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Autore: Growl    18/01/2017    1 recensioni
In una classe di venti studenti, le divergenze tra questi portano la preside a fare una scelta rivoluzionaria; dividere gli alunni in quattro Fazioni: La Teocrazia del Sol'Rosa, l'Unione dei Moderati, la Repubblica delle Banane e l'Anarchia della Fattanza. Divisi in gruppi, gli studenti non danno problemi e rimangono tranquilli, e tutti pare andare per il meglio.
Il terzo anno, però, si unisce un nuovo studente al gruppo, Filippo. Con una vita sociale pari a quella di una lucertola nel deserto, una madre estremamente vendicativa e la capacità di tollerare il genere umano ormai persa da tempo, come farà a sopportare i suoi nuovi stravaganti compagni di classe senza contemplare il suicidio? Inoltre, c'è in palio la vincita di una gita in America, e gli studenti sono così ansiosi di "fare esperienze" all'estero da ricorrere ad atti estremi... Non stupitevi se la storia finirà con una tragedia.
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Mi raccomando, ci tengo tanto alla storia, quindi se vi capitasse di leggerla, magari lasciateci anche una piccola recensione? ;P
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vita di fazioni
in una classe disastrata


 
 
Il processo inizia! Teresa alla sbarra! 

 
Appena sento uno strano odore di fumo, capisco che l’Anarchia sta arrivando. Eccoli tutti e cinque, mentre lasciano dietro di loro un sentiero di cenere. Tutto ciò mi ricorda Hansel e Gretel, spero che non mi ritrovi in un’altra fiaba modificata; preferisco assistere ad un processo.
Vabbè, quello che questa classe riesce a fare, a dire la verità.
Noi alunni ci sediamo sulle sedie di plastica che si usano nei bar di quarta categoria. Sulla nostra destra la scuola. Immediatamente la porta viene spalancata, seguita da uno squillo di trombe. Sono Gabriele, Teresa e Angela. A quanto pare devono torturare le mie orecchie anche se mia madre lo fa già in continuazione.
«Annuncio l’inizio del processo a Teresa Drotta, accusata di tentato omicidio nei confronti di Gabriele Rosa, discendente del grande e supremo Dio Sol’Rosa!» esclama lui stesso.
Una volta che i tre sono arrivati di fronte agli altri alunni, Gabriele fa un inchino ed esclama «In piedi!», ma nessuno lo ascolta, fatta eccezione per Elisa e Federica, che, imbarazzate, si risiedono immediatamente.
«Tsk. Insieme decideremo se Teresa è colpevole. Ma tanto sappiamo tutti che lo è.»
«Sei proprio un fissato! Non ho fatto nulla! Anzi, sai che ti dico, dovevo avere io l’idea di ucciderti!»
Sospiro. Così si sta scavando la fossa da sola.
«Vedete, compagni e giudici? Non abbiamo ancora iniziato e già si sta incolpando da sola! E’ una minaccia per ciascuno di noi! Terminiamo qui il processo, così posso andare a venerare il Dio e scegliere il luogo per la Seconda Sgabuchiesa! Sappiamo che Teresa è brava nella retorica, vi convincerà di essere innocente!»
«Obiezione, Gabriele.» ribatte Martino. «Non possiamo esporla solo perché è una minaccia per noi. Il novanta percento della classe è un pericolo per sé stesso e per gli altri.»
«Zio, è proprio questo che rende la nostra vita uno spasso, yooooo!» esclama Pietro, dandogli involontariamente ragione.
«Lasciamo parlare l’imputata.» fa Paola.
«E togliamole di dosso quella camicia di forza, è così poco alla moda!» aggiunge Carolina.
«La camicia è per la tua salute.» le spiega Gabriele. «Potrebbe attaccare te, e così nemmeno tu sarai mai più alla moda!»
«Allora è un sacrificio che sono pronta a compiere! Comunque sì, sbrigatevi che devo mangiare altre banane insieme ad Alberto.»
«Carolina, ti devo ripetere che non andiamo lì solo per mangiare banane? E’ quello che facciamo ogni sabato sera dopo mezzanotte, ho solo spostato l’orario!» le risponde lui.
«Non m’importa della mia camicia di forza, scemi! Riuscirò a liberare le mie parole oltre la barriera che avvolge il mio corpo, come un bruco che si trasforma in farfalla!»
Riesco a sentire Federica sussurrare ad Elisa.
«Annotata. Siamo a tredici analogie in due giorni. La situazione si fa grave.»
Angela dà a Teresa una sedia. All’inizio penso che ci si voglia sedere sopra, ma dopo pochi secondi le dà un calcio che per poco non colpisce Gabriele in testa.
Se prima si stava scavando la fossa, ora la sta ricoprendo di terra.
«Ehm, ehm… io non so proprio, o compagni, quale effetto abbia prodotto su di voi Gabriele. Mi accusate di essere un’assassina. Vi dimostrerò con i fatti che non sono quell’ “astuta parlatrice” che temete. Sempre che con ciò non intendiate chi afferma la verità, in tal caso, sono colpevole.»
«Guardate, ha già iniziato!» si lamenta Gabriele.
«Da me udrete solo la verità, e inoltre, o compagni, parlerò così, semplicemente, come le espressioni si presenteranno a me. Limiterò al minimo le analogie, sempre per dimostrarvi che io sono una persona onesta.»
Mentre Teresa blatera qualcos’altro, vedo Alberto avvicinarsi pericolosamente a me.
«Ehi, Filippo.»
«Alberto, cosa vuoi adesso?»
