuoco si finisce per bruciarsi – sentenziò.

Il mezzodemone però fece spallucce: - Ci sto, Miroku. Tanto non perderò. Quella ti tira anche un bel paio di schiaffoni al giorno, non accetterà mai di avere un appuntamento con te. Andata – siglò l'accordo con una convinta stretta di mano.

- Tsk! È un classico! Avresti più probabilità di imparare a cucinare un pasto decente che smettere di comportarti come un moccioso di tre anni – fu il lapidario commento che provenne dall'angolo dell'ufficio occupato da Sesshomaru.

A quelle parole di scherno, Miroku si illuminò: - Ma certo! Sei un genio, Sesshomaru! Ottima idea – affermò gioioso, ricevendo un'occhiataccia dal demone maggiore.
Come osava quell'umano idiota prendersi tanta confidenza?!?

- Bene, se vinci tu, a capodanno vi offro la cena. Se vinco io… - finse di pensarci Miroku, sfoderando un sorriso degno dello stregatto.

- Sono tutt'orecchie. Vediamo che idiozia ti inventi – affermò con aria di sufficienza InuYasha.


Casa della famiglia Taisho, qualche ora dopo


Il tonfo della porta d'ingresso sbattuta con violenza era stato il primo segno.

Izayoi rischiò di rovesciarsi addosso dallo spavento la tazza di thè che stava sorseggiando.
Inu No Taisho alzò lo sguardo dal giornale, giusto per scorgere il figlio minore attraversare il soggiorno, mandando maledizioni.

- Tesoro! Ehi, che ti è successo? – domandò preoccupata Izayoi, ricevendo in cambio solo un borbottio furente.

La risposta giunse da un impassibile Sesshomaru: - Succede che quel mentecatto finirà per mandarci tutti al pronto soccorso a fare la lavanda gastrica -.

- Oh, andiamo, mr. so tutto io! È anche colpa tua, se a quel disgraziato è venuta quella malsana idea di proporre una penitenza di quel tipo! – gli ringhiò dietro il fratello minore.

Il Grande Demone Cane inarcò appena un sopracciglio – Spiegatemi di che cosa state parlando. Ora – ordinò loro.


- Dunque, se ho ben inteso, hai perso la scommessa con il tuo amico Miroku e… dovrai cucinare tu la cena di Natale? – ripeté scettico poco dopo il demone.

- Oh cielo! Ma io sono già d'accordo con le cuoche riguardo al menù e… - intervenne Izayoi.
- E questo demente non è capace nemmeno di preparare una frittata – concluse per lei Sesshomaru.

InuYasha lo guardò male per l’ennesima volta: - Com'è che tutt'ad un tratto sei così loquace, tu, eh? Stai gongolando delle mie disgrazie, confessa! – lo accusò.
Kami, che rabbia! Non solo aveva perso. Non solo Koga si era fatto una grassa risata per tutto il resto del pranzo per il fatto che aveva perso… Kikyo gli aveva rivolto quell'espressione da saputella alla “te lo avevo detto”, prima di sghignazzare alla grande commentando: - Devo ammettere che la tua fantasia è esilarante, Miroku. Voglio proprio vedere cosa ne uscirà. Che non vi venga in mente di farmi assaggiare qualcosa però, eh! Non voglio mica morire! – aveva arricciato il naso la ragazza – Ah, e complimenti per il tuo appuntamento! Sai già dove portarla? -.
Ed ora anche quel dannato del fratellastro…

- Diciamo pure che non sa nemmeno scaldare l'acqua per il thè – sentenziò faceto Inu.

- Inu! Non essere cattivo! – lo rimbrottò la moglie.

- Papà! – sbottò a sua volta InuYasha, sbalordito. Che diavolo! Suo padre doveva essere dalla sua parte! Dove era finito il cameratismo tra uomini?

- È anche colpa nostra, lo abbiamo viziato troppo, mia cara – continuò il demone, come se non l'avesse sentito.

- Sì, certo, perché voialtri invece siete chef stellati… – smucciò offeso il mezzodemone cane.

- In realtà, tesoro, i daifuku che sa preparare tuo padre farebbero resuscitare anche i Kami, da quanto sono buoni – asserì imbarazzata Izayoi.

- Feh… da come lo dici, sembra che tu lo abbia sposato perché il suo dolce ti ha conquistata… Non diciamo idiozie! Che sarà mai poi impastare un po' di riso… – commentò senza allegria InuYasha.

- Vuoi scommettere anche su quello, per caso, figliolo? – sogghignò il padre.

- No, no grazie! Sono già abbastanza nei pasticci così – replicò il mezzodemone.
Il cellulare gli suonò in tasca e InuYasha aggrottò le sopracciglia nel leggere il nome del mittente.
Ma che...


Ehilà, Inu! Ho saputo che a breve dovrai metterti ai fornelli! Se ti va, io starei seguendo un bel corso serale di cucina perché… beh, sai com’è.. non vorrei mai deludere il mio Koga, una volta sposati, dimostrandomi una cattiva donna di casa. Ti va di unirti a me?
Un bacio,
Ayame, futura signora Yoro.


Quel dannato lupastro che non si faceva mai i cavoli suoi neanche a pagarlo milioni di yen! Razza di comare spifferona!
Beh, almeno, per quello che ne sapeva, Ayame stessa non era poi messa tanto meglio di lui, ai fornelli…


E quindi eccolo lì, al corso serale culinario tenuto da una certa Signora Higurashi.
In compagnia di Ayame.
Lui ci aveva provato, a farsi accompagnare da Sesshomaru, ma lui l'aveva liquidato con un “arrangiati”, mentre sua madre tentava di confortarlo, dicendogli che sarebbe andato alla grande…
Sì, certo, come no!

Beh, per lo meno Kikyo era riuscita a abbassare la posta, convincendo Miroku ad acconsentire a fargli preparare un solo piatto, invece di tutta la cena… forse la compassione per i componenti della famiglia Taisho che avrebbero finito per subire gli effetti collaterali di quella follia, o forse l'espressione abbacchiata della Signora Izayoi che si era vista demolire improvvisamente tutta la sua attenta pianificazione natalizia, avevano mosso il cuore caritatevole del pervertito.

Arrivati al bancone della reception, InuYasha si ritrovò davanti ad uno strano tizio, tutto truccato e dalle fattezze femminili. Non riusciva bene a capire se fosse una femmina o no, fino a quando Ayame lo salutò:

- Buona Sera Jakotsu! Ho portato un nuovo adepto! – trillò allegra.

- Buona sera a te, mio spumeggiante fiore! E tu sei? – iniziò quello, prima di sgranare gli occhi ed esclamare: - Oh Kami, ma sei un ragazzo!!! E che ragazzo! Grazie Kami per aver esaudito le mie preghiere! Finalmente un figaccione che si destreggia tra i fornelli! Piacere, Darling! Io sono Jakotsu – si presentò, sorridendo.

InuYasha si schiarì la voce, tentando di far sparire l'improvviso groppo che sentiva in gola: - Sì… ciao… cosa devo compilare? – domandò.

- Oh, nulla, tesoro! Il corso è libero. Beh, se ti va, potresti compilare me… - ammiccò, facendo rabbrividire il mezzodemone.

Per somma riconoscenza di quest'ultimo, Ayame intervenne, costringendolo a proseguire: - Dopo, Jakotsu. Siamo in ritardo! E comunque mi dispiace, ma Inu è felicemente etero! A dopo! -.

Il suddetto mezzodemone tirò un sospiro di sollievo, facendo un cenno di ringraziamento alla demone lupo.
Imitandola, si levò il cappotto, appendendolo all'attaccapanni e afferrando un grembiule da cucina.
Tentò di allacciare la fettuccia e, preda della concentrazione, si accorse che Ayame lo aveva spinto all'interno della stanza quando ormai era troppo tardi.

- Ragazzeeeee!! Non indovinerete mai chi vi ho portato! – cinguettò ridendo la demone.

Alzando finalmente gli occhi dopo essere riuscito a fare il nodo al grembiule, InuYasha incontrò sette paia di occhi, che lo fissavano increduli.
Per la precisione, occhi femminili, tutti!
“Ma… Kami, sono tutte femmine!” realizzò, in preda al panico “Come è che avevano detto, Ayame e mamma? Che sarebbe stato divertente?”

- Oh, che bel giovanotto! -.
Il commento era arrivato da una vecchina tutta ingobbita e con una benda sull'occhio che se ne stava seduta vicino ad una delle finestre.

- Che strano! Ma è un demone? -.

- Mi sembra ovvio, Yuka! Guarda i capelli! E… quelle orecchie sono così carine!!! -.

InuYasha guardò male due delle tre ragazze che sembravano impegnate a chiacchierare tra loro fino ad un istante prima.

- Yuka, Eri! Non siate sgarbate. Lo state mettendo a disagio – le redarguì la terza ragazza, rimasta in silenzio.

- Oh, Ayumi! Non essere sempre così seria! – ribatté la ragazza dai capelli corti che rispondeva al nome di Yuka.

- Ciao ragazze! Come state? – le salutò Ayame – Salve anche a lei, Signora Kaede! –

InuYasha represse uno sbuffo angosciato. Una classe di sole donne! In che razza di guaio si era cacciato?



“Bene, sono le 20 e 10 minuti! L'insegnante è in ritardo! Ma chi me lo ha fatto fare! Stupido Miroku! Stupido Natale! Io odio il Natale! Siamo in Giappone, per la miseria, che senso ha celebrare il Natale? È solo una stupida festa commerciale, fatta per le ragazzine che sprizzano amore da ogni poro senza sapere cosa sia, il vero amore, feh!”.

- InuYasha! – gli disse Ayame con una nuova poderosa pacca sulla schiena – Ti si sente borbottare fin laggiù. Sorridi, avanti! -.

- Ma se non ho aperto bocca! Come fai a sentirmi borbottare? I tuoi sensi di lupo fanno cilecca, per caso? – ribatté l'altro, scontroso.

- Si rilassi, Signor InuYasha! Non la mangiamo mica! Pensi che siamo tutti qui per imparare – gli sorrise una ragazza dalla postazione accanto alla sua.
Come aveva detto di chiamarsi? Rin?

- Già, non c'è nulla di cui aver paura! Sei un demone, poi! Abbiamo la fortuna che, se anche ci tagliassimo un dito, saremmo come nuovi in pochissimo tempo! – rise Ayame.

- Ah, perché tu sei un esperta di dita mozzate, dico bene, rossa? – sogghignò lui.

- Villano! – gli fece la linguaccia la demone – Guarda che mi vendico e mando a Sesshomaru una tua foto con addosso il grembiulino! – lo minacciò.

- Oh, non oseresti… -.

- Buona Sera a tutti! Scusate il ritardo – intervenne una voce.

Inuyasha si voltò automaticamente verso la porta, curioso di vedere quale altra pazza si fosse unita a loro.
Una signora di mezza età dall'aria gioviale aveva fatto la sua comparsa e, dietro di lei…
InuYasha rimase a bocca aperta.

Insieme alla donna era entrata anche una ragazza minuta, dai lunghi capelli color dell'ebano.
Davvero carina, tra l'altro!
Forse quella follia del cucinare non sarebbe stato così male, con lei come compagna di corso.

- Kagome! Cosa ci fai qui? – intervennero in coro le tre grazie… ops, no, Ayumi, Eri e Yuka, si corresse mentalmente InuYasha.

