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Autore: ninety nine    29/12/2016    9 recensioni
[1693 PAROLE- WHAT IF CATCHING FIRE- GALE&KATNISS- GALE DEATH]
Al Distretto Dodici c'è un suono che nessuno vorrebbe sentire. Un suono che parla di morte e di esplosioni in miniera.
Quando Katniss sente l'urlo delle sirene non può non pensare al suo migliore amico, di turno e appena guarito dopo la fustigazione.
Quando vede la condizione del giovane, la Ragazza di fuoco si rende conto che uno dei suoi peggiori incubi è diventato realtà e che lei potrebbe presto trovarsi a perdere, dopo suo padre, anche Gale a causa dell'estrazione del carbone.
Non vede nessuno che conosce, nessuno che possa condividere il suo dolore. Ci sono soltanto lei e il ragazzo dagli occhi grigi. Lei sola vedrà la sua morte e sentirà le sue ultime parole. E, ancora una volta, sarà lei a dover fronteggiare una perdita molto più grande di lei.
["Partecipa ad "Angst vs Fluff [Contest a squadre di edite e inedite]" indetto da Claireroxy sul forum di EFP"]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E nella bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.



 


''It's crazy how someone who used to be a huge part of your life

can be gone in a second''

 

C'è un suono, al Distretto Dodici, che nessuno vorrebbe mai sentire. Un suono lancinante, che continua per minuti interminabili in cui ogni persona fa i conti con ciò che potrebbe significare. Quel suono parla di morte. Quel suono è quello che annuncia gli incidenti in miniera.
Nei mesi dopo la morte di mio padre, esso aveva abitato i miei sogni. Poi, con il tempo, era scomparso, e io avevo sperato di non sentirlo mai più. O almeno, che nessuna persona a cui tenevo ne sarebbe mai più rimasta vittima.
Ma oggi, il suono della sirena esplode nel distretto con tutta la sua forza, andando a turbare la rassegnata tranquillità degli abitanti del Distretto.
I passi iniziano a risuonare nelle strade, insieme ad un vociare in crescita. Nella mia testa c'è un unico nome. Gale. So che è di turno in miniera, ci è appena tornato, nonostante le cicatrici sulla sua schiena si siano appena rimarginate.
Ho paura.
Corro.
La miniera si è già portata via troppe vite. Non può accadere di nuovo.
Arrivo alla miniera insieme alle prime persone e noto che i Pacificatori si sono messi al lavoro sotto i pigri comandi di Thread. Persino le loro divise stanno iniziando a macchiarsi di polvere nera, la stessa che mi arriva alle narici e sembra soffocarmi.
La sirena non smette di suonare. Urla, si mescola ai gemiti delle persone e diventa il grido dei minatori che cercano di salvarsi la vita.
Mi premo le mani sulle orecchie in un disperato tentativo di non sentire. La gente mi guarda, anche in questo momento è difficile per loro distogliere l'attenzione da me. Anche Thread mi guarda e per un attimo penso che questo incidente sia soltanto un modo per eliminare tutti coloro che potrebbero dare inizio a una ribellione, Gale per primo.
Il suono dell'ascensore si somma a quelli già presenti e distoglie la mia mente da ogni altro pensiero. Cerco di avvicinarmi ancora all'ingresso della miniera, di raggiungere la corda tesa per tenere lontani i curiosi che nel frattempo si sono fatti più fitti. Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno che conosco: non mia madre o Prim, non Peeta, non Hazelle o i bambini, anche se sono certa che sono da qualche parte tra la folla.
Le porte dell'ascensore si aprono, mostrando gli uomini stipati al suo interno. Occhi grigi. Capelli corvini. Per pochi istanti spero, ma è semplice per me capire che nessuno di loro è il mio migliore amico.
Intorno a me sento sospiri e domande sussurrate, mentre dentro di me si allarga quel senso di vuoto che conosco fin troppo bene. L'ho provato in questo stesso luogo, anni fa, con la mano di Prim stretta nella mia, poi nell'Arena, quando ho creduto Peeta morto. E poi, troppo poco tempo fa, nelle angosciose ore in cui Gale era sospeso tra la vita e la morte con la schiena piagata. Ora come allora, la mia testa si rifiuta di immaginare un futuro senza il mio migliore amico. Stringo i pugni sulla corda e sento la fibra ruvida e fredda sfregare contro i miei palmi.
Gli ascensori si susseguono rapidi, ora, in un fiume di visi con impressi i segni di ciò che hanno visto accadere, ma con la gioia di essere vivi che brilla nei loro occhi stanchi.
Se i loro corpi si rilassano, sulla strada verso casa, il mio si tende sempre più su quella piazza che progressivamente si svuota. Dovrei voltarmi, cercare la famiglia di Gale, ma anche lo staccare le mani dalla fune mi sembra uno sforzo sovrumano. Sono debole. La capitale mi ha costruito intorno un alone di forza che non riconosco. Se fossi forte farei qualcosa, ora. Non mi lascerei sovrastare dal terrore della perdita.
Ad un certo punto riconosco Thom, un dei ragazzi della squadra di Gale, uno dei pochi che ha vinto la paura delle ripercussioni per aiutarlo quando, anche allora, io potevo solo camminare schiacciata dalla portata degli eventi.
Anche lui mi nota e mi si avvicina. Noto che zoppica leggermente, ma per il resto sembra illeso.

