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Autore: _ Arya _    05/02/2017    2 recensioni
Questa storia é il seguito di "On adventure with the Pirate" e riprende qualche mese dopo l'epilogo.
Rumplestiltskin ha dichiarato guerra ad Emma Swan, e di conseguenza a tutta la sua famiglia e il suo regno. La sua intenzione é quella di scagliare una maledizione simile a quella di Regina, ma peggiore: lasciare a tutti i propri ricordi, e far perdere ad Emma le persone che pié ama: suo marito e suo figlio.
La maledizione verrà lanciata... ma tutto andrà secondo i piani dell'Oscuro?
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[Dal Prologo]
-No! Killian no... non voglio perderti...- sussurrai quasi senza voce tra i singhiozzi, e lo guardai con disperazione in quello stato dal quale non poteva far nulla per liberarsi.
-Ti amo...- vidi le sue labbra pronunciare, prima di iniziare a contorcersi sotto il controllo del suo acerrimo nemico, che sembrava gli stesse causando dolore in ogni fibra del corpo. Era come se lo stesse causando anche a me, perché io e lui eravamo una cosa sola
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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What's the plan?




 

EMMA POV

-Bene. Credo... credo sia il caso che vada a mettermi qualcosa addosso.
-Già, scusate se non vi abbiamo dato tempo di riprendervi dalla vostra notte di fuoco- ci punzecchiò Jefferson, facendo ridacchiare imbarazzate sua figlia e Ashley.
Da parte mia mi sentii la faccia andare a fuoco, mentre Killian si limitò a scrollare le spalle allegro. Decisi di ignorarlo e alzarmi per poi tirarlo per un braccio, dato che anche lui aveva decisamente bisogno di mettersi addosso qualcosa di più coprente. Quando i nostri amici avevano suonato ripetutamente il campanello non avevamo potuto che vestirci con le prime cose che ci erano capitate a tiro: io avevo rubato la camicia a mio marito, a lui erano rimasti solo i pantaloni e una vestaglia, che non si era preso neanche la premura di chiudere.
Alla notizia che ci avevano portato, però, i vestiti erano stati il nostro ultimo problema e ci eravamo messi a tavola a discutere sull'accaduto. Trilli era riuscita a trovare un modo per entrare in contatto con noi, fornendoci preziosissime informazioni su cosa era veramente accaduto su quella nave, nel momento in cui io avevo portato in salvo Killian e nostro figlio. E soprattutto, stavano tutti bene, dovevano star bene, Trilli aveva parlato al plurale... e io volevo credere che fosse così. Volevo avere fede: avrei riabbracciato tutta la mia famiglia e i miei amici, e insieme saremmo riusciti a distruggere Rumplestiltskin una volta per tutte.
-Emma, andrà tutto bene, lo sai?
-Certo. Solo... non voglio rischiare di perderti di nuovo. Ma non posso neanche chiederti di rimanere da parte con Liam e Leia... vero?
-Cosa?! E me lo chiedi pure? Certo che no! Non ho la minima intenzione di lasciarti andare da sola, non se ne parla.
Era sconvolto, ovviamente, e io mi sentii stupida anche solo per aver preso in considerazione l'idea. In fondo, nemmeno io sarei rimasta da parte se lui me lo avesse chiesto. Quindi sospirai e chiusi gli occhi, stringendolo forte a me. Ero irrazionale, me ne rendevo conto, ma era stato tutto così inaspettato... improvviso.
Iniziavo a realizzare che non sarebbe stata un'impresa semplice.. certo, non sapevamo quasi nulla ancora, se non che tutti fossero intrappolati su un'isola creata da quel maledetto folletto. Sicuramente avremmo trovato una soluzione per riuscire a rimanere in contatto, anche se ciò avrebbe voluto dire rispolverare le mie scarse doti magiche. Ma cosa avrebbe comportato, per tutti noi? Una volta faccia a faccia con Rumple, cosa avrei fatto? Avrei lasciato che uccidesse tutti i miei cari davanti ai miei occhi, solo perché mi biasimava per avergli fatto perdere moglie e figlio? Parlare non sarebbe servito a nulla, ormai lo sapevo bene: qualunque cosa avessi detto, qualunque discorso avessi preparato, non avrebbe mai accettato le sue colpe.
