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Autore: xitsgabs    09/01/2017    1 recensioni
« Hai fame? » sono le uniche parole che ode, ben due ore dopo. Peeta alza lo sguardo, osservando la testa di Katniss che fuoriesce dalla porta appena accostata. I capelli sono disordinati e aggrovigliati, piuttosto che intrecciati… e le ciocche ribelli che si posano sempre sulla sua fronte completamente bagnati – particolare che gli lascia intuire che si sia sciacquata il viso, prima di tornare da lui. Trattiene il respiro, Mellark, perché si chiede se in quelle due ore lei non abbia preso in considerazione l’idea di scappare ― magari di tornare da Gale, che certamente non cercherebbe di romperle l’osso del collo ogni volta che prova sensazioni troppo forti.
{ Post!MJ / Pre!Epilogo ~ Everlark♥ }
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di torte e cocci rotti
 

Quando Peeta riapre gli occhi, non comprende a pieno cosa sia appena successo. Si accorge solamente di starsi mordendo con strana forza l’interno bocca, con tanta foga da percepire l’odore dolciastro del proprio sangue. Ancora, una strana eccitazione sembra impegnargli lo stomaco – come se fosse un affamato che sia appena riuscito a lambire con le narici il flebile profumo del suo pasto preferito. I brividi che ancora gli corrono lungo il corpo gli danno la possibilità di comprendere di essere appena uscito da uno stato di trance che dev’essere stato particolarmente appagante, o risulterebbe inspiegabile il senso di soddisfazione che si espande per tutto il suo corpo.

È a questo punto che gli occhi si sgranano e salta giù dal divano costoso, messo completamente in disordine. I cuscini sono caduti sul pavimento, così come le calde coperte – messe appositamente per proteggersi dal gelo invernale – sembrano aggrappate sul bordo dell’immobile, ma quasi completamente stese sulle fredde mattonelle. Lì accanto, Katniss è inginocchiata, con le mani occupate a sfiorarsi il collo arrossato. Quando Peeta si avvicina per darle una carezza, lei porta la testa indietro. Terrorizzata.

La richiesta di perdono che le rivolge Peeta appare come un gemito di dolore ed egli non può far altro che rialzarsi, sorpassarla e scappare via, nella propria camera. Dall’altra parte, la ragazza in fiamme piange e lui si bea di quel suono, perché – se si fosse svegliato solo un minuto più tardi – non avrebbe più potuto sentirla emettere nessun verso, parola. Non avrebbe neanche più potuto godersi i suoi gesti abitudinari, come il suo alzarsi silenziosamente dal letto ogni mattina, l’accarezzare con delicatezza le frecce argentee del suo arco o il suo sguardo enigmatico che metteva su ogni volta che guardava il ragazzo del pane negli occhi. Non era mai completamente apatico ma neanche completamente contento. Era un sorriso appena accennato, formato solamente dai due angoli della bocca di poco alzati. Peeta l’ama, perché è un sorriso innamorato, totalmente diverso dai suoi sorrisi cordiali… inesistenti, oltretutto. Katniss Everdeen non è il tipo di ragazza da sorrisi di circostanza. Ci sono solamente occhiate più fulminee e occhiate meno agghiaccianti.

Con il volto tra le mani, anche Peeta piange. Piange se stesso, ciò ch’era una volta – prima che Capitol City ne facesse una sua proprietà, prima che lo trasformasse solamente in una versione più luccicante di se stesso – e ciò che sarebbe potuto essere, se il suo nome non fosse mai stato annunciato da Effie alla mietitura dei settantaquattresimi Hunger Games. Piange perché, in ogni caso, la sua vita avrebbe avuto comunque una piega imperfetta – molto probabilmente, ancora guarderebbe Katniss da lontano, se non fosse stato il tributo prescelto. Non c’era via di scampo, alla distruzione.

Le sue labbra continuano a sussurrare delle scuse, pur sapendo che Katniss – in un’altra stanza – non può ascoltarlo, tanto meno accettarle. Ma sa già, Peeta, che non vi è un effettivo bisogno di domandarle perdono – lei lo scusa sempre, lo giustifica sempre. Anche da morta, Katniss lo perdonerebbe. E Peeta si domanda quale sia la differenza fra loro due e una qualsiasi altra coppia dove l’uomo maltratta la donna.

