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Autore: 09Chia    17/02/2017    1 recensioni
La biblioteca è un posto silenzioso e tranquillo, ma dove non è facile fare nuove amicizie... o forse no?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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La biblioteca era silenziosa e illuminata, ma anche scomodamente piena di studenti. Perché la gente dovesse farsi un’ora di autobus per arrivare in università al posto che studiare a casa due giorni prima di Natale, Giulia non riusciva proprio a capirlo: non potevano avere tutti una camera da condividere con due fratelli su di giri per la fine della scuola.

Era riuscita ad arrivare abbastanza presto per guadagnarsi uno dei posti vicini alle vetrate e un dizionario di latino e per un’oretta si era illusa che la biblioteca sarebbe rimasta semi vuota per tutto il giorno.

Poi piano, piano, la porta d’ingresso aveva cominciato ad aprirsi sempre più frequentemente e poco prima di mezzogiorno erano rimasti solo una manciata di sedie libere in tutta la stanza.

Al tavolo di Giulia si erano arrivati una ragazza dai capelli rossi, seduta di fronte a lei, che batteva rapida un testo al computer senza però fare troppo rumore, e un ragazzo con gli occhiali che stava leggendo una copia del Purgatorio.

Si passò una mano tra i capelli, maledicendo la parrucchiera che glieli aveva tagliati cortissimi, dato che ora le cadevano di continuo davanti agli occhi.

Lanciò uno sguardo sconsolato al testo di latino che il professore aveva consegnato la settimana prima, come saluto prima di Natale, dicendo che sarebbe stato in programma d’esame. Prese la matita e riprese a tradurre, controllando di tanto in tanto il dizionario.

Dopo altri venti minuti, si arenò su una frase apparentemente senza senso. Cercò senza effetto di trovare una logica nella disposizione delle parole, tentò di individuare i singoli complementi e dopo dieci infruttuosi minuti si guardò attorno per essere certa che nessuno la osservasse, ma anche il ragazzo del Purgatorio stava scrivendo e ricorse al metodo infallibile della prima superiore: prese la prima parola della frase, poi la seconda e poi la terza e cercò tutti i significati sul dizionario.

Ma anche così, il significato restava oscuro e non trovava una frase logica che potesse collegare le varie parole in maniera sensata.

Con un sospiro di stizza cancellò la manciata di parole che aveva abbozzato sul foglio.

Un bigliettino piegato le atterrò sulla pagina.

Giulia alzò lo sguardo e incrociò gli occhi del ragazzo con gli occhiali, che le fece un sorriso incoraggiante.

Confusa, aprì il bigliettino.

               “Infatti il percorso del sole e della luna e di tutti gli altri astri, anche se ha fondamento nel…”

Il biglietto continuava ancora per un paio di righe. Giulia si fermò stupefatta e controllò la frase che stava cercando di tradurre, per poi rivolgere un’occhiata dubbiosa al ragazzo.

Lui sorrise e ammiccò, divertito.

Giulia prese la matita e scrisse rapidamente un “grazie” sul bordo del suo quaderno.

Il ragazzo alzò le spalle, come a dire che non aveva fatto nulla di particolare, poi tornò a leggere mentre Giulia si concentrava sulla frase e cercava di capire cosa le fosse sfuggito.

Ogni tanto lanciava un’occhiata di sbieco al ragazzo del libro. Aveva i capelli ricci e scuri e gli occhi chiari, resi più grandi dalle lenti degli occhiali.

Dopo mezz’oretta aveva finito di tradurre e si lasciò andare a un sospiro di sollievo.

Fece per prendere il libro di arte dallo zaino, pensando di leggere qualche pagina per portarsi avanti, quando un altro bigliettino venne spinto verso di lei.

Giulia alzò gli occhi al cielo, controllò con uno sguardo che la ragazza di fronte a lei non li stesse osservando e lesse le poche parole che c’erano scritte.

“Tu non hai fame?”

Guardò di nuovo il ragazzo con gli occhiali che sorrideva con aria innocente e che aveva già chiuso il Purgatorio davanti a lui, a indicare che per quanto lo riguardava il periodo di studio era finito.

Controllò l’orologio e si accorse che in effetti era già passato da un pezzo il mezzogiorno. Poteva essere il momento di una pausa, dopotutto era lì da quella mattina.

Rimase per qualche secondo indecisa, poi appoggiò il biglietto sul tavolo, dove poteva vederlo anche il ragazzo, e rispose:

“Un pochino”

Lui fu fulmineo a rispondere

“Bar davanti all’Uni?”

Giulia annuì sorridendo e raccolse le sue cose, mentre lui metteva il libro nello zaino.

