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Autore: Christine_Heart    20/01/2017    1 recensioni
Acheron lo guardò stranito, come se le parole appena dette non avevano senso.
Sorrise contento e disse:
«Papà icino!» esclamò il bimbo felice, portandosi le manine sul cuore, una sopra l'altra.
Papà! Non mi ha mai chiamato Dottore o Smith o in qualsiasi altro modo. Non ha mai chiesto il mio vero nome, il mio vero essere. Da quando ha iniziato a parlare, non si è mai rivolto a me con quel nome che adotto con tutti, con quel nome che di solito per me significa tanto, per lui sono solo papà, sono il suo papà.
«Empre!!!» disse alla fine formando un piccolo arco con le braccia.
Il Dottore sorrise intenerito mentre dentro sentiva piangere per la commozione.
«Il papà ti starà vicino in ogni momento non temere.» gli sussurrò con gentilezza, accarezzandogli con affetto la guancia.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa, TARDIS
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Papà Dottore'
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A Thor
Se tutti avessimo un cuore da cane...



 
 

Prologo : Sotto la pioggia.

 

Whoo whoo...

Il suono dell'Universo riecheggiava forte nella notte silenziosa e la cabina blu si confuse con l' oscurità.
Il Dottore tirò un lungo sospiro, e aprì con un cigolio la porta del Tardis. I suoi occhi castani e profondi si persero in quell'infinito mare di colori poco chiari.
Uscì, e l'aria fresca della notte, gli scompigliò appena i capelli, lasciando ondeggiare gli abiti.
«Dove siamo finiti questa volta Tardis?!?» chiese con curiosità al suo vecchio amico, accarezzandogli con affetto la superficie in rilievo.
Richiuse la porta, bloccò l'ingresso con un giro di chiave, e s'incamminò in quella notte stellata.
Il sentiero era desolato, non un'anima viva. La brezza fresca del mare si confondeva con l'aria calda dei dintorni.
Era estate sicuramente fine Giugno, si capiva dal caldo che si respirava nell'aria. Una breve discesa, e poi eccola lì...la civiltà.
Abitazioni e fiaccole, che si dipingevano in lontananza, a dipingere un po' il cielo.
Il Dottore sorrise, infilandosi le mani in tasca.
«Ah...» affermò appena divertito.
Continuava a guadarsi attorno, alla ricerca di qualche punto di riferimento.
Arricciò le labbra felice una volta compreso il luogo.
«Antica Grecia...Didymos !» pronunciò soddisfatto, annuendo compiaciuto.
«Mhm...ci sarà da divertirsi!» confessò a se stesso, sorridendo sbarazzino.
Avanzò di pochi passi, godendosi la camminata e poi...sentì un tuono in lontananza.
«Ma quello....???» cercò di capire.
E quasi per istinto alzò gli occhi al cielo.
Le stelle erano ancora limpide e ben visibili nel firmamento, eppure quel rombo l'aveva sentito, non era frutto della sua immaginazione.
Un'altro eco più distinto e vicino...ed infine...
Plik...plik...
Quattro gocce d'acqua gli bagnarono la fronte e il sorriso del Dottore si allargò per la pura gioia.
«Ah...sta iniziando a piovere, non ci credo!» esclamò felice.
La prima pioggia che segnava l'inizio dell'estate, era segno che lui non si sbagliava.
Il Dottore rise più forte, ed aprì le braccia al cielo.
L'acqua lo stava bagnando da capo a piedi, ma la cosa non sembrava importargli. Iniziò a girare su se stesso, accogliendo ogni singola goccia di pioggia. Si sentiva vivo, era da tempo che aveva perso quella sensazione, e quelle poche gocce stavano facendo la differenza, stavano allietando i suoi due cuori, e la sua anima stanca.
Si passò una mano tra i capelli bagnati, e sorrise di nuovo.
«Ho sempre amato l'acqua.» disse soddisfatto.
E poi il suono più inaspettato di tutti, quel tipico piccolo suono, che non ti aspetteresti mai in una notte strana e particolare come quella.
Il vagito di un neonato.

 

