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Autore: kokka1110    20/12/2016    3 recensioni
[AU!] [MODERN]
Piccola one-shot su sfondo natalizio sulla Jelsa.
Un paio di pattini, ricordi e un incontro per caso cambieranno per sempre il nostro protagonista.
Dal testo:
Un giorno prima ero una persona normale, felice, con una famiglia.
Il giorno dopo ero diventato orfano. Mi ritrovavo in un mondo che non accettavo.
Ogni giorno speravo che fosse un sogno; ogni giorno speravo di alzarmi e sentire la voce squillante di mia sorella per le scale. Speravo di sentire i soliti battibecchi dei miei su come bisognava cucinare i pancake, ma le scale erano silenziose. La cucina era silenziosa. La casa era silenziosa.
Cadetti in depressione e fu solo grazie agli amici che ho che evitai tanti problemi… Come per esempio il suicidio.
Avevo però deciso che non avrei più pattinato. Per nessun motivo.
Il mio cuore senza di loro era diventato freddo. Di ghiaccio.
[…]
Sorrisi
Sicuramente non avrei mai dimenticato quel nome…
Già forse anche il mio cuore di ghiaccio avrebbe trovato una persona che lo avrebbe scongelato…
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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UN INCONTRO PER CASO
 

«Ciao Nord! Ci vediamo tra due settimane!» dissi salutando calorosamente il mio capo.

Uscii dal negozio di giocattoli dove lavoravo e mi incamminai per le strade di Arendelle.

Era il ventiquattro dicembre ed erano esattamente le 11:00 di sera.

Le strade erano decorate da un gran numero di luci di tutti i colori.

Le vetrine dei negozi erano decorate in stile natalizio. Si respirava proprio l’atmosfera di festa e l’arrivo del Natale lasciava nell’aria una sensazione di felicità.

Una di queste vetrine attirò la mia attenzione.

Mi affacciai senza guardare veramente cosa vendeva, ma piuttosto stavo osservando il mio riflesso.

Capelli bianchi e spettinati. Occhi azzurro ghiaccio che non lasciavano trasparire nessuna emozione, corpo , magro e asciutto. Il mio volto era bianco, ma molto più pallido del solito.

Sembravo un fantasma.

Sbuffai ed una nuvoletta di vapore acqueo uscì dalla mia bocca.

Qualcosa in quel negozio attirò la mia attenzione.

Era una paio di pattini color bianco panna che venivano messi in risalto dalle luci applicate proprio intorno al prodotto.

In un lampo mi tornò la mia famiglia…

«Jack! Jack! Vieni Emma ha imparato ad andare sui pattini...!»

Mi madre… Il mio punto di riferimento...

«Jack! Vieni vieni vieni! Voglio farti vedere cosa ho imparato oggi a scuola di pattinaggio...!»

Mia sorella… La mia gioia…

«Jack! Sbrigati dobbiamo andare al lago o si farà tardi...!»

Mio padre…. La mia roccia…

Ero così felice. Non pensavo che potesse andare meglio.

Vivevo in un mondo perfetto con le uniche cose di cui avevo bisogno.

Poi l’incidente, l’ospedale, il coma, il risveglio e… la rivelazione.

Io ce la feci. Loro no.

Un giorno prima ero una persona normale, felice, con una famiglia.

Il giorno dopo ero diventato orfano. Mi ritrovavo in un mondo che non accettavo.

Ogni giorno speravo che fosse un sogno; ogni giorno speravo di alzarmi e sentire la voce squillante di mia sorella per le scale. Speravo di sentire i soliti battibecchi dei miei su come bisognava cucinare i pancake, ma le scale erano silenziose. La cucina era silenziosa. La casa era silenziosa.

Cadetti in depressione e fu solo grazie agli amici che ho che evitai tanti problemi… Come per esempio il suicidio.

Avevo però deciso che non avrei più pattinato. Per nessun motivo.

Il mio cuore senza di loro era diventato freddo. Di ghiaccio.

Questo era il terzo Natale che avrei passato senza di loro, ma non ero ancora riuscito a superare del tutto la loro morte.

Mi sistemai meglio la sciarpa blu e il capello grigio e mi incamminai velocemente verso casa.

Iniziò pure a nevicare. Amavo la neve e l’inverno.

Passai per il parco e lì notai, alla luce dei raggi lunari, che qualcuno stava pattinando sul lago.

Mi avvicinai meglio per vedere chi fosse e ne rimasi folgorato.

Era una ragazza bellissima.

Lunghi capelli biondo platino legati in una treccia alla francese poggiata su una spalla.

Magra, dalla pelle bianco latte, le labbra rosee e gli occhi come i miei che sembravano due diamanti sotto la luce della Luna.

Pattinava come una professionista e non sbagliava un colpo.

Mi accorsi che stava canticchiando una canzone. Era bravissima e aveva una voce stupenda.

Mi misi a fissarla ammagliato fino a quando lei se ne accorse e smise immediatamente arrossendo un poco.

Imbarazzato distolsi lo sguardo.

Poi decisi di fare la prima mossa anche per togliermi da quella scomoda situazione.

«Pattini molto bene sai?» dissi

«Grazie. Pattino da quando avevo cinque anni» rispose lei

«Mi chiamo Jack» dissi

«Io Elsa» disse afferrando la mano che le porgevo

Elsa…

Sorrisi

Sicuramente non avrei mai dimenticato quel nome…

Già forse anche il mio cuore di ghiaccio avrebbe trovato una persona che lo avrebbe scongelato…

E chissà forse un giorno quella persona sarebbe stata Elsa…

   
 
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