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Autore: Migiri Born    05/02/2017    1 recensioni
– Non mi avevi mai permesso di trattarti così. –
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard Snart, Mick Rory, Sara Lance
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chi sei?

 

-          Quando siete nella stessa stanza si può letteralmente scrostare la tensione dalle pareti, Snart. –Dichiarò Sara, buttando giù un paio di scartine dalla sua mano.

-          Come sempre sei un’ottima osservatrice. – rispose Leonard, ironicamente.

-          Farti pestare a sangue sarà servito a qualcosa, immagino. - 

-          Mi stai rimproverando o ti preoccupi per me? –

-          Forse entrambe le cose. – sorrise l’ex assassina – Cosa pensavi di risolvere? – continuò più seriamente, tornando con gli occhi sulle proprie carte.

-          Abbiamo concordato di chiudere la questione coi pugni. Ci si addice di più, tutto qui. –

-          E con “chiudere la questione” parli del disastro che è la tua faccia e del fatto che tu e Mick vi rivolgiate a malapena la parola? –

-          Evidentemente quello che è successo non si può risolvere con una scazzottata, ma è una cosa che riguarda me e Mick, la squadra è fuori pericolo, quindi perché preoccuparsi? –

-          Non è della squadra che mi preoccupo. –

-          Allora ti preoccupi. – ghignò Leonard.

-          Piantala. – cantilenò Sara, rimescolandosi le carte tra le dita. Leonard sospirò, rivolgendo alla compagna uno sguardo annoiato.

-          E’ successo qualcos’altro tra voi due. –

-          Può darsi, ma non voglio discuterne con te o discuterne affatto, in realtà. –

-          Come vuoi. – sorrise lei – Ma smettila di comportarti da agnello sacrificale. –

-          D’accordo. – soffiò Leonard, facendo per chiudere la conversazione. Sara annuì lievemente e non aggiunse nulla, ma nascose un sorrisetto. Leonard la guardò da sopra le carte e dopo un paio di minuti aggiunse  - Dì quello che devi dire.  –esalò arrendendosi.

-          Ho notato un piccolo cambiamento in Mick. – parlò lei, compiaciuta.

-          Dovresti trovarti un hobby, sai? –

-          Quando abbiamo cominciato la missione c’era sempre una sorta di reverenza, un distacco impercettibile da parte sua nei tuoi confronti. – Sara fece una pausa per guardare l’altro negli occhi – Ora come ora non percepisco niente di simile da lui. Sembra più disinibito. –

-          Buon per lui. – soffiò Leonard, alzando le sopracciglia.

-          Non ho detto che è una cosa positiva, Snart. E penso lo sappia anche tu. –

Leonard spostò lo sguardo da lei al pavimento, riportandolo lentamente sulle carte  -Mick è cambiato. Non ho idea di cosa abbia passato coi Signori del Tempo. Nessuno di noi ce l’ha. – affermò poi.

-          Per questo dico che dovresti fare attenzione. La squadra non sarà più nel suo mirino, ma non sono sicura che valga lo stesso per te. –

-          Talvolta non capisco se fai il tifo per lui o no. – la interruppe, scuotendo lievemente la testa.

-          Sono solo un’ottima osservatrice. – sorrise ancora lei, facendo spallucce.

-          Giusto. – concordò Leonard – Ad ogni modo, Mick ha avuto la possibilità di farmi fuori e non l’ha fatto, questo varrà pur qualcosa. –

-          Ci sono cose peggiori della morte. -  asserì lei.

-          O.. – s’interpose Leonard - ..potremmo essere ottimisti e dire che ha dimostrato di essere recuperabile.  – concluse accompagnando le sue parole con un gesto della mano.

-          Ottimisti o ingenui? –

-          Sei stata tu a dire di dover credere che Mick potesse essere recuperabile. –

-          Ho detto di doverlo credere, non di esserne convinta. –

-          La fiducia non è il tuo punto forte. –

-          Quello che penso io non ha importanza. Devi capire cosa sei disposto a credere tu. –

-          Mi fido del tuo parere. –

-          Allora segui il mio consiglio e fai attenzione con lui. Potrebbe  essere una bomba inesplosa. –

-          Mi occupo io di Mick, lasciami fare. 

-          Perché l’ultima volta è andata così bene in effetti. –

Leonard non aggiunse altro e si appoggiò alla parete dietro di lui, ragionando attentamente sul discorso di Sara. Aveva ragione, Mick era cambiato.

Leonard sapeva che il piromane aveva qualcosa in serbo per lui, o semplicemente voleva fargli credere che fosse così per tenerlo costantemente sotto pressione.

No, Mick non era mai stato tipo da certi mezzucci, se voleva qualcosa non avrebbe esitato a farlo presente.

