Anime & Manga > Yuri on Ice
Segui la storia  |       
Autore: Ode To Joy    02/01/2017    8 recensioni
(Victor x Yuuri)
Yuuri guardò Victor ed in quello sguardo entrambi trovarono la sintesi perfetta di quello che erano e che avevano creato insieme.
La sabbia sotto i loro piedi era calda ed il mare non era semplicemente blu. Era di tutti i colori del mondo di Yuuri: l’azzurro degli occhi di Victor, il verde acqua di quelli di Yurio.
L’orizzonte: il suo sconfinato amore per loro.

[Questa storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!] [Puzzle Fluff]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Numero parole: 3200
Prompt: 26. Pattini da ghiaccio

 
IX
Di nuovo azzurro


 
 
L’evento si verificò poche settimane prima del terzo Natale di Yurio.


Yuuri era uscito di casa avvolto nel cappotto di Victor ed armato di cuffia e sciarpa per affrontare di petto il freddo di San Pietroburgo. Non aveva importanza quanta neve ci fosse fuori, Makkachin aveva bisogno di fare le sue passeggiate quotidiane e quella mattina Victor si era già occupato di preparare la colazione per tutti e fare il bagno a Yurio per concedergli un’ora in più di riposo.
Yuuri aveva impiegato una mezz’ora abbondante per fare il giro del quartiere ed aveva tirato un sospiro di sollievo nell’entrare nell’ascensore e premere il pulsante che lo avrebbe portato al piano del suo appartamento, da suo marito e suo figlio. Si tolse la cuffia da sopra la testa passando distrattamente una mano sulla testa di Makkachin. Aveva voglia di un caldo abbraccio ed era certo che Victor glielo avrebbe concesso non appena varcata la porta di casa.


“Sono tornato!” Disse allegramente ancor prima di mettere piede nell’ingresso. Makkachin abbaiò festoso e Yuuri lasciò andare il guinzaglio permettendogli di andare a scovare il suo padrone. Non fu una lunga ricerca ma Yuuri non ebbe mai l’abbraccio in cui aveva sperato.
Victor era accovacciato accanto alla porta socchiusa della loro camera da letto, un ginocchio appoggiato a terra ed il braccio destro teso all’interno della stanza.
Yuuri non aveva la minima idea di che cosa stesse facendo. “Victor?” Domandò togliendosi il cappotto e lasciandolo sul divano. Makkachin si alzò sulle zampe posteriori appoggiando quelle anteriore sulle spalle del suo padrone. Victor sobbalzò e per poco non cadde all’indietro. Allungò la mancina e accarezzò la testa del cane alla cieca. “Buono, Makkachin o il micino ci scoprirà…”
Yuuri inarcò le sopracciglia. “Victor…” Chiamò con tono decisamente più marcato: non era possibile che non lo udisse o che non lo avesse visto e quel suo ignorarlo stava cominciando ad insospettirlo un poco. “Che cosa stai… Ah!” Esclamò come il compagno lo afferrò per un braccio tirandolo a terra.