-Katniss. Non trovo Hazelle- comincia, e il fatto che abbia nominato la donna mi fa temere il peggio.
-Quindi lo dico a te. Gale dovrebbe essere nel prossimo ascensore, ma non so_-.

La voce gli si spezza e mi stringe una spalla in silenzio.

-Mi dispiace-.

Poi, un ragazzino si avvicina a lui, urlando in direzione di un uomo lontano, e Thom si allontana da me, lasciandomi sola in un'attesa che sembra non finire mai.
Finalmente, l'ultimo ascensore riversa sulla piazza l'orrore che contiene. Minatori feriti, sorretti da colleghi. Qualcuno che già non ce l'ha fatta. Mi si stringe il cuore.
Ho freddo.
Ho paura.
Poi lo vedo.
Gale esce tra gli ultimi, sostenuto da due colleghi, la testa a penzoloni. Altri uomini hanno ferite evidenti ben più gravi, ma il suo viso è bianco come la neve che sporca le strade.
Raccolgo il coraggio necessario per staccarmi dalla fune, arranco verso di lui e aiuto i due a portarlo fino al luogo adibito a ricovero.
Una volta che Gale è sdraiato per terra, i minatori mi domandano se possono fare qualcosa. Sono tentata di chieder loro di cercare Hazelle e mia madre, ma mi rendo conto che avranno anche loro qualcuno da cui tornare.
Scuoto la testa e ringrazio, anche se forse le parole non escono dalle mie labbra. Loro osservano il mio viso teso e poi la sagoma del giovane a terra e mi augurano buona fortuna. Poi si allontanano in silenzio, osservando la folla come se avessero letto la mia mente, o forse solo per cercare i loro cari.
Mi volto in fretta verso Gale e mi inginocchio accanto a lui, con una sensazione di deja-vù che mi stringe lo stomaco.

-Gale.-

Poggio una mano sul suo petto e lo sento alzarsi e abbassarsi con fatica, accompagnato dal regolare, anche se rapido, battito del suo cuore.

-Gale, ti prego.-

Emorragia interna penso.
E' capitato che mia madre diagnosticasse ciò ai suoi pazienti.
Non c'è mai stata salvezza per loro.
All'improvviso, sento una mano che stringe un lembo della mia maglietta.
Mi ci vogliono alcuni secondi per capire che si tratta del giovane.

-Catnip- sussurra, digrignando i denti per il dolore.

-Ehi- rispondo, accarezzandogli i capelli, come avevo fatto quando era incosciente sul tavolo della mia cucina.

Lui cerca di alzarsi, ma gli impongo di stare sdraiato, anche se non posso evitare di pensare che nel pieno delle sue forze gli ci sarebbero voluti pochi secondi per farmi scostare.

