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Autore: BrightIncubus    20/12/2016    3 recensioni
"FANFICTION SCRITTA PER IL CONTEST DI NATALE "SFIDA A CATENA" INDETTO DAL GRUPPO SU FACEBOOK "TAKAHASHI FANFICTION ITALIA".
Kohaku è un ragazzino tranquillo e buono, ma a volte, di recente, si ritrova a bisticciare con sua sorella Sango, con cui vive, soprattutto per una possibile e vicina convivenza con il fidanzato della ragazza. Miroku è pure un bravo ragazzo, ma Kohaku ha paura di come potrebbero andare le cose; da un lato ne sarebbe felice, ma dall'altro, visto il non molto felice passato della sua famiglia, contemplato da separazioni, non vorrebbe che sua sorella ne soffrisse in futuro. Rin è una sua amica d'infanzia, adottata tempo prima da Sesshomaru, freddo vicino dei due fratelli.
Lei è una figura importante per il ragazzino: riuscirà, dunque, a consigliargli e ad aiutarlo in modo giusto?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kohaku, Rin, Sango, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"FANFICTION SCRITTA PER IL CONTEST DI NATALE "SFIDA A CATENA" INDETTO DAL GRUPPO SU FACEBOOK "TAKAHASHI FANFICTION ITALIA"
1- Coppia: Rin/Kohaku
2- Genere: Commedia, Sentimentale. 
3- Traccia: Kohaku è un ragazzino tranquillo e buono, ma a volte, di recente, si ritrova a bisticciare con sua sorella Sango, con cui vive, soprattutto per una possibile e vicina convivenza con il fidanzato della ragazza. Miroku è pure un bravo ragazzo, ma Kohaku ha paura di come potrebbero andare le cose; da un lato ne sarebbe felice, ma dall'altro, visto il non molto felice passato della sua famiglia, contemplato da separazioni, non vorrebbe che sua sorella ne soffrisse in futuro. Rin è una sua amica d'infanzia, adottata tempo prima da Sesshomaru, freddo vicino dei due fratelli. 
Lei è una figura importante per il ragazzino: riuscirà, dunque, a consigliargli e ad aiutarlo in modo giusto?


Tokyo, 22 dicembre 2016
 
La mattina vedere la neve era uno spettacolo. Essa cadeva candida sopra i tetti, sulle strade, sugli alberi e anche sulle enormi quantità di decorazioni che nel periodo antecedente il venticinque dicembre arricchivano la città.
Si respirava aria di Natale ovunque, anche in casa Taisho, dove il padrone di casa stava tranquillamente seduto in cucina a leggere il giornale. 
«Buongiorno papà» in quel momento Sesshomaru alzò lo sguardo dalla lettura e mugugnò un buongiorno alla sua piccola, ma ormai cresciuta, Rin. Ella era una ragazza non particolarmente alta, con capelli castani e occhi del medesimo colore. All’eta di tre anni è stata adottata da Sesshomaru Taisho, un famoso giudice, che il giorno del terzo compleanno di Rin si era recato in orfanotrofio per cercare colui che sarebbe diventato suo erede, ma alla vista degli occhioni della piccola Rin capì che non aveva bisogno di cercare alcun erede perché quella che sarebbe diventata sua figlia era davanti ai suoi occhi.
Sesshomaru non era mai stato particolarmente bravo con i bambini, figuriamoci con le bambine, ma sorprendentemente dimostrò di essere un padre modello.
«Papà!» lo chiamò Rin.
«Dimmi» le rispose lui puntando i suoi occhi color miele in quelli castani di lei.
«Dopo la scuola potrei uscire con Kohaku? Ha bisogno di me per cercare il regalo di Natale per sua sorella Sango» rispose lei sperando che il padre non facesse altre domande. Era vero che sarebbe uscita con Kohaku, ma la persona per la quale dovevano cercare un regalo non era Sango, ma Sesshomaru stesso.
Sesshomaru annuì e Rin sorrise felice come se lui le avesse detto chissà cosa, ma probabilmente era l’unica in grado di capirlo.
Finita la colazione la ragazza si alzò dal tavolo, prese la cartella e il suo pranzo, diede un bacio al padre e si recò verso la porta, la solita routine insomma, ma quel giorno venne bloccata da una domanda del padre: «Ma Kohaku è solo un amico, vero?» chiese in tono glaciale. Rin si limitò a diventare rossa e a mormorare un “si” soffocato prima di fuggire fuori per incontrare il suo “amico” e andare a scuola insieme.
Infatti accanto alla casa di Sesshomaru e Rin si trovava la casa di Sango e Kohaku Hirai, due ragazzi rimasti soli a causa della prematura scomparsa della madre e poi del padre. Avevano vissuto con gli zii fino alla maggiore età di Sango e poi si erano trasferiti nella casa della nonna che ormai non veniva utilizzata da nessuno. Fu lì che Kohaku conobbe Rin Taisho, la sua adorata amica di infanzia che con il tempo era diventata tutt’altro che un’amica, ma lei ancora non lo sapeva.
Il periodo di Natale in casa Hirai era sacro, loro adoravano festeggiare quella festività che non appartenga alla loro cultura, ma purtroppo c’era aria tesa nell’ultimo periodo.
«Kohaku sbrigati! Non vorrai fare tardi! Ti ricordo che qui fuori c’e Rin che ti aspetta» esclamò  Sango dal piano inferiore per cercare di richiamare il fratello che come al solito era in ritardo. Lui scese dalle scale e si limitò a non rispondere alla sorella, prese la cartella e il pranzo e si avviò verso la porta.
«Non puoi ignorarmi per sempre!» gridò irata Sango, ma lui uscì e sbattè la porta. Lei sospirò sconsolata, forse ciò che stava accadendo era davvero troppo per suo fratello.
Nel frattempo Kohaku andò incontro a Rin nel cancello.
«Buongiorno Rin» la salutò Kohaku fuori dal cancello di casa sua.
«Buongiorno! Come mai di cattivo umore?» domandò lei curiosa, lui si voltò a guardarla stranita e lei si perse nei suoi occhi.
«Quando sei triste o arrabbiato ti spuntano due rughe tre sulla fronte» disse lei assorta, ma resasi conto di ciò che aveva appena detto arrossì e abbassò lo sguardo. Kohaku la guardò intenerito, la prese per mano e in silenzio si avviarono verso la scuola. Durante il tragitto non si dissero neanche una parola, ma continuarono a camminare mano nella mano in assoluto silenzio, parlarono solo quando si dovettero salutare per andare ognuno nella rispettiva classe.
 
