CAPUT DRACONIS
Con
tutto quel pensare al professor Silente, Hermione non si era accorta
che, all'improvviso, tutti i vassoi, i piatti da portata e le brocche
ordinati al centro del tavolo si erano riempiti. C'era di tutto:
tutti i possibili tipi di carne, dal maiale al pollo, dal roast beef
alle salsicce; e poi così tanti contorni che sua madre
sarebbe
impazzita di gioia, salutista com'era lei, a vedere tante verdure su
una sola tavola. C'erano patate lesse e arrostite e fritte, carote,
piselli, spinaci e tante salse per condire i piatti, da quelle
più
speziate al semplice Ketchup. Delle ciotoline d'argento poste tra un
vassoio e l'altro offrivano un'interminabile scorta di caramelle alla
menta. Gli studenti si stavano già servendo. Neville, di
fronte a
lei, si era riempito il piatto di talmente tanta roba che il cibo
rischiava di uscire dai bordi. Percy, al suo fianco, invece, aveva
preso solo del roast beef con delle patate arrosto, e riforniva il
piatto educatamente un po' alla volta, sostituendo con una porzione
nuova la pietanza che aveva finito di mangiare. Di fianco a lui,
Harry Potter aveva preso un po' di tutto, ma senza esagerare, mentre
Ron Weasley guardava tutto quel cibo come se non avesse mai mangiato
in vita sua, nonostante tutti i dolci che aveva condiviso con l'amico
sul treno, e si era subito fiondato sul pollo. Hermione si
servì con
un po' di bacon e tante verdure, proprio come le aveva insegnato sua
mamma. Nel
piatto di una signora devono esserci sempre più verdure che
altro.
Il cibo buono e salutare non deve mai mancare,
diceva sempre. Evitò di abbuffarsi di patatine fritte,
nonostante le
facessero gola, ripromettendosi che le avrebbe prese più in
là solo
se avesse avuto ancora fame.
Harry
Potter stava parlando con il fantasma con la calzamaglia e la
gorgiera che avevano visto passare nella stanza dove la professoressa
McGranitt li aveva fatti attendere appena arrivati. Diceva di essere
il fantasma della Torre di Grifondoro, qualsiasi cosa dovesse
significare. Ron Weasley lo additò con la bocca ancora piena
di
pollo:
-Io
lo so chi è! I miei fratelli mi hanno parlato di lei! Lei
è
Nick-Quasi-Senza-Testa!
-Preferirei
che mi chiamaste Sir Nicholas de Mismy-Porpington.
puntualizzò
il fantasma stizzito, ma un ragazzino con i capelli tendenti
più al
biondo che al castano, anche lui del primo anno, lo interruppe:
-Quasi-Senza-Testa?
Come è possibile essere quasi
senza
testa?
Non
era una domanda molto educata da porre a qualcuno, pensò
Hermione,
nonostante, in effetti, se lo stesse chiedendo anche lei; soprattutto
perché, ad osservarlo bene, Sir Nicholas de Mismy-Porpington
la
testa ce l'aveva, ed era pure adornata di un etereo cespuglio di
capelli.
-Così,
rispose
stizzito il
fantasma, e prese a tirarsi per un orecchio fino a quando la testa
gli ricadde quasi completamente sulla spalla, staccandosi dal collo
tranne che per un sottile lembo di pelle. Hermione storse il naso
disgustata. Doveva farlo proprio mentre stavano mangiando? Poi, come
se nulla fosse, Nick, o Sir Nicholas, o in qualunque modo si volesse
far chiamare quel fantasma, lasciò andare l'orecchio di
scatto,
facendo sì che la testa tornasse al suo posto e disse,
levandosi un
po' più in alto sul tavolo:
-Allora...
nuovi Grifondoro! Spero che ci aiuterete a vincere il Campionato
delle Case di quest'anno. Non è mai successo che Grifondoro
non
vincesse per tanto tempo: Serpeverde ha vinto la Coppa per sei anni
di fila!
Hermione
pensò che avrebbe aggiunto anche questo particolare alla
lettera per
il signor Fogg. Sicuramente gli avrebbe fatto piacere saperlo.
Il
fantasma
continuò:
-Il
Barone Sanguinario sta diventando a dir poco insopportabile...ehm,
aggiunse
poi, visti
gli sguardi interrogativi del suo piccolo pubblico,
-...lui
è il
fantasma di Serpeverde.
