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Autore: Signorina Granger    15/01/2017    6 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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 Magisterium


Epilogo 
 
Lunedì 21 Giugno 


“Insalata, pomodori, carote... ma possibile che qui ci siano solo cose SANE? Dov’è finito il rispetto per le schifezze?” 

Bella Burton sbuffò, smettendo di tirare fuori ortaggi da uno scaffale prima di alzarsi di nuovo in piedi, guardandosi intorno con aria accigliata mentre Antares si era appoggiato ad un bancone e seguiva la scena senza muovere un muscolo, le braccia conserte e le caviglie incrociate.

“Sai Bella, non sono sicuro che Silente intendesse QUESTO con “turno di ronda”...” 

“Pazienza. È il nostro ultimo turno e la nostra ultima sera qui, non ho intenzione di girovagare per i corridoi per la centesima volta! Io mi faccio uno spuntino, tu fai come meglio credi... ah, eccoli qui finalmente!” 

La rossa sfoggiò un sorriso vittorioso e soddisfatto quando tirò fuori un’enorme scodella carica di biscotti, sedendosi su uno sgabello prima di servirsene. 

“Vedo che come sempre sei molto restia a condividere... su, dammene uno.” 
 
“Carino da parte tua, prima non mi aiuti a cercarli e poi scrocchi! Vergognati Black.” 
 
Antares però la ignorò, prendendo a sua volta un paio di biscotti mentre Bella faceva dondolare distrattamente le gambe, guardandosi intorno quasi con aria pensierosa: era davvero strano realizzare di essere arrivata al Diploma... e ancor più strano era pensare che l'indomani a quell'ora non sarebbe più stata lì, ma di nuovo a casa sua. 
 
“Giugno è davvero volato... probabilmente non mi dispiacerebbe restare qui ancora un po’.” 

“Io sono ben lieto di prendere il Diploma e levare le tende, dopo tutto quello che ho studiato... chissà se ti ho battuta.” 

La Corvonero scoccò al ragazzo un’occhiata torva, coma a volergli dire “la vedremo” prima di addentare un altro cookies, assumendo un’espressione confusa:

“Ma non ti sembra strano? Questi non ci sono mai, in Sala Grande!” 

“Hai ragione.... forse Silente se li fa fare per lui e basta!” 

Le parole di Antares fecero bloccare improvvisamente la rossa, che abbassò lentamente lo sgaurdo sulla ciotola che teneva in mano prima di guardare di nuovo il ragazzo, che dopo un attimo di esitazione parlò di nuovo:

“Forse è il caso di metterli via.”  

“Si, forse è meglio... ok, basta biscotti. Però ho sete, vediamo se c'è qualcosa qui in giro...” 

La Corvonero scivolò giù dal sgabello prima di trotterellare verso la cella frigorifera, con Antares che sbuffò prima di rimettere i biscotti dove li avevano trovati: non aveva nessuna intenzione di lasciare tracce della loro permanenza lì dentro. 


“Ma come si apre questa roba? Uffa, non ci riesco...” 

Roteando gli occhi e chiedendosi come, ancora una volta, si fosse lasciato trascinare dalle idee strampalate della compagna, Antares si avvicinò ad Isabella. La rossa stava cercando di aprire lo sportello della cella senza però grandi risultati, tirando la maniglia verso di lei e sbuffando sommessamente.

Il Serpeverde lanciò un’occhiata a lei e poi alla porta prima di allungare semplicemente un braccio e dare una leggera spinta allo sportello bianco, che si aprì con uno scatto.

“Ma come hai fatto??” 

“C'è scritto “spingere”.” 
 

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, indicando semplicemente il piccolo cartellino con scritto effettivamente “push”. 

“To’, non l'avevo visto... beh, comunque, guarda quante cose! Brutti tirchi, non ce le servono! Scommesso che se le bevono i prof, tutte queste Burrobirre...” 

“O magari gli elfi.” 

“Si beh, comunque... dai, fai il bravo gentiluomo e prendine un paio.” 

Isabella sfoggiò un sorriso e Antares la guardò quasi con esasperazione:

“Hai paura che ti chiuda dentro, se vai tu?” 

