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Autore: violaserena    08/01/2017    0 recensioni
Una città sulle rive di un fiume, un’organizzazione criminale, un uomo misterioso, un sicario che vuole diventare uno scrittore.
Genere: Introspettivo, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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LA SCIA ROSSA
 

Cosa cerchi?
Cerco un attimo che valga una vita.

Casanova

 

Un lieve vento autunnale muoveva le foglie degli alberi. Le anatre nuotavano felici e, di tanto in tanto, alzavano la testa verso l’alto, sperando che qualcuno buttasse loro qualcosa da mangiare.
Le rive del Po erano tranquille. Qualche pescatore sedeva in attesa che qualche raro pesce abboccasse.
Fu proprio uno dei pescatori a notare qualcosa di insolito. Le acque del fiume si erano inspiegabilmente tinte di rosso. In un primo momento l’uomo pensò che si trattasse di vernice, ma poi si rese conto che era sangue.
Erano innumerevoli le storie che raccontavano della presenza di cadaveri sul letto del Po e di conseguenza questo significava che qualcuno ce li aveva portati.
In preda al panico, il pescatore cadde dalla sedia. Si rialzò tremante e sistemò in fretta e furia la sua roba e poi si allontanò, cellulare in mano. Per un attimo gli sembrò di vedere delle figure vestite di nero, ma la paura era troppa per permettergli di distinguere la realtà dalla fantasia.
Così partì alla ricerca di un poliziotto, senza avvedersi di quello che stava realmente accadendo.
Poco più in là, infatti, vi erano quattro persone effettivamente vestite di nero che osservavano con attenzione due cadaveri.
«Le guardie del magazzino sono state uccise. Era da un po’ che qualcuno non si dimostrava così incosciente da assaltare uno dei nostri depositi» disse uno.
«Guardandoli, direi che sono morti sul colpo dopo essere stati colpiti da una ventina di proiettili da nove millimetri» sentenziò l’uomo più anziano.
«Hanno rubato niente?» chiese Daniele, arrivato in quel momento.
«Alcuni fucili, per il resto non manca nulla».
Daniele si avvicinò ai corpi senza vita e rimase per qualche secondo a osservarli. «Gli aggressori devono essere piuttosto abili. La cosa si fa interessante» sorrise, per poi domandare: «Abbiamo dei video delle telecamere del deposito?».
L’uomo anziano gli passò alcune fotografie.
«Sembrano dei semplici vagabondi, però… Gregorio, sai che pistola è questa?» esclamò Daniele, visibilmente incuriosito.
«È una Grau Geist, una vecchia pistola in uso parecchi anni fa».
«Due sere fa ho visto questa pistola. Questo significa che hanno attaccato me, prima di colpire il deposito. Dev’essere stato un diversivo» sospirò. «Sono un gruppetto meno insignificante di quanto pensassi».
Gregorio rimase in silenzio.
«Hanno colpito uno dei nostri miglior depositi e per entrare hanno usato il codice ufficiale che solo i membri più importanti della nostra organizzazione conoscono. Questo significa che potrebbe esserci un traditore tra noi» continuò Daniele.
«I miei sottoposti hanno torturato un ostaggio per farlo parlare, ma non è servito. Il prigioniero si è suicidato, ingerendo un veleno che teneva nascosto in una tasca segreta».
«E voi vi siete lasciati sfuggire un dettaglio così importante?».
L’uomo anziano non rispose.
«A ogni modo, non ha importanza. Sono sicuro che li rincontreremo presto».
 

