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Autore: JamesPotter182    14/02/2017    1 recensioni
Seguito di 'How It Should Have Ended'.
Naruto e Sakura sono in procinto di partire per il loro viaggio di vendetta.
"Il vento soffiava carezzando dolcemente le fronde.
Tutto per un attimo sembrò fermarsi. Persino il battito del suo cuore.
- Concentrati su quello che ti circonda -
sussurrò piegando leggermente la testa per cogliere ogni singolo rumore intorno a lui.
I rami si piegavano scricchiolando dolcemente, in un ipnotico ritmo… avanti e indietro, avanti e indietro… ora!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karin, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Quanto tempo.
So di essere in ritardo pazzesco per questa storia e di questo mi scuso tantissimo. In questi ultimi mesi sono successe parecchie cose; lavoro, non lavoro, voglia di scrivere, non voglia di scrivere, idee e quant’altro.
Ma ci siamo… il seguito di How It Should Have Ended è qui tra voi. Spero solo che possa piacervi.

Ovviamente per godere al meglio di questo seguito e capire al meglio alcuni eventi dovreste aver gia letto la prima storia (che potete trovare qui).



Un saluto spettinato e ci vediamo alla fine di questo prologo.

James.
 
 
 
 
 
 
 
ROAD TO VENGEANCE
 
 
 
Prologo
 
 
- Daiki?! Daiki?! Dannazione, dove si è cacciato… ah, eccoti qua! Che stai facendo tesoro? -
domandò Karin osservando il figlio che sedeva a gambe incrociate sulla veranda fuori la loro casa. La pioggia cadeva incessante, martellando dolcemente le fronde degli alberi e il terreno, diffondendo nell’aria un piacevole odore di terra ed erba bagnata.
Il bambino inspirò profondamente e poi sospirò
- Ti annoi? -
chiese dolcemente la donna, osservò che vicino al figlio erano sparsi alcuni libri e i suoi piccoli occhiali da lettura
- E questi? Sono i miei libri -
aggiunse raccogliendo i tomi e leggendo i titoli. Perlopiù erano racconti di avventura
- Mi stavo portando avanti prima che… insomma… hai capito. Solo che molte cose non le capisco bene -
sbuffò Daiki chiudendo gli occhi e inspirò di nuovo.
Karin guardò il figlio e tremò di rabbia. Aveva appena compiuto cinque anni ma una malattia gli stava portando via la vista, nel giro di un paio d’anni o anche meno, sarebbe diventato completamente cieco. Posò la mano sulla spalla del figlio
- Dai, andiamo a fare il controllo agli occhi. Poi ti va se mangiamo qui fuori? Possiamo fare un pranzo al sacco qui in veranda, che ne dici? -
propose sorridendogli
- Dici davvero? -
per un attimo la tristezza sparì dal volto del bambino
- Ma certo! Da chi pensi di aver preso la passione per la pioggia marmocchio? -
i due ridacchiarono prima di rientrare in casa.
 
Stava leggendo accigliata dei fogli sparsi, appunti e ricerche che aveva fatto durante gli anni
- Non toccare nulla! -
abbaiò alla figura che aveva davanti. Quella sussultò fermandosi con un dito in procinto di schiacciare un bottone di un macchinario
- Accidenti Karin, non si può fare mai niente -
sbuffò un ragazzo con i capelli azzurri color dell’acqua
- Piuttosto… perché ci hai chiamato? -
aggiunse poggiandosi su una scrivania incrociando le braccia e osservandola
- Posso ridare la vista a mio figlio, Suigetsu, e tu mi aiuterai! -
esclamò Karin cominciando a scrivere frettolosamente degli appunti
- Frena un attimo, puoi ridare la vista a Daiki? Come? -
- Con le cellule del corpo del primo Hokage che ho raccolto sul campo di battaglia cinque anni fa, leggendo le ricerche di Horochimaru e i miei appunti ho capito che quelle cellule sono dotate di un forte fattore rigenerativo. In più mi serve dell’altro… ed è qui che entri in ballo tu -
disse la ragazza sistemandosi gli occhiali
- Cosa ti serve? -
domandò curioso Suigetsu
- Gli occhi di Sasuke -
- G-gli o-o-occhi di Sasuke?! -
balbettò il ragazzo spalancando gli occhi
- Ma ormai saranno inutilizzabili…-
- Mi bastano poche cellule e posso replicarle. Il problema è riuscire a procurarsele, il suo corpo è stato sepolto nel cimitero del Villaggio della Foglia. Dobbiamo entrare, prendere gli occhi ed andarcene -
- Cosa? Sei pazza Karin? Trafugare il cadavere di Sasuke è da folli -
sbottò il ragazzo alzando le braccia al cielo. Karin lo guardò un attimo prima di prenderlo per mano e trascinarlo di sopra
- E-ehi che fai? -
 
