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Autore: crige    05/02/2017    8 recensioni
Storia ispirata dall' altra mia FF "Save Me".
Parla della "favola" d' amore di Feffe e Federica.
Non c'è bisogno di aver letto "Save Me" per poter seguire questa!
Il racconto parla di Francesca, una 15enne abbandonata a sé stessa che ha perso fiducia nelle persone e nella vita, a causa della sua situazione familiare.
L' altra protagonista è Federica, una ragazza piena di vita, solare e terribilmente imbranata e sbadata!
Due persone totalmente differenti, che finiranno per scontrarsi e sconvolgersi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E' affascinante come, da un giorno all' altro, la tua vita possa cambiare radicalmente.
All' improvviso ti ritrovi catapultato in un nuovo mondo.
Mondo che non ti saresti mai aspettato.
Che credevi non ti potesse appartenere.
Mondo che adesso, in qualche modo, è tuo.

Un trascloco.
Un altro lavoro.
Persone appena conosciute.
La svolta può arrivare da qualsiasi parte.
In qualsiasi modo possibile.

Di colpo ti ritrovi a cambiare abitudini.
Ad avere una routine diversa.
Nuove regole.
Nuovi dialoghi.

Tutto ti affascina.
Ti brillano gli occhi mentre ti muovi in punta di piedi in questo luogo inesplorato.
E ti chiedi se lo sentirai mai tuo come quello in cui navigavi prima.
Se è veramente quello che stavi cercando.
Perché insieme all' entusiamo e all' eccitazione, subentra sempre Lei.
La paura.

La paura di sentirsi inadatti.
Di non essere all' altezza della situazione.
La paura di non farcela.
Di essere sopraffatti dal nuovo.
Perché, diciamocelo, non sempre siamo pronti al cambiamento.

Sì, passiamo intere giornate a lamentarci che è sempre tutto uguale.
Che non succede mai niente.
Ma poi, quando quel qualcosa arriva, spesso non abbiamo voglia di abbracciarlo.
O meglio, la voglia ci sarebbe, ma ci poniamo ogni volta la stessa domanda: E se....??

E se...? Ma...?
Si dice che "se la mia nonna avesse le ruote, sarebbe un carretto".
Che tradotto sta a significare che con i se e con i ma non si va da nessuna parte.

Osanniamo il concetto di "Carpe Diem".
Cantiamo a squarciagola che il meglio deve ancora venire.
E poi, quando arriva questo meglio, ci mettiamo sotto le lenzuola perché "fanculo tanto finirà come al solito".

Diventiamo tutti esperti quando un amico ci chiede un consiglio su una nuova possibilità.
Quando però si tratta di noi stessi siamo dei veggenti.
Già sappiamo che andrà di merda senza neanche sforzarci prima di viverlo.

Forse, qualche volta, dovremmo essere noi a fottere la paura.
E non il contrario.
Forse, in certe occasioni, dovremmo cambiare quel "Se" con un "Sì!".
Magari così scopriremo che quel nuovo mondo è fatto su misura per noi.
E cazzo, quanto ci sta bene addosso.



                                                                                 

                                                                                                          **********


Non so quale sia stata la parte più imbarazzante di questa serata.
Ho la possibilità di scegliere tra varie scene.
Direi quasi a migliaia.

Quando la Santoro mi ha trovato a dormire su una panchina?
Dietro di lei in motorino fino a casa sua?
Quando ho constatato che il suo garage è più grande di quella che era casa mia?
O qui, di fronte a sua madre, intenta a fissarmi la punta delle scarpe?

-Tu devi essere Francesca- 

Alzo gli occhi e davanti a me si ererge la versione leggermente invecchiata della Santoro.
Alta, slanciata, biondissima e con gli occhi azzurrissimi.
Ecco da chi deve aver preso la figlia.

-Io sono Maria- si avvicina, porgendomi una mano che stringo dopo qualche secondo -ti ho fatto preparare la stanza degli ospiti- sorride gentile -ma prima di andarci, che ne dici di mangiare qualcosa?-

-Non si disturbi- biascico più imbarazzata che mai.

-Oh Tesoro, non sono mica io che cucino- e con un occhiolino si dilegua.

Tiro un sospiro di sollievo.
E una volta tornata in me, inizio a guardarmi intorno.
Di certo le dicerie su questa famiglia, non erano infondate.

