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Autore: Futeki    03/02/2017    4 recensioni
Silente è morto e Hogwarts non è più un luogo sicuro, mentre il Ministero della Magia è in mano ai Mangiamorte. Con l'ascesa del Signore Oscuro, una nuova Guerra Magica sembra ormai inevitabile.
Per allontanarsi dal tragico scenario che si pone loro di fronte, la famiglia Greengrass e Blaise cercano rifugio in una città del Galles meridionale, Caerphilly, dove Daphne non potrà fare a meno di chiedersi se è il caso di rivalutare la sua idea di casa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rusty Halo'
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III

YOU’RE MY HOME

You're my home, and together we share this love for us.

 

 

Daphne maledisse il vento che la costringeva a sbattere frequentemente le palpebre. In quel tipo di gara, un battito di ciglia era esattamente il tempo sufficiente a perdersi qualcosa di importante.

Iniziò a lacrimare quando si costrinse a tenere gli occhi aperti puntati su Blaise, ovvero quando si rese conto che, una volta arrivato al punto in cui lei si aspettava che rallentasse, lui stava invece accelerando.

Non lo vide neanche superare il treno, concentrata com’era sul fatto che si stava dirigendo a una velocità impossibile contro le rocce.

Aprì la bocca per gridare qualcosa, ma non riuscì a emettere alcun suono.

Blaise cambiò bruscamente direzione, ritrovandosi a testa in giù nel tentativo di frenare. Proseguì all’indietro verso la parete per qualche altro metro prima di riuscire a fermarsi e la coda della scopa finì per urtare le rocce, togliendogli il controllo.

Perse quota, ma poi si raddrizzò e tornò a volare normalmente, come se non fosse accaduto niente.

«Daphne, stai bene?», le stava dicendo Kevin. «Sei pallida.»

Si parò davanti a lei, togliendole la visuale su Blaise. Dedusse dal suo sguardo preoccupato che doveva sembrare davvero fuori di sé.

«Sto bene», mentì, cercando di convincere anche se stessa.

 

 

«Tu sei fuori di testa», decretò Rhys, senza riuscire a fare a meno di ridere, mentre andava incontro a Blaise.

Dai si congratulò in maniera più esplicita. «Una cosa del genere ti varrebbe la Medaglia Dinamite Dai», riconobbe. «Ma mi hai fatto prendere un colpo, non farlo mai più.»

«Non ci tengo a riprovare», rispose ridendo, poi tutti e tre atterrarono insieme, immergendosi tra la folla di spettatori ansiosi di congratularsi.

Blaise strinse la mano a qualche sconosciuto mentre tentava di farsi strada verso l’unica persona che gli interessava sorprendere.

Trovò Daphne insieme a Kevin, impegnata a ridere a una sua battuta e qualcosa dentro di lui si spezzò.

Fece dietrofront ed evitò di assistere ulteriormente alla scena, nella speranza di ritrovare l’entusiasmo che l’aveva animato fino a qualche istante prima. Non ci riuscì.

Concesse finti sorrisi a chi gli rivolgeva la parola e pronunciò qualche frase di circostanza, come gli imponeva la buona educazione, ma la sua mente era lontana anni luce da lì.

Si odiò per aver permesso a quella ragazza di contaminare qualsiasi cosa che lo riguardasse, inclusa la sua passione per il volo. I suoi sentimenti per lei avevano radici così profonde in lui da aver fatto presa su qualunque aspetto della sua vita. Si chiese se sarebbe stato in grado di provare qualcosa una volta riuscito a estirpare ogni traccia di lei da sé o se sarebbe rimasto incompleto per sempre.

«Blaise!», lo chiamò Daphne. Lui si voltò, impassibile, improvvisamente stanco e svuotato di tutte le energie.

«Volevo dirti che Kevin mi ha proposto di fare un giro, poi mi accompagnerà lui a casa», iniziò sorridente.

«Va bene», tagliò corto lui, poi fece per voltarsi e andarsene, ma Daphne lo trattenne per un braccio.

«Sei stato bravo», disse piano, «ma…»

«Ci vediamo a casa, va bene?», la interruppe lui.