Quella mattina sembrava interminabile e Rin, che non era stata attenta neanche per un secondo alla lezione, pensava e ripensava a cosa avrebbe potuto regalare a suo padre, ma non le veniva in mente nulla. Era sempre stata in grado di comprare o fare regali non banali, ma quell’anno sembrava non le andasse altro in testa.
Nello stesso momento anche Kohaku era assorto nei suoi pensieri. Pensava a Sango e al discorso della sera precedente: “Kohaku, possiamo parlare?” domandò Sango.
“Certo, dimmi tutto” rispose lui sorridente. “Beh, pensavo che io e Miroku stiamo insieme da tanto e gli ho chiesto di venire a stare qui, con noi” disse lei a disagio sentendo lo sguardo del fratello incendiarsi.
“Ma cosa stai dicendo? Perché non me ne hai parlato prima?” gridò lui irato.
“Io... Kohaku mi dispiace, credevo che saresti stato felice per me. Parliamone almeno» tentò di dire lei.
“Ma di cosa vuoi parlare?” gridò lui sbattendo la porta della cucina e dirigendosi di sopra.
 
«Kohaku? Ma mi stai ascoltando?» Kohaku volse lo sguardo verso il suo interlocutore e annuì distrattamente con lo sguardo perso.
«Stai pensando alla tua bella Rin?» lo rimbeccò un altro compagno di classe in cerca della reazione del giovane.
«Non pensavo affatto a Rin!» esclamò Kohaku con la faccia rossa. Tutti sapevano della cotta di Kohaku per Rin come sapevano della cotta di Rin per Kohaku ed effettivamente nessuno si spiegava perché non stessero insieme anche se i loro sentimenti erano a dir poco palesi.
Dopo  questo veloce scambio di battute, la giornata scolastica giunse lentamente al termine. Lui è Rin avevano una regola, chi usciva prima doveva aspettare l’altro davanti all’albero del giardino e quel giorno toccò a Kohaku aspettare la ragazza.
«Ehi scusa! Ho cercato di fare il più in fretta possibile ma le mie compagne mi hanno trattenuta troppo» disse Rin raggiungendo il suo amico.
«Figurati, non è tanto che aspetto, andiamo?» chiese Kohaku.
«Aspetta! Prima di andare a fare compere di va di andare a bere una cioccolata? È ciò che ti ci vuole, fidati» disse dolcemente lei. Lui la guardò intenerito e annuì, era così tenera nascosta completamente dalla sciarpa e la cuffia, eh si, gli aveva proprio rubato il cuore. 
Così si diressero verso la cioccolateria preferita da Rin in cui trascinava suo padre, le sue amiche, Kohaku, pur di andare in quel posto, ma lei era fatta così, la cioccolata faceva parte dell’inverno e doveva essere integrata così come il gelato in estate.
I due ragazzi si diressero verso la cioccolateria ed entrarono nel locale. Non era un locale gigantesco, ma piccolo e accogliente in cui la tranquillità era garantita. Forse era anche per questo che Rin lo adorava.
Si sedettero in un tavolino per due e fecero subito l’ordinazione, per Rin una cioccolata classica d per Kohaku una cioccolata all’arancia, niente di diverso da tutte le altre volte. Ormai anche i commessi della cioccolateria erano a conoscenza dei sentimenti che provavano l’uno per l’altra è sorridevano inteneriti ogni volta che la coppia entrava nel locale e anche durante tutta la permanenza all’interno.
«Allora, hai voglia di dirmi qual è il problema?» domandò la ragazza intenta a girare la sua cioccolata.
«Sango... O forse io» rispose lui sospirando. Rin mutò la sua espressione da curiosa a interrogativa, non riusciva davvero a capire.
«Hai presente Miroku? – chiese lui e Rin annuì – Ecco, Sango gli ha chiesto di venire a stare da noi in pianta stabile per vivere insieme a noi» finì. 
«Kohaku è una notizia splendida! Tua sorella si merita di essere felice e se Miroku è la sua felicità, qual è il vero problema?»  chiese e lui abbassò lo sguardo.
«Credo di essere geloso di Sango, non voglio che soffra e neanche che Miroku me la porti via. Sono uno sciocco, vero?» domandò sospirando.
«Questa volta devo darti ragione! E Sango sa che sei così idiota?» domandò sorridendo Rin.