“Perché, lo faresti?” 

“Suppongo che dovrai restare con il dubbio... va bene, vado io.” 
 
Antares sbuffò, chinandosi leggermente per non sbattere la testa prima di addentrarsi nella cella frigorifera, prendendo un paio di bottiglie mentre Bella scrutava il cartellino con scritto “push”m chiedendosi come avesse fatto a non notarlo... strano, le era sembrato di non vederlo in un primo momento. 

“Ecco, piccoletta di poca fede. Tieni.” 


Quando Antares le porse una delle due bottiglie Bella la stappò... e un paio di attimi dopo aveva alzato gli occhi sul Serpeverde, guardandolo con sgomento e irritazione insieme:

“Non ci credo. Black, l'hai agitata!” 

“Non so proprio di che parli...”

Il tono vago del ragazzo e la sua espressione quasi sorpresa non la convinse neanche un po’, sbuffando mentre si levava della schiuma dalla punta dei capelli rossi:

“Certo, e io sono Tosca Tassorosso! Il solito Black...’ 
“Ma dai Bella, mi hai visto prenderle... come avrei potuto agitare la tua?” 

“Ti ho perso di vista in quella frazione di secondo in cui guardavo la porta... e in quei due secondi avresti potuto benissimo agitarla!” 

“Hai veramente scarsissima fiducia in me... ti fai troppe paranoie Bella.” 

Il tono accusatorio della ragazza lo fece quasi sorridere, ma si impose di restare serio e di limitarsi a bere un sorso di Burrobirra prima di allontanarsi, con la rossa alle calcagna che sbuffava e si toglieva la schiuma dalla camicia:  era sicura al 100% che l'avesse agitata, e entro la fine del giorno successivo sarebbe riuscita a farglielo ammettere.


                                                                             *

Lunedì 21 Giugno 


“Ma possibile che siamo in ritardo anche oggi? Questa si che non ci voleva...” 

“È colpa di Aerin, ci ha messi un’eternità in bagno!” 

“Ma sentila, quella che ci mette poco a cambiarsi!” 


Jane si limitò a roteare gli occhi, decidendo saggiamente di non intromettersi e di lasciare che le due compagnie di casa discutessero per conto loro mentre camminava quasi di corsa per raggiungere l’Ingresso. 

Notò con sollievo che non erano le ultime ad essere arrivate e che c'era un considerevole via vai nell’ampia stanza del castello... e le porte della Sala Grande erano fortunatamente ancora chiuse, quindi erano arrivate abbastanza in orario. 
Probabilmente Jane si sarebbe messa a cercare Dante o Bella... ma qualcosa che disse Lizzy alle sue spalle la fece bloccare, attirando immediatamente la sua attenzione:

“Ehi! Ma quello... c'è Amos!” 

Jane si voltò di scatto, cercando il ragazzo con lo sguardo... e un largo sorriso le comparve sul volto pallido quando lo vide camminare proprio verso di lei, rivolgendole un cenno con la mano e sorridendo a sua volta. 

“Amos!” 

Senza pensarci due volte Jane quasi gli corse incontro, abbracciandolo mentre Amos ridacchiava, ricambiando la stretta:

“Ciao... ti sono mancato?” 

“Certo... perché non mi hai detto che saresti venuto? ... e che ci fai qui, in effetti?” 

“Dippet ha scritto a tutti noi dell'ultimo anno, suppongo non volessero farci perdere il Diploma solo per qualche settimana di assenza... Che bello rivederti, mi sei mancata! Anche se odio te e Dante, come vi è venuto in mente di mettervi insieme proprio quando io me ne sono andato?” 

Lo sguardo torvo del ragazzo la fece sorridere quasi a mo’ di scusa... e poi si ricordò improvvisamente del suddetto Grifondoro, certa che sarebbe stato felicissimo di rivedere Amos. 

“Dante lo sa che sei qui?” 

“No, ho fatto una sorpresa anche a lui... andiamo a cercarlo, coraggio.” 

Il Tassorosso sorrise all'amica, mettendole un braccio intorno alle spalle per cercare insieme il loro spilungone preferito: del resto notarlo non era difficile, anche se spesso e volentieri Dante riusciva a nascondersi in modo impressionante per la sua altezza. 




