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Autore: Strega_Mogana    14/02/2017    3 recensioni
Il suo corpo era vecchio.
La sua anima era vecchia.
Si sentiva come Silente nell’ultimo anno della sua vita.
Si sedette pesantemente sul letto con addosso solo la biancheria intima.
Perfino le sue mutande erano da vecchio.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Piton 45.0 FM

Odiava il giorno del suo compleanno.
Era sempre stato così, fin da bambino quando a casa sua non c'erano feste o regali dalle carte colorate.
Sua madre preparava il suo piatto preferito e suo padre prometteva di non sgridarlo troppo. Promessa puntualmente infranta alla terza birra.
Non c'erano palloncini o amici con cui giocare.
Con Lily le cose erano migliorate per qualche anno.
La sua migliore amica comprava ad Hogsmeade una piccola torta completa di candelina, che lui soffiava con imbarazzo e gli faceva un piccolo regalo rigorosamente incartato con carta verde smeraldo.
Erano stati compleanni felici e non per la torta o per il regalo, ma perché passava la giornata con la ragazza che amava e tutto sembrava più bello.
Anche il nove Gennaio.
Ma come tutto il mondo magico ormai sapeva – rabbrividiva al pensiero che la sua vita era stata descritta in alcuni libri che narravano della Grande Guerra contro Voldemort – dopo la rottura dell'amicizia con Lily tutto era tornato nel solito squallore.
E il nove Gennaio era tornato ad essere un giorno qualunque, di un anno qualunque.
Silente cercava di sorridergli più spesso il nove Gennaio, ma anche quei sorrisi si erano mano a mano spenti all’ombra della guerra.
Nell'ultimo compleanno in compagnia del vecchio gli erano stati ricordati i suoi doveri. E tanti auguri al professor Piton.
Il mago sedeva sul letto, indossava solo la biancheria intima, dopo quella lunga, lunghissima, infinita giornata il peso del nove Gennaio era caduto sulle sue spalle come un enorme macigno.
A dire il vero la giornata non era stata neppure tanto disastrosa come voleva convincersi.
Hermione l’aveva svegliato poco dopo la mezzanotte, cantandogli sensualmente tanti auguri all’orecchio; avrebbe voluto dirle che il suo compleanno era un giorno come un altro, ma quando si era reso conto che tutti i vestiti della sua compagna erano sul pavimento aveva preferito godersi il suo speciale regalo già rigorosamente scartato.
Si erano addormentati nudi, abbracciati e sorridenti.
Quell’anno il suo compleanno cadeva di Sabato, Hermione era entusiasta e gli aveva organizzato una giornata di festeggiamenti.
Minerva gli aveva proibito di salire in presidenza per le pratiche amministrative della scuola dicendo che se ne sarebbe occupata lei; Hermione aveva, di nascosto, preparato una piccola valigia e l’aveva spinto nel camino con una manciata di Polvere Volante.
Si era ritrovato nella casa di lei a Londra, un piccolo appartamentino in affitto dove, da un paio d’anni, aveva trasferito tutte le sue cose da Spinner’s End.
Ormai la considerava casa loro.
Apprezzò il fatto che la sua donna non avesse decorato la casa con imbarazzanti addobbi colorati e si lasciò trascinare senza ostentare troppa riluttanza.
Era bello vederla sorridere.
Si cambiò con gli abiti babbani che lei aveva messo nella valigia e la seguì per tutti i musei di Londra che Hermione voleva visitare.
Si lasciò coccolare e amare come solo lei era in grado di fare.
Verso metà pomeriggio il nove Gennaio non sembrava poi così male.
Dovette ricredersi nel momento in cui Hermione si era smaterializzata con lui alla Tana dove il salotto era decorato con palloncini color verde e argento.
Dopo aver guardato tutta la stanza cercando di celare il più possibile il suo imbarazzo e disgusto aveva posato lo sguardo su Hermione che non smetteva di sorridere.
Sentì un sopracciglio alzarsi, non riuscì ad evitarlo.