- Buona sera, ragazzi! Perdonate il ritardo, ma come potete vedere la mia Kagome è tornata dal suo viaggio all'estero e oggi ha deciso di farci compagnia – annunciò la donna.

- Che lieta notizia. Ben tornata, bambina – si congratulò l'anziana donnina, alzandosi dalla sedia.
La ragazza di nome Kagome sorrise, salutando i presenti.

Intanto il nostro mezzodemone aveva tentato con tutto se stesso di non farsi beccare a fissarla impunemente.
Era davvero tanto carina, accidenti!
Assomigliava un po' a Kikyo, a dire il vero, ma…
- Oh, vedo che abbiamo un nuovo acquisto! Un ragazzo, finalmente! – gli sorrise intanto la signora Higurashi – Tu sei..? – domandò.

InuYasha rimase imbambolato ancora per un istante prima di arrossire nell'incontrare i due sguardi identici di madre e figlia, fissi su di lui.
Beh, quasi identici… quella ragazza aveva gli occhi del colore più strano che avesse mai visto in un umano. Non il solito marrone o nero tipico del popolo nipponico, ma di un azzurro quasi grigio.

- Mi sa che il gatto gli ha mangiato la lingua! – sentì ridere alle sue spalle.
Un ringhio indignato gli uscì istintivamente dalle labbra mentre si voltava di scatto a fulminare furente l'impertinente di turno.

- Momoji! Non sei affatto divertente! – la sgridò la sorella.

- Ma Botan! -.

- Niente ma! Ti rendi conto che poteva essere benissimo un commento razzista? -

- Ti conviene darle retta, mocciosa – ringhiò InuYasha, prima di sogghignare – Ti conviene non svegliare il can che dorme – la minacciò.

- Ok, maschio alfa! Calmiamoci un po', che dici, Inu-chan? – intervenne Ayame prima di passare alle presentazioni: - Questo è il mio amico InuYasha, Higurashi-sama – disse, agguantando il mezzodemone per le spalle con un braccio.

- Ma che fai, scema! Mollami! Mi stai rendendo ridicolo, stupida lupa! – ringhiò lui in un sussurro mentre quel nomignolo che tanto odiava scatenava un'ondata di risatine da parte di quelle maledette mocciose.

Un battito di mani tentò di riportare l'ordine: - Ragazze! Non è da noi essere così scortesi con i nuovi arrivati! – sentenziò la signora Higurashi - Benvenuto, InuYasha! Spero ti troverai bene tra noi -.
Il giovane sviò lo sguardo, intimidito.

- Bene, possiamo iniziare! – annunciò felice la donna – Tieni, caro. Questo è per te – disse poi ad InuYasha, passandogli un ricettario – Non so se Ayame te lo ha spiegato, ma di solito lascio che siate voi a scegliere la ricetta del giorno. Vi terrò d'occhio man mano e vi aiuterò in caso di necessità -.

- Emh… Higurashi-San? Guardi che lui non sa nemmeno cuocere un uovo sodo… - spifferò la demone lupo.
Maledetta! Alla fine di tutto l'avrebbe pagata cara! Tutti, l'avrebbero pagata cara!

La vocina di Rin si intromise: - Ayame! Smettila! Non mi pare che noi ti avessimo presa in giro, a suo tempo! Ti sei forse dimenticata che la prima lezione hai bruciato la padella, mettendola vuota sul fuoco? Nessuno di noi è nato imparato! Siamo qui apposta… beh, tranne la Signora Kaede – sorrise la ragazza.

InuYasha stava per prorompere in una grassa risata alla faccia di Ayame, ma la sensazione di essere osservato lo bloccò.
Quella ragazza, Kagome, lo fissava incuriosita.

- Mhh.. in realtà non è affatto un problema… per questa sera avevo pensato di fare qualcosa di diverso, ragazze. – annunciò la Signora Higurashi.

- E cioè? – domandò Eri.

- Pensavo di farvi lavorare a coppie su una preparazione abbastanza complessa, a vostra scelta tra quelle presenti dalla pagina 20 del libro in poi. Così, in vista delle feste, imparerete a collaborare in cucina con un'altra persona… che dite, vi va? -.

L’entusiasmo divampò: - Oh, sì, che bella idea! Kaede, posso essere in coppia con te? – chiese Rin.

- Io voglio Ayumi!!! – trillò Ayame – La coppia delle mitiche A conquisterà il mondo culinario! –.

InuYasha si portò una mano alla fronte, sconsolato. Le mitiche A?? Ma dove era finito, all'asilo? La demone lupo l'avrebbe portato all'esasperazione!

- Va bene, Aya. A meno che tu non volessi dare una mano da demone a demone al tuo amico… - suggerì la ragazza.

- Pfff, no, grazie! Quella pentola di fagioli mi rovina l'umore! – commentò la rossa.

La pazienza di InuYasha era giunta al limite. Stava per levarsi il grembiule e mandare al diavolo tutto!

- InuYasha? Va bene per te, caro? Se vuoi, per oggi puoi limitarti ad osservare un po' gli altri – gli si rivolse l'insegnante.

La parte orgogliosa di lui e sempre pronta alle sfide divampò dall'indignazione: - Feh, non saprò cucinare ma non sono un idiota! Posso fare qualcosa, che ci vorrà mai? – sentenziò.

La donna sorrise, poco convinta: - Va bene… chiamami, se hai bisogno! -.


“Dannazionel Dannazione, dannazione!!!” imprecò mentalmente “Che ci vorrà mai, è solo roba fritta… col cavolo!”.

Incappando nella ricetta della tempura, un piatto che adorava, aveva creduto che fosse una cosa semplice da fare e invece… non era nemmeno riuscito a pulire un gamberetto come si deve! Quei dannati esseri scivolosi rischiavano continuamente di sfuggirgli di mano e cadere a terra.
Una melanzana giaceva poco lontano, martoriata da maldestri colpi di coltello finalizzati a sbucciarla.

“Ok, stiamo calmi… almeno non ho bruciato nessuna padella o fatto disastri… proviamo a rifare l'impasto della frittura. Dunque… la farina… la farina… ah, eccol-“ – Ouf!! Dannazione!! – raspò fuori, circondato di polvere bianca. Per colpa dei suoi artigli, il sacchetto gli era esploso in mano.

Dietro di lui, la coppia formata da Botan e Momoji tossicchiò una risata.

Inviperito e imbarazzato per aver attirato l'attenzione su di sé il giovane si voltò: - Cosa?? Vorrei vedere voi, a maneggiare un sacchetto con questi cosi – sbottò, mostrando loro gli artigli.

- Momoji e Botan – le riprese una voce alle spalle di InuYasha, ancora girato verso le due – Fareste bene a prestare attenzione a cosa state preparando, invece di prendere in giro gli altri -.

Le due abbassarono gli occhi, mortificate per il rimprovero subito: - Scusaci, Kagome… oh cavolo!! Le verdure si stanno bruciando! – realizzò Botan.

InuYasha sussultò. Kagome?

Tornando a guardare verso la propria postazione, incrociò lo sguardo risoluto della ragazza che, con le mani sui fianchi, rimproverava ancora le sorelle attraverso il linguaggio del corpo.
Dopo di che, sospirò, chiudendo per un attimo gli occhi.
Infine li riaprì, rivolgendo un timido sorriso al nostro mezzodemone: - Scusale, sono ragazze e vogliono solo scherzare. Non era loro intenzione essere meschine. Ti serve una mano? – gli domandò inaspettatamente.

Cosa? Una mano?

- Ottima idea, Kagome cara! Visto che InuYasha è senza compagno di lavoro, potresti affiancarlo tu! Non so come ho potuto non pensarci prima! – intervenne la Signora Higurashi.

Imbarazzato, InuYasha sviò lo sguardo da quegli occhi così particolari, borbottando un: - Beh, se proprio vuoi… -.
La osservò mettersi il grembiule e lavarsi le mani, prima di sporgersi verso il ricettario e dare un'occhiata alla pagina da lui scelta:

- Ebi tempura maki, eh? Bizzarro. Ayame dice che non sai cucinare per nulla, eppure hai scelto un piatto non facile – osservò.

InuYasha si schiarì la gola: - In realtà, avrei voluto fare una tempura semplice, quella con verdure, gamberi e calamari, ma… - bofonchiò, facendo un cenno allusivo alla sua destra, dove aveva tentato di nascondere quello che restava di alcuni poveri calamari dietro la melanzana massacrata.

- Umh… - fece Kagome, allungandosi verso di lui per studiare bene i corpi del reato.

Alle narici del mezzodemone cane arrivò una folata del profumo dei suoi capelli, talmente buono da stordirlo.
Si riscosse, finendo per inorridire nello sbalordimento quando Kagome prese un calamaro mezzo fritto e… lo assaggiò.
- Ehi! Se impazzita? Vuoi morire avvelenata, per caso? – gli uscì spontaneo.
Ammutolì quando Kagome gli mise davanti al naso un altro calamaro, ingiungendogli di assaggiarlo.

- Prima regola della cucina: si assaggia quello che si prepara, anche se non è riuscito. Solo così riuscirai a capire cosa non va – gli sorrise lei.

InuYasha obbedì meccanicamente, salvo poi fare una smorfia disgustata: - Cavolo, sembra un pezzo di plastica! -.

- È perché lo hai cotto troppo. E tagliato troppo spesso – gli spiegò – Questo invece, è quasi crudo – gli mostrò, prendendone un altro.

Il giovane, abbassò il capo, sentendosi umiliato.
Così facendo, una ciocca di capelli coperta di farina gli scivolò in avanti sul viso.

Kagome si accigliò: -Anzi, no! Ho sbagliato! La pima regola è lavarsi le mani e… legare i capelli lunghi! – sentenziò – Giù. Abbassati -.

- Ehi! Guarda che non sono mica un cane – si lamentò piccato – Beh, non proprio, comunque… - le concesse.
Si irrigidì quando lei si spostò alle sue spalle e… gli raccolse i capelli in una coda, fermandola con uno degli elastici che aveva al polso.

Dopo aver fatto la stessa cosa con i propri fili corvini, procedette a rilavarsi bene le mani.
Afferrò poi la melanzana, studiandola brevemente: - Terza regola della cucina: mai perdersi d'animo e continuare verso l'obiettivo. Quindi direi di abbandonare l'idea del sushi fritto e di continuare con il progetto originale -.

InuYasha la fissava, ammirato.

- Quarta regola: non si butta via niente. E questa direi che è ancora recuperabile – gli sorrise, afferrando un coltello da cucina e mettendosi a tagliare a cubetti la melanzana.
- Ah, e un consiglio che mamma dà a tutti i suoi allievi demone: siete dotati in molti casi di bellissimi e taglienti coltelli naturali. Non vedo perché non usare quel bel vantaggio – ridacchiò, alludendo agli artigli di lui.

Il ragazzo si lasciò andare ad un ironico sorrisetto: - Meglio di no. A meno che non vogliate ritrovarvi con un bancone mezzo affettato - l'avvisò.

La giovane strabuzzò gli occhi: - Oh, wow! Addirittura? Sono così potenti? Forte! -.

“Eh?? Forte? Oh Kami, questa ragazza è strana!” pensò lui. Nessuno aveva mai definito i suoi artigli in quel modo!
Sussultò improvvisamente nel percepire un tocco caldo lungo il dorso di una mano.

- Guarda, ti faccio vedere – affermò Kagome, porgendogli un gambero crudo – Secondo me riesci a pulirli per bene, usando le unghie. Certo, poi ti aiuto a pulirle da quello che ti rimarrà incastrato sotto, lo prometto! – gli sorrise, invitante, e lui non poté non assecondare quel bel sorriso.