*
 

Sandro si lasciò cadere frustrato sul divano. Aveva passato gli ultimi due giorni a cercare qualche indizio che potesse rivelare qualcosa sulla scomparsa di Angelo, ma non era riuscito a trovare niente.
Aveva setacciato tutto il suo appartamento, ma non sembrava esserci nulla.
Sbuffò, visibilmente arrabbiato.
Era arrabbiato perché non era riuscito a trovare un indizio, era arrabbiato perché il suo amico era stato rapito e lui non sapeva cosa fare, era arrabbiato con il suo capo per quello che aveva osato dirgli. Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto spaccare tutto.
Trattenere la rabbia e il rancore è come tenere in mano un carbone ardente con l’intento di gettarlo a qualcun altro: sei tu quello che viene bruciato.
All’improvviso, gli tornarono alla mente le parole dell’uomo con il cappello a cilindro che aveva conosciuto dieci anni prima.
Stava davvero sbagliando a tenersi tutto dentro?
Stava… In quel momento si rese conto di un particolare che non aveva notato: l’appartamento di Angelo era perfettamente in ordine quando era arrivato. Questo significava che quando era stato rapito non era in casa o che conosceva i suoi presunti sequestratori.
«Angelo Salanto, membro dei servizi segreti e intellettuale misterioso che nessuno conosce davvero» bisbigliò, guardando il lampadario.
Senza sapere bene perché si protese verso di esso e tirò. Ci fu un breve scricchiolio e poi il lampadario scomparve all’interno del soffitto rivelando un’apertura.
Sandro prese una sedia, ci salì sopra e si mise a frugare all’interno di quel luogo nascosto.
Trovò una scatoletta. La tirò giù e poi si buttò a terra prima che un proiettile lo colpisse.
Qualcuno stava controllando la casa di Angelo.
Vide un uomo incappucciato scappare e subito decise di inseguirlo.
Non poteva lasciarsi scappare una simile occasione, poteva non averne un’altra.
Corsero senza sosta per una decina di minuti, fin quando lo sconosciuto che gli aveva sparato imboccò un vicolo cieco.
Sandro estrasse la pistola e gliela puntò contro.
L’uomo sorrise e gli fece cenno di guardare alle sue spalle. C’era un altro uomo, sempre incappucciato, con la pistola puntata.
Era una trappola.
«Abbassati Sandro!» gridò d’un tratto una voce.
Un improvviso bagliore illuminò il vicolo e quando scomparve i due cecchini erano a terra, morti.
«Sei davvero un piantagrane, lo sai? Avresti potuto ucciderli facilmente in un solo istante se avessi voluto» gli porse una mano Daniele, aiutandolo a rialzarsi.
«Grazie, sarei morto se non fossi arrivato tu».
«Solo perché ti rifiuti di uccidere, qualunque siano le circostanze. Sei un sicario eccellente, eppure, per questa tua strana decisione, l’organizzazione ti affida gli incarichi più stupidi».
«Non mi interessa. Piuttosto, hai scoperto chi sono?» domandò indicando i due uomini.
«Vedi la pistola che hanno tentato di usare? È una vecchia pistola a bassa gittata. C’è solo un’organizzazione che fa uso di questi vecchi modelli. Hai capito a chi mi riferisco?».
«Può darsi» sospirò, mostrando la scatola che aveva recuperato. «Era nascosta nella casa di Angelo».
Sollevò lentamente il coperchio e rimase paralizzato. Anche Daniele sembrava spiacevolmente sorpreso.
Dentro la scatola c’era quella stessa pistola.
«Se Angelo ha questa, significa che…» tentò di dire, ma Daniele lo interruppe. «Questa di per sé non significa nulla. Angelo potrebbe semplicemente avergliela sottratta o loro potrebbero averla messa lì per incastrarlo, in fondo la scatola non era chiusa a chiave».
«Hai ragione».
«Però, quando eravamo al locale, ho notato una cosa. Angelo ha detto che era di ritorno da una contrattazione, ma probabilmente stava mentendo. Hai visto cosa c’era dentro la sua borsa oltre l’orologio d’epoca, no?».
«Un ombrello».
«Esatto, ma quel giorno non ha piovuto. Se ci hai fatto caso, l’ombrello era bagnato. E questo è molto strano perché, anche se fosse andato in un paese qui vicino dove magari pioveva, le sue scarpe non erano bagnate. Quindi io penso che sia andato da qualche parte qui vicino, abbia parlato con qualcuno sotto la pioggia e poi abbia fatto passare un po’ di tempo prima di tornare».
«E anche se fosse? Angelo è un agente dei servizi segreti! È logico che non ce ne abbia parlato».
«Poteva semplicemente dirci che non poteva parlarne, nessuno di noi due gli avrebbe chiesto più nulla».
«Può darsi, però…».
«Trovalo, solo così sapremo la verità».
Daniele sembrava essere molto preoccupato. Era raro vederlo così.
«Lo troverò» sorrise.




Angolo Autrice.
Ciao a tutti! :)
Scusate se aggiorno così tardi, ma sono stata molto impegnata negli ultimi tempi (e sarà così ancora per un po').
Comunque, che ne pensate di questo capitolo?
Che cosa è successo veramente ad Angelo? Chi è questa misteriosa organizzazione?
Spero di avervi incuriosito.
A presto,
Violaserena. 

  
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