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Autore: Vale11    21/12/2016    0 recensioni
Jesus non era d'accordo, affatto. Non era così che si risolvevano le cose. L'aveva fatto presente con tutto il tatto che aveva a disposizione prima e con tutta la rabbia che aveva in corpo poi, ma niente: Gregory continuava a vedere Sasha e Maggie come un pericolo per Hilltop, e niente di tutto quello che gli aveva detto gli aveva fatto cambiare idea. Era sicuro che quel vigliacco avrebbe cercato di venderle la settimana successiva, quando Negan sarebbe tornato per prendersi metà della loro roba, ma era anche certo che sarebbe riuscito a proteggerle, e che il regno di Gregory fosse ormai alla fine. Sottovalutò il suo attaccamento al potere. Fece l'errore di dirglielo.
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daryl Dixon, Maggie Greeneunn, Negan, Paul 'Jesus' Rovia, Sasha
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il dilemma era piuttosto elementare, in effetti: Hilltop aveva bisogno di Jesus per raccogliere le provviste da dare ai salvatori, ma Jesus non poteva camminare cosa che rendeva il tutto, ammettiamolo, un po' più complicato. La seconda parte del problema consisteva nel fatto che se i salvatori non avessero trovato Jesus in casa se la sarebbero rifatta con Maggie e Sasha, e non è che avvertissero prima di arrivare. Quindi Jesus era, in ogni caso, bloccato.
Serviva a cercare le provviste per salvare Hilltop, ma non poteva lasciare Hilltop. Se non avesse trovatole provviste Negan si sarebbe divertito di nuovo a farlo a pezzi, se fosse uscito si sarebbe ammazzato: non è che fosse una grande gamma di possibilità fra cui poter scegliere. Era incastrato, letteralmente e figurativamente.
Erano passati già tre giorni da quando Negan l'aveva fatto riempire di botte, fra quattro la settimana sarebbe finita e i salvatori sarebbero tornati: doveva riuscire a uscire prima che lo facessero per salvare le ragazze e Hilltop, e magari non prendersi una camionata di botte. Dubitava che sarebbe riuscito a difendersi più di tanto, in quello stato. Avrebbe dovuto uscire, trovare qualcosa e rientrare, possibilmente vivo.
Sorrise a Harlan.
“Potresti darmi un paio di stampelle? Le abbiamo? - gli chiese – e magari un sacchetto pieno di antidolorifici da elefante?”


“Tu sei fuori di testa - Harlan lo guardò mentre cercava di convincere le sue costole a sopravvivere alle stampelle di fortuna che Alex aveva messo su per lui – non puoi guidare così, figuriamoci andartene in giro”
Jesus si passò una mano sulla barba.
“Chiederò un passaggio a qualcuno”
“E' fuori discussione”
“Posso portare Sasha con me”
“No, metteresti a rischio la tua vita e la sua”
Jesus mollò le stampelle con un moto di stizza e si puntellò alla branda.
“E allora cosa dovrei fare, Harlan? Stare qui ad aspettare che tornino e giocare al punchball? O ancora peggio, lasciare che se la prendano con le ragazze? - si tolse i capelli dagli occhi. Gli mancava il suo cappello – che scelta ho?”
Harlan lo osservò cercare di tirarsi su forza di braccia, impedito dalle ossa rotte, poi gli diede una mano a sedersi sulla branda.
“Chiediamo aiuto ad Alexandria”
I due uomini si girarono verso Maggie e Sasha, ormai eletta a sua guardia del corpo. Jesus scosse la testa.
“No, sono messi peggio di noi”
Sasha gli sorrise.
“Ne dubito”
“Non di me – rispose Jesus fra i denti – di noi, di Hilltop: i salvatori hanno preso quasi tutto”
“Allora veniamo con te”
“Non se ne parla – Harlan guardò prima Sasha, poi Maggie – Maggie non si muove da qui, non è in condizioni di farlo”
“Ti ricordo che sono stata io a schiacciare quell'auto con un trattore”
“E io ti ricordo che sei incinta e hai avuto un distacco della placenta”
Maggie ammutolì, incrociando le braccia e fissandolo furiosa.
