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Autore: Sapphire Smoke    19/12/2016    4 recensioni
"Quindi mi stai dicendo…" Rispose lentamente Regina, quasi incredula nonostante tutti gli indizi che aveva di fronte "Che vengo molestata dalla canzone ‘Twelve Days of Christmas’?"
*Emma/Regina*
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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On the first day of christmas
my true love gave to me
a Partridge in a Pear Tree
 
 
"Sto chiamando per denunciare un crimine."
Il respiro di Emma si fermò e la donna rispose, "Che cosa …?" contro il proprio cellulare con il tono di voce più professionale che potesse avere perché, cavolo, l’ultima conversazione che aveva avuto con Regina si era conclusa con un bacio improvviso e ora stava arrossendo molto più del dovuto. Era stato un incidente causato dal troppo alcol, dall’apparente mancanza di auto controllo della bionda e dalla voce della mora che all’improvviso le sembrava come quella di un angelo. Quindi ora Emma si nascondeva all’interno del ufficio dello sceriffo, sentendosi davvero in colpa per quello che aveva fatto e cercando di capire come diavolo avrebbe fatto d’ora in poi a trovarsi di fronte alla madre di suo figlio.
"Un crimine, sceriffo!" Ripeté ancora Regina, non nascondendo il suo tono di voce insofferente. "Non è questo il tuo lavoro forse?"
"Io… uh…sì!" Balbettò Emma, mentre stava quasi inciampando per arrivare alla sua scrivania per redigere il rapporto.
Calma, pensò tra sé e sé mentre afferrava una penna. Non far pensare di essere più idiota di quanto sei realmente. "Allora…che…cos’è successo…?"
Tranquilla, Swan!
"Il mio albero di mele."
Emma sbatté le palpebre. Quell’informazione non era davvero molto chiara.
"…E allora?"
"E’…"Iniziò a dire Regina, mentre il suo tono di voce da irritato iniziava a diventare titubante e insicuro, come se stesse dicendo qualcosa di davvero insolito. "Ha un sapore …come… di pera."
Emma appoggiò la penna sulla sua scrivania mentre uno sguardo confuso iniziava a disegnarsi sul suo viso. "Ma l’intero albero o solo le mele?"
Quella frase si ripeté ancora all’interno della sua testa.
Oh, per l’amor del — "Pensa che forse io mi metta a masticare la corteccia di un albero, Miss Swan?" Scattò Regina esasperata e, cielo, Emma poteva praticamente vederla roteare gli occhi.
La bionda arrossì e iniziò a borbottare alcune scuse, sentendosi davvero incapace di comportarsi in maniera normale quando aveva intorno l’altra donna. Era una cosa davvero mortificante.
"Emma, per favore…" Iniziò a dire Regina, lasciando perdere parole più formali come ‘sceriffo’ visto che sembravano fuori luogo in quel momento. "Smettila di rendere questa conversazione così imbarazzante. Sono consapevole che eri ubriaca ieri sera quando mi hai baciata, ma ho deciso di far finta che la cosa non sia mai successa. Quindi, per la sanità mentale di tutte e due, ti suggerisco di fare altrettanto."
"Hai ragione! Mi…dispiace!" Balbettò la bionda, sentendo le sue guance bruciare dall’imbarazzo che provava in quel momento.
Quella non era di certo la prima volta che aveva accidentalmente baciato qualcuno mentre era ubriaca, ma questa era stata la prima volta che…
No, non aveva proprio intenzione di continuare quel pensiero.
Schiarendosi la voce, lo sceriffo riprese di nuovo in mano la penna e cercò di concentrarsi sul proprio lavoro. "Quindi pensi che qualcuno … ah… abbia fatto un incantesimo al tuo albero o qualcosa del genere?"
"Beh, a te viene in mente qualche altra spiegazione?" Replicò la mora acida, come se la bionda fosse una stupida a considerare qualche altra opzione, come ad esempio che le sue pupille gustative quel giorno avevano fatto proprio cilecca. "Qualcuno si è introdotto nella mia proprietà, sceriffo, e voglio che sia punito per questo. Quell’albero di mele è una delle poche cose che rimangono del nostro mondo e dovrebbe essere trattato come… come un punto di riferimento della nostra storia che non dovrebbe essere deturpato da uno scherzo di qualche adolescente mal consigliato o qualche strana forma di giustizia contadina perversa."
Giustizia contadina. E Regina chiese perché, nonostante le molte volte che aveva cercato di redimersi per i suoi crimini passati, alcune persone non avevano ancora cambiato idea su di lei. Emma sospirò pesantemente contro il telefono.
"Regina, non è che forse…sai, hai masticato una gomma al gusto di pera o qualcos’altro prima di mangiare…?”
"Non sono mica un’idiota, Miss Swan!" Scattò Regina, tornando a fare di nuovo la difficile. "E non ho neanche finito con la mia lista delle lamentele."
"…C’è dell’altro?"
"Sì, c’è …" Il sindaco esitò per qualche secondo, prima di continuare dicendo "C’è qualcosa che vive al suo interno. Forse c’è un nido, ma non ne sono sicura."
"Un nido?"
"Uccello."
"Quindi…?"
Regina fece schioccare la sua lingua con impazienza. "Quindi vorrei che tu lo rimuova, Emma. Così si rischia che i frutti si rovinino. Hai un’ora di tempo, quindi ti consiglio di sbrigarti a farlo."
 
 
 
 
 
 
On the second day of Christmas,
My true love gave to me,
Two Turtle Doves
 
 
"Si sono moltiplicati!" Disse una voce dall’altro capo del telefono, senza prendersi nemmeno la briga di aggiungere un 'ciao.'
"…Cosa?" Chiese Emma gemendo, mentre sbatteva le palpebre assonnate cercando di guardare l’orario dall’orologio digitale accanto al suo letto. "Regina, sono le 06:30 del mattino."
"Sono consapevole di che ora è, Emma, e se forse tu facessi il tuo lavoro in un modo più adeguato, non staremmo facendo questa conversazione."
"Ma cosa…" Iniziò a dire la bionda, mentre intrecciava frustrata le dita tra i suoi capelli. "Regina, ho cacciato quello stupido uccello dal tuo albero!"
"Beh, è tornato!" Sottolineò la mora, completamente indifferente al fato di aver disturbato il sonno dell’altra donna. " E ha portato anche due amici con sè: due colombe, o così almeno sembrano. Solo il cielo sa che cosa stanno facendo alle mie mele, dovrebbero avere la possibilità di…"
Oh, per amor del cielo!
"Regina, tanto le tue mele hanno ancora un sapore di pera, quindi perché ti interessa…?”
"Un’ora, sceriffo."
La chiamata s’interruppe bruscamente ed Emma gettò il cellulare dall’altra parte della stanza, prima di affondare la faccia sul cuscino e iniziare a gridare.
Che Dio la maledica!
Emma sapeva perfettamente che la parte peggiore di tutta quella situazione, la cosa più patetica di tutto quanto, era che non importava a quale dannatissima ora della giornata Regina la chiamasse, lei avrebbe dovuto comunque correre immediatamente da lei.
Perché diavolo le era dovuta venire una cotta proprio per una persona come lei?
 
 
 
 
 
On the third day of Christmas,
My true love gave to me,
Three French Hens
 
 
"Grace pensa che mia madre dovrebbe andare ad American Idol."
"Che cosa?" Chiese bruscamente Emma.
Quella conversazione così inaspettata le avevano fatto diventare le sue guance paonazze, facendole immediatamente tornare alla mente quella notte. Strinse in maniera più forte il volante della sua macchina, mentre suo figlio pre adolescente le lanciò uno sguardo strano.
Quindi la donna si schiarì la voce, cercando di formulare una frase di senso compiuto. "Io…penso…che sia un po’ troppo grande per un programma del genere, ragazzino."
"E probabilmente è un personaggio un po’ troppo fiabesco per un programma del genere" Osservò Henry.
La bionda non poté fare altro che concordare con lui. Il silenzio scese nella macchina, fino a quando il ragazzino non disse casualmente "Sai, mia madre cantava spesso per me quando ero piccolo. Immagino che mi fosse d’aiuto per addormentarmi. Ma era da un po’ che non lo faceva più, e anche quando lo ha fatto, non è stato così…"
"Sì! Lei è…uh… lei è davvero molto brava." Affermò Emma, sperando che le sue guance non fossero così rosse come immaginava. "Però non riesco a capire perché ha tenuto nascosta questa sua dote per così tanto tempo."
"Forse era solamente timida o qualcosa di simile."
Forse, ma Regina non sembrava per nulla timida quando aveva cantato davanti a tutta la città, a differenza sua, che era rimasta in piedi accanto a lei sperando che ci fosse un modo che le permettesse di fondersi con il muro. Perché si era lasciata convincere da sua madre a unirsi al coro per l’annuale Christmas Festival proprio non lo sapeva. Alla fine non era riuscita a tirarsi indietro e il tutto si era concluso con un enorme imbarazzo.
Su molti livelli diversi.
"Forse!" Concordò Emma con un mormorio mentre guidava verso Mifflin Street, persa nei suoi pensieri.
Henry la fissò.
"Sei stata brava anche tu!" Disse, facendo scoppiare a ridere la bionda prima che spostasse lo sguardo su di lui incredula.
"Non so se stai dicendo questo per farmi diventare più dolce così da comprarti un regalo più grande per Natale o che cosa, ma posso assicurarti, ragazzino, io non sono per niente brava. Se lo fossi veramente, Mary Margaret non mi avrebbe mai detto di limitarmi ad aprire e chiudere la bocca non appena si è resa conto dell’errore che aveva fatto nel coinvolgermi in quella faccenda."
"Quindi non hai cantato?" Chiese Henry, ridacchiando non appena Emma scosse la testa. "Allora è per questo che la nonna ha chiesto alla mamma di unirsi a loro, perché le mancava una voce?"
La donna dovette reprimere la voglia di smontare quella teoria. Mary Margaret non aveva mai voluto che Regina si unisse al coro, ma, come al solito, quest’ultima aveva usato la sua influenza di sindaco per inserirsi dove voleva e molto probabilmente lo aveva fatto solo per minare l’autorità della sua ex nemica. Infatti sosteneva che i cittadini di Storybrooke avevano bisogno di vederla come parte della comunità, ma dopo che Mary Margaret era stata nominata direttrice del coro e che fino ad allora era stata lei quella a cui venivano assegnati più assoli, diventando quindi per anni la star dello spettacolo, Emma era più che propensa a credere che la sua decisione fosse più personale che professionale.
Eppure, Henry non aveva bisogno di sapere che il rapporto tra sua madre e sua nonna era ancora difficile o che le due aveva deciso di mettere da parte i loro problemi almeno di fronte a lui. Dopo Neverland, ogni discussione tra le due aveva come protagonista proprio lui. Henry voleva solamente che fossero, almeno per una volta, una grande famiglia felice e visto che tutti avevo deciso di esaudire questo suo desiderio almeno durante le vacanze, Emma si limitò a dire "Sì, sono sicura che sia andata così."
"Allora perché non ti sei tirata indietro?" Chiese il ragazzino non appena la bionda aveva inserito la freccia per girare nella via di Regina.
Quella era il week and in cui suo figlio doveva stare da lei, ma l’aveva chiamata per chiederle se poteva riprenderlo lei da scuola quel pomeriggio. Probabilmente era troppo occupata con il lavoro.
"Voglio dire, se non sai nemmeno cantare, per quale motivo eri lassù sul palco?"
Perché tua madre non voleva lasciarmi andare!
Rispose Emma con amarezza all’interno della propria testa. Dopo che Regine aveva preso il controllo sul coro, lei ci aveva provato, ma tutto quello che aveva ottenuto erano state delle continue ramanzine da parte del sindaco sul fatto che le autorità doveva partecipare maggiormente alle attività proposte dalla comunità, quindi non si era potuta tirare indietro.
In verità, era più che certa che la mora aveva davvero goduto a metterla così in imbarazzo.
"Perché chi si arrende subito non vincerà mai." Rispose la bionda, arricciando leggermente il volto non appena imboccò il vialetto di casa di Regina. "O… qualcosa del genere."
Henry sbuffò mentre si slacciava la cintura di sicurezza. "Dove hai trovato una cosa del genere? L’hai letto nel manuale per il perfetto genitore?"
"Probabilmente l’ho sentito in uno show in tv" Ammise Emma scendendo dall’auto.
Ma proprio nel momento in cui stava per chiedere al ragazzino se avesse bisogno di una mano con i bagagli, la porta d’ingresso della villa si spalancò e la figura di una Regina molto arrabbiata comparve sul portico.
"Miss Swan!"
Oh no!
"Cosa? Che cosa ho fatto?" Chiese immediatamente lo sceriffo, preparandosi mentalmente a essere sgridata.
Ma prima che la mora riuscisse a rispondere, si sentì chiocciare e una gallina rossa, davvero molto singolare, spuntò fuori.
"Regina, ma cosa…?"
Una seconda uscì fuori dalla casa, seguita immediatamente da una terza. Poi, come ciliegina su quella maledetta torta, si sentì tubare in direzione dell’albero di mele nel giardino sul retro.
Okay, tutto questo non poteva essere davvero normale.
"…Mamma, perché hai comprato delle galline?"
Improvvisamente sembrò come se la vena sulla fronte di Regina fosse sul punto di scoppiare.
 
