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Autore: Freya Crystal    27/01/2017    7 recensioni
Terza classificata e vincitrice del premio speciale "Miglior lei" (Alice Prewett) al contest "Scrivetemi d'amore e sentimenti affini" di S.Elric
"Tu saresti...?"
"Alice. Mi chiamo Alice Prewett."
"Prestami una piuma, per favore. E... Alice, senti, di solito queste cose mi divertono, ma
penso sia meglio farti notare che hai della carta igienica attaccata alle scarpe."
Memorie di un'umiliazione bruciante. Le risate dei suoi amici – quelle sì che erano stati
fuochi d'artificio letali.
Alice piangeva nel suo letto al San Mungo. Nessuno la sentiva. Frank giaceva accanto a
lei, ma era distante come non mai nella sua mente danneggiata.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Titolo: Alice voleva morire
Citazione: "Ma tu guarda il mio cuore mangiato. L’amore ha sempre fame, non lo avevi notato?", F. De Gregori, Cardiologia.
Coppia: Sirius/Alice
Generi: Angst, Introspettivo, Triste
Rating: Giallo
Avvertimenti: Tematiche delicate, lievi cenni di non-con
Note: in fondo alla storia, qui vorrei specificare la scelta del rating; ero indecisa fra giallo e arancione, all'inizio ho optato per il secondo ma poi ho deciso per giallo perché gli accenni al non-con sono comunque lievissimi e privi di descrizioni 
Tipologia: One-shot


 



 
Alice voleva morire





 
Alice voleva morire. Non c'erano sogni o promesse luminose, nell'antro disfatto della sua mente. Letto bianco, sorriso candido – credevano che stesse meglio, che fosse in pace. Ma Alice continuava ad annegare, quando Neville non c'era. Frank non esisteva e nei ricordi prendeva forma una tortura distorta, aspra, dal sapore ferrigno.

Sangue amaro di un amore mai vissuto. Sangue mai cicatrizzato.

Sirius mutava inconsapevolmente in un assassino, quando la incrociava nei corridoi del castello. Lui rideva e lei piangeva. Lacrime celate, combattute, negate – bruciavano come fiamme sulla carne viva. Non ci sarebbero state carezze delicate a lenirle, non sarebbero fioriti brividi sulla sua pelle accaldata. Nessun palpito nel languore di un bacio, nessun sospiro estatico fra coperte cremisi.

Sirius era impeto, ignoranza, superficialità meschina.

Sirius scherniva, additava. Le passava davanti senza vederla, troppo perso nei suoi scherzi idioti.




È soltanto un ragazzino, cosa ci trovi in lui?

Se lo chiedeva tutte le sere, appassendo nell'assenza di una risposta.

Perché non mi vedi, Sirius? Perché non mi senti?

Cuore accartocciato, tessuti compressi e sanguinanti.

Sono solo la studentessa bruttina e goffa del corso. Quella di cui nessuno ricorda il nome, quella che è talmente persa fra i libri che non viene nemmeno guardata come una donna.

Alice sapeva che nel fremito del loro ultimo istante le stelle irradiavano più luce. E Sirius brillava come una stella morente, ignaro del suo fulgore. I suoi occhi scuri la colpivano come stilettate al petto – Alice si era sempre chiesta come sarebbe stato scorgervi dentro il proprio riflesso, distesa sotto di lui, scaldata dal suo respiro roco e dal tocco della sua pelle.

Alice s'infettava di quel desiderio. Vi affogava dentro, marciva nella disperazione di non poterlo avere. E scriveva, scriveva di un amore illogico, malsano, ingiustificato. Pagine di diario fitte d'emozioni, parole sconnesse, correnti infinite di illusioni e speranze gelose. L'inchiostro era sangue colato che non smetteva di sgorgare.

Ma tu guarda il mio cuore mangiato. L’amore ha sempre fame, non lo avevi notato?

Parlava a se stessa con amarezza, sognando un orizzonte colorato di fuochi d'artificio, una notte colma di stelle e un chiaro di luna propizio. Sirius era lì, al suo fianco. Sirius la baciava e le diceva che voleva stare con lei.

Sirius...

era un inganno.

C'erano soltanto sangue, pagine ingiallite e sorrisi maligni, nella fragile culla della sua mente. La pazzia si colorava di perverso divertimento ogni notte, quando l'immagine di quell'uomo andava a perseguitarla. E c'erano notti più buie delle altre, dove Sirius diventava davvero un assassino, il traditore, l'uccisore dei suoi migliori amici.