Lavorarono in silenzio per un po'.
Ogni tanto InuYasha lanciava occhiate fugaci alla ragazza, osservandola pulire la postazione e tentare di rimediare al mezzo disastro che aveva fatto con la farina.

- Senti… - iniziò Kagome, mentre lo aiutava a sciacquare i gamberi sotto l’acqua - Cosa ti ha spinto a venire qui? Non fraintendermi, ma è piuttosto inusuale che un ragazzo… - gli domandò.

Dannazione! Proprio la domanda che sperava di non ricevere! Era così umiliante!

- Beh, ecco… io… insomma… - cincischiò.

- Hai deciso di fare una sorpresa alla tua fidanzata, vero? Di solito i maschietti non decidono di punto in bianco di imparare a cucinare, non senza un valido motivo, almeno – osservò la ragazza.

Per un qualche bizzarro è incomprensibile motivo, InuYasha si sentì in dovere di rassicurarla: - No! Cioè… no, magari fosse così. Io… oohh! Non ridere, per favore, ma… la verità è che ho pers- – sbottò tutto d'un fiato, serrando gli occhi, rosso di vergogna, ma un grido lo interruppe:

- Oh cacchio!! Al fuoco! – strillò Ayame, scansandosi per consentire a Rin di lanciare una secchiata d'acqua verso il piccolo rogo.

- State bene, ragazze? – si preoccupò la signora Higurashi.

- Sì, sì. Ma che guaio! – commentò Ayumi.

- Scusate! Non ne faccio una giusta! – iniziò a piangere la demone lupo.

InuYasha trasalì. Se c'era una cosa che non sopportava erano le lacrime, specialmente se era una donna a piangere.
- Feh! Non ti preoccupare, rossa! Lo sai no, Koga mangerebbe qualsiasi cosa fatta da te, anche carbonizzata – tentò di consolarla a modo suo.

- Inuuuu! – singhiozzò Ayame, correndo ad abbracciarlo.

- Ehi, no, staccati, dannata sanguisug- - berciò, frenandosi però nel ricordarsi di Kagome accanto a sé.
Che figura!

- Mi dispiace, ragazzi. Credo che per oggi sia il caso di interrompere la lezione qui – disse la Signora Higurashi, osservando dispiaciuta la postazione bruciata delle due ragazze.

- Coraggio, su! Che ne dite di venire a casa mia a prendervi un bel thè serale? – propose a quel punto Kaede.

Inuyasha la guardò, stranito. Bah, le vecchie! Passata una certa età, ammattiscono.

- Uhhh, sì! Bella idea! – si riprese Ayame.
Come volevasi dimostrare… parla di mangiare in compagnia e quella lì diventava tutta felice!

Sistemarono un po' gli utensili e i banconi, scusandosi poi con Jakotsu per il caos che gli sarebbe toccato pulire.
Le ragazze si avviarono quindi di buon grado verso la casa della Signora Kaede, situata poco lontano da lì. Solo la signora Higurashi declinò e, ovviamente, anche InuYasha.
Ci mancava solo quella bazzecola di prendere il thè! Non era mica una ragazzina!


Rincasando, sperò ardentemente di non incappare in nessuno dei suoi famigliari, temendo soprattutto le loro inopportune domande.
La casa era buia.
Facendo il minor rumore possibile, sorpassò lo studio del padre, percependone la presenza all'interno. Come minimo stava ancora lavorando, mentre Izayoi lo attendeva come di consueto in camera, leggendo un libro.
Si diresse di soppiatto verso la cucina, alla ricerca di qualcosa con cui dissetarsi.

Nel momento in cui accese la luce, una gelida voce lo apostrofò con tono di scherno: - Ben tornata, mezza massaia -.

Sussultando, InuYasha fissò sbalordito il fratello, seduto davanti al tavolo della cucina, le mani giunte appoggiate al centro di esso, come se…

“Ma che cavolo? Mi stava aspettando, al buio… seduto al tavolo?” pensò InuYasha – Lo sai che questa cosa di aspettarmi al buio in stile papà che deve farmi il cazziatone è inquietante, vero? – sbuffò – E se non la pianti di sfottere, ti ci mando sì, all'ospedale… ma non a fare la lavanda gastrica! – ringhiò, andandosene dopo aver afferrato una lattina di soda e fuggendo verso la propria stanza. “Ma pensa un po' che tipo! tsk!”




La sera successiva InuYasha si ritrovò di nuovo davanti all'edificio che ospitava i corsi di cucina, nonostante le perplessità sue e dei famigliari sul buon esito di quelle lezioni.
Il suo orgoglio sosteneva ostinatamente che aveva deciso di presentarsi anche alla lezione successiva per non fare la figura del codardo e non darla vinta a quello stupido di Miroku… in realtà una certa parte sdolcinata che non avrebbe mai ammesso ad alta voce di avere, sperava di poter rivedere una certa ragazza dai capelli corvini e dagli occhi blu.

Con suo sommo stupore, quell'innocente desiderio venne esaudito.
- Buona sera! Sono di nuovo qui a impicciarmi – li salutò Kagome, entrando insieme alla madre.
Lanciò un'occhiata timida ed esitante al mezzodemone, sorridendo appena nel vederlo bloccato a metà del gesto di legarsi i capelli in una traccia.
La decisione di seguire una seconda volta la madre al corso era stata istintiva. Vedendola prepararsi per uscire, si era chiesta come se la sarebbe cavata quella sera quel maldestro ma tenero mezzodemone. Ammesso e non concesso che si fosse presentato di nuovo… li conosceva bene, gli uomini, specialmente quelli orgogliosi. Di fronte al fallimento facevano i boriosi e gli altezzosi, mandando tutto all'aria o incolpando gli altri, negando la propria inettitudine.
“E invece lui era ancora lì! Vuole riprovarci” aveva appurato con stupore la ragazza.

- Salve a tutti – esordì la Signora Higurashi – Pronti ad iniziare? -.

L'argomento di quella sera erano i dolci, giapponesi e non.

Dopo circa metà lezione, InuYasha osservava sconsolato e imbarazzato il pentolino davanti a sé. Aveva scelto una delle cose più semplici e quasi elementari, il budino al cioccolato, riuscendo comunque a farlo attaccare sul fondo!
Sospirò, le orecchie afflosciate sul capo.

Una bianca mano comparve nella sua visuale ed un elegante dito raccolse un po' di cioccolato dal bordo del pentolino.
I suoi occhi sorpresi si scontrarono con l'immagine di Kagome che si portava il dito alle labbra, succhiandolo.
Quell'immagine gli provocò una strana sensazione lungo la schiena, come un brivido.
- Mhh, hai deciso di farlo non troppo dolce. Buona intuizione, così nell'aggiungere altre cose per rimediare, il dolce non si sommerà al dolce, risultando stucchevole – gli sorrise la giovane.

Lui la fissò smarrito. Rimediare? Come poteva essere in grado di salvare un budino bruciato?

Come leggendogli nello sguardo quelle domande, Kagome gli si affiancò, sorridendo: - Metti da parte il composto non bruciato. Potresti decorarlo con dei biscotti. Oppure aggiungere del cioccolato bianco o preparare un altro budino, alla vaniglia, ad esempio, e presentarli insieme. Oppure trasformare il tutto in un semifreddo – gli spiegò.

InuYasha annuì per poi dirigersi verso la dispensa.
Ne ritornò con in mano una tavoletta preconfezionata di cioccolato bianco, del latte e dei baccelli di vaniglia.
Si irrigidì un poco quando Kagome, per aiutarlo e mostrargli il modo corretto per far sciogliere il cioccolato, posò la mano sulla sua, guidandolo nel movimento ripetitivo del mescolare.

- Ehi, non vale! – proruppe Eri – Lui è troppo avvantaggiato, con Kagome che lo aiuta! -.
Rin rise, trovandoli molto teneri insieme.
- Il solito fortunato! – bofonchiò Ayame, guadagnandosi l'occhiata perplessa di InuYasha.
In che senso? Che stavano dicendo, quelle galline?
Un vago senso di delusione e di strano abbandono lo pervase nel sentire Kagome lasciare la presa.

- Ora vengo ad aiutare anche voi, noiose! – fece loro la linguaccia Kagome, nascondendo in quel modo lo strano rossore che le aveva imporporato le gote.

Alla fine della lezione InuYasha si meravigliò di ciò che aveva creato: un dolce a tre strati, cioccolato bianco, cioccolato amaro e Vaniglia. Sì, era un po' storto, però non era affatto male, anche nel sapore!
Provò l'impulso di arrossire ai complimenti della signora Higurashi e allo sguardo contento che Kagome gli rivolse.

- Ma… è buono! – si meravigliò Ayame, leccando il cucchiaio – Se penso che tu non l'hai nemmeno potuto assaggiare… - bofonchiò.

- Eh? Ma che stai dicendo? Certo che l'ho assaggiato! – le rispose stupito InuYasha.

Ayame sgranò gli occhi: - Ah, e non ti verrà mal di pancia? I cani non dovrebbero mangiare il cioccolato – fece pensosa, a mo' di spiegazione.

InuYasha arrossì: - Ma sei scema?? Ancora, con questa storia? Guarda che siamo demoni, non un branco di cani pulciosi! – sbottò – E poi, da che pulpito, lupa -.

La demone si mise un dito sotto il mento, con aria assorta: - Effettivamente con la quantità di roba che ingurgiti, se fossi stato allergico a qualcosa l'avresti già notato… soprattutto goloso come sei – disse, rivolgendogli un sorriso innocente e angelico, scatenando l'ilarità generale.

- Dannata! Mi pagherai anche questa! – si finse indignato l'amico.


Al termine della lezione, i due demoni trovarono inaspettatamente Koga ad attenderli, a bordo della sua Porsche: - Ehilà! Ciao amore, sono venuto a prenderti – salutò la fidanzata.

- Koga! – gli si lanciò addosso lei.

InuYasha rimasto in disparte, sbuffò: - Ehi, lupastro! Che ci fai in giro? Ti credevo a cercare una grotta adatta per il letargo – ghignò.

- Ah-ah. Bella battuta botolo! Fai pena! – ribatté Koga.

- InuYasha? – lo chiamò nel mentre una dolce voce proveniente dalle sue spalle.
Voltandosi, si trovò davanti Kagome, infagottata da sciarpa e cappello.
- Posso… posso parlarti un attimo? – continuò lei.

- Ma certo! – asserì lui – Dimmi pure -.

Allontanandosi di qualche passo dalla coppia di lupi in amore, la giovane prese un respiro profondo, prima di alzare gli occhi ed affrontare il mezzo demone che la fissava incuriosito.
- Allora… senti, io… visto che hai fatto progressi in poco tempo e che hai delle potenzialità… se ti va, per colmare il divario con gli altri e imparare tutte le cose che mamma dà per assodate… potrei… darti una mano io! – disse infine, stropicciandosi nervosamente le mani coperte dai guanti.

InuYasha sgranò gli occhi. Affermare che fosse sorpreso era un eufemismo.

- Qui a scuola, ovviamente! Sì, lo so, sembrerà una lezione privata, però visto quanto ne avresti bisogno… - continuò, sgranando gli occhi quando si rese conto del significato sottinteso che poteva avere quella sua ultima affermazione – Non è mia intenzione darti dell'incapace, volevo solo aiutarti. Io… Kami, che vergogna, lascia perdere! Io… io non so nemmeno come mi sia venuta un'idea simile! – si agitò Kagome.