Sentirono Molly chiamarli dal piano di sopra, Hermione lanciò un'occhiata alle scale poi si avvicinò al suo volto, credeva che volesse baciargli una guancia, invece avvicinò le labbra all'orecchio.
- Ti prego, so che non é di tuo gusto, ma Molly ha insistito tanto.
Ordinò al sopracciglio di tornare al suo posto mente Hermione abbracciava la padrona di casa complimentandosi delle decorazioni.
Era un bravo attore, mentire e fingere emozioni che non provava erano state le sue armi segrete in vent’anni di guerra. Spesso gli avevano salvato la vita.
Era stato in grado di mentire all’Oscuro fin quasi alla sua morte, perché avrebbe dovuto essere diverso con Molly?
Finse così bene che, verso la fine della serata, era quasi interessato ai discorsi della famiglia Weasley.
Quando arrivò la torta si sentì improvvisamente vecchio.
I suoi anni impressi con glassa verde sembrano troppi per lui che, in fin dei conti, si sentiva ancora un ragazzino appena diplomato.
Cosa aveva fatto tutti quegli anni?
E mentre la padrona di casa tagliava la torta e i piattini volavano per il salotto, si sentì improvvisamente stanco, come se fosse invecchiato di trent'anni all’improvviso.
Uscì senza farsi vedere, mentre tutti ridevano delle smorfie che faceva la piccola Victoria.
L’aria era fredda e i fili d’erba iniziavano a gelare; l’alito gli si condensava davanti al volto, ma accolse volentieri quel freddo. Lo aiutava a pensare più lucidamente.
Si vide in quella strana casa, accerchiato da persone che, per qualche strana ragione, gli volevano bene.
E, sempre per qualche strana ragione, lui ricambiava l'affetto.
Eppure si sentiva comunque troppo vecchio per tutto. Per l’amore, la felicità, la serenità.
Una sensazione che provava solo in quel momento.
Hermione era molto più giovane di lui eppure non l’aveva mai fatto sentire vecchio.
Sospirò, non riuscì ad evitarlo.
- Hermione é brava a tenere gli altri impegnati in modo tale che non si accorgano della sua sparizione.
Si voltò verso l'ingresso trovandosi davanti uno dei suoi errori.
Gli era difficile guardarlo senza sentirsi in colpa per quello che gli era successo, non aveva mai avuto modo di parlagli dopo la guerra e lui era preso dai suoi tormenti e dal vuoto che la battaglia aveva creato nel suo mondo per voler parlare, specialmente con lui.
Si erano guardati a distanza senza mai però chiarire le loro posizioni.
Alla fine lui aveva fatto il primo passo.
Tutti facevano il primo passo con lui.
Non gli rispose, non ci riuscì, restò a fissarlo aspettandosi che gli riversasse addosso tutta la sua rabbia.
In fondo, quasi tutti provavano rabbia e lui era sempre stato il perfetto capro espiatorio.
Il giovane mago sorrise e soffiò sulle mani per scaldarle, sul volto aveva il suo solito sorriso beffardo che per anni era stato oscurato dalla morte e dal dolore.
- Se vuole può sempre scappare da quella parte. – gli disse sorridendo indicando con un cenno della testa il giardino – Posso dire agli altri che ha ricevuto un gufo urgente dalla scuola.
- Hermione non ci crederà mai. – rispose lui.
Il giovane rise, si voltò a guardare il giardino della Tana insieme a lui.
Severus non riuscì ad evitare di fissare il suo orecchio sinistro, o meglio il punto dove un tempo c’era il suo orecchio sinistro.
Ricordava ancora quella notte: la confusione della battaglia, le urla e gli incantesimi che riusciva a schivare e lanciare. Il desiderio di non vedere morire nessuno delle persone dell’Ordine e il lavoro affidatogli da Silente.
Alla fine Potter si era salvato e Malocchio era morto.
Lui aveva fatto il suo lavoro, aveva protetto senza farsi vedere, ma aveva mutilato uno di loro.
- Dovresti far crescere i capelli. – gli disse con lo stesso tono che usava in classe.
- Per questo? – domandò George indicando il buco che aveva al posto dell’orecchio – Non ci penso proprio! Questo buco attira più ragazze di una pozione d’amore.