Fecero assieme il corridoio in mezzo agli alti scaffali pieni di libri, passando davanti al bibliotecario che li quadrò sospettoso come sempre. Che cosa avesse da temere dagli studenti, Giulia non era ancora riuscita a capirlo.

Uscirono nel cortile e ci fu qualche secondo di silenzio imbarazzato, mentre si incamminavano verso il portone di legno, spalancato sulla strada.

«Mi chiamo Andrea, comunque» disse lui, tendendole la mano.

«Giulia» rispose lei, stringendola un po’ impacciata, mentre continuavano a camminare e uscivano sulla stretta via davanti all’università «Fai lettere anche tu?»

Andrea annuì «Classiche, sono al secondo anno» rispose.

«Adesso mi spiego come hai fatto a tradurre a vista prima!» esclamò Giulia.

Lui scoppiò a ridere: «Non proprio» disse «Ho dato il tuo stesso esame con Bolli l’anno scorso… al primo anno alcuni insegnamenti coincidono.  Il testo che traducevi prima lo conosco a memoria» spiegò alzando le spalle e facendole un sorriso timido «entriamo lì?» aggiunse poi, indicando il piccolo bar che vendeva panini e caffè agli studenti della facoltà.

Giulia fu d’accordo e si sedettero a uno dei tavoli vicini alle finestre. Mangiarono i loro panini chiacchierando di professori e esami e Giulia scoprì con sollievo che l’assistente del professore di latino non era terribile come si vociferava, mentre tempestava Andrea di domande.

«Come mai stai leggendo il Purgatorio?» chiese Giulia a un certo punto «Non è nel programma del primo anno?»

Andrea arrossì e si passò una mano tra i capelli, a disagio.

«Non è il Purgatorio» ammise ridendo «è un fantasy»

Giulia rimase perplessa «Ma… il titolo…»

Lui recuperò il libro dallo zaino e glielo porse.

«Ci ho messo la copertina dell’edizione di Dante che ho studiato» spiegò, mentre Giulia sfilava il volume dal rivestimento di carta lucida, rivelando un volume con una copertina rigida dalla quale occhieggiava un inquietante drago verde.

Lo guardò sconcertata «Ma perché ti porti dietro un fantasy nascosto sotto la Divina Commedia?»

Andrea si strinse nelle spalle «Chiudersi in biblioteca in università a leggere fantasy attira parecchie occhiatacce. Chi viene a studiare si lamenta perché occupi i loro posti e vorrei evitare di farmi beccare dal docente di letteratura mentre leggo di draghi e maghi anziché occuparmi della sua dispensa» disse «però questo libro mi piace davvero un sacco e volevo finirlo»

«E’ bello» concordò Giulia, che in realtà aveva già letto l’intera saga «Ma il finale mi aveva lasciato un po’ triste… vedrai»

Andrea la guardò sorpreso per un istante «Come tutte le storie belle» rispose poi, alzandosi e dirigendosi verso il bancone.

Giulia lo seguì confusa con lo sguardo, finché non lo vide passare una banconota al barista. Cercò di raggiungerlo, ma fece appena in tempo ad alzarsi che lui era di ritorno al tavolo.

«Non ho intenzione di farmi offrire il pranzo» sbottò.

«Ti ho interrotta lanciandoti bigliettini quando stavi per riprendere a studiare… pagarti il panino mi sembra il minimo» ribatté lui, stroppicciando lo scontrino e mettendolo in tasca assieme al portafoglio.

Giulia cercò di contraddirlo mentre uscivano dal locale: «Senti, non mi sembra che…»

«Facciamo così» la interruppe lui «puoi offrirmi un caffè domani» propose, infilandosi le mani nelle tasche del cappotto con un sorriso incoraggiante.

Giulia rimase per un secondo interdetta, ma il suo stupore lasciò presto spazio ad un sorriso costernato.

«Io… ok» mormorò, imbarazzata.

«Ottimo» Andrea sembrava perfettamente tranquillo «Ti lascio tornare a studiare allora» le disse indicando con un cenno del capo la biblioteca «Domani mattina sarò allo stesso tavolo, se ti va mi trovi lì»

La salutò con la mano mentre rideva della sua espressione confusa, in un insieme che lo faceva sembrare parecchio un bambino dispettoso.

Giulia rientrò in biblioteca con le guance rosse e le labbra arricciate in un sorriso, mentre inviava un messaggio ai suoi compagni di corso per dire che la mattina dopo era impegnata e non sarebbe riuscita ad unirsi a loro per studiare.

 

 

 

 

 

 

Eccomi qui!

So che le altre storie che sto scrivendo sono ferme da una vita, ma presto tornerò e dovrei riuscire a concluderle.

Nel frattempo, questa mini storiella è nata da un’oretta di pausa.

Spero vi piaccia, a presto!

Chia

   
 
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