Come
seguendo un ordine silenzioso, Hermione, Harry, Ron, Neville e il
ragazzo dai capelli biondo scuro accanto a lui voltarono
contemporaneamente lo sguardo al tavolo dei Serpeverde, dove un
grosso fantasma dallo sguardo malinconico e gli abiti macchiati di
chiazze di sangue argentato sedeva accanto a un ragazzino biondissimo
del primo anno, uno di quelli che erano scappati dallo scompartimento
di Harry Potter sul treno.
-Come
ha fatto a coprirsi tutto di sangue?
Chiese
il ragazzo biondo. A quanto pare il suo forte era fare domande poco
discrete ai fantasmi.
-Non
gliel'ho mai chiesto.
Rispose
semplicemente Nick, e poi fluttuò via verso un altro gruppo
di
studenti.
Quando
tutti ebbero finito di cenare, i piatti si svuotarono da soli e si
riempirono di dolci. Dolci di tutti i tipi: torte, crostate, gelati e
zuccotti di zucca. Hermione ne afferrò uno anche se era
piena da
scoppiare. Aveva esagerato con le patatine fritte, alla fine, ne era
sicura, per non parlare poi di tutti quei bicchieri di succo di
zucca. Il ragazzo biondo, che nel frattempo aveva scoperto chiamarsi
Seamus Finnigan, stava raccontando della sua famiglia:
-Io
sono metà e
metà. Papà è un babbano. Mamma non gli
ha detto di essere una
strega fino a dopo sposati. È stato un bel colpo per lui! E
tu
Neville?
Anche
Neville raccontò della sua famiglia. Solo di sua nonna in
realtà, e
di un certo prozio Algie che aveva cercato in tutti i modi di fargli
compiere la sua prima magia. Hermione non voleva essere interpellata
su quell'argomento. Seamus era un mezzosangue, sì, ma lei
era
proprio una nata babbana, e anche se Neville e Hannah, quando
l'avevano scoperto, non si erano comportati in modo strano, preferiva
non farlo sapere in giro. Così si mise invece a parlare con
Percy
delle lezioni. Percy Weasley sembrava un tipo a posto. Era educato e
tranquillo e non alzava mai la voce per parlare con gli altri. Se
qualcuno non lo sentiva o se voleva chiacchierare con un ragazzo
lontano da lui, si alzava e gli andava vicino. A prima vista,
sembrava anche un ragazzo serio e studioso. Hermione pensò
subito
che se si fosse comportata sempre in maniera esemplare come sembrava
facesse lui, forse un giorno sarebbe diventata prefetto anche lei.
Sarebbe sicuramente stato un grandissimo onore.
-Allora
Percy, sai
quando iniziano le lezioni? Io spero proprio che comincino subito,
c'è così tanto da imparare.
Trillò
eccitata.
-Quest'anno
le lezioni inizieranno martedì, ma in via del tutto
eccezionale.
Solitamente il primo giorno è sempre lunedì, ma
si è voluto
lasciare agli studenti del primo anno almeno un giorno per
ambientarsi. Sai già qualcosa delle materie che studierete?
-Oh,
sì. A me
interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, mutare un
oggetto in qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una
pratica molto
difficile.
-Comincerete
dalle cose più semplici, che so, trasformare fiammiferi in
aghi e
cose del genere.
Parlarono
dei vari professori. A quanto pareva ad insegnare Trasfigurazione
sarebbe stata la professoressa McGranitt, che era la direttrice dei
Grifondoro. Il direttore della Casa Serpeverde era Severus Piton,
l'insegnante di pozioni, un uomo alto e tutto pelle e ossa con
capelli neri tanto lisci da sembrare unti e un naso adunco.
Tassorosso, la Casa di Hannah, era diretta dalla professoressa Pomona
Sprout, di Erbologia, una materia che si sarebbe svolta nelle serre
tre volta alla settimana. Era una strega cicciottella e dall'aria
cordiale, con delle guance che sembravano due mele rosse. Infine
c'era il professor Flitwick, insegnante di Incantesimi e direttore
della Casa Corvonero. Aveva un'aria simpatica ma era alto meno della
metà di una persona normale. Tra le altre materie c'erano
Astronomia, Volo e Storia della Magia, il cui professore era un
fantasma. Infine c'era l'amatissima Difesa Contro le Arti Oscure che,
nonostante il nome pomposo che faceva presagire ogni sorta di
pericolo immaginabile, era insegnata dal professor Quirrell, un omino
dall'aspetto del tutto innocuo, sempre calmo e pacato e con un
turbante in testa. Sembrava un po' un fifone, in reraltà.
