Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Zagras94    26/12/2016    2 recensioni
[Crossover][Crossover]C'è chi dice che esistono infiniti universi paralleli... In cui per ciascuno di essi esiste il riflesso vivo di storie narrate nel nostro mondo....
Realtà? Finzione? Mero dogma moderno? Forse. Ma quando, per un motivo apparentemente inspiegabile, Ralph Spaccatutto si ritrova con uno strappo dimensionale in piena regola nel suo videogame, non può non contattare in aiuto i vari esponenti del suo universo: il mondo Disney.
Ed è un bene... specie se il loro mondo pacifico stesse per essere stravolto dalla più cruenta e sanguinaria invasione mai esistita.... e soprattutto se la loro sopravvivenza dipendesse dal più variegato, folle e sorprendente gruppo di eroi che essi abbiano mai visto....
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Sigla opening:
 
 
https://www.youtube.com/watch?v=vWesYAQW_kg
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 5 : IL FATO DI UN NON-MORTO – PARTE DUE – DI DEI E DI FIAMME.
 
 
 
 
 
 
 
<< Non… morti? >>.
Oscar annuì una sola volta, con semplicità grave. << Esatto. Non-morti. >>
Sbloccatasi dallo shock rivelatorio, Anna si mise le mani ai fianchi ed assunse un’espressione ed un tono alterati. Pareva un peperoncino arrabbiato. << “Esatto” un paio di waffles al cioccolato!! Non puoi cavartela con così poco!!! Sputa il rospo!!! >>.
L’astoriano restò qualche secondo ad osservarla interdetto, con la bocca semiaperta; poi, sbattendo le palpebre, balbettò: << Non… Non capisco. Non dovreste fare qualcosa di eclatante, che ne so, urlare, scappare, farmi segni per scacciare il malocchio o maledirmi? >>.
La ragazza spalancò ancor di più i grandi occhi color acquamarina, colorando ancor di più le sue guance di rosso per il fervore. “Sangue di drago,” pensò Oscar a disagio, “sa essere intimidatoria, a suo modo.”. << Ah, così speravi di scamparla, eh? Eh no, caro mio: non puoi semplicemente sollevare una marea di curiosità, fare lo spogliarellista improvvisato e palestrato, mostrarmi quello che definire un tumore maligno sarebbe un eufemismo radicato nel tuo petto e andartene via con un enfatico “siamo non-vivi”, come se nulla fosse!! >>.
<< Ehm, sarebbe “non-morti”, milady… >> tentò di correggerla lui, imbarazzato.
<< Fa lo stesso!!! >> gridò a gran voce Anna, slanciando le braccia in alto in un moto di stizza.
Kristoff, che fino a quel momento si era guardato bene dall’intromettersi nello sfogo della sua fidanzata (l’ultima volta che aveva osato fare una cosa simile lei l’aveva riempito di improperi e gli aveva tenuto un broncio tremendo per almeno mezz’ora buona), si schiarì la voce con fare educato, ma eloquente, richiamando l’attenzione del cavaliere su di sé.
<< Sir, ciò che la mia fidanzata stava maldestramente cercando di dirle… >>. S’interruppe sotto l’occhiata fulminante della rossa. << Ehm-ehm, cioè, volevo dire, ciò che la mia splendida ed intelligente fidanzata stava cercando di dirle coi suoi modi appassionati… >>. L’occhiataccia ridusse la propria carica elettrostatica. << E’ che forse per voi tutti questa sarà anche una cosa normale, magari quotidiana, ma per noi… Beh, è puro mistero. >> concluse in un sospiro rassegnato.
Appena ebbe finito di parlare, il montanaro sentì una mano salda posarsi sulla sua spalla, in maniera calda e gentile; come si girò, vide il volto calmo e sereno di Solaire che li osservava comprensivo.
<< Caro Kris, hai indubbiamente ragione. Se è vero che per noi è - ahimè – normalità, è altrettanto vero che per voi sia una scoperta. Ignorarla sarebbe foriero di confusione e fastidioso, nei momenti a venire. >>. Avanzò allegro di qualche passo, portandosi vicino ad Oscar, il quale si stava rivestendo, e quindi si voltò verso i presenti. << Inoltre, in virtù della vostra pazienza nei confronti dell’incidente con la signorina, credo sia d’obbligo fornirvi qualche informazione in più a riguardo, come forma di ringraziamento. >>.
Detto questo, si sedette su di un grosso sasso rotondo che aveva evidentemente adocchiato da prima, accavallando con rilassatezza la gamba destra su quella sinistra e fabbricandosi così un ipotetico piano su cui posare in seguito la propria sacca da viaggio. << Sedete pure e mettetevi comodi. >>, disse, mentre con un sospiro soddisfatto estrasse dalla bisaccia due oggetti: uno era una bellissima pipa lunga in legno di tasso laccato, coi bordi dorati ed decorati con fini incisioni di girasoli che parevano luccicare sotto i raggi del relativo astro, quasi fossero attratti da lui come le controparti reali; l’altro era un pacchetto di carta impermeabile arrotolata, che rivelò alla sua schiusa attenta una piccola scorta di cerini e una ricca quantità di un’erba tritata dal colore verde chiaro che emanava un profumo aromatico leggermente dolciastro.
A quella vista, Lautrec sbuffò con enfasi. << Oh dei, no… >>. Poi si rivolse ad Anna e Kristoff: << Fate come vi ha consigliato: trovatevi un posto comodo dove appoggiare le chiappe, e sedetevi. Perché quando Solaire tira fuori la sua pipa e la sua scorta di eliolauro da fumo significa solo una cosa: parte il monologo esplicativo da novella di finzione. E durerà a lungo. >>. Voltandosi di cent’ottanta gradi, si diresse quindi verso i suoi effetti personali, sparsi ancora per il prato, borbottando: << Allora, dove sono andati a finire quei bocconi di maiale salato che conservavo per il viaggio? >>.
 