Daphne lo lasciò andare e se fu sorpresa da quel tono brusco non lo diede a vedere, perché si limitò ad annuire e allontanarsi.

«Hai mai bevuto birra Babbana, Blaise?», domandò Rhys, comparendo alle sue spalle e cogliendolo di sorpresa. Lui scosse la testa.

«Vieni, andiamocene di qui.»

Lo condusse all’interno del Binario Morto, poi gli fece cenno di seguirlo attraverso una porta e di nuovo all’esterno, quando si ritrovarono su un terrazzino, separato dal cortile in cui si trovavano poco prima, che affacciava sulla strada.

Dai era seduto da solo su un vecchio dondolo che pareva sul punto di rompersi. Aveva in mano una bottiglia di vetro e di tanto in tanto beveva un sorso.

Quando arrivarono, si voltò a guardarli.

«Ha bisogno di una birra», spiegò Rhys, indicando Blaise con un dito.

Dai si allungò e prese un’altra bottiglia dal sacchetto di plastica ai suoi piedi e gliela porse.

Blaise ringraziò ed estrasse la bacchetta per aprirla.

«Chi sono quelle?», domandò Rhys, accennando a tre ragazze, seminascoste tra i cespugli, che Blaise non aveva notato.

Dai scrollò le spalle. «Ammiratrici, suppongo», rispose noncurante. «Ma non ho nessuna voglia di andare a parlare con loro.»

Rhys alzò gli occhi al cielo. «Non essere snob.»

Per tutta risposta, Dai bevve un altro sorso di birra.

«Ci vado io», decretò Rhys con un mezzo sorriso. «Non ringraziarmi», aggiunse, allontanandosi in direzione delle ragazze.

Dai sospirò e fece cenno a Blaise di sedersi accanto a lui. Un po’ scettico, lui obbedì. Il dondolo scricchiolò, ma resse il peso di entrambi.

«Buona questa birra», disse per rompere il silenzio.

Dai annuì. «Burrobirra alcolica. La migliore amica dei cuori infranti.»

Blaise ridacchiò, ma non ritenne educato chiedere a cosa si riferisse.

«Da quanto tempo sei innamorato di Daphne, Blaise?», chiese invece l’altro, senza farsi problemi.

Lui esitò. «Non lo so», rispose. «Da sempre, mi pare.»

Dai rise. «Conosco la sensazione. Avrei detto che steste insieme, ma evidentemente mi sbagliavo.»

«Decisamente», replicò lui, buttando giù un altro sorso di birra.

Stavano parlando senza guardarsi negli occhi, come se si rivolgessero a se stessi più che all’altro.

Blaise seguì lo sguardo di Dai fino a Rhys, che stava posando per una fotografia con una ragazza.

«Solitamente tendo a credere di poter fare tutto da solo», aggiunse, lasciandosi andare alle confidenze. «Come se potessi bastare per tutti e due. Nei miei rari momenti di lucidità invece mi rendo conto della follia di questo pensiero. Nessuno è così forte.»

Dai annuì e si disse d’accordo. «La vera domanda è quanto possiamo reprimere prima che tutto questo ci uccida dall’interno. Ci convinciamo di non essere incompleti quando impariamo ad amare noi stessi, poi scopriamo di poter essere davvero felici quando amiamo qualcun altro. Alla fine qualcosa va storto e perdiamo tutto, l'amore si porta via una parte di noi e improvvisamente non siamo più così certi di bastarci.»

Blaise non disse nulla, ma si voltò ancora verso di lui e di nuovo seguì il suo sguardo fino a Rhys.

«Certo, ma io che ne so?», scherzò Dai, aprendo un’altra birra. «Io e te a malapena ci conosciamo e io non sono abbastanza ubriaco per questi discorsi.»

Blaise rise. «La prima delle due cose può essere d’aiuto più di una sbronza», gli fece notare.

Dai annuì, serio. «Verissimo.»

E bevve ancora.

 

 

Daphne annuì distrattamente un paio di volte mentre Kevin parlava della sua carriera negli Harriers. Si era rivelato un tantino troppo loquace per i suoi gusti, tuttavia in un altro momento non se ne sarebbe curata. Era attraente e abbastanza sicuro di sé da risultare affascinante senza apparire arrogante, ma lei aveva altro per la testa.