“Mi dite che cosa state tramando? È da ieri sera che ridacchiate di soppiatto e fate finta di niente quando vi chiedo spiegazioni?” 

“Stai per caso parlando con noi, Bella?”   Cassiopea inarcò un sopracciglio, voltandosi verso la rossa mentre Imogen si tratteneva dal ridere di fronte all’espressione accigliata e innocente della Black:

“Certo Cassy, vedi altre ragazze che sghignazzano qui nei dintorni? Parlate, su!” 

Il tono d'accusa della Caposcuola però non sorbi molto effetto nelle due compagne, che continuarono a fare le gnorri per tutto il tragitto fino all’Ingresso, destando ampi sospetti da parte di Isabella:

“Non è che mi avete organizzato uno scherzo, vero?” 

“Per chi ci hai preso? In ogni caso muoviti, non vorrai arrivare in ritardo! Devi dare il buon esempio, no?” 

Cassiopea sorrise, quasi spingendo l'amica giù per le scale mentre la rossa sbuffava, borbottando che c'era qualcosa che non le tornava.

La ragazza smise però di pensarci una volta nell’Ingresso, sentendo una voce decisamete familiare chiamarla mentre scendeva le scale:

“Ehy, carotina!” 


Per quanto avesse sempre detestato quell’orrendo soprannome Bella si voltò d’istinto, sorridendo come non faceva da parecchio quando si ritrovò a guardare una ragazza dagli occhi chiari e i capelli scuri che le sorrideva. 

“Bree!” 

La Corvonero quasi saltellò verso l'amica prima di abbracciarla di slancio, facendola ridacchiare:

“Ciao Bella... ti sono mancata?” 

 “No, per niente, cosa ti viene in mente? Ma perché non mi hai detto che saresti venuta?” 

 “L’ho scritto solo ad Imogen, volevo farti una sorpresa! E ho fatto promettere a lei e Cassy di non dirti niente.” 

La mora sorrise e Isabelle si voltò, scoccando un’occhiata da “lo sapevo che tramavate qualcosa” in direzione delle due suddette compagne, che erano ancora ferme ai piedi delle scale mentre assistevano alla “rimpatriata”, rivolgendo due sorrisi angelici alla rossa.

“Hanno mantenuto la promessa. Sono felice di vederti, mi rattristava non poter condividere questo giorno con te! Ma ora vieni Sparkle, ti presento Ingrid.” 



Nel frattempo, dall'altra parte della sala gremita di studenti che aspettavano di entrare in Sala Grande, un certo Grifondoro smise di stritolare le sue due cavie preferite quando intravide una figura familiare.
Dante mollò la presa su Amos e Jane, sfoggiando un lieve sorrisetto prima di parlare:

“Scusate, devo andare a salutare una persona... aspettatemi per entrare!” 

“Le mie costole... mi sento tutta incrinata!” 

Jane si massaggiò un braccio quasi dolorante mentre Amos le sorrideva con aria consolatoria, abbracciandola delicatamente e senza spezzarla in due come faceva sempre Dante, che si allontanò quasi a passo di marcia verso un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi chiarissimi che stava parlando con Antares.

“Ciao, Roddy.” 

“Dante! Come stai?”


“Benissimo, ma... Black, ti dispiace se te lo rubo per un attimo? Io e Rod abbiamo una conversazione in sospeso da parecchio.” 

Il sorriso di Dante non prometteva proprio niente di buono e Rod sgranò gli occhi chiarissimi, rivolgendo un’occhiata quasi implorante al suo amico che però annuì, sorridendo debolmente e guardando il Grifondoro con lieve divertimento:

“No, fa’ pure.” 

“CHE? Ant, questo mi ammazza! Non puoi farmi questo, sono il tuo migliore amico!” 

“Lo faccio proprio per questo... ci vediamo dopo!” 


Antares sorrise all'amico, rivolgendogli persino un cenno di saluto con la mano mentre Dante se lo trascinava dietro e Rod guardava il Serpeverde con una nota implorante negli occhi chiari e giurandogli vendetta allo stesso tempo. 