 
Prima che Solaire iniziasse a parlare, non volò nemmeno una mosca.
Il solo rumore che aleggiava nell’aria era costituito dagli schiocchi e dagli schioppetti del piccolo fuoco acceso precedentemente dai quattro avventurieri, su cui Lautrec aveva lasciato in sospensione un piccolo paiolo di ferro per far bollire i bocconi di carne suina, onde evitare possibili e scomode indigestioni (non essendo sicuro della forza di stomaco dei due ragazzi). Appariva concentrato nel mescolare il bollito improvvisato, con particolare cura a tastare ogni singolo pezzetto galleggiante col cucchiaio, ma era tutta una scena: la sua vera attenzione era rivolta interamente, tesa come la corda di un arco, alle prossime parole del compagno.
Gli altri non erano da meno: disposti in un semicerchio ordinato, sedevano sul terreno davanti al guerriero del Sole, attendendo pazienti (ed impazienti) ciò che il loro oratore aveva da dire, Oscar e Siegmeyer con vaga curiosità, Anna e Kristoff con bramoso interesse.
Erano ormai tre minuti abbondanti che, nel silenzio rispettoso più totale, Solaire stava fumando l’eliolauro con profonde e lente tirate. Esse, espirazione dopo espirazione, avevano generato una cortina di volute grigio pallido dall’aroma inebriante, creando così l’illusione di essere immersi in una grande, misteriosa nebbia soporifera, che tutti avvolgeva e a tutti sussurrava echi di racconti lontani.
Dopo l’ennesima boccata di pipa, Solaire staccò il beccuccio dalla sua bocca tenendolo sospeso sul lato della guancia, mentre con occhi concentrati fissava un punto indefinito tra i fili d’erba ai suoi piedi; subito dopo, annuì fra sé e sé, come a volersi dare conferma dell’ordine definitivo dei propri pensieri, e parlò.
<< Vi racconterò di noi. Di chi e cosa siamo. E di quale sia il nostro fato, il fato di un non-morto. Tuttavia, perché voi possiate capire più facilmente dell’argomento, occorre che vi narri prima delle origini del nostro mondo. >>.
Dopo una breve pausa ad effetto, riprese con voce melodiosa.
 