-Potremmo lasciare i bambini ad Ashley, una volta che avremo capito come muoverci. E verremo a riprenderceli quando tutta questa storia sarà finita... per riportarli a casa con noi.
-Odio il fatto che tu abbia ragione...- sospirai triste, senza sciogliere la stratta intorno a lui -Non voglio separarmi da loro ma... è la cosa giusta da fare, vero? Non possiamo metterli in pericolo. Se dovesse succederci qualcosa, almeno... almeno loro saranno salvi e...
-Emma! Sì, è la cosa giusta da fare. Ma non ci succederà niente. Vinceremo come sempre e in men che non si dica saranno di nuovo con noi. Ti fidi?
-Mi fido... promettimi solo una cosa- sussurrai, staccandomi quanto bastava per guardarlo negli occhi -Promettimi che non morirai.
-Swan...
-No, ascoltami. Per due volte ho rischiato di perderti! Facciamo tre, se contiamo la volta in cui sei stato ferito in battaglia. Tu non hai la minima idea di come mi sia sentita... era come se niente più avesse senso, ed è grave... è grave perché stavolta avevo anche mio figlio. Capisci? Non sarei in grado di vivere senza di te neanche per crescere il mio bambino... Se dobbiamo fare questa cosa, ho bisogno che tu mi prometta che non mi lascerai mai. Mai. Ok?- conclusi, mentre gli occhi già bruciavano. Forse ero stupida, e anche patetica: quale madre avrebbe preferito morire, sapendo di lasciarsi dietro i suoi stessi bambini? Eppure era così, e non potevo farci niente. Da quando Killian Jones era entrato nella mia vita, era diventato parte di me. La parte migliore di me. La mia gioia.
-Va bene. Ascoltami, Emma Swan.- disse deciso, prendendomi la mano e poggiandosela sul cuore -Io ti giuro che qualunque cosa succeda, tornerò sempre da te. Non ti lascerò mai da sola. Sono sfuggito alla morte tantissime volte, nella mia vita... e ne sono letteralmente tornato indietro, meno di tre anni fa. Sono un sopravvissuto. Quindi puoi stare tranquilla, d'accordo? Te lo prometto, e in 100 anni ho sempre tenuto fede alle mie promesse. Sempre.
-Bene...- singhiozzai, prima di tuffarmi sulle sue labbra con foga, quasi come se fossero il mio ossigeno. E fu un bacio lungo, lungo e intenso, un bacio che sigillava una promessa.
-Ok splendore, adesso è ora di mettersi qualcosa addosso... sei bellissima così, ma non mi va che il tuo bel culetto rimanga esposto al pubblico. È una mia esclusiva!
E tra le lacrime scoppiai a ridere, seguita da lui. Ci abbracciamo e baciammo ancora, stavolta senza tensione, fino a che il pianto dei bambini non ci costrinse a darci una mossa.
Ma non l'avrei mai perso, e questo era ciò che contava. Sapevo che avrebbe mantenuto la promessa, e ad ogni modo, sarei scesa nelle fauci dell'inferno pur di riprendermelo.

 

***


-Maledizione! Sono assolutamente inutile, come ha potuto Trilli credere che ce l'avrei fatta?!- gridai, battendo un pugno così forte sul tavolo che mentre gridavo di dolore fui piuttosto certa di essermi rotta una mano.
-Emma! Che diavolo fai, fammi vedere!
Invece di rispondergli scoppiai in lacrime, ma non per il dolore quanto per la frustrazione. Mi sarei rotta volentieri tutti gli arti, se avesse potuto servire a qualcosa. Ma in due ore non ero riuscita a manifestare un minimo segno di magia: niente. Non era neanche riuscita a far accendere una maledetta candela, nonostante mi fossi concentrata fino a farmi venire il mal di testa.
Tra le lacrime, lasciai che Killian prendesse la mia mano dolorante per esaminarla: non ebbi neanche forza di lamentarmi. Doveva pur esserci uno stramaledetto modo per attivare quei poteri che non ero mai riuscita a controllare... doveva. Altrimenti, a nulla sarebbe servito trovare i nostri amici. Se perfino Trilli con la sua magia non era stata in grado di oltrepassare la barriera, come avremmo potuto farlo noi senza niente in mano?
-Ti faccio male? Non sembra rotta...
-Non mi frega se è rotta! Non lo so se mi fai male, non so più niente! Non lo so!
Urlai frustrata, per poi alzarmi e correre via da lì.