- Quindi ti ho fatto un favore.
- Ferendomi ha dato l’ennesima prova a Voldy della sua fedeltà. – rispose George con naturalezza – Io le ho fatto un favore, anzi il mio orecchio le ha fatto un favore.
Il mago lo fissò stupito, un sopracciglio si era inclinato verso l’alto.
- Come hai chiamato l’Oscuro Signore?
Prima che George potesse rispondere si sentì un boato e proprio sopra il giardino della Tana un fuoco d’artificio esplose in mille scintille verdi smeraldo formando due parole: Severus cacca.
George sbuffò affondando le mani nella giacca di pelle di drago.
- Glielo avevo detto che i fuochi d’artificio non erano perfezionati. – si allontanò mentre un altro fuoco d’artificio esplodeva sopra le loro teste in scintille rosse e dorate – Ron si merita proprio il suo secondo nome. Se non smette di alzare il gomito prima o poi farà uscire i fiori dal sedere.
Lo lasciò solo sul portico della Tana, mentre un fuoco d’artificio azzurro scriveva nasone nel cielo stellato.
Hermione uscì dalla porta, senza cappotto in quella serata fredda di Gennaio.
- Sei qui…- gli disse strofinando le braccia con le mani per scaldarsi – non riuscivo a trovarti…- alzò gli occhi al cielo e corrugò la fronte perplessa – Sbaglio o ti stanno insultando? – domando indicando il cielo dove un fuoco d’artificio arancione aveva scritto pipistrello.
- Direi che la festa è finita, Hermione. Torniamo a casa.
Rientrarono in silenzio, il giorno del suo compleanno era passato da qualche minuto.
Si sentiva stanco e spossato come se quella giornata fosse durata il doppio.
Mentre Hermione si toglieva il trucco in bagno lui si guardò nello specchio della camera.
Si prese la testa tra le mani e sospirò.
L'immagine della torta di compleanno non gli usciva dalla testa.
Da quando dava importanza ad un numero?
Eppure quel numero, quello stupido numero, lo stava tormentando.
Non era così vecchio, ma si sentiva un decrepito vecchietto pronto per la casa di riposo.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile quando sentì Hermione uscire dal bagno.
La strega lo trovò seduto sul letto in mutande, con la testa tra le mani.
- Severus, stai bene? - gli domandò preoccupata.
Lui mormorò qualcosa.
- Non ho capito.
Il mago sollevò il volto dalle mani e la fissò.
Se fosse stata una giornata normale vederla con addosso solo quell'intimo semplice e delicato avrebbe acceso in lui fantasie adatte solo ai maggiorenni, ma quella non era un giornata normale e quel numero continuava a ronzargli intorno come una fastidiosa zanzara.
- Ho quarantacinque anni, Hermione.
- Lo so. - rispose lei – Ho aiutato Molly a scriverlo sulla torta.
Al suono della parola torta Severus mugugnò.
- Perché l'avete fatto?
- Era un pensiero carino.
- No, era il mondo più diretto di dirmi che sono vecchio.
Hermione lo fissò senza capire.
Era difficile per lei non capire, ma in quel momento proprio non capiva quale fosse il problema.
Era stata una bella giornata, certo la festa alla Tana forse era troppo per lui, ma non era la prima volta che si trovava circondato da tutti i Weasley.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante.
Severus sospirò, cosa ancora più strana.
- Severus...
- Abbiamo diciannove anni di differenza. - le disse a bruciapelo.
- Lo so.- rispose lei iniziando ad intuire qualcosa – Hai sempre detto che la differenza d'età non era un problema per te.
- Già, per me. Il vecchio egoista che ha una fidanzata molto più giovane.
Hermione sorvolò sulla parola fidanzata, non avevano mai parlato di matrimonio e la parola fidanzamento non era mai stata usata.
Fino a quel momento.
- Severus... io non capisco...
Lui la fissava con intensità.
- Sei giovane, Hermione. Puoi fare così tanto e, invece, sei bloccata in una vecchia scuola con un vecchio Preside.
Hermione capì il problema e cercò di non ridere.
