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Autore: Echadwen    01/01/2017    3 recensioni
Anche il più puro dei cuori può nutrire desideri oscuri.
Genere: Commedia, Dark, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il gene pirla'
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Angolino autrice: Sono consapevole di star camminando su un sottilissimo filo di seta steso su un burrone infestato dagli adorati lupi di Mairon ma mio caro Dark Lord guarda e impara! U.U
Vorrei dedicare quest'ennesimo parto della mia mente malata a 9Pepe4 (che è invecchiata di un'era aspettando i miei tempi biblici) e a DirtyRose. Specialmente a lei che, in così poco tempo, è diventata parte integrante e indispensabile della mia vita e alimenta costantemente la mia mente già così instabile. Non so se quest'ultima cosa possa essere considerata un bene XD Grazie mille, meravigliose creature.
A tutti gli altri che leggeranno spero di strappare almeno un sorriso con questo piccolo delirio malvagiosamente puccio e che vogliate perdonare questa mia fissa su Legolas e i biscotti.
Colgo l'occasione per augurare a tutti un meraviglioso anno nuovo.
Un bacio.
 
 
 










 

Il Puccio Signore










 
 
Nera è l'armatura che ricopre il suo giovane corpo così come la corona che gli cinge il capo: una foglia intrecciata di spine spicca al centro del gioiello a emblema della sua casata. L'oro dei suoi capelli riluce quasi spettrale al fulgore dei bracieri posti ai piedi degli scalini del trono; unica fonte di luce nella grande sala.
Tamburella le dita sulla fredda pietra mentre pondera la sua prossima mossa.
 
"Mio signore?" Un cenno del capo e il tintinnio delle catene scandisce i passi dell'Elfo ridotto all'ombra di se stesso nella mente e nello spirito.
"Spero sia importante, Feren".
"Mi dispiace disturbarti, Puccio Signore, ma sono arrivati i tributi che avevi richiesto".
"Portateli qui".
 
Una lunga schiera di Elfi avanzò al segnale dello schiavo, ognuno di essi portava un sacco sulla schiena.
 
"Ecco a te, mio signore. Controlla tu stesso".
 
Con movimenti che mal celano la sua impazienza, il Puccio Signore si alza dallo scranno per esaminare il contenuto delle sacche.
Trepidanti le mani sciolgono i nodi e s'immergono nella marea di fragranti e caldi biscotti; il tributo preteso dai governanti delle terre e dai regni vicini affinché venissero risparmiati dalla sua furia. Il solo sentirne il profumo, gli procura un brivido di piacere.
 
"Manda a dire a Galion di preparare le missive. Quei codardi hanno aggiunto dei mesi alle loro patetiche esistenze".
"Come desideri, padrone".
 
Saggiando tra le dita il dolce peso del simbolo della sua potenza, torna a occupare il proprio posto.
 
"Ripescatelo dalla sua cella!" Tuona l'ordine nella sala e la dama rimasta finora nell'ombra chiude gli occhi.
 
Non c'è il clangore delle catene questa volta, quando il nuovo prigioniero viene scortato al suo cospetto. Magro alla stregua di un fuscello, si è reso necessario che le guardie lo portassero lì di peso.
 
"Spero sia stato utile il tempo trascorso in cella e che tu abbia deciso di collaborare, finalmente".
 
Con non poca difficoltà, il mal capitato riesce ad alzare il capo e a fronteggiare quel paio di occhi specchio dei propri. Occhi in cui un tempo vi si trovava solo un'infinita e sconfinata dolcezza, ora velati da un'oscura e col logorante brama.
Lo osserva con disprezzo affondare i denti nel dolcetto.
 
"Dimmi, padre, quanti biscotti posso mangiare?"
 
A quella domanda, nonostante il viso lercio e consumato dalla fame e dalla lunga prigionia, Thranduil risplende come il sovrano che era stato.
 
"Solo cinque". Lo sfida con lo sguardo, dritto e fiero.
"Risposta sbagliata! E io che ero così ben disposto oggi... Riportatelo in cella!"
"NOOOOOO! TI VERRÀ MAL DI PANCIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!"
 
 
Un sospiro lascia le sue labbra mentre la mano gli ricade in grembo per fare spazio sul bracciolo, posto che viene occupato dalla dama rimasta finora in silenzio.
 
"Non credi di essere stato troppo duro con lui?"
"Gli ho dato la possibilità di salvarsi e lui non ha saputo coglierla".
"Ma resta sempre tuo padre".
La zittisce con un brusco gesto della mano e affonda il viso nel suo grembo "Nulla m'importa finché ho te, Nana, e i biscotti".
 
 
 
"Mhh".
"Ben svegliato, tesoro mio".
"Nana". Mugugna strofinando il viso contro le sue gambe.
Dalle grandi finestre del salottino reale entra la calda luce del pomeriggio.
"Il sorriso non ha abbandonato il tuo volto per tutto il tempo in cui hai riposato. Hai sognato qualcosa di bello?"
"Ho fatto un sogno meraviglioso". Le risponde allacciando le mani al suo collo.
"Davvero? Allora voglio assolutamente conoscerlo".
"No, non puoi. Se te lo rivelassi, non si avvererebbe". Afferma e, con un bacio sulla spalla, nasconde un sorriso oscuro contro la sua pelle.
   
 
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