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Autore: _maers_    26/12/2016    1 recensioni
A Castiorn, scuola di Magia e Stregoneria umbra, gli studenti sono divisi nelle Torri di Zaffiro, Rubino e Smeraldo, in competizione tra loro nella Coppa delle Torri; al quarto anno hanno poi la facoltà di scegliere di quale dei quattro Ordini dell’istituto entrare a far parte, scelta che condizionerà per sempre il loro presente e il loro futuro.
Siamo negli anni ottanta, Aron e Gaevriel sono gemelli e frequentano il terzo anno: i loro caratteri, radicalmente opposti, non impediscono loro di essere molto legati. Tra amicizie e routine scolastica, i due ragazzi si troveranno ad affrontare un percorso molto più difficile di quanto avessero immaginato, in una trama intessuta da Gellert Grindewald molti anni prima, alla scoperta della Magia Oscura italiana e del loro grande segreto, il potere di “Accendere” e di “Spegnere”.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 4: HANS

 




 
 
« Le informazioni hanno un prezzo… »
« Non provare a intimorirmi. Sai chi mi manda… »
« Chi ti manda non ha alcun potere, qui. »
Era una sera fredda, quella, e umida. Le erbacce crescevano indisturbate nel sudiciume della spoglia campagna di periferia. Un uomo alto e magro, con lunghi capelli biondo scuro raccolti in un codino e sottili occhiali rettangolari, ne fronteggiava altri quattro, schierati di fronte a lui con aria minacciosa. I loro abiti erano scuri e i loro volti erano deformati da ghigni bestiali. Lunghi tagli si potevano scorgere sulle loro guancie, e le stazze massicce non rendevano meno evidenti i denti affilati e i tatuaggi neri sulle braccia.
Da lontano, si sentivano i fischi acuti delle macchine che correvano veloci su un’autostrada.
« Siamo stati fin troppo buoni con te » proferì uno dei quattro uomini scuri. « Chi ti ha dato il permesso di entrare nel nostro territorio? »                  
Il biondo, senza volere, indietreggiò lentamente di un passo. Percepiva chiaro e forte il battito del  suo cuore fin nelle orecchie, ma non era quello il momento per lasciarsi prendere dalla paura. « Non è nella vostra natura attaccare nelle notti di mezza luna. Non sono qui per creare problemi. »
Uno dei quattro uomini gli si avvicinò con un balzo, ringhiando minacciosamente. « Non provare a darci insegnamenti sulla nostra natura, pezzente. » Gli occhi scuri scintillarono, assetati di sangue, e il suo fetore raggiunse con violenza le narici della vittima.
« Greyback » lo richiamò un altro. « Basta così. » Poi si rivolse verso il biondo, ancora impietrito, mentre  l’individuo di nome Greyback si allontanava da lui con uno sguardo carico d’odio. « A noi lupi mannari non piace venir disturbati nei nostri territori. Molti di noi ti avrebbero sbranato senza pensarci due volte. Ma per tua fortuna sono io il capo del branco, da trentadue lune a questa parte, e stasera intendo riceverti come ospite. D’altro canto, quando il Signore Oscuro trionferà e ci concederà i diritti che ci spettano, dovremo dimostrare di saper vivere in civiltà… »
Il biondo deglutì, sforzandosi di mantenere uno sguardo sereno e determinato. Sentiva la bacchetta premere contro il suo petto attraverso la stoffa del mantello, e in un gesto di nervosismo si premette gli occhiali lungo il naso fino.
Come se l’avessero colto in flagrante, i lupi mannari sogghignarono. « Non preoccuparti. Non ti morderemo, per ora » il capo del branco reclinò il  volto con aria sorniona; poi si fece serio e fissò dritto negli occhi il suo ospite. « Ripetimi il tuo nome… E le tue richieste. »
« Sono Hans Heisenman » rispose senza paura il giovane uomo, facendosi coraggio e raddrizzando la schiena. « Non sono qui per contrastarvi. Ho fatto un lungo viaggio per arrivare fin da voi: vengo dal nord d’Italia, dal Trentino-AltoAdige… E voi tutti immagino sappiate cosa significhi » alle sue parole i quattro impallidirono; ma Hans non si lasciò intimorire dalla loro incredulità e continuò: « Il mio padrone è una persona spietata, ma sa essere gentile con chi lo aiuta. Noi vogliamo da voi solo poche informazioni, e in cambio vi garantiremo per quarantotto lune una fornitura mensile di pozione antilupo. »
Greyback gli lanciò una frecciata con gli occhi, incerto se fidarsi o meno. Il capobranco mormorò qualcosa nell’orecchio del suo vicino; poi domandò: « E di preciso, quali informazioni servono al tuo padrone, Hans Heisenman? »
Hans si schiarì la voce. « Ditemi tutto ciò che sapete sui Doni della Morte. »
 
