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Autore: pandafiore    10/01/2017    4 recensioni
“ Clove.
Clove, quella ragazza tutta lentiggini e coltelli.
Clove, quella piccola ombra che il giorno seguente sarebbe entrata nell'Arena che avrebbe ospitato la sua morte.
Clove, che era nata per uccidere. ”
FF dedicata alla mia adorata JackiLoveCatoniss4ever.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clove, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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FlashFic

 

Il bacio della notte





« Perché lei è venuta qui insieme a me. »

Quella frase del ragazzo del Dodici continuava a ronzarle in testa in modo assillante, e si faceva del male da sola, ogni volta che ci pensava, Clove.
Clove, quella ragazza tutta lentiggini e coltelli.
Clove, quella piccola ombra che il giorno seguente sarebbe entrata nell'Arena che avrebbe ospitato la sua morte.
Clove, che era nata per uccidere.

Era notte, la notte prima dei Giochi.
La Favorita del Due non riusciva assolutamente a dormire; le lenzuola come piombo, il materasso come cemento. Forse, era meglio farsi un giro fuori.

Dopo un'oretta di camminata per i vari corridoi, aveva deciso di rifugiarsi nascosta dietro ad un mobile in legno scuro, accompagnata dal suo amato pugnale; la lama che riluceva ad ogni passaggio da una mano all'altra.
Stava osservando l'arma tenendola tra i due indici, quando qualcuno l'aveva scovata. E per poco non si tagliò un dito, nel vedere chi fosse.

Inizialmente, notando i capelli biondi, pensò al suo compagno di distretto, Cato, ma subito i lineamenti dolci di quel viso gentile e paffuto, catalogato nella mente di Clove in quanto “nemico” (e, di conseguenza, “da uccidere”), le fecero capire che si trattava del Ragazzo Innamorato.

« Che vuoi? » Sibilò sulla difensiva, stringendo il manico del coltello.
« Niente. Non riuscivo a dormire... come te, credo. » Le sorrise gentile, e si sedette al suo fianco. « Ti va di parlare un po'? » Aggiunse subito dopo, e lei sgranò i suoi occhi color muschio, esterrefatta.
« Certo che no! Domani io ti uccido, Dodici, non dimenticarlo. » E con una mossa aggraziata conficcò la lama nel lato della scrivania in mogano che li nascondeva da occhi indiscreti.
Peeta rise. E lei si sentì una stupida come mai era successo prima.
« Che cazzo ridi? »
« Tu. Sei buffa. » Concluse il ragazzo del pane con l'abbozzo d'un sorriso sulle sue labbra dorate. Un sorriso che, magicamente, rilassò la ragazza.
« Dai, seriamente, perché sei qui Peeta? » Gli chiese di getto, quando lui distese le gambe sul pavimento.
« È la prima volta che mi chiami per nome. » Un altro sorriso, pacato.
« Rispondi. »
« Te l'ho detto, non riuscivo a dormire. Dai, non hai nient'altro da chiedermi? » Alludeva a qualcosa, quel ragazzo. Qualcosa che sapevano bene entrambi cosa fosse.
« No. » Rispose secca Clove. « Cosa dovrei chiederti? » E distolse lo sguardo verso il coltello, togliendolo dal legno e tornando a rigirarselo tra le mani.
« Lo sai... »
« No, non lo so. » Mentre sbuffava, le si accentuavano le lentiggini che correvano su quasi ogni parte del suo viso, donandole quel meraviglioso aspetto ribelle; ma ribelle non era, dato che stava ai giochi di Snow esattamente come tutti gli altri.

« Okay, te lo chiedo. » Sentenziò alla fine Clove, appoggiando una volta per tutte il coltello, che reclamava la pace. « Davvero ti piace quella smorfiosa? La ragazza di fuocoo! Uhh, sai che roba! » Gesticolava schifata, e fece ridere di gusto Peeta.
« Beh, le fiamme le donano. » Rispose con incertezza, aspettandosi la lama piantata nel petto da un momento all'altro. Ma, per fortuna, nonostante lo scatto nervoso di Clove, il pugnale rimase dov'era.
« Io dico che donerebbero di più a me. » Affermò contrariata, lanciandogli uno sguardo di sfida che bruciava. In effetti, il fuoco non sarebbe stato male nemmeno su di lei...

« Senti, posso proporti una cosa? » Le chiese Peeta con gentilezza, provando ad accarezzarle la mano, ma lei si ritrasse di getto.
« Spara. »
« Posso allearmi con voi Favoriti? »
« Oh no... No, Cato non vorrebbe mai, e... »
« Non ti farai mica comandare da lui, spero! » Fu l'immediata controbattuta del ragazzo del pane, che sapeva di andare a pungere sul vivo.
« No. » Clove arrossí, le sue efelidi quasi sfumarono sotto tanto colore. « No, Cato non mi comanda. Decido io. » Stringeva le mani in due pugni di ferro, e sembrava tesissima, soprattutto in confronto al suo rilassato compagno di notte.

Clove alzò gli occhi, all'improvviso. E Peeta non fece nemmeno in tempo a fiatare, che si ritrovò le labbra occupate da altre labbra, e chiuse gli occhi sotto quel tocco quasi costretto, ma così forte, così deciso, che la sua Katniss non sarebbe mai stata, nella sua purezza, in ugual modo seducente.

Rispose al bacio, le loro lingue si sfiorarono, si cullarono e consolarono tra di loro, fino a quando non fu Clove a staccarsi, forse da quello che era il suo primo bacio, sussurrando: « Dovevo farlo, prima di morire. »
Peeta mormorò, intimidito: « Lo prendo come un sì, questo. » E voleva aggiungere che molto probabilmente non sarebbe affatto morta, che lei era forte, e sapeva combattere, ed era veloce, agile, astuta; no, non sarebbe morta, e glielo stava per dire, ma si ritrovò il coltello puntato alla gola, le sue piccole mani che lo costringevano a mento in su. E si sentì morire ogni secondo.
« Giuro che se racconti di questa notte a qualcuno, io ti ammazzo senza nessuna pietà. Ti torturo finché non muori. »
Peeta promise, ed ognuno ritornò nella propria stanza; Alleati. Ora erano Alleati. Peeta lo faceva per proteggere la ragazza di fuoco, lo sapevano tutti, eppure quelle labbra – quelle labbra che mai Katniss gli avrebbe concesso, ne era sicuro – lo facevano ancora tremare.
E fu così che il ragazzo del pane non parlò mai con nessuno di quel bacio della notte; anche dopo la morte della ragazza, si sentiva minacciato dalla sua voce sottile e suadente. E al tempo stesso attratto.
Ma questo Katniss non lo venne a sapere mai.

   
 
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