- No! – sbottò altrettanto a disagio InuYasha – Cioè, volevo dire… se davvero sei sicura di volermi aiutare, io… te ne sarei grato, ecco! – si corresse velocemente.
Lui a lezione a due con la bella Kagome? Da un lato era imbarazzato, insicuro in previsione dei disastri che avrebbe combinato, ma dall'altra, il pensiero di passare del tempo con lei… stranamente lo emozionava!

- Davvero? Non mi reputi inopportuna? – si sincerò Kagome.

Inopportuna? Scherzava?? Miroku era inopportuno, Sesshomaru o Kikyo con le loro frecciatine lo erano. Lei era… bella, dolce, gentile, disponibile e… Kami, ma che gli stava succedendo?
Riscuotendosi, InuYasha negò nel suo consueto modo burbero, incrociando le braccia: - Ma figurati! Feh! -.

Kagome sorrise: - Ok! Allora… tieni, questo è il mio numero. – gli disse, allungandogli un biglietto da visita.

- Oh, io… aspetta, dovrei averne anche io un da qualche parte… - bofonchiò il giovane, tastandosi le tasche.

In quel momento però la ragazza venne richiamata dalla madre, pronta a tornare a casa: - Arrivo! Bene, allora ci sentiamo, InuYasha. Il mio numero ce l'hai, perciò…. Buona serata! – lo salutò, allontanandosi.

- C-certo! Ciao – sussurrò lui, osservandola andar via.

Non appena le due donne furono fuori dalla sua visuale, InuYasha sbuffò, scompigliandosi la chioma color della luna con una mano: - Accidenti! – ringhiò piano.

- Vedi, tesoro? L'ho sempre detto io, che è un botolo ringhioso – sentì dire da Koga.

- Ma siete ancora qui, dannati impiccioni? – realizzò InuYasha, arrossendo.

- Siamo nervosetti, eh? Allora, vuoi uno strappo a casa? – glissò il demone Lupo, un braccio fuori dal finestrino in posizione da grand'uomo con la super macchina sportiva.

- E dove salgo, scusa, nel baule? Mi faccio una passeggiata, tranquilli! Fuori dalle scatole, lupastri, sciò! – li scacciò l'amico, con finta serietà.
Sapeva bene che i due non se la sarebbero presa per i suoi modi.

- Ciao Inu-chan! Ci sentiamo! – lo salutò Ayame, mentre Koga sgommava via.

- Bah! – sbuffò InuYasha.
Sprofondando la mani nelle tasche del giaccone, quasi starnutì quando un fiocco di neve gli arrivò sul naso.
- Oh, fantastico! Ci mancava l'acqua ghiacciata! Dannato mese di Dicembre, quanto ti detesto!– disse, lanciando un'occhiata scocciata verso il cielo ed iniziando a incamminarsi.




La mattina dopo InuYasha dovette mantenere a freno il proprio demone interiore dal massacrare quegli impertinenti dei suoi amici!
Dannati! Tutti a chiedergli della sua prima settimana a lezione di cucina. E a fare gli uccellacci del malaugurio! Aveva seguito solo due lezioni, eccheccavolo!
Rimase di stucco nell'apprendere che Kikyo –la seriosa e noiosa Kikyo!- aveva scommesso con Miroku sulle probabilità che lui avrebbe avuto di mandare a fuoco qualcosa! Beh, almeno era stato Miroku a perdere e il pegno stabilito dalla furba ragazza… beh, InuYasha non sapeva se sogghignare o mettersi le mani nei capelli: portare con sé Sango alla cena a casa Taisho.
Quella piccola subdola… che nervi!
Ok, stiamo calmi. Prima o poi la ruota del destino avrebbe girato male anche per loro e lui sarebbe stato lì a ridere di gusto…
Approfittando del primo attimo di tempo libero e di pace in quella giornata e provando a non farsi beccare, il mezzodemone cane tirò fuori il libro di ricette datogli dalla madre di Kagome.
Già, Kagome… nonostante tutto era stato bene in sua compagnia, seppur conversando di cose futili per qualche minuto… ed ora, a maggior ragione, ci teneva un sacco a fare bella figura, con lei come insegnante privata!

- Ehi! Stai leggendo un fumetto Hentai, dietro quel fascicolo? Fa vedere! – lo riscosse la voce di Miroku, facendo per sedersi anche lui e appoggiare la tazza di thè sul tavolino dell'area ristoro.

- Piantala di dire certe stupidaggini, idiota! – si infuriò l'amico, colpendolo sulla testa con un cazzotto.

In quel momento li raggiunse un funereo Sesshomaru.

- Ohi! Cos'è quell'aria da “Rivolgetemi la parola e vi ammazzerò tutti, stupidi umani”? – gli domandò il fratello minore. Anni di seppur involontario e sgradito contatto lo avevano abituato a leggerne le espressioni.
Ad un occhio non allenato, il demone cane sarebbe sembrato freddo come sempre. In realtà la luce omicida nel suo sguardo era sufficiente a far scatenare in InuYasha un campanello d'allarme. Suo fratello era incazzato, e di brutto.

Prima che potesse aprire bocca, Sesshomaru lo raggelò con un'occhiata che lo convinse a lasciar perdere.
Senza farsi notare, InuYasha tirò fuori anche il bigliettino da visita di Kagome, soppesando nella mente come e cosa scriverle.
Beh, farle avere per prima cosa il proprio numero di telefono poteva essere un bell'inizio, no?
Sospirò, sentendosi strano e impacciato.

Aveva appena finito di digitare un penoso messaggio di testo in stile “Salve Kagome, sono InuYasha, il mezzodemone”, cancellandolo immediatamente prima di inviarlo per sbaglio, quando, nel silenzio più assoluto, Sesshomaru sbottò: - Tu, mezzo babbeo! Vieni con me. Ora -, facendogli venire un colpo.
Che c'entrava lui, adesso???


Un paio di ore dopo, InuYasha imprecò, sentendosi pestare il piede dall'ennesima persona che entrava e tentava di farsi largo tra la calca.
Pessima idea. Davvero una pessima idea, quella di andare al centro commerciale. Si era completamente dimenticato che, al sabato, la gente normale non lavora e va in giro a far compere!
In realtà nemmeno si ricordava che fosse sabato, visto che la politica dirigenziale del fratello prevedeva una riunione in ufficio anche di sabato!
“Non siamo neanche a metà mese e che diavolo! Se c'è ressa ora, chissà gli ultimi giorni prima di Natale! Dannato Sesshomaru! Proprio a me doveva chiedere di passare dal fioraio per far confezionare una composizione da inviare a quella figlia di una cagna di sua madre? E pure lei, accidenti! Com’è che tutt'ad un tratto si fa viva, imponendo la sua presenza, volendo passare per un saluto e magari mangiare un boccone alla cena di Natale e… oh, porca vacca! Quindi, qualsiasi cosa io decida di preparare, lo assaggerà anche lei?? No, sono morto! Finito, spacciato!” realizzò inorridendo.

Con fatica riuscì ad arrivare all'esterno, e, decidendo di prendere il coraggio a piene mani, compose il numero di telefono di Kagome.

La ragazza rispose dopo qualche squillo:
“Pronto, parla Kagome Higurashi”.

InuYasha si schiarì la voce: - Emh… ciao, sono InuYasha. InuYasha No Taisho, il mezzodemone, hai presente? – tartagliò, dandosi mentalmente dell’imbecille. “Il mezzodemone”… Kami, era patetico! Se c'era una cosa che odiava, era essere definito in quel modo! E lui che faceva? Se lo diceva da solo?!?

“InuYasha! Ciao, che piacere sentirti! Dimmi tutto!” replicò allegra la ragazza.

- C-ciao! Ti chiamo per… - iniziò di nuovo, riportando la sua attenzione alla telefonata.
In quell'istante partì in sottofondo l'ennesimo annuncio promozionale natalizio, sparato in audio diffusione nell’intero centro commerciale.
InuYasha aggrottò le sopracciglia, sentendo una strana eco. Era come sentire l'annuncio sia dal vivo, sia in sottofondo alla voce di Kagome, all'altro capo del telefono!
- Ehi, ma dove sei, se posso chiedere? – le domandò d'impulso.

“Al centro commerciale, perché? Dimmi pure, non disturbi, tranquillo”.

- A-aspetta, se sei al Sengoku Shopping Mall, beh, sono qui anche io, e quindi… ti va un caffè? – le propose, arrossendo – Così ti parlo di persona! – si affrettò a spiegare, temendo di apparire troppo sfacciato. Non le stava mica chiedendo un appuntamento, giusto?

E così, una quindicina di minuti dopo, si ritrovò seduto ad un tavolino di un bistrot in stile occidentale, in compagnia di Kagome.
Lei era… divina! Non aveva ancora avuto occasione di vederla con un vestito. Gli ci volle un certo sforzo per trattenersi dal fissarle troppo le belle gambe, coperte da collant pesanti. Non voleva di certo passare per un maniaco! Non era mica Miroku, diamine!

Giochicchiando con la tazzina da caffè ormai vuota davanti a sé, osservò Kagome prendere un sorso del suo thè verde caldo e dare un morso ad uno dei biscotti con gocce di cioccolato che aveva ordinato.

Inaspettatamente la ragazza fece una smorfia e, quasi istintivamente, InuYasha diede una discreta annusata verso il dolcetto per capire cosa non andasse.

- Mhh… questo biscotto è pesantissimo! troppo burro, e troppo cioccolato! – sentenziò intanto Kagome, posandolo e spingendolo via.
InuYasha stava per aprire bocca, quando qualcuno chiamò il nome della ragazza: - Higurashi senpai! Sei davvero tu? -.

- Shiori-chan! Da quanto tempo! – la salutò la ragazza dai capelli corvini, alzandosi – Come stai? E la scuola? -.

- Promossa a pieni voti! – rispose la mezzodemone Yakkikomori – Ma tu, piuttosto? Ti credevo a Parigi, insieme a Hojo senpai! -.

A quelle parole InuYasha alzò lo sguardo verso le due, curioso.
Kagome invece sembrò raggelarsi per un attimo, salvo poi riprendersi: - È una lunga storia… sono tornata da poco in Giappone, in realtà – sviò il discorso – Senti, ci potremmo vedere qualche volta, così mi racconti un po' di te – le propose, lanciando un'occhiata nervosa al giovane ancora seduto al tavolo.

Solo allora la ragazza sembrò accorgersi di InuYasha: - Oh, certo! Volentieri! Scusami, non volevo disturbarti mentre eri fuori con il tuo ragazzo – disse, sorridendo.

Sia InuYasha che Kagome avvamparono dall'imbarazzo.
- No… noi non… - tentò di dire lei, ma la mezzodemone la interruppe:
- Allora ci sentiamo. Mi ha fatto piacere rivederti, senpai – si congedò, allontanandosi velocemente.

InuYasha si schiarì la gola, a disagio: - Senpai, eh? Una tua collaboratrice? – domandò, afferrando la tazzina di caffè e fingendo di bere.

Tornando a sedersi, Kagome lo osservò di sottecchi: - Umh, no… in realtà era una compagna alla scuola professionale di cucina – ammise infine – Essendo più piccola di me, mi ha sempre chiamata in quel modo -.

- Oh! Quindi tu… sei uno chef di professione? – realizzò.
Era forse questo, il motivo dell’improvviso disagio che sentiva provenire da lei? Si vergognava della sua qualifica?
Scioccamente aveva pensato che la ragazza stesse solo dando una mano alla madre, in effetti.