Tuttavia,
le aveva spiegato Percy, il professore di Difesa Contro le Arti
Oscure cambiava tutti gli anni a Hogwarts. Hermione, per il resto,
sapeva tutto su tutte le materie. Volo era una materia che studiavano
solo gli allievi del primo anno – e per fortuna, dato che era
una
persona che preferiva restare in tutti i sensi con i piedi per terra
– e dal terzo anno avrebbero potuto iniziare a studiare
alcune
interessantissime materie facoltative, come l'Artimanzia.
Quando
tutti quanti finirono di mangiare anche il dolce, i piatti tornarono
ad essere lindi e puliti e il professor Silente si rialzò in
piedi e
sorrise alla sala. Questa volta, Hermione attese il suo discorso con
un po' meno zelo di prima. La sala sprofondò nel silenzio.
-Solo
poche parole
ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibi e bevande,
disse
Silente.
-Ho
da darvi alcuni
annunci di inizio anno.
-Gli
studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta
è
proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più
anziani
farebbero bene a ricordarlo anche loro.
Il
suo sguardo puntò, poco distanti da Hermione, i due gemelli
dai
capelli rossi, anche loro dei Weasley, che avevano schiamazzato
più
di tutti durante il banchetto; gli stessi dello scherzo della
tarantola. Avevano ingaggiato una piccola lotta con il cibo insieme a
quel loro amico che stava con loro nello scompartimento dell'Hogwarts
Express e ogni volta che passavano vicino a Percy, il loro fratello
maggiore, si divertivano a tirargli uno scappellotto.
-Inoltre,
proseguì
il
preside,
-Il
signor Gazza, il custode, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti che
è vietato usare la magia nei corridoi tra una lezione e
l'altra.
-Le
selezioni di
Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell'anno
scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra della
propria Casa è pregato di contattare Madama Bumb.
-E
infine, devo avvertirvi che da quest'anno è vietato
l'accesso al
corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare
una fine molto dolorosa.
-Dice
sul serio?
Sentì
Harry Potter chiedere a Percy in un sussurro.
-Certamente.
Il
prefetto aggrottò
la fronte perplesso.
-È
strano, perché in genere lui dice sempre la ragione per cui
non
abbiamo il permesso di andare da qualche parte... la foresta
è piena
di bestie pericolose, questo lo sanno tutti. No, penso che almeno a
noi prefetti avrebbe dovuto dirlo.
-E
ora, prima di andare a letto,
terminò
Silente,
-Intoniamo
l'inno della scuola!
Il
vecchio mago agitò la bacchetta e dalla punta
scaturì un nastro
dorato che andò a srotolarsi fino in fondo alla sala e poi
iniziò a
contorcersi formando delle parole. Silente sembrava contentissimo, ma
gli altri professori avevano stampato in volto un sorriso palesemente
finto, gli sguardi che suggerivano che in quel momento avrebbero
preferito trovarsi da qualsiasi altra parte e fare qualsiasi altra
cosa.
-Ognuno
scelga il motivetto che preferisce. Via!
L'inno
di Hogwarts, per l'orrore di Hermione, era di quanto più
stupido si
potesse desiderare. C'era chi lo cantava in un modo, chi in un altro,
chi lo recitava con scherzosa baldanza e chi invece si limitava a
ripetere le parole nel tono monocorde di una filastrocca. Hermione
non ebbe neanche il coraggio di provare a sussurrarlo. In quel
momento, si sentiva in perfetta empatia con i professori.
-...Insegna
a noi che cosa va imparato,
ripeti
ciò che abbiam dimenticato,
fa'
del tuo meglio e noi faremo il resto,
finché
il cervello non ci andrà in dissesto.
Finirono
per ultimi di cantare i due gemelli Weasley al ritmo lento e
cantilenante di una marcia funebre. Per tutto il tempo, Silente aveva
continuato ad agitare a ritmo la bacchetta, come un direttore
d'orchestra.
-Ah,
la musica. Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui! E
adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa.
