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Autore: conlatestatralenuvole    23/01/2017    1 recensioni
Conosciamo tutti la storia del maghetto più famoso di tutti i tempi, ma qui non si parla del ragazzo che è sopravvissuto. Questa è la storia della strega più brillante della sua età, Hermione Jean Granger, da ciò che già sappiamo, come l'indissolubile amicizia con Harry Potter e Ronald Weasley, a ciò che non ci è stato dato sapere: il suo arrivo a Hogwarts, le sue conquiste, le sue emozioni e le sue insicurezze.
[...]Ma era proprio questo il punto: Hermione non era una persona "normale" [...]Il suo problema non era tanto quel bisogno di imparare a memoria tutti i libri prima ancora dell'inizio dell'anno scolastico, ma il fatto che senza volerlo, delle volte, faceva accadere cose strane; cose che proprio non si sapeva spiegare
Questa fanfiction è liberamente ispirata ai libri di Harry Potter, scritti da J.K. Rowling. La grande maggioranza dei personaggi è dunque di sua proprietà, così come la maggioranza dei temi e delle ambientazioni. Per ulteriori informazioni leggere la nota posta all'inizio del primo capitolo. Grazie.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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CAPUT DRACONIS


Con tutto quel pensare al professor Silente, Hermione non si era accorta che, all'improvviso, tutti i vassoi, i piatti da portata e le brocche ordinati al centro del tavolo si erano riempiti. C'era di tutto: tutti i possibili tipi di carne, dal maiale al pollo, dal roast beef alle salsicce; e poi così tanti contorni che sua madre sarebbe impazzita di gioia, salutista com'era lei, a vedere tante verdure su una sola tavola. C'erano patate lesse e arrostite e fritte, carote, piselli, spinaci e tante salse per condire i piatti, da quelle più speziate al semplice Ketchup. Delle ciotoline d'argento poste tra un vassoio e l'altro offrivano un'interminabile scorta di caramelle alla menta. Gli studenti si stavano già servendo. Neville, di fronte a lei, si era riempito il piatto di talmente tanta roba che il cibo rischiava di uscire dai bordi. Percy, al suo fianco, invece, aveva preso solo del roast beef con delle patate arrosto, e riforniva il piatto educatamente un po' alla volta, sostituendo con una porzione nuova la pietanza che aveva finito di mangiare. Di fianco a lui, Harry Potter aveva preso un po' di tutto, ma senza esagerare, mentre Ron Weasley guardava tutto quel cibo come se non avesse mai mangiato in vita sua, nonostante tutti i dolci che aveva condiviso con l'amico sul treno, e si era subito fiondato sul pollo. Hermione si servì con un po' di bacon e tante verdure, proprio come le aveva insegnato sua mamma. Nel piatto di una signora devono esserci sempre più verdure che altro. Il cibo buono e salutare non deve mai mancare, diceva sempre. Evitò di abbuffarsi di patatine fritte, nonostante le facessero gola, ripromettendosi che le avrebbe prese più in là solo se avesse avuto ancora fame.
Harry Potter stava parlando con il fantasma con la calzamaglia e la gorgiera che avevano visto passare nella stanza dove la professoressa McGranitt li aveva fatti attendere appena arrivati. Diceva di essere il fantasma della Torre di Grifondoro, qualsiasi cosa dovesse significare. Ron Weasley lo additò con la bocca ancora piena di pollo:
-Io lo so chi è! I miei fratelli mi hanno parlato di lei! Lei è Nick-Quasi-Senza-Testa!
-Preferirei che mi chiamaste Sir Nicholas de Mismy-Porpington.
puntualizzò il fantasma stizzito, ma un ragazzino con i capelli tendenti più al biondo che al castano, anche lui del primo anno, lo interruppe:
-Quasi-Senza-Testa? Come è possibile essere quasi senza testa?
Non era una domanda molto educata da porre a qualcuno, pensò Hermione, nonostante, in effetti, se lo stesse chiedendo anche lei; soprattutto perché, ad osservarlo bene, Sir Nicholas de Mismy-Porpington la testa ce l'aveva, ed era pure adornata di un etereo cespuglio di capelli.