La sera stessa (almeno sembrava essere sera, il tempo era sempre relativo sulla Wave rider ) del ritorno dal vecchio west Mick si fece trovare davanti alla porta dell’ex partner – Io e te abbiamo una faccenda in sospeso. – parlò col suo basso tono di voce, guardando di sbieco il compagno che si avvicinava più lentamente alla sua stanza  - Già. – soffiò piano, sorpassando l’altro – Ma pensavo avessimo questioni più impellenti fra le mani. – aggiunse, accennando al problema della Pellegrina.

-          Ci saranno sempre questioni più impellenti finché saremo su questa maledetta nave. – lo corresse Mick, seguendolo nella camera.

Leonard sentì la porta chiudersi e pochi secondi dopo l’ex partner gli aveva afferrato un braccio per farlo voltare senza tanti complimenti.

Snart s’irrigidì a quel contatto brusco.

-          Non ti sei fatto sistemare la faccia.  – constatò  Mick, osservando il compagno e senza allentare la presa sul suo braccio.

-          Non è grave. – sputò Leonard, liberandosi dalla stretta dell’altro. Mick lo riafferrò violentemente e se lo riaccostò più vicino di prima, stringendogli il mento con l’altra mano.

Leonard grugnì dolorosamente, serrando gli occhi.

-          Speri di ottenere la compassione di qualcuno? La mia? – parlò tranquillamente Mick, ad un respiro dal viso dell’altro.

-          Ti sembra che vada in giro piagnucolando? Toglimi le mani di dosso. – rispose il compagno, sottolineando rabbiosamente l’ultima richiesta.

Mick sorrise impercettibilmente, ma la sua solita espressione scontrosa riapparve subito dopo – No. – sussurrò poi quasi in un grugnito animale.

Leonard aggrottò di poco le sopracciglia ed espirò forte dal naso, cercando di tenere testa allo sguardo imperioso dell’altro .

-          Forse mi fai un po’ pena, in effetti. Quando hai proposto di batterci stavo per riderti in faccia. – cominciò Mick, squadrando derisoriamente il compagno da capo a piedi – Lo sapevi benissimo che ti avrei fatto a pezzi senza battere ciglio. –

-          Hai capito tutto, eh? – lo derise Leonard, sistemandosi in modo da non ciondolare come un pupazzo tra le mani dell’altro.

-          Non fare lo sbruffone, non sei nella posizione. –

Leonard non rispose, distolse solo lo sguardo, innervosito dall’atteggiamento di Mick.

-          Sono qui solo per farti capire quanto sei vulnerabile senza le tue grandiose trovate. –

-          Dammi un minuto e vedrai che qualcosa m’invento. –

-          Non proveresti neanche a scappare, non sei un codardo. –

-          Su questo siamo d’accordo, ma bisogna valorizzare la propria vita, non credi? –

A quelle parole Mick quasi sogghignò – Ti senti in pericolo? –

-          Dovrei? – rispose prontamente Leonard.

Mick si avvicinò ancora di più al viso dell’altro – Ancora non lo so. – disse in un tono spaventosamente minaccioso ma calmo.

Il piromane lasciò andare il compagno che si massaggiò la mascella per un istante – E’ questo il tuo piano? Farmi sentire inferiore? –

-          Hai i tuoi punti forti, Snart, io ho i miei. –

-          Cervello…  - disse Leonard, accennando a sé stesso - ..muscoli. – terminò con un gesto della mano indirizzato a Rory – Mi sembrava che il concetto fosse abbastanza chiaro. –

-          Cristallino. Ma qui lo svantaggio è tuo, sei solo contro di me. –

-          Non esattamente. 

-          Chiamerai aiuto? Tu? – lo prese in giro l’altro.

Leonard si sedette sul letto con un sospiro seccato – Che cosa vuoi, Mick? –

-          Te l’ho detto… - parlò avvicinandosi a passi lenti al compagno. - ..voglio vedere qual è il tuo limite. –

concluse,   lisciando il colletto del completo di Leonard, che ancora non era tornato nei suoi abiti del 2016.

Il compagno rimase impassibile contro quel tocco leggero e capì cosa implicasse. A quel punto si alzò con estrema lentezza per fronteggiare il piromane – Te lo chiedo ancora, Mick. Che cosa vuoi? – parlò tra i denti.

Gli occhi di Mick percorsero il petto dell’altro per tutta la sua lunghezza prima di rispecchiarsi in quelli del compagno – Sai cosa voglio. Il punto è quanto sei disposto a darmi. E perché. –

-          Che vuol dire “perché”? –

-          Perché non hai scelta? Perché ti senti in colpa? Quale delle due? – concluse Mick, spingendo l’altro sulle coperte. Leonard si sorprese e inizialmente pensò di reagire, ma prima che potesse premere contro le spalle insistenti dell’altro si ritrovò a non volersi muovere.