SOUNDTRACK D’ATMOSFERA (mettetelo in sottofondo, ne varrà la pena!)
https://www.youtube.com/watch?v=bpI-KeK-PQg
 
<< Nell’Era degli Antichi, molto prima della nascita degli dei e degli uomini, il mondo era amorfo, circondato dalla nebbia. Esso non era altro che una vasta landa grigia, dominata ed interrotta solamente da due cose: i colossali Arcialberi di pietra, svettanti fino alle nubi, e i Draghi Immortali, signori indiscussi ed eterni del cielo e della terra.
Ogni cosa era uguale ed identica all’altra, senza originalità o creatività…
… Ma poi… dal nulla, nelle profondità del suolo al di sotto delle possenti radici lignee… venne il Fuoco. >>.
L’enfasi con cui Solaire pronunciò quella parola, “Fuoco”, vibrò intensamente nei cuori dei suoi auditori.
<< E con il Fuoco, venne la disparità stessa. Caldo, e freddo; vita, e morte; e, ovviamente, luce, ed oscurità.
Giù, giù, nelle viscere del mondo, la grande Prima Fiamma arse e divampò, in tutto il suo splendore, ignota ed ignorata dai potenti draghi della superficie, che nient’altro conoscevano se non un’eterna stasi. Ma altri essa attirò, come falene verso la fiamma.
Dall’oscurità nera essi vennero: arrancando sulle pietre e sui sassi, elevandosi a stento sulle secche gambe deboli e zoppicando, ma invero determinati, giunsero ad essa i semisconosciuti abitanti del sottosuolo, coloro ai quali, eoni or sono, fu negata casa dalla tirannia dei serpenti alati. L’amorfa stirpe dei Giganti.
Molti fissavano la Fiamma che danzava viva, come ipnotizzati, seguendone i movimenti con passiva ammirazione; altri la adoravano, gioiosi della novella diversità, eppur distanti; ma solo quattro di loro ebbero l’ardire di avvicinarsi fino al cuore della Fiamma, decisi a sperimentare su di essi la piena comprensione e fusione del Fuoco, come solo la falena che si brucia le ali alla candela può veramente vivere.
Essi si inoltrarono nel centro dell’immenso rogo, decisi come mai nella loro banale esistenza di provare qualcosa di glorioso, prima della fine. E la Prima Fiamma ammirò ed approvò il coraggio dei quattro giganti, ai quali diede in dono un grande potere: le Anime dei Lord, fiamme dentro le fiamme.
Ognuno di essi scelse un’Anima per sé, e ad ognuno venne conferita nuova forza, che li rese divinità. Ed una nuova forma. >>.
Un’altra pausa, stavolta più riflessiva e sincera. Tutti, nessuno escluso, respiravano appena, rapiti dal racconto mitologico.
<< Il primo gigante scelse, e lesto s’accasciò al suolo: la sua carne si rinsecchì fino a sgretolarsi, lasciando solo le bianche e nude ossa a balenare alla luce del Fuoco; ma dove c’è luce, c’è anche l’ombra. Ed ecco che le ombre nascoste dietro le vampate e i sassi si raccolsero striscianti attorno al corpo come un sudario, mentre le sue ossa, prima solitarie, presero a moltiplicarsi in decine di altri scheletri, tutti legati saldamente a quello centrale, che crebbe e crebbe in possanza e potenza. Dal suo petto una lama ossea creò, curva come la luna crescente ed affilata come la falce mietitrice, nella quale riversò pensieri di miasmi, pestilenze e morte.
Nito, il Primo dei Morti, sorse. >>.
Nel pronunciare quel nome, un vento gelido stormì fra le chiome degli alberi attorno alla radura, producendo un lamento sommesso e cupo che fece abbassare la temperatura del sangue dei presenti. Anna ebbe quasi l’impressione che la luce del giorno si fosse fatta per un istante più scura, come un crepuscolo senza tramonti rosei, ma grigio e vuoto. Istintivamente, si strinse a Kristoff.
Solaire continuò.