Si era pentita di aver lasciato Blaise al Binario Morto senza accertarsi che stesse bene. Aveva intuito che c'era qualcosa di strano in lui, ma era così abituata a vederlo risollevarsi da solo che aveva pensato fosse meglio lasciarlo in pace. Eppure non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che avrebbe dovuto essere con lui in quel momento.

«Daphne, mi stai ascoltando?»

La strega riportò lo sguardo su Kevin. «Perdonami, sono molto stanca», si scusò. «Comunque sono arrivata, casa mia è proprio qui dietro. Grazie per avermi fatto compagnia.»

Non voleva mostrare a Kevin l'esatta posizione della loro casa sicura, quindi aveva deciso di lasciarsi accompagnare solo fino all'inizio del quartiere di Energlyn, a qualche isolato di distanza.

Se lui trovò strano che lei lo stesse congedando all'improvviso nel bel mezzo della strada, non lo diede a vedere.

«È stato un piacere», rispose con un mezzo sorriso. «A dirla tutta sarei felice di rivederti ancora.»

Daphne esitò. Non che fosse sorpresa, anzi, le era parso subito chiaro di piacergli, ma era stata così distratta mentre passeggiavano insieme da aver quasi dimenticato di essere in sua compagnia.

Non fece in tempo a dire nulla che Kevin la baciò, forse incoraggiato da qualcosa nella sua espressione sorpresa che doveva aver interpretato come lusingata.

Lo respinse con delicatezza e lui si lasciò allontanare, ma non si perse d'animo.

«Andiamo, non vorrai dirmi che non ti piaccio», la sfidò con un sorriso sfrontato.

Lei si limitò a ricambiare il suo sguardo e quando lui provò a baciarla ancora ci mise un istante di troppo a fermarlo.

«No

«No, non ti piaccio, o no, non puoi dirlo?», insisté, afferrandole un braccio.

«No e basta, Kevin, lasciami andare.»

Il suo sorriso si spense quando capì che faceva sul serio.

Non ebbe il tempo di allontanarsi che una terza persona si intromise.

«L'hai sentita», intervenne Blaise in tono minaccioso, comparendo alle sue spalle con la bacchetta alla mano. «Lasciala.»

Kevin obbedì e si allontanò da Daphne di un passo. «Calma, amico», iniziò conciliante. «La stavo solo accompagnando a casa.»

«Non ce n'è bisogno», tagliò corto lui. «Adesso ci sono io.»

Kevin sorrise. «È in mani sicure allora. Buonanotte», salutò, guardando prima Blaise e poi Daphne. Dopodiché si smaterializzò, lasciandoli soli.

Non appena se ne fu andato, Blaise ripose la bacchetta nella tasca del mantello e si avviò verso casa, senza degnare Daphne di uno sguardo.

La strega, sorpresa e infastidita, prese a camminare a passo svelto per stargli dietro.

«Mi stavi seguendo?», gli domandò, sperando che si decidesse a riconoscere la sua presenza e a rallentare per rispondere.

«Quanto sei egocentrica», disse invece lui, senza accennare a farlo. «Stavo tornando a casa, tutto qui.»

«Non c'era bisogno che ti intromettessi, avevo tutto sotto controllo.»

Nell'istante in cui ebbe finito di pronunciare quelle parole si rese conto che così dicendo avrebbe solo ottenuto di farlo arrabbiare di più.

Blaise si fermò all'improvviso e lei gli finì addosso. Si voltò a guardarla e Daphne attese una sfuriata che non arrivò. Senza rivolgerle neanche la parola, Blaise riprese a camminare ed entrò nel vialetto della casa dei Greengrass.

Un elfo comparve sulla soglia per aprirgli la porta prima ancora che bussasse e lui entrò e gli lasciò il mantello, sempre in silenzio.

«Blaise», lo chiamò lei, seguendolo su per le scale.

Lui entrò nella propria camera e fece per chiudersi la porta alle spalle, ma Daphne la fermò con un braccio e scivolò all'interno.