 
*
 
 
Sentiva il freddo dei vicoli sporchi penetrargli fin nelle ossa. Le strade puzzavano; da un locale arrivava il vociare ilare degli ubriachi, volgare sottofondo di quella notte cupa; un grosso topo grigio sgattaiolò di soppiatto in una fogna, con una preda maleodorante stretta tra gli artigli. Hans accelerò il passo, premendosi la sciarpa di lana attorno al collo e procedendo spedito verso la sua meta. Un lampione fulminato scintillò al suo passaggio.
Quando aveva accettato di partire per l’Inghilterra l’aveva fatto consapevole dell’importanza della sua missione, ma non avrebbe mai immaginato che Londra potesse essere tanto sudicia. Comunque, in fin dei conti, era sempre stato abituato al sudiciume che quel tipo di lavoro portava con sé.
 
 « Rieccoti… Mi stavo preoccupando. »
« Sono un uomo adulto, John, posso tornare all’ora che preferisco. »
« Senza dubbio. Però sai, con i brutti soggetti che girano ultimamente da queste parti… »
« Sono perfettamente in grado di badare a me stesso, grazie. »
« Ok, ok, ma non te la prendere! »
Hans chiuse con un rumore secco la porta del piccolo appartamento. La penombra creata da una lampada accesa nell’angolo illuminava il soggiorno spoglio, sul quale si aprivano due camere e un bagnetto, e la carta da parati marroncina non faceva che incupire l’atmosfera desolata creata dall’angolo cucina e dal divano rattoppato al centro della stanza, dove un uomo stava coricato in una posa scomposta.
« Dobbiamo parlare, John » disse Hans, posando le chiavi sul tavolo della cucina. « Non possiamo più essere coinquilini. »
« Come? » fece l’uomo sul divano, alzando la testa corrucciato. « E con chi dovrei dividere l’affitto? Di questi tempi, con la guerra in corso, gli impiegati minori come me al Ministero della Magia sono pagati uno straccio! Tu essendo straniero forse non te ne rendi conto, ma questa è la peggior crisi che la stregoneria inglese abbia mai affrontato! Neanche la caccia alle streghe influì tanto negativamente! Tutti i miei amici sono difficoltà o hanno una sistemazione precaria, io in che modo dovrei… »
« Non ho tempo da perdere per starti a sentire » proferì seccato Hans. « Ho problemi più grandi a cui pensare, e tu mi sei d’intralcio » con un rapido movimento del polso tirò fuori la bacchetta dalle pieghe del mantello, puntandola dritta contro il coinquilino. Quello impallidì, sollevando le mani tremanti come per proteggersi.
« Ha-hans… Cosa… Cosa stai…? »
« Forse è stato un errore dividere l’affitto con te fin dall’inizio. Non dovevo farmi coinvolgere nei tuoi stupidi problemi » il mago italiano allungò il bracciò, prendendo un profondo respiro. « Avrei voluto evitarlo… »
« Fermati! »
« Oblivion. »
 