“Andiamo io e Paul se Rick non può mandarci niente – concluse Sasha – ma prima vorrei provare a mettermici in contatto”
Harlan si tappò la bocca e annuì poco convinto.
“Abbiamo una stazione radio alla villa, ti accompagno io”
Maggie guardò Sasha e Harlan sfilarle davanti, poi si prese i gomiti con le mani e guardò Jesus.
“Come ti senti?”
Lo vide stringersi nelle spalle e passarsi la mano sana fra i capelli.
“C'è stato di peggio – rispose alzando un sopracciglio – che hai da ridere?”
“Niente – Maggie scosse la testa - a volte quando parlo con te mi sembra di parlare con Daryl”
“Ah si?”
“Oh si – sorrise di nuovo – potrebbero sparargli in una gamba e continuerebbe a correrci sopra”
Jesus sorrise, poi la vide incupirsi e le fece cenno di avvicinarsi, appena li fu davanti le passò il braccio sano sulle spalle.
“Ce lo riprenderemo, ok? - le disse sforzandosi di sorridere – è una promessa”
Maggie annuì.
“Scusami, dovrei essere io a cercare di tirare su te, non viceversa”
Jesus la lasciò andare, poi la invitò a sedersi sulla branda con un cenno della testa.
“Sono solo ossa rotte, un gran mal di testa e la mandibola dolorante – le rispose, lasciando che gli occhi gli si accendessero con quella scintilla ironica che si portava sempre dietro – niente in confronto a qualcuno che sta letteralmente costruendo un essere umano nella sua pancia.”
“Cretino” Maggie rise e gli spettinò i capelli proprio mentre Harlan e Sasha rientravano, il dottore sembrava visibilmente sollevato.
“Rick e Rosita saranno qui entro due giorni, porteranno tutto ciò che possono”
Jesus non sembrava convinto ma Maggie annuì, doveva ammettere che anche lei si sentisse meglio: Jesus e tutta Hilltop erano a rischio per colpa sua, e sapere che lui e Sasha non sarebbero dovuti uscire la rinfrancava un po', soprattutto con Jesus in quelle condizioni. Sorrise al suo ombelico.
“Visto piccolo? Gli zii non se ne vanno”
“Gli zii?”
Gli occhi di Jesus erano già grandi, quando li spalancava diventavano quasi comici. Sasha sorrise vedendo Maggie prenderli la mano libera dalla steccatura e appoggiarsela alla pancia.
“Saluta lo zio Paul, piccolo”
Jesus spostò lo sguardo da Maggie alla sua mano come fosse lo spettatore di una partita di tennis, poi parve riprendersi. Era felice, si vedeva.
“Come sai che è un piccolo e non una piccola?”
“Non lo so – Maggie si strinse nelle spalle – tiro a indovinare”
“A-ha”
Le sorrise quando gli lasciò la mano, si cacciò i capelli dietro le orecchie e si appoggiò alla parete con la schiena, lasciando la gamba sana a penzolare dalla branda e appoggiando su uno sgabello la caviglia immobilizzata.


Daryl Dixon era stanco di recitare: andava avanti da quasi una settimana, in poco tempo sarebbero ripartiti per Hilltop e ancora non sapeva cosa ne avrebbero fatto di lui.
Questo, per lo meno, fino a cinque minuti prima. Adesso stava seguendo Dwight lungo un corridoio male illuminato e mezzo verniciato di verde militare, fissando le ali d'angelo (le sue ali d'angelo) che gli dondolavano sulla schiena. Avrebbe voluto allungare una mano e strappargliele di dosso, strinse i pugni per trattenersi e per evitare che il tizio che gli stava alle spalle gli mollasse un colpo in testa col calcio della pistola che si sentiva puntare fra le scapole. Curvarono a destra per l'ennesima volta, poi salirono una rampa di scale che Daryl si sforzò di memorizzare, e alla fine si trovarono davanti una porta verniciata di verde chiaro che aveva evidentemente visto giorni migliori. Vide Dwight bussare e sentì chiaramente Negan rispondere “Avanti” dall'interno, deglutì cercando di raddrizzare un minimo le spalle e sembrare convincente.