«Dopo vuoi seguirci per i vicoli della zona pedonale?»
«Vi posso seguire con la polizia, sperando che vi denuncino per atti osceni in pubblico.»
Alberto incrocia le braccia. «Peggio per te. Se ti vuoi divertire, comunque, possiamo farlo anche qui, eh. Basta nascondersi!»
«Alberto. Hai altre persone con cui divertirti. Io sto cercando di ascoltare cosa ha da dire Teresa.»
«Come sei noioso.»
«Mi difenderò sia dalle vecchie accuse, esse certamente infondate, che dalle nuove.» continua Teresa. «Iniziamo. Molti dicono che parlo a vanvera, con analogie senza alcun senso, volte a confondere i miei interlocutori!»
«E’ così! Non capisco una mazza di quello che dici!» esclama Cosimo.
«Perciò ho annotato qualche mia analogia pronunciata in passato, e sono qui per spiegarle, manco fossi un critico. Perché, ricordate, non dovrei essere io a spiegare le mie metafore, ma i miei fidati lettori in note specificatamente riportate sotto il testo!»
Teresa sta veramente per rivelare il significato nascosto dietro le sue analogie? Sono legittimamente emozionato.
«Molti ricorderanno un mio classico: quando il sole tramonta, non compare, ma ritorna perché la Terra gira, e, a mio parere, il significato è chiaro, chiaro come il sole. Anche questa è una similitudine, ma sono sicura che è al vostro livello di comprensione. La mia, invece, è una metafora elaborata, che afferma che una cosa può andarsene e all’apparenza non tornare più, ma il mondo va avanti, e quindi prima o poi tornerà a visitarvi!»
«Ci sono modi più semplici per dire cose del genere. E dimmi, quando potrebbe essere usata senza far svenire chi ti ascolta?» chiede Paola.
«Per esempio, se qualcuno si lamenta delle mie analogie! O compagni, potrei rispondergli così, facendogli notare che dopo un po’ di tempo, se ci pensa, il significato gli balenerà in mente!»
«Ma non è così per nessuna delle tue analogie, sorella! Nessuno le comprende, yooooo!» fa notare giustamente Pietro.
«Smettila Teresa, E’ chiaro che ti stai arrampicando sugli specchi con queste analogie. Non siamo qui per discutere di questo!» l’attacca Gabriele.
«Divertente che mi dici di non accennare alle mie analogie con una metafora. Sei come il bambino di casa che distrugge i castelli di sabbia degli altri fatti meglio, solo per vincere la competizione con un lavoro di basso livello!» esclama con tono saccente.
Gabriele sussurra a Martino, poi scrive su un block notes rosa qualcosa, probabilmente relativo al suo Dio.
«Comunque, se non volete ascoltarmi per quanto riguarda le mie analogie, adesso proverò a difendermi dallo stesso Gabriele, da questo amico devoto della classe, dal discendente di un antico Dio, com’egli dice di essere. Riprendiamo il testo dell’accusa che suona press’a poco così: “Teresa è colpevole di corrompere la classe e la Fazione, e di non credere al Dio Sol’Rosa, ma in nuove divinità demoniache”. Esaminiamo la prima accusa. Dice che corrompo la Fazione. Io invece dico, o classe, che il colpevole è Gabriele, che prende alla leggera cose molto serie affermando di essere letteralmente Dio in terra.»
«Ma guardatela, è pazza! Rinchiudiamola subito.»
«Gabriele, ascoltiamola.» dice Paola. «Sono sicura che dirà così tante cose stupide che Claudia potrà scriverci un libro sopra.»
«Dimmi Gabriele. Tu vuoi che la Fazione e la classe diventino migliori?» domanda Teresa.
«Ti pare? Ovviamente sì.»
«Dimmi allora, cosa li rende migliori?»
«Il credere nel Sol’Rosa. Lo studio.»
«Ah! E chi è capace di portarli a fare ciò?»
«La mia Fazione. In particolare io stesso.»
«Quale buona notizia, e non sono io della Fazione? Non sono stata l’Arcivescovo per due anni consecutivi?»
«Certo, ma ora non lo sei più.»
«E perché non lo sono? Seguo tutte le regole del Dio, eppure sono stata declassata senza un motivo apparente. Su, adesso devi dirmi perché. Di fronte alla classe.»
«Non ti meritavi il titolo.»
«Gabriele, vedo che ti diverti ad evitare le domande. Dobbiamo continuare così? Perché non mi meritavo il titolo? Devi dirlo.»
«Non sei stata istruita bene.»
«Oh! Vedi Gabriele, hai appena detto che tu in particolare sei chi insegna i valori del Sol’Rosa. E così stai insinuando che io non sono stata istruita bene da te, e allo stesso tempo mi consideri colpevole. Dovresti essere considerato colpevole tu. Eppure no, o Gabriele, è così che fai vedere che non ti sei mai curato della Fazione e della classe, e dimostri la tua assoluta noncuranza per ciò per cui mi hai accusato. Proprio un bambino.»
«No, senti, Teresa, hai provato ad uccidermi! E stai ancora blaterando cose senza senso! Che razza di difesa è?»
«Vedete, vuole portarmi a compiere passi falsi, quando lui stesso ne sta compiendo così tanti che avrebbe perso una partita a Twister almeno dieci round fa. Ma se tanto volete, passerò subito al dunque: vi dimostrerò che non sono stata io a provare ad uccidere Gabriele, tantomeno altri della classe. Quello che avete visto era una messinscena, compiuta da Angela e dal mio Superiore, se ancora così lo si può definire per incastrarmi.»
   
 
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