Ci provò veramente, solo Merlino sa quanto si trattenne, ma, nonostante i suoi sforzi, una mezza risata le scappò dalle labbra serrate facendola assomigliare ad una pernacchia.
Si tappò la bocca con le mani ma, ormai, il danno era fatto.
Severus le lanciò un'occhiataccia e, per poco, non scoppiò di nuovo a ridere.
- Non é divertente.
- Non posso crederci che tu stia facendo questo discorso. - disse lei divertita – Ginny mi aveva avvisato che poteva succedere, ma io le avevo detto che sei troppo intelligente per cascarci.
- Cascare in cosa esattamente?
- Nella crisi di mezza età. - specificò Hermione.
- Io non...
Lei non rispose, si limitò a sorridere.
- Insopportabile. - sbuffò lui facendola ridere di nuovo.
- Andiamo, Severus.- fece Hermione – Per noi l'età non è un problema.
Si limitò a fissarla, non aveva intenzione di essere preso in giro nuovamente.
- Non voglio vederti con quell’espressione accigliata. Facciamo qualcosa di stupido.
Senza attendere una sua parola si voltò verso la radio Babbana che aveva sul comò e l'accese passando da un canale all'altro.
Quando sentì una musica veloce si voltò verso di lui.
- Balliamo.
Alzò un sopracciglio scettico.
- Non indosso i vestiti adatti per ballare. – rispose – E poi io non conosco questo genere di musica.
- Lo so, nonnino. – lo prese in giro lei – E, comunque, neppure io sono vestita e non so ballare. E’ questo il punto.
Si avvicinò prendendolo per mano e trascinandolo davanti alla radio, non aveva la più pallida idea di che canzone fosse, non conosceva il cantante e la musica la trovava troppo veloce.
Era proprio un nonnino.
La fissò crucciato mentre lei chiudeva gli occhi e iniziava a muoversi cercando di seguire il ritmo, cosa che risultava molto difficile da quello che vedeva.
Severus non sapeva cosa fare, la musica era assordante e troppo veloce, Hermione ballava ad un ritmo tutto suo con gli occhi chiusi e con i ricci ribelli che le coprivano il volto.
Si guardò attorno come se qualcuno potesse vederlo in mutande nella sua camera de letto con le tapparelle abbassate, poi iniziò a muoversi.
Nella sua carriera di insegnante gli era già capitato di ballare, spesso con le sue colleghe. Minerva non aveva mai perso l’occasione di dirgli quando fosse rigido sulla pista da ballo.
Gli aveva anche detto che il Platano Picchiatore si muoveva con più grazia di lui.
Per ripicca si era impuntato di non prendere mai lezioni di danza, non avrebbe mai dato soddisfazioni a Minerva.
Se Hermione non riusciva a tenere il tempo, lui era anche peggio. Cercò di rilassarsi e sentire meglio la musica, ma servì solo a peggiorare le cose.
Vide Hermione ridacchiare attraverso il velo di ricci castani che la copriva il volto e fu contagiato da quella infantile situazione.
Si ritrovò a sorridere mentre si muoveva del tutto scoordinato, seguendo una musica che non avrebbe capito neppure in un decennio.
Hermione gli prese le mani e liberò il volto con un movimento deciso della testa.
Ora stava apertamente ridendo.
Si mossero più velocemente mentre la radio suonava le ultime note, quando lo speaker parlò sopra la fine della canzone Severus la abbracciò e si sdraiò con lei sul letto.
Sorridevano entrambi e avevano il fiatone.
- Ora... va... meglio.. - ansimò lei sul suo petto.
Restarono in silenzio mentre riprendevo fiato e il cuore tornava ai suoi regolari battiti.
Dopo qualche minuto Hermione sollevò la testa e incrociò il suo sguardo.
Severus vide i suoi occhi scintillare, una scintilla che conosceva fin troppo bene, e capì immediatamente che la sua donna era giunta ad una conclusione a lui sfuggita.
- Quindi Severus… - il mago colse subito la pericolosità quelle semplici parole – ora sono la tua fidanzata?

FINE


   
 
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