Più che una casa, è una reggia!
Che diavolo ci faccio, io, qui dentro?
E come siamo passate, io e la Santoro, da odiarci a convivere?

-Sia chiaro che tu non mi piaci- afferma, all' improvviso, come se mi avesse letto nel pensiero -non lo faccio per te, ma per Federica. Resterai qui fino a quando non troveremo un' altra sistemazione-

-Si, ho capito- alzo gli occhi al cielo -come avevo capito alla decima volta che lo hai detto-

-Era giusto per esser chiari- scrocchia le labbra e mi fa cenno di seguirla.

Entriamo nel salotto.
O in una galleria d' arte.
Ancora non ho capito.

Due divani a penisola, enormi.
Più di quattro poltrone sparse per tutta la stanza.
Un televisore gigantesco, piatto, che si estende in mezzo alla sala.
Un tavolincino da fumo posizionato in mezzo ai sofà.
Quadri bellissimi appesi ovunque.
E, per finire, un camino in mattoni all' angolo.

-La vostra cena- 

Quella che deduco essere la cameriera arriva con due pizze in mano.
Le poggia sul tavolincino insieme a delle posate.
Poco più tardi torna con delle bibite per poi sparire di nuovo.

-Siediti e mangia, Creatini- la imito sedendomi sul divano abbastanza distante da lei -però in silenzio che ora c'è Grey's Anatomy-

-C'è cosa?-

Si gira di scatto, sorpresa.
Mi scruta, come se volesse studiarmi.
Alla fine si volta di nuovo con uno sgaurdo che non riesco a definire.

-Non andremo mai d' accordo io e te- soffia -come diavolo si fa a non conoscere Grey' s Anatomy?-

-Sai, non ho avuto molto tempo per guardare la tv- ribatto, leggermente infastidita.

-Questo non ti giustifica-

-Non dovevamo mangiare in silenzio?- domando, scocciata.

Non ho voglia di spiegare.
Non ho più voglia di star qui a raccontare come è stata la mia vita fino ad ora.
Non me ne frega niente di lei, del suo giudizio o di qualsiasi altra cosa.
Le sono grata per ospitarmi, ma tutto qui.
Non voglio di certo un qualche genere di rapporto con Lei.

Penso a quanto tempo è passato dall' ultima volta che ho mangiato un pasto decente.
Che ho avuto un tetto sopra la testa.
Che non mi devo preoccupare di dove andrò domani o di cosa farò.

Ed è con quell' ultimo pensiero che, di colpo, mi ricordo perché sono qui.
Il pensiero di aver perso Federica mi ritorna prepotentemente in testa.
Risucchiando tutta la piccola gioia che stavo provando.

-Non volevo farle del male- mormoro, più a me stessa che a qualcuno.

-Che tu ci creda o no, lo so- soffia, senza staccare gli occhi dal televisore -comunque domani s' incazzerà anche con me, quando le dirò che ti ospito-

-No! Non dirle che...-

-Non le dico proprio niente dei tuoi affari! A quello ci penserai tu- sbotta, interrompendomi -le dirò solamente dove ti ho trovata e che se vuole sapere le cose, dovrà venire a chiederle a te-

-E credi che lo farà?-

-Forse non subito, ma lo farà-

Non aggiunge altro.
E per quanto mi può far strano, l'ho apprezzato molto.
Chiara e coincisa.
Senza aver bisogno di dire troppe parole che spesso sono anche inutili.

Spero che abbia ragione.
Spero tanto che Federica torni da me.
Non posso credere di aver perso l' unica cosa bella che avessi nella mia vita.

-Dai, andiamo, ti mostro dove starai- afferma, una volta finito l' episodio.

Annuisco, seguendola.
Torniamo all' ingresso, per poi prendere la scalinata di destra che porta al piano superiore.
Sorpassiamo tre porte, fino ad arrivare alla quarta.

-Ecco qui- esclama, aprendola.

Supero l' uscio e rimango a bocca aperta.
La stanza è enorme.
Anche più grande del garage!

Un letto matrimoniale fa da padrone in mezzo alla camera.
La parete sinistra è occupata da una grande libreria in legno, vuota.
Sulla destra ci sono una scrivania e due poltrone.

-Cosa c'è dietro quella porta?- domando, indicando un punto in fondo alla stanza.