«Blaise!», tentò ancora di attirare la sua attenzione, ma lui si ostinò a rimanere in silenzio.

«Sei arrabbiato con me, per caso?», domandò, incerta su cosa dire.

«Arrabbiato?», ripeté lui, mostrando finalmente una reazione. «Arrabbiato? Certo che no

«Non si direbbe», replicò Daphne, in tono altrettanto sarcastico.

«Non sono arrabbiato», insisté lui, stavolta spaventosamente calmo, mentre si sfilava il maglione rimanendo in maniche di camicia. «Vai a dormire, è tardi.»

«Non finché non mi avrai detto cos'hai», ribatté ostinata.

«Che bisogno c'è?», fece Blaise sarcastico. «Tanto avevi tutto sotto controllo.»

«Allora è questo.»

«Poteva essere una brutta persona, ci hai pensato?», le fece notare.

Daphne alzò gli occhi al cielo. «Ma se sei stato tu ad accettare subito l'invito di quei tre!»

«Non è la stessa cosa!», ribatté alterato. «Guardati, quanto pensi che ci voglia a sopraffarti fisicamente e impedirti di usare la bacchetta?»

Lei si accigliò. «Questo che c'entra?»

Blaise rise amareggiato. «Adesso vuoi negare che fosse sul punto di fare qualcosa che non volevi?»

«E sarebbe colpa mia?», replicò lei.

«E di chi, se no?»

«Blaise, dimmi che questa è una scenata di gelosia, altrimenti dovrò credere che tu sia fuori di testa.»

Lui le diede le spalle e prese a sbottonarsi la camicia. «Pensa quello che vuoi, ma vattene dalla mia stanza.»

«Io non ho fatto niente!», protestò lei, sempre più arrabbiata.

«Certo, come al solito.»

Daphne strinse i pugni con tanta forza da conficcarsi le unghie nei palmi e gli si avvicinò, costringendolo a guardarla dritto negli occhi. «Qual è il problema?»

«Devi piantarla di dare corda a chiunque!», strillò lui, altrettanto infervorato.

L'ira di Daphne si placò all'istante e lei rimase a guardarlo in silenzio.

Il suo Blaise, il ragazzo che l'aveva amata fin da quando erano bambini, era in piedi di fronte a lei a riversarle addosso una rabbia che non serviva ad altro che a nascondere quanto fosse ferito.

Si odiò per avergli inconsapevolmente fatto del male ancora una volta e non trovò le parole giuste da usare per farglielo sapere, così tacque.

Blaise dovette rendersi conto di quello che lei aveva appena realizzato perché perse immediatamente la voglia di litigare.

Daphne aspettò che dicesse qualcosa, ma lui sembrava altrettanto in difficoltà con le parole.

Poi Blaise la prese per le braccia, la attirò a sé e la baciò.

Per la prima volta in tutta la sua vita, Daphne pensò che il contatto tra le loro labbra fosse terribilmente sbagliato.

Fece per allontanarsi, ma lui la trattenne. Quando si staccò da lei le rivolse uno sguardo acceso. «Se anche avessi voluto davvero respingermi, non ci saresti riuscita», decretò.

Lei intuì vagamente che si riferiva alla discussione di poco prima, ma non riuscì a recuperare il filo del discorso, perché lui la baciò ancora.

Stavolta però, mentre assaporava la dolcezza delle sue labbra, si rese conto che non c’era niente al mondo che fosse più giusto. Il respiro di Blaise era quanto di più familiare e rassicurante avesse nella propria vita. Se c’era una cosa su cui non aveva mai avuto dubbi era il suo bisogno di lui e di tutto ciò che poteva darle.

Blaise era la sua casa.

Lui, invece, al momento sembrava più preso dal soddisfare un altro tipo di bisogno, decisamente più pratico e che aveva a che fare con le sue mani infilate audacemente sotto i vestiti di Daphne, la quale si ritrovò con il reggiseno sganciato prima ancora di riuscire a sfilarsi il maglione.

«Io e te abbiamo seri problemi di comunicazione, lo sai, vero?», disse, mentre Blaise le toglieva i pantaloni, accarezzandole la pelle nuda.