KILLIAN POV

-Io... vado da lei. Vado a...
-Credo dovresti lasciarle un po' di spazio- suggerì Ashley -Dalle qualche minuto per calmarsi...
-Dici? Non sono certo che lasciarla sola sia la cosa migliore, al momento. Ha rischiato di rompersi una mano...
-Invece è la cosa migliore, credimi. Voi uomini non capite che a volte, quando siamo frustrate... ci basta semplicemente prendere un po' d'aria in pace. Non sempre potete fare qualcosa per farci stare meglio.
-Lo so...- borbottai, alzandomi per spostarmi sul divano, esausto. Ovviamente aveva ragione e lo sapevo: una donna come Emma, cresciuta imparando ad essere indipendente, a maggior ragione aveva bisogno di risolvere questa cosa da sola. Ma mi faceva male vederla così arrabbiata, frustrata e impotente. Odiavo non poterla aiutare in un momento di bisogno come questo.
Gli altri tre mi seguirono, e Jefferson mi porse una lattina di birra che accettai più che volentieri. Probabilmente avrei dovuto parlare con Emma, quando si fosse calmata, e convincerla a rimandare all'indomani. Dopotutto era natale ed era quasi ora di pranzo, le avrebbe fatto bene rilassarsi un po'... nel pomeriggio avremmo giocato con Liam e Leia, che dopo colazione avevano voluto rimettersi a dormire. E probabilmente era stato meglio così, almeno avevano evitato di vedere loro madre andare fuori di testa, era piuttosto certo che si sarebbero spaventati.
-Tu Killian come stai? Ti sei ripreso bene...
-Grazie Grace, sto bene. Peccato che questo non ci aiuti...
-Non è vero e lo sai. Vederti nel pieno delle tue forze, sicuramente aiuta Emma a essere più serena.- sorrise, cingendomi le spalle. Era una cara ragazza, carina e anche intelligente... ma aveva ancora molto da imparare. La realtà non era bianca o nera, spesso era grigia... di un grigio scuro.
-Vorrei aiutarla con qualcosa di più della mia presenza- dissi solamente, accennando un sorriso -Purtroppo le mie abilità da pirata non servono a nulla, non ne so niente di magia.
-A parte il fatto che l'ha sempre utilizzata per salvare te.- intervenne il padre della ragazza. Quando notai che continuava a fissarmi, alzai lo sguardo per ricambiare... e allora capii. Aveva un'idea.
-No.
-Potrebbe essere l'unica soluzione.
-No. No, assolutamente no.
-Ma non ti metteremmo davvero in pericolo. Solo... glielo faremmo credere.
-Ho detto di no. Ok? L'ultima cosa che voglio è farla temere per la mia vita... di nuovo. Le ho fatto una promessa e la manterrò. E poi credo di non voler neanche sapere in che modo pensi di inscenare una mia morte, o quello che è...
-Va bene, va bene, era solo un'idea- esclamò, alzando le mani in segno di resa. Non aveva tutti i torti, ma non avrei accettato in nessun caso: sarebbe stato solo peggio. Non poteva essere solo la paura di perdermi ad accendere la scintilla dei suoi poteri... doveva esserci un altro modo, e l'avrei aiutata a scoprirlo.
-Vado a controllare i bambini, poi passo a vedere come sta lei. Tu...- aggiunsi poi rivolto ad Ashley -Potresti usare la scatola elettronica per trovare le coordinate che ha mandato Trilli? E magari cercate di capire come possiamo arrivarci...
-Va bene. Quando torni con Emma ci mettiamo a finire di preparare il pranzo, d'accordo?
-Sì, va bene. È la cosa migliore anche secondo me. Un po' di buon cibo, una cioccolata calda e tutto passa...
Lo dissi più per convincere me stesso in realtà, perché non ero convinto che stavolta sarebbe bastato. Questa volta si trattava di una missione troppo grande, e la preoccupazione non poteva sparire come se niente fosse. D'altra parte, però, non sarebbe di certo riuscita a far funzionare la sua magia con l'umore sotto i piedi: magari un po' di relax era proprio ciò di cui aveva bisogno.
Un istante prima di dirigermi verso la nostra stanza, dando per scontato fosse andata sul balcone, notai la porta dei bambini leggermente socchiusa. La trovai proprio lì, seduta su una poltrona con Leia in braccio e Liam sulle sue gambe. Era sempre stata una donna diversa da tutte quelle che avevo conosciuto, e non mi sarei mai permesso di dire che il suo compito fosse quello di stare a casa a badare ai bambini... ma come mamma, era davvero adorabile. La migliore.
-Emma?- decisi di bussare alla porta, per non coglierla alla sprovvista.
Lei alzò il capo in un primo momento sorpresa, poi con un cenno mi fece capire che potevo entrare. Così feci, in silenzio, e recuperai una sedia per potermi accomodare vicino a lei e i bambini.
-Scusami...
-Che?
-Non volevo dare di matto. È solo che... mi sento così inutile. Capisci?
-Capisco come ti senti, perché lo stesso vale per me.- annuii, allungando la mano per accarezzarle la guancia; -Il fatto è che non sei inutile. Tu almeno ci stai provando... ti stai impegnando. Io non posso fare niente, letteralmente. Non ho poteri... non ho nulla.
-Almeno non ne hai. Io dovrei averli, eppure è come se non ci fossero.
-Vedrai che troveremo una soluzione. Te lo prometto. Non oggi, però... oggi è Natale, quindi andiamo ad aiutare col pranzo... e poi diamo i regali ai bambini, va bene?
-Beh...
-Egali!- esclamò Liam, e a quel punto seppi di averla finalmente convinta. Si aprì infatti in un grande sorriso e stampò a nostro figlio un sonoro bacio sulla fronte, poi si voltò verso di me.
-Tutto suo padre! Già sa come convincermi... va bene Jones. E poi devi ancora scartare il tuo cannocchiale, dopotutto.
-Giusto. E tu il tuo regalo...
-Cosa? Ma l'ho già ricevuto ieri sera...
-Siamo in un altro mondo... e mi sembrava giusto rispettare le tradizioni locali. Quindi hai anche un pacco sotto l'albero da scartare! Se la tua mano funziona ancora, certo, altrimenti te lo scarto io.
-Sei pieno di sorprese, Hook. E la mia mano sta bene, non ti preoccupare!