“Shhh…” Lo rimproverò immediatamente Victor con espressione dura.
Yuuri non ne fu affatto divertito. “Che cosa ti prende?” Domandò.
Victor indicò l’intero della stanza con un cenno del capo e solo allora Yuuri si accorse che stava tendeva il braccio per tenere il cellulare sollevato.
“Che cosa succede?” Yuuri fece per aprire la porta e vedere la risposta da sé.
“No!” Lo fermò Victor prontamente.
“Perché no?” Domandò Yuuri con la mano sospesa a mezz’aria.
“Se si accorge che lo guardiamo, smette subito,” spiegò Victor come se si trattasse di una questione di vita o di morte.
“Parli di Yurio?”
“Penso che si vergogni ma non c’è nulla di cui vergognarsi!”
“Ma di che…” Yuuri si sporse in avanti sbirciando dallo spiraglio della porta. Solo allora pose attenzione alla musica che riempiva l’appartamento. Strano che non l’avesse riconosciuta subita, era uno dei pezzi più importanti della sua vita, dopotutto: stammi vicino, non te ne andare.
Ma non fu quello a sorprenderlo, bensì il bambino dai capelli dorati raccolti in un codino che si muoveva in fondo al loro letto. No, non si muoveva: danzava.
Yurio aveva l’espressione seria di un ballerino consumato che tenta una coreografia complicatissima. Il faccino addolcito solo dal ciuccio a forma di gatto saldo tra le sue labbra. Sollevava le braccia, poi provava con una gamba e saltellava tentando una piroetta.
Yuuri sorrise, gli occhi brillanti di felicità. Guardò Victor e vide in quelle iridi color del mare lo stesso sentimento che gli stava facendo battere forte il cuore. “Quando ha cominciato?” Domandò.
“Poco dopo che sei uscito,” rispose Victor a bassa voce. “C’era uno speciale natalizio sul pattinaggio in televisione e Yurio ci ha riconosciuto. Poi ha cominciato a far scivolare i piedini sul parquet. Ripeteva Papà, io pattino! Ho recuperato il video della nostra performance di coppia e ha cominciato ad imitarci!”
Yuuri rise. “Perché ti sei nascosto qui, allora?”
Victor s’imbronciò immediatamente. “Perché ho iniziato a fare video e foto e si è irritato…”
“Victor…”
“Cosa? Potevo non immortalare il momento? È come la sua prima parola o la prima volta che ha camminato!”
“Quindi? Non vuole che entri adesso?” Domandò Yuuri divertito. “Per questo te ne stai qui come un ladro a fare video di nascosto?”
Victor sbuffò. “Gli dice che è bello e si arrabbia,” spiegò. “Gli dici che è bravo e ti soffia contro.”
Yuuri rise di nuovo. “E che intenzioni abbiamo ora?”
Victor gli rivolse un sorrisetto furbetto. “Aspettiamo il suo terzo compleanno e vediamo se lo fa di nuovo. Poi passeremo al piano prima ballerina.”
 