-La vita è strana, eh?- domanda lasciando aprire la bocca in un sorriso sarcastico.
-Tutti scommettevano sulla tua morte. Invece quello che se ne va sono io.-

La sua voce suona calma, implicito e crudo resoconto dell'assurdità della vita nel regno di Snow. Non so come mai, sentire questa sua irreale tranquillità mi fa montare il panico.

-Tu non morirai. Sei un uomo del Giacimento, non puoi arrenderti.-

Il ragazzo sbatte gli occhi più volte prima di rispondere.

-Sono un giovane del Giacimento, ma sono anche un minatore, Catnip. So riconoscere quando non c'è più nulla da fare.-

Ha ragione, come sempre. Sappiamo bene entrambi che le sue possibilità di sopravvivenza sono minime, se non inesistenti, ma non riesco a comprendere come possa accettarlo in questo modo.

-La tua famiglia ha bisogno di te- tento.

Le lacrime iniziano a pungermi gli occhi.

Gale fissa a lungo il cielo cinereo sopra di sé, poi abbassa di nuovo lo sguardo su di me. I suoi occhi appaiono più grigi che mai, luminosi anche su quel viso sempre più esangue.

-Mi fido di te.-

Mi sta consegnando ciò che di più caro al mondo. Ciò per cui sta morendo. La sua famiglia.

-Gale...-

Lui scuote la testa.
Poi di colpo stringe gli occhi e contrae i pugni stretti.
Come sempre quando lo vedo soffrire sento il bisogno di baciarlo.
Facendo attenzione a non urtarlo poggio le mie labbra sulle sue, tagliate e screpolate.
Sa di sangue, carbone e ideali. Sa di futuro spezzato, foresta e libertà. Sa di Gale.

-Ti amo- sussurro, con le labbra ancora a pochi millimetri dalle sue. Sento alcune lacrime scivolare salate sulle mie guance.

Gale ride a fatica, alza un braccio e si mette a giocherellare con l'estremità della mia treccia.

-Anche solo per questo, ne è valsa la pena.-

Vedo la vita che scivola via da lui, sento il famigliare dolore della perdita che, ancora una volta, minaccia di sopraffarmi.

-Non te ne andare, Gale. Ho bisogno di te.-

Gale fa un paio di rapidi respiri, come per raccogliere abbastanza fiato per parlare.

-Falli fuori, okay?-

So a chi si riferisce.
Ai Pacificatori.
A Thread.
A Snow.
Al mondo insensato in cui viviamo.
Lui avrebbe il coraggio di ribaltare tutto ciò, di aprirsi con fatica la via verso un mondo migliore. La domanda rimane se ce l'ho anche io.
Non so cosa rispondergli. Nella mia mente ci sono troppe cose che vorrei. Allora faccio silenzio e mi limito a sfiorare ancora i suoi capelli madidi di sudore.

-Grazie- dice lui.

Poi si lascia andare.
Premo il viso sul suo petto per non vedere i suoi occhi mentre muore e inspiro per l'ultima volta il suo odore.
Ci vogliono pochi battiti di cuore prima che rimanga immobile, lasciandomi con la bocca piena di parole troppo gelate per sciogliersi al sole.

 

 

 

Salve! Uh, sono tornata nel fandom di Hunger Games. Dopo quasi otto mesi. Ma ammetto che il mio Gale mi mancava da morire, quindi eccomi qua. A farlo morire. Sono ancora troppo sconvolta per quello che ho prodotto per scrivere delle note decenti, quindi le concluderò in fretta, dicendo che questa storia giace nei miei diari delle medie su carta a quadretti da cinque o sei anni ormai. L'ho ritrovata per caso e ho voluto riprenderla in mano e rivederla dalla prima all'ultima parola. E' uscita una storia che fa male. Tanto.

Lascio a voi i commenti- salvate un Gale, recensite una storia- e torno a piangere da sola.

Grazie per aver letto

99

 

 

 

  
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