Antares però non si scompose, augurando invece mentalmente buona fortuna al suo amico... non sapeva di cosa volesse parlargli Dante, ma non gli era sembrato affatto allegro. 


                                                                               *


“Che cosa disegni?” 

“Il panorama. Non lo voglio scordare.”

Oliver si sporse leggermente per sbirciare il disegno di Isabella, che ritraeva in effetti il castello in lontananza. 
Non l'aveva mai detto ad alta voce, ma Oliver la conosceva e sapeva che era molto più triste di tutti gli altri all'idea di doversene andare... non aveva molta voglia di tornare dalla sua famiglia, e la capiva. 

Il Grifondoro le rivolse un debole sorriso che la ragazza ricambiò, parlando a bassa voce mentre attorno a loro Dante, Amos, Jane, Brianna e Ingrid mangiavano tutte le schifezze possibili prese al carrello.

“Avrei preferito restare lì, credo... tu sei felice di tornare?” 

“Si, i miei genitori mi mancano... hanno persino cancellato le vacanze di Pasqua per questioni di sicurezza, non li vedo da mesi. Anche se mi dispiace essere qui senza Ethan, è come se mancasse qualcosa, non poter condividere con lui questo giorno.” 

“Lo so, lo pensavo anche io in relazione a Brianna. Ma su col morale Olly, sono certa che lo rivedrai presto. Ora scusate, ma temo di dovervi lasciare... il mio dovere da Caposcuola è finito, devo mettere giù la spilla.” 

Isabelle si alzò, scavalcando le gambe degli amici per uscire dallo scompartimento sotto lo sgaurdo accigliato di Oliver, che per un attimo si chiese a cosa si fosse riferita l'amica.

“Come mai quella faccia cupa? Eri talmente terrorizzato dagli esami che ora dovresti fare i salti di gioia!” 

I pensieri del ragazzo vennero interrotti dalla voce di Ingrid, che gli sorrise prima di sedersi sulle sue ginocchia, facendolo annuire:

“Certo che sono felice, specialmente dopo aver appurato di aver preso persino A in Storia! Roba da matti, mia madre non ci crederà mai quando glielo dirò!” 

“Anche mia sorella stentava a crederci... e credo che mio padre penserà che io lo stia prendendo in giro, quando glielo dirò.” 

“Sapete dov’è ora?” 

“No... ma io e Astrid stasera andremo a Berlino, per salutare nostra madre. Se non altro vedrò lei.” 

Ingrid sfoggiò un  sorriso un po’ amaro, felice di poterla rivedere... anche se avrebbe preferito poterlo fare con sua madre in salute e come prima, non quasi incapace di fare qualunque cosa da sola.

“Ti manca molto, lo so... e mi mancherai anche tu, ma ci vedremo quest'estate, no?” 

“Ovviamente... credo che il mio posto ora sia in Inghilterra, almeno finché le acque non si calmeranno... cercheremo di far spostare mia madre al San Mungo, così potrò stare vicino sia a te che a lei.” 


Ingrid sorrise e Oliver ricambiò, annuendo con un debole cenno del capo mentre le accarezzava i lunghi capelli biondi:

“Mi fa piacere sentirlo... sono sicuro che andrà tutto bene e che presto tornerete ad essere una famiglia.” 

“Beh, sai come si dice Olly. La speranza è l'ultima a morire.” 


                                                                          *


Percorreva quel corridoio familiare, anche se era passato abbastanza tempo dall'ultima volta in cui ci era stata.
Era consapevole delle occhiate perplesse e quasi accigliate che molti le rivolgevano, passandole accanto... ma non ci faceva caso e continuava ad avanzare imperterrita e a testa alta, stringendo il foglio tra le mani. 

Si fermò davanti alla porta ed esitò prima di bussare. Ma lo fece, non aspettando nemmeno di ricevere una risposta prima di aprire la porta. 

Era seduto alla sua scrivania, come sempre... chino su dei fogli, ma alzò gli occhi chiari su di lei quando sentì la porta aprirsi, restando in perfetto silenzio e abbastanza impassibile, anche se Charlotte colse la nota di sorpresa negli occhi chiarissimi che somigliavano tanto a quelli di suo fratello. 