I
prefetti delle varie Case si aprirono un varco tra la folla di
studenti che si erano alzati. Molti si stavano avviando verso i loro
dormitori, ma alcuni erano rimasti in piedi a chiacchierare. Hermione
e gli altri studenti del primo anno, seguirono Percy fuori dalla Sala
Grande. Salirono lungo la grande scalinata in marmo che Hermione
aveva già notato nel breve percorso verso la stanza in cui
la
McGranitt aveva dato loro il benvenuto. I ritratti appesi alle pareti
li salutavano festosi, ma loro erano troppo pieni e stanchi,
stravolti dalla forte emozione del primo giorno ad Hogwarts, per
farci caso. Passarono dietro porte, pannelli scorrevoli e arazzi,
sempre sotto la guida attenta di Percy Weasley. Hermione
cercò con
tutta se stessa di memorizzare la strada, ma dopo l'ennesimo cambio
di rampa di scale si dovette arrendere. Stavano salendo talmente
tanti gradini che probabilmente sarebbero arrivati all'ultimo piano
del castello. Poi si ricordò quello che aveva detto Sir
Nicholas,
Nick-Quasi-Senza-Testa: lui era il fantasma della Torre di
Grifondoro, quindi evidentemente era proprio lì che stavano
andando.
Su una torre. In alto, in alto, in alto. Evviva!
Pensò
ironicamente Hermione. Sono
capitata proprio nella Casa che deve fare più scale.
Però non si azzardò a lamentarsi come alcuni di
loro stavano
facendo, piuttosto rimase con la schiena dritta e un portamento
impeccabile, tanto che da fuori sembrava non facesse la minima
fatica, nonostante la pancia piena di zuccotti di zucca e patatine
fritte. Per non pensare alla stanchezza che inevitabilmente stava
colpendo anche lei, in realtà, fingeva nella sua testa di
essere la
professoressa McGranitt. Quella strega avrebbe percorso centinaia di
scale sempre con l'eleganza di una regina. Ad un certo punto,
però,
la piccola comitiva si fermò di colpo. Un fascio di bastoni
fluttuava a mezz'aria proprio davanti a Percy. Che anche gli oggetti
potessero essere come i fantasmi a Hogwarts? Ma non appena il
prefetto si azzardò a fare un passo avanti, i bastoni
presero a
colpirlo sulla testa.
-Peeves.
Sussurrò
Percy più
sconsolato che infastidito.
-Un
poltergeist.
-Peeves...
Fatti vedere!
Urlò
poi.
La
risposta fu un forte rumore maleducato. Il rumore dell'aria che viene
fatta uscire da un palloncino dopo che lo si è gonfiato.
Anche se
non c'era nessuna puzza, qualcuno storse il naso. Molti
ridacchiarono. Hermione alzò gli occhi al cielo.
Evidentemente anche
a Hogwarts esistevano i guastafeste. Nel mondo dei babbani c'erano i
bulli e i ragazzi viziati, in quello magico i poltergeist.
-Vuoi
che vada dal
Barone Sanguinario?
Minacciò
Percy guardando i bastoni. Stranamente, Hermione non sapeva nulla dei
poltergeist. Forse erano invisibili, ma invisibili per davvero, non
come i fantasmi. Invisibili che non li si può vedere e basta.
Ma
Hermione si
sbagliava. Improvvisamente, apparve un omino con gli occhi scuri e
vispi, le gambe incrociate e un sorriso beffardo sulla faccia. Era in
qualche modo simile ai fantasmi, ma anche molto diverso, visto che
ora reggeva in mano i bastoni. Indossava un buffo cappello arancione
e delle scarpe a punta e al collo portava una cravatta a farfalla.
-Oooooooh!
Pivellini
del primo anno. Ma che bello!
Esclamò
ridacchiando, fissando Percy dritto negli occhi e senza degnare gli
altri ragazzi del minimo sguardo. Poi, senza preavviso, si
gettò su
di loro. Hermione si accovacciò per terra di scatto con un
piccolo
urletto, le braccia a coprirsi la testa, e tutti fecero come lei. Un
ragazzino scoppiò a piangere impaurito.
-Vattene,
Peeves, o dirò tutto al Barone, puoi giurarci!
Lo
apostrofò Percy lanciandogli un'occhiata storta.