Lo portò fino alle finestre che davano sul portico. Jugo e Daiki erano seduti l’uno accanto all’altro
- Zio Jugo, potresti leggermi qualcosa? Gli occhi mi danno fastidio -
disse il piccolo strofinandosi forte gli occhi mentre Jugo raccoglieva il libro
- Ma certo Daiki, allora, vediamo dove sei arrivato…-
sussurrò sorridendo il ragazzo.
 
Gli occhi rossi della ragazza lo guardavano fisso
- Ok, ok! Diamine, facciamolo… quando? -
sbottò infine Suigetsu. Non lo avrebbe mai ammesso davanti a Karin, ma avrebbe fatto di tutto per quel piccoletto
- Partiamo domani -
- Perfetto, ci infiltriamo nel Villaggio della Foglia! -
esclamò in tono ironico.
 
La pioggia scrosciava, scivolando sul cappuccio  delle due figure mentre si avvicinavano alle grandi porte del villaggio
- Tutta questa pioggia è una manna dal cielo -
disse Suigetsu allontanandosi dal sentiero principale
- Allora ci vediamo dentro, stanotte al cimitero -
- Cimitero, chiaro. Tu piuttosto non farti seguire -
aggiunse il ragazzo
- Per chi mi hai preso?! -
sbottò Karin mentre Suigetsu spariva ridacchiando e sciogliendosi in una pozza d’acqua. La ragazza continuò a camminare fino all’ingresso nord del villaggio, la pioggia rendeva praticamente deserte le strade. Il ninja all’ingresso la guardò per un attimo prima di ritornare alla sue faccende… d’altronde ora tutti i paesi erano in pace e i controlli minimi. Per sicurezza lei comunque si era tinta di nero i capelli e aveva indossato delle lenti a contatto. Difficilmente sarebbe stata riconosciuta dopo cinque anni.
 
Mentre cercava una locanda in cui passare il resto del pomeriggio in attesa della sera si guardava intorno. Così era quello il villaggio in cui era cresciuto Sasuke.
All’improvviso vide due figure avvicinarsi a passo spedito. Per un attimo rimase paralizzata quando li riconobbe, ma loro passarono accanto a lei continuando a parlare e gesticolare
- Insomma Naruto, piove da giorni e tu ti scordi l’ombrello? Ma quanto puoi essere baka?! -
- Scusami Sakura-chan -
disse il biondino mentre veniva trascinato sotto la pioggia battente dalla ragazza
- Mh? -
si girò un attimo ad osservare la figura incappucciata che avevano appena superato. Per un attimo le era sembrata familiare
- Che c’è? -
domandò Sakura
- No… niente -
 
La stanza che aveva trovato era piccola, ma quantomeno adesso poteva restare all’asciutto. Tirò fuori i suoi appunti e cominciò a scribacchiare formule e procedimenti… non voleva perdere tempo. Appena avrebbe messo mani sugli occhi di Sasuke avrebbe cominciato a cercare un modo per ridare la vista a suo figlio.
 