<< Il secondo gigante scelse, e con grazia e fermezza prese fra le mani la calda Anima di fiamme: i suoi occhi, attenti ed acuti, l’ammiravano e la studiavano in ogni sua piccola sfaccettatura, in ogni sua lingua e bagliore, fino a comprendere la natura delle stesse scintille vivaci che si sprigionavano da essa. Cullata nell’incavo dei suoi palmi, esso la portò al proprio petto, assorbendone nel cuore il calore emanato: poco a poco, mano a mano che si scaldava, il suo corpo rachitico cominciò a modificarsi in forme sinuose ed eleganti, creando curve semplici, eppure seducenti per bellezza, ed assumendo i connotati di una donna matura e forte come un focolare; attorno ad essa, le ceneri e i fumi prodotti dalla combustione si intrecciarono come fili di un tessuto, creandole una veste apparentemente semplice, ma intricata, come la tela di un ragno. Infine, sorridendo benevola, la donna scese in mezzo ai suoi vecchi simili, offrendo una parte del proprio potere a chi avesse voluto seguirla nello studio e nell’ammirazione dell’essenza stessa del Fuoco. Coloro che si fecero avanti per lei assunsero anch’essi forme femminili, ma le loro vesti vennero create dalla fuliggine e dal nero carbone, dallo scuro strato che ricopre la brace viva e pulsante all’interno, e si coprirono di cappucci neri, caldi e rassicuranti.
Così nacquero la Strega Izalith, Madre della Piromanzia, e le sue Figlie del Chaos. >>.
Al suono del nome della dea, i tizzoni del fuocherello da campo parvero accendersi come soffiati da un mantice, producendo una fiamma alta tanto da lambire i bordi del paiolo e annerendo in parte il cucchiaio di legno di Lautrec. Quest’ultimo imprecò a denti stretti, mentre con attenzione staccava la pentola dall’eccessivo fuoco e la posava sul terreno, andando poi a recuperare delle scodelle da zuppa ed un mestolo.
Solaire riprese a parlare.
<< Il terzo gigante scelse, e con sicurezza ed orgoglio afferrò l’Anima potente fra le dita, fissandola con aria di sfida e di superiorità: nelle sue pupille, le cui iridi già stavano cambiando nel grigio delle nubi temporalesche, si rifletteva il balenio rapido e saettante delle fiamme, e subito il gigante immaginò un’alterazione del potere del fuoco, una scarica di potenza assoluta e rapida come un battito di ciglia, più leggera dell’aria ma più potente di una frana, capace di distruggere e rompere ogni ostacolo sul suo cammino. Come ebbe pensato ciò, ecco che l’Anima si coprì le vampe di sottili saette elettriche, le quali aumentarono in numero e forza e s’impattarono sul petto del gigante: esso crebbe, in ogni suo aspetto, gonfiando le membra del suo vecchio, fragile corpo in una nuova forma tonica e possente, su cui i muscoli guizzavano saldi, ed una folta capigliatura color della tempesta gli si creò in capo, accompagnata da una folta barba selvaggia e da sopracciglia cespugliose; dalle mani evocò il potere da lui pensato, il fulmine, che si abbatté spietato sulle rocce del sottosuolo attorno a lui, fino a fonderle, e subito con essi plasmò i minerali fusi in due nuove forme: una corona dalle alte punte di bronzo dorato, regale e maestosa, ed un largo e spesso spadone, grezzo e semplice nella forma, ma bilanciato e perfetto nelle sue forti mani.
Con la corona in capo e lo spadone al fianco, l’uomo chiamò a gran voce i suoi vecchi simili, dichiarando che li avrebbe guidati nella riconquista della superficie, come un re capace e giusto, vendicando l’antica offesa degli odiati draghi e donando a tutti loro una nuova e florida patria.
Tutti i restanti giganti esultarono in grida di tripudio e di ferocia, giurando di servire il loro nuovo signore come capo supremo ed indiscusso, e di combattere fino all’ultimo per strappare ai loro nemici ciò che spettava loro di diritto. Il monarca sorrise compiaciuto, e non solo donò a ciascuno dei giganti una parte del suo immenso potere, che affatto lo indebolì, ma di nuovo fuse e plasmò il metallo, creando dall’argento più puro e lucente armi ed armature splendide, d’una bellezza pari soltanto alla loro resistenza, con cui preparò il suo esercito.
