Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: MiPiaccionoITreniSecsi    10/01/2017    1 recensioni
[Otayuri; JJ×Isabella; Viktuuri accennata; Yakov×Lilia accennata]
[AU a tema Hunger Games, che vede alcuni personaggi di Yuri on Ice come Tributi]
[Incentrata sull'esperienza di Yuri Plisetsky]
"Non c'era più nessuno in casa, da allora. Nessuno che gli facesse trovare, tornato dai suoi allenamenti, i pirozhki sulla tavola apparecchiata; nessuno che lo aspettasse fuori dall'accademia con le braccia aperte, pronto ad accogliere gli abbracci del nipote che, nonostante fosse stato sollevato dalle sue braccia per quattordici anni, non era quasi cambiato di peso, minuto com'era".
Genere: Angst, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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L'imponente monte caratteristico della sua zona ricopriva buona parte del panorama visibile dalla finestra accanto al letto del giovane, impedendo che la luce del mattino lo destasse con troppa violenza.
Non esitò un istante ad alzarsi dal letto, a dispetto delle lontane mattinate nelle quali aspettava almeno il terzo richiamo del nonno per dar segno di essere sveglio. Quella non era una giornata come le altre, e ciò aveva impedito ai suoi sensi di assopirsi a dovere.
Poggiò i piedi nudi sul pavimento piastrellato, spostandosi fra gli arredi basici della stanza, raggiungendo un cassettone in legno scuro ed estraendone una camicetta dal colore chiaro, tendente ad una a parer suo disgustosa sfumatura di verde ingrigito.
Osservò la superficie piana del cassettone, tentando di ignorare -o perlomeno giustificare- la presenza delle due dita di polvere a ricoprirla, soffermandosi piuttosto sull'unico oggetto che vi era stato depositato sopra: un minuscolo specchietto dal retro in legno. Una parte di vetro mancava ed un'altra era scheggiata come testimonianza dei numerosi sfoghi di rabbia del suo proprietario, ma la sua immagine si rifletteva perfettamente, mostrando al giovane, tuttavia, una figura ancor più pallida e gracile di quella con cui era abituato a confrontarsi.
I capelli biondo chiaro erano secchi e disordinati nel coprirgli parte del viso, mentre sotto gli occhi chiari del ragazzino potevano essere notate pesanti occhiaie, rossastre o forse violacee. E anche il suo naso era arrossato, e le sue sopracciglia sottili irregolari.
Ma a colpire il giovane erano state le guance un poco scavate e i lineamenti deboli, di cui prima mai aveva dato cenno di accorgersene. A colpirlo era stato, una volta in bagno, il corpo esile che gli mostrava il grande specchio a figura intera: magro, scarno, esile e... fragile. Solo un misero accenno di muscolatura era presente sul suo corpo da quattordicenne, a dispetto di tutti gli allenamenti estremi ai quali si sottoponeva.
Deglutì, evitando di posare gli occhi allo specchio in quel suo breve attimo di debolezza.
Quello non era il corpo di qualcuno in grado di vincere gli Hunger Games.