-Così,
rispose stizzito il fantasma, e prese a tirarsi per un orecchio fino a quando la testa gli ricadde quasi completamente sulla spalla, staccandosi dal collo tranne che per un sottile lembo di pelle. Hermione storse il naso disgustata. Doveva farlo proprio mentre stavano mangiando? Poi, come se nulla fosse, Nick, o Sir Nicholas, o in qualunque modo si volesse far chiamare quel fantasma, lasciò andare l'orecchio di scatto, facendo sì che la testa tornasse al suo posto e disse, levandosi un po' più in alto sul tavolo:
-Allora... nuovi Grifondoro! Spero che ci aiuterete a vincere il Campionato delle Case di quest'anno. Non è mai successo che Grifondoro non vincesse per tanto tempo: Serpeverde ha vinto la Coppa per sei anni di fila!
Hermione pensò che avrebbe aggiunto anche questo particolare alla lettera per il signor Fogg. Sicuramente gli avrebbe fatto piacere saperlo.
Il fantasma continuò:
-Il Barone Sanguinario sta diventando a dir poco insopportabile...ehm,
aggiunse poi, visti gli sguardi interrogativi del suo piccolo pubblico,
-...lui è il fantasma di Serpeverde.
Come seguendo un ordine silenzioso, Hermione, Harry, Ron, Neville e il ragazzo dai capelli biondo scuro accanto a lui voltarono contemporaneamente lo sguardo al tavolo dei Serpeverde, dove un grosso fantasma dallo sguardo malinconico e gli abiti macchiati di chiazze di sangue argentato sedeva accanto a un ragazzino biondissimo del primo anno, uno di quelli che erano scappati dallo scompartimento di Harry Potter sul treno.
-Come ha fatto a coprirsi tutto di sangue?
Chiese il ragazzo biondo. A quanto pare il suo forte era fare domande poco discrete ai fantasmi.
-Non gliel'ho mai chiesto.
Rispose semplicemente Nick, e poi fluttuò via verso un altro gruppo di studenti.
Quando tutti ebbero finito di cenare, i piatti si svuotarono da soli e si riempirono di dolci. Dolci di tutti i tipi: torte, crostate, gelati e zuccotti di zucca. Hermione ne afferrò uno anche se era piena da scoppiare. Aveva esagerato con le patatine fritte, alla fine, ne era sicura, per non parlare poi di tutti quei bicchieri di succo di zucca. Il ragazzo biondo, che nel frattempo aveva scoperto chiamarsi Seamus Finnigan, stava raccontando della sua famiglia:
-Io sono metà e metà. Papà è un babbano. Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati. È stato un bel colpo per lui! E tu Neville?
Anche Neville raccontò della sua famiglia. Solo di sua nonna in realtà, e di un certo prozio Algie che aveva cercato in tutti i modi di fargli compiere la sua prima magia. Hermione non voleva essere interpellata su quell'argomento. Seamus era un mezzosangue, sì, ma lei era proprio una nata babbana, e anche se Neville e Hannah, quando l'avevano scoperto, non si erano comportati in modo strano, preferiva non farlo sapere in giro. Così si mise invece a parlare con Percy delle lezioni. Percy Weasley sembrava un tipo a posto. Era educato e tranquillo e non alzava mai la voce per parlare con gli altri. Se qualcuno non lo sentiva o se voleva chiacchierare con un ragazzo lontano da lui, si alzava e gli andava vicino. A prima vista, sembrava anche un ragazzo serio e studioso. Hermione pensò subito che se si fosse comportata sempre in maniera esemplare come sembrava facesse lui, forse un giorno sarebbe diventata prefetto anche lei. Sarebbe sicuramente stato un grandissimo onore.
-Allora Percy, sai quando iniziano le lezioni? Io spero proprio che comincino subito, c'è così tanto da imparare.
Trillò eccitata.
-Quest'anno le lezioni inizieranno martedì, ma in via del tutto eccezionale. Solitamente il primo giorno è sempre lunedì, ma si è voluto lasciare agli studenti del primo anno almeno un giorno per ambientarsi. Sai già qualcosa delle materie che studierete?
-Oh, sì. A me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, mutare un oggetto in qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto difficile.
-Comincerete dalle cose più semplici, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del genere.