«Stai zitta», ribatté lui, tornando a premere le labbra contro le sue.

Ecco, appunto.

La spogliò senza mostrare alcuna traccia del riguardo che le riservava di solito. Aveva completamente abbandonato la consueta gentilezza con cui la trattava e, per chissà quale arcano motivo, Daphne si sentì amata per quello che era per la prima volta.

Le piacque sentirsi spingere sul letto senza che Blaise si fosse chiesto se lei era d'accordo. Le piacque il contatto della sua pelle nuda contro la propria mentre realizzava di non averlo neanche visto spogliarsi.

Ancora di più, le piacque sentirlo sopra di sé, dentro di sé, con l'urgenza di chi sa che non c'è altro posto al mondo in cui vorrebbe trovarsi.

Fece per suggerire di sigillare la porta con la magia, ma Blaise le tappò la bocca con una mano e non poté fare altro che lasciarsi andare.

 

 

Trattenersi non era affatto facile.

Blaise sapeva bene che, nello stato emotivo in cui si trovava, se avesse perso il controllo, non le avrebbe resistito neanche per cinque minuti.

Ma lui aveva alcune cose da mettere in chiaro, prima che il potere tornasse tutto nelle mani di Daphne.

«Io so», iniziò a dire, mentre ansimava al ritmo delle proprie spinte, «che preferisci me a tutti i ragazzi con cui sei stata.»

Lei mugolò sotto di lui, ma non rispose. Aveva gli occhi chiusi e l'aria di essere vicinissima al piacere.

Blaise si fermò, suscitando un gemito di protesta. «Dillo.»

Daphne aprì gli occhi e lo guardò con tenerezza mista a ostinazione. «Non ho intenzione di nutrire il tuo ego con...»

«... la verità?», concluse lui per lei, muovendosi impercettibilmente.

Daphne emise un debole suono, ma non disse nulla.

Blaise affondò ancora in lei, premendole il bacino contro il proprio.

La strega sospirò e lui sentì i suoi muscoli interni contrarsi attorno a sé.

Fermarsi ancora fu una vera e propria tortura, una sofferenza fisica che lo indusse a stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche. Ci mise qualche istante a riprendere fiato, poi avvicinò le labbra al suo orecchio e le succhiò il lobo. «Non credo che ti lascerò venire», sussurrò.

Daphne gemette per la frustrazione. «Vuoi che ti preghi?»

«Sì.»

«Ti prego.»

«E voglio che tu smetta di vedere altri ragazzi.»

Lei non rispose, quindi Blaise si mosse strappandole un sospiro, poi si limitò a strofinarle le labbra sui seni, conscio che se avesse esagerato nell'alimentare il fuoco dentro di lei, avrebbe finito per bruciarsi anche lui e il gioco si sarebbe concluso troppo in fretta. Le morse un capezzolo senza delicatezza, poi prese a succhiarlo. Lei ansimò più forte e Blaise si sentì incitato a continuare.

Aveva già rinunciato all'idea di strapparle una promessa con quel supplizio – per lei, per lui – quando Daphne gli accarezzò i capelli.

«Sì», disse teneramente.

Blaise alzò gli occhi per incrociare i suoi. «Sì cosa?»

«Preferisco te.»

«Ma non per questo smetterai di vedere altri», dedusse lui. Lei confermò con il suo silenzio.

Blaise fece per scuotere la testa, ma cambiò idea quando si rese conto che il minimo movimento gli provocava fitte di eccitazione nel basso ventre. Aprì la bocca, poi la richiuse. Daphne lo guardò mentre cercava le parole per esprimersi.

«Non posso più farlo», disse alla fine. «Ti amo troppo per accettare di non essere l'unico», ammise controvoglia. Poi distolse lo sguardo da lei e ricominciò a baciarle i seni.

Daphne si agitò eccitata sotto di lui. «Blaise...», tentò di richiamare la sua attenzione, ma lui non la ascoltò.

Riprese a spingersi dentro di lei, stavolta con l'intenzione di arrivare fino in fondo.

Quando raggiunse il piacere, Daphne si lasciò sfuggire un grido che Blaise soffocò prontamente con una mano, troppo scosso emotivamente per usare la propria bocca.