“Sei mesi, il congedo finisce ufficialmente oggi. Perciò sì, da domani torno in servizio.” 

Fece qualche passo avanti e lasciò cadere il foglio sulla scrivania del padre, oltre la targa in ottone con il suo nome inciso sopra. 

Non aspettò nemmeno che Edgar Selwyn, che aveva contribuito ad allontanarla dal Dipartimento votando nel Consiglio, le rispondesse, girando sui tacchi e uscendo dalla stanza senza aggiungere altro: non aveva intenzione di perdere altro tempo con lui, aveva altro a cui pensare.

Sei mesi... sei mesi dalla morte di Sean, le sembrava impossibile. Eppure quelle settimane erano effettivamente passate, ed ora poteva riprendere in mano la sua vita.

Allontanandosi lungo il corridoio sorrise a Stephanie, che l'aspettava davanti alla porta del suo ufficio:

“Bentornata! Da domani saremo di nuovo insieme, non vedo l'ora.” 

“Anche io... sarei tornata già oggi, ma credo di avere un ultima cosa da fare. Salutami Reg, naturalmente... ci vediamo domani mattina.” 

“Sarà fatto... ma prima che tu vada, devo darti questa. Credo che tu sia diventata il mio nuovo capo, Selwyn.” 

Stephanie sorrise, porgendo all'amica un foglio che Charlotte prese quasi senza credere alle sue parole: possibile che avessero nominato lei? Eppure la firma di Burke era lì.

“Chi mi ha nominato?” 

“Tuo fratello, in effetti. Qualche settimana prima dell’incidente ha detto a Burke che voleva che fossi tu a sostituirlo, se gli fosse successo qualcosa. A volte penso che lo sapesse, in un certo senso.” 

“Anche io.” 

Charlotte sfoggiò un lieve sorriso, stentando a credere che Sean avesse detto al Capo degli Auror di darle il suo posto. Si ricordò della conversazione che avevano avuto in quell’infernale affare Babbano, poco prima della sua morte: Stephanie aveva ragione, a volte le era davvero sembrato che Sean già sapesse come sarebbe finita quella sera. 

“Beh, allora sarò la prima donna qui dentro a poter mettere gli uomini in riga... non vedo l'ora. Ora però devo proprio andare, c'è una persona che devo vedere. Buona giornata Signora Carsen.” 

Sorrise all'amica prima di girare sui tacchi e allontanarsi nella direzione opposta, uscendo dagli uffici mentre Stephanie la seguiva con lo sguardo: aveva come la sensazione di sapere chi dovesse vedere, anche se non glie l'aveva chiesto. 


                                                                                *


Osservò la spilla per qualche istante prima di appoggiarla sul tavolo, realizzando definitivamente che il suo percorso ad Hogwarts era finito davvero, una volta per tutte.

“Che faccia triste... ti mancheranno i turni insieme a me, suppongo.” 

“No Bella, neanche un po'. Ho passato quest'anno a chiedermi che cosa avresti combinato ogni sera... tra spuntini, “ladri” e rumori sospetti nei bagni quando ci sei di mezzo tu succede sempre qualcosa di insolito. A volte penso che tu abbia una doppia personalità.” 

Isabelle fece spallucce, sorridendogli leggermente mentre sfilava a sua volta la spilla dalla camicia della divisa... presto avrebbe dovuto toglierla, in effetti. 

“Nessuna doppia personalità, sono solo quella che vedi.” 

“Per favore, a primo impatto sembri così normale, tranquilla, seria... ma poi a volte te ne esce con dei mezzi sprizzi di follia e idee strampalate.” 

“Lo so che mi adori Black, non serve che me lo dici, tranquillo. Piuttosto, ho sete... Mike, mi passi la bottiglia di Burrobirra?” 

Isabella sorrise al Prefetto di Corvonero, che obbedì e le passò la bottiglia per “brindare”... e Bella la passò senza dire nulla ad Antares, restando comodamente seduta e senza battere ciglio. 

Quasi senza riflettere Antares fece per stapparla, ma poi si bloccò sotto lo sgaurdo accigliato di tutti i Prefetti: c'era qualcosa che non andava. 