 
*
 
 
“Tutto quello che faremo, sarà per un bene superiore. Dovrai ricordarlo sempre… Altrimenti sarai annientato da questo mondo”. Queste parole risuonavano nella mente di Hans, coricato sul letto con un braccio piegato sul volto. I suoi occhi erano stanchi, le sue gote pallide, e aveva l’impressione che il cuore avesse smesso di battergli nel petto. Non aveva nemmeno trent’anni, eppure in quelle ultime settimane si era più volte sentito avvizzire. 
Si sarebbe mai abituato alla violenza? E alla crudeltà? Avrebbe tanto voluto esser fatto di ghiaccio e far proprio il coraggio che spesso fingeva di ostentare. Ma la verità era che ogni giorno che passava si sentiva lacerare sempre di più.
La macchinetta del tè fischiò, avvertendolo che l’acqua stava bollendo. Con quella che gli apparve un’enorme fatica, si tirò a sedere e lentamente lasciò cadere i piedi nudi oltre il letto, sul freddo pavimento di pietra.
Avanzò a tentoni per la gelida casa, con la mente ottenebrata come se fosse stato vittima dei più terribili incantesimi. Ripensò al branco di lupi mannari, alla paura di quella notte, e alle importanti informazioni ottenute. Ripensò all’Italia, all’uomo che tanto disperatamente l’aveva lasciato partire in quella missione suicida, e alla casa che non aveva più. Ripensò anche a John, e una morsa dolorosa gli strinse lo stomaco.
Ma non era il caso di farsi prendere dai rimorsi. Con un profondo respiro, spense l’acqua del tè e vi lasciò cadere dentro una bustina aromatica. Doveva essere forte: soltanto lui avrebbe potuto fare quanto doveva essere fatto, e non poteva permettere che i dubbi e le paure lo ostacolassero. “Vai avanti, vai avanti per la tua strada. E non voltarti mai”. Le sorti dell’intero mondo magico potevano dipendere da lui, e non si sarebbe più tirato indietro... Aveva smesso di scappare molti anni prima.
Finalmente gli era stata data la possibilità di cambiare le cose e grazie al suo operato un mondo nuovo sarebbe risorto dalle ceneri: con questi pensieri era partito e con questi pensieri sarebbe tornato, vittorioso.
La sua pista era buona, stava proseguendo nella giusta direzione. Era solo l’inizio, ma dopo tanti mesi passati a cercare nel nulla forse era riuscito a trovare qualcosa di concreto.
Bevve tutto d’un fiato la bevanda calda, nella penombra dell’appartamentino vuoto. Si assicurò di avere la bacchetta a portata di mano e gettò un’ultima fugace occhiata al sudiciume della stanza; poi s’infilò in fretta scarpe e cappotto, e senza più rimpianti si sbatté la porta alle spalle, per avventurarsi nuovamente nel gelo della notte.
Percorse a ritroso i vicoli sporchi, tirandosi dietro una borsa con i suoi pochi averi. I cori degli ubriachi si erano spenti da ore, ormai, e l’atmosfera appariva ancor più desolata. Ma niente l’avrebbe fermato: le tenebre, il freddo e il lerciume della periferia londinese non lo sconfortarono come al solito, ma anzi gli accesero una scintilla nel petto e negli occhi.
Cominciò a correre, desiderando di potersi allontanare quanto più velocemente possibile da quel luogo e speranzoso di cominciare un nuovo capitolo del suo viaggio. All’improvviso si sentì vivo, e per un attimo percepì il suo cuore battere con forza, incurante della paura che il suo incarico portava con sé. Avrebbe osato troppo? Sarebbe mai tornato a casa? In quel momento, un’unica meta occupava la sua mente. Le informazioni dei lupi mannari erano state preziose… Non sapevano granché, ma perlomeno avevano ristretto notevolmente il suo campo d’azione ad una destinazione ben precisa: la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.






 
   
 
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