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Autore: Tigre Rossa    12/01/2017    0 recensioni
Sei andato all’inferno, per lui. Ma, proprio quando non ci speravi più, è venuto a riprenderti. È tornato indietro, proprio mentre tutto diveniva buio, ti ha preso per mano e ti ha tirato al sicuro, tra le sue braccia protettive che stai lentamente imparando a chiamare casa.
Proprio quando credevi che non sarebbe tornato, che ti avrebbe lasciato morire, lui ti ha salvato.
Ti ha salvato, il tuo John Watson.
Perché è questo che fate, voi due.
Vi salvate la vita a vicenda.
Vi proteggete, vi distruggete e vi salvate a vicenda da sempre.
E, lo sai bene, continuerete a farlo per molto, molto tempo ancora.
Ma a te va bene così.
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La 4x02, scritta a modo mio.
Johnlock
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Inferno

 


 

 


 

Oh, Sherlock, povero piccolo Sherlock . . .


Guarda come ti sei ridotto.

Sei uno scarto umano, il rifiuto di te stesso.

Guardati.

Guarda il tuo viso stanco, la tua rada barba incolta,  i tuoi occhi gonfi ed incapaci di mettere a fuoco la realtà, lo sguardo di chi sta annegando e non ha intenzione di fare nulla per impedirlo.

Guarda come ti stai torturando, come stai portando il tuo corpo e la tua mente al limite; lo puoi sentire, puoi sentire le tue membra tremare, fragili, sul punto di lasciarsi andare, e puoi sentire il tuo cervello andare oltre, troppo oltre, eppure riportarti sempre, in un macabro girotondo senza fine, da lui.

Dalla ragione della tua caduta.

Da John Watson.

Lo vedi in ogni cosa che ti circonda, in ogni persona che ti parla, in ogni caso, in ogni dettaglio. Frammenti di lui tornando a tormentarti anche quando fissi il nulla, a ricordarti quello che hai perso, quello che hai distrutto, quello che stai lottando per riaverlo indietro.

Puoi lottare quanto vuoi, tentare di distrarti con i casi e le siringhe, ma nemmeno queste antiche droghe riescono a tenerti lontano dall’unica che abbia davvero importanza per te.

Oh, stupido piccolo Sherlock . . . quando sei caduto così in basso?

Quando sei diventato un essere umano?

Guardati.

Sei stupido, esattamente come tutti loro. Anzi, più di tutti loro, perché tu sapevi che, se ti fossi affidato solo alla fredda ragione, niente di tutto questo sarebbe mai accaduto. Saresti rimasto al sicuro, col cuore chiuso in cassaforte e la mente lucida, per tutta la tua breve e incasinata vita.

Ma non ne sei stato capace.

Ti sei fatto abbindolare da un paio di occhi gentili, da un sorriso affettuoso, da un piccolo militare spezzato come tanti, ma a cui hai consegnato quella parte di te che avresti dovuto eliminare tanto tempo fa.

Hai ceduto, Sherlock.

Hai commesso l’errore umano più grande e terribile di tutti.

 

Ti sei innamorato, e così ti sei condannato.

 

Ma a te non importa, vero?

No, non ti importa, non davvero.

Anche se stai soffrendo, anche se stai così male che vorresti solo strapparti il cuore dal petto con le tue stesse mani per non sentire più nulla, non ti penti di aver ceduto a quella trappola chiamata amore.

Non ti penti di esserti innamorato di lui, anche se ti sta uccidendo.

 

Fa male, non è vero, Sherlock?

Fa male, tutto questo. E solo noi due possiamo sapere quanto faccia male, quanto bruci, questo dolore.

 

Ma in fondo è normale, no?

 

Dopotutto, tu vuoi andare all’inferno.

È stato quello che ti ha chiesto Mary, nel suo biglietto di morte.

Vai all’inferno, e salva John Watson.

E tu lei hai ubbidito, da bravo soldatino fedele.


Non che potessi fare molto, alla fine.

La tua discesa verso l’inferno era iniziata nel momento stesso in cui John si è sottratto al tuo tocco, rifiutando il tuo aiuto, scacciandoti una volta per tutte.

Ti ha buttato fuori dalla sua vita, come forse avrebbe dovuto fare molto tempo prima.

Ti ha abbandonato, lasciandoti da solo a Baker Street con i tuoi demoni e quei mille fantasmi che sanno di lui e che continuano a chiamare il tuo nome.

 

John stesso, abbandonandoti, ti ha destinato all’inferno.

Tu hai avuto solo la decenza di continuare coraggiosamente nella tua caduta, nella vana speranza che, prima dell’atterraggio, lui prenda la tua mano e ti tiri fuori da lì, come l’ultima volta, e quella prima, e quella prima ancora.

Ma forse non sarà così, questa volta.

 

Guardati.


Le fiamme ti stanno divorando, ed ogni lingua di fuoco ha il volto di John Watson.