Perché, perché, perché?

Era lei a essere marcia, se si era innamorata di lui a sedici anni. La sofferenza psicologica era piovuta su di lei per punirla, era un marchio intessuto di quella colpa malata. I Black l'avevano annullata. Bellatrix l'aveva resa difettosa, ma era stata clemente - oh, lei le aveva fatto dimenticare ogni cosa, l'aveva purificata...

Sirius, invece, l'aveva sporcata ancora. Non le aveva permesso di riposare, l'aveva condannata a sanguinare in eterno, priva della possibilità di chiedere aiuto. Nessuno poteva capirla, nessuno poteva ascoltarla, perché ormai lei non era altro che un involucro di se stessa.

Alice era pazza, a questo credevano i medici. Nessuno sapeva andare oltre. Nessuno avrebbe potuto farlo, perché quei sentimenti giovanili che tanto aveva cercato di combattere erano rimasti nascosti.




"Sai, James... l'Evans ha un bel fondoschiena. Se non l'avessi presa di mira tu, sarei sceso in campo io."

Risate, risate che esplodevano come altri fuochi d'artificio. Ricordi di attimi, sguardi, suoni e odori che s'accavallavano, giravano su stessi, la soffocavano. Sinfonia sgraziata, pagine che si sfogliavano da sole, inchiostro che strabordava fuori e veniva calpestato.

"Guardate, Moccious ha perso il suo portafortuna!"

"Ma di che parli, Sirius?"

"Remus, andiamo... non vedi quella lingua di rospo sul tavolo? Era l'unica disposta a baciarlo, adesso come farà il nostro amico senza di lei?"




Era l'incubo che non riusciva a frenare, l'aggressore che la violava, che recideva le sue fantasie d'adolescente romantica. E le maledizioni di Bellatrix erano altri fuochi, esplosione di attimi felici che le venivano strappati via – l'opera d'arte di chi restaura le menti.

Bellatrix l'aveva spezzata, ma l'aveva ricomposta. Sirius aveva continuato a distruggerla. I suoi lamenti attraversavano le mura di Azkaban e raggiungevano un'altra cella, quando Alice dormiva. Si trattava di una dimensione sospesa, dove i legami fra spazio e tempo venivano recisi. Lì i lamenti graffiavano le sbarre, corrodevano l'aria e insozzavano i sogni. Alice scalciava, voleva restare intrappolata in quel limbo senza di lui, voleva che tutto finisse.

"Non m'interessa l'amore. Corteggiamenti, smancerie, frasi dolci... è spazzatura per perdenti."

"Ma ci sarà pure qualcuna che ti piace!"

"Forse. So solo che vorrei una persona decisa al mio fianco, una che sappia il fatto suo. Una ragazza smaliziata, vivace e amante del Quidditch, naturalmente. Detesto i topi da biblioteca – poi deve essere formosa, alta, con gli occhi chiari…"

L'opposto di Alice.

"Non starai pretendendo un po' troppo?"

"Taci, Remus. Chi si accontenta non gode. E io ho già trovato la mia preda."

"Ah, sì? E chi è?"

"Una Babbana, ma non sono fatti tuoi."




La timidezza è autodistruzione, un cancro che si nutre di se stesso. Alice non aveva mai trovato il coraggio d'avvicinarsi a quel ragazzo. Lui era la luce e lei era polvere insignificante. Come avrebbe potuto essere notata?

Lasciami andare, lasciami andare...

Ma nella danza della pazzia Sirius non smetteva di riaffiorare, come una lama dalle fattezze seducenti. Non smetteva di cercarla, perseguitarla, volerla. E la trovava ogni notte, nelle sue stanze vuote – inerme, difettosa, avvolta nelle fiamme del suo cuore consunto.

Alice voleva morire. Sirius non era un sogno romantico, ma un seviziatore. Le tirava i capelli, s'insinuava in lei, il viso oscurato da quella follia assassina che gli perturbava lo sguardo – lo sguardo di un pazzo macchiato di morte.

Cosa ci trovi in lui?

Era così semplice...

La loro mente cantava una sinfonia affine. Tutti e due avevano ceduto alla pazzia, tutti e due erano difettosi. Si sarebbero incastrati come le fibre di un solo cuore, se avessero potuto toccarsi.