Parlarono dei vari professori. A quanto pareva ad insegnare Trasfigurazione sarebbe stata la professoressa McGranitt, che era la direttrice dei Grifondoro. Il direttore della Casa Serpeverde era Severus Piton, l'insegnante di pozioni, un uomo alto e tutto pelle e ossa con capelli neri tanto lisci da sembrare unti e un naso adunco. Tassorosso, la Casa di Hannah, era diretta dalla professoressa Pomona Sprout, di Erbologia, una materia che si sarebbe svolta nelle serre tre volta alla settimana. Era una strega cicciottella e dall'aria cordiale, con delle guance che sembravano due mele rosse. Infine c'era il professor Flitwick, insegnante di Incantesimi e direttore della Casa Corvonero. Aveva un'aria simpatica ma era alto meno della metà di una persona normale. Tra le altre materie c'erano Astronomia, Volo e Storia della Magia, il cui professore era un fantasma. Infine c'era l'amatissima Difesa Contro le Arti Oscure che, nonostante il nome pomposo che faceva presagire ogni sorta di pericolo immaginabile, era insegnata dal professor Quirrell, un omino dall'aspetto del tutto innocuo, sempre calmo e pacato e con un turbante in testa. Sembrava un po' un fifone, in reraltà. Tuttavia, le aveva spiegato Percy, il professore di Difesa Contro le Arti Oscure cambiava tutti gli anni a Hogwarts. Hermione, per il resto, sapeva tutto su tutte le materie. Volo era una materia che studiavano solo gli allievi del primo anno – e per fortuna, dato che era una persona che preferiva restare in tutti i sensi con i piedi per terra – e dal terzo anno avrebbero potuto iniziare a studiare alcune interessantissime materie facoltative, come l'Artimanzia.
   Quando tutti quanti finirono di mangiare anche il dolce, i piatti tornarono ad essere lindi e puliti e il professor Silente si rialzò in piedi e sorrise alla sala. Questa volta, Hermione attese il suo discorso con un po' meno zelo di prima. La sala sprofondò nel silenzio.
-Solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibi e bevande,
disse Silente.
-Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno.
-Gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro.
Il suo sguardo puntò, poco distanti da Hermione, i due gemelli dai capelli rossi, anche loro dei Weasley, che avevano schiamazzato più di tutti durante il banchetto; gli stessi dello scherzo della tarantola. Avevano ingaggiato una piccola lotta con il cibo insieme a quel loro amico che stava con loro nello scompartimento dell'Hogwarts Express e ogni volta che passavano vicino a Percy, il loro fratello maggiore, si divertivano a tirargli uno scappellotto.
-Inoltre,
proseguì il preside,
-Il signor Gazza, il custode, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti che è vietato usare la magia nei corridoi tra una lezione e l'altra.
-Le selezioni di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell'anno scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra della propria Casa è pregato di contattare Madama Bumb.
-E infine, devo avvertirvi che da quest'anno è vietato l'accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa.
-Dice sul serio?
Sentì Harry Potter chiedere a Percy in un sussurro.
-Certamente.
Il prefetto aggrottò la fronte perplesso.
-È strano, perché in genere lui dice sempre la ragione per cui non abbiamo il permesso di andare da qualche parte... la foresta è piena di bestie pericolose, questo lo sanno tutti. No, penso che almeno a noi prefetti avrebbe dovuto dirlo.
-E ora, prima di andare a letto,
terminò Silente,
-Intoniamo l'inno della scuola!
Il vecchio mago agitò la bacchetta e dalla punta scaturì un nastro dorato che andò a srotolarsi fino in fondo alla sala e poi iniziò a contorcersi formando delle parole. Silente sembrava contentissimo, ma gli altri professori avevano stampato in volto un sorriso palesemente finto, gli sguardi che suggerivano che in quel momento avrebbero preferito trovarsi da qualsiasi altra parte e fare qualsiasi altra cosa.
-Ognuno scelga il motivetto che preferisce. Via!
L'inno di Hogwarts, per l'orrore di Hermione, era di quanto più stupido si potesse desiderare. C'era chi lo cantava in un modo, chi in un altro, chi lo recitava con scherzosa baldanza e chi invece si limitava a ripetere le parole nel tono monocorde di una filastrocca. Hermione non ebbe neanche il coraggio di provare a sussurrarlo. In quel momento, si sentiva in perfetta empatia con i professori.
-...Insegna a noi che cosa va imparato,
ripeti ciò che abbiam dimenticato,
fa' del tuo meglio e noi faremo il resto,
finché il cervello non ci andrà in dissesto.