Ci vollero un altro paio di spinte perché venisse anche lui e nel frattempo Daphne gli baciò teneramente il palmo della mano, ancora premuto contro le sue labbra.

Blaise crollò su di lei, poi, con uno sforzo sovrumano, si spostò al suo fianco per non pesarle addosso. Steso sulla schiena, chiuse gli occhi e si rilassò.

Daphne si voltò su un fianco, poi gli posò la testa sul braccio. Dal momento che lui non le prestava attenzione, la strega si decise a parlare.

«È stato... Mi è piaciuto molto.»

«Come sempre», osservò lui senza scomporsi, tenendo gli occhi chiusi. «Perché me lo dici?»

«Per nutrire il tuo ego.»

Blaise sorrise. «Non sei stanca? Dormi», suggerì, intenzionato a fare altrettanto.

«Guardami», ordinò Daphne.

Blaise la ignorò, quindi la strega gli mise una mano sulla guancia e lo costrinse a voltarsi. Riluttante, lui aprì gli occhi. Si ritrovò a fissare le sue labbra e si rese conto di desiderare ardentemente di baciarla. Non lo fece.

«Mi hai dato un ultimatum, Blaise?», domandò in tono serio, con la mano ancora sul suo viso.

«Sono sicuro che troverai qualcun altro con cui fare del buon sesso», commentò invece di rispondere.

Daphne roteò gli occhi. «Blaise...»

Lui attese che dicesse qualcos'altro, sforzandosi di non trovare il proprio nome sulle sue labbra terribilmente eccitante.

«Non essere arrabbiato con me.»

Blaise sospirò. «Non sono arrabbiato», ammise. «Sono stanco. Penso che dovrei starti lontano per un po'.»

Daphne si accigliò. «Perché?»

Lui si voltò su un fianco per guardarla meglio e, a un'occhiata più attenta, stabilì che lei davvero non si rendeva conto appieno dell'effetto che aveva su di lui.

«Se non posso avere quello che desidero allora forse dovrei smettere di desiderarlo. Sei d'accordo?», le chiese con dolcezza.

Lei parve riflettere. «Io non voglio che tu smetta.»

Egoista.

«E io non voglio che tu veda altre persone.»

«Forse potremmo... trovare un compromesso», suggerì esitante.

Blaise scosse la testa. «Un compromesso è una soluzione che lascia insoddisfatte entrambe le parti.»

«Io sarei più insoddisfatta se tu ti allontanassi da me.»

Quella piccola confessione accese in lui un barlume di speranza. «Allora accontentami», propose in tono stanco. «O pensi forse che non potrei bastarti?»

Daphne si mise a sedere e si avvolse il lenzuolo attorno al corpo, con un pudore che solitamente non mostrava davanti a lui. Poi si voltò a guardarlo. «E tu sei sicuro che non smetterò di interessarti quando avrai avuto ciò che vuoi e l'eccitazione della conquista sarà svanita?»

Blaise rimase di sasso.

Mai gli era passato per la mente che Daphne potesse avere quel genere di dubbi. Eppure era chiaro, a giudicare dalla fronte aggrottata e dalla linea dritta delle labbra, che la sua preoccupazione era reale.

Restò con la bocca aperta per un po', incredulo. Alla fine decise che doveva aver battuto la testa, forse contro la testata del letto, nella foga dell'amplesso.

«Ma fai sul serio?»

Daphne sbuffò e si alzò in piedi, recuperò la propria bacchetta e la utilizzò per raggruppare i vestiti sparpagliati per la stanza.

«Daphne», richiamò la sua attenzione, mentre lei sfilava i capelli biondi dal collo della maglia che stava indossando, «fai sul serio?»

«Ti sembra che io stia scherzando?», replicò lei infastidita.

Lui si accigliò. «Fammi capire bene, cosa credi di essere per me, un capriccio?»

«Come faccio a saperlo?»

«Certo», convenne Blaise, «non capisci i tuoi sentimenti, figuriamoci i miei.»