Kagome sorrise: - Non si direbbe, vero? Tra me e mamma, quella con la qualifica sono io – ammise, arrossendo – Non dovrei dirlo in giro, ma… quella di mamma non è una scuola ufficiale, ma una serie di corsi. Ha tutte le autorizzazioni, ovviamente, ma le allieve di solito sono per lo più donne desiderose di imparare trucchetti per la vita in cucina nel quotidiano o, come nel caso dell’anziana Kaede, un mezzo per svagarsi e divertirsi in compagnia, avendo anche la possibilità di condividere con altri le conoscenze ottenute con l'esperienza e l'età – bisbigliò, come se stesse confidando un segreto - In realtà sono specializzata nella pasticceria – continuò arrossendo.

- Davvero? Wow! – commentò InuYasha – Ora capisco perché, l'altra sera, quelle galline starnazzavano dall'invidia – scherzò, salvo poi rabbuiarsi – Allora… non capisco perché uno chef pasticcere di professione stia perdendo tempo con un impiastro come me – rifletté mogio.

Lo sbuffo di lei gli fece rialzare gli occhi: - Chef di professione… sì, come no! Ho finito la scuola da meno di un anno, partendo subito dopo per uno stage in Europa, e sarei ancora là, se solo quel… quell'idiota… - fece arrabbiata.
Accorgendosi però di essersi lasciata trasportare, arrossì nello specchiarsi negli occhi sorpresi del mezzodemone: - Emh, cioè… volevo dire… -.
Kami, lui sembrava un cucciolo curioso, con quegli occhioni così belli, spalancati dallo stupore e dalla curiosità!

InuYasha, dal canto proprio, rendendosi conto di essere rimasto a guardarla con una faccia da pesce lesso, tentò di ricomporsi: - No, non ti preoccupare! Non devi giustificarti con me! -.

Per tutta risposta Kagome abbassò lo sguardo verso le mani che teneva giunte in grembo.
- Mi hanno cacciata via – esordì dopo alcuni minuti di imbarazzante silenzio, durante i quali il ragazzo aveva iniziato ad agitarsi sulla sedia.

Fu un sussurro, che lui udì grazie all'udito sviluppato: - Eh?!? -.

- Tutta colpa di Hojo-Kun! Stavo vivendo il sogno della mia vita, presso uno dei più rinomati laboratori dolciari di Parigi… Parigi, capisci? E quell'idiota incolpa me, me del disastro da lui commesso! Il capo chef cioccolatiere era talmente arrabbiato che mi ha cacciata! – ringhiò la ragazza.

Di fronte ad un sempre più sbalordito InuYasha, Kagome concluse: - L'avrai sentito, no? Il disastro accaduto alla cena di gala indetta dal Clan delle Pantere – confessò.

Il mezzodemone ricordò vagamente di una discussione tra sua madre e suo padre riguardo a qualcosa di simile. La Signora Izayoi si teneva sempre informata sulle ultime novità di moda, cultura, gastronomia e… gossip mondano, estero e non.

- Ma non è stata colpa mia, lo giuro! Hojo è inciampato, e la torta di panna, pasta di zucchero e pasta choux a cui avevamo lavorato tutti per settimane… - mugugnò ancora la ragazza, il viso nascosto tra le mani – E il capo, da sempre avverso alle donne, non ci ha pensato un secondo ad incolpare me, prendendo per oro colato la spiegazione di Hojo-kun! -.

Come ricordandosi di colpo di dove fosse e con chi, la ragazza si rannicchiò ancor di più su se stessa, concludendo: - Ed io sono una dannata cretina! Ti sto annoiando con i miei guai e facendo la figura della pazza isterica, però… non ne posso più! Tutti a domandarmi come mai sono già tornata, perché non sono ancora a Parigi e… - balbettò, con le lacrime agli occhi.
Oddio, che figura! InuYasha era il più affascinante e misterioso ragazzo che incontrava da… sempre e la sua parte emotiva aveva scelto di esplodere proprio davanti a lui? Fantastico! Chissà cosa stava pensando di lei, adesso.

Davanti a quell'improvviso fiume in piena, l'unica cosa che il cervello di InuYasha riuscì a fare fu di alzarsi ed andare ad inginocchiarsi al fianco di lei, mettendole una mano sul ginocchio.
Kagome sussultò appena, nel sentire quella grande e calda mano tentare di rassicurarla.
Sì, l'aveva notato anche la sera precedente, quando l'aveva aiutato a mescolare. InuYasha aveva le mani grandi…

- No, non piangere! Quegli idioti non meritano le tue lacrime – le disse.

La giovane lo fissò, ed InuYasha si perse in quegli occhi tempestosi… così limpidi, così sinceri.

- Ho perso una scommessa! – gli uscì spontaneamente.

- C-come..? – sussurrò lei, confusa da quella affermazione repentina e senza senso.

- Non c'è nessuna ragazza o fidanzata. Ho perso una scommessa con un mio amico idiota e… devo cucinare un piatto della cena di Natale! – vuotò il sacco il mezzodemone, guardando ostinatamente il pavimento – Io, che non so nemmeno prepararmi la colazione! – rise senza allegria.
Non aveva il coraggio di guardare la reazione di lei. Lo avrebbe sicuramente ritenuto un idiota mammalucco, ora!

A salvarlo dall’impasse ci pensò il telefono, che prese a squillare.
Solo in quel momento InuYasha si ricordò del fratello, che lo aspettava ancora in ufficio.
- Sono ancora vivo, non ti preoccupare, mamma chioccia – ironizzò rispondendo e interrompendo la glaciale e concisa frase del fratello – Ora torno, anche se credo che a breve porterò all’attenzione del Grande Capo che lavorare anche di sabato è un po' troppo da stacanovisti. Ti saluto – e agganciò la chiamata.

Kagome lo stava ancora fissando dall'alto.
Nell’incrociare di nuovo quegli occhi cerulei, il ragazzo si sentì arrossire: - Dovrei andare… Vieni, ti accompagno all’uscita, vuoi? – le propose quindi.

Kagome annuì, tentando di ricomporsi.

Erano quasi giunti all'entrata, quando la ragazza sussurrò: - Va bene se iniziamo domani sera? Il corso – spiegò di fronte allo sguardo confuso di lui – Dopotutto dobbiamo dimostrare a quel tuo amico che si sbaglia, no? – ribadì, regalandogli un sorriso sincero.

Il giovane rimase poco elegantemente a bocca aperta, attonito: - C-come? Il mio amico? V-vuoi dire che, nonostante tutto, sei disposta ad aiutarmi? – balbettò incredulo.

Kagome trasalì e le gote le si imporporarono di imbarazzo. Lo sguardo da cucciolo speranzoso che lui le aveva appena rivolto era così carino!
- Non vedo perché no! – constatò – Allora, io direi di procedere così: la prossima lezione di mamma si terrà martedì. Nel frattempo potremmo riprendere le basi e sperimentare un po'! Prometto che non sarò troppo cattiva! -.



- Com'è che avevi detto? Che non saresti stata cattiva? – brontolò InuYasha più tardi quella sera, alla scuola di cucina.

Kagome ricambiò la sua occhiataccia con uno sbuffo: - Se non ti mettessi a saltare i passaggi, io non dovrei sgridarti! E comunque fissare gli spaghetti con occhi vogliosi non li farà cuocere prima! – lo prese in giro.

- Feh! -.

Dopo essere partiti dagli elementi base, Kagome aveva deciso di partire dai piatti che il suo allievo più adorava mangiare. Quindi la ricetta di quella sera era… ramen!

“Che ragazza assurda!” si ritrovò a pensare nuovamente il giovane.
Stando a stretto contatto, aveva dovuto fare i conti anche con il carattere sfaccettato: sapeva essere dolce e paziente, ma anche imperiosa e risoluta, se necessario. Infatti più lui si spazientiva, più lei lo sgridava.
Prima o poi le avrebbe fatto sparire quel dannato cucchiaio di legno con cui gli picchiava le dita ogni qual volta tentava di sgraffignare qualche ingrediente per mangiarselo!
Nonostante tutto però trovava la sua compagnia decisamente piacevole ed altamente istruttiva.


Col passare dei giorni, tra le lezioni ufficiali e quelle supplementari, InuYasha stava praticamente passando fuori casa quasi tutte le sere.
Seppur arrancando, dimostrò di essere uno studente veloce, se si applicava. Oppure era Kagome ad essere una bravissima insegnante, chissà!
Forse era la vicinanza della ragazza o la voglia di ricevere uno di quegli splendidi sorrisi che lei gli rivolgeva ogni volta che faceva un buon lavoro… gli piaceva l'idea che lei fosse fiera di lui.
Spesso il burbero mezzodemone che odiava il Natale, si ritrovò a chiedere segretamente a quel vecchio nonnino pancione che le lezioni con Kagome non avessero mai fine.

Fu con una certa soddisfazione che, la mattina del 16 dicembre, con la segreta e tacita complicità della cuoca di famiglia, riuscì a servire ad un ignaro Inu No Taisho un tamagoyaki preparato da lui stesso. Alla faccia loro e della loro sfiducia nelle sue capacità culinarie, tsk! Non si era neppure accorto della differenza, il suo vecchio!
Avrebbe voluto farlo mangiare anche a Sesshomaru, ma aveva il naso fino, quello là, e non mangiava uova.


Altri giorni passarono e il Natale era alle porte.

Per l'ultima lezione prima della pausa natalizia, la Signora Higurashi propose la preparazione del Katsudon e, su richiesta di Eri e Yuka, Kagome aveva mostrato a tutti come preparare una Kurisumaki Kiki da manuale.

InuYasha era parecchio nervoso. Nonostante gli sforzi fatti, ancora non era riuscito a decidere quale piatto avrebbe preparato a Natale. O, come diceva Kagome, non aveva ancora trovato la voce del piatto che lo stava chiamando… bah, che assurdità!

Il fatto poi che la mattina del 25 fosse di fatto un giorno lavorativo, gli lasciava poco margine di manovra; avrebbe dovuto impostare la cosa già Il giorno precedente, non avendo tempo di mettersi a spadellare se non dopo le 17.30.
Come se non bastasse, per onorare quella sciocchezza occidentale chiamata Natale, la madre faceva sì che ogni anno, durante la cena, venissero proposti alcuni dei piatti preferiti dal marito Inu No Taisho. E ciò implicava la presenza di molti piatti non giapponesi.

Preso com'era a rimuginare, il ragazzo non stava prestando attenzione all'olio bollente in cui avrebbe dovuto friggere il tonkatsu.
- Ahi! Porca miseria! – sbottò quando uno schizzo bollente gli arrivò sul dito. Cavolo, se bruciava!

- InuYasha! Fa vedere – accorse subito Kagome – Vieni, andiamo a bagnarlo. In borsa dovrei avere un po' di pomata – affermò – Torniamo subito! -.

- Seh, la pomata… secondo me vanno a sbaciucchiarsi! – malignò Botan.

- Shht! Occhio che ti sente! Quelle orecchie sono carine e coccolose quanto vuoi, ma anche peggio di un radar – la ammonì Ayame.


Nel frattempo Kagome aveva provveduto a spalmare un po' di pomata sul dito bruciacchiato.
- Meglio? Quante volte ti ho detto di restare concentrato? Eri distratto, ti ho visto! – lo rimproverò amorevolmente.
Ignorando l’espressione burbera di lui, proseguì: - Cosa ti frulla in quella tua testolina? Sputa il rospo, avanti! -.

