Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Soly_D    17/02/2017    1 recensioni
[Fanfiction scritte per il gruppo Facebook We are out for prompt]
#01. Anna e Kristoff non hanno bisogno del fuoco del camino per scaldarsi l’un l’altra.
#02. L’anima tace. E quando parla, parla in sogni.
#03. Modern!AU: Anna è stata umiliata da Hans, il belloccio della scuola, durante il ballo di fine anno. Meno male che a consolarla c’è Kristoff, un improbabile aspirante scultore da sempre invaghito della ragazza, sua vicina di casa.
[Kristoff/Anna♥]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Kristoff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction scritta per il gruppo Facebook We are out for prompt.
Event:
Love is in the fandom.. 14 febbraio 2017
Prompt
: Modern!AU: Anna è stata umiliata da Hans, il belloccio della scuola, durante il ballo di fine anno. Meno male che a consolarla c’è Kristoff, un improbabile aspirante scultore da sempre invaghito della ragazza, sua vicina di casa.


Di montanari e principesse
[You melted my frozen heart]




#03. Un cielo stellato e due balconi


Anna aprì silenziosamente la porta di casa e si addentrò nella penombra con passo felpato, sperando di non svegliare i suoi genitori. Sfortuna volle che il suo piede, già di per sé sofferente a causa della scarpa col tacco alto, si scontrasse con il mobile dell’ingresso strappandole un urletto di dolore e un «Maledizione!» masticato tra i denti. Dopo qualche secondo suo padre sbucò dal corridoio in vestaglia e pantofole, agitando una mano con aria furibonda.
«Ti sembra questa l’ora di tornare, Anna?!».
«Papà, per favore... », lo pregò Anna. «È stata una serata a dir poco pessima, non ti ci mettere anche tu».
«Per stasera te la cavi», le annunciò il padre, più accondiscendente. «Ne riparliamo domani».
Anna sbuffò e lo superò, andando dritta verso le scale. Salì al piano di sopra e si chiuse a chiave nella sua stanza dove calciò via quei trampoli che probabilmente non avrebbe mai più indossato in vita sua per poi abbandonarsi sul letto con ancora il vestito della festa addosso.
Che stupida era stata. Quando Hans, il ragazzo bello e impossibile per cui aveva una cotta segreta, l’aveva invitata al ballo di fine anno, si era sentita la ragazza più felice di tutta la scuola, tuttavia quella sera le cose non erano andate come previsto: dopo che i loro compagni li avevano incoronati Re e Reginetta del ballo, Hans l’aveva spinta via con una risata sguaiata dicendole che non gliene importava nulla di lei e che il suo unico obiettivo era il raggiungimento della popolarità. Quindi l’aveva mollata lì da sola ed era sfrecciato via a bordo della sua lussuosa auto. Anna era dovuta tornare a casa a piedi, trattenendo a stento le lacrime e la rabbia, e in quel momento tutto ciò che voleva era addormentarsi e dimenticare quella brutta storia.
Il sonno, però, faticava ad arrivare.
Esasperata, si alzò dal letto e uscì sul balcone, poggiandosi alla ringhiera per prendere una boccata d'aria. Quando abbassò lo sguardo, notò che sul balcone di fronte c’era Kristoff, il suo strambo vicino di casa, tutto intento a scolpire le corna di una...
«È una renna quella?!», chiese sorpresa.
Kristoff sobbalzò sollevando lo sguardo nella sua direzione. «A-Anna!», esclamò, «che ci fai sveglia a quest’ora?».
Non che avessero chissà quale grande rapporto, lei e Kristoff. Si limitavano a scambiarsi i saluti di cortesia, gli auguri per le feste e qualche altra parola; una volta la madre di Anna lo aveva perfino invitato a rimanere a cena, ma Kristoff aveva rifiutato gentilmente l’invito, dicendo di avere del lavoro da sbrigare. Era un tipo a posto, un aspirante scultore dai capelli biondi e le spalle larghe, tanto carino quanto imbranato. O almeno questo era sembrato ad Anna.
«Sono stata al ballo della scuola», gli spiegò. «E Hans mi ha trattata come uno straccio».
Non seppe perché gli stesse raccontando la sua vita privata, dato che per lei Kristoff era a metà tra uno sconosciuto e un amico. Semplicemente Anna sentiva di potersi fidare.
«Be’, questo Hans è un deficiente», commentò Kristoff, dando un altro colpetto con lo scalpello alla sua scultura. «E non sa cosa si perde».
Anna si sentì arrossire. «Grazie...», sussurrò senza fiato, ricevendo un cenno della testa da parte del ragazzo.
Kristoff ogni tanto azzardava qualche complimento, ma quella era la prima volta che le sue parole la mettevano seriamente in imbarazzo. Doveva essere colpa della stanchezza o forse della delusione per Hans o magari c’entrava quel bellissimo cielo stellato sopra le loro teste capace di rendere romantico un momento assolutamente normale.
«Allora... è una renna?», gli chiese nuovamente, cambiando discorso.
«Sì», rispose Kristoff. «Si chiama Sven».
Anna si tappò la mano con una bocca soffocando a stento una risata. «Dai un nome alle tue statue?».
«Certo», proseguì Kristoff. «Questa è venuta così bene che non potevo non darle un nome».
Anna lo trovò assolutamente esilarante e ci volle scherzare sopra. «Piacere di conoscerti, Sven. Io sono Anna».
«Il piacere è tutto mio!», rispose una voce cavernosa.
Anna sgranò gli occhi. Per un attimo aveva pensato che la renna le avesse risposto sul serio, poi si era resa conto che era stato Kristoff a parlare.
«Tu. Sei. Strano».
«E tu sembri molto più felice ora», rispose Kristoff con tono eloquente.
Anna non poteva che trovarsi d’accordo. Era tornata dalla festa con gli occhi pieni di lacrime e ora non riusciva a smettere di sorridere.
«Dovremmo parlare più spesso, Kristoff», si lasciò sfuggire a bassa voce.
Il ragazzo la guardò con aria incerta per pochi secondi durante i quali Anna si chiese se lui l’avesse effettivamente capita o meno.
«Se domani sei libera, ti faccio vedere tutta la mia collezione. Sono certo che ti piacerà, soprattutto il pupazzo di neve. L’ho chiamato Olaf».
Anna era a dir poco allibita. In una sola notte era stata scaricata da un ragazzo e invitata in casa di un altro, e la cosa assurda era che non le dispiaceva proprio per nulla.
«D’accordo».
Kristoff le sorrise e si alzò dalla sedia. «Buonanotte, Anna», le disse, rientrando nella sua stanza e trascinandosi dietro la statua.
«Buonanotte... », rispose Anna con il cuore che batteva un po’ più veloce del solito.
Rientrò anche lei e si rigettò sul letto, sperando che il giorno dopo arrivasse il prima possibile.
Ormai Hans era solo un ricordo lontano.
Un ultimo pensiero andò alle mani di Kristoff. Anna si chiese come potesse dar vita a quei capolavori artistici con delle mani così grandi e impacciate, ma soprattutto si chiese se fosse in grado di amare una donna con la stessa delicatezza con cui maneggiava lo scalpello.
E chissà perché, qualcosa nel modo in cui l’aveva teneramente consolata quella sera, le suggeriva che non avrebbe potuto essere altrimenti.

  
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