 
 
 
 
 
On the fourth day of Christmas,
My true love gave to me,
Four Calling Birds
 
 
"Ti rendi conto che potresti chiamare anche la protezione animale, vero?" Brontolò Emma mentre saliva sopra una scaletta, stringendo una rete nella sua mano sinistra.
I nuovi abitanti dell’albero di mele – quattro merli – sembravano farsi beffe di lei con il loro incessante cinguettio.
Regina scoppiò a ridere.
"Perché dovrei farlo, mia cara, quando ho uno sceriffo così abile a mia completa disposizione?"
"Non sono il acchiappa uccelli personale" Borbottò la bionda mentre lanciava la rete verso l’albero, facendola però incastrare in ramo, tanto che iniziò a oscillare avanti e indietro in direzione del suo volto. "Oh, cazzo…!”
"Modera il linguaggio!" La rimproverò la mora mentre si riscaldava le mani stringendo la propria tazza di tè caldo. "Nostro figlio potrebbe sentirti. Già è abbastanza terribile che ha iniziato a camminare trascinando i piedi come fai tu, l’ultima cosa che ha bisogno è utilizzare il tuo vocabolario colorito."
"Sì…beh… forse se tu venissi qui a darmi una mano, invece di rimanere lì seduta a fissarmi il culo, eviterei di sbattere la faccia contro questo dannatissimo ramo."
Silenzio.
Emma strinse le labbra e subito si rimproverò per aver detto quelle cose ad alta voce. Non che la cosa fosse nuova visto che loro due si dicevano spesso cose del genere. A entrambe piaceva, più di quanto volessero riconoscerlo, flirtare in quel modo così speciale, ma dopo quello che era successo al Christmas Festival, quella molto probabilmente era diventata una linea che era meglio non attraversare più. Quel fatto aveva reso la cosa un po’ troppo reale e, Emma ne era più che certa, Regina non ne era proprio interessata.
Ma, dopo un primo momento d’imbarazzo, la mora si rese conto che quella frase era piuttosto innocente, quindi decise di risponderle alzando un sopracciglio e usando un tono di voce giocosamente altezzoso " Di certo hai un’ottima considerazione di te stessa, non è vero?"
Emma represse un sorriso, sollevata nel vedere che l’altra donna stava permettendo che il loro rapporto potesse tornare alla normalità, rendeva le cose molto più facili e molto meno imbarazzanti.
"Sì…beh…non è mica colpa mia se ho un bel culo!" Ribatté mentre cercava di catturare uno degli uccelli che si era appollaiato su un ramo non lontano dalla sua testa.
"Mmm!" Annuì Regina mormorando mentre con gli occhi scansionava il didietro della bionda, che, tra l’altro, era davvero lontana per essere considerata normale per loro.
Normale era il fatto che Emma facesse dei commenti civettuoli e stupidi, normale era il fatto che Regina gli respingeva facendo ruotare gli occhi e con un ghigno divertito. In alcun caso, non era per nulla normale il fatto che Regina fosse d’accordo con quei commenti stupidi e avesse iniziato a flirtare a sua volta.
Ma in quel momento, Emma si lasciò sfuggire l’uccello, che volò via, e contemporaneamente fece sbattere la rete contro il volo della mora. Quel movimento fu così rapido e scoordinato da farle contorcerle goffamente il piede sul gradino della scala.
"Emma!" Esclamò Regina vedendo che la bionda aveva completamente perso l’equilibrio, mentre l’unica cosa che quest’ultima riusciva a pensare era che era giunto il momento di rassegnarsi.
"…Merda!" Urlò mentre cadeva a terra, facendo sbattere rumorosamente la testa contro una delle rocce ornamentali del giardino.
Tutto era diventato nero.
 
 
 
 
 
