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Autore: hikachu    09/02/2017    0 recensioni
Una sorpresa, dopo l’ennesima e prima di tante altre ancora, in questa gara a chi rende più felice l’altro.
Una raccolta di one shot, flash fic e drabble scritte usando i prompt della Victuuri Week su Tumblr.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 1: Prime Volte
Prompt: Victor, Sorprese


Infine, quando anche l’ultima valigia dell’esclusivo set di Vuitton si è chiusa con un poco esclusivo clic, le dita di Yuuri scivolano sull’interruttore e la stanza piomba nella semioscurità.

A luce spenta, riprende l’aura di abbandono che l’aveva caratterizzata nei suoi giorni da ripostiglio.

I mobili acquistati da Victor resteranno, così come alcune delle suppellettili, in virtù di vacanze, pause, scappatelle future, ma il materasso nudo e l’assenza di quel vago disordine che si crea e permane intorno alle persone, nei loro spazi vissuti, hanno il sentore del vuoto, di qualcosa che è finito, abbandonato a prendere polvere.

Davanti allo spettacolo desolato della stanza ormai spoglia, la nozione che domani a quest’ora Victor non sarà qui si fa spietatamente tangibile; punge come la lama di un coltello.

Il cuore di Yuuri si stringe, ma per un momento solo, perché per ora Victor è ancora qui, e quello che li aspetta tra poche settimane è un’avventura ancora più grande. Ancora insieme. Se vorrà, se proprio non potrà farne a meno, potrà lasciarsi andare ai suoi piagnistei da innamorato avido e rincitrullito nei buchi tra le videochiamate che verranno ed i preparativi per il suo viaggio, preferibilmente dove nessuno potrà vederlo. Non si tratterà poi di molto tempo, ché fortunatamente pianificare per mettere le radici in un altro continente ne richiede già un bel po’ per sé.

“Yuuri?”

La testa di Victor fa capolino dalla camera di Yuuri con le sopracciglia arricciate in un’adorabile espressione confusa.

“Eccomi, eccomi.”

Stanotte divideranno il letto di Yuuri: una delle trovate poco pratiche di Victor giustificate da una logica altrettanto discutibile (qualcosa come: è il tuo letto, nella tua stanza, quindi odora di te, sì, più delle lenzuola del mio letto, dove abbiamo dormito e consumato il nostro amore negli ultimi quattro giorni), a cui Yuuri, però, non si è sentito di ribattere questa volta. Le vere intenzioni di Victor ammontano probabilmente all’assicurarsi che, nel corso della notte, tra i loro corpi non vi sia mai più di un palmo di distanza, per imprimere nel suo la memoria di quello di Yuuri meglio che può. Yuuri, amante avido, rincitrullito ma non particolarmente romantico, non è recettivo a palliativi del genere, tuttavia finché gli sarà permesso divorerà senza remore tutto quello che Victor gli offre, senza lasciarne neppure una briciola. Ben vengano allora l’amore ed il sonno su di loro, avvinghiati l’uno all’altro in un lettino troppo stretto per due. A crampi e dolori derivati da posizioni poco consone ci penserà domani.

Yuuri chiude la porta dietro di sé con un sospiro. Seduto sul lettino troppo stretto per due, Victor gli sorride di un sorriso aperto. Finalmente, pare dire.

“C’è una cosa di cui volevo parlarti.”

Parole che fanno sempre tremare gli innamorati.

C’è una busta tra le mani di Victor.

“Pensavo. La stagione non è conclusa ma il Grand Prix sì: ho portato a termine quello che ti avevo promesso all’inizio. Be’, quasi,” rettifica con quel tono serafico che riserva per le uscite più spietate (non bacerò la medaglia se non è d’oro, non ci sposeremo prima che tu ne abbia vinta una, forse cinque). Yuuri deglutisce. “Sarebbe ora di discutere il mio compenso, non credi?”

Ah, il compenso. Certo, il compenso. L’evoluzione del loro rapporto ha fatto dimenticare a Yuuri che si era trattato, almeno in partenza, almeno in teoria, di un rapporto di lavoro. Riesce così strano, pensarci ora, che gli gira un po’ la testa.

A quanto può ammontare l’onorario di un coach che ti allena a domicilio? E quello di un coach che vanta il curriculum di Victor Nikiforov? Il pattinaggio è, in circostanze normali, una carriera che porta più spese che introiti: non tutti i pattinatori sono sex symbol con un carisma capace di sfondare le barriere di uno sport di nicchia per portarli dritti dritti sulle pagine patinate di Vanity Fair. Victor Nikiforov è più che un’eccezione, dopotutto. È una leggenda vivente. Magari, però, le leggende viventi offrono sconti generosi ai loro promessi sposi.

Yuuri riceve la busta tra le mani tremanti. È più pesante di quel che aveva immaginato. Victor lo scruta con il sorriso che ha acquisito una sfumatura enigmatica, o forse è solo l’ansia di Yuuri che gli fa vedere cose. Inutile esitare, si dice stringendo i denti, fare congetture non cambierà la cifra. 

La carta si straccia con un rumore innocuo e familiare, tuttavia, per la prima volta nel sentirlo, Yuuri rabbrividisce come se avesse appena passato le unghie su una lavagna.

Inclina la busta con un groppo in gola e, oh, è una magia: coriandoli e fogliettini di carta colorati gli piovono in mano! Nel mezzo del palmo sudaticcio, il segreto di quel peso misterioso: una, due, tre chiavi attaccate ad un ben più ingombrante barboncino di peluche. Yuuri le solleva contro la luce della lampada al neon e si lascia accecare dal brillio freddo del metallo. L’immagine si sfuoca, si fa sempre più liquida, fino a che gli occhi di Yuuri sono completamente inondati dalla luce e dalle lacrime.

Victor si alza. Gli sfila gli occhiali. Gli passa le mani tra i capelli con un sorriso così luminoso che pure per gli occhi miopi ed annebbiati di Yuuri è nitido come il sole nel cielo sereno.

“Mi sono detto, se non mi sbrigo a fare la prima mossa, il mio Yuuri potrebbe farsi venire qualche strana idea, come quella di trovarsi un appartamento per conto suo. Ma ecco che a quel punto sorgeva un nuovo problema: come evitare che il mio adorato, cocciuto Yuuri s’impunti a rifiutare?”

Victor si china per baciare via le lacrime e Yuuri chiude gli occhi per assaporare meglio il fremito che gli increspa la pelle, ogni volta come la prima.

“Non rifiuterai, vero?”

Come potrei, ribatterebbe Yuuri se non fosse certo che, ad aprire la bocca, ne uscirebbe fuori un’imbarazzante stringa di singhiozzi.

Scuote la testa contro il petto di Victor, e Victor ride piano; nella voce quella sfumatura soddisfatta che assume quando riesce a suscitare in Yuuri la reazione che voleva, ma non senza un pizzico generoso di tenerezza.

“Non avrai davvero creduto che avessi intenzione di pretendere un compenso dall’uomo che voglio sposare?”

Quel pugno di parole è un colpo di grazia: è la conferma dolce, troppo dolce, di una realtà che supera la fantasia. Una sorpresa, dopo l’ennesima e prima di tante altre ancora, in questa gara a chi rende più felice l’altro.
   
 
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