«Non è la stessa cosa», ribatté, mettendosi nuovamente a sedere sul letto. «Io so quello che voglio ed è molto più semplice di quello che vuoi tu. Ho bisogno di te nella mia vita, in qualsiasi modo. Vuoi una relazione? Va bene, proviamoci. Ma che succederà se non dovesse andare bene? Cosa farai se dovessi renderti conto che per tutti questi anni non hai fatto altro che idealizzarmi e che invece non sono la persona che credevi?»

«Nessuno ti conosce meglio di me, Daphne», rispose accigliato. «Sei testarda, egocentrica, irritante e meravigliosa. Tu non sei affatto perfetta, ma io non credo di poter amare i difetti di un'altra persona con la stessa intensità con cui amo i tuoi.»

Lei trattenne il respiro per qualche istante.

Blaise non si era mai preoccupato di nascondere i suoi sentimenti per lei, e anzi, non perdeva mai occasione per ricordarglieli, al punto che Daphne sembrava così abituata ad essere amata da non esserne più neanche toccata.

Eppure in quel momento, la sua espressione gli diede la chiara misura di quanto fosse spaventata e bisognosa di conferme.

La attirò a sé e l'abbracciò. «Per anni ho continuato a ripetermi che dovevo solo darti tempo e contemporaneamente temevo che un giorno il tempo ti avrebbe portato via da me. Ogni volta che sembravi lasciarti andare e ti vedevo avvicinarti a me, tu finivi per tirarti indietro così bruscamente che mi lasciavi svuotato», disse tutto d’un fiato. Lei non parlo, quindi proseguì. «Daphne, tu hai influenzato tutta la mia vita. Ti ho sempre avuta accanto a me e ti ho sempre voluta così tanto che non ho mai imparato a fare a meno di te. È logorante sapere che tu sei tutto ciò di cui ho bisogno e non poterti avere fino in fondo, toccarti con la consapevolezza che da un momento all'altro mi lascerai ancora. Perfino adesso è così. Hai idea di come sia stringerti e avere la certezza che ti sto per perdere un'altra volta?», esitò, ma non si aspettava davvero una risposta. «Come avrei potuto sopportare tutto questo se ti avessi amata anche solo un po' meno di così?»

«Io sceglierò sempre te», replicò lei convinta. Blaise notò che le tremava il labbro inferiore, tuttavia la sua voce era sorprendentemente ferma. «Ho sempre agito sulla base di questa certezza, ho fatto quello che ritenevo giusto e ti giuro su Merlino che non ho mai voluto ferirti davvero. Ma se tu mi chiedi di scegliere tra te e chiunque altro, io sceglierò sempre te, anche se questo mi spaventa a morte. Puoi chiamarlo amore se vuoi, ma io credo sia un sentimento troppo egoista per esserlo. L'unica certezza che ho è che sei necessario non solo alla mia felicità, ma alla mia stessa sopravvivenza. Capisci che intendo?»

Fu il turno di Blaise di esitare. «Meglio di quanto credi.»

«Allora perché sembri così sorpreso?», fece lei. «Cosa ti aspettavi? Una dichiarazione romantica e petali di rosa?»

Sollevò la bacchetta contro il suo viso. Dalla punta fuoriuscì un pugno di petali rossi che si impigliarono tra i capelli di Blaise come piccoli coriandoli.

«Tanti auguri.»

Blaise scoppiò a ridere e cadde disteso, trascinandola con sé.

«Pensi che ci abbiano sentiti?», domandò Daphne, esitante.

Blaise scosse la testa. «I tuoi genitori non ci sono. I loro mantelli non sono appesi all’ingresso e l’elfo che ci ha aperto la porta ha provato a comunicarcelo, prima che lo piantassimo lì da solo.»

«In effetti mi era parso strano che non ti fossi posto il problema.»

«In caso contrario a quest’ora starei fuggendo il più lontano possibile», ammise. «Tuttavia sono abbastanza sicuro che tua sorella sappia che siamo rientrati.»

Daphne nascose il viso contro la sua spalla, imbarazzata. «Merlino.»

Blaise ridacchiò e prese ad accarezzarla.

«Se non potremo tornare in Inghilterra», fece lei, improvvisamente seria e senza guardarlo negli occhi, «se dovremo trovarci una nuova casa, tu non mi abbandonerai, vero? Verrai sempre con me.»