 
On the fifth day of Christmas,
My true love gave to me,
Five Golden Rings
 
 
Emma si svegliò dal dolce suono di un canto, mentre delle dita le accarezzavano delicatamente i capelli. Quella piacevole sensazione però durò poco, visto che immediatamente iniziò a sentire un doloro lancinante nella parte posteriore della sua testa. La bionda cominciò a gemere mentre cercava di aprire gli occhi e mettersi seduta.
"Shh," Sussurrò Regina, afferrando con le mani le sue braccia per farla rimanere ferma. "Non ti muovere! Potresti avere una commozione cerebrale e potresti avere un po’ di nausea."
"Che cos’è successo?" Chiese ancora intontita, tenendo gli occhi chiusi e rispettando le istruzione della mora, mentre questa continuava a muovere lentamente le proprie dita tra le sue trecce.
Essere toccata in quel modo da Regina era un gesto davvero inaspettato. Logicamente, Emma sapeva che quello doveva essere solo una qualche forma d’istinto materno, ma ad una parte di lei faceva piacere far finta che, a prescindere, significasse qualcosa di più.
Quindi, anche se la cosa poteva sembrare assurda e non molto giusta, decise di godere comunque di quel contatto. Sarebbe stata una stupida a non farlo.
"Sei caduta dalla scala e hai battuto la testa contro una roccia" Le raccontò Regina, non nascondendo il senso di colpa che stava provando. " Fortunatamente non hai avuto bisogno di mettere dei punti. Avevi solo qualche livido che sono riuscita a guarire, ma hai perso i sensi per un po’."
"Per quanto tempo?"
"Quasi dodici ore."
"Merda!" Imprecò Emma, provando un gran dolore nella parte posteriore della sua testa. "E Henry…?"
"E’ molto preoccupato" Ammise Regina, mentre le sue dita giocavano con una ciocca di capelli vicino alla mascella della bionda. "Ti è rimasto accanto per gran parte del pomeriggio. Ma ora sono quasi le tre del mattino, quindi ho dovuto mandarlo a letto."
"Invece perché tu sei ancora sveglia?"
La mora esitò per qualche momento, smettendo di muovere le dita tra i capelli dell’altra. "Io…io non volevo lasciarti da sola senza qualcuno che vegliasse su di te. È colpa mia se sei caduta e…”
"No, Regina…"
Emma cercò di protestare aprendo gli occhi per guardare la donna seduta sul letto accanto a sé. Ma la luce, anche se molto debole, era troppo forte per lei in quel momento, quindi, gemendo, chiuse ancora una volta le palpebre.
"E’ vero!" Insistette Regina, facendo filtrare il senso di colpa che stava provando nel suo tono di voce mentre guardava la donna che aveva accanto. "Catturare uccelli non fa parte del tuo lavoro, ma io ho comunque insistito perché…" Esitò per qualche attimo, mordendosi il labbro inferiore, prima di ammettere "Potrebbe essere che mi piace averti intorno per darti ordini..."
"Wow! Fantastico! Grazie mille!" Rispose la bionda seccata.
E’ sempre piacevole sapere che la donna per la quale si ha una gigantesca cotta ama usarti come una specie di cucciolo fedele per il proprio divertimento.
Molto probabilmente è questa la definizione di masochismo.
"No! Io…"Cominciò a dire Regina agitata. “Non intendevo in quel senso. Io semplicemente…" Sospirò pesantemente, ma non uscì nessuna parola.
O lei voleva dire veramente quello che aveva detto e non vi erano altre spiegazione, o lei aveva paura di esprimere i suoi veri pensieri.
"Va tutto bene, Regina!" Rispose dolcemente Emma, cercando di far tranquillizzare l’altra donna. " Io verrò sempre da te quando mi chiamerai: è cpsì e basta."
"Perché io sono il sindaco?" Chiese la mora, cercando di utilizzare un tono di voce più tranquillo mentre rinfilava ancora una volta le dita nei capelli della bionda.
Ma c’era qualcosa in quel tono, che forse voleva significare che non fosse solamente per quel motivo, ma lo sceriffo aveva troppa paura di aver capito male e così preferì mentire.
"Certo…Questo è il mio lavoro, non lo sai?"
"… Certamente."
La bionda sentì il cuore stringerle nel petto rendendosi conto di quanto l’altra donna sembrasse delusa dalle sue parole. Ma Regina non poteva provare i suoi stessi sentimenti, vero? Quando l’aveva stupidamente baciata quella notte, lei non aveva esattamente ricambiato quel gesto, anzi sembrava sconvolta e anche un po’ offesa, senza contare che era immediatamente scappata via lasciandola lì da sola a sentirsi una completa idiota. Se lei ricambiava i suoi stessi sentimenti, non l’avrebbe baciata a sua volta?
"Tuttavia…" Aggiunse Regina dopo un momento di silenzio. " E’ comunque un abuso di potere, Emma, e io ne sono davvero dispiaciuta."
"Non ci sono problemi!" Insistette Emma, perché in realtà, mentre una parte di lei odiava essere chiamata da lei a tutte le ore del giorno a causa di quei maledettissimi uccelli (perché questa doveva essere una specie di maledizione, giusto? Non importava quello che faceva, gli uccelli tornavano sempre indietro il giorno dopo e, in qualche modo, riuscivano persino a moltiplicarsi), c’era ancora una parte di lei che adorava avere una scusa per vedere Regina così spesso. "Sto bene, quindi la situazione poteva essere molto peggio. Anche se devo ammettere che sono molto vicina a prendere la mia pistola e sparare a tutti quei maledettissimi uccelli. In questo momenti evitiamo di pensare Mary Margaret e con quanta insistenza mi ha detto che devo amare e rispettare tutti gli animali in questo momento, perché quei cosi sono davvero molto odiosi."
Regina ridacchiò piano. "Non credo che questo sia d’aiuto, mia cara. Anche se tu li uccidessi, se ne presenterebbero altri il giorno dopo: sembra che questa faccenda funzioni in questo modo."
"Quindi lo pensi anche tu che sia una specie di maledizione questa?" Chiese Emma mentre cercava ancora una volta di aprire gli occhi, sembrandole strano che stesse continuando la conversazione mantenendoli chiusi. La luce era ancora troppo forte, ma il dolore nella parte posteriore del suo cranio si era alleviato da quando si era svegliata, quindi era in grado di tollerarlo. Sbattendo un paio di volte le palpebre per schiarirsi la vista, guardò verso Regina, che era seduta alla sua sinistra, e le chiese "Ma chi può averti maledetta con del pollame? Credo che sia…la maledizione più strana che possa esistere."
La mora arricciò il naso per qualche secondo, prima di ammettere "In realtà… non si tratta più solamente di uccelli."
"Che cosa?" Domandò la bionda, aggrottando la fronte. Ogni giorno che passava aveva portato nuovi uccelli, quindi perché doveva cambiare proprio ora? "Che cosa c’è di nuovo oggi?"
Regina strinse le labbra in una linea sottile, prima di alzare lentamente la sua mano sinistra da dietro la sua schiena, rilevando cinque anelli molto spessi su ciascuna delle sue dita.
Emma sbuffò, non riuscendo proprio a farne a meno. "Bei gioielli."
"Non è divertente!" Insistette la padrona di casa, corrugando il viso. "Si sono materializzati sulla mia mano intorno a mezzanotte e ora non riesco a toglierli!"
"Oh, andiamo! Se ci pensi è un po’ buffa come cosa." Disse ridacchiando lo sceriffo, scrutando gli anelli sulle dita dello scindaco. "Ma perché sono tutti anelli da uomo?" Chiese, alzando un sopracciglio.
Erano grandi e spessi, non sottili e delicati come solitamente sono gli anelli femminili.
"Non lo so e non m’interessa!" Rispose Regina stizzita. "L’unica cosa che mi interessa è trovare il colpevole. Tutto questo è assolutamente ridicolo ed è durato abbastanza."
"Sì, beh, credo che dovremmo aspettare fino al mattino, perché in questo momento io sono ancora un po’…"
Emma agitò la sua mano in aria, facendole capire che le girava ancora la testa, che l’illuminazione le dava ancora fastidio e che la sua vista era ancora un po’ sfocata. Regina corrugò ancora una volta il viso e strinse le labbra.
"Sono davvero molto dispiaciuta…"
"Smettila di chiedere scusa!" Mormorò soffocando uno sbadiglio. " Come ti ho già detto, non è colpa tua. Inoltre, se vuoi davvero aiutarmi, potresti…non so… cantarmi una ninna nanna per farmi addormentare o qualcosa del genere…?"
La bionda cercò di mantenere un tono casuale, ma alla fine sembrava troppo speranzoso, cercando così di farsi scoprire da Regina. La donna sorrise timidamente.
"Mi hai già sentito cantare."
"Tu … tu hai davvero una bella voce!" Si complimentò dolcemente Emma, mentre le sue guance si coloravano di una leggera tonalità di rosa.
Si spostò sotto le lenzuola, mettendosi su di un fianco.
"Me lo hai già detto un’altra volta."
Il rossore sul volto della bionda aumentò: l’ultima volta che si era complimentata con lei per la sua voce era stato poco prima di averla baciata.
Portandosi le lenzuola un po’ più in alto, cercando così di nascondere il suo imbarazzo, borbottò "Sì! Beh… è vero. È un dato di fatto, non solo… Voglio dire, non è solamente una mia opinione…perché…lo pensano tutti…lo sai, vero? Almeno fino ad ora."
Regina sorrise dolcemente, iniziando ancora una volta a giocherellare con i capelli dell’altra donna. "Beh, io apprezzo questo complimento a prescindere, Miss Swan." Rispose cordialmente. "Se la cosa ti farà sentire meglio, allora lo farò. Suppongo che questo sia il minimo che posso fare per te."
Emma ricambiò il sorriso, prima di chiudere gli occhi e rilassarsi, lasciando che la voce angelica di Regina la cullasse fino a quando non sprofondò in un sonno profondo e tranquillo.
 
 
 
 
 
 
On the sixth day of Christmas,
My true love gave to me,
Six Geese-a-Laying
 
 
"…Mamma Oca e il suo stormo hanno invaso il mio cortile." Disse seccata Regina la mattina dopo, veramente provata da questa nuova svolta della situazione. "Evidentemente siamo tornati di nuovo agli uccelli."
"Mamma Oca ha veramente uno stormo?” Chiese Emma reggendo il suo telefono con l’orecchio, mentre si dirigeva verso la sua auto. "Ho sempre pensato a lei più come…un autore immaginario di rime per bambini."
"Beh, io non so se ha mai scritto filastrocche, ma ti posso assicurare, mia cara, che non è per nulla immaginaria." Rispose la mora sospirando pesantemente. "Ti prego, dimmi che hai trovato qualcosa per migliorare questa situazione. Non so quanto ancora riuscirei a sopportare tutto questo: quei dannatissimi uccelli stanno deponendo le loro uova nei miei cespugli di azalea proprio in questo momento."
"Beh, almeno ho capito da dove provengono i tuoi anelli." Disse la bionda mentre rientrava in macchina visto che fuori faceva davvero troppo freddo.
Anche se la temperatura era scesa al di sotto dello zero, non aveva ancora nevicato e lei aveva davvero paura che quello non sarebbe stato un bianco Natale. Per quanto comunque disprezzasse guidare sul ghiaccio, semplicemente la mattina di Natale non sarebbe stata la stessa senza neve.
"Da dove?"
"Gold ha denunciato la loro scomparsa proprio questa mattina" Spiegò lo sceriffo mentre girava la chiave per accendere la macchina, che ruggì subito prendendo vita "Gli ho detto che erano comparsi sulle tue dita e che non riuscivi a sfilarli, ma lui non è stato molto d’aiuto in questa storia. Mi ha semplicemente detto di restituirgli una volta che ho capito come rompere qualsiasi incantesimo ci sia sotto."
"Che persona gentile!" Rispose Regina sarcastica.
Emma poteva perfettamente sentir starnazzare in sottofondo e arricciò il naso in segno di solidarietà.
"Le galline sono tornate di nuovo?"
"…Sono davvero ostinate."
Emma sospirò pesantemente mentre si allontanava dal negozio dei pegni di Gold.
Tutto questo era così strano. In un primo momento pensava si trattasse di una specie di maledizione che riguardasse gli uccelli, ma che cosa diavolo centravano gli anelli ora? Era ancora completamente fuori strada, anche se, aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di famigliare in tutto questo, come se avesse già sentito parlare prima di una cosa del genere. Ma come poteva, infondo lei non aveva nessuna esperienza con formule magiche o altre…
Regina stava imprecando contro uno degli uccelli che l’aveva appena beccata, ma fu la canzone che stava trasmettendo la radio che catturò la sua attenzione.
"Aspetta, aspetta!" Esclamò mentre alzava il volume della radio, sentendo che qualcosa cominciava a farsi strada nella sua mente mentre il testo della canzone raccontava perfettamente la loro situazione.
"Che cosa? Che sta succedendo?" Chiese Regina, prima di urlare contro uno degli uccelli. "Fuori, fuori! Esci immediatamente dalla mia cucina!"
Oh cielo, come aveva fatto a non capirlo prima…?
Emma abbassò rapidamente il volume della radio, prima di stringere forte il telefono contro l’orecchio realizzando finalmente tutto.
"The Twelve Days of Christmas!" Esclamò a una Regina ancora molto seccata, che stava ancora litigando con una delle galline.
"Di che cosa diavolo stai parlando?" Chiese la mora, prima di gridare ancora una volta "Ti ho detto di uscire!"
La bionda riuscì a sentire il debole suono di una porta che veniva sbattuta dal altra parte della linea, seguito da un chiaro sospiro di sollievo. Beh, almeno si era liberata di quel problema, ma se lei aveva veramente ragione,  c’era ben altro che stava per arrivare.
"Il primo giorno, le tue mele avevano un sapore di pera? E c’era un uccello… una pernice?"
"Come faccio a saperlo? Non sono un ornitologo."
"…Un cosa?"
"Una persona che studia gli uccelli, mia cara."
"Oh! Beh, non avevo mai sentito prima questo termine. Comunque, il secondo giorno c’erano due colombe, giusto? E poi sono arrivate le galline, con precisione tre. E poi quegli uccelli…come gli chiamavi?”
"Merli." Rispose la mora.
Allora Emma iniziò a spiegare "Questo è il testo originale della canzone, anche se spesso viene cantato in un modo non corretto." Rimase qualche secondo in silenzio, emozionata per il fatto di aver finalmente capito come mettere tutti i pezzi insieme. "E poi c’erano gli anelli…"
"Si, ma la maggior parte di loro sono d’argento e non in oro, Emma, quindi non penso che…”
"Ma sono di Mr. Gold!" Le ricordò la bionda. " Sono comunque i suoi anelli, quindi possiamo vederlo come una strana interpretazione, un po’ come le tue mele che sapevano di pera o il fatto che Mamma Oca ora si trova nel giardino di casa tua."
Per qualche secondo si poteva sentire solamente il silenzio provenire dall’altro capo del telefono, mentre l’altra donna stava elaborando le nuove informazioni.
"Quindi mi staresti dicendo che verrò molestata in questo modo da una canzone natalizia?" Chiese Regina lentamente, quasi incredula nonostante tutti gli indizi che aveva di fronte.
"Okay! Lo so che sembra un po’…strano" Ammise Emma scrollandosi le spalle. "Ma in fondo ha senso, giusto? Voglio dire, non lo noti anche tu come tutto riporti?"
"Quindi devo aspettarmi un’altra settimana di sciocchezze simili?" Domandò il sindaco, con un tono ormai completamente seccato, molto probabilmente perché non riusciva a pensare a nulla che potesse contraddire quella teoria. "Io non posso accettarlo."
"Forse no!" Cercò di dire lo sceriffo, anche se in realtà voleva dire che sì, avrebbe dovuto passare un’altra settimana cosi. "Forse potrebbe essere solo un incantesimo andato male, sai? Quindi, se solo riuscissimo a scoprire chi lo ha lanciato…”
"Allora potremmo disintegrarlo."
"Esattamente."
Ma quanto arduo poteva essere?
 