-L' armadio- dice con non curanza -e se hai bisogno del bagno, è la porta subito a destra quando esci-

-Io..io..- balbetto, incapace di formulare qualsiasi frase -Grazie- dico, in fine, guardandola negli occhi.

-Sisi, come ti pare- bubbola, sbrigativa -domani mia madre ti vuole parlare- m' informa -me ne vado a letto- e se ne va così, senza tante parole.

Nonostante un tetto sopra la testa.
Un letto comodo e le lenzuola calde.
Quella notte l' unica cosa a cui riuscii a pensare furono due occhi verde smeraldo.



                                                                                                        **********

-ELEONORA!-
Sobbalzo a quel grido improvviso.
Lo sguardo terrorizzato che vaga per la stanza alla ricerca del colpevole di questo risveglio brusco.
I capelli sparati in ogni dove.
L' incazzo generale verso la vita, che aumenta non appena capisco chi è stato.

-Susy- soffio -ti sembra forse il modo di svegliare una persona?-

-Sono dieci minuti buoni che provo a svegliarti- ribatte, scocciata -o urlavo o ti buttavo sotto la doccia. Dimmi cosa preferisci e la prossima volta mi adeguo-

Sbuffo sonoramente, vedendola sparire dietro la porta.
Mi alzo di malavoglia.
Lentamente mi dirigo verso il bagno di camera, grattandomi allegramente le chiappe.

Questo è di sicuro il momento della giornata che più odio.
Il mattino.
Perché dovrei alzarmi?
Si sta così bene sotto il piumone.

Mi lavo la faccia, vestendomi successivamente.
Recupero lo zaino abbandonato in un angolo della stanza, aggiungedoci dei libri che mi sarebbero serviti.
Svogliatamente scendo al piano inferiore.

-Buongiorno- 

Mi ero quasi dimenticata di lei.
O forse il mio subconscio sperava che fosse stato tutto un brutto sogno.
E invece...

Per tutta risposta, lascio partire un grugnito.
Mi siedo alla tavola sbadigliando rumorosamente.
Susy mi porta la mia tazza di caffè, lanciandomi uno sguardo incazzato, che ignoro amorevolmente.

Prendo il mio solito toast, iniziando a mangiare.
Faccio di tutto per cercare di ignorare lo sguardo della Creatini.
Ma alla fine, sbotto.

-Che vuoi?- le domando, non troppo amichevolmente.

-Sei ancora peggio la mattina- afferma, passandosi una mano sugli occhi -volevo solo sapere come andiamo a scuola-

-Io in vespa- rispondo - tu arrangiati-

-Ti accompagno io- si intromette mia madre, spuntando da non so dove -almeno ne approfittiamo per conoscerci-

Alzo gli occhi al cielo, alzandomi.
Prendo cappotto e zaino e me ne vado salutando solamente con un cenno della mano.
Che io mi ricordi, mia madre non mi ha mai accompagnato a scuola.

Raggiungo il garage, montando poi in sella allo scooter.
Dò gas, lasciandomi dietro di me Creatini e casa.
Devo andare a prendere Federica.

Sinceramente non so bene perché io mi sia messa in mezzo a questa situazione.
Non so perché stia aiutando quella lì.
Ho provato solo una gran compassione.

Ma adesso, la parte difficile, è dire tutto a F.
Come cazzo glielo spiego?
Spero che non s' incazzi di nuvo con me.

Forse avrei dovuto ascoltarla di più quando mi parlava della Creatini.
Dei suoi commenti sui suoi occhi perennemente tristi.
Di quella volta che mi ha raccontato di come è diventata strana quando l' ha accompagnata a casa sua, dopo la festa di Bianca.

Ancora non riesco a capire perché non ne abbia mai parlato con nessuno.
Paura? Vergogna?
Non trovo una buona scusa per il suo silenzio.
Anche perché sua sorella è ancora in quell' infermo.
Spero tanto che i miei riescano a fare qualcosa.

-Ciao!- una insolita Federica triste, prende posto dietro di me.

-Ehi- le sorrido dallo specchietto, mentre avvolge le sue braccia intorno alla mia vita.

Odio vederla così.
Maledetta Creatini.
Se solo Fede sapesse tutto...

-Hai voglia di fermarci a prendere un caffé? Tanto entriamo alla seconda ora oggi-

-Certo- le rispondo, non potendo negarle niente, ora più del solito.

Parcheggio davanti al nostro bar di fiducia.
Lei entra andando ad occupare un tavolino.
La raggiungo non appena finisco di sistemare i caschi nel sottosella.