 

 


 

« Hai fame? » sono le uniche parole che ode, ben due ore dopo. Peeta alza lo sguardo, osservando la testa di Katniss che fuoriesce dalla porta appena accostata. I capelli sono disordinati e aggrovigliati, piuttosto che intrecciati… e le ciocche ribelli che si posano sempre sulla sua fronte completamente bagnati – particolare che gli lascia intuire che si sia sciacquata il viso, prima di tornare da lui. Trattiene il respiro, Mellark, perché si chiede se in quelle due ore lei non abbia preso in considerazione l’idea di scappare ― magari di tornare da Gale, che certamente non cercherebbe di romperle l’osso del collo ogni volta che prova sensazioni troppo forti.
Non ricevendo risposta, Katniss apre completamente la porta. Si avvicina lentamente alla figura mascolina seduta sul letto e posa entrambe le mani sul suo volto. Non è un gesto fatto con leggerezza, perché lei appare quasi titubante, come se quel gesto possa rischiare d’infastidirlo; ed è Peeta a posare le dita su quelle altrui, per stringerle sulla sua pelle e farle capire che non solo è libera di farlo, ma che lui ne sente il bisogno. La ragazza in fiamme si inginocchia e una nuova lacrima sgorga sul volto del giovane, che ricollega tale posizione a quella che ella aveva poco prima, nel salotto.
Lei gli sorride, scuote la testa.
« Davvero, io non so cucinare. Ho bisogno che ti riprenda, se non vuoi farci morire di fame. » sussurra con dolcezza, una dolcezza che non è sua. Katniss ha dovuto imparare a mettere da parte il suo carattere spesso apatico e insensibile, per riuscire a tranquillizzarlo nei momenti peggiori. E lui si lascia sfuggire un abbozzo di risata, ma che alla fine si tramuta in pianto. Un altro. Le braccia di Katniss lo avvolgono in un abbraccio che diventa caloroso solo nel momento in cui lui stringe gli arti superiori, più ampi e muscolosi, alla sua vita. Posa la testa sulla sua spalla e lei non può far altro che accarezzargli i capelli, spaesata.
« Voglio tornare come prima. » lo sussurra, lo geme, lo urla. Più e più volte, come se volesse farsi sentire persino da Snow, defunto e sotto terra.
Lei lo ascolta, perché non sa fare altro. Perché anche lei vorrebbe che tutto tornasse come prima e vivere una relazione normale. E piange un po’ anche lei, perché anche in questo momento ha paura che lui ricada in quella trance e l’ammazzi. Perché è un terrore con cui è costretta a vivere, per amore.
« Perché non andiamo a fare una torta? » gli domanda lei, quasi una mezz’ora dopo. « Ho comprato la glassa. » continua, prima di posare un bacio sulle labbra del suo giovane amante sventurato. Non che un po’ d’impasto e dei ghirigori celestiali possano rimettere insieme i cocci rotti di ciò che un tempo era Peeta, ma è pur sempre un inizio.

 
ehm... buonasera!
non so bene cosa dire per giustificarmi, perché questa è la mia prima everlark e penso faccia abbastanza pena, ma va bene. Ho da poco ripreso a guardare la saga cinematografica ( tra ieri e oggi ho divorato i primi due capitoli ) e si è risvegliato tutto l’amore che provo per questi due da quando, pochi anni fa, ho letto tutte e tre i libri in soli cinque giorni. Ho pensato di prendere un momento abitudinario e di vedere le cose dal punto di vista di Peeta, che nei momenti lucidi prova certamente vergogna per ciò che è e si sente in colpa nei confronti della donna che ama. Poteva venire meglio, lo so.
L’ho scritta praticamente di getto, quindi nulla... mi farebbe piacere ricevere una recensione, quindi buh!
Se volete, lasciate qualche commento. Mi farebbe piacere!. 
❤️
  
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