 
 
 
 
 
 
On the seventh day of Christmas,
My true love gave to me,
Seven Swans-a-Swimming
 
 
"Va bene così dai! La buona notizia è che chi è accampato nel vostro giardino non è più Mamma Oca." Disse Emma non appena Regina le aveva aperto la porta di casa, non perdendo nemmeno un secondo per parlare di lavoro mentre entrava all’interno. "E’ solamente una sua copia o qualcosa del genere, perché l’originale è rinchiusa dentro casa con l’influenza. La brutta notizia è che non ho ancora capito chi abbia lanciato l’incantesimo. Se può aiutarti a sentirti meglio, ho scoperto che non sei l’unica a cui stanno accadendo…”
"Emma!" Regina la interruppe seccata, prima di chiudere la porta e stringere le labbra fino a farli diventare una linea sottile. "Ho bisogno che Henry venga a stare da te fino alla fine di questo piccolo… incidente."
La bionda corrugò la fronte. "Cosa? Perché?"
La mora esitò un momento, guardandosi intorno un po’ a disagio, prima di ammettere a bassa voce "…I ‘cigni’ sono arrivati."
Il modo in cui lo aveva detto lo faceva sembrare molto più drammatica di quanto la situazione dovesse veramente essere.
"Allora? Basta cacciarli nel cortile sul retro come abbiamo fatto con tutti gli altri uccelli…”
"No!" Regina la interruppe, alzando una mano davanti al suo volto per impedirle di continuare a parlare. Nonostante la situazione fosse ben oltre la sua zona di comfort, c’era ancora una piccola punta di divertimento nei suoi occhi. Era stranamente in contraddizione. "No, no! Mi stai fraintendo, mia cara. Loro non sono degli uccelli…"
Oh!
Oh no!
"Per favore, non dirmi che…”
"Ce ne sono sette…di te!" Confermò il sindaco, stringendo le labbra nel tentativo di non ridere nel vedere l’orrore dipinto sul volto dell’altra "Stanno giocando nella mia vasca da bagno."
"Che cosa vuoi intendere con giocare?" Chiese Emma, rimpiangendo immediatamente di aver fatto quella domanda per paura della risposta. Ma subito scattò qualcosa dentro di lei che le fece subito chiedere "Aspetta un attimo: come fanno a starci sette di me all’interno di una vasca?"
"Ce ne sono cinque nella Jacuzzi del bagno padronale" Rispose la mora prima che il suo sguardo si posasse sulla porta chiusa davanti a lei e l’indicò "Mentre le altre due sono lì dentro. Credo che, tra tutte loro, tu sia la mia preferita."
Emma aveva quasi paura di chiederle "…Perchè?"
Regina non arrossì, non proprio, ma era stava veramente vicina al farlo, limitandosi solamente a schiarirsi goffamente la voce prima di dire "Continuano a insistere sul fatto che io …dovevo assolutamente unirmi a loro. Sono abbastanza insistenti e non gli piace ricevere un 'no' come risposta."
Oh cazzo!
Cazzo! Cazzo! Cazzo!
"Ti prego, dimmi che questo significa che stanno giocando solamente con giocattoli di plastica o qualcosa del genere." Gemette Emma, coprendosi il volto con le mani come se in quel modo potesse sparire.
Non sapeva proprio cosa fare in questa situazione.
"Quelle al piano di sopra si sono prese alcuni vecchi giocattoli di Henry" Rispose Regina, cercando di mantenere il tono di voce uniforme e di spiegare all’altra quale fosse la situazione. "Loro non mi preoccupano più di tanto. Ma le due che sono qui...beh, sembra più che amino giocare tra di loro che con degli oggetti. Questo non è proprio l’ambiente adatto per un ragazzino, Emma, per questo ti sarei davvero grata se portassi via Henry il prima possibile."
Il viso della bionda era diventato rosso come un pomodoro. Non era già sufficiente che questo incantesimo aveva creato sette suoi cloni, due di essi doveva persino…persino… masturbarsi a vicenda? O come diavolo doveva chiamarlo, visto che era questo che Regina intendeva che… era più che certa che si riferisse a quello.
Oh cazzo! Era davvero troppo umiliante.
"Per favore…dimmi…dimmi che almeno sono in costume da bagno." Cercò di dire lo sceriffo, nel tentativo di farsi sentire meglio in tutta quella situazione.
Stava camminando in circolo mentre si aggrovigliava una ciocca di capelli tra le dita. Sembrava come se fosse andata in corto circuito e non sapeva più come poter funzionare correttamente.
"Ma tu di solito fai il bagno nella vasca con il costume addosso, Miss Swan…?"
No. Questa era l’unica risposta che veniva in mente a Emma in quel momento. Gemette, mentre il suo volto divenne per l’ennesima volta paonazzo per la vergogna. Fantastico, quella era la prima volta che Regina l’aveva vista nuda e i cloni stavano facendo chissà cosa nella sua vasca da bagno. La situazione non poteva andare certo peggio di così.
"Se la cosa può farti sentire meglio, mia cara, il tuo corpo…" Cominciò a dire la mora, un po’ imbarazzata, anche se stava cercando di far sentire meglio l’altra donna "beh, non è proprio la cosa più terribile sul quale io abbia posato gli occhi."
"Come, esattamente, questa cosa dovrebbe farmi sentire meglio?" Domandò Emma frustrata, fissandola. Si sentiva così disperata e umiliata, tanto da avere quasi voglia di piangere. "Non hai idea da quanto tempo io volevo…e ora è tutto… fottuto. Cavolo,  tutta questa situazione è davvero una schifezza, Regina!"
Regina si morse il labbro inferiore mentre incrociò le braccia sotto al seno, guardando con simpatia quella donna così frustrata che si trovava di fronte a lei. Esito un lungo istante prima di riuscire finalmente a chiedere "…Da quanto tempo volevi fare che cosa?" come se, nonostante tutto quello che aveva provato, nonostante molto probabilmente quello non era il momento giusto per chiedere una cosa simile, quella domanda era scoppiata dentro di lei a prescindere.
"Non importa!" Mormorò la bionda, cercando di mantenere le sue emozioni sotto controllo mentre si avvicinava verso la scala. "Portò subito via Henry da qui, ma dopo torno per portare qualche indumento da far indossare ai cloni. Base che… basta che non le guardi mentre sono via, okay? Per favore."
"Non lo farò” Promise la mora sottovoce, provando grande disagio mentre notava quanto fosse sconvolta l’altra. "Emma, mi…mi dispiace tanto…”
"Non è colpa tua!" Disse lo sceriffo categorica.
In fondo come poteva essere colpa sua? Non era stata Regina a chiedere sette ‘Emma’ nude all’interno del proprio bagno. Non ne voleva neanche una di ‘Emma’ nuda nella sua vita, figuriamoci se ne voleva così tante.
Cazzo, quella era una situazione davvero troppo stupida per arrabbiarsi, ma più ci pensava, più la cosa la faceva sentire peggio. Anche se dubitava fortemente che Regina la volesse in quel modo, lei aveva immaginato mille volte quel momento… la prima volta che avrebbero visto l’un l’altra nuda. E ora… ora quello stupido incantesimo o qualsiasi altra cosa fosse le aveva portato via quel momento e la cosa era semplicemente sconvolgente. Ma era una cosa davvero stupida, non è vero? Piangere per una fantasia. Infondo non sarebbe diventata reale in qualsiasi caso perché Regina…lei…lei non la voleva.
Che le piacesse o no, doveva iniziare ad accettare quella situazione, se no avrebbe continuato ad arrabbiarsi per delle cose che non si sarebbero avverate mai.
 
