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Autore: Bruck_5    05/01/2017    0 recensioni
Questa storia utilizza tre personaggi di The Walking Dead tra i miei preferiti e sono Rick, Daryl e Carl. Per comodità ho fatto in modo, però, che abbiano più o meno la stessa età.
La protagonista è Clementine, una ragazza che frequenta il college e oltre ad una scommessa che ha fatto con la propria vita, si ritroverà ad affrontare varie situazioni per nulla facili.
Questo è un esperimento, non ho davvero idea di cosa potrebbe venire fuori anche perché mettere quei tre personaggi in un'età quasi comune è già un azzardo...
Ovviamente qui non sarà per nulla presente tutta la situazione apocalittica di cui siamo abituati nel telefilm e per questo mi scuso, ma proverò a pubblicare qualcosa di inerente prossimamente.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carl Grimes, Daryl Dixon, Rick Grimes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La vita a volte è strana, non è una frase insolita da sentirsi dire ma è un po’ come un mantra no? Perseguire i propri sogni e i propri obiettivi a volte è semplice ma spesso è quasi impossibile.
Veniamo al mondo credendo che il mondo stesso sia un posto fantastico ma è tutta una creazione del nostro cervello, col tempo cresciamo con la consapevolezza che infondo può solo andare peggio. Devi essere ricco, conoscere gente in gamba, essere tu davvero in gamba e allora forse un po’ di fortuna ti accompagnerà per gran parte della tua vita, se ovviamente sarai in grado di mantenerla.

E’ risaputo che senza quei tre elementi fondamentali si può sperare ben poco in un futuro roseo eppure Clem ci credeva davvero; lei non è né ricca, né conosciuta e nemmeno straordinariamente spiccata in qualche campo. Le piace guardare film, appendere poster o frasi simboliche sulle pareti della sua stanza, ascoltare musica, possedere oggetti piccolissimi ma stare in posti spaziosi perché “i miei pensieri sono troppo grandi per restare rinchiusi in una cella”.

Semplice, è l’aggettivo che più le si addice per chi non la conosce, o forse migliore c’è solo “inutile”; è più complicata di gomitoli di lana aggrovigliati.

Il suo sogno è quello di poter diventare un giorno una regista di fama internazionale, molti fattori glielo impediscono ma lei ci vuole comunque provare e nessuno la fermerà.
I suoi genitori si impegnano ancora oggi a farle cambiare idea, ad essere più relista con sé stessa ma lei non vuole sentire ragioni; ha pensato a tutto, nel senso che se non dovesse riuscire a realizzare quel sogno si accontenterà di idee più piccole, ma ha un piano B, C, D fino alla Z se sarà necessario.

Clem ovviamente è l’abbreviazione di Clementine, un nome francese anche se lei non è tale; genitori appassionati di una terra mai vista donano quel nome alla figlia per riempire il vuoto…

Non ha molti amici, a dire il vero non ne ha. Non si confida con nessuno, dice di non averne bisogno; va bene al college, ha una ottima condotta e le piace studiare. Non pensa ai ragazzi, non va alle feste ma a volte va a ballare con le cugine e si diverte anche.
Ha un buon rapporto con tutte le persone che le stanno attorno ma non ha stretto qualche particolare legame con nessuno; nemmeno sua madre o suo padre la conoscono più di tanto.

Lei non ama molto le clementine, per chi non lo sapesse è frutta, e per questo ha deciso di proporre alla sua vita una scommessa:

“Ogni volta che accadrà qualcosa di travolgente, sconvolgente, letteralmente diverso dal solito, mangerò una clementina ed il giorno in cui non ne avrò a disposizione, sarà perché probabilmente non avrò la forza di resistere ad una tale batosta e così la farò finita”.

Troppo radicale? L’ho detto che è più complicata di un gomitolo di lana aggrovigliato…

 

Questa mattina è più raggiante del solito; si sveglia, guarda fuori dalla finestra e pensa che giornata migliore potrebbe sicuramente esistere ma comunque si prepara, recupera la bicicletta e guida fino all’altro capo del campus per raggiungere l’aula di studio.
Ormai sono due anni che frequenta il college e ancora non si è abituata alla fatica che deve fare per seguire le varie lezioni ma per lei è tutto okay, la vita sarà più difficile una volta uscita di lì e quindi non deve perdersi d’animo per queste piccolezze.

Arriva in anticipo e si siede tra gli ultimi banchi, le piace seguire le lezioni ma ancora di più adora sbirciare cosa fanno i suoi compagni di corso e quello è proprio un punto strategico per passare le ore in modo tranquillo e sereno.
Dopo due anni non conosce i nomi di quelli che stanno entrando in aula, alcuni intervengono spesso e sono addirittura simpatici ma non se n’è mai curata e per tanto sono solo facce comuni in un posto altrettanto comune, tutto noioso.