Si è seduta al nostro solito tavolo vicino la finestra.
Chiediamo due cappuccini al barista, che ci saluta calorosamente come sempre.
Dopo di ché crolla un silenzio inaspettato.

-F- richiamo la sua attenzione, sfiorandole la mano -c'è una cosa che devo dirti-

-Ti ascolto- soffia, sforzandosi di sorridere.

-Tu fammi finire, prima di dire qualsiasi cosa, ok?- chiedo, continuando non appena la vedo annuire -ieri, dopo che abbiamo trovato Francesca e tu sei corsa via, mi ha detto qualcosa che mi ha spiazzato. Lì per lì non le ho dato troppo peso, poi però una volta che ti ho lasciato a casa, quel dubbio dentro di me si è fatto sempre più forte e son dovuta per forza andare a controllare- sospiro, cercando le parole più adatte -ho girato per quasi tutta Firenze, fino a quando non l' ho trovata al parco che si attingeva a dormire su una panchina- la vedo spalancare gli occhi, sorpresa -ci ho parlato e, ecco, adesso sta a casa mia-

-Cosa?- quasi urla, spaventandomi -dopo quello che ha fatto, tu te la sei portata a casa? Non ci posso credere- sbatte una mano sul tavolo, facendo girare gli altri clienti -perche?-

-Non sta a me dirtelo. Devi chiederlo a lei- rispondo, pacatamente.

-Non so se ho voglia di parlarci- gira la testa da un lato, sospirando -non credo che possa avere una buona giustificazione-

-Io penso di sì- ribatto -ma ovviamente è una scelta tua-



                                                                                                        **********


A proposito dei momenti imbarazzanti dei quali parlavo ieri sera.
Di sicuro questo è il peggiore.
Io e mamma Santoro nella sua macchina in un completo, assordante silenzio.
Decido che è arrivato il momento di romperlo dopo il quarto semaforo rosso che becchiamo.

-Io..-

-Non  m' importa cosa facevi prima- m' interrompe subito -fino a quando deciderai di stare a casa mia, ci sono delle regole- mi lancia una leggera occhiata prima di continuare -la scuola prima di tutto-

-Certo, signora, tutto quello che vuole- abbasso lo sguardo, più imbarazzata che mai.

-Voglio che continui con lo sport, perché credo che sia una cosa importante. Ma lo farai qui a Firenze e non più a Prato. A questo penserò io. Ho chiamato la scuola e sono stata molto chiara sul fatto che devono chiamare me per ogni cosa che ti riguardi. Dò loro parecchi soldi all' anno, quindi questo e altri fattori, hanno fatto in modo che non avessero da obiettare-

-Altri fattori?- chiedo incuriosita.

-Francesca- mi richiama, dolcemente -credi che la tua situazione familiare sia passata inosservata come pensi? La preside ha sollecitato più volte i servizi sociali perchè effettuassero dei controlli, ma a quanto pare qualcuno della tua famiglia ha conoscenze molto importanti-

Quella informazione mi lascia totalmente di stucco.
Perché non ne ho mai saputo niente?
Perché nessuno è mai venuto a parlarmi?

So che mio padre ha uno dei suoi migliori amici là dentro e qualcuno anche alla polizia.
Ecco perché non sono mai potuta rivolgermi a loro.
Mi sono sempre sentita in trappola.

-Io non lo sapevo- mormoro, sconfitta.

-Lo so, tesoro- mi stringe una spalla, tornando poi a guardare la strada -voglio che tu sappia che mi sto muovendo per tua sorella. Non so cosa posso fare, ma proverò qualsiasi cosa-

Alzo la testa di scatto, completamente sorpresa.
Mi sembra di star vivendo un sogno.
E' come se fossi stata abbagliata da una luce di speranza.
Tutta insieme.

-Torniamo alle regole- riprende il discorso, dopo diversi minuti -per i primi mesi voglio conoscere qualsiasi persona intendi  portare a casa mia. Voglio sempre sapere i tuoi spostamenti e cosa più importante, smetterai categoricamente di fare quello che tu chiami lavoro-

-Mesi?  E come..?- balbetto a raffica mille domande.