 
 
 
 
 
On the eighth day of Christmas,
My true love gave to me,
Eight Maids-a-Milking
 
 
"Le odio!" Esclamò Emma arrabbiata mentre si precipitava fuori dal bagno di Regina, sbattendo la porta alle sue spalle.
Quei maledetti cloni ancora si rifiutavano di vestirsi e le due al piano di sotto continuavano a molestare chiunque entrasse nella stanza. Ma lei  aveva proprio bisogno di fare pipì da qualche parte, e con entrambi i bagni che vi erano in casa occupati da un plotone di sé stessa nuda, non aveva avuto molta scelta.
Beh, pensò di utilizzare quello al secondo piano. Le cinque che vi erano chiuse, almeno, erano troppo occupate a giocare con paperelle di gomma e navi di plastica per essere sessualmente provocanti.
"Lo so, mia cara!" Rispose Regina con simpatia.
Quindi la bionda si accasciò sul divano accanto a lei, con uno sguardo sconfitto dipinto in volto.
Immediatamente si udì il muggito di una mucca provenire dalla cucina. Emma sospirò pesantemente e si strofinò le tempie.
Le mungitrici si erano già presentate quella mattina e, a quanto sembrava, erano tutte cloni di ancelle che Regina aveva avuto quando era nella Foresta Incantata. Erano rimaste in silenzio per la maggior parte del tempo, parlando solamente del proprio lavoro, ma ormai in cucina non vi era più spazio, soprattutto dal momento in cui era comparsa la mucca.
Emma aveva cercato di convincere Regina a trasferirsi da lei per tutta la durata del sortilegio, ma la mora era certa che quell’incantesimo era stato fatto contro di lei e quindi l’avrebbe seguita ovunque fosse andata, invece, in questo modo, gli avrebbe potuti tenere concentrati tutti in un solo luogo.
Era stata davvero una buona cosa che il sindaco avesse deciso di lavorare da casa durante il periodo delle feste, perché l’ultima cosa che lo sceriffo voleva era che i suoi sette cloni andassero in giro nude per il Municipio. O comunque in giro per qualsiasi altro luogo della città.
"Okay! Allora…" Iniziò a dire Emma, allontanando qualsiasi forma di distrazione dalla propria mente in modo da concentrarsi sul problema che aveva di fronte. "Ti ricordi quello che ti ho raccontato su Mary Margaret ieri quando sono tornata per portarti i vestiti per i cloni?"
"Gli animali." Rispose Regina mentre prendeva in mano la sua tazza del caffè. La ceramica tintinnò al contatto con i grandi anelli che ornavano le sue dita. "Sì, mia cara, lo ricordo. Anche se faccio fatica a vedere come tutto questo…”
"Poi…semplicemente ascoltarmi per un secondo?" La interruppe Emma alzando una mano. "Ho parlato con lei questa mattina e credo che siamo riuscite a capire come sia riuscita a essere di nuovo capace di parlare con loro. Che, tra l’altro, tu non puoi capire quanto sia strano fino a quando non ti ritrovi a fare colazione con un cervo, ma non importa, anche perché ora loro due sono diventati migliori amici. Sto proprio cercando di non giudicarla." Rimase qualche secondo in silenzio per poi continuare a dire “Comunque,  pensiamo che questa sua capacità si mostri quando c’è qualcosa che abbia a che fare con i desideri, visto che a quanto pare lei a desiderato di poter di nuovo…beh, per qualsiasi ragione l’abbia fatto. Non lo so, forse si sentiva sola."
La mora era davvero incredula. "Credi che io abbia desiderato che ‘Twelve Days of Christmas’ si realizzasse a casa mia? Perché io posso davvero assicurarti, mia cara, che io non l’ho fatto."
Allora okay! Era andata fuori strada. Almeno che…
"No, okay! Forse non sei stata tu esattamente a farlo, ma forse qualcun altro avrebbe potuto…”
…Oh, no!
"Cosa?" Chiese Regina, rendendosi conto di quello strano sguardo dipinto sul volto di Emma, mentre posava di nuovo la sua tazza sul tavolo. "Che cosa succede?"
Oh cielo! Perché non ci aveva pensato prima di andare a parlare con Regina?
Dopo che Mary Margaret le aveva raccontato di aver desiderato qualcosa che poi si era realizzato, Emma era certa che la brutta situazione che si stava realizzando a casa del sindaco era dovuto a qualche sorta d’incantesimo finito male. Quindi aveva pensato che era stata colpa di un desiderio di Regina e non aveva minimamente pensato che poteva essere di qualcun altro fino a quando la mora non aveva messo in discussione la sua teoria. E ora, ora, stava iniziando a pensare che…
Oh merda, tutta quella situazione era semplicemente colpa sua! Lei lo aveva desiderato, anche se…non era esattamente quello che aveva in mente, e se non fosse stato qualcosa in più che un semplice pensiero, cavolo, se avesse pensato anche per un solo momento che sarebbe potuto accadere qualcosa di simile, non avrebbe mai…
"Emma?"
"Io… Io devo proprio andare!" Balbettò la bionda alzandosi velocemente dal divano. Il senso di colpa e l’imbarazzo le stavano bruciando lo stomaco, rendendosi conto improvvisamente di quello che doveva fare. "Scusami! Penso che…questo sia tutta colpa mia. Ora devo proprio…risolvere tutta questa situazione. Ti chiedo ancora scusa."
"Cosa?" Chiese la mora alzandosi anche lei dal divano e raggiungendo l’altra donna che ormai era uscita dal salotto e si stava dirigendo verso la porta. "Che cosa significa? Che significa che tu…Emma!"
Ma Emma davvero, davvero non aveva voglia di aggiungere altro, e così era corsa fuori dalla casa di Regina in silenzio, troppo concentrata a pensare a come risolvere tutto quel pasticcio che aveva causato. Soprattutto, lei non aveva voglia di rispondere al perché aveva iniziato tutto questo.
 
 
 
 
 