Lord Gwyn, Signore del Sole e del Fulmine, Patrono dei Guerrieri del Sole, e i suoi fedelissimi Cavalieri emersero nella luce. >>.
Kristoff ebbe all’improvviso un sussulto: mentre Solaire elogiava con fervore crescente la figura del proprio dio, gli sembrò che le iridi del guerriero da color mogano si fossero fatte gialle, come oro fuso, e che lo stesso cavaliere emanasse un tenue bagliore caldo, quasi fosse una candela.
Ma fu solo l’impressione di un attimo.
<< Il quarto gigante, rimasto solo in mezzo alle fiamme, stava per scegliere rassegnato l’ultima Anima rimasta: essa era piccola e minuta, un cerino acceso fra alti roghi, ed esso sorrise al vederla, giacché gli ricordava se stesso, il più piccolo e debole fra tutti i giganti, sopravvissuto alla miseria delle profondità solo grazie al suo altruismo e alla sua gentilezza. Esso la prese con cura fra le mani, come se fosse un cucciolo, e la osservò oscillare lentamente alla tenue brezza delle caverne e al tremolio dei suoi palmi. Fu colto da profonda commozione, e, ricordando tutti i pensieri della sua vita passata, i momenti felici e i momenti tristi, gli attimi d’amore e le scintille d’odio, pianse.
Come le sue lacrime lambirono l’Anima, essa avvertì la forza delle sue emozioni racchiuse in quelle perle d’acqua salata, e… mutò. >>.
Solaire assunse un’espressione un po’ corrucciata, come se fosse stato preso dall’incertezza.
<< Le leggende, i racconti…. Neppure le sacre scritture della Via Bianca ci dicono cosa esattamente accadde all’ultima Anima, ma sta scritto per certo che essa cambiò natura: era lei… ed al contempo non era più lei. Aveva assunto qualcosa del gigante attraverso le sue lacrime, ed inaspettatamente era stata l’Anima a mutare a contatto con l’essenza del suo portatore, e non viceversa. >>.
<< Sta di fatto che, quando il gigante riaprì gli occhi e vide il nuovo aspetto dell’Anima, ne fu dapprima stupito e turbato… poi, sempre più deliziato ed attratto da essa.
Rimase là, solo in mezzo alle lucenti fiamme, scrutando e stringendo a sé quell’unicità mentre tutti i suoi fratelli si preparavano ad abbandonare per sempre gli antri sotterranei che a lungo avevano chiamato “casa”. E nessuno lo vide mai più.
Lo chiamano il Nano Furtivo, così facilmente dimenticato… >>.
“Ma che…?!?”.
Questo pensò allarmata Anna, rabbrividendo in ogni sua parte del corpo, dalla punta dei capelli alle estremità delle unghie dei piedi: quando Solaire aveva con banale solennità pronunciato il nome dell’ultimo gigante, aveva sentito un fremito nelle profondità del suo essere, come se una mano sottile avesse accarezzato con voluttà e bramosia le forme della sua anima, lasciandola in estasi ed in orrore insieme per qualche secondo, stordendola nel cuore e nella mente e facendola pensare in un nanosecondo a tutti gli eventi più importanti della sua vita. Come intuì vedendo il volto pallido di Kristoff, anche il suo fidanzato doveva aver provato una sensazione altrettanto sconvolgente, ma cos’era quella sensazione così potente e così intima? Perché essa l’aveva fatta sentire tanto bene e al contempo tanto male? Perché?
L’ansia e la paura per le cose sentite e rivelate, tuttavia, si dileguarono come scarafaggi all’accendersi della luce, quando fra il contatto visivo della rossa e del montanaro comparvero due scodelle fumanti di bocconcini di maiale salato in brodo, conditi con prezzemolo e funghetti prataioli. Entrambi fecero scattare gli sguardi in su, per incontrare il volto dal sorriso grave di Lautrec. << Mangiate, e non badate all’etichetta da tavola: i racconti mettono sempre appetito. >>.
 