La pioggia continua a scendere fitta mentre i pallidi raggi della luna ogni tanto spuntavano da dietro le nuvole illuminando debolmente il cimitero di Konoha
- Che posto lugubre…-
commentò Suigetsu uscendo da una pozzanghera lì vicino
- È un cimitero, di notte e con la pioggia, che ti aspettavi? -
commentò acida Karin avanzando facendo attenzione che non ci fosse nessuno in giro. Osservavano le lapidi che spuntavano dal terreno, ordinate e in fila, leggendo attentamente i nomi incisi sopra.
La tomba dell’Uchiha era abbastanza anonima, di un grigio chiaro che faceva risaltare le scritte nere e il simbolo del clan incisi sopra.
La ragazza rimase ferma davanti alla sua tomba per un tempo che parve infinito
- Ehm, Karin? -
sussurrò il ragazzo accanto a lei scuotendola delicatamente per una spalla
- Si… scusami. Diamoci da fare -
disse posando lo zaino che aveva in spalla e tirando fuori una pala smontata in due pezzi, prima che potesse fare qualcosa Suigetsu gli prese la pala, montandola e cominciando ad incidere il terreno
- Non c’è bisogno che lo faccia tu, controlla che non ci sia nessuno -
sussurrò il ragazzo cominciando ad incidere il terreno attorno alla bara.

Dopo circa quindici minuti era riuscito a ritagliare un rettangolo di erba e scavare il terreno, ammonticchiando la terra su di un telo, per non lasciare tracce.
Qualche minuto più tardi si sentì la pala intaccare qualcosa di duro, producendo un suono secco
- Ci siamo… -
borbottò Suigetsu spianando il coperchio della bara
- Da qui ci penso io. Tu coprimi dalla pioggia, cerchiamo di non rovinare troppo i tessuti -
disse Karin. Attese che il compagno uscì dal fosso e tremante allungò una mano verso la maniglia della bara, lentamente l’alzò
- Cavolo, amico. Sembra non essere passato un solo anno -
sussurrò Suigetsu con la voce strozzata mentre faceva riparo a Karin con il mantello. La ragazza si coprì la bocca con una mano.
Davanti a lei c’era il corpo del ragazzo che aveva amato. I vestiti leggeri da ninja, con lo stemma degli Uchiha cucito sopra, fasciavano il suo corpo ormai non più tonico. Il viso sembrava rilassato, come se prima di morire si fosse liberato di un gran peso.
La rossa sussultò e si mosse, non aveva tempo da perdere.
 
Cercando di toccare meno possibile il corpo, si avvicinò al volto e lentamente sollevò le palpebre per controllare lo stato degli occhi
- Mi sembrano in buono stato. Di solito i tessuti molli sono i primi a cedere alla decomposizione -
sentenziò più a se stessa che altro. Tirò fuori due piccoli barattoli con un liquido giallognolo all’interno, insieme ad uno strumento dall’aria truce.
Suigetsu voltò la testa per non guardare. Vero che era uno dei Sette spadaccini della Nebbia, ma c’erano cose che davano fastidio anche a lui.
Nonostante la pioggia battente sentì un disgustoso rumore gorgogliante
- Fatto? -
- Si -
- Bene, sbrighiamoci a rimettere tutto a posto e ad andarcene da qui -
- Arrivo subito -
disse Karin rivolgendo un ultimo sguardo al corpo di Sasuke, allungò una mano carezzando la guancia fredda dell’amato
- Sapessi quanto ti somiglia Daiki… a parte i capelli, quelli li ha presi da me -
sussurrò ridacchiando
- Addio -
risalì il fosso e si rialzò
- Diamoci da fare -
 
Velocemente rimisero tutto al loro posto, senza lasciare alcun segno del loro passaggio
- Bene. Ci vediamo domani in mattinata fuori dal villaggio -
disse Karin mentre si allontanarono dal cimitero, sistemandosi meglio il cappuccio
- Perfetto. A domani -
Suigetsu sparì dentro ad una delle tante pozzanghere li attorno.
 