 

***

 

-Wow, quindi questa... Talebrooke, che nome colorito tra l'altro, non è lontana.
-Per nulla. Probabilmente sarà invisibile, ma Whistable è a meno di due ore di viaggio. Potrebbe essere un inizio, giusto?- suggerì il cappellaio.
-Assolutamente!- confermò Emma entusiasta, studiando la linea azzurra sul computer che collegava Londra alla cittadina di mare.
Dopo un ottimo pranzetto avevamo scartato i regali, il che era stato piuttosto divertente. Il cannocchiale che mi aveva regalato Emma era fantastico, decisamente migliore di quelli che possedevo. Anche lei aveva apprezzato la collana che le avevo regalato, con un ciondolo a forma di cuore formato da un cigno ed un uncino. In un primo momento mi era sembrata un'idea forse un po' troppo sdolcinata, ma quante possibilità c'erano di trovare qualcosa del genere? Ed era valsa la pena, dato che mi aveva riempito di baci.
A Leia avevamo comprato un grande gatto di peluche e alcuni vestitini con cui sarebbe sembrata una bambolina, Liam oltre ai vestiti aveva invece ricevuto una spada di plastica, con tanto di cappello e una giacca in miniatura non molto diversa dalla mia: una prima tenuta ideale per un piccolo pirata! C'erano poi stati altri regali, ed eravamo tutti finiti a letto esausti e con la pancia piena. L'ora di cena, quindi, ci era sembrata l'ideale per fare qualche semplice ricerca.
-Ok. Mentre cerco di far funzionare i miei stupidissimi poteri... dovremmo iniziare a pianificare questo viaggio- concluse Emma, rivolta a me. Io annuii, aveva ragione. Non avremmo avuto bisogno della magia per arrivare fino a lì, e con un po' di fortuna sarebbe riuscita a farla funzionare al momento giusto. Odiavo pensare che ciò avrebbe voluto dire che presto avremmo dovuto separarci dai nostri bambini, ma era qualcosa che dovevamo fare.
-Io penso a prenotare un hotel e cercare di capire se possiamo affittare delle imbarcazioni al porto.
-Woah, aspetta ragazzina... aspetta. Cosa vuol dire possiamo?
-Non chiamarmi ragazzina, pirata. E beh, vuol dire che...
-Vuol dire che ne abbiamo parlato, e verremo con voi- concluse Ashley, lasciando sconcertati sia me che mia moglie. Cosa voleva dire che ne avevano parlato senza consultarci?
Ci guardammo negli occhi, e seppi che stavamo pensando la stessa cosa: non potevamo permettere che ci seguissero in un'impresa così pericolosa, non potevamo lasciare che rischiassero le loro vite.
-No.
-No? Pirata, ti sei già dimenticato che la vostra casa è anche casa mia e di mia figlia? Eppure ci siamo incontrati, e tu sei stato anche piuttosto sgarbato...
-Non fare storie, è stato solo un occhio nero. E no, non me lo sono dimenticato, Cappellaio Matto, però...
-Però niente. Noi verremo con voi.
-Ashley, anche tu? Ma tu sei di qui, hai una vita qui...
-Davvero, Emma? Lavoro in un supermercato per permettermi l'affitto, non ho genitori. O parenti che si interessino a me. Non ho nessuno... se non...- si interruppe, voltandosi verso Jefferson per stringergli la mano. Dovevo ammetterlo, formavano una coppia davvero deliziosa, anche se Ashley non somigliava affatto alla donna con cui l'avevo visto l'ultima volta.
-Io... io non so che dire. Ragazzi... è pericoloso. E poi pensavamo di affidarvi i bambini fino al nostro ritorno e...
-Ci penserò io!- esclamò Grace -Quando sarà il momento, ho promesso a papà che mi farò da parte e non rischierò la vita... baderò io a Liam e Leia. Così non dovrete separarvi da loro già da adesso.