I
ragazzi si rimisero in piedi uno alla volta, guardando a destra e a
sinistra per controllare che il poltergeist fosse effettivamente
sparito. Ma non lo era. Era a poche dita di distanza dalla testa di
Neville e, con una linguaccia, gli lasciò cadere i bastoni
addosso.
Poi svanì.
-Ahi!
Gridò
Neville, e
Hermione temette che si mettesse a piangere anche lui.
-Dovete
guardarvi da
Peeves.
Li
informò Percy riprendendo a camminare.
-Il
Barone Sanguinario è l'unico che riesca a controllarlo;
Peeves non
dà retta neanche a noi prefetti. Eccoci arrivati.
Erano
arrivati in
fondo a un corridoio da cui non partivano altre rampe di scale. Di
fronte a loro si stagliava il ritratto, alto almeno due metri, di una
grossa donna dall'aspetto gioviale, con i capelli neri e un abito
rosa.
-La
parola d'ordine?
Chiese
sorridendo la signora.
-Caput
Draconis.
Scandì
Percy, in
modo che tutti potessero sentire e memorizzare. Dopo un breve cenno
del capo della donna, il ritratto si staccò dal muro come
una vera e
propria porta. Nella parete retrostante era stata ricavata
un'apertura circolare che permetteva il passaggio degli studenti.
Percy ci passò attraverso e tutti gli altri lo seguirono,
alcuni non
senza qualche difficoltà. Hermione dovette aiutare Neville,
che non
riusciva ad arrampicarsi, con una piccola spintarella.
La Sala
Comune di Grifondoro era ampia e sontuosa, decorata sui toni del
rosso e con tanti dettagli d'oro, i colori della Casa. La stanza era
rotonda e, mentre il pavimento in pietra era coperto da un pregiato
tappeto, le pareti erano interamente rivestite da arazzi a sfondo
rosso raffiguranti maghi, streghe e varie creature magiche. A destra
dell'entrata era acceso un enorme camino in marmo dominato dal
dipinto di un leone. Da un lato e dall'altro del camino, si ergevano
due paia di altissime finestre bifore, le due vetrate separate da una
colonnina, che davano sul parco intorno al castello. Il soffitto era
adornato da tendaggi scarlatti. Al centro della sala, erano posti
tavolini in legno, morbide poltrone e un divano rosso. Su ogni
poltrona c'era un cuscino di velluto scarlatto. Tutto il resto era
oro. D'oro erano le rifiniture dei drappeggi, i candelabri appesi
alle pareti, la cornice del dipinto e gli oggetti e le coppe ordinati
sulla mensola del camino. E d'oro, infine, erano i disegni del leone
rampante, il simbolo di Grifondoro, che comparivano un po'
dappertutto sui cuscini e sui tendaggi. Un leone rampante era
addirittura inciso su ogni tavolino. Ai lati della stanza si aprivano
come due salette un po' più piccole, sempre circolari e
riccamente
decorate, ciascuna arredata con due tavolini, due paia di poltrone,
un divanetto e una libreria. Ciascuna con la propria alta finestra,
sempre bifora. A destra e a sinistra di ogni saletta partivano due
scale a chiocciola, con i gradini in marmo e la ringhiera di mogano.
Una scala saliva ai dormitori, l'altra scendeva verso i bagni. Dalla
saletta di destra si accedeva, salendo, ai dormitori maschili; dalla
saletta di sinistra a quelli femminili. Percy li avvertì che
avrebbero potuto trovare i loro effetti personali già
all'interno
delle loro stanze. La scala a chiocciola proseguiva per altri sei
piani per tutta la torre. Su ogni pianerottolo si aprivano due porte
in legno, ognuna con una lista di nomi incisi sopra. Hermione
controllò porta per porta dove fosse il suo nome. Lo
trovò al terzo
piano dei dormitori, a destra. Insieme al suo, incisi sulla porta,
c'erano i nomi di Lavanda Brown, Parvati Patil, Apple Broadbent e Fay
Dunbar, le sue nuove compagne di stanza. Presto le avrebbe
conosciute. Con il cuore in gola, Hermione aprì la porta.
-Per me
il Quidditch è lo sport più fantastico di tutto
il mondo magico!
Stava
dicendo una
ragazza dai capelli scuri e gli occhi azzurri come il mare, la pelle
tanto chiara da sembrare porcellana.
-Non
lo so. Non mi piace il Quidditch. È troppo frenetico per me.
