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Autore: Beeanca    12/01/2017    2 recensioni
Due ragazzi che, in una fredda notte invernale, si trovano sotto un albero a contare le stelle.
Due giovani che ne hanno passate tante, e vogliono solo voltare le spalle al passato e andare avanti.
In fondo Gale e Johanna sono uguali, entrambi necessitano di ricominciare da zero.
E si sa, gli opposti si attraggono ma amano i propri simili.
(Galeanna, One Shot, 961 parole)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lately, I've been, I've been losing sleep
Dreaming about the things that we could be
But baby, I've been, I've been praying hard
Said no more counting dollars
We'll be counting stars
Yeah we'll be counting stars

(OneRepublic, counting stars)

 

 

Gale osservò il cielo, e si sentì solo come non mai.
Scacciò quella sensazione di freddo che ormai lo assaliva da tempo e si concentrò sulle stelle, su quegli astri che non era mai riuscito a capire.
Avrebbe voluto essere nel Distretto 12 a stringere Katniss, non in un distretto in cui tutto era diverso, dove lei non c'era.
Ma non ci poteva far nulla, se non stringere i pugni e andare avanti.
Ormai alle delusioni era abituato, così sospiro a lungo e riprese a contare le stelle.
Non sapeva cosa ci trovasse di speciale in questo gesto, ma il cielo del distretto 2 gli ricordava troppo quello del 12, e aveva bisogno di qualcosa, anche se insignificante, che gli ricordasse casa.
Non si era ancora abituato al Distretto 2, era tutto così diverso...la gente era scostante e lo evitava, i suoi nuovi amici si potevano contare su una mano sola.
Si strinse nella giacca, la temperatura probabilmente era sotto lo zero e lui indossava solo un maglioncino di cotone.
Gli si avvicinò un'ombra, e si scostò.
Gale era stufo.
Stufo di tutto. Della gente, del suo lavoro, stufo dei suoi pensieri che si rivolgevano continuamente a una persona per cui ormai non contava ormai più nulla.
“Allora, anche stasera il bel cugino osserva gli astri?”.
Gale si voltò, e la riconobbe all'istante.
Si alzò e si diresse verso Johanna Mason.
Johanna, quella ragazza così strana, l'unica che, forse, non gli aveva ancora voltato le spalle.
Da un paio di mesi la ragazza si era trasferita nel Distretto 2, ma non si erano mai frequentati più di tanto.
Più che altro era un rapporto cordiale, ma ogni volta che Gale la osservava trovava qualcosa di speciale in lei, qualcosa che la faceva brillare rispetto a tutte le altre ragazze che aveva frequentato.
“Sì, osservo le stelle”.
Più che altro Gale non sapeva cosa aggiungere, così si sedette nuovamente e strinse le mani di Johanna, provando per la prima volta dalla fine della rivolta una sensazione di calore.
“Ti manca vero?”.
Si aspettava questa domanda, e si sentì colpito come da mille spilli.
Se le mancava? Aveva bisogno di lei, necessitava di toccarle quella treccia scura e di baciarla. Ma era finito tutto. Tutto.
Gale annuì, quasi impercettibilmente, ma sapeva che Johanna aveva colto il suo gesto.
“Mh...ti capisco, sai?”
Gale non capì di chi potesse sentire la mancanza Johanna, ma non lo chiese. Forse di Finnick, visto il legame che c'era tra loro, ma non ne era sicuro.
Il ragazzo sentiva il bisogno di sfogarsi, ma non solo. Voleva ringraziare Johanna, quella ragazza che era la luce in fondo al suo tunnel, che riusciva a farlo sentire bene.
“Il fatto è che...non mi manca solo lei. Mi manca la mia famiglia, il mio distretto, i gesti rituali che compivo ogni giorno...mi manca tutto, capisci?”.
Riuscì, anche se solo per pochi secondi, a intrevedere il rossore sulle guance della ragazza: “Tu credi che per me sia tutto facile vero? Certo, io non ho nessuno da amare, quindi non provo sentimenti...ovvio no? Sono quella senza cuore che deve sopportare tutto e tutti, quella che non sa nemmeno il significato della parola emozione, non è così?”
Johanna non disse più nulla, incrociò le braccia al petto, la luna illuminava le lacrime, che avevano iniziato a scendere copiose sul viso.
“Johanna, io...”.
Gale non riusciva a esprimere ciò che provava. Sapeva quanto era forte Johanna, eppure dentro di sé era di una fragilità unica, ma lui se n'era accorto solo ora.
“Lascia stare, è tutto apposto. Meglio tornare in quella topaia che hanno anche il coraggio di chiamare appartamento, buona serata”.
“Aspetta...verresti da me?”.
Gale non seppe da dove gli venne quest'idea, forse era solo il fatto che non ne poteva più di trascorrere le serate da solo.
Johanna si era ricomposta subito, come se non fosse successo nulla. Gli lanciò uno sguardo malizioso, per poi dire: “e va bene. Andiamo”.
Si avviarono verso la villetta di Gale, ignorando il freddo pungente, il calore provocato dall'unione delle loro mani unite bastava e avanzava.
Gale aprì la porta, e salirono le scale diretti verso il piano superiore, dove c'erano un bel po' di camere.
Johanna sorrise. Era un sorriso ambiguo e particolare, le labbra sottili e delicate sembravano restie a incurvarsi. Gale aveva baciato varie ragazze, ma mai Johanna.Si chiese di cosa sapessero le sue labbra, se fossero diverse da quelle di Katniss, che erano le uniche ad avergli lasicato un segno permanente.
Gale aprì la porta e Johanna si gettò sul grande letto matrimoniale che troneggiava nella stanza. Gale usci poco dopo dal bagno, e quando Johanna uscì Gale rimase a bocca aperta.
Era incredibilmente sexy, quel completo rosso fuoco le dava un tocco magnetico che le mancava, e non riusciva a lasciarle gli occhi di dosso.
“Allora, stasera riuscirai a dimenticare la tua cuginetta?”.
Il tono sarcastico di Johanna lo fece sorridere, quella ragazza era una sorpresa continua e non smetteva mai di stupirlo.
Non riusciva a smettere di baciarla, e presto quei baci si trasformarono in altro.
Al termine di quella notte burrascosa si addormentarono stretti l'uno nelle braccia dell'altro, e Gale aprì gli occhi quando il sole iniziava a sorgere.
Johanna dormiva, i capelli scompigliati, un sorriso beato, forse il primo dopo anni, stampato sul volto.
Gale le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio “dovremmo osservare le stelle più spesso”.
E vide le labbra di Johanna contrarsi in un minuscolo, impercettibile, sorriso.
E lui, per la prima volta dal termine della rivolta, si sentì felice pur non pensando a Katniss.
Perchè ora c'erano lui e Johanna.
Avrebbero ricominciato, insieme, perchè l'uno aveva dell'altro.
Era così, e nulla li avrebbe separati.

   
 
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