 
Yurio prese a guardare i video delle loro performance tutto il giorno tutti i giorni.
“Mamma, balla!” Pretese quando imitare un’immagine dal televisore non fu più sufficiente. “Balla, mamma! Balla con me!”
Una delle ante del loro armadio era un grande specchio e Yuuri pensò che potesse essere una buona alternativa ad una classe di danza, fino a che Yurio non avesse preso delle vere lezioni.
Passarono un intero pomeriggio così. Yuuri mostrava i passi e Yurio tentava d’imitarli.
Non si accorsero che Victor si era di nuovo nascosto dietro la porta socchiusa della camera.
“Quando le manderò a Minako, sarà così orgogliosa di te!” Esclamò quella sera a cena, con Yurio strategicamente in braccio così che Yuuri non potesse vendicarsi in alcun modo.
 
 
Victor non aspettò un altro Natale prima di regalare al loro bambino il suo prima paio di pattini.
“Ma li fanno davvero così piccoli?” Domandò Yuuri prendendone uno tra le mani.
“Finisci la minestra, avanti,” disse Victor pulendo il faccino di Yurio con il tovagliolo a fantasia felina, poi sollevò gli occhi e sorrise. “I tuoi primi pattini non erano così?”
Yuuri scosse la testa riadagiando il piccolo pattino nella scatola. “Sul ghiaccio ho cominciato a cinque anni, non avevo piedi tanto piccini.”
“Ti ha portato Minako, vero?” Domandò Victor assicurandosi che il cucchiaio nel pugnetto di Yurio arrivasse alla piccola bocca e spiccasse il volo imbrattando tutti i muri della cucina.
“Sì,” rispose Yuuri portando l’attenzione sul loro bambino a sua volta. “L’ha definita una sua intuizione.”
Victor rise. “Beh… Non la ringrazierò mai abbastanza per quella sua intuizione.”
Yuuri riportò immediatamente gli occhi su di lui e lo guardò in silenzio mentre toglieva il bavaglino a Yurio e lo sollevava di peso per metterlo a sedere sulle sue gambe, lontano da stoviglie sporche che avrebbero rischiato di essere lanciate in ogni direzione.
Yurio allungò subito le manine per cercare di afferrare la scatola con dentro i piccoli pattini ma Victor l’allontanò prontamente. “No, micino, quelli li apriremo solo a bordo pista mentre papà ti tiene saldamente le mani e mamma te li allaccia alla velocità della luce prima che tu decida di agitarti e sgozzare qualcuno.”
“Zitto, papà!” Si ribellò Yurio sollevando il faccino imbronciato.
“Zitto a me?” Domandò Victor sgranando gli occhi. “Va bene, vediamo se riesci a stare zitto tu così…” Si alzò in piedi e sollevò Yurio sopra la sua testa. Le ciocche bionde ricaddero in avanti coprendo il bel faccino imbronciato, poi Victor lo lanciò in aria e la piccola boccuccia si sollevò in un sorriso dolcissimo.
Yuuri rise con loro. “Victor, non lo agitare troppo: ha appena mangiato.”
Victor riadagiò il bambino contro il petto e Yurio tornò immediatamente serio per l’interruzione improvvisa del suo divertimento. “Ehi, micino, tu lo sai di che colore sono gli occhi della mamma?” Domandò mettendo il bambino a sedere sul bordo della penisola.
Quando Yurio si voltò a guardarlo con attenzione, Yuuri si trattenne dal ridere. Sia lui che Victor sapevano quanto fosse inutile quella domanda: il loro bambino non poteva vedere alcun colore. Non ancora…
“No,” rispose, di fatto, Yurio imbronciandosi immediatamente.
Yuuri e Victor risero insieme.  
“Papà?” Domandò il bambino sollevando le manine sul viso del genitore.
“Cosa?” Domandò Victor. “Vuoi sapere di che colore sono gli occhi di papà?”
Fece per rispondere.
“Sono come il mare…”