Rispose
la ragazza
accanto a lei, una strega alta con i capelli rossi e un mucchio di
lentiggini, poco prima di accorgersi della nuova arrivata.
-Oh,
ciao. Tu sei?
Le
chiese la rossa.
-Hermione.
Hermione
Granger. Voi?
Rispose
Hermione nel modo più naturale che le riuscisse. Era sempre
difficile per lei presentarsi a persone nuove.
-Apple
Broadbent,
si
presentò la rossa,
-e
lei è Fay.
Disse
indicando l'amica, che intanto stava svuotando il suo baule,
sistemando ordinatamente tutti i vestiti sul letto. La mora
alzò la
mano in segno di saluto.
-Fay
Dunbar. Tanto piacere.
Erano
ancora solo loro tre nella stanza. Le altre due ragazze dovevano
essere ancora di sotto. Anche il dormitorio era sui toni del rosso e
dell'oro, ma era più spoglio della Sala Comune. Il pavimento
era
coperto da un tappeto circolare, ma non c'erano poltrone o cuscini di
velluto. Solo quattro letti a baldacchino, con i drappeggi e le
coperte scarlatte. Accanto ad ognuno, era posto un armadio in legno
con due ante e tre cassetti. I loro bauli si trovavano intatti ai
piedi del letto. Gli spazi vuoti lasciati dai baldacchini, la
testiera appoggiata alla parete e l'estremità finale verso
il
centro, erano riempiti per più di metà da una
finestra quadrata che
sporgeva leggermente rispetto al resto del dormitorio creando come
una specie di nicchia, per un totale di ben cinque finestre. Di
giorno la stanza doveva essere molto luminosa, anche se delle spesse
tende rosse con ricamato un leone rampante dorato erano legate ai
lati di ogni vetrata, pronte a filtrare gli abbaglianti raggi del
sole. Nella nicchia della finestra a sinistra del letto di Apple, un
gufo reale sonnecchiava beato nella sua gabbia.
Hermione
trovò il
suo letto, proprio il primo vicino alla porta, così, senza
scambiare
un'altra parola con Apple e Fay, troppo stanca per provare a
stringere nuove amicizie, si mise a disfare il proprio baule,
riponendo i pochi vestiti nell'armadio e sistemando i libri in parte
in un cassetto rimasto inutilizzato, in parte ordinati in una pila
nella nicchia accanto al suo baldacchino. I manuali scolastici,
invece, li tenne all'interno del baule, per poterli avere sempre a
portata di mano. Le altre due ragazze, Patil e Lavanda, arrivarono
poco dopo. La prima era una delle due gemelle che erano state
smistate in Case diverse durante la Cerimonia, la seconda era una
ragazzina un po' paffuta con lunghi riccioli biondi che le ricadevano
sulle spalle. Quando si ripeterono le presentazioni, Hermione si
limitò a dire il suo nome, senza intrattenersi a parlare
né del
banchetto, né dei professori, né di Peeves il
poltergeist, né
tanto meno mettersi a discutere su quali fossero i ragazzi di
Grifondoro più carini del primo anno o a spettegolare sul
famoso
Harry Potter. Così, prendendo il pigiama e il suo beauty
case, uscì
nel corridoio e scese in bagno. Era tardi, ormai, e il grande bagno
in marmo era deserto. Lì, sopraffatta da tutte le emozioni
della
giornata e dalla nostalgia per la sua famiglia che non avrebbe
rivisto per mesi interi, si lasciò sfuggire qualche lacrima.
Lacrime
dolceamare; lacrime di gioia per tutto quello che doveva arrivare e
di dolore per tutto quello che si era inevitabilmente lasciata alle
spalle.
NOTE DELL'AUTRICE
Come promesso eccomi subito con il nuovo capitolo. Spero che sia di vostro gradimento e che l'inserimento di nomi talvolta appartenenti alla prima edizione italiana, talvolta a quella nuova non vi abbia mandato in confusione.
Disclaimer: non sono J.K. Rowling e tutti i dialoghi, ambienti e personaggi tratti dai suoi libri sono solo ed esclusivamente di sua proprietà.
ANTICIPAZIONI:
"Qualcosa che Hermione non sentiva da molto, molto tempo scattò dentro di lei. Una vena di competitività. Una caparbia voglia di dimostrare che ce l'avrebbe fatta. Lei non era una "testa di legno"."