Mick posò le mani ai lati della testa del compagno e lo guardò dall’alto, esaminando ogni sua espressione. Leonard aveva il viso rivolto verso la porta.

Il piromane attese qualche secondo, poi strappò bruscamente il panciotto e la camicia dell’altro.

Attese ancora. Leonard non fece un fiato ma dal suo viso trasudava il tentativo di auto controllarsi.

-          Perché ti comporti così? – parlò il piromane. L’altro avvertì una profonda frustrazione dal suo tono di voce – Questo non sei tu, non mi hai mai permesso di trattarti così. – disse ancora, ripetendo quella frase del loro ultimo scontro.

- Ti ho deluso, Mick. –esordì Leonard in un sussurro, voltandosi ad incontrare gli occhi del compagno  - Io sono quello che pianifica, che  bada alle conseguenze, ma quando ti ho lasciato in quel posto deserto riuscivo solo a pensare di non volerti uccidere. – continuò – Non potevo ucciderti, come tu non puoi uccidere me. E così ti ho lasciato lì, non prendendo minimamente in considerazione il tempo che sarebbe trascorso e come. –

-          Hai detto che entrambi abbiamo fatto scelte sbagliate.. –

-          E’ così. Ma a conti fatti chi ha perso di più? Non esiste un modo per rimediare a tanto. –

      - Quindi la tua mossa migliore è stata immolarti nella cella.  – concluse Mick, alzando le sopracciglia.

- Una vita per una vita. Sarebbe stato equo. –

- Ma non è andata come pensavi. 

- Già, ma il fatto che nel profondo sei ancora lo stesso Mick di quella sera di dieci anni fa mi ha fatto rivalutare le mie opzioni. A Chronos non potevo offrire nulla, ma a te posso dare quello che hai sempre voluto. –

- Un calcolo piuttosto freddo. Perfino per te. –

- Non ho altro, Mick. Non ci è rimasto niente. –

Il piromane stette in silenzio per qualche minuto – Se fossi lo stesso Mick di dieci anni fa sarei disgustato da questa offerta. –

- Poco fa sembravi deciso a prendermi con la forza senza tanti complimenti.– osservò Leonard, accennando ai suoi vestiti lacerati.

- Avrei continuato quel tanto per farti implorare di smettere. Sera dopo sera. –

- Mai implorato in vita mia. –

- Vuoi che continui? – lo sfidò Mick.

- Non importa cosa voglio. –

- Sei più sadico di me. –

- Preferisco definirmi “adattabile”. –

Mick si passò una mano sulla testa, sospirando. Continuò a guardare il suo compagno supino sotto di lui e poi parlò – Non sarò lo stesso Mick di dieci anni fa, ma se questo è il massimo che sai inventarti credo che tu abbia perso colpi, e la tua offerta è disgustosa. –terminò, scendendo dal letto e liberando l’altro dalla sua presenza.

Leonard si sistemò i vestiti addosso come meglio poteva e seguì con lo sguardo il compagno finché non fu alla porta, dove si fermò di scatto.

Il piromane si voltò dopo qualche istante con un sorriso interrogatorio  - Era tutta una tattica, vero? –

- Che vuoi dire? –

- Hai fatto in modo che tutta questa faccenda mi risultasse impossibile da accettare. Mi hai rivoltato contro tutto quanto. – sorrise ancora l’altro.

Leonard aveva un’espressione vaga, ma rimase in silenzio.

- Forse non hai perso colpi, dopotutto. – disse infine, facendo per uscire – Fatti sistemare la faccia. – aggiunse dal corridoio subito fuori la camera.

Leonard attese qualche minuto e quando si fu accertato che Mick fosse lontano dai suoi alloggi lasciò scorrere i brividi che era riuscito a trattenere fino a quel momento.

Il solo pensiero che il piromane avrebbe potuto arrivare fino in fondo lo aveva terrorizzato. Conosceva Mick da abbastanza per sapere che anche se era un degenerato non avrebbe mai raggiunto quei livelli di bassezza, ricordava le loro discussioni sugli stupratori e quanto li considerasse feccia lui stesso.  

Ma il Mick temprato e spezzato dai Signori del Tempo? Leonard non sapeva chi fosse.

Certo, era stata una sorta di tattica come aveva detto il compagno, ma l’esito era stato un’incognita per entrambi, Leonard aveva messo alla prova il piromane per sincerarsi di quanto fosse cambiato realmente.

Nel caso peggiore avrebbe patito l’inferno nelle mani di Mick per il resto della sua vita, e gli sarebbe andato bene ugualmente. Una giusta punizione per le sue decisioni.

Ma poi si era sentito così sollevato quando aveva percepito la frustrazione nella voce di Mick che il resto sarebbe stato facile da dimenticare.

Mick era ancora sé stesso.

 

FINE

 

 

  
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