- Non è niente. Sono solo nervoso, credo – ammise, appoggiandosi con la schiena al muro.

- Per la scommessa? C'è ancora tempo, dai! Insieme riusciremo a decidere cosa fare, no? – lo incoraggiò.

InuYasha la guardò negli occhi, con una strana espressione che le provocò una specie di nodo nello stomaco.

Il mezzodemone cane prese un respiro profondo.
Sì, in parte era il pensiero di quella dannata cena, ma dall'altro… una volta scelto il piatto e realizzatolo, la presenza di Kagome non sarebbe stata più necessaria e allora…
- Io…- “Io vorrei poterti rivedere ancora” realizzò improvvisamente.

Mal interpretando quel balbettio, Kagome aggiunse:– Non avrai paura? Andiamo! È solo una cena! Anche ammesso di fare un pasticcio, avrai comunque dimostrato loro di essere tenace e di esserti impegnato! Già il fatto che tu non ti sia tirato indietro dalla sfida ti fa onore. Vuol dire che ci tieni e che, in fondo ti sei appassionato almeno un po' al mondo della cucina. All'inizio eri un mezzo disastro, lo devo ammettere, però sei molto migliorato - balbettò agitata, rendendosi conto della gaffe appena fatta. Gli aveva appena dato dell'imbranato! – Voglio, dire… in caso di necessità sono abbastanza certa che non morirai di fame, ecco! -.

In un gesto istintivo, InuYasha l'afferrò per le spalle, vedendola agitata. Lei faceva sempre così quando si rendeva conto di aver fatto una figuraccia: - Ohi! Respira! Di questo passo ti verrà un attacco d'asma. Hai detto tre frasi di senso compiuto tutte d'un fiato, senza pause!– la prese amorevolmente in giro, salvo poi arrossire – Io.. beh, sono contento che tu non abbia pensato che io sia solo un povero idiota borioso che si mette a scommettere con i suoi amici, facendo la figura dell'impedito – sussurrò.
La risatina di lei lo bloccò.
Prima che potesse in qualche modo fraintendere però, Kagome si affettò ad aggiungere: - Quando ti imbarazzi, pieghi istintivamente le orecchie verso il capo. Lo fai spesso, forse inconsciamente… anche quando, nel realizzare qualche preparazione, ti usciva un pasticcio! Che dolce – sorrise – Comunque – riprese vedendolo arrossire ancora di più, sia per la sua affermazione, sia per essersi reso conto di stare ancora prendendola per le spalle – Non sono stata totalmente sincera con te – ammise – Sapevo già della scommessa, prima che tu me lo dicessi. Non era mia intenzione ficcare il naso nelle tue faccende. Però la prima sera, a casa dell'anziana Kaede, tra una chiacchiera e l'altra… – mugugnò, lasciando la frase in sospeso.

L’espressione confusa del mezzodemone mutò in una di realizzazione nel momento in cui Kagome lanciò un'occhiata nervosa a qualcosa situato oltre le ampie spalle di lui.

Voltandosi, InuYasha incrociò lo sguardo smeraldino di Ayame che, con una faccia da schiaffi, tentò di nascondersi dietro la porta, non prima di avergli fatto un gesto di saluto con la mano.
“No, mi rifiuto di crederlo! Lei… lei non può aver spifferato a tutte quelle femmine che… che io… la ammazzo! Ecco perché quelle mocciose si divertono tanto a prendermi in giro!” realizzò.
- Ayameeee! – gli uscì in un ringhio quasi inudibile, ma che l'udito fino della demone lupo parve captare, visto che si affrettò a filarsela, non prima di aver ridacchiato un:
- Oh, bene! È tutto apposto… non tornavate più e allora… beh, mi levo dalle scatole... ciao! -.

- Scusa! – mugugnò intanto Kagome – Non voglio che tu fraintenda. Ti ho dato una mano perché… ecco, mi hai colpito! Non si vede tutti i giorni uno come te cimentarsi in cucina! – tentò di spiegarsi – E poi quando Aya si è lasciata sfuggire quel particolare… sembravi così risoluto nel voler imparare – lo lodò dolcemente.

“Uno come me? Che intende dire?” si chiese InuYasha “Cosa devo fare con te, Kagome? “ pensò “Mi confondi. Prima mi insulti, sembri farti beffe di me… ma poi mi sorridi, mi incoraggi. Possibile che, anche se ci conosciamo da poco tempo, tu ci tenga un po' a me?”.
- Diciamo che ti perdono – la rassicurò – Dai, rientriamo, altrimenti quelle ci daranno davvero per dispersi – tentò di fare l'indifferente, ignorando la propria interna confusione mista ad una sensazione… come un qualcosa di…dolce? che non riusciva bene ad identificare.


24 Dicembre


- Oh per tutti i Kami! E cuoci, dannata torta! – brontolò InuYasha.

- Pazienza ragazzo, pazienza! – sentenziò l'anziana Kaede.

Il giovane guardò male la vecchia.
Maledizione! Nella realizzazione del suo progetto culinario da sbattere in faccia a Miroku, non aveva tenuto conto del caos che ci sarebbe stato a casa sua quel giorno e il giorno seguente.
Così si era visto costretto a chiedere alla vecchia di usare il suo forno. Quello, o mettersi a spadellare chiedendo a Sango di usare le cucine della mensa dell'ufficio!
Ok, aveva optato per Kaede-baba anche sperando che gli desse qualche dritta. Sfortunatamente per lui, la nonna non era ferrata nei dolci americani.

Cherry pie. Detta volgarmente crostata di ciliegie. Ciliegie fresche, scovate dalla madre di Sesshomaru chissà dove e inviate insieme ad un “amorevole” biglietto di scuse per non riuscire a presenziare alla cena.
Tanto meglio per lui! Una in meno a rompere le scatole! Bastava già Sesshomaru a raggelare l'atmosfera!
La scelta di quella ricetta era stata un po' una specie di accattonaggio. Inu No Taisho prediligeva la frutta acidula, ma per le crostate era disposto a fare un’eccezione… perciò sperava almeno di guadagnarsi l'approvazione del suo vecchio.
Cambiare piatto in corso d'opera non era stata forse la migliore delle idee, però presentare l'unica cosa che gli riusciva bene -la frittata- ad una cena di Natale non era molto opportuno. E poi così aveva avuto la scusa perfetta per telefonare di nuovo a Kagome, chiedendole la ricetta del dolce.
A proposito…

- Ehi, dannate! Nemmeno un aiutino mi date? – disse alle due donne, sedute placidamente al tavolo a bere il thè.

- Invaliderebbe l'esito della tua penitenza! – ripeté per l'ennesima volta Kagome.

- Ma questa è quella di prova! Tanto domani ne devo fare un'altra a casa, sotto la supervisione di Mr inflessibilità – smucciò il mezzodemone – E comunque non vale! Perché ne hai preparata una anche tu? La mia sembrerà uno schifo, in confronto! – aggiunse osservando la teglia da forno blu accanto alla sua, di colore rosso e facendo per aprire il forno.

- Dovevo pur farti vedere come si prepara passaggio dopo passaggio, no? Una volta fatta, non avrebbe avuto senso non infornarla e.. InuYasha! – lo sgridò la ragazza - Guai a te! Non ti azzardare ad aprire quello sportello! Se vuoi guardare, accendi la luce e controlla dal vetro! – lo minacciò la giovane – Mi sembrava di avertelo spiegato bene: la cottura della pasta frolla già farcita da un ripieno richiede maggior tempo rispetto a quella ancora da farcire -.

- Sicuro di non volerti unire a noi? Vieni a bere un po' di thè – gli propose di nuovo Kaede.

Arrendendosi al fatto di dover aspettare che la torta facesse il suo corso, InuYasha sospirò, sedendosi svogliatamente su una sedia.
Poco tempo dopo il suo naso si contrasse al delizioso profumino di torta che si spandeva per la cucina.

Quando alla fine il timer suonò, lasciò che fosse Kagome ad alzarsi e andare a controllare.
Una volta sfornate le torte, l'uno assaggiò prima di tutto quella dell'altro.
Il sospiro di sollievo del mezzodemone all'espressione di approvazione della ragazza fu palpabile: - Bravo! Magari la frolla non andava tirata così sottile, ma bravo! – lo lodò – Domani farai un figurone, vedrai! -.

- Sarà… - rispose incerto InuYasha – Oh cavolo, è tardi! La pausa pranzo è terminata da mezz'ora! Sesshomaru mi ucciderà – realizzò, guardando l'orologio.

- E tu tenta di addolcirlo con la torta, no? – propose Kagome, mentre il giovane si dava una rapida sistemata – Te la incarto, ok? Kaede, non è che avresti un vassoio di carta e della stagnola, per caso? – domandò all'anziana.

Nel breve lasso di tempo occorso ad InuYasha per prepararsi, la torta era bella e pronta in un sacchetto.
- Wow, che efficienza! Grazie, eh. Per tutto, anche per la ricetta in extremis. Posso… posso farti sapere come è andata? Se non disturbo, ovviamente – le disse InuYasha.

- Mi arrabbierei se tu non lo facessi! Vai e distruggi! – gli rispose lei, dandogli una pacca sulla spalla mentre usciva dalla porta.

- Ok… ah, grazie per avermi fatto usare la cucina, vecchia! A buon rendere! – disse ad alta voce il giovane, mentre scendeva le scale a due a due.

Solo arrivato fuori dal palazzo, il suo cervello gli rimandò un particolare: il sorriso di Kagome non era solare come al solito. Era come… venato di tristezza?
Mah!
Scosse la testa, avviandosi a passo demoniaco verso l'ufficio tentando di non sballottare troppo il sacchetto.
Se avesse tardato ancora, il fratello lo avrebbe fatto fuori per davvero.


Il pomeriggio del 25 Dicembre infine arrivò.

Rintanato nel suo angolo di cucina, InuYasha era sempre più nervoso.
E gli elementi di disturbo esterni non lo stavano aiutando di certo a ritrovare la calma…
- Se non la pianti di saltellare come un dannato folletto, ti tiro il mattarello in testa! – abbaiò minaccioso InuYasha, rivolgendosi ad una fastidiosamente curiosa Ayame.

L'improvviso e inaspettato flash che lo accecò, gli impedì di fare altro se non rimanere impalato con lo strumento da cucina sopracitato stretto nel pugno, come se stesse brandendo una mazza.
- Ma che… mamma? Ti prego, dimmi che non hai fatto ciò che credo tu abbia appena fatto! – sbottò, diventando paonazzo di vergogna.

Izayoi gli sorrise innocente, con ancora in mano la macchina fotografica: - Oh, tesoro! Sei così carino con il grembiule e il mattarello in mano! Il mio bambino! – disse con tono sognante, facendo ridacchiare Ayame.

- Ferma tu! – la bloccò il ragazzo, prima che la demone lupo potesse riuscire nel suo intento di affondare il dito nella confettura di ciliegie – Fuori dalle scatole! Tutte e due! – ringhiò.

In quel momento Inu No Taisho e Sesshomaru rincasarono dal lavoro.
- Ciao Famiglia! – salutò il primo – Oh, ma guarda, la massaia è già al lavoro? E abbiamo ospiti! Buona sera, Signorina. E Buon Natale! Cosa la porta già qui? – domandò ad Ayame.

- È venuta a rompermi le scatole in attesa del suo fidanzato – rispose per lei InuYasha, ignorando l'insinuazione del padre nei propri confronti. Si erano coalizzati nello sfotterlo, quei due? Di questo passo avrebbe richiesto di essere disconosciuto!