-Mia figlia sembra una stronza di prima categoria Francesca e credimi qualche volta lo è, ma a certe cose ci tiene. Comunque, penseremo io e mio marito Giovanni a te. Per qualsiasi cosa ti devi rivolgere a uno di noi due, ok? Puoi sempre trovarti un lavoro vero, se proprio ci tieni-

-Perché sta facendo tutto questo per me, signora Santoro?-

-Perché ognuno merita una possibilità- risponde semplicemente -e chiamami Maria-

Torno a guardare fuori dal finestrino.
Mi sento un gran groppo alla gola.
Questa persona non mi conosce per niente, eppure si sta interessando a me come mai nessuno prima d' ora.
Mi chiedo cosa abbia mai fatto per meritarmi tutto ciò.

-Grazie- sussurro, certa che lei abbia sentito.

Arriviamo davanti scuola dopo diversi minuti.
Maria mi passa lo zaino che avevo abbandonato sui sedili posteriori.
Mi augura una buona giornata e m' informa che sarebbe passata di nuovo lei a prendermi.

-Ah dimenticavo- richiama la mia attenzione -finché non mi dimostrerai di potermi fidare di te, la tua vita sarà scuola, casa e rugby. Chiaro? - Dopo avermi vista annuire, mi saluta e riparte per la sua strada.

Sorpasso l' enorme cancello d' entrata alla struttura.
Cammino lentamente con le mani in tasca e il cappuccio sopra la testa.
Cerco di assimilare tutte le cose che mi sono state dette in questo breve ma intenso tragitto in macchina.

Quindi la scuola si era accorta della mia situazione?
Perché io non ne sapevo niente?
Perché Maria mi sta offrendo tutto ciò?
Vorrei solo delle risposte...
Per una volta nella mia fottuta vita, vorrei avere il controllo.

-Feffe!!- 

Lorenzo mi corre incontro visibilmente preoccupato.
Come mi raggiunge, mi abbraccia di slancio.
Poi si allontana squadrandomi dalla testa ai piedi.

-Dove diavolo eri finita? Sono giorno che non ti vedo!- domanda arrabbiato.

-Non adesso, Lore- mi scosto, superandolo successivamente a grandi passi.

-Francesca!- mi richiama, afferrandomi per un braccio.

-Lasciami stare- dico calma, liberandomi dalla sua presa, andandomene.



                                                        **********

La prof di filosofia oggi non potrebbe essere più soporifera.
Già mi è difficile concentrarmi grazie a tutti i pensieri che mi frullano in testa.
Se poi ci si mette anche lei è la fine.

Lascio andare un sospiro spostando la mia attenzione su Federica.
Si tiene la testa con una mano.
Lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Chissà quante cose girano per quella sua testolina.

Voleva che le dissi di più.
Ma come potevo farlo?
Non spetta a me.
Loro si devono chiarire ed è Francesca che dovrà dirle come stanno realmente le cose.
Non sono di certo io.

Alla fine rinuncio a prendere gli appunti.
Butto la penna sul banco, chiedendo alla prof di andare in bagno.
Una volta avuto il consenso, mi alzo ed esco dall' aula.

In realtà mi serviva una scusa per uscire a prendermi una pausa.
E questo vuol dire andare sulle scale anti-incendio per fumarmi una sigaretta.
Con mia grande sorpresa, vi ci trovo anche il ragazzo che sta sempre insieme alla Creatini.

-Ehi- lo saluto con un cenno del capo, accendendomi una paglia.

-Santoro- ricambia il saluto, poggiandosi alla ringhiera.

Mi sembra al quanto strano, direi pensieroso.
Lo scruto con non troppo interesse, in realtà.
Se non fosse amico di quella là, potrei anche farci un pensierino.

Scuoto la testa, cacciando via quell' ultimo pensiero.
Ho già troppo a che fare con Francesca ultimamente.
Non voglio di certo aggiungere altre rotture.

-Dimmi un po'- interrompe i miei pensieri, richiamando la mia attenzione -era la macchina di tua madre quella da cui è uscita stamani Feffe?-

Ecco, ci mancava anche lui.
Ma che sono un fottuto centralino?
Sono diventata il punto focale di tutto e manco me ne sono resa conto?

-Sì, perché non te lo ha detto?- rispondo, dopo aver preso una boccata di tabacco.

-Detto cosa?- chiede, confuso -perchè era con tua madre?- aggiunge successivamente.

-Oh ma che palle!- sbotto, passandomi una mano tra i capelli -cos'è, un concorso a premi? Vallo a chiedere a lei!-

-Non mi vuole parlare!- ribatte, gettando il suo mozzicone a terra.