 
On the ninth day of Christmas,
My true love gave to me,
Nine Ladies Dancing
 
 
Henry aveva un’espressione colpevole dipinta sul volto.
"Oh no!" Mormorò Emma, avendo un brutto presentimento. "E ora che succede?"
Dopo aver parlato con Mary Margaret ancora una volta dei desideri e di chi potesse essere il responsabile del fatto che si fossero avverati ( il primo pensiero di Emma era stato le fate, ma sua madre le aveva risposto che esaudivano solo i desideri dei bambini e quindi era improbabile che fossero coinvolte), Henry  era uscito dalla sua camera e aveva origliato la loro conversazione, iniziando quindi a torcersi le mani dietro la schiena mentre uno sguardo colpevole si impossessava del suo volto.
"Ragazzino!” Disse la bionda, osservando il volto di suo figlio. "Non è che per caso hai espresso qualche desiderio?"
"…Ho pensato che potesse essere d’aiuto."
"Aiuto per cosa?"
"Perché tutti voi possiate avere un bel Natale!" Mormorò, sfregando i suoi stivali contro il pavimento di legno. "Lo so che davanti a me fate finta di andare tutti d’accordo. La mamma e la nonna ancora non si sopportano e ultimamente avete ripreso a evitarla, rendendola davvero molto triste. Così ho pensato che, se tutti voi quest’anno avreste ottenuto quello che volevate per Natale, sareste stati felice e avreste messo via tutti i rancori che provate. Credevo che in questo modo potessimo finalmente passare per la prima volta le feste tutti insieme, come una vera famiglia."
Emma sentì il cuore stringersi nel suo petto e si inginocchiò di fronte a suo figlio per riuscire a guardarlo negli occhi. "Henry, la tua mamma e la nonna hanno ancora molto da lavorare per rimettere in piedi il loro rapporto, ma sta andando sempre meglio, te lo giuro. Sono cose che richiedono un certo tempo, lo sai? Per quanto invece riguarda me, io… beh, io non sto evitando Regina, se proprio lo vuoi sapere…"
"Invece sì!" La interruppe Henry. "Dopo che siamo tornati da Neverland, voi siete uscite diverse volte insieme per delle cene di famiglia e altre cose del genere, ma negli ultimi due mesi stai facendo sempre finta di lavorare fino a tardi in modo che non possiate vedervi. La mamma non dice nulla, ma tutto questo la rende davvero molto triste. Penso che lei voglia essere davvero tua amica, Emma."
Okay, loro figlio era davvero molto intelligente e intuitivo e aveva perfettamente capito tutto. Ma in sua difesa —oh chi voleva prendere in giro, era davvero indifendibile.  Si era semplicemente resa conto dei sentimenti che provava per Regina e, per paura di non venir ricambiata, aveva preferito scappare. Lei non …  beh non pensava che alla mora questa cosa importasse. Pensava che avesse cambiato atteggiamento nei suoi confronti solo per il bene di loro figlio.
E onestamente, se lei non fosse stata lo sceriffo e non fosse stato suo dovere andare da lei per capire che stava accadendo, dopo quello stupido bacio che le aveva dato, molto probabilmente sarebbe fuggita il più lontano possibile da lei. Quella era una reazione istintiva tipica per lei.
"Mi…mi dispiace davvero molto, Henry!" Si scusò Emma, sentendosi davvero una persona orribile per aver coinvolto suo figlio all’interno di quello strano dramma familiare. "Vedi, forse…beh, spesso, per noi adulti le cose possono complicarsi, e…e invece di risolvere faccia a faccia, sentiamo il forte bisogno di… beh, scappare via."
"Perché?"
Era una domanda davvero innocente e la bionda contrasse le labbra mentre ammetteva "Perché abbiamo paura."
"Hai paura della mia mamma?" Chiese Henry.
La cosa gli sembrava davvero molto strana, anche se sapeva che una volta lei era stata la Evil Queen e aveva spaventato la maggior parte degli abitanti della città, ma ormai era semplicemente il sindaco. In fondo per lui ora Regina era semplicemente Regina ed era, onestamente, molto perplesso del motivo per cui Emma avrebbe dovuto aver paura di lei.
"Io…io ho semplicemente paura di volere qualcosa in più da lei ma che non sia disposta a darmelo" Cercò di spiegare nel modo migliore possibile la bionda, senza specificare di che cosa si trattasse veramente.
Henry aggrottò la fronte
"Che cosa intendi?"
Oh, quella non era una conversazione che poteva avere con suo figlio. Ma non poteva nemmeno averla con Regina.
"E’ solo …è una cosa da adulti, ragazzino. Capirai quando sarai più grande."
Henry la guardò in cagnesco. "Odio quando dici cose del genere…”
Il cellulare della bionda iniziò a squillare. Madre e figlio fissarono l’oggetto incriminato che si trovava sul tavolo accanto a loro. Un nome stava lampeggiando con colori vivaci contro lo sfondo scuro dello schermo: REGINA MILLS. Emma esitò.
"Non ignorarla!” Chiese Henry, sembrando quasi più grande rispetto alla sua età, mentre fissava sua madre naturale, le cui guance si erano ormai tinte di rosso a causa del senso di colpa.
"Non avevo intenzione di farlo!” Disse lei mentendo mentre afferrava il telefono.
Quella doveva essere la decima volta che Regina aveva provato a chiamarla quel giorno, ma, non avendo mai ricevuto risposta, le aveva lasciato dei messaggi in segreteria. La bionda non se la sentiva proprio di spiegarle come mai tutta quella situazione fosse colpa sua.
Ma, a quanto sembrava, in realtà era stato Henry, quindi…
Emma si portò il cellulare vicino all’orecchio. "Pronto?"
"Ti ho chiamata solo per cortesemente informarti che io…forse…ho dormito con uno dei tuoi cloni ieri notte."
Nessun saluto. Niente convenevoli. Solo quella frase.
Il volto della bionda impallidì immediatamente. "…Forse hai fatto che cosa?"
Dall’altra parte, Regina sbuffò, amaramente divertita dalla reazione dell’altra donna. "Certo che non l’ho fatto, mia cara, ma era quello che stavo per scriverti se avresti continuato a ignorare un’altra delle mie telefonate. Sono contenta di sapere che almeno in questo modo sono riuscita a catturare la tua attenzione."
Cazzo…
"Sei una vera stronza."
"Sei tu quella che mi sta ignorando, Emma!" Le ricordò la mora, non riuscendo a nascondere il dolore che stava provando. Forse allora Henry aveva davvero ragione? Il solo pensiero fece torcere lo stomaco dello sceriffo. "Quindi credo che, se proprio dobbiamo trovare una stronza in questa situazione, quella persona sei tu."
Colpo sferrato. Emma sospirò pesantemente, massaggiandosi le tempie. "Guarda, mi…mi dispiace davvero molto…" lottò per continuare la frase. "Stavo solamente cercando di capire chi ha causato tutto questo."
"E lo hai trovato?"
"Sì!" Rispose la bionda, abbassando lo sguardo verso suo figlio. "Sembra che Henry abbia espresso un desiderio."
"Lui desiderava che fossi perseguitata da ‘A Christmas carol’?"
"No, lui… uh…" La donna si bloccò, non sapendo come esattamente poteva continuare la frase. Coprendo il cellulare con la mano, guardò Henry e gli chiese "Esattamente, che cos’è che hai desiderato?"
Il ragazzino la guardò colpevole e mormorò "Che la mia famiglia potesse ottenere tutto ciò che desiderava per Natale…" Appoggiandosi al bancone della cucina, s’infilò le mani nelle tasche dei jeans e si strinse nelle spalle. "Ho espresso questo desiderio davanti ad una stella cadente. Ho pensato che sarebbe stato più facile che si fosse avverato in questo modo e veramente volevo solamente che tutti voi foste felici, Emma."
Cavolo, quella confessione le spezzò davvero il cuore.
Quindi Emma soppresse le sue emozioni, sapendo però che in seguito in qualche modo avrebbe dovuto comunque affrontare la situazione e raccontare  tutto a Regina.
La mora giurò. "Ho intenzione di uccidere quelle maledette fate!" Mormorò. "Hai idea di quanto sia difficile lavorare quando ci sono nove principesse danzanti intorno? Ho dovuto barricarmi nella mia camera da letto per evitare di dover rimanere con i cloni di Biancaneve."
Emma aggrottò la fronte, anche se trovava la cosa piuttosto divertente. Eppure, si sentiva comunque in colpa. "Mi dispiace davvero molto, Regina."
La cosa sembrava far ricordare alla mora che anche l’altra donna aveva espresso un desiderio per le vacanze, per questo motivo rispose "Sì! A proposito di questo…"
"Per favore, non chiedere nulla!” La pregò la bionda. "Veramente, non farlo. Di basta sapere che è stato un incidente e ne sono molto, molto dispiaciuta."
"Ne sono consapevole, mia cara!" Rispose piano Regina. Seguì un attimo di esitazione, ma poi aggiunse. "Quello che veramente non capisco, però, è il motivo per cui il tuo desiderio di Natale consisteva nel darmi… tutto questo."
"Non era questo il mio intento, okay? È stato solamente…  solamente un impulso di un momento, causato dalle circostanze e, molto probabilmente, da troppo alcol. Inoltre, le cose sono cresciute a dismisura e ora…guarda, se vuoi, domani mattina possiamo andare dalla Fata Turchina e chiederle se può fare qualcosa per risolvere la situazione, okay? Quindi, possiamo dimenticare tutto quello che è successo, per favore?"
Dall’altro lato della line si poteva sentire solo silenzio. Emma cercò in tutti i modi di nascondere le sue guance arrossate per l’imbarazzo a suo figlio. Di certo non voleva spiegargli cosa stava accadendo. Assolutamente no.
"Va bene!" Rispose Regina dopo un lungo momento di silenzio, anche se sembrava che stesse lottando contro la voglia di mettere in discussione quello che la bionda le aveva detto. "Ci vediamo alle 08:00. Non arrivare in ritardo, perché davvero non penso che non avrò molto tempo prima che l’incantesimo inizi a inseguirmi."
"Oh! Credimi, sarò puntuale."
Perché in realtà, le cose doveva finire in quel modo, ieri.
 
 
 
 
 
 
On the tenth day of Christmas,
My true love gave to me,
Ten Lords-a-Leaping
 
 
"Non posso aiutarti."
"Non puoi o non vuoi?" La sfidò Regina.
La fata turchina osservò entrambe le donne che le stavano di fronte. "Anche se ne avessi la capacità, non è nella nostra natura cancellare un desiderio espresso da un bambino, nonostante esso abbia…dei risultati disastrosi. Mi dispiace molto."
"Mi ascolti…" Rispose Emma, storcendo il naso. "La casa di Regina è praticamente diventato un circo, che cazzo. Questa mattina un clone di mio padre mia ha quasi tirato un calcio in faccia mentre stava saltando freneticamente intorno alla veranda. Henry voleva solamente che tutti noi fossimo felici a Natale, e qualcuna di voi ha veramente sbagliato nel esaudirlo, okay? Perché ci guardi: forse le sembriamo felici noi due?!"
La madre superiora rimase imperturbabile mentre rispose. "Vostro figlio ha desiderato che tutti voi ottenesse quello che volevate per le festività, non che tutti voi foste felici, nonostante lui credeste che poi vi sareste sentiti così. Specificare è una cosa davvero molto importane e, purtroppo, qualcuno di voi voleva proprio questo."
"Ma non l’ho fatto io!" Disse la bionda infuriata mentre si torceva le mani. "E’ stato semplicemente lo stupido pensiero di una persona ubbriaca. Non l’ho nemmeno detto ad alta voce!"
"Cioè che conta erano le emozioni che stavi provando in quel momento, Emma, non se lo hai detto ad alta voce o no." Spiegò la fata, come se stesse parlando con qualcuno che avesse un quoziente intellettivo più basso del normale. "Per essersi avverato, vuol dire che le emozioni che provavi erano davvero molto forti."
Regina spalancò gli occhi sorpresa.
Emma arrossì e distolse lo sguardo.
"Mi dispiace! L’unica cosa che però posso assicurarti è che, siccome questo desiderio è circoscritto al periodo natalizio, una volta che le festività saranno terminate, tutto dovrebbe tornare alla normalità."
"Se scopro che stai mentendo circa la tua incapacità di porre fine a tutto questo…” L’avvertì Regina, fulminandola con gli occhi.
Ma proprio in quel momento comparve una gallina che si sistemò accanto alle gambe della mora. Tutte e tre le donne la fissarono fino a quando non ne arrivarono altre due.
Pop! Pop!
"Oh cielo!" Imprecò Emma, redendosi conto che avevano finito il tempo a loro disposizione.
Ma cavolo, lei davvero non… erano trascorsi solamente dieci minuti!
Pop!
A quanto sembrava la cosa non importava.
Una mucca si materializzò sopra uno dei banchi, distruggendolo, muggendo con disagio. Comparve anche una delle mungitrici, che subito inciampò su uno dei pezzi di legno che erano a terra.
"Merda! Regina, dobbiamo andare prima che…!”
"Oh mio Dio!" Gridò la madre superiora, distogliendo lo sguardo da uno dei cloni nudi e bagnati di Emma che si era appena materializzato all’interno del suo convento.
La bionda desiderò di morire all’istante. Era tutto l’opposto di quello che volesse che accadesse quel giorno.
"Dammi la tua mano!" Le ordinò Regina prima di afferrarla e trasportarla immediatamente all’interno della sua abitazione.
Avevano abbandonato lì entrambe le loro auto con la speranza che, più velocemente se ne fossero andate da quel posto, facessero la stessa cosa anche l’imbarazzante clone dello sceriffo. Cosa che così avvenne.
Sfortunatamente, tornarono indietro nello stesso modo sporadico e disorganizzato con il quale avevano seguito in precedenza il sindaco e, improvvisamente, si trovavano ovunque; era come se stessero arrivando da tutte le parti.
Subito dopo che Emma fu colpita al volto da un clone di Ariel, con un apertura delle braccia davvero molto ampia, mentre ballava, Regina prese per mano ancora una volta la bionda e freneticamente si precipitarono nella sua camera da letto, sigillando la porta con la magia.
Si sentì un forte tonfo provenire dall’esterno, seguire da un roco verso di uccelli.
"…Tutto questo non va bene!" Mormorò Emma, sentendo il senso di colpa nascere ancora una volta dentro di lei, perché, cavolo, era stata lei a causare tutto questo disastro.
Regina si volto verso di lei, incrociando le braccia al petto. "Lo credi davvero? Spero solamente che siate soddisfatta di voi stessa, Miss Swan."
Emma sospirò, sentendosi completamente a terra mentre si accasciava contro la parete infondo alla stanza. Quanto mancava alla fine delle feste?
 