«No, pensa che la odi perché sta portando a casa Miroku. Non è che lui non mi piaccia, anzi, da un lato sarei contento di avere solidarietà maschile a casa, però ho anche paura di come potrebbero andare le cose, lui potrebbe stancarsi di noi e Sango ne soffrirebbe inevitabilmente. Non voglio che l’equilibrio che abbiamo creato dopo tanti anni di sofferenza si spezzi. A dire il vero, se dovesse spezzarsi, forse non saprei davvero che cosa fare. Sango è il pilastro che mi ha tenuto e mi tiene tutt’oggi in piedi» rispose Kohaku.
«E non credi che Sango meriti tutte queste spiegazioni? Oppure per te è meglio che lei rimanga dell’idea che tu la odi? Trovate almeno un punto di incontro, ma non credo ce ne sia bisogno. Tua sorella è una grande ed io sono sicura che quando vuoterai il sacco, tutto tornerà al suo posto, forse ci saranno delle aggiunte, ma niente cambierà ciò che siete tu e Sango insieme» disse la ragazza e lui la guardò con gli occhi di chi non avrebbe mai potuto fare scelta migliore nella sua vita, ma la povera Rin non capì a fondo quello sguardo.
«Vieni con me!» le disse speranzoso. Le sorrise e insieme uscirono dal locale. Direzione: casa Hirai
I due ragazzi si incamminarono verso casa, ma a metà strada Rin si accorse che qualcosa stava cadendo dal cielo e ricoprendo il manto bianco di un nuovo strato.
«Guarda Kohaku! Sta nevicando» esclamò Rin con occhi sognanti. Il ragazzo alzò lo sguardo e si accorse anche lui che stava nevicando, era così preso da se stesso che quell’anno non aveva neanche ammirato la neve.
«Su forza! Andiamo a casa!» esclamò resosi conto che si stavano già bagnando. La acchiappò per il polso e iniziarono a correre verso casa, ma a causa della strada ghiacciata Rin cadde inevitabilmente a terra.
«Oh caspita, che dolore!» esclamò toccandosi la schiena che aveva attutito il suo impatto con il ghiaccio del terreno. Stava cercando di alzarsi quando Kohaku le si posizionò davanti e le fece segno di salire in spalla. Lei non poté fare altro che arrossire e annuire, cercando di darsi una mano per salire sulla schiena di lui.
Per la seconda volta in quella giornata il tragitto da fare insieme proseguì stranamente in silenzio.
Arrivati davanti alla casa di Kohaku entrarono. Lui si tolse le scarpe e lei nel tentativo di riuscirci scivolò urtando il povero Kohaku e finendo a terra con lui, o meglio, sopra di lui.
Si ritrovò ad un palmo dal suo viso e con gli occhi puntati nei suoi. Rin non poté fare altro che arrossire per l’ennesima volta in quella giornata, e il rossore aumentò quando si accorse che il viso di lui si stava avvicinando al suo, il suo profumo la stava annientando e le sue labbra stavano sfiorando quelle di lei, la magia di quel momento non sarebbe potuta scemare per nulla al mondo. A quel punto Rin chiuse gli occhi e anche lei si avvicinò al punto di toccare la labbra di lui. Finalmente si stavano sfiorando per la prima volta.
«Ma che succede?» domandò Sango sbucando dalla porta del soggiorno. Appena vide i due ragazzi non poté fare altro che sgranare gli occhi poiché nonostante sapesse dei sentimenti di suo fratello per la giovane Taisho, non pensava che fosse così sfacciato.
I due subito saltarono in piedi evitando accuratamente di guardarsi in faccia. Sango li guardò perplessa e fece per dire qualcosa, ma fu bloccata da Rin che si inchinò e mormorò un “mi dispiace”.
«Stai tranquilla. Ora posso chiederti di lasciarmi un po' sola con Kohaku, ho bisogno di parlargli» chiese Sango un po' in imbarazzo, stava pur sempre chiedendo a qualcuno di andare via da casa sua.
«Si assolutamente» Rin si volse verso Kohaku e le sorrise, poi salutò e uscì dalla casa dirigendosi verso la casa accanto, la sua, ma si fermò e fece dietro front. Si era dimenticata una cosa importante: il regalo per suo padre!
«Allora? Ti va se ci sediamo?» domandò Sango un po' a disagio, non sapeva più come prenderlo. Lui si limitò ad annuire, ora che se la trovava davanti non sapeva che dire.
 