 
I boschi e i sentieri del Paese della Pioggia accolsero i due viaggiatori.
Di ritorno dal Paese del Fuoco non incontrarono alcun problema di sorta. Dopo la Quarta Guerra ninja i principali paesi avevano stipulato un accordo di non belligeranza, e i rapporti si erano fatti più rilassati.
Camminavano sul sentiero che portava all’isolata casa di Karin quando entrambi si fermarono, in seguito allo schiocco secco di un ramo spezzato
- Lo hai sentito? -
sussurrò Suigetsu così flebilmente che Karin quasi non lo sentì
- Qui in zona ci sono molti animali selvatici -
aggiunse la ragazza guardandosi lentamente intorno e poi riprendendo a camminare. Fu fermata dal braccio del ragazzo davanti al suo petto. Lo guardò stizzita, lui si mise un dito davanti alla bocca.
 
Un leggero frusciare fra le basse fronde interruppe il silenzio, facendosi sempre più forte, avvicinandosi a loro. Da un basso cespuglio spuntò fuori una piccola palla di pelo
- È soltanto un cucciolo… di lupo? -
disse il ragazzo rilassandosi
- Che si sia perso? -
domandò Karin accovacciandosi sui talloni e rovistando nella sua borsa
- Difficile che un cucciolo di lupo si perda, probabilmente è stato abbandonato dalla madre -
- È così? Sei stato abbandonato? Aspetta, è una femmina, sei stata abbandonata? -
sussurrò osservando la cucciola davanti a se, tirando fuori un pezzo di carne secca che si era portata dietro per il viaggio e lanciandolo di fronte a se.
L’animale la guardò intensamente prima di avvicinarsi e annusare la carne. Dopo qualche secondo lo mangiò voracemente emettendo un basso ringhio, Karin sorrise e si alzò spazzolandosi la polvere dai pantaloni
- Andiamo, ormai siamo quasi arrivati –
Aggiunse incamminandosi sul sentiero.
 
I due erano ormai arrivati in prossimità della casa di Karin quando Suigetsu parlò
- Abbiamo un ospite con noi…-
sentenziò indicando con il pollice un punto imprecisato dietro la sua schiena. A qualche metro di distanza li seguiva la lupa.
Finalmente dietro ad una curva del sentiero apparve la piccola casetta, la familiare veranda in legno accolse i due viaggiatori. Si sentirono dei passi veloci, poi…
- Mamma! Zio Suigetsu! -
- Daiki, come stai? -
Domandò Karin mentre si abbassava per abbracciare il figlio
- Ciao campione -
disse il ragazzo scompigliando i capelli al ragazzino.
- Bene ho del lavoro da fare. Daiki, prepara del latte per il nostro nuovo membro della famiglia -
Karin si rialzò spazzolandosi la gonna e si avviò verso il suo laboratorio.
 
Daiki si sporse oltre la figura di Suigetsu e osservò la cucciola di lupo, rimasta in disparte vicino ad un albero, con la testa appoggiata alla zampe anteriori e sorrise.
 
 
*
 
 
Un pugno ben assestato lo fece slittare indietro di qualche centimetro. Sentì l’osso del braccio con cui aveva parato scricchiolare… digrignò i denti in una smorfia e poi sorrise. Alzò subito le mani in segno di resa prima che l’avversario potesse colpire di nuovo
- Ok, ok… può bastare per oggi Sakura-chan! Accidenti, finirai per farmi male sul serio uno di questi giorni -
disse ridendo Naruto mentre si asciugava il sudore dalla fronte. L’aria calda di fine Luglio si faceva sentire anche dopo che il sole era sceso dietro il monte degli Hokage.
La ragazza si avvicinò al compagno prendendogli delicatamente il braccio
- Mmh, è soltanto una microfrattura -
osservò mentre del chakra verde curativo fluiva dalle sue mani
- “Soltanto?!” -
esclamò il biondo tanto vivacemente da far ridacchiare Sakura.
Si perse nella risata della compagna. Dopo i fatti accaduti qualche mese prima quella era la prima volta che la sentiva ridere dopo tanto tempo. Non durò molto, subito il sorriso si spense sulle sue labbra e continuò a curare la frattura, che con un sinistro scricchiolio si ricompose.
 