 
 
 
 
 
On the eleventh day of Christmas,
My true love gave to me,
Eleven Pipers Piping
 
 
Erano intrappolate.
O meglio, Regina era in trappola, mentre Emma, sapendo che tutta questa situazione era colpa sua, non aveva avuto il coraggio di lasciarla da sola ad affrontare il caos che lei aveva iniziato. Per come si stavano sviluppando le cose, per la mora sarebbe stato davvero impossibile trascorrere il Natale con suo figlio. La sua casa ormai era completamente invasa e la confusione era… beh, Henry non aveva proprio bisogno di trovarsi in mezzo a tutto questo,  soprattutto perché avevano appena scoperto che gli undici zampognari non erano altro che cloni di Peter Pan e dei suoi Bambini Sperduti, e l’ultima cosa che il ragazzino aveva bisogno era di ricordarsi di quello che gli era accaduto a Neverland. Tutti loro stavano cercando di superare quello che era successo lì.
Quindi, le due donne avevano promesso a loro figlio che avrebbe avuto il uno stupendo Natale con tutta la sua famiglia riunita, ma solamente con un giorno di ritardo. Infondo, non era questo tutto ciò che desiderava? Quindi sì, avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di farlo accadere. Tutti erano d’accordo, anche Gold (beh, lo era dopo che Regina lo aveva minacciato ), quindi tutto quello che potevano fare ora era sedersi ed aspettare il 26 Dicembre.
Certo, così erano costrette a festeggiare con un giorno di ritardo, ma era meglio che niente.
"Regina?" Chiese Emma mentre giaceva su un fianco, un po’ più a sinistra rispetto alla mora che stava leggendo un libro.
Una delle mucche si era piantata davanti alla porta della camera e si era rifiutata di spostarsi, per questo loro due erano barricate lì dentro da quando erano tornate a casa il giorno prima. Ma alla fine quella non era la cosa peggiore, visto che nessuna di loro voleva veramente avventurarsi in giro per la casa, visto la follia che vi regnava.
Per fortuna il bagno padronale della casa era collegato con la camera da letto e la mora era in grado di far comparire il cibo dalla cucina ogni volta che voleva. Erano tutte piccole cose che rendevano quella situazione più sopportabile.
Beh, in fondo vi erano posti molto peggiori della camera da letto di Regina Mills dove poteva essere intrappolata.
"Hmm?"Mormorò Regina distratta mentre girava una pagina del suo libro, scrutandola attraverso gli occhiali che erano poggiati delicatamente sul suo naso.
Sembrava così dannatamente sexy mentre si stava rilassando con quel pigiama addosso, tanto che Emma dovette ricordarsi di non guardarla troppo. Dopo tutto doveva cercare di passare sopra a quella cotta e non favorire il suo sviluppo.
"Che cosa desideri?"
Il sindaco s’irrigidì per qualche momento, prima di fulminare con lo sguardo la bionda accanto a sé.
"Perché pensi che desideri qualcosa?" Chiese, cercando di utilizzare un tono tale da far pensare che fosse completamente disinteressata a quella conversazione.
"Perché Henry ha desiderato che tutta la famiglia ottenesse ciò che voleva e tutti gli altri l’hanno ottenuta" Rispose lo sceriffo. Alzò un sopracciglio mentre continuava a guardare la donna accanto a sé mentre con le dita iniziò a elencare tutti i desideri che si erano realizzati. "E’ per questo che Neal è rimasto intrappolato a casa di Gold e perché mio padre…”
"Forse io non era considerata nel desiderio di Henry!" La fermò Regina, anche se la punta delle sue orecchie stava diventando sempre più rossa. "Dopo tutto, io e lui non siamo consanguinei."
"Bugiarda!"
"Non è vero. L’ho adottato, non ricordi?"
"Non è questo quello che intendevo!" Rispose Emma facendo roteare gli occhi. "Dai, raccontamelo. Di certo non può essere peggio del mio."
"Non c’è niente di peggio di questa catastrofe, Miss Swan."
Emma  aggrottò la fronte e Regina sospirò, sistemando il suo libro sopra il comodino.
"Bene!"  Alla fine cedette. "Io… forse ho desiderato che ti piacesse il suono della mia voce."
"Cosa? Ma sei seria?" Chiese la bionda, granando gli occhi mentre si metteva dritta con la schiena. "Questa non è la vera voce che hai quando canti?"
La mora strinse le labbra e distolse lo sguardo. "…No!"
"Ma perché…" Chiese aggrottando la fronte. "Perché hai voluto una cosa del genere? Il tuo sogno nel cassetto era quello di fare la cantante o qualcosa del genere?"
"No!"
Lo sguardo di Emma era sempre più confuso. "E allora perché …?"
"A meno che tu non abbia intenzione di dirmi perché hai voluto che si realizzasse ‘Twelve Days of Christmas’, non ho intenzione di raccontarti il motivo del mio desiderio."
La bionda gonfiò le sue guance mentre sospirò forte. "Oh andiamo! Il mio motivo è davvero molto imbarazzante…"
"Come il mio, mia cara."
"Okay! Va bene! Ma il mio ha davvero a che fare con te, non…”
Regina strinse le labbra e fissò l’altra donna senza però dire nulla, ma alla fine, il silenzio fu più chiaro di mille parole.
Emma spalancò la bocca. "Aspetta! Il tuo ha a che fare con me?"
"Forse!” Ammise la mora, evitando il contatto visivo. "Ma visto che tu non vuoi rivelare il tuo segreto, io non ti dirò il mio. Quindi, se abbiamo finito…"
Regina riprese il suo libro, ma Emma allungò il braccio per afferrarle la mano e riprendere la conversazione.
La curiosità la stava letteralmente uccidendo.
"No, aspetta!" Disse supplicando lo sceriffo. "Possiamo… okay, facciamo così… io ti racconterò il mio segreto, ma poi tu farai la stessa cosa, okay? Te lo prometto."
Cielo! Sperò che tutto questo non sarebbe stato controproducente. Ma aveva una strana sensazione di bruciore allo stomaco da quando l’altra aveva ammesso che il suo desiderio aveva a che fare con lei perché la cosa le sembrava davvero strana, non è vero? Cosa centrava il fatto che Regina volesse migliorare la sua voce quando contava con lei?  Come avrebbe fatto a trarre un beneficio da tutto questo? Una parte di lei stava disperatamente cercando di capire se l’imbarazzo di Regina fosse dovuto allo stesso motivo per cui titubava ad ammettere il suo ragionamento.
"Perché devo iniziare io per prima?"
"Va bene! Allora facciamo sasso, carta e forbici."
Regina fece roteare gli occhi. "Ma è una cosa davvero infan…”
"Pronti… via!"
Emma dovette chiudere la mano in un pugno due volte prima che finalmente regina cedette. Buttò carta e la mora rispose con il sasso. La bionda sorrise: sapeva che l’altra donna lo avrebbe scelto. Le sembrava così tanto da lei.
"Hai perso! Su, comincia."
Regina sospirò pesantemente, grattandosi il naso e chiedendosi preoccupata perché avesse accettato di fare quel gioco.
Ma un accordo era pur sempre un accordo e così, dopo un lungo momento d’esitazione, borbottò qualcosa sottovoce.
Emma corrugò la fronte. "…Allora?"
"Volevo … impressionarti!" Ammise stringendo i denti e con le guance che le erano ormai diventate paonazze.
Il respiro della bionda si fermò mentre fissava l’altra donna incredula. Lei… davvero?
"Perchè…?"
"Questo non era parte dell’accordo, mia cara!" Le ricordò Regina, evitando il contatto visivo.
Sembrava davvero imbarazzata ad ammettere una cosa del genere e il respiro di Emma si fece ancora più pesante quando iniziò a pensare che il motivo molto probabilmente fosse ancora più improbabile, perchè… anche…anche se Regina voleva ottenere la sua attenzione perché aveva un debole per lei, allora perché non aveva risposto al suo bacio?
Tutto questo non aveva assolutamente senso.
"Immagino che ora sia il suo turno, Miss Swan."
Oh!
Oh, cazzo!
Come diavolo avrebbe fatto a dire quelle parole se, solo pensandoci, le apparivano strane e raccapriccianti?
Emma esitò e si rese chiaramente conto che era passato troppo tempo dal fatto che Regina scosse la testa e si appoggiò contro i cuscini.
"Va bene!” Disse la mora, sospirando dolcemente. "Non c’è bisogno che tu lo dica perché già lo so. Volevo solamente che tu lo ammettessi ad alta voce."
Gli occhi della bionda si spalancarono e il cuore iniziò velocemente ad accelerare. "Tu…tu lo sai?"
"Non è la prima volta che qualcuno desidera qualcosa di così cattivo nei mie confronti, mia cara." Rispose Regina, cercando di nascondere tutto il dolore che provava in quel momento, anche se Emma riuscì comunque a intuirlo dai suoi occhi. "E anche se sarebbe stato divertente constatare che non sei buona come nostro figlio pensa, io…"
"Che cosa? No!" La interruppe la bionda, guardandola come se fosse impazzita. “Pensi davvero che io…oh mio Dio! Ma stai scherzando?"
Ora fu il turno della mora di guardare perplessa l’altra."…Vuoi dirmi che non hai fatto tutto questo per ferirmi?"
"Ovviamente no!" Esclamò Emma, guardando l’altra con un’espressione offesa per quello che pensava di lei. "Regina, quello che io ho desiderato tutto questo per un motivo completamente opposto e la cosa non la trovo molto divertente. Cavolo, come hai potuto solamente…?"
"Allora…se non hai desiderato tutto questo caos solo per essere crudele con me, perché lo avresti fatto?"
"Io ho solo…!” Iniziò a dire la bionda, con le guance che iniziavano a diventare sempre più rosse prima che le parole potessero uscirle dalle labbra. Decise di farsi coraggio e continuare perché preferiva che la mora conoscesse la verità che continuasse a credere a quella terribile bugia. "Stavi…Cielo! Stavi cantando quella stupida canzone, ricordi? Uno dei tuoi assoli. Ed io… io ti stavo fissando, pensando a quanto irritante fosse essere così fottutamente bella e perfetta per tutto il tempo, così mi è venuto in mente questo pensiero… questo piccolo pensiero che ha causato tutto questo e…"
"Cosa…" Disse Regina a bassa voce, ammorbidendo l’espressione dipinta sul suo viso a causa dell’inaspettata sorpresa. "Quale pensiero?" Emma distolse lo sguardo mentre scuoteva la testa, con le guance che le bruciavano talmente tanto da farle pensare che stesse per scoppiare. Quindi la mora prese delicatamente la sua mano tra le sue e la spronò "Emma… raccontamelo. Ricordi, me lo hai promesso."
Emma guardò le loro mani unite insieme, cercando di trovare tutto il coraggio di dire quelle parole. Perché non era tutto platonico, vero? Non era…
"Che se tu … se tu fossi stata il mio Vero Amore…" Iniziò a dire, con voce bassa e insicura. Cavolo, non riuscì a guardare Regina in faccia mentre aggiunse. "Allora io avrei voluto davvero darti tutto quello e…e molto di più."
Silenzio. Un silenzio fottutamente assordante.
Emma sentì come se stesse soffocando sotto quel peso. Tuttavia sentì il disperato bisogno di farle capire che quella non era una dichiarazione d’amore ma più un pensiero idiota di una donna ubriaca e per questo iniziò a balbettare "Lo so che è una cosa stupida, ma ero…sai, ero nervosa, almeno credo, di dover cantare davanti a tutti… Anche se in realtà non ho cantato … solo per il fatto di essere lì in piedi davanti a tutti… quindi ho bevuto qualche bicchiere prima che lo spettacolo iniziasse e sì, credo che la maggior parte dei miei pensieri non erano… qualunque cosa, ma io stavo solamente cercando di…"
"Sta zitta!"
"Cos…?" Cercò di chiedere Emma con aria sorpresa, ma proprio in quel momento sentì una mano accarezzarle la guancia e due labbra morbide contro le proprie. Si sentì come se stesse per soffocare perché Regina, con quel gesto così inaspettato, le aveva rubato tutta l’aria dai polmoni. Si sentiva come stesse sognando.
Ci vollero alcuni momenti prima che il suo cervello si rendesse finalmente conto di quello che stava accadendo, ma una volta riuscita, la bionda alzò i suoi fianchi in modo da mettersi sopra la mora, aggrovigliando le dita tra i suoi capelli. Dischiuse le labbra e consentì all’altra donna di prendere quel posto nel suo cuore che le era da sempre appartenuto.
Un piccolo gemito sfuggì dalle labbra di Regina mentre lasciò cadere la testa sul cuscino. Quando sentì che Emma stava facendo scivolare la sua gambe tra le sue, le afferrò la mano e, senza fiato, le chiese contro le sue labbra "Perché non me l’hai mai detto…?"
La bionda chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la sua, riuscendo finalmente a provare tutto quello che aveva sepolto per così tanto tempo. "Io… io avevo paura. Ho pensato, dopo che ti ho baciata quella notte…"
"Eri ubriaca!" Disse Regina, usando un tono di voce deplorevole. "Pensavo che l’unico motivo per cui tu l’avevi fatto…"
"Non è vero!"
Regina si morse dolcemente il labbro inferiore, fissando la donna che era in bilico sopra di lei.
"Mi dispiace!" Sussurrò. "Avrei preferito capire prima quali fossero le tue vere intenzioni…non solamente come potevano apparire."
"Non importa!" La rassicurò Emma, sorridendo dolcemente mentre le diede un bacetto sulla guancia, sulla mascella, accanto all’angolino della bocca. "Non importa perché ora lo sai. Ma a me… a me dispiace davvero tanto che il mio desidero si è trasformato… beh, in questo. Non è quello che volevo dire. Ma davvero…"
"Lo so!" La rassicurò Regina con una risatina leggera, accarezzando con il pollice il dorso della mano della bionda mentre sorrideva. "Ma… grazie mille, per aver pensato a me in questo modo. Probabilmente io non mi merito nemmeno la metà di tutto ciò che tu volevi darmi, ma…"
"No! Lo meriti!" La interruppe Emma, guardandola intensamente. "Regina, tu lo meriti perché sei…sei perfetta. Questo lo sai, vero?"
Regina arrossì e distolse lo sguardo. "Emma…"
"No!" Rispose lo sceriffo, mettendo un dito sotto il mento del sindaco in modo che potesse girare delicatamente il suo sguardo verso di lei. "Ho voluto dirtelo da davvero molto tempo, e ora che finalmente posso, io… cielo!... Sei così fottutamente perfetta, Regina!" Sorrise notando come quelle parole timide erano riuscite a catturare l’attenzione dell’altra. Iniziò a baciarle il collo, le guance e il lobo dell’orecchio, prima che, con una voce carica di cura e adorazione, le sussurrò "Sei perfetta …"
Perché per lei, lo era davvero.
 