Finirono per ultimi di cantare i due gemelli Weasley al ritmo lento e cantilenante di una marcia funebre. Per tutto il tempo, Silente aveva continuato ad agitare a ritmo la bacchetta, come un direttore d'orchestra.
-Ah, la musica. Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui! E adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa.
   I prefetti delle varie Case si aprirono un varco tra la folla di studenti che si erano alzati. Molti si stavano avviando verso i loro dormitori, ma alcuni erano rimasti in piedi a chiacchierare. Hermione e gli altri studenti del primo anno, seguirono Percy fuori dalla Sala Grande. Salirono lungo la grande scalinata in marmo che Hermione aveva già notato nel breve percorso verso la stanza in cui la McGranitt aveva dato loro il benvenuto. I ritratti appesi alle pareti li salutavano festosi, ma loro erano troppo pieni e stanchi, stravolti dalla forte emozione del primo giorno ad Hogwarts, per farci caso. Passarono dietro porte, pannelli scorrevoli e arazzi, sempre sotto la guida attenta di Percy Weasley. Hermione cercò con tutta se stessa di memorizzare la strada, ma dopo l'ennesimo cambio di rampa di scale si dovette arrendere. Stavano salendo talmente tanti gradini che probabilmente sarebbero arrivati all'ultimo piano del castello. Poi si ricordò quello che aveva detto Sir Nicholas, Nick-Quasi-Senza-Testa: lui era il fantasma della Torre di Grifondoro, quindi evidentemente era proprio lì che stavano andando. Su una torre. In alto, in alto, in alto. Evviva! Pensò ironicamente Hermione. Sono capitata proprio nella Casa che deve fare più scale. Però non si azzardò a lamentarsi come alcuni di loro stavano facendo, piuttosto rimase con la schiena dritta e un portamento impeccabile, tanto che da fuori sembrava non facesse la minima fatica, nonostante la pancia piena di zuccotti di zucca e patatine fritte. Per non pensare alla stanchezza che inevitabilmente stava colpendo anche lei, in realtà, fingeva nella sua testa di essere la professoressa McGranitt. Quella strega avrebbe percorso centinaia di scale sempre con l'eleganza di una regina. Ad un certo punto, però, la piccola comitiva si fermò di colpo. Un fascio di bastoni fluttuava a mezz'aria proprio davanti a Percy. Che anche gli oggetti potessero essere come i fantasmi a Hogwarts? Ma non appena il prefetto si azzardò a fare un passo avanti, i bastoni presero a colpirlo sulla testa.
-Peeves.
Sussurrò Percy più sconsolato che infastidito.
-Un poltergeist.
-Peeves... Fatti vedere!
Urlò poi.
La risposta fu un forte rumore maleducato. Il rumore dell'aria che viene fatta uscire da un palloncino dopo che lo si è gonfiato. Anche se non c'era nessuna puzza, qualcuno storse il naso. Molti ridacchiarono. Hermione alzò gli occhi al cielo. Evidentemente anche a Hogwarts esistevano i guastafeste. Nel mondo dei babbani c'erano i bulli e i ragazzi viziati, in quello magico i poltergeist.
-Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?
Minacciò Percy guardando i bastoni. Stranamente, Hermione non sapeva nulla dei poltergeist. Forse erano invisibili, ma invisibili per davvero, non come i fantasmi. Invisibili che non li si può vedere e basta.
Ma Hermione si sbagliava. Improvvisamente, apparve un omino con gli occhi scuri e vispi, le gambe incrociate e un sorriso beffardo sulla faccia. Era in qualche modo simile ai fantasmi, ma anche molto diverso, visto che ora reggeva in mano i bastoni. Indossava un buffo cappello arancione e delle scarpe a punta e al collo portava una cravatta a farfalla.
-Oooooooh! Pivellini del primo anno. Ma che bello!
Esclamò ridacchiando, fissando Percy dritto negli occhi e senza degnare gli altri ragazzi del minimo sguardo. Poi, senza preavviso, si gettò su di loro. Hermione si accovacciò per terra di scatto con un piccolo urletto, le braccia a coprirsi la testa, e tutti fecero come lei. Un ragazzino scoppiò a piangere impaurito.
