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Autore: kyonnyuchan    05/01/2017    2 recensioni
Il giorno in cui due profughi russi in fuga si misero a riflettere su un motto delle satire di Giovenale: 'Panem et Circenses.' In altre parole, come tutto, completamente per caso, ebbe inizio.
[fanfiction con un molto molto prequel molto molto personale di 'collegamento' tra il nostro mondo e quello del testo]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Panem et circenses.

 

Nikita Frolov esalò con voluttà un ultimo anello di fumo, un'espressione di pura concentrazione mistica dipinta sul suo volto. Voleva godersi quello che probabilmente sarebbe stato l'ultimo sigaro della sua vita; voleva ricordarsi con precisione i sapori e gli odori di quel gesto che, sino a un paio di anni prima gli sarebbe parso scontato e banale.

Sprofondò pensosamente tra le spire della poltrona di pelle del suo ufficio. O, quantomeno, di quel che ne restava. Il suo medico gli ripeteva continuamente che i suoi mal di schiena erano dovuti alla postura scorretta che si ostinava a tenere mentre lavorava e più volte gli aveva consigliato di 'liberarsi di quel maledetto relitto di epoca staliniana' su cui spesso placidamente si addormentava dopo dieci ore si superlavoro tra scartoffie senza fine. Oh, beh. A discapito delle sue pessime abitudini, ora lui era ancora vivo, mentre il dottore giaceva Dio sa dove, a brandelli e coperto da chissà quanti strati di macerie.

Osservò distrattamente il panorama, attraverso i vetri rotti delle finestre. Non tanto per gettare lo sguardo sulla desolazione che qualche mese prima portava il nome di San Pietroburgo, quanto piuttosto per cercare di scorgere l'auto di Nastya. Si erano dati appuntamento per le quattro circa, ma con gli orologi che funzionavano a singhiozzo, non poteva essere troppo sicuro di nulla.

Finalmente, eccola. Una orribile Lada Ziguli 2104 anni ottanta style, con tanto di colorino beige-vomito annesso, che sgommava a tutta birra nella sua direzione. A quanto pare non aveva trovato meglio di guidabile... Il che pensandoci, aveva anche senso. Tutte le macchine moderne erano elettroniche, il che significava che a seguito dell'EMP erano inutilizzabili.

Si alzò, sgranchendosi, per aprire la porta all'ospite, che già sentiva frenare di colpo. Mentre le andava in contro, già udiva il familiare suono delle sue bestemmie. Ah, il mondo finiva ma Nastya rimaneva Nastya.

“Bel pezzo di tecnologia patria pre-perestrojka che ti sei trovata, cara la mia bella bionda...” Le fece, sarcastico, avvicinandosi. Senza neanche darle il tempo di replicare alla sua battuta, soggiunse, placido: “Un tè prima di andare?”

La ragazza esitò un istante, probabilmente rimangiandosi il commento acido che aveva in canna, per poi rispondere, con un sospiro rassegnato: “E va bene Nik. Tanto la nave non partirà oggi... E potrebbe essere l'ultima volta che bevo un tè col samovar di una vera nonnina russa come te.”

Nikita sorrise alla battuta della amica, ma, stando al loro solito gioco delle parti, ribatté, con finta indignazione: “Nonnina a chi? E poi, sotto questa scorza di ingrigito ufficiale del KGB batte il cuore di un vero centurione romano!”

“Oddio, ci risiamo... Tu e la tua ossessione per l'antica Roma... Giurami che non costringerai quella povera macchina a portare il peso dei tuoi mille libri in latino,”

“Nah. Solo uno, le Satire di Giovenale. Da' una insospettabilmente perfetta visione di quanto gli esseri umani 'colti e civilizzati' facessero schifo e cercassero disperatamente di fregarsi a vicenda già duemila anni fa.”

“Non mi trascinerai in un'altra discussione filosofica sul tema... Non oggi e non qui!”, Commentò esasperata Nastya.

“Ah, mi scusi se la annoio, allora, principessa Anastasia!” disse lui, accennando un provocatorio inchino, con un ghigno sulle labbra.

Nel frattempo, erano giunti all'interno del malmesso edificio e, senza fare complimenti, la ragazza si accoccolò immediatamente a gambe accavallate sulla grande poltrona.