 
 
 
 
 
On the twelvth day of Christmas,
My true love gave to me,
Twelve Drummers Drumming
 
 
Emma non era una persona che credesse che 'è meglio andarci piano' quando si trattava di relazioni. Né, a quanto poteva sembrare, lo pensava Regina.
Quei soffici baci si erano rapidamente trasformati in toccate frenetiche e, poco dopo, le due donne si stavano stringendo avidamente l’un l’altra, nude e sudate, ansimando il nome dell’altra in quella stanza silenziosa, mentre ciascuna cercava di prendere tutto ciò che l’altra era disposta a dargli. Le unghia di Regina avevano penetrato la pelle di Emma mentre cercava un’ancora che la legasse alla realtà, portando una gamba sopra la spalla dell’altra donna che le stava sopra nel momento in cui questa iniziò a spingere dentro di lei in modo più forte e più velocemente…completamente affascinata dal piacere che era impresso sul volto della mora non appena l’orgasmo iniziò ad avvicinarsi velocemente. Era bellissimo. Lei era bellissima.
"Emma… Emma!" Urlò Regina, piegando le dita dei piedi e inarcando la schiena non appena il suo respiro si fece meno profondo. I suoi fianchi cominciarono a contorcersi portandosi sempre più in alto…in alto… "Oh! Oh cazzo! Oh per favore! Per favore…!"
Il suono dei tamburi in lontananza sembrarono apparire come dal nulla. Improvvisamente la mora morse la spalla della bionda per trattenere la voglia di gridare, tendendo tutti i muscoli e sbattendo più e più volte il palmo della mano contro la schiena dell’altra mentre cadeva dalla vetta in cui l’aveva portata.
Regina crollò esausta contro il materasso. Emma scoppiò a ridere, non riuscendo a credere a quello che era successo.
“Hai appena ricevuto un rullo di tamburi per il tuo orgasmo." Disse Regina, con uno sguardo vago e confuso.
Guardandola timidamente, Emma mormorò "Mi spiace! Ma è… divertente e mi ha fatto sentire così forte."
La mora, cercando ancora di riprendere fiato, alzò gli occhi e guardò l’orologio, confermando ciò che entrambe sapevano: era mezzanotte, quindi i dodici tamburini erano arrivati. Con un gesto della mano, la stanza fu ancora una volta avvolta dal silenzio. Lo sceriffo ridacchiò mentre si spostò per mettersi accanto all’altra donna.
Rimasero rimasero così per alcuni minuti.
Emma iniziò a tracciare dei cerchi contro la pelle della mora, prima di girarsi verso di lei e chiederle a bassa voce "Vorresti cantare per me?"
Regina inarcò le sopracciglia. "Adesso?"
"No!" Rispose la bionda scuotendo la testa. "Volevo dire…quando l’incantesimo sarà svanito. Voglio… Voglio sentire la tua voce, Regina…anche se solo per una volta."
"Perché? Ne rimarrai sicuramente delusa."
"Ne dubito!” Rispose Emma con tutta onestà, infilando una ciocca di capelli color cioccolato dietro l’orecchio dell’altra. "Henry mi ha raccontato che cantavi spesso quando era piccolo, quindi la tua voce deve essere per forza bella." Sorridendo le diede una gomitata, prima di aggiungere "Inoltre, ho una cotta per te prima che iniziassi a cantare come Celine Dion, quindi non credo che questa cosa sia un fattore così decisivo."
"Eppure mi hai baciata solamente dopo che mi hai sentita cantare" Sottolineò Regina, ma sorrise nel sapere che ascoltare la sua vera voce non sarebbe stato un grande problema, soprattutto per il loro rapporto ancora in erba.
"Hey, ero ubriaco e tu eri…" Cercò di difendersi Emma, scuotendo la testa mentre ridacchiò. "Okay! Tutto questo può sembrare…probabilmente molto stupido, ma per quanto incredibile potesse essere la tua voce, non è stata quella a farmi venire voglia di baciarti."
Il sindaco sollevò un sopracciglio. "Oh?"
"Era più per…non so… per la fiducia che avevi in te, credo." Ammise lo sceriffo, scrollando un po’ le spalle mentre le tornava in mente quella notte. "Avevi gli occhi di tutte quelle persone su di te e la cosa ti piaceva da morire. Ti faceva sembrare ancora più potente e affascinante e…e il fatto che tu sembra sempre così intoccabile che…"
"Ma tu sei riuscita a toccarmi" Ridacchiò il sindaco concludendo la frase.
La bionda arrossì.
"Come ti ho già detto, ero ubriaca." Le ricordò, con le orecchie che le stavano diventando sempre più rosse. "Ma…sì! Non lo so, non sono riuscita a farne a meno. Eri così bella sul palco e io volevo… credo che volessi mostrarti quanto ti vedessi bella."
Regina sorrise, portando le mani sulle guance di Emma mentre la baciò dolcemente sulle labbra. Evidentemente non sapeva come rispondere a tutto questo, ma andava bene così. La bionda avrebbe preteso questo tipo di risposta ogni giorno per il resto della vita e lei doveva essere in grado di risponderle.
Quando la mora si allontanò, Emma la guardò negli occhi e rispose al suo sorriso.
"Buon Natale, Regina!" Sussurrò, accarezzandole la guancia con il pollice.
Regina le baciò dolcemente la fronte, sorridendo. Finalmente era davvero felice.
"Buon Natale, Emma!"
 
 
THE END
 
 
 
 
Salve a tutti! Avevo pubblicato già questa storia l’anno scorso, ma, visto che ho dovuto cancellarla per vari motivi, ho deciso di ripubblicarla. Per chi volesse leggere la storia in lingua originale, questo è il link:
https://www.fanfiction.net/s/9948982/1/The-Twelve-Days-of-Christmas
L’idea della storia prende spunto da “Twelve Days if Christmas”, una canzone natalizia in inglese molto famosa nei Paesi anglosassoni. Ha una struttura tipica delle filastrocche e racconta dei doni che il narrato regala al suo “vero amore” nei dodici giorni per arrivare a Natale. Quindi tenetelo a mente mentre leggete la storia. Per chi volesse ascoltare la canzone, questo è il link:
https://www.youtube.com/watch?v=oyEyMjdD2uk
Ringrazio anticipatamente tutti quelli che leggeranno e chi troverà qualche momento per lasciarmi una recensione.
 
   
 
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