Victor rimase con le labbra dischiuse ma nessun suono era uscito da esse. Yurio si voltò ed il suo sguardo andò oltre la testolina di capelli biondi, fissandosi in quegli occhi scuri e profondi che avevano riempito di colori il suo mondo.
“Gli occhi di tuo padre sono come il mare d’inverno,” descrisse Yuuri con dolcezza disarmante. “La luce crea infiniti giochi di luce nei suoi occhi esattamente come lo fa sull’acqua del mare. La maggior parte delle volte sono azzurri ma hanno delle sfumature più scure, più blu ai lati dell’iride. Quando brilla il sole, invece…” Si alzò in piedi ed allungò una mano per scostare una ciocca di capelli biondi dal faccino di Yurio. “Assumono delle sfumature verde acqua, esattamente come i tuoi, amore.”
Seguì il totale silenzio.
L’espressione sul viso di Yurio era la copia carbone di quella di Victor e Yuuri se ne rimase lì, a guardarli, col suo sorriso sognante e gli occhi un po’ lucidi per un’emozione che tentò di nascondere abbassando lo sguardo.
Ovviamente, Victor non gli avrebbe mai concesso una via d’uscita così semplice.
Si alzò in piedi, Yurio contro il petto. Fece il giro della penisola e strinse il braccio libero intorno alla vita del compagno. Yuuri ricambiò immediatamente l’abbraccio nascondendo il viso contro la spalla dell’uomo che era stato il suo idolo, il suo sogno, il suo coach ed era divenuto la sua anima gemella, suo marito, il padre di suo figlio.
“Sai cosa ho pensato la prima volta che ho visto veramente l’oro?” Mormorò Victor tra quei capelli corvini.
Yuuri non riusciva a parlare, così attese e basta.
“Me ne stavo in questa stessa cucina a guardare una delle mie tante medaglie d’oro come se non l’avessi mai vista,” raccontò Victor. “È stata la più grande delusione della mia vita…”
Yuuri si allontanò da lui quel tanto che basta per guardarlo. “Per quale ragione?” Chiese confuso.
E il sorriso di Victor fu tra i più dolci che Yuuri avesse mai visto sul suo viso, pari a quello che gli aveva rivolto quando aveva vinto il suo argento al loro primo Grand Prinx insieme. Se lo ricordava ancora quel momento. Se lo sarebbe ricordato tutta la vita: la musica che finiva, il cuore che riprendeva a galoppare nel petto ed il patto che si alzava ed abbassava come se qualcuno avesse tentato di soffocarlo per tutto il tempo. La mano protesa nella direzione dell’unico a cui poteva essere rivolto quell’amore.
“Perché quel colore non era paragonabile a quello dei tuoi occhi.” Rispose Victor.
In un’altra occasione, Yuuri si sarebbe sciolto in lacrime e avrebbe sfogato quella felicità in una serie infinita di baci e di abbraccia caldi, stretti.
“E io?”
La più brillante medaglia d’oro sua e di Victor, però, non poté fare a meno di attirare di nuovo l’attenzione su di sé in una frazione di secondo. Entrambi risero notando l’espressione indignata sul faccino paffuto di Yurio.
“I tuoi occhi sono i secondi più belli del mondo!” Esclamò Victor. “Garantito da papà!”
Yurio parve ancor più offeso. “No secondi. Primi!”
“Nella vita bisogna anche saper perdere, Yuri Nikiforov.”
“Victor…” Yuuri alzò gli occhi al cielo. “Ha tre anni e tu non sei proprio la persona più adatta per impartirgli questo tipo di lezione.”
“Almeno non ci rimarrà male quando tutti lo paragoneranno a me e te delusi che non sia riuscito a battere il nostro record!”
“Victor!”
“Io primo!” Esclamò Yurio determinato sporgendosi per farsi prendere in braccio dalla mamma. “Io vinco!”
“E comunque non possiamo sapere se riuscirà ad essere migliore di noi o no!” Esclamò Yuuri. “Non siamo nemmeno se il pattinaggio gli piacerà fino a questo punto!”
“A meno che non ce lo abbiano scambiato in ospedale…”
“Victor!”
 