L’aula è davvero enorme e gli studenti non occupano nemmeno la minima parte dei posti a sedere ma sono comunque tutti seduti a gruppi di amici, lei è sola. Se ne rende conto, sa di non essere neanche conosciuta e non gliene frega nulla, sta bene nella sua solitudine, o almeno così dice.

Il professore entrato in classe comincia a spiegare la lezione e lei subito si lascia prendere dalla noia e comincia ad immaginare…

Si trova in una metropolitana, è seduta e sta leggendo il giornale aspettando di tornare a casa. E’ buio fuori perché ormai sono le nove passate, ma non poteva mica staccare prima da lavoro, altrimenti l’avrebbero lincenziata…
Il giornale non è per nulla interessante ma infondo, cos’è che lei trova davvero interessante?
Lo sa, sa cos’è interessante per lei, Carl è interessante. Occhi azzurri con quei dettagli incredibili, quell’azzurro così intenso da potercisi perdere… Una magia dal quale vorrebbe rimanervi per sempre assuefatta.
Quei capelli castani, che devono essere così morbidi; vorrebbe passarci le sue dita per ore.
Ma ora non è il momento di pensarci. Sente la metropolitana che sta giungendo, controlla l’orologio da polso: in ritardo di soli cinquantatrè secondi, ottimo tempo!
Il rumore si fa più acuto, il mezzo è sempre più vicino… Eppure c’è qualcosa di strano, di diverso dal solito. Si alza e cammina verso la striscia gialla sul pavimento piastrellato, giunta davanti, la supera di due passi e si sporge leggermente per osservare meglio. Le luci sul soffitto sembrano vacillare, ma nulla di insolito all’orizzonte; sorride tranquilla e prende un respiro di sollievo.
Chiude gli occhi e si volta. Un essere alto, calvo, con occhi gialli sporgenti apre la bocca e mostra denti aguzzi ed appuntiti e con un gesto rapido della mano, taglia la gola alla ragazza che per lo spavento non aveva nemmeno più espirato dopo l’ultimo di leggerezza.

A Clem è sempre piaciuto fantasticare nelle ore di lezione, immagina quello che un giorno potrebbe portare su un piccolo o meglio ancora grande schermo; difficile ma non impossibile. Sogna di diventare una regista dai mille gusti e sempre pronta a provare nuove tecniche; spera di creare un film per ogni genere principale: difficile ma non impossibile.

La lezione termina e tutti si precipitano all’uscita tranne lei, il professore ed un paio di ragazzi. Fa con calma perché ora non ha nulla.

-Ehi Rick, oggi la strampalata non c’era.

E’ un tipo biondo a parlare e subito dopo a ridere mentre sta mettendo i libri nella borsa e a un certo punto questo “Rick” si volta, guarda Clem e poi tira una gomitata al suo amico. Quest’ultimo la vede.

-Ops…

E continua a ridere; ora a Clem è chiaro: è lei la strampalata.

-Ehi, idiota.

Ecco una cosa che ho tralasciato su Clementine, non le manda a dire. Con gli anni è diventata più stronza e crudele di Bellatrix Lestrange e far soffrire la gente le piace, le da un senso di potere sugli altri. Ovviamente si limita a farlo solo se viene attaccata per prima, come in questo caso.

Il professore intanto è uscito dalla classe sbuffando sonoramente, probabilmente vuole evitare di finire in mezzo a qualche discussione.

-Dici a me?

Il biondo si fa serio di colpo e si guarda in giro puntandosi un dito al petto con aria innocente.

-Sì, esatto. Dico a te, siccome sei l’unico qui dentro ad esibire la faccia da cerebroleso.

A Rick scappa un sorriso ma torna subito serio quando vede il suo amico arrabbiarsi per davvero.

-Come mi hai chiamato, scusa?!

-Ti arrabbi come le femminucce… Ed io sarei la “strampalata”?

Clem si alza, infila i libri nella borsa e comincia a scendere le scale per raggiungere l’uscita.

-Come fai a sapere che parlavo di te?

-Che vuoi, tutto merito del mio fantastico intuito.

-Quindi sai parlare!

E qui il biondo torna a sorridere.

-E come vedi, so anche camminare, respirare e pensare. Soprattutto quest’ultima. Se non parlo vuol dire che non penso tu meriti di sentire la mia voce, tutto qui.

Clem esce dall’aula ancora carica di adrenalina, non espone mai i suoi pensieri e per questo si è eccitata.

 

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-Avanti Clem! E’ sabato, tutti escono il sabato e quindi anche tu! Andiamo a divertirci un po’…

Questa è Kate, la cugina che insiste ogni weekend purché Clem vada in giro con loro.

-Va bene. Dove andiamo?

-A bere qualcosa in un pub, eccitante non trovi?

-Già… Eccitante.