Maledizione, la ragazzina sapeva come suonare convincente, e per quanto la cosa mi mettesse in difficoltà dovevo ammettere che sapeva il fatto sup. Avere i piccoli vicino non sarebbe dispiaciuto né a me né ad Emma, e neanche a loro ovviamente: Leia, soprattutto, era molto piccola... aveva bisogno della sua mamma.
-Dovete lasciarci del tempo per discuterne in privato- decise la giovane, rivolgendomi un'occhiata. Io annuii, era senz'altro la cosa migliore da fare.
-Sentite, coppietta reale, non c'è niente da discutere qui, non l'avete ancora capito? Io e mia figlia vogliamo tornare a casa, e la mia ragazza ha tutta l'intenzione di seguirmi. Con o senza di voi, troveremo un modo per tornare nella Foresta Incantata.
-Ok.
-Cosa?! Emma...
-Cosa vuoi fare Killian? Legarli qui? Jefferson non ha tutti i torti, quella è anche casa loro. E se Ashley vuole cambiare la sua vita... chi siamo noi per fermarla? Io ho cambiato la mia vita e ora sono molto più felice... Tanto vale andare tutti insieme, piuttosto che separati. E Grace... beh, è un'ottima baby-sitter e non possiamo negarlo...
Per l'ennesima volta, aveva ragione. Probabilmente passare giorni interi a discuterne non avrebbe cambiato nulla, e in fondo un'avventura con una ciurma, anche se ristretta, mi mancava parecchio. Un'avventura che avrebbe potuto condurci tutti alla morte, certo, ma dov'era il divertimento senza il rischio? In più, il cappello magico era probabilmente la forma di comunicazione più semplice con Trilli: per quanto fosse difficile ammetterlo, avevamo bisogno di aiuto.
-D'accordo... verrete con noi- mi arresi, per poi puntare il dito contro Jefferson -A patto che facciate quel che vi diciamo di fare. E ruberemo una nave a Whistable.
-Cosa?! Ma se si può affittare...- protestò Grace confusa.
-Certo tesoro, ma io sono un pirata... e che ci crediate o no, anche la principessa qui presente non ha nulla contro un buon saccheggio a fin di bene.
La diretta interessata mi colpì sulla spalla, ma non senza aprirsi in un sorrisino colpevole: dopotutto, era la miglior partner di saccheggi che potessi desiderare!
-Va bene Capitan Uncino, puoi rubare una nave così sei contento.
-Bravo Cappellaio, vedo che inizi a capire. E la prima cosa da fare è rimediare qualche cassa di rum, navigo meglio quando ho la boccetta piena.
-Posso confermare- fece Emma con una risata -E temo di aver preso il vizio anch'io. E comunque... sono contenta che veniate con noi, nonostante tutto. Se torniamo a casa vivi potrete stare a palazzo fino a che non avrete trovato una sistemazione tutta vostra!
-Oddio davvero? Non ho molti ricordi, ma da piccola guardavo sempre il castello e fantasticavo su come sarebbe potuto essere viverci...- fece Grace entusiasta, facendoci scoppiare tutti in una grande risata. Non aveva tutti i torti, la ragazzina, pur essendo stato un pirata mi aveva sempre incuriosito la dinamica del palazzo, il più grande in tutta la Foresta Incantata, tra l'altro.
-Ragazzi...
-Emma, davvero, grazie mille- fece anche Ashley -Io non riesco neanche ad immaginare come possa essere... ma so che... woah. Emma. Cosa...
Il suo sguardo si posò sulla mano della bionda, poggiata sul tavolo. La imitammo anche noi, per rimanere inevitabilmente a bocca aperta: era illuminata da una luce bianca, una luce che conoscevo bene, nonostante fosse passato tanto tempo. La sua magia.
-A quanto pare dovevo solo rilassarmi...