- Buon Natale, regina del mio cuore – disse intanto Inu No Taisho avvicinandosi ad Izayoi e porgendole una splendida rosa scarlatta.

- Oh, Inu! Non avresti dovuto! – lo ringraziò lei, dandogli un bacio sulla guancia.

InuYasha roteò, non visto, gli occhi. A volte i suoi genitori erano talmente melensi da cariare i denti a distanza.

Improvvisamente uno strano pacchettino piatto e sottile comparve nel suo campo visivo.
Sgranando gli occhi, il mezzodemone cane osservò basito Sesshomaru che gli stava porgendo la cosa, tenendola dal fiocco con la punta degli artigli, come se fosse disgustato… o stesse tenendo in mano una bomba.
- Oh per i Kami! Sono finito in un mondo parallelo? Mio fratello che mi fa un regalo?!? – osservò.

Il demone maggiore inarcò un sopracciglio, infastidito: - Piantala di fare la regina del dramma. Non è mio, tsk. Era nella cassetta della posta e sopra c'è il tuo nome, idiota – gli disse, per poi andarsene dalla stanza con la consueta eleganza.

Ripulendosi le mani con uno strofinaccio, InuYasha prese il pacchetto abbandonato malamente sul bancone.
- Pa', per favore, controlla che non si mangi nulla… torno subito – disse, prima di uscire dalla cucina verso il salotto.
“Un regalo? A Natale? Per me, poi? Non sarà qualche stupido scherzo di Miroku, mi auguro” pensò, aprendolo con un certo timore.
“Un… cappello rosso?” realizzò sorpreso – Un cappello… da chef?!? – balbettò appena nell'aprire il tessuto.

Un bigliettino ripiegato gli cadde ai piedi e meccanicamente lui lo raccolse, aprendolo.
Scattò in piedi come una molla non appena lo lesse.

- Sesshomaru! – chiamò – Hai visto chi lo ha portato? Era ancora lì? – chiese concitato al fratello che se ne stava placido in poltrona a leggere.

- Davanti a casa no. Però abbiamo visto allontanarsi una ragazza mentre stavamo parcheggiando l'auto. Perché? – rispose Inu No Taisho, richiamato dallo strepito.

- Merda! – sbottò il figlio minore, levandosi il grembiule ed afferrando al volo sciarpa e cappotto e dirigendosi verso la porta di casa.

- InuYasha! Ti sembra il modo di parlare? E poi dove stai andando? – lo rimproverò la madre – E la torta? – gli ricordò perplessa.

- Al diavolo! Ci penso dopo! – fu la risposta che le diede, poco prima di scansare uno stupito Miroku che si stava apprestando a suonare il campanello in compagnia di Sango.
“Fanculo alla torta! Ho una cosa più importante da fare!” pensò, mettendosi a correre a velocità demoniaca, incurante del freddo e della neve che aveva cominciato a cadere lenta.
Ad occhio e croce lei aveva all'incirca dieci minuti di vantaggio…


- Ma che cosa gli è successo? – si chiese ancora intanto Izayoi, facendo entrare i nuovi ospiti -.

L'inaspettata risposta arrivò dal demone ancora comodamente seduto sulla poltrona in salotto: - È altamente probabile che dovremo aggiungere un posto in più alla tavolata, il prossimo anno -.


Nel frattempo il figlio minore di Inu No Taisho era giunto in fondo all'isolato con ancora nella mente le parole di quel dannato biglietto…

“Caro InuYasha,
volevo solo farti sapere quanto per me sia stato un onore averti come primo allievo.
Non so se sono stata una buona insegnante, ma mi auguro di sì.
La torta ti uscirà benissimo, vedrai! Sono fiera dei progressi che hai fatto e certa del tuo successo.
Serberò per sempre il ricordo del mio allievo mezzodemone pasticcione. ^^
Mi mancherai.
Buon Natale,
Kagome”


“Quella dannata! Che diavolo le è passato per la testa di scrivermi un biglietto del genere! Come se non ci vedessimo mai più!” si arrabbiò, girando un altro angolo di corsa, incurante delle lamentele delle coppiette che passeggiavano.
Balzando sul pianerottolo delle scale antincendio di un edificio, si lasciò guidare dai sensi, cercando nonostante l'intralcio del freddo, quel profumo che aveva imparato ad avere vicino durante le lezioni in cucina. Ma di quel profumo floreale, misto all'aroma di dolci non c'era neanche l'ombra.
“Maledizione! Ok, è ora di mettere in pratica il piano B”.



Santuario della famiglia Higurashi, ore 23 circa.


- Di là ho finito, mamma. Andrei in camera mia, se non ti serve nient'altro – disse Kagome asciugandosi le mani bagnate dall'aver lavato i piatti – Ancora Buon Natale, nonno! E tu non stare attaccato fino a tardi a quel videogioco, Sota, ok? – redarguì il fratello preadolescente – Buona Notte a tutti e ancora buon Natale! -.

- Quella ragazza mi preoccupa – borbottò Nonno Higurashi non appena la nipote fu fuori vista – Posso capire la batosta lavorativa ma… non è più uscita con nessuno, neanche con le amiche, con la scusa che le vede al tuo corso di cucina – disse alla nuora – Ha 21 anni ormai -.

- Lo Spirito Natalizio ti sta giovando, nonno! Fino all'anno scorso avresti preso a randellate qualsiasi ragazzo si fosse avvicinato alla sorellona… come mai hai cambiato idea? – commentò Sota – E non ricominciare con la solfa che la nonna aveva l’età di Kagome quando hai chiesto la sua mano, ti prego! -.

- Ragazzino insolente! Bada a come parli! – lo sgridò il nonno, mentre accettava l'infuso che la nuora gli stava porgendo con un sorriso.

Nel frattempo, al piano di sopra, Kagome si stava spazzolando pigramente i capelli, canticchiando un motivetto natalizio.
Il pensiero volò ad un certo mezzodemone, e si chiese come se la fosse cavata.
Come sospettava non l'aveva chiamata. Probabilmente era impegnato a godersi la cena in famiglia e chiamare lei era l'ultimo pensiero!
Chissà se aveva ricevuto il pacchetto…
“Beh, magari ci incontreremo ancora in giro. Dubito che lo rivedrò ancora al cors- eh?” sobbalzò quando uno strano ticchettio la riscosse dai pensieri e le fece interrompere il gesto meccanico dello spazzolarsi.
“Che stupida!” rise di se stessa “È solo il cellulare! Qualcuno mi ha mandato un messaggio. Saranno sicuramente le ragazze” pensò, posando la spazzola.
La sua espressione fu sicuramente di pura sorpresa nello scoprire che il messaggio era invece da parte di colui che aveva occupato i suoi pensieri fino ad un attimo prima!

“Puoi raggiungermi alla scuola? Per favore. È importante.
InuYasha”


Che gli fosse successo qualcosa? La torta non era riuscita? I suoi l'avevano preso in giro?

Nel giro di poco era schizzata al piano di sotto.

- Kagome? – chiese perplessa la madre.

- Mamma? Esco un secondo. Mi sono dimenticata di una cosa! A dopo – fece vaga, calandosi sulla testa il suo berretto preferito, quello bianco con in cima un pompon.

Stava per dirigersi verso le scalinate del tempio, sistemandosi l'enorme sciarpa quando qualcuno l'agguantò per il giubbotto, trascinandola verso il Goshinboku e facendole saltare il cuore in gola dallo spavento.
Nel fermarsi da quella specie di volo nel vuoto, impattò contro un ampio busto.

- Ma chi... I-InuYasha? – balbettò nello scorgere nel buio un paio di iridi color dell'oro.

Occhi che per un istante le parvero tizzoni ardenti.

- Stupida! – fu la sola cosa che le disse.

Kagome aggrottò le sopracciglia: - Come, prego? -.

InuYasha arrossì, rendendosi conto che, come al solito, aveva iniziato il discorso con il piede sbagliato – Io… Questo! – riprese il mezzodemone, mostrandole il biglietto mezzo accartocciato che aveva tirato fuori dalla tasca – Tu… tu sei assurda! Che diavolo vuol dire “mi mancherai”? E poi, cavolo, è la prima volta in tutta la mia vita che ricevo un regalo di Natale da una ragazza e tu… ahhh, sei assurda! – sbottò.

- Ma… - riprovò lei. Come “la prima volta”? Non poteva essere serio!

- Stai per partire, per caso? No, perché da quello che hai scritto, sembrava tu volessi dare per scontato che non ti avrei più vista! E invece io avevo intenzione d- mfffph! – soffocò InuYasha.

La ragazza gli aveva infatti messo una mano davanti alla bocca per fermare quello sproloquio arrabbiato.
- Per fortuna che ero io quella a dire frasi a raffica senza pause per il nervosismo, vero? – lo prese in giro – E comunque, no, sono bloccata in Giappone per almeno un altro mese. Il regalo… oddio, io l'ho semplicemente visto in vetrina, quel cappello! Mi ha ricordato un po' te, e allora… - si vergognò. Non aveva realizzato che quel dono potesse avere un risvolto romantico! Cioè, meglio così, in effetti, lui era così un bel ragazzo… e aveva pensato che vederlo con indosso quel cappello da chef sarebbe stato carino… Kami, ma che stava pensando?!? - E riguardo al biglietto, beh – arrossì, riprendendo il filo del discorso – Volevo solo farti un piccolo pensiero che ti ricordasse dell'esperienza passata insieme! Voglio dire, hai praticamente raggiunto il tuo obiettivo culinario. Mi sembrava abbastanza ovvio che non avresti avuto più motivo per continuare con le lezioni… - fece mogia.

- E chi te lo ha detto, questo, scusa? – ribatté il mezzodemone, scostando la mano dalla propria bocca – Perché non potrei volere imparare qualche altra ricetta? -.

- Forse perché è già tanto che tu sappia preparare una colazione a base di frittata e un dolce? – gli fece eco retoricamente lei.

- Ehi, ma da che parte stai tu, si può sapere? – brontolò InuYasha – Ok, quello che hai detto è praticamente la pura e semplice verità, ma… e se io invece volessi frequentare le lezioni non per la cucina in sé ma per… altro? – ebbe infine il coraggio di dire.

Kagome si accigliò, confusa: - Per quale altro motivo dovresti voler… - obiettò nuovamente. “Oh, ma siamo seri! Figurarsi se un uomo dolce e bello come lui, stava tentando di… corteggiarmi? No, impossibile! Probabilmente da una parte gli servivano le mie lezioni, e dall'altra, sono stata talmente insistente nel propormi di aiutarlo che…”.

Venne interrotta dallo sbuffo sprezzante di lui: - Per l'insegnante, forse? – sbottò, arrossendo ma guardandola dritta negli occhi.

- Oh! – si imbarazzò la ragazza, abbassando di nuovo lo sguardo. Cos'era quell'improvviso calore misto a batticuore che sentiva nel petto?

Preda del tumultuoso rimbombo del proprio cuore, InuYasha si stupì nel sentire la ragazza che ancora stringeva, ridacchiare appena:
- Non pensavo proprio che la mamma avesse un tale ammiratore! – lo prese in giro, nel tentativo di risollevare l'atmosfera.
No, stava sognando, giusto? Probabilmente era inciampata e aveva battuto la testa, perché in quale universo parallelo InuYasha, quel dolce ed orgoglioso ragazzo pasticcione, avrebbe tentato di farle capire che, al di là della cucina, era interessato a lei?
Lei, Kagome la secchiona con la passione della pasticceria ma che si era lasciata cacciare dal suo primo tentativo di impiego senza battere ciglio, come una bambinetta spaventata?