 
Il giorno dopo, Victor portò Yurio al palaghiaccio col chiaro intento di voler provare qualcosa al suo fin troppo democratico compagno. Tre ore, un inseguimento su ghiaccio ed una crisi di pianto dopo, Yurio informò urlando i suoi genitori che a casa non ci voleva tornare, che voleva restare a pattinare per sempre.
Quella fu la dichiarazione di guerra della Tigre del ghiaccio di Russia.
 
 
***


 
Era una giornata d’inizio settembre come tante altre.
Yurio aveva passato la maggior parte dell’estate a seguire il campo d’allenamento estivo di Yakov e Lilia e Yuuri era tornato in Giappone per partecipare ad un evento nazionale. Quindi, Victor aveva approfittato di quelle ultime giornate di sole per stare con suo figlio e goderselo un po’ all’infuori degli allenamenti e delle performance.
Ufficialmente, Victor non era ancora il coach di Yurio anche se supervisionava tutti i suoi allenamenti. A subirne le conseguenze erano i nervi di Yakov che gli aveva permesso di essere presente nella formazione del bambino come coreografo. Sebbene, Lilia avesse ancora l’ultima parola su tutto. Era meglio che Yurio avesse una formazione oggettiva, almeno per quanto riguardava le sue stagioni nelle categorie juniores.
Di Victor, inevitabilmente, aveva ereditato molto dello stile di pattinare ma, in quanto padre, era meglio che si facesse un po’ da parte e permettesse a Yurio di trovare il suo personale ed unico modo di essere.
Victor comprendeva e si accontentava della felicità che provava nel vedere Yurio crescere e nel rivedersi, in un certo senso.
Aveva dieci anni, il piccolo capolavoro suo e Yuuri. Pochi anni e sarebbe sbocciato ed allora sarebbero stati dolori. Victor poteva dirlo non solo perché era il padre ma perché conosceva molto bene anche la madre.
All’occhio Yurio era sgraziato, arrogante e scontroso ma anche Yuuri, ad una prima occhiata, gli era sembrato impacciato, timido ed ingenuo… Fino a che quello a ritrovarsi sedotto non era stato lui, la leggenda vivente Victor Nikiforov.
Victor aveva charme, oltre ad essere esteticamente apprezzabile. Era inutile fingere di non saperlo.
Yuuri, però, era pericoloso. Tutto un altro livello.
In quanto marito, ne era estremamente felice. In quanto padre, l’idea che Yurio nascondesse anche solo un briciolo di quel talento sotto la sua corazza da gelido e duro principino del ghiaccio, lo terrorizzava.
Victor si sedette sulla sabbia tiepida e decise di rimandare quei pensieri ad un altro giorno: Yurio aveva solo dieci anni e l’unico linguaggio che riusciva a comprendere era quello del pattinaggio. Con un po’ di fortuna, prima che imparasse quello dell’amore sarebbero passati ancora setto o otto anni.
“Ah, quanto sarò vecchio…” Mormorò Victor a se stesso guardando il suo bambino giocare sulla sabbia insieme a Yucchan. Makkachin li aveva lasciati qualche inverno prima e Victor e Yuuri avevano dovuto aspettare qualche mese per trovare il coraggio di porre rimedio a quella tristezza.
Alla fine, si erano detti che un cucciolo non avrebbe sostituito il loro cane ma sarebbe stato bello vedere Yurio crescere con un cagnolino tutto suo, esattamente come avevano fatto loro.
Quando avevano portato Yucchan a casa, Yurio aveva pianto lamentandosi che se non poteva avere Makkachin, non avrebbe voluto bene a nessun altro cane. Per tutta risposta, Yucchan aveva passato una settimana a piangere nella sua cuccia, fino alla mattina in cui Victor e Yuuri non si erano svegliati e non avevano trovato il loro bambino raggomitolato sul tappeto accanto alla cesta del suo cucciolo.
Ah, il suo piccolo, spigoloso Yurio ed il suo cuore di vetro che non poteva non aver ereditato con due genitori come pattinatori.
Yura, si sta facendo buio. Tra poco torniamo a casa.” Disse Victor con un sorriso.
Yurio allontanò l’attenzione dalla buca nella sabbia che stava scavando insieme a Vicchan per guardarlo dritto negli occhi. Per un attimo, Victor pensò che dovesse dirgli qualcosa ma il bambino si voltò di colpo verso il mare alle sue spalle. Ripeté il movimento un paio di volte, poi si alzò in piedi, il cane dietro di lui.
Victor lo guardò in silenzio mentre si avvicinava e continuava a fissarlo come se avesse qualcosa in faccia. “Qualcosa non va, Yurio?” Domandò gentilmente.