-Vattene, Peeves, o dirò tutto al Barone, puoi giurarci!
Lo apostrofò Percy lanciandogli un'occhiata storta.
I ragazzi si rimisero in piedi uno alla volta, guardando a destra e a sinistra per controllare che il poltergeist fosse effettivamente sparito. Ma non lo era. Era a poche dita di distanza dalla testa di Neville e, con una linguaccia, gli lasciò cadere i bastoni addosso. Poi svanì.
-Ahi!
Gridò Neville, e Hermione temette che si mettesse a piangere anche lui.
-Dovete guardarvi da Peeves.
Li informò Percy riprendendo a camminare.
-Il Barone Sanguinario è l'unico che riesca a controllarlo; Peeves non dà retta neanche a noi prefetti. Eccoci arrivati.
Erano arrivati in fondo a un corridoio da cui non partivano altre rampe di scale. Di fronte a loro si stagliava il ritratto, alto almeno due metri, di una grossa donna dall'aspetto gioviale, con i capelli neri e un abito rosa.
-La parola d'ordine?
Chiese sorridendo la signora.
-Caput Draconis.
Scandì Percy, in modo che tutti potessero sentire e memorizzare. Dopo un breve cenno del capo della donna, il ritratto si staccò dal muro come una vera e propria porta. Nella parete retrostante era stata ricavata un'apertura circolare che permetteva il passaggio degli studenti. Percy ci passò attraverso e tutti gli altri lo seguirono, alcuni non senza qualche difficoltà. Hermione dovette aiutare Neville, che non riusciva ad arrampicarsi, con una piccola spintarella.
   La Sala Comune di Grifondoro era ampia e sontuosa, decorata sui toni del rosso e con tanti dettagli d'oro, i colori della Casa. La stanza era rotonda e, mentre il pavimento in pietra era coperto da un pregiato tappeto, le pareti erano interamente rivestite da arazzi a sfondo rosso raffiguranti maghi, streghe e varie creature magiche. A destra dell'entrata era acceso un enorme camino in marmo dominato dal dipinto di un leone. Da un lato e dall'altro del camino, si ergevano due paia di altissime finestre bifore, le due vetrate separate da una colonnina, che davano sul parco intorno al castello. Il soffitto era adornato da tendaggi scarlatti. Al centro della sala, erano posti tavolini in legno, morbide poltrone e un divano rosso. Su ogni poltrona c'era un cuscino di velluto scarlatto. Tutto il resto era oro. D'oro erano le rifiniture dei drappeggi, i candelabri appesi alle pareti, la cornice del dipinto e gli oggetti e le coppe ordinati sulla mensola del camino. E d'oro, infine, erano i disegni del leone rampante, il simbolo di Grifondoro, che comparivano un po' dappertutto sui cuscini e sui tendaggi. Un leone rampante era addirittura inciso su ogni tavolino. Ai lati della stanza si aprivano come due salette un po' più piccole, sempre circolari e riccamente decorate, ciascuna arredata con due tavolini, due paia di poltrone, un divanetto e una libreria. Ciascuna con la propria alta finestra, sempre bifora. A destra e a sinistra di ogni saletta partivano due scale a chiocciola, con i gradini in marmo e la ringhiera di mogano. Una scala saliva ai dormitori, l'altra scendeva verso i bagni. Dalla saletta di destra si accedeva, salendo, ai dormitori maschili; dalla saletta di sinistra a quelli femminili. Percy li avvertì che avrebbero potuto trovare i loro effetti personali già all'interno delle loro stanze. La scala a chiocciola proseguiva per altri sei piani per tutta la torre. Su ogni pianerottolo si aprivano due porte in legno, ognuna con una lista di nomi incisi sopra. Hermione controllò porta per porta dove fosse il suo nome. Lo trovò al terzo piano dei dormitori, a destra. Insieme al suo, incisi sulla porta, c'erano i nomi di Lavanda Brown, Parvati Patil, Apple Broadbent e Fay Dunbar, le sue nuove compagne di stanza. Presto le avrebbe conosciute. Con il cuore in gola, Hermione aprì la porta.
   -Per me il Quidditch è lo sport più fantastico di tutto il mondo magico!
Stava dicendo una ragazza dai capelli scuri e gli occhi azzurri come il mare, la pelle tanto chiara da sembrare porcellana.