Il ragazzo alzò lentamente gli occhi su Isabella, che era seduta di fronte a lui... e sorrideva, guardandolo a sua volta con un’espressione angelica che ormai conosceva piuttosto bene. 

“Burton. Che cosa hai fatto?” 

“Io? Assolutamente nulla... perché tanto sospetto? È solo Burrobirra. Ho fatto esattamente quello che hai fatto tu.” 

“Per l'ultima volta, non l'ho agitata!” 

“Bene. Allora non l'ho fatto nemmeno io.” 

Il sorriso innocente e vagamente mellifluo di Bella rimase perfettamente intatto, guardando il ragazzo con gli occhi azzurri carichi di divertimento mentre Antares esitava, osservandola a sua volta. 
Abbassò poi lo sguardo sulla bottiglia che teneva ancora in mano, combattuto... fece per stapparla ma poi si bloccò, sbuffando e appoggiandola di nuovo sul tavolo:

“Ok, e va bene, l'ho agitata. Contenta?” 

Mentre parlava Bella si era sporta leggermente sul tavolo, prendendo la bottiglia e stappandola come se niente fosse prima di berne un sorso, sfoggiando poi un sorriso soddisfatto:

“Si, molto. Beh, questa me la porto via... quanto a voi, buon settimo anno. Tu invece, Black... beh, buona vita. Ciao a tutti!” 

Isabella sorrise allegramente, rivolgendo un cenno di saluto in direzione di un Antares abbastanza torvo e perplesso prima di uscire dallo scompartimento con nonchalance, come se niente fosse.

Antares invece sbuffò, costretto ad ammettere che l'aveva fregato... purtroppo, l'ultima battaglia l'aveva vinta lei. 
Ma forse era meglio lasciare le cose così e non far continuare oltre quel circolo vizioso di scherzi e frecciatine.


                                                                                  *


“Ciao, Luisa.” 

Luisa Bennet alzò gli occhi scuri dalla cartella che stava leggendo per posarli su quella che col tempo era diventata una delle sue pazienti preferite e più interessanti. 
Sorrise nel trovarsi davanti Charlotte Selwyn, lieta di rivederla:

“Ciao, Charlotte... siediti. Mi stavo giusto chiedendo se saresti venuta.” 

“Non potevo privarti del piacere di chiacchierare con me un'ultima volta, ti pare?” 

Charlotte attraverso la stanza e si lasciò cadere sul divano, lo stesso dove si era seduta molte volte... ma lo fece in modo diverso, limitandosi ad accavallare le gambe e senza incrociare le braccia. 
Prese posto in modo diverso, parlava in modo diverso.

Era diversa, completamente.

“Sei cambiata. Sei mesi fa non eri certo così bendisposta... probabilmente Hogwarts ti ha fatto bene. Perché non mi racconti brevemente com’è andata?” 

“Immagino di dover fare una bella sintesi allora, altrimenti potrebbe volerci un bel po’.” 

Charlotte sorrise e Luisa le rivolse un cenno del capo, invitandola ad iniziare: era passato un po’ dalla loro ultima chiacchierata... ed era curiosa di sentire cosa avrebbe detto, e sopratutto in che modo l'avrebbe fatto. 


                                                                                   *


Mentre Jane correva ad abbracciare sua madre e Dante dalla sua famiglia che era venuta a prendere lui, Francies e Coraline al completo, Oliver Miller si era guardato intorno per cercare i suoi genitori con lo sguardo... 

Inutile dire che aveva quasi perso un battito quando aveva visto qualcuno di decisamente familiare sorridergli e facendogli un cenno con la mano, quasi a voler attirare la sua attenzione. 

Impossibile 

Era davvero lì? 

“Ethan?” 

“Non mi vedi da mesi e mi saluti così? Sai quanti chilometri ho fatto per venire a salutarti? Sei un ingrato Miller.” 

L’ex Corvonero aveva scosse il capo quasi con disapprovazione, ma non era riuscito a non sorridere di fronte alla faccia più che allegra di Oliver, che aveva praticamente abbandonato i bagagli per andare ad abbracciarlo:

“Che ci fai qui? E chi ti ha detto che tornavamo oggi?” 