“Bionda, questa però è crudeltà! Vuoi distrarmi tanto da rendere l'ultimo te che berrai in terra patria assolutamente imbevibile?”, disse lui, commentando ironicamente l'assenza di un particolare capo di biancheria intima, reso evidente dalla postura di lei.

“Ah, ops. Scusa, ero di fretta e sai che per deformazione professionale ormai mi sono disabituata a metterle... Mettermi a frugare tra le mie cose per cercarne un paio sinceramente non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello...” Mentre rispondeva, quasi piccata, Nastya si affrettò a disporsi in maniera meno compromettente, per quanto, a dirla tutta, Nikita l'avesse reclutata come agente operativo proprio perché sarebbe apparsa provocante anche con addosso un sacco di patate.

“Tranquilla moy malen'kiy, facevo solo della pessima ironia, come mio solito... Et voilà, il tuo tè è pronto!”

Nikita allungò direttamente il bicchierino alla ragazza, senza allungarlo con acqua, visto che lei lo preferiva così.

Nastya aspirò forte le volute di fumo provenienti dalla bevanda che aveva tra le mani, immersa per un istante nei suoi pensieri. Poi, quasi all'improvviso, mormorò: “Voglio morire, Nikita. Davvero.”

Lui la guardò a lungo, colto da una immensa tenerezza, commista a disperazione e, con calma, rispose: “direi che 5 miliardi di morti sono un peso troppo grande per la coscienza di chiunque. Ma sono sulla mia. Solo e soltanto sulla mia, bionda. Tu hai sempre eseguito i miei ordini, come io a mia volta eseguivo degli ordini. So che è ingenuo e blasfemo usare questa scusa, ma è l'unica che riesco a usare per mantenere la mia sanità mentale entro una soglia minima di tolleranza... E 5 miliardi più una sono giusto il mio limite massimo di sopportazione. Per cui, ti prego, trova una ragione per rimanere viva. Oppure possiamo morire insieme, se ti va.”

“E se invece ci usassimo a vicenda come patetiche scuse per rimanere vivi ancora per un altro giorno?”

“Si può fare, Nastya.”

“Nikita... Io... No, niente.” La ragazza si interruppe prima di terminare la frase. Era la prima volta che lui la vedeva così fragile. L'aveva sempre vista ricoperta da una indistruttibile corazza di energia, sarcasmo e senso pratico che quasi stentava a riconoscerla. Un'altra voce da inserire nel lungo elenco dei peccati da scontare all'inferno.

Nastya però riprese, più decisa.

“Nikita... Potresti... Sì, insomma, fare sesso con me? So che farlo con una lurida puttana ti fa abbastanza schifo, ma ne ho bisogno, altrimenti mi scoppia il cervello.”

Nikita sospirò, poi scosse la testa. “Nastya, non fare l'idiota. Non sei una lurida puttana, né ti ho mai considerato tale. Andiamo, sei brillante, intelligente, sei bella e in più riesci a sopportare i trip mentali del tuo folle capo. Una lurida puttana non sa parlare in tredici lingue, centrare i peli del culo a qualcuno con un Dragunov a un chilometro di distanza, o guidare una vecchia Lada di merda come neanche un pilota di rally... Quindi, piantala di godere nel farti compatire! Vuoi farti scopare? Se lo vuoi davvero, a me sta anche bene, ma francamente preferirei farlo con una persona che sta guardando e sta pensando alla persona con cui lo sta facendo, non ad altro.”

“Ok.”

“Ok cosa?”

“Ok che ti guarderò e penserò a te mentre lo facciamo. Oppure devo cominciare a pensare che la vera ragione per cui non mi hai mai toccato neanche con un bastone è perché non ti tira? No, perché non mi hai dato l'idea di parteggiare per l'altra sponda... Aspetta, non è che magari ti vergogni perché hai un cosino piccolissimo e...”

Il ridacchiare di lei fu un balsamo per le orecchie di Nikita. E' tornata, finalmente.

Dopo un paio d'ore, i due erano pronti per salire su una vecchia nave da crociera, assieme ad altri disgraziati in fuga da un paese desolato e radioattivo. Un viaggio di sola andata verso il porto di New York. La maggior parte di loro pensava ingenuamente che gli Stati Uniti d'America fossero messi meglio e che dall'altra parte dell'Atlantico vi fosse ancora speranza per un futuro.