 

Londra, Parco di Richmond

-Tu ne sei sicura, Wendy? Io non voglio privarti della tua vita, io...
-Bae, tu non mi privi di niente- sorrise la giovane, allungando una mano per accarezzare il volto del suo ragazzo.
Nonostante tutta la sua famiglia vivesse a Londra, a Wendy Darling era sempre mancato qualcosa, da quando era tornata da Neverland. Era stata felice di sfuggire alle grinfie di Peter Pan, ovviamente, ma dopo aver scoperto la magia, nulla era più stato abbastanza per lei.
Aveva conosciuto Bealfire o Neal – come si faceva chiamare in quel mondo – nel supermercato in cui il giovane aveva trovato impiego. Aveva fatto cadere tutta la piramide dei tè, senza volerlo, e dopo essersi scusata milioni di volte proponendo di dare una mano, aveva finalmente incrociato il bellissimo sorriso dell'impiegato che tentava di rassicurarla. Erano rimasti incantati l'uno dagli occhi dell'altra, tanto che non si erano mossi per due interminabili minuti, fino a che il supervisore non aveva incitato il ragazzo a mettere tutto a posto.
Era tornata al supermercato anche il giorno successivo, e quello dopo ancora. Fino a che, in un momento di pausa, Neal aveva colto l'opportunità per chiederle il suo nome. Per una settimana avevano continuato a darsi silenziosamente appuntamento in quello stesso posto, per la pausa pranzo, e avevano iniziato a conoscersi.
Dal primo vero appuntamento, poi, tutto era stato sempre più naturale, nonostante Wendy non sapesse che il suo spasimante provenisse da quello stesso mondo che aveva rapito il suo cuore fin da bambina. L'aveva scoperto per caso, un giorno, quando era andata a trovarlo a casa e ad accoglierla c'era stata Belle. E lì, sul tavolo della cucina, l'aveva riconosciuto: un fagiolo magico, lo stesso che aveva utilizzato lei per tornare a casa.
-La Foresta Incantata, è...
-Me l'hai raccontato un milione di volte, lo so che è pericoloso. Ma Bae, è casa tua... lo leggo ogni giorno nei tuoi occhi, tu vuoi tornare lì. Oltre al pericolo c'è tanto altro...
-Se dovessi scegliere tra te e la Foresta non avrei dubbi, lo sai, vero?
-E sei molto dolce, ma... io non ti chiedo di scegliere. Voglio venire con te, lo voglio davvero... la mia famiglia mi mancherà, ma sento che è davvero ciò che desidero.
Baelfire la guardò negli occhi, per cogliere anche il più piccolo segno di incertezza, se ci fosse stato. Ma non lo trovò.
Quel fagiolo magico, a quanto pare, era davvero stato il miglior regalo che avesse mai ricevuto. L'aveva sempre interpretato come un nuovo inizio, e così era stato... ma mai avrebbe immaginato di incontrare Wendy Darling, una meravigliosa ragazza di cui innamorarsi era stato molto semplice. Una ragazza che lo accettava e amava per quello che era, nonostante i suoi trascorsi col padre di suo padre. Era stata una vera sorpresa, quando arrivato a casa l'aveva trovata seduta sul divano, con il fagiolo magico in mano; “Sei stato a Neverland?” gli aveva chiesto semplicemente. Da quel momento in poi, tutto era stato più facile.