E allora… allora, maledizione – che senso aveva vivere in catene, non poterlo raggiungere, adesso che lei era finalmente alla sua altezza?

Fioritura di una rosa morente sulle guance, labbra mutate in steli appassiti, ebbri del sangue di quell'uomo lontano: Alice si sarebbe spenta nell'assenza.




"Tu saresti...?"

"Alice. Mi chiamo Alice Prewett."

"Prestami una piuma, per favore. E... Alice, senti, di solito queste cose mi divertono, ma penso sia meglio farti notare che hai della carta igienica attaccata alle scarpe."

Memorie di un'umiliazione bruciante. Le risate dei suoi amici – quelle sì che erano stati fuochi d'artificio letali.

Alice piangeva nel suo letto al San Mungo. Nessuno la sentiva. Frank giaceva accanto a lei, ma era distante come non mai nella sua mente danneggiata.

Sirius era sempre più vicino, sempre più prossimo a farla a pezzi, a smembrare quel poco di bello che le restava di lui.




"Ti chiami... ah, sì, Alice! Grazie per lo striscione, hai portato fortuna alla squadra, è anche merito tuo se abbiamo vinto!"

Sorriso radioso, l'unico vero sorriso solo per lei.

Un bacio sulla tempia, una spinta lenta, dolce.

Occhi incatenati, fremito cristallizzato fra corpi caldi. Il dormitorio di Grifondoro s'accende del loro amore. Sirius la vede, la sente, vuole stare con lei. Sirius è ancora il suo sogno romantico. E ci sono le stelle, fuori dalla finestra.

Cantano un'unione mai nata.

Alice aveva sempre saputo che senza Sirius sarebbe impazzita, i suoi sogni non facevano altro che ricordarglielo – ma le sarebbe stato bene, impazzire, per potergli stare vicino.




"Sai, James? Quella ragazza non è un granché a primo impatto, ma ha qualcosa.... qualcosa nello sguardo che m'intriga."

"Parlaci, no?"

"Frank mi ha confessato ieri di volerle chiedere di uscire. Poveretto, sappiamo quanto è sfortunato, voglio lasciargli campo libero."

Alice non è mai venuta conoscenza di quella conversazione. Continua a vivere nel limbo caotico della sua mente, convinta di non essere mai stata abbastanza.


Alice vuole morire, ma non può.






 
~●~





Spazio dell'autrice
Che dire, questa storia mi ha spezzato a metà. Ero partita con l'intenzione di scrivere una Sirius/Hermione, poi ho preferito scegliere per Sirius una sua coetanea. Alla fine ho optato per Alice, che nel mio immaginario è goffa, timida e un tantino anonima d'aspetto, ma inconsapevolmente in grado d'attrarre e affascinare uno come Sirius. Questa OS si è trasformata in una patina d'angst e one-sided love prima che potessi rendermene conto, l'ho scritta di getto, senza rifletterci molto su, proprio per questo credo molto in lei.


Spiegazione: Alice è al San Mungo, la pazzia le fa rivivere l'amore segreto che ha provato per Sirius quando aveva sedici anni; nei suoi sogni Alice rivive momenti sconnessi, Sirius è distorto come un seviziatore, mentre Bellatrix come una salvatrice, ma a tratti anche Sirius acquista un ruolo positivo (quello dell'amante devoto, come vedete nel finale). Mi piace pensare che nella mente


stessa esista la magia, perciò Alice è a conoscenza della condizione di Sirius, sa che è finito ad Azkaban per omicidio: fra i due personaggi intercorre un legame misterioso, una sorta di connessione che s'accentua nei sogni, la cosiddetta "forza del pensiero". Alice ha rielaborato le informazioni su Sirius anche grazie a scorci del suo viso nei giornali che parlavano dell'arresto.


La OS è un flusso introspettivo caotico perché riflette il caos che affolla i pensieri di Alice.
Partecipa al contest "Scrivetemi d'amore e sentimenti affini" indetto da S.Elric sul forum di EFP. Ci sono tre prompt segreti che svelerò solo alla scadenza delle consegne, mentre un altro che posso dirvi da subito: "Ma tu guarda il mio cuore mangiato. L’amore ha sempre fame, non lo avevi notato?", F. De Gregori, Cardiologia.

Spero che la storia vi sia piaciuta, alla prossima!
  
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