Fuori dalla sua abitazione, il paesaggio era quello di una qualsiasi cittadina che si rispetti, con alcuni negozi sparsi qui e là e alcune cartacce che il vento faceva spostare dal marciapiedi alla strada e viceversa. La maggior parte delle finestre erano già aperte e ogni tanto si poteva vederne spuntare qualche donna, intenta a stendere i panni o semplicemente in cerca di un po' d'aria fresca.
Come se l'aria a circolare nel secondo distretto di Panem potesse essere considerata fresca. Non era sporca, certo, ma era pesante; riempiva i polmoni fino all'orlo e dava la sensazione che questi si fossero improvvisamente ristretti.
E l'aria, quel giorno, era condita dai festeggiamenti e dal primo vociare proveniente dalle case abitate.
Un paio di volte, Yuri notò persiane chiuse e grandi silenzi in case che ricordava abitate, dedicando poco meno di un paio di secondi a domandarsene il motivo.
La piazza era adornata con stendardi colorati ed addobbi, a dispetto dei negozi a circondarla che, per quel giorno, erano rimasti chiusi.
Fra una mattonella e l'altra, si spostavano figure veloci, intente a montare e posizionare l'attrezzatura per le riprese.
Ogni estrazione veniva documentata a dovere, naturalmente. Era un piccolo episodio di presentazione destinato al pubblico della Capitale, che iniziava a scommettere il possibile vincitore solo dall'atteggiamento che adottava.
Un immenso spreco di denaro, naturalmente, ma Yuri non aveva di che lamentarsi, da quel punto di vista, trovandosi in uno dei più ricchi distretti di Panem.
I Pacificatori erano ai lati della pedana e davanti ad ogni accesso alla piazza. Molti di loro erano padri, zii o parenti minori, che avrebbero assistito con orgoglio in caso di sorteggio del ragazzo della famiglia. E prima che potesse prestare attenzione ad ulteriori dettagli, Yuri era circondato da ragazzi della sua età, gli occhi fissi sulla pedana e lo sguardo carico d'attesa.
E di nuovo, la stessa storia raccontata dal sindaco; Panem che nasceva dalle ceneri di un mondo a lei precedente, i Giorni Bui, i primi Hunger Games...
E ora si ringraziavano i vincitori delle edizioni passate, facendo salire il calpo quello che sarebbe poi stato il suo mentore: Yakov Feltsman, un uomo dalla pelle arrossata e i capelli ingrigiti, il cui broncio contribuiva a definire l'aspetto severo.
Non ricordava bene quale edizione degli Hunger Games avesse vinto, ma sapeva di lui che si era battuto con valore e che pareva si fosse allenato parecchio a quel proposito.
Per un istante, gli parve stesse guardando, in mezzo alla folla, proprio lui, che era file indietro rispetto ai ragazzi di età superiore. Un tremito del corpo gli fece capire che forse una parte di lui non voleva davvero trovarsi in arena. No, certo che no. Era stata una decisione affrettata, presa d'impulso come tutte le altre prima di quella.
Ma ora era grande, Yuri Plisetski. Era un adulto, di quelli che vivono soli e non possono più poggiarsi sulle spalle di nessuno, che devono mantenere la parola data e che non possono permettersi di cambiar partito ogni volta. Dopo di Yakov, si alzò in piedi Lilia, l'incaricata al sorteggio, dei cui abiti raffinati lasciavano intendere la provenienza.
Si muoveva su tacchi altissimi, e il suo abito vermiglio era sovrastato da un'immensa giacca di pelliccia. Aveva il trucco pesante delle donne di Capitol, ma i suoi lineamenti e la sua postura erano più duri e seri di tutti i presenti in piazza.
Non aveva né l'allegria né il brio di chi con lei condivideva il lavoro, e Yuri si chiese addirittura come mai, visti gli standard dettati dal mondo dello spettacolo, non avessero ceduto il suo posto a qualcuno di più carismatico.
Era rapida e forzata nel pronuciare quelle parole di augurio: "Felici Hunger Games! E possa la fortuna sempre essere in vostro favore!". Nonostate augurasse fortuna e gioie, il suo tono era rigido e secco mentre si spostava sul palco per raggiungere una delle due grandi bocce di vetro presenti ai due estremi di esso: "Come da regola, prima le signore!".
Yuri vide nelle sue coetanee le aspettative di una società simile, che si riflettevano nel loro gonfiare il petto e alzare il mento verso l'alto, tenendo lo sguardo fisso in direzione del palco dove sarebbero potute salire da un momento all'altro.
La mano della capitolina era stata rapida nell'afferrare il biglietto, ma lo teneva fermo fra due dita della mano sicura, come a volerlo ben mostrare alle telecamere:
"Mila Babicheva!".
La conosceva, lui, Mila. L'aveva vista allenarsi in accademia, con il suo portamento composto e la sua destrezza nel maneggiare ogni tipo di arma. L'aveva sentita parlare, con la sua voce alta ed invadente e i modi sicuri.
Non ebbe nulla da dire, in proposito; probabilmente si preparava agli Hunger Games da una vita intera.
Sarebbe sicuro entrata nelle grazie del pubblico, poi, con i suoi modi scherzosi e il suo apparente carisma.
E nonostante l'indifferenza nei confronti della sorte della compagna, che ora camminava verso il palco a passo sicuro e con qualche saluto ad amici e familiari, la sua calma compostezza andò a scemare non appena Lilia mosse il primo passo verso la boccia in vetro contenente, in bella grafia, i nomi dei possibili Tributi maschili. Anche mentre tendeva la mano verso uno dei tanti bigliettini, Yurio aveva l'impressione ne stesse rivolgendo il palmo a lui, incitandolo a parlare.
Non riuscì neppure a capire quale fosse il nome del ragazzo al quale stava praticamente salvando la vita, ma lo vide chiaramente, riconoscendo i suoi occhi fra più di un migliaio.
Le sue palpebre tremavano, e i lineamenti induriti riflettevano la sua sorpresa. Era sorpreso, forse addirittura grato. Grato di poter tornare a casa lamentandosi di un simile furto di gloria, in cui probabilmente aveva sperato con ogni forza:
"Mi offro io!".
Dovette avanzare di qualche passo perché la sua voce potesse essere udita fra i mormorii dei molti presenti; ciò nonostante, risultò comunque debole mentre ogni sguardo scrutava con diffidenza e scherno la sua gracile figura.



Note d'Autrice:
Che dire, spero che questa fanfiction continui ad essere di bostro gradimento.
È la prima long in cui mi cimento, perciò i tempi di aggiornamento potranno essere molto irregolari; lettore avvisato, mezzo salvato!
Devo ammettere che per gli usi e i costumi del Distretto 2 non ho potuto fare a meno che ispirarmi alla società spartana -dopotutto, il libro ha lasciato libero spazio all'immaginazione quanto alle culture dei diversi distretti, dodicesimo escluso.
Ringrazio tutti i lettori anonimi e chi ha speso tempo per recensire il prologo!
Buona giornata.~
  
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