La stanza in cui si ritrovò dopo aver passato la soglia era decisamente anacronistica rispetto a tutto il resto di quel posto: divani neri, una lampada fin troppo complicata che pendeva dal soffitto, tappeti, librerie e soprammobili. Chi cavolo aveva più tempo per i soprammobili, ormai? Negan, evidentemente.
Il bastardo psicotico se ne stava in piedi davanti a loro con un sorriso spaccafaccia e l'onnipresente chiodo nero, Daryl si sorprese a chiedersi se fosse sempre il solito o se ne avesse una scorta.
“Dwight, qui, mi dice che sei un po' più malleabile ultimamente – gli disse Negan indicando Dwight con la mazza da baseball – a che gioco stai giocando?”
Daryl si strinse nelle spalle senza aprire bocca, cercando di capire dove sarebbe andata a parare la conversazione prima di prenderne parte.
“Avanti Daryl, dammi qualcosa. Come posso capire cosa ti frulla nella testa altrimenti?”
Daryl alzò gli occhi e si schiarì la gola.
“Cosa ti serve?”
“Oh, ma allora parla! - Negan lanciò a Dwight un sorriso compiaciuto, poi fece alzare la testa a Daryl con un dito sotto il mento – voglio sapere chi sei, Daryl Dixon. Voglio sapere come ti chiami.”
Daryl lo fissò negli occhi per qualche secondo, poi annuì.
“Ad una condizione”
“Parla”
Il sorriso di Negan si allargò pericolosamente.
“La mia giacca, e la mia balestra”
Daryl vide la mano di Negan avvicinarsi e resistette all'impulso di allontanarsi, ma poi si rese conto che stava facendo cenno a Dwight di passargli il suo gilet di pelle.
“Dwight, sii gentile e vai a prendere anche la sua balestra, che ne dici?”
La porta si aprì e si chiuse alle sue spalle, Dwight e il tipo che gli stava alle spalle uscirono e lui restò solo con lo psicopatico bastardo, che gli appoggiò la giacca sulle spalle come fosse il suo migliore amico. Daryl la prese e se la fece scivolare addosso, sopra la felpa sporca che gli avevano fatto indossare appena arrivato al santuario.
“Prima o poi dovrai spiegarmi il significato di quelle ali, Dixon – Negan gli girò intorno studiandolo, poi gli si piazzò davanti – e ora dimmi, chi sei?”
Sentì la bocca seccarsi tutta insieme, la bugia che fu costretto a sputare gli bruciò la gola.
“Negan”
“Risposta esatta, mio nuovo angelo custode – Negan gli si avvicinò – e perchè hai deciso di esserlo?”
“Rovia – Daryl sentì l'acido salirgli dallo stomaco, la nuova bugia gli lasciò un sapore amaro sulla lingua – non mi piace quel tipo”
“E ti sei goduto lo spettacolo la settimana scorsa, Daryl?”
Daryl annui, mordendosi un labbro.
“E ora vuoi giocare pure tu”
Negan si allontanò appoggiandosi la mazza su una spalla, poi gli fece cenno di seguirlo: la stanza in sui entrarono era completamente diversa dalla precedente. Daryl si trovò in una cella uguale alla sua e, inginocchiato in mezzo alla stanza di cemento nudo vide una figura incappucciata.
“Ora, Daryl, assisterò al tuo battesimo – Negan si chinò e strappò via il cappuccio, rivelando il viso di un uomo imbavagliato – Lloyd, qui, era uno dei miei sai? Un bravo ragazzo. Ma ha disubbidito, ha combinato un disastro che non ti starò a raccontare, e ora deve essere tolto di mezzo. Ma sai – concluse allungando la mazza a Daryl – mi sento stanco, oggi. Potresti pensarci tu?”
Daryl spalancò gli occhi fissando prima Negan, poi la mazza e poi Lloyd. Piangeva. Il tipo piangeva.
No, Cristo. Questo no.


 
  
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