Non Nikita e Nastya. Loro non pensavano nulla. Loro sapevano che di là non potevano essere messi meglio. Probabilmente il luogo migliore del mondo in cui stare al momento l'Antartide, temperatura di -60° a parte.

“Scusa Nick, ma cosa pensi di trovare in America?”

“Stupidi.”

“Spiegati meglio. Odio quando fai il criptico apposta e oggi, come avrai notato, non ho tutte le rotelle del cervello esattamente oliate a dovere. Certamente non dopo quello che-”

“Ok, ok, taci, ho capito... Comunque. Hai mai visto il film americano 'Idiocracy'?”

“Aspetta... No. Non guardo quelle merdate di serie B che ti piacciono tanto.”

“Te la faccio breve. In sostanza, è la storia di un americano medio che si trova ibernato in una capsula e si risveglia nel futuro. Solo che il futuro non è ipertecnologico. E' una fogna. Basandosi sul presupposto che chi figlia di più è la gente stupida e che, di fatto, la scuola e la società americana premiano le cheerleaders e i quarterbacks, il QI medio della gente si è abbassato a tal punto da generare una nazione di idioti abbandonati a loro stessi. Di fatto gli USA si sono SEMPRE basati sul concetto di una minoranza, una élite che sgobba per tutti gli altri. E sbaglio o ci siamo assicurati di fare in modo che gran parte di questa élite conoscesse l'affascinante bagliore di un ordigno di qualche tipo, durante la guerra? ”

“Interessante... E suppongo che ora che l'orologio della civiltà si è resettato, tu speri che gli States siano pieni di una massa di idioti ingovernabili?”

“Già. Il che vuol dire abbondanza di risorse abbandonate e pochi in grado di sfruttarle. Tanto da permetterci di vivere più che comodamente fino alla nostra prematura dipartita a causa delle radiazioni.”

“Troppo ottimista Nikita, troppo ottimista... la ragione degli imbecilli è la violenza. Ed è una ragione più che persuasiva, la maggior parte delle volte.”

“Panem et Circenses, Nastya. Lo dice il poeta latino Giovenale, non io. Dai alla folla cibo con cui nutrirsi e spettacoli con cui distrarsi e sarà facile da tenere a bada. Non fraintendere, non che voglia mettermi a dominare il mondo o che so io. Sto solo parlando da un punto di vista del tutto teorico... Se, Dio non voglia, fossimo costretti a prendere la guida di qualche comunità allo sbando per evitare di finire uccisi, scommetto che sarebbero relativamente facili da manovrare.”

“Non credi che, se mai succedesse, avrebbe un che di ironico? Andiamo, la gloriosa nazione americana, colei che ha abbattuto prima l'URSS e poi la Russia, che si fa sottomettere da un paio di ex spie qualunque del paese che hanno appena annichilito con i missili nucleari?”

“Ahahahah. Beh, sì, in effetti avrebbe un che di divertente. Potremmo chiamarlo 'progetto Panem et Circenses'.”

“Troppo lungo Nikita! Facciamo solo 'Panem', che è più di impatto e più facile da ricordare.”

A quel punto i due si guardarono negli occhi e si misero a ridere, dopo tutta quella serie di voli pindarici campati per aria. In verità, il loro unico desiderio era quello di prendere possesso di un po' di beni materiali, occupare una qualche baia isolata tra i monti (magari le Montagne Rocciose, sembravano belle, nei documentari naturalistici) e vivere lontano da tutto e da tutti per il resto dei loro giorni. Insieme.

Sì, sarebbe sicuramente andata così.

 

Kyonnyuchan space

Ok, questo è uno sclero tanto, ma tanto pazzoide. Date la colpa ai troppi panettoni e al fatto che ieri sera ho avuto la malsana idea di guardare 'the hunger games'.

Non so perché, ma ho pensato sarebbe stato carino inventare una storia del tutto mia di collegamento tra il mondo di oggi e il mondo che si vede nel film. Poi ho visto Putin al tiggì e ho avuto un'illuminazione mistica (?) del tutto ad penem.

Troppi, troppi panettoni, davvero.

   
 
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