 
Presero il consiglio molto seriamente: mentre sia Kristoff che Anna ingurgitavano un pezzo dopo l’altro il gustoso pasto offerto loro (il picnic precedentemente organizzato era oramai un lontano ricordo), Solaire continuò a narrare con maggior scioltezza, merito soprattutto dell’abbondante sorso d’acqua che bevve per bagnarsi la gola.
<< Il resto è storia ben risaputa.
Col potere dato loro dalle Grandi Anime, i Giganti al seguito dei loro Lord ritornarono in superficie, e non appena ebbero consolidato il controllo su di un piccolo territorio mossero immediatamente guerra ai Draghi. >>.
Anna masticò un boccone, e senza nemmeno finire di sminuzzarlo chiese, sventolando il cucchiaio: << Mmmm!! Ma schusa, Sholaire, non avevi m-detto prima – “glom” – che i Draghi erano immortali? >>.
Il guerriero del Sole fece un largo sorriso soddisfatto. << Ah! Vedo che stavi seguendo attentamente, Anna! >>. Mescolò un poco la sua razione di carne in brodo. << Invero, agli inizi i cavalieri di Lord Gwyn, che componevano la spina dorsale dell’esercito dei giganti, non si scontrarono subito coi draghi più antichi e potenti, ossia gli Arcidraghi, bensì ebbero le loro prime battaglie – e i loro primi successi – contro draghi più giovani e meno pericolosi, facili da sconfiggere; si convinsero pertanto che la minaccia di quei rettili volanti, dopotutto, non fosse poi così grande come credevano. “Secoli di reclusione nel sottosuolo ci hanno fatto ingigantire la loro mole e la loro forza!”, pensavano i Lord, “Col potere delle Anime, siamo noi, ora, i vincitori!”. Fu uno sbaglio enorme. >>. Affondò con risolutezza la posata nel brodo, pescando un boccone.
<< Tracotanti per le vittorie ottenute, i Lord mandarono avanti le loro truppe senza combattere o scendere in campo di persona, tentando un attacco diretto ai nidi di uno dei draghi anziani, certi com’erano di un’altra facile carneficina.
E ci fu una carneficina. Ma non per il drago.
Le storie dicono che quel giorno, dei millecinquecento cavalieri inviati in battaglia, ne sopravvissero soltanto duecento appena; ed i racconti dei superstiti furono devastanti: le spade, le lance e le asce che fino a qualche mese prima avevano reciso code, ali e colli di giovani draghi si erano infrante come vetro contro la pelle del drago, mentre a nulla erano valsi a protezione gli scudi incisi e le stupende armature d’argento, giacché vennero squarciate e schiacciate come latte d’alluminio. Senza contare il letale soffio infuocato della bestia, che tutto e tutti consumò e non poteva essere bloccato.
Quel giorno, nello sgomento totale e nella paura, i giganti tutti capirono il loro errore. Capirono cos’avevano gli Arcidraghi e i Draghi antichi che quelli in pubertà, quelli da loro precedentemente massacrati, non avevano. La loro più grande risorsa, fonte sia di difesa che della loro famigerata immortalità: le Scaglie di pietra di drago. >>.
Kristoff rimase col cucchiaio colmo di brodo a metà strada tra la ciotola e la sua bocca, inarcando entrambe le sopracciglia. << Scaglie… di pietra? >>.