“Un uccellino color carota.” 

Ethan sorrise, accennando col capo a qualcuno oltre la spalla di Oliver, che si voltò e sorrise nel vedere Bella caricare il baule su un carrello insieme e Brianna.
Sentendo quasi il suo sguardo la Corvonero si voltò, sorridendo al Grifondoro prima di strizzargli l'occhio e allontanarsi in compagnia dell'amica. 

“È la solita... Sono felice di vederti, ho un sacco di cose da raccontarti! Aspetta, ora cerco Ingrid così ti saluta anche lei.” 

“Beh, lei sapeva che sarei venuto, in realtà.” 

“Ma possibile che lo sapesse tutta la scuola eccetto me!?” 




“Che muso lungo... non dirmi che farai l’offeso ancora per molto!” 

“Non sono offeso, sono scandalizzato! Bell’amico che sei, io arrivo a farti una sorpresa e tu mi lasci nelle mani di Dante Julius, che per poco non mi uccideva per non avergli detto dell'interesse di Ryan per il suo tesoro intoccabile! Vergognati!” 

 “E piantala, lo so che ti sono mancato! E metti via quella maledetta pipa, non ti crede nessuno Roddy.” 

“Non chiamarmi Roddy, Anty... io faccio quello che mi pare. E comunque non mi sei mancato per niente!” 

Il tono sdegnato e offeso di Rod fece quasi ridere Antares, che sorrise all'amico prima di parlare di nuovo in tono canzonatorio:

“Invece si!”

“No.” 

“Si.” 

“No!” 

“Ti dico di sì!” 

“Ok e va bene mi sei mancato, razza di rompiscatole... ma falla finita o me ne torno da dove sono venuto, Black!” 

“Si Rod, anche tu un po’ mi sei mancato.” 




“Molto bene, vedo che oltre a formare coppiette ricongiungi persino amici dispersi... ottimo lavoro Burton. E ora che si fa?” 

“Si torna a casa, immagino... non è che potresti adottarmi, vero Bree?” 

Lo sguardo speranzoso della rossa fece ridere Brianna, sorridendo all'amica e guardandola con sincero affetto:

“Scusa, ma siamo già in quattro fratelli... credo che i miei ne abbiano abbastanza, anche se in famiglia tutti ti adorano. Mia madre dice che potrai venire quando vorrai, non preoccuparti. Piuttosto... è lunedì. Sai, in Irlanda si dice che iniziare un viaggio di lunedì porti fortuna, ma finirne uno sia di cattivo auspicio... dimmi, secondo te ne stiamo finendo o iniziando uno?” 

Isabella Burton si strinse nelle spalle, sorridendo mentre camminava accanto alla sua amica, spingendo il carrello che conteneva il baule e i capelli rossi che scintillavano sotto il sole, decisa a smetterla di farsi influenzare dalla sua famiglia: Hogwarts ormai era finito, ed era il momento di voltare completamente pagina per essere puramente se stessa, non quella che gli altri avrebbero voluto che fosse. 


“Onestamente? Non lo so... immagino che sia questione di punti di vista.” 


                                                                               *


“Quindi, facendo un breve riepilogo di tutto quello che mi hai raccontato... hai fatto l'insegnante per circa cinque mesi, sei tornata ad Hogwarts e probabilmente anche grazie a questo sei riuscita a superare il lutto e il senso di colpa che provavi... Sei andata oltre quello che ti è successo a Dicembre, come anche tuo fratello avrebbe voluto, hai smesso di fare l’Auror per un po’ ma da domani riprenderai, e hai anche ottenuto il posto di tuo fratello a capo dell’unità... ah, quasi dimenticavo: ti sei innamorata.” 

Charlotte quasi si strozzò con il thè che stava bevendo, sforzandosi di non soffocare mentre un sorrisino faceva capolino sul volto di Luisa, che era come sempre seduta davanti a lei, come se quelle settimane non fossero mai passate, anche se la donna che aveva di fronte era molto diversa da quella che aveva incontrato per la prima volta. 

“Come scusa? Io non... tu che ne sai?” 