Non fraintendete, a lei piacciono i pub! La musica è okay, la birra ed il cibo sono okay, addirittura il locale è okay! Il problema è certa gente che dopo qualche bicchiere si agita troppo e cerca di interagire con lei perché “sono così interessante che da sobri mi evitano e da ubriachi divento l’attrazione più coinvolgente della casa degli orrori”.

Clem indossa dei jeans neri a vita alta, un crop top dello stesso colore un giubbotto di jeans le sue Vans preferite, poco trucco, i capelli corti alle spalle neri come la pece ed è pronta. Sa di essere bella e quando vuole sa mettersi in mostra ma non si mette mai al centro dell’attenzione o almeno non volutamente.

Una volta che tutte hanno finito di prepararsi nell’appartamento della ragazza, si dirogno alla macchina di Kate. Questa sera niente coprifuoco perché è sabato quindi vige la più assoluta libertà.

-C’è uno che continua a fissarti, hai fatto colpo.

Megan, un’amica di Kate, sfiora il gomito a Clem e l’avverte. Si volta leggermente nella direzione che sta indicando la ragazza quando improvvisamente li vede. I suoi compagni di corso. Rick e il biondo! C’è pure un altro ragazzo ma non lo conosce e quindi si limita a sorseggiare la sua seconda bottiglia di birra e a sfidare con lo sguardo il biondo.

-Daryl, che cazzo stai facendo?

Rick osserva il suo amico che a sua volta non vuole smettere di fissare una certa persona.

-E’ la strampalata, voglio che mi guardi.

-Smettila di chiamarla così.

-Dai piccola, voltati… Eccoti.

Daryl prende un sorso della sua birra ed in contemporanea vede fare la stessa cosa dalla ragazza. Le sorride.

Clem si chiede perché quello continui a fissarla in modo così ossessivo e poi quel sorriso se lo deve proprio levare dalla faccia; così appoggia la birra sul tavolo e si volta completamente verso il biondo. Comincia a mordere l’unghia dell’indice della mano destra mentre sorride, poi con un gesto molto lento, porta quella stessa mano nella direzione del bordo dei suoi jeans.
Vede il biondo seguire ogni mossa con puro desiderio e questo la eccita, ma il suo scopo non è portarselo a letto.
Infila la mano nei jeans, il biondo deglutisce, poi Clem la tira lentamente fuori per rivelare un ben assestato dito medio ed il biondo torna a fissarla negli occhi con l’odio di qualche mattina prima.
Vede Rick e l’altro loro amico ridere e questo la imbarazza perché non sapeva la stessero guardando qualche istante prima, ma la rende orgogliosa.

Ora pensa a come sia possibile che ricordi ancora il nome del suo compagno di corso, le è stranamente rimasto impresso.

-Scusate, vado a salutare dei compagni.

Clem recupera la sua bottiglia e abbandona le sue accompagnatrici nelle quali non ha mai visto espressioni più sconcertate, ma questo non le importa assolutamente.

Ribadiamo il concetto: Clem è complicata, non le interessano i ragazzi ma questo non le vieta di divertirsi un po’.

Supera la pista da ballo con molta disinvoltura e raggiunge quei tre; si siede accanto al biondo.

-Ciao cerebroleso.

-Ciao strampalata.

-Deluso dal giochetto?

-Vaffanculo.

-Ciao Clementine!

Improvvisamente la ragazza ha un sussulto. Rick conosce il suo nome.

-Ciao.

Rick sembra restare deluso da quella risposta fredda ma si riprende subito.

-Lui è Carl.

Okay, la ragazza ha un altro sussulto.
1. Quel ragazzo è bellissimo.
2. Segue la stessa descrizione dello stesso personaggio di ogni sua idea per i film.
3. Ha lo stesso nome di quel personaggio!

-Piacere.

Clem resta folgorata dal sorriso di quel ragazzo ma fortunatamente nessuno sembra notarlo.

-Ora che abbiamo fatto le presentazioni e siamo tutti amici te ne puoi anche andare.

-Ma sai che non conosco il tuo nome?

-Sei seria? Due anni che ci vediamo e tu non sai il mio nome?

-Siccome sopporto ben pochi di voi, non bado molto a quello che fate o come vi chiamate.

Rick questa volta resta davvero deluso.

-Ma tu sei Rick. Il tuo nome lo so.

E così torna a sorridere. E’ strano come Clem si senta attratta da tutti e tre in modo differente.

Con Carl è un’attrazione particolare, il dettaglio a rendere tutto magico è il non conoscersi, oltre a tutti quegli aspetti in comune con il personaggio da lei inventato.

Con Rick è attrazione dolce; lui è bello e da senso di sicurezza e vorrebbe baciargli quelle labbra fino allo sfinimento.

Con Daryl è attrazione fatale, creazione di un patto con il diavolo. Vorrebbe andarci a letto insieme.

Tutti e tre sono un’avventura da intraprendere, tocca a lei scegliere quale.

  
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