Dato che Solaire aveva appena addentato il grasso pezzo pescato, e pertanto non avrebbe potuto rispondere, ci pensò Siegmeyer a saziare la viva curiosità del montanaro. << Sì, Kristoff. Ricordi come Solaire abbia detto all’inizio che il nostro mondo pre-Fiamma fosse grigio e senza una forma? Ecco, in pratica era quasi interamente composto da rocce e pietre immutabili, che per qualche ragione a noi tutt’oggi sconosciuta ignoravano bellamente le norme dello spazio e del tempo. In parole povere, una fonte di eternità, ma immobile. >>.
Finendo di mangiare, Solaire annuì concorde, intanto che si asciugava le labbra col dorso della mano (un uomo d’arme rimane pur sempre un tipo pratico, galanteria o meno). << Sì, esattamente. A quanto pare, le scaglie dei Draghi antichi erano composte della stessa pietra di cui era fatto il mondo, quindi li conservavano immutati per sempre, come una eccezionale conserva di cibo. E, oltre a queste incredibili capacità, bisogna rammentare che esse erano e sono estremamente dure e resistenti, anche qualora venissero staccate. >>.
Dall’altro capo dell’accampamento Lautrec proruppe in una risata divertita, che fece girare tutti. << Ah! E anche estremamente ben quotate sul mercato, se volete il mio parere! Grazie alla loro attuale rarità unica, insieme alle difficili tecniche di lavorazione, qualunque oggetto creato con quelle bellezze vale una fortuna. Se mai ne avessi una fra le mani, nella vita… Oh, allora sì che mi sistemerei definitivamente!! >> concluse tutto allegro.
Solaire alzò un sopracciglio e chiese: << Ancora quel progetto di una villa con tredici cantine, una tua statua di marmo rosso e un sacco di prostitute di lusso? >>.
<< Sì, ma senza statua. E forse anche senza le cantine. >> confermò l’altro con espressione falsamente afflitta.
Il guerriero del Sole fece un lungo sospiro rassegnato, levando gli occhi al cielo; poi tornò a parlare con Anna e Kristoff.
<< Tornando al nostro discorso, le scaglie che componevano la pelle dei Draghi antichi furono il primo, grande ostacolo nella campagna militare dei Lord, perché neppure il loro intero esercito poteva alcunché contro di loro, e i Lord da soli, seppur potenti, non avevano né la certezza di poterle rompere né la sicurezza di potersi gettare a combattere senza rischiare in pratica un suicidio. >>.
<< Insomma, una perfetta situazione di stallo. >> dichiarò secco Kristoff, annuendo meditabondo.
<< Ma riuscirono a sbloccarla, giusto? >> disse Anna, riflettendo. << Voglio dire, se poi sono stati osannati come dei e vincitori, devono aver trovato un modo per superare il problema. >>.
Solaire fissò la ragazza negli occhi, e fece un ghigno strano. Un mezzo sorriso quasi cattivo. << Oh, lo trovarono eccome, il modo. O meglio, fu il modo a trovare loro. >>.
 
 
 
 
 
http://pre01.deviantart.net/3877/th/pre/i/2015/125/1/8/solaire_of_astora_by_emortal982-d8sal2b.jpg
 
Solaire di Astora.
 
 
 
FINE PARTE DUE.
 
 
 
Sigla ending (consigliate le cuffiette per epicità):
 
https://www.youtube.com/watch?v=5N7J802QzP4
 
 
   
 
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