Butto gli occhi al cielo, sospirando.
E ora cosa faccio? Glielo dico?
Sarei più per girare i tacchi e andarmene.
In fondo non sono affari miei.

-Per favore- insiste, non vedendomi intenzionata a parlare .

-Oddei- sospiro, rassegnata -dato che dormiva nei parchi come i barboni, l'ho portata a vivere da me!-

-Cosa?- domanda, visibilmente sorpreso.

-Ops- esclamo -non lo sapevi?-

-No, cazzo!- sbotta, incredulo -non credi che se lo avessi saputo, l' avrei portata a casa mia? Ma che diavolo è successo?- chiede, più a sé stesso che a me.

Si siede sulle scale, tenendosi la testa tra le mani.
Lo vedo accendersi un' altra sigaretta poco dopo.
Diversi minuti dopo, contro tutti i miei principi, mi siedo accanto a lui.

Restiamo in silenzio per un po'.
Persi ognuno nei propri pensieri.
Alla fine è lui a romperlo.

-E' andata via di casa a causa dei suoi genitori, vero?- mormora, pacato.

-Più o meno- dico, sorpresa che ne fosse a conoscenza -a quanto ho capito, è stata sua madre a cacciarla dopo averla vista baciare Federica-

-Ho provato più volte a dirle di prendere Marta e andare via. Ma mi ha sempre risposto che non sapeva dove poter andare e io non potevo ospitarle per troppo tempo. I miei mi avrebbero fatto troppe domande- sospira -aspetta, e Marta adesso?- si gira di scatto, terrorizzato.

-E' ancora là- sussurro, capendo la sua paura.

-No!- esclama, alzandosi in piedi.

-Mia madre proverà a fare qualcosa- lo informo, alzandomi a mia volta.

Mi stupisco di me stessa.
Negli ultimi due giorni sono andata contro a quasi  tutte le regole che mi sono da sempre prefissata.
Ho portato un' estranena in casa, mi sto facendo i fatti di un' altra persona e mi sto lasciando coinvolgere da cose che non riguardano me e neanche le persone a cui tengo.
Che diavolo mi sta succedendo?

-Bhè, almeno ha Federica- sorride, ignaro degli ultimi avvenimenti.

-No, perché l' ha beccata a spacciare- lo aggiorno, lasciandolo di sasso -quindi adesso non le parla. Ma sto cercando di risolvere la cosa-

-Perché lo stai facendo?-

-Ah, credimi, non ne ho la minima idea!- rispondo a ciò che mi sembra un déjà vu.

Forse ho sbagliato a dirgli tutto.
Ma credo che in questo momento la Creatini abbia bisogno di qualcuno accanto.
Qualcuno a cui è affezionata e di cui si fidi.
Deve parlare con qualcuno che le vuole bene.
E da quel che ho visto, questo ragazzo deve volergliene veramente molto.

-Devo tornare in classe- affermo -cerca di farla parlare- aggiungo, girando la schiena e lasciandolo lì.




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ANGOLO DELL' AUTRICE:

Buona sera a tutti ^^

Prima di scusarmi, voglio parlare un attimo del capitolo.
Come avrete capito, adesso entriamo nel vivo della storia.
Ovviamente il punto cruciale di tutto è Eleonora.
Vedete di amarma almeno la metà di quando la ami io.

Finalmente si iniziano a capire un po' di cose che in "Save Me" sono state trascurate.
Lo trovo molto interessante e completo.
Ma ditemi voi.

Chiedo venia per eventuali orrori ortografici.
Ho questo capitolo incompleto da mesi.
L'ho letto e riletto talmente tante volte da saperlo a memoria, così tanto che non riesco a rintracciare possibili errori.
Se ne trovate, spero vogliate scusarmi.
Non scrivo da un' era e tornare a farlo non è mai facile.

Chiedo scusa per questa lunga assenza, ma la mia vita è stata completamente stravolta.
Sta tornando piano piano nella norma, ma ci vuole tempo.
Non posso promettervi aggiornamenti a breve.
Ma posso dirvi che cercherò di fare del mio meglio per ridurre al massimo l' attesa.

Chiedo ancora di nuovo scusa.
Grazie a chi continua a seguirmi.
Lo apprezzo davvero molto.

Un abbraccio,

Crige.


 
  
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