-Va bene. Se lo desideri...
-Un'avventura in un nuovo mondo, col ragazzo migliore che si possa desiderare? Puoi credermi, non c'è nient'altro che desideri di più!- esclamò, facendolo scoppiare a ridere divertito. Poi le prese le mani e la baciò, sollevandola da terra. Non era certo di essere ciò che lei descriveva, ma lei era decisamente la migliore ragazza che si potesse desiderare.
-Va bene. Stasera ne parlerò con Belle, tu devi parlarne con la tua famiglia. E se cambi idea...
-Non lo farò. Tornato a casa puoi iniziare a fare le valigie, te lo assicuro!
-D'accordo. Come vuole, milady.
Poi, senza dire niente, avanzarono verso le rive del lago per sedersi sotto un albero a godere ancora un po' della tranquillità che Londra aveva da concedergli. A nessuno dei due importava davvero del luogo in cui avrebbe vissuto, l'importante era rimanere insieme.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso, ecco il nuovo capitolo di questa storia... che procede a rilento, perché preferisco metterci di più piuttosto che scrivere capitoli sbrigativi.
Finalmente, grazie a Trilli, hanno un bel po' di informazioni su cui lavorare... anche se per il momento la magia di Emma fa i capricci... un po' è colpa sua però, non ha mai voluto imparare... eheh. Ha rischiato solo di rompersi una mano, ma l'ha scampata xD
Lei e Killian speravano di lasciare i bambini ad Ashley e agli altri, per non portarli con sé dato che non gli sembrava il caso... ma a quanto pare i piani sono diversi da come se li erano immaginati, e alla fine hanno accettato di lasciarli venire con loro. Per Jefferson è normale voler tornare a casa, e anche a Grace non dispiace... il grande cambiamento è principalmente per Ashley, che ha sempre vissuto nel suo mondo. Ma sente di voler cambiare, di voler seguire il suo neo ragazzo per scoprire cosa ha in serbo per lei la vita... e non ha paura di ciò che dovranno affrontare. Adesso non resta che escogitare un piano... la parte più semplice sarà rubare la nave, dato che Killian è un esperto xD
E stavolta, invece di Talebrooke... c'è Baelfire. Emma non lo sa, ma anche lui è a Londra... e vuole tornare nella Foresta Incantata con la sua nuova ragazza, che non è niente di meno che Wendy Darling. In OUAT li shippavo da bambini, quindi ho deciso che è lei la prescelta xD
Nei prossimi capitoli, vedremo come si svilupperanno tutte le vicende... ho tante idee, e spero di riuscire a scrivere un'avventura degna di quella che hanno avuto nella prima parte di questa ff.
Comunque... non so voi, ma io sono già indietro con un miliardo di serie tv xD E ho aggiunto Riverdale, non so se qualcuno lo sta vedendo... è una serie nuova ma mi piace già molto. E' un po' teen, nel senso che i protagonisti sono dei ragazzi... ma è molto interessante, genere mystery. La consiglio!
Alla prossima quindi, e un abbraccio! :*
   
 
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