Piccolo, indifeso, innocente...il primo erede del regno di Didymos , nato da solo poche ore dormiva beato nella sua culla. Il suo respiro dolce e regolare faceva intuire che il suo era un sonno tranquillo, avvolto da sogni semplici e caldi. La regina gli sfiorò appena la testa, e gli sorrise con affetto.
Sentì bussare alla porta, e lesta tolse la mano, dal volto di suo figlio.
La levatrice, la stessa donna anziana che in quello stesso giorno l'aveva aiutata a partorire i suoi due gemelli, entrò nella stanza.
«Mia signora.» salutò con rispetto.
«Avete chiesto di vedermi???» chiese poi quasi per conferma.
La regina annuì, e ritornò a fissare il piccolo che sembrava non accorgersi di nulla.
«Devi fare una cosa per me...» sussurrò.
«Come sua maestà ordina.» rispose lesta la donna come da copione.
«Ti sto chiedendo un favore, non un ordine.» dichiarò decisa.
«Che cosa posso fare per voi, mia signora?» chiese di nuovo la levatrice sicura di sé.
«Porta via mio figlio da qui.»rispose la regina abbassando gli occhi.
«Ma mia signora...» osò quasi sconvolta.
«Fallo e basta...non voglio più vederlo.» disse lei portandosi una mano sul petto.
«Ma ha sentito che cosa ha detto La sapiente!» disse la donna allarmata.
«Non m'importa che cosa ha detto...non voglio che rimanga qui.» confesso alzando un po' il tono e sottolineando il gesto con il movimento del braccio, e le maniche di seta sottili e appena visibili, la seguirono, donandole un aria regale.
«Ma mia signora...» provò la donna.
«Hai visto come ha reagito il re?!?» chiese disperata.
«Ma certo...» provò a parlare l'altra.
«Ha rinnegato il bambino, l'ha chiamato mostro, e ha proibito a me, sua moglie, sua regina, di compiere il mio dovere da madre.» spiegò sua altezza tra le lacrime.
«...» non disse nulla.
«Questo piccolo non avrà vita facile con il re, non sarà mai il ben accetto, sarà lo scarto della casata, lo sfogo di chiunque....ed io non voglio questo per lui.»dichiarò ancora, con la stessa foga di prima.
«Mia signora...» provò inutilmente a calmarla l'anziana.
«Non m'importa se mi è stato mandato dagli dei, o che è lui sarà un distruttore...prima di tutto questo, lui è mio figlio...e nessuna madre desidera il male per il suo bambino!» affermò ancora terribilmente dispiaciuta per tale verità.
L'anziana donna non sapeva bene cosa rispondere, cosa dire per far cessare quello strazio.
«Non lo riconoscerà mai come suo figlio, non avrà amore da nessuno...come puoi chiedermi di vederlo crescere tra le lacrime e il dolore.» disse infine addolorata.
«Io...» iniziò la vecchia donna.
«Portalo via da qui...portalo via da me...portalo via da tutto e da tutti.»pregò la donna.
«Ma....La Sapiente ha detto che la vita di questo piccolo è legata a quella di suo fratello...cosa diremo del bambino mia signora?!?» domandò confusa.
«Non lo so...ma non credo che la cosa possa importare sul serio.»annuì rammaricata.
«E che ne sarà del piccolo?!?» chiese l'anziana perplessa.
«Sono sicura del fatto che troverà una bella famiglia, che lo alleverà con amore e con affetto...sono sicura del fatto che qualcuno vorrà davvero avere questo bambino.» confessò in un sussurrò, guardando ancora suo figlio, che dormiva come un angelo.
«Sono sicura, portalo via.»disse decisa, guardando la vecchia negli occhi.
«Farò come mi è stato detto allora.» decise l'anziana avvicinandosi alla culla.
«Ma fa presto, sbrigati...»le disse la regina, coprendo il bambino.
«Portalo fuori adesso, nessuno ti vedrà.»le spiegò annuendo, con riconoscenza.
«Sì mia Signora.» pronunciò l'altra, accennando un lieve inchino.
E lesta, avvolgendo meglio il neonato in quella copertina poco calda, svelta uscì dalla stanza, lasciando la regina da sola, con il suo dolore.
«Addio piccolino!»pronunciò, coprendosi le labbra con una mano tremante.

 

Il Dottore, non riusciva a credere alle sue orecchie...
 

Continua...

 

Note dell’autrice:
Buonsalve a chiunque è arrivato fino infondo. Eccomi qua, con una nuova storia, e mio primo crossover!!! *w* 
Allora questa ff si concentra sulla famosa e meravigliosa serie tv Doctor Who, e ad una saga meno nota che personalmente adoro: La saga dei Dark Hunter di Sherrilyn Kenyon. Purtroppo faccio riferimento ad solo personaggio principale, Acheron Parthenopaeus, ma lui li batte tutti credetemi. 
Mi è venuta in mente questa storia perchè mi sono resa conto, che sia Ten che Acheron hanno moltissimo in comune, così mi sono chiesta cosa poteva succedere se era il Dottore a crescere un bimbo tormentato e solo 
come lui, e in questi trenta capitoli c'è il risultato, spero di aver fatto un buon lavoro. Ho cercato di rimanere sul vago così da permettere una buona lettura a tutti, ma alle volte scendo nel dettaglio però non temete, ogni cosa sarà spiegata.
Ricordate che anche un commentino piccolo piccolo è sempre gradito.
Bacio ^3^
Chris.

  
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