Le sessioni di allenamento continuavano incessantemente da qualche settimana. All’inizio Naruto era restio ad allenarsi con la compagna, le sue sporadiche emorragie lo spaventavano a tal punto da farlo dubitare di riuscire a partire con lei.
- Non pensarci nemmeno…-
tossì Sakura mentre era ancora in ospedale, settimane prima. Aveva visto lo sguardo di Naruto e aveva capito quello che gli passava per la testa
- Non devo pensare a cosa? -
domandò l’ex forza portante con un sorriso forzato
- A partire senza di me. Le emorragie si fermeranno… ma se parti da solo sarai tu a sanguinare… e tanto, baka -
disse la ragazza osservando risoluta le macchie di sangue sul fazzoletto.
Naruto sorrise triste stringendo delicatamente la mano di Sakura, i due si guardarono per un attimo, complici del loro giuramento.
 
 
*
 
L’aria fischiò mentre tre kunai fendevano lo spazio tra il ragazzo e il bersaglio sull’albero. L’orecchio era in ascolto per sentire il suono dei colpi andati a segno. Un lungo silenzio e il frusciare del sottobosco lo avvisarono che i tre kunai erano finiti ben lontani dal bersaglio
- Accidenti! -
digrignò Daiki sedendosi a terra e tirando un pugno di frustrazione in aria. Si sistemò meglio il coprifornte davanti agli occhi, che aveva iniziato a portare dopo che aveva realizzato che la vista lo stava abbandonando e aveva deciso di indossarlo in anticipo. I primi tempi ogni tanto provava a levarselo, spesso la notte, per cercare di ammirare le stelle… una fastidiosa patina rendeva tutto sfocato e finiva per richiudere sbattendo le finestre della sua stanza.
Ora il coprifronte con il simbolo del clan Uchiha lo accompagnava giorno e notte, il buio era diventato una costante della sua vita insieme alla voce rassicurante di sua madre e… un tocco umido sulla guancia lo distrasse dai suoi rapidi pensieri.
Sorrise, naturalmente c’era anche Hikari, la cucciola di lupo trovata da Karin ormai lo seguiva come un’ombra, i due erano inseparabili.
Un altro tocco deciso con il muso
- D’accordo Hikari, ho capito… ho capito -
sbuffò il ragazzo sorridendo e rialzandosi. Con le mani cercò il muso della lupa, trovando i tre kunai lanciati poco prima. Diede una grattata dietro l’orecchio di Hikari prima di concentrarsi sugli alberi di fronte a se.
Trasse un respiro profondo.
 
Il vento soffiava carezzando dolcemente le fronde.
Tutto per un attimo sembrò fermarsi. Persino il battito del suo cuore.
 
- Concentrati su quello che ti circonda -
sussurrò piegando leggermente la testa per cogliere ogni singolo rumore intorno a lui.
I rami si piegavano scricchiolando dolcemente, in un ipnotico ritmo… avanti e indietro, avanti e indietro… ora!
 
L’aria fischiò di nuovo ma questa volta sentì tre rapidi tonfi secchi
- Si! Ce l’ho fatta Hikari! -
Daiki saltò dalla gioia mentre la lupa abbaiava felice intorno a lui
- Ehi voi due! La cena è pronta, sistemate qui fuori e datemi una mano ad apparecchiare -
la testa di Karin spuntò dalla porta che dava sulla veranda
- Andiamo Hikari, lo sai come è fatta mamma -
sussurrò il ragazzino
- Ti sento, lo sai vero? -
la donna era già rientrata.
Daiki cercò a tentoni la sua borsa con gli attrezzi da ninja e poi con un fischiò chiamo la lupa, che gli si affiancò docilmente e attese che il padrone posasse una mano sul suo dorso prima di accompagnarlo dentro casa.
 