“Ah, niente, avrò frainteso... perdonami. Ma mi fa piacere che tu sia molto più disposta a raccontarmi le cose, quando ci siamo conosciute dovevo tirartele fuori a forza. Una volta ti ho detto che solo tu potevi trovare le risposte che cercavi, e ci sei riuscita se stai di nuovo bene... perciò i miei complimenti Charlotte, hai vinto la battaglia contro te stessa.” 

“Non cercare di svicolare con i discorsi profondi da strizzacervelli, Luisa! Ripetimi un po’ l'ultima parte!” 

“Beh, ho detto che hai superato l'ostacolo che tu stessa rappresentavi.” 

Luisa sorrise con aria innocente, chiudendo la cartella clinica di Charlotte dopo averci scarabocchiato qualcosa sopra... ma per la prima volta l’Auror non ci badò e non le chiese mai cosa avesse scritto accanto al suo nome nell'ultima pagina, continuando a guardare la donna con lieve sospetto:

“No, l'altra ultima parte!” 

“Ah, intendi che ti sei innamorata? Perdonami, non volevo sconvolgerti, ma mi era sembrato di capirlo...” 

“Ma io non ti ho detto niente! Luisa, non azzardarti ad andartene...” 

“Temo che la tua ora sia finita Charlotte, ma se vuoi passare a trovarmi ancora sarai la benvenuta.’ 

Luisa si alzò e Charlotte la imitò, continuando a guardarla quasi con aria accusatoria mentre la psicologa si avvicinava alla porta per aprirla... e al contempo un pensiero si fece largo nella mente dell’Auror, facendole sgranare gli occhi quasi con orrore:

“Luisa... non dirmi che sei una Legilimens!” 

“Non te l'avevo detto? Che sbadata, mi sarà sfuggito...” 

“Mi stai dicendo che hai sempre saputo quello che pensavo e non mi hai mai detto niente? Avresti potuto aiutarmi in meno tempo!” 

“Vero, ma non sarebbe stato abbastanza utile per te.” 

“Sai una cosa, voi strizzacervelli siete veramente un branco di sadici! Siete peggio di noi Auror, altroché!” 


Luisa continuò a sorridere, aprendo la porta e rivolgendosi nuovamente alla sua ormai ex paziente, avendo concluso l'ultima seduta: 

“Può essere. Ma ti ricordo che se io lo so, vuol dire che TU lo pensi. Quindi deve essere vero per forza... Buona giornata, Charlotte Selwyn.” 





















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Angolo Autrice:

Temo proprio di non riuscire a scrivere capitoli brevi in questa storia... anche l’Epilogo è venuto lungo, roba da matti. 
Comunque sì, è finita anche questa! 

*Le autrici lanciano coriandoli per essersela levata di torno, perché dopo quasi cinque mesi non la sopportavano più *

Signorina: Inutile che festeggiate, vi ricordo che avete votato di sì per la Raccolta! 

*Le autrici si ricordano che dovranno sopportarla per altre due settimane come minimo e smettono di festeggiare*


Ovviamente ringrazio di cuore chi ha partecipato alla storia dall’inizio e non si è persa per strada, ovvero Sesilia Black, HadleyTheImpossibleGirl, Nene_92, Moontastic, amilcara95, Phebe Junivers e Alidifarfalla, Coco per aver preso parte alla storia in un secondo momento... Ma un grazie speciale a Shiori Lily Chiara, che ha seguito e recensito la storia dall'inizio, anche prima di partecipare; grazie a chi ha messo la storia tra Preferite, Seguite e Ricordate. 

Per la prima volta ho voluto reinserire gli OC eliminati nella conclusione... mi sembra quasi di sentire i festeggiamenti di alcune di voi nell’aver rivisto Rod XD Sono stata troppo buona probabilmente, non credo che questo buonismo si ripeterà.

Per chi partecipa all'altra mia storia in corso ci vediamo lì, per le altre ovviamente ci sentiamo molto presto con le OS, dovrei pubblicare la prima domani. 

Si accettano scommesse su quanto ci metterò ad uscirmene con una nuova storia, ma intanto vi saluto e vi ringrazio ancora, anche per aver votato come personaggio preferito la mia acida Charlotte <3


Un bacio, 
Signorina Granger 

   
 
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