- Ma che… stupida! So di non essere una cima con le parole, ma… hai capito, no? – sbottò intanto il mezzodemone.

Kami, come era carino quando tentava di nascondere l'imbarazzo dietro quella sua tipica espressione indignata!
Sì, che aveva capito e si sentiva onorata che un ragazzo figo come lui… davvero era interessato a lei? Nonostante tutte le botte a suon di cucchiaio che gli aveva dato sulle dita? Per non parlare delle volte in cui aveva riso con lui per i disastri compiuti in cucina! Non avrebbe dovuto detestarla come si conviene ad ogni insegnante troppo precisino ed autoritario?
- I-inuYasha, tu… Oh cielo! – disse improvvisamente allarmata.

Alzando per puro caso lo sguardo verso le fronde del Dio Albero nel tentare di ritrovare la calma, aveva notato le orecchie canine del mezzodemone completamente congelate a causa della neve.
- Ti prenderai un malanno! Perché sei uscito senza barretto, incosciente! Sta anche nevicando! – lo sgridò, affrettandosi a calzargli sul capo la propria cuffia, dopo aver tentato invano di scaldargli con le mani le due appendici.

- Feh, non sarei dovuto uscire di fretta subito dopo aver terminato quella dannata cena, se qualcuno avesse avuto il coraggio di suonare il campanello invece di lasciare il pacchetto nella posta. O anche solo di telefonarmi e dirmi “Ehi, sono qui fuori, puoi uscire un secondo?”– ribatté piccato, anche per nascondere la strana sensazione che gli aveva provocato la premura di lei nei confronti delle proprie orecchie.
A causa del pensiero di lei, era stato come sui carboni ardenti per tutta la durata del pasto, svignandosela al primo momento opportuno e fregandosene anche del giudizio finale di amici e famiglia riguardo alla sua torta – A proposito, come sapevi il mio indirizzo, tra l'altro? – realizzò solo allora.

Kagome fece spallucce: - Hai davvero bisogno di chiederlo? Ayame. Sbaglio nel pensare che sia stata sempre lei a dirti dove abito? -.

InuYasha annuì: - Tsk, avrei dovuto immaginarlo! Nel DNA di quei lupi deve essere insito il gene dell'impiccioneria! Baaahh! Scommetto che a quest'ora si sarà già mangiata tutta la torta rimasta! – in effetti era riuscito a scucirle l'indirizzo di Kagome solo assicurandole una doppia razione di dolce. E poi era lui, quello goloso, vero? Feh! Lupastra subdola!

La risata allegra di lei gli scaldò il cuore: - Ah, ho capito! L'hai corrotta, convincendola a far sparire la torta che non ti è riuscita e fare di tutto per fallire la penitenza e... avere la scusa perfetta per continuare con le lezioni! Ammettilo furbastro! – gli puntò un dito contro scherzosamente, calmandosi non appena lui le rivolse un affascinante mezzo sorriso.

- Torta non riuscita, dici? – la schernì – Ed io che te ne avevo portato una fetta! – si finse offeso.
Era bello, scherzare con lei. Di norma si sarebbe offeso davvero, o avrebbe messo il muso, e invece…

Solo allora, grazie alle sue parole, Kagome si accorse di una sportina appesa al possente avambraccio di lui.
- Oh, non dovevi! – mugugnò.

- Tsk! Con tutta la fatica che hai fatto per inculcare un minimo di nozioni nella mia testaccia, mi ritieni così ingrato da non dirti nemmeno un grazie, donna? – fece lo sbruffone il giovane.
Tornò serio, sentendola rabbrividire appena dal freddo: - Scusami. Stai tremando. Ti lascio rientrare, allora – affermò – Io ero solo venuto per ringraziarti, di nuovo, e chiederti se… se… - si morse il labbro. “Oh, per l'amor dei Kami! Non fare il pusillanime! Chiedile di uscire, avanti!” si rimproverò da solo.

- Se ti va di continuare le lezioni di cucina, sei il benvenuto – mormorò lei, venendogli in aiuto – Oppure, senza andare per vie traverse e complicate, anche un'uscita normale andrebbe bene – sussurrò arrossendo.
Kami, non le sembrava vero!

InuYasha inarcò un sopracciglio: - Anche domani? – domandò, mentre un'idea iniziava a frullargli in testa.

Kagome lo guardò, sorpresa.

- Non è niente di trascendentale, ma so che un gruppo di squinternate e mal assortite allieve di una scuola di cucina hanno deciso di allietare la mattina del dopo Natale di una certa vecchia Baba che fa lezione con loro, aiutandola a sorpresa con le pulizie del nuovo anno, così… ovviamente ho dovuto promettere ad Aya che le avrei aiutate, e ho comunque un debito con Kaede per avermi “prestato” la sua cucina l'altro ieri, perciò…dopo aver sgobbato direi che un pranzo come si deve è d'obbligo… se ti fa piacere pranzare con me, ovviamente -.

- Mi piacerebbe molto. Non è affatto male, come idea. Anzi, direi che è perfetto – concordò la ragazza.

- Bene, Signorina Higurashi, pare che abbiamo raggiunto un accordo. La lascio andare rifugiarsi al calduccio e a sbirciare questa… cosa – disse, riferendosi alla torta - Giusto per non dimenticarsi del suo allievo mezzodemone pasticcione – ammiccò, ricalcando le parole di lei nel biglietto.
Detto questo, si allontanò di un passo, facendo per restituirle il berretto.

- Oh, no, tienilo! -.

- Emh… senza offesa ma… ti sembro il tipo da andarsene in giro con una specie di coda di coniglio in cima alla testa? Attiro già abbastanza attenzione indesiderata di mio – ironizzò, calcandole la cuffia in testa con forza – Ho il cappuccio e comunque sarò a casa in un baleno – la rassicurò – Allora… a domani, Kagome – la salutò, voltandosi dopo averle mollato in mano il sacchetto con la fetta di torta.

- InuYasha? – lo chiamò ancora lei, facendo riemergere gli occhi dal berretto.

Lui si fermò, osservandola curioso.

Per un lungo momento Kagome si limitò ad apprezzare l'immagine di lui; infine si riscosse: – Buon Natale – gli disse.

- Buon Natale – replicò InuYasha prima di tornare repentinamente verso di lei e… stringerle meglio la sciarpa pesante intorno al collo, sfiorandole appena una guancia nel compiere quel gesto, un mezzo sorriso ad ornargli le labbra.

Infine, prima che la ragazza potesse aggiungere altro, spiccò uno dei suoi proverbiali balzi e sparì tra la neve che cadeva lenta ma inesorabile.

Kagome sorrise, posandosi una mano aperta contro il petto nel vano tentativo di fermare il cuore impazzito. Che tipo!
“Sì, sarà sicuramente un Buon Natale” pensò, dirigendosi contenta verso casa.





Breve illustrazione dei piatti/alimenti citati nel testo:

Daifukumochi (大福餅?), o Daifuku (大福?) in breve, significa letteralmente “grande fortuna” ed è un dolce giapponese composto da un piccolo mochi (dolce di riso glutinoso), farcito di ripieno dolce, di solito "anko", pasta di fagioli rossi dolcificata a base di fagioli rossi azuki.

il Tempura (てんぷら o 天麩羅) è un piatto tipico della cucina giapponese a base di verdure e pesce(tendenzialmente crostacei), impastellati separatamente e fritti. La pastella è a base di farina di riso, acqua e uovo.
L'ebi tempura è più specificatamente Tempura di gamberi di grossa taglia. Allo stesso modo, l'ebi tempura Maki è quindi quella varietà di sushi con il gambero fritto che spunta, avete presente? :-D

la pasta choux è quella usata tipicamente per fare ad esempio i bignè

Il tamagoyaki (卵焼き?), chiamato anche tamago o dashimaki, (letteralmente uovo fritto ) è un piatto tipico della cucina giapponese, si tratta di una omelette giapponese. Viene chiamato anche atsuyaki Tamago che significa grosso uovo fritto.

Il katsudon è una delle forme più famose di donburi (piatto di pesce, carne, verdure o altri ingredienti lasciati bollire insieme e serviti sul riso. È un piatto veloce da preparare e molto sostanzioso e dispone di molte varianti).
Il katsudon è costituito da una cotoletta di maiale impanata e fritta (ovvero il tonkatsu), uova che generalmente vengono versate sul piatto da sbattute e crude (tuorlo e albume mescolati si cuociono grazie al calore del piatto) e condimenti vari da versare sul riso caldo. Si tratta di un piatto molto sostanzioso. Come per la maggior parte dei piatti giapponesi i colori sono fondamentali e spesso decorati con erba cipollina per aggiungere una gradazione di verde.
Per via del nome (katsu ricorda 勝つ katsu ovvero vincere), la consumazione di tale piatto la sera prima di un importante esame è diventato un rituale nella cultura giapponese.

Mi sembrava un bel gesto simbolico che la madre di Kagome facesse fare questo piatto nell'ultima lezione, come a dare un grande in bocca al lupo agli studenti :-)

Kurisumaki keki: pare sia la tipica Torta di Natale, fatta principalmente per i bambini. È un pan di spagna decorato con panna e fragole, con la figura di Babbo Natale o la scritta 'Merry Christmas'. Si può benissimo comprare anche nei negozi. Molto venduta come dolce per il compleanno, è divenuta poi tipico dessert natalizio.


Infine (e poi la pianto con ‘ste benedette note, che sono per chi legge solo una rottura di balle :D ) Nella poliedrica e multiculturale cultura Giapponese, il Natale non ha ovviamente lo stesso significato che ha in occidente… beh, escludendo forse la piccola percentuale di Cristiani nipponici, che sono circa l'1%.
In Giappone il Natale è per lo più una festa commerciale -incamerata dall'occidente- e non nazionale, infatti il 25 Dicembre è giorno lavorativo. La vigilia di Natale in particolare è vissuta in Giappone in modo romantico, quasi come la festa degli innamorati/San Valentino.
Non esiste una tradizione natalizia legata al cibo, in Giappone, tranne forse la Christmas cake/Kurisumaki kieki di cui sopra xD



Evviva! Alla fine questa benedetta OS ha avuto una fine. Scrivere sulla base di una traccia data da altri non è stato semplice, e più di una volta sono incappata nel tipico “blocco dello scrittore”.
Devo ringraziare in particolar modo Fabi per avermi spronata e consigliata nei momenti di crisi nera, in cui continuavo a scrivere e cancellare preda del nervoso. Grazie infinite Fabiuzza, per avermi sopportata!
Grazie anche a Serena e Serena per aver avuto il fegato di leggere almeno una parte di questo papiro e avere il fegato di sostenere che non faceva schifo!
Infine grazie a Martina per avermi proposto questa traccia che sì, mi ha spinto a sfidare me stessa.
E anche a Martina/Roden James per aver contribuito alla soluzione della domanda amletica “Ma quel figo di Papà Inu No Taisho, se dovesse cucinare per la mogliettina, che le farebbe?” >_<
Insomma, ho rotto le scatole praticamente a mezzo mondo, nello scrivere questa OS! ^^’

Bene, spero di non avervi annoiato. Tanto di cappello a chi è arrivato fin qui!
Auguri di Buon Natale (in anticipo) e tanti InuYasha col grembiulino a tutti! :*
   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: LittleDreamer90