Ti sta distruggendo, esattamente come tu hai distrutto lui. Siete due tossici; non siete capaci di dividere le vostre anime, nonostante vi facciate male, nonostante questa dipendenza vi stia col tempo annientando e togliendo tutto. A lui, una moglie, una vita serena, una normalità a lungo ambita. A te, la razionalità, l’amore per i casi, la fredda apatia che tante volte ti ha protetto.

E adesso, questa droga chiamata John Watson ti sta portando dritto dritto all’inferno. E forse, tra le braccia della morte stessa.


Ma anche se fosse così, a te non interesserebbe più di molto, non è vero, piccolo Sherlock?

Non ora che hai capito che, senza di lui, non puoi andare avanti.

E se non riuscirai a salvarlo, se lui non verrà a salvarti, se ne avrà abbastanza di te una volta per tutte . . . beh, la morte sarà un sollievo, forse.

 

 

 

 

Oh, il piccolo Sherlock si è ripreso, dunque.

Guardati.

Tutto bello pulito, col viso rasato e fresco, i capelli in ordine e gli occhi finalmente vigili, non più confusi dalla illusioni della droga.

Sei tornato ai tuoi casi, in cui ti diverti come un bambino col suo gioco preferito. La sua mente è lucida, agile, ti mostra ogni via con fiera chiarezza, e finalmente riesci di nuovo a starle dietro.

 

Sembri un’altra persona, ora.

Sembri quasi il vecchio Sherlock, quello prima di tutto questo, prima di Mary, prima della Caduta, prima di Moriarty, prima ancora di John Watson.

 

Ma lo sai tu e lo so anche io che non potrà mai più essere così.


Si nota lì, nella lieve luce che dà vita al tuo sguardo serio, non più quello di un bimbo che gioca con la pistola del padre, ma quello di un giovane uomo che sa bene che arma di morte abbia tra le mani e la usa con prudenza.

 

Sei cambiato troppo, in questi anni, per tornare quello di una volta, il freddo sociopatico che si nascondeva dietro una maschera e considerava le persone alla stregua di buffi burattini.

Ogni cicatrice che attraversa il tuo corpo e soprattutto il tuo cuore ti ha cambiato profondamente, allontanandoti dal vecchio te stesso e rendendoti di ferita in ferita sempre più umano.

Non che tu lo ritenga uno svantaggio, ora come ora.

Il cambiamento che è avvenuto e ancora sta avvenendo in te ti sconcerta, è vero, ma non ti spaventa.

Tu non torneresti indietro per nulla al mondo, non cambieresti niente, o quasi.

Non è vero, forse?

Se, per qualche illogico, folle caso, tu potessi tornare indietro di anni, a quel giorno in cui John Watson si è presentato di fronte a te e ti ha offerto il suo cellulare e la sua vita come la prima volta, tu non esiteresti nemmeno per un attimo, e ricominceresti tutto da capo. Forse faresti qualcosa un po’ meglio, questa volta, ma ripeteresti tutto, ogni avventura, ogni caso, ogni litigio, ogni sorriso.

 

Già, John Watson ti ha cambiato, e tanto anche, ma tu ripeteresti ogni singola cosa per averlo al tuo fianco.

 

Addirittura, ritorneresti senza esitazione all’inferno.

E poco importo se ci sei quasi morto, se il diavolo ti ha quasi trascinato con lui nel baratro. Non importa se hai temuto davvero di non farcela, se hai creduto di morire per la persona che ami senza che questa potesse mai sapere la verità, senza poterla salvare, senza che a lui importasse più di te.

Sei andato all’inferno, per lui. Ma, proprio quando non ci speravi più, è venuto a riprenderti. È tornato indietro, proprio mentre tutto diveniva buio, ti ha preso per mano e ti ha tirato al sicuro, tra le sue braccia protettive che stai lentamente imparando a chiamare casa.

Proprio quando credevi che non sarebbe tornato, che ti avrebbe lasciato morire, lui ti ha salvato.

 

Ti ha salvato, il tuo John Watson.

 

Ti ha salvato per l’ennesima volta, venendoti a prendere dritto all’inferno per tenerti con sé.

Nonostante tutto e tutti, ti ha permesso di salvarlo, venendo a salvarti.

 

Perché è questo che fate, voi due.

 

Vi salvate la vita a vicenda.

Vi proteggete, vi distruggete e vi salvate a vicenda da sempre.

E, lo sai bene, continuerete a farlo per molto, molto tempo ancora.

 

Ma a te va bene così.


Anzi, mentre lo stringi esitante tra le tue braccia, quasi avessi paura di spezzarlo, senti che non potresti desiderare di più.

Senti che potresti cadere, potresti tornare all’inferno altre diecimila volte per lui.

Affronteresti le fiamme e il dolore ancora ed ancora, con la consapevolezza di star salvando il tuo John, e sei certo che lui verrebbe a riprenderti ogni singola volta.

 

Perché John Watson è l’unica certezza della tua vita, come tu lo sei della sua.


E, qualsiasi cosa accada, tu e lui tornerete a cercarvi all’inferno, e vi salverete ancora una volta, solo per trovare riparo l’uno nelle braccia dell’altro.

 


 


 

  
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