Tokyo, 24 dicembre 2016
 
Rin e Kohaku nonostante si fossero visti anche i due giorni a seguire dal loro “incidente”, ma non ne avevano più parlato. Entrambi avevano voglia di parlarne per chiarire la loro posizione, ma nessuno aveva il coraggio di prendere in mano la situazione.
La sera della vigilia l’avrebbero trascorsa insieme a casa Taisho in quanto Kagura, la fidanzata di Sesshomaru, era molto amica di Sango e alla cena che aveva organizzato a casa Taisho con i cognati Inuyasha e Kagome, aveva invitato anche Sango, Kohaku e ovviamente anche Miroku.
Il campanello di casa Taisho suonò per la prima volta quella sera, Inuyasha e Kagome erano arrivati, poi arrivarono anche i vicini Sango, Miroku e Kohaku.
Dopo il chiarimento tra Sango e Kohaku, Miroku si era trasferito subito a casa loro e già da due giorni andava avanti la convivenza, anche se la maggior parte del tempo veniva impegnato per andare a prendere le cose di Miroku e sistemarle a casa. Kohaku lo teneva sotto controllo, ma a Miroku non sembrava infastidire la cosa, anzi, pensava che avrebbe rafforzato il loro rapporto.
Rin era seduta un po' in disparte  ad ammirare quanto quella festività rendesse felici gli altri, anche se lei quella sera, avrebbe voluto passarla a sola  con Kohaku, come le sue amiche che in quel momento erano con i loro fidanzati.
«Ehi, ti va di di uscire a giocare con le palle di neve?» chiese Kohaku sottovoce a Rin. La ragazza, stupita da quella richiesta, annuì stralunata e dopo essersi messi il giubbotto uscirono dall’abitazione per recarsi in giardino. 
Lei si sentì osservata e spostò lo sguardo dal terreno al suo amico di infanzia. Si guardarono intensamente. “Come in quel momento” fu il pensiero di entrambi al ricordo di due giorni prima, ma ora non sarebbe spuntato nessuno da nessuna parte. Non si sa come ma si trovarono l’uno di fronte all’altra, di nuovo vicini, di nuovo il rossore nelle guance di entrambi e di nuovo i loro cuori che battevano all’unisono all’impazzata. Fu una cosa graduale, si avvicinarono lentamente, ma poi avvenne. Le loro labbra si incontrarono per davvero per la prima volta, si assaporano. Lei cinse le braccia nel collo di lui e lui nella vita di lei e approfondirono quel bacio tanto desiderato da entrambi.
«Ma ora, cioè, noi due... Cosa siamo?» domandò Rin dopo essersi staccata e aver ripreso fiato, aveva staccato solo le labbra, ma con il corpo era completamente spalmata su di lui.
«Che stiamo insieme!» rispose semplicemente lui stringendola ancora di più. A quel punto lei non poté resistere e si fiondò nuovamente sulle labbra di lui e si diedero un altro bacio che sapeva di loro. Quel Natale è stato senza alcun dubbio il migliore della loro vita.







 
   
 
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