-Non lo so. Non mi piace il Quidditch. È troppo frenetico per me.
Rispose la ragazza accanto a lei, una strega alta con i capelli rossi e un mucchio di lentiggini, poco prima di accorgersi della nuova arrivata.
-Oh, ciao. Tu sei?
Le chiese la rossa.
-Hermione. Hermione Granger. Voi?
Rispose Hermione nel modo più naturale che le riuscisse. Era sempre difficile per lei presentarsi a persone nuove.
-Apple Broadbent,
si presentò la rossa,
-e lei è Fay.
Disse indicando l'amica, che intanto stava svuotando il suo baule, sistemando ordinatamente tutti i vestiti sul letto. La mora alzò la mano in segno di saluto.
-Fay Dunbar. Tanto piacere.
Erano ancora solo loro tre nella stanza. Le altre due ragazze dovevano essere ancora di sotto. Anche il dormitorio era sui toni del rosso e dell'oro, ma era più spoglio della Sala Comune. Il pavimento era coperto da un tappeto circolare, ma non c'erano poltrone o cuscini di velluto. Solo quattro letti a baldacchino, con i drappeggi e le coperte scarlatte. Accanto ad ognuno, era posto un armadio in legno con due ante e tre cassetti. I loro bauli si trovavano intatti ai piedi del letto. Gli spazi vuoti lasciati dai baldacchini, la testiera appoggiata alla parete e l'estremità finale verso il centro, erano riempiti per più di metà da una finestra quadrata che sporgeva leggermente rispetto al resto del dormitorio creando come una specie di nicchia, per un totale di ben cinque finestre. Di giorno la stanza doveva essere molto luminosa, anche se delle spesse tende rosse con ricamato un leone rampante dorato erano legate ai lati di ogni vetrata, pronte a filtrare gli abbaglianti raggi del sole. Nella nicchia della finestra a sinistra del letto di Apple, un gufo reale sonnecchiava beato nella sua gabbia.
   Hermione trovò il suo letto, proprio il primo vicino alla porta, così, senza scambiare un'altra parola con Apple e Fay, troppo stanca per provare a stringere nuove amicizie, si mise a disfare il proprio baule, riponendo i pochi vestiti nell'armadio e sistemando i libri in parte in un cassetto rimasto inutilizzato, in parte ordinati in una pila nella nicchia accanto al suo baldacchino. I manuali scolastici, invece, li tenne all'interno del baule, per poterli avere sempre a portata di mano. Le altre due ragazze, Patil e Lavanda, arrivarono poco dopo. La prima era una delle due gemelle che erano state smistate in Case diverse durante la Cerimonia, la seconda era una ragazzina un po' paffuta con lunghi riccioli biondi che le ricadevano sulle spalle. Quando si ripeterono le presentazioni, Hermione si limitò a dire il suo nome, senza intrattenersi a parlare né del banchetto, né dei professori, né di Peeves il poltergeist, né tanto meno mettersi a discutere su quali fossero i ragazzi di Grifondoro più carini del primo anno o a spettegolare sul famoso Harry Potter. Così, prendendo il pigiama e il suo beauty case, uscì nel corridoio e scese in bagno. Era tardi, ormai, e il grande bagno in marmo era deserto. Lì, sopraffatta da tutte le emozioni della giornata e dalla nostalgia per la sua famiglia che non avrebbe rivisto per mesi interi, si lasciò sfuggire qualche lacrima. Lacrime dolceamare; lacrime di gioia per tutto quello che doveva arrivare e di dolore per tutto quello che si era inevitabilmente lasciata alle spalle.


NOTE DELL'AUTRICE

Come promesso eccomi subito con il nuovo capitolo. Spero che sia di vostro gradimento e che l'inserimento di nomi talvolta appartenenti alla prima edizione italiana, talvolta a quella nuova non vi abbia mandato in confusione.

Disclaimer: non sono J.K. Rowling e tutti i dialoghi, ambienti e personaggi tratti dai suoi libri sono solo ed esclusivamente di sua proprietà.

ANTICIPAZIONI:

"Qualcosa che Hermione non sentiva da molto, molto tempo scattò dentro di lei. Una vena di competitività. Una caparbia voglia di dimostrare che ce l'avrebbe fatta. Lei non era una "testa di legno"."
   
 
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