- Grazie Hikari…-
la lupa si andò a sistemare nella sua cuccia mentre Daiki si andava a lavare le mani nel piccolo bagno.
 
- Allora, cosa hai fatto oggi? -
domandò Karin portando a tavola la cena
- Sono riuscito a centrare un albero con tre shuriken e poi… -
Karin sorrise ascoltando i racconti del figlio, nel mentre osservava la mano che aveva fasciato. Era stato facile dire a Daiki che si era ferita in laboratorio ma prima o poi avrebbe dovuto dirgli la verità. Tutta la verità.
 
 
 
*
 
 
 
La piccola folla era radunata davanti alla porta Est del villaggio della Foglia.
Kakashi, Shikamaru e Sai parlavano con  Naruto
- Fai attenzione, non sappiamo se quel Daiki ha qualche complice -
disse l’Hokage squadrandolo serio, il volto seminascosto dalla sua inseparabile maschera, ma i suoi occhi riflettevano la sua preoccupazione
- Una squadra di scorta è la cosa più intelligen…-
- Shikamaru te l’ho già detto, Daiki Uchiha non è un problema. Ora come ora la cosa più importante è questo viaggio per Sakura -
Naruto interruppe il Nara prima che questi potesse aggiungere altro. Voltò la testa velocemente per osservare la compagna che parlava con i suoi genitori, la sua maestra Tsunade e Ino.
Avevano detto a tutti che sarebbero partiti per un viaggio, dopo quello che era successo nessuno aveva obiettato, chi mai avrebbe potuto pensare che quello fosse un viaggio di vendetta.
Volse infine lo sguardo al suo paese, alla sue vie intricate mentre percorreva mentalmente la strada fino al cimitero dove era stato quella mattina stessa.
 
- Dobbiamo fermarlo Sasuke. Per anni mi sono chiesto cosa ti spingesse ad andare avanti nella tua lotta contro tuo fratello… ora lo so. Lo so.
Lo sento bruciare dentro come acido, mi sta corrodendo dentro lasciando un involucro vuoto, è… è una sensazione che mai avrei pensato di provare in vita mia. Odio allo stato puro -
Naruto strinse i pugni osservando la lapide dell’amico
- Mi dispiace per tuo figlio, non sarebbe mai dovuta andare così…-
 
 
Sakura ascoltava distrattamente le mille indicazioni della sua maestra e dei suoi genitori
- Prendi queste due pasticche una volta al giorno, sono dei ricostituenti di mia invenzione e servono per…-
- Oh cara, un viaggio così presto… non so se è una buona idea. Tu che ne pensi caro? -
- Bene, penso che adesso Naruto e Sakura debbano proprio andare, non è così? -
Ino interruppe quel flusso ininterrotto di parole, riportandola alla realtà
- Eh? Ah, si… si. Grazie maestra e no, non credo sia troppo presto mamma, ne abbiamo già parlato ampiamente a casa -
disse Sakura prendendo la sacca che la madre teneva in mano. Abbracciò i genitori e la sua maestra prima di volgere lo sguardo verso il suo compagno che la guardava sorridendo.
Incredibile come nonostante tutto riuscisse a trovare sempre il modo per sorriderle.
 
- Pronta? -
disse il biondo con un piccolo cenno del capo e cingendole la vita. Si girarano entrambi dando le spalle al villaggio, una forte raffica di vento mosse gli alberi della foresta di fronte a loro scuotendo le altre fronde e scompigliando i capelli ai due ragazzi.
Sakura si sistemò una ciocca dietro l’orecchio e alzò lo sguardo decisa
- Pronta -
 
 
 
 
 
Nda:


Si conclude qua il prologo.
Spero che vi sia piaciuto e che abbiate avuto la pazienza di aspettare tutti questi mesi per la storia… ancora una volta scusatemi.

 
Colpo dei mille saluti spettinanti!

James.

 
   
 
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