Non era una domanda.

Blaise non riuscì a tirare fuori una risposta adeguatamente simpatica, perciò si limitò a dire ciò che pensava. «Per me casa è dove sei tu.»

Daphne, che aveva trattenuto il fiato fino a quel momento, espirò.

«Non avere paura», sussurrò lui. «Hai idea di quanto siamo fortunati io e te?», le fece notare. «Pensa a tutto ciò che può tenere separate due persone. Non c’è niente del genere a ostacolare noi.»

«Ti riferisci alla Dama Verde?», chiese lei.

In verità, Blaise stava pensando a Dai Llewellyn, ma non gli parve il caso di dirlo. Si chiese se Rhys fosse a conoscenza di ciò che provava.

«Anche io», proseguì Daphne, prendendo il suo silenzio per una conferma.

«Io però sarei arrivato», precisò lui. «Non come Gruffudd

Lei sorrise e lo baciò con dolcezza. Poi gli diede le spalle e si strinse a lui, lasciandosi abbracciare.

Rivolse lo sguardo alla finestra chiusa, dalla quale intravedeva le strade scure e poco familiari di Energlyn.

Da qualche parte, lontano da lì, la guerra stava per raggiungere casa sua, eppure, pensò, se anche non si fosse trovata a centinaia di chilometri di distanza, si sarebbe sentita comunque al sicuro finché fosse stata stretta da quelle braccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Green Green Grass of Home è una canzone del 1965 interpretata da numerosi artisti britannici. Il titolo si traduce con L’erba verde verde di casa e rimanda ai luoghi familiari dell’infanzia dell’autore. Il riferimento, nel mio caso, è alla situazione che vede i Greengrass (di qui il trattino nel titolo, grazie al quale l’erba verde diventa il cognome di Daphne) lontani da casa e alla ricerca di un luogo sicuro, più metaforicamente che in senso letterale.

 

You’re my Home è una canzone di Angeline Quinto del 2011. La traduzione è Tu sei la mia casa e il sottotitolo (You’re my home and together we share this love for us) è un verso della canzone, che significa: Tu sei la mia casa e condividiamo questo amore per noi.

 

Note

Con questo terzo capitolo si conclude la piccola storia di Blaise e Daphne, nonché l’esperimento nato dall’amore per il trash che io e la beta, ahinoi, condividiamo. E anche stavolta possiamo dire di averne inserito abbastanza, con l’angry sex, i petali di rosa e le canzoni di Alessandra Amoroso come colonna sonora ai momenti romantici.

Segnalo, a questo proposito, le citazioni Temevo che un giorno il tempo ti avrebbe portato via (da Fuoco d’artificio) e Stringerti e avere la certezza che ti sto per perdere un’altra volta (da Stupendo fino a qui) tratte appunto dalle canzoni di Alessandra Amoroso.

Infine, segnalo la modifica al rating della storia (da rosso ad arancione), su suggerimento della beta, in quanto la scena di sesso non è così particolareggiata da richiedere il rating rosso e la conseguente restrizione a un pubblico maggiorenne.

 

 

Mi scuso per avervi fatto aspettare più di quanto avrei voluto per questo capitolo, ma l’università mi impegna più del previsto. È per questo motivo che non penso di poter pubblicare i capitoli della long The end where I begin con cadenza bisettimanale. Non mi piace venir meno ad appuntamenti che ho fissato io stessa, ma purtroppo i tempi necessari sono piuttosto variabili. Come indicazione approssimativa posso dire che conto di pubblicare un capitolo al mese. Comunque sarà più facile rimanere aggiornati tramite facebook, per questo rinnovo l’invito ad aggiungermi: Futeki Efp.

 

Grazie a chi mi ha seguito anche in quest’altra avventura, soprattutto la mia beta, Legar, senza la quale probabilmente questa fanfiction non avrebbe mai visto la luce. ♥

Ho adorato scriverla e non posso che ringraziare due volte tutti coloro che hanno apprezzato la lettura tanto quanto io ho amato la stesura.

Alla prossima!

Futeki

 

 

 

 

   
 
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