Il bambino lo guardava dall’alto in basso con espressione indignata. “Mamma ha detto una bugia,” disse. “I tuoi occhi non sono esattamente del colore del mare.”
Da principio, Victor dischiuse le labbra e fece per replicare. Un istante dopo, il suo cuore saltò un battito. “Che cosa hai detto, Yurio?” Domandò.
Yurio storse la bella bocca. “Sei sordo? Ho detto che mamma ha detto una bugia e lo hai fatto anche tu: il mare non ha un colore, riflette solo quello del cielo e gli occhi di mamma non brillano più delle medaglie d’oro che avete vinto.”
Victor non sapeva con che espressione stava guardando suo figlio ma aveva la netta sensazione che fosse particolarmente idiota. “Tu vedi il colore del mare,” disse e, per un momento, sperò di svegliarsi e di realizzare che era tutto un brutto sogno. “Tu vedi il colore degli occhi della mamma…”
Yurio annuì come se non ci fosse niente di strano. “E vedo l’oro delle medaglie, sì.”
Era una lista di colori troppo lunga perché fosse un evento recente. “Yurio,” Victor afferrò le piccole braccia per spingere il bambino ancor più verso di sé, “quando hai cominciato a vedere questi colori?”
Yurio scrollò le spalle. “Non lo so, più o meno all’inizio del campo d’allenamento estivo…”
“Il campo d’allenamento estivo…” Ripeté con un sorriso nervoso. “E tu sai cosa vuol dire?”
“Che sto crescendo, no?” Domandò Yurio reclinando la testa di lato. “I colori compaiono man mano che divento grande, no?”
Victor cercò di portare alla mente una scena di molti anni prima, quando Yurio aveva chiesto loro spiegazioni riguardo alla natura dei colori. Incapaci di rispondergli senza confonderlo, Yuuri lo aveva preso tra le braccia e dolcemente gli aveva detto: “quando sarai grande capirai…”
Yurio doveva aver interpretato quelle parole nel modo più logico per lui.
“Sì,” rispose Victor, il sorriso nervoso si fece ancora più ampio. “Crescendo….” Una pausa. “Gioca ancora un po’ con Yucchan, non è ancora ora di tornare a casa.”
Yurio tornò alla sua buca insieme al suo cucciolo. Victor aspettò che fosse abbastanza lontano, poi cacciò la mano in tasca e ne tirò fuori il cellulare. Non si scomodò a cercare il numero che voleva in rubrica, lo digitò a memoria. Seguirono tre bip prima che la voce assonnata di Yuuri gli rispondesse. “Victor?” Domandò.
“Yuuri… Dormivi?”
“Sai che ore sono qui in Giappone, Victor?”
“Dettagli! Abbiamo un problema!”
Victor sentì il respiro di Yuuri venire meno per un attimo. “È successo qualcosa a Yurio?”
“Sì!” Rispose Victor d’istinto, poi si morse la lingua. “Cioè, no! È successo qualcosa a Yurio ma non qualcosa, capisci?”
“Victor, mi stai spaventando, vedi di essere più chiaro!” Rispose Yuuri allarmato.
Victor boccheggiò per alcuni istanti. “Tuo figlio è arrabbiato con te,” disse infine.
Ci fu un momento di silenzio. “Per quale ragione?”
“Dice che il colore del mare non è come glielo hai descritto tu.”
Victor poté quasi vederlo il suo Yuuri mentre una serie di espressioni passava velocemente sul suo viso e la realtà prendeva forma man mano forma nella sua mente.
“Eh?!”
 
 
Yuri Nikiforov aveva dieci anni quando vide il suo primo colore e, per assurdo, fu lo stesso che Victor trovò negli occhi di Yuuri quando lo riconobbe come la sua anima gemella.
Sarebbero dovuti passare altri cinque inverni, prima che un pattinatore dagli occhi scuri gli confessasse di aver visto le sfumature del mare nei suoi.


 
Fine
 
 




Note di chiusura:
Primo aggiornamento dell’anno ed è per completare un progetto.
Speriamo sia un buon presagio per l’anno appena iniziato…
Si conclude qui la mia prima avventurina nel mondo adorabile e colorato di questo fandom.
Ringrazio Eneri Mess per avermi dato l’occasione di scrivere su questi personaggi con il suo splendido progetto natalizio. Mi ha dato la scusa giusta per metabolizzare il caos emotivo che questa serie mi ha provocato in modo costruttivo.
E un grazie va anche a tutti i lettori e recensori che hanno speso il loro tempo per dare una possibilità a questa fanfiction.
Vi saluto con la promessa di rileggerci presto.
 
Marta
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: Ode To Joy