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Autore: Ashbear    20/02/2017    0 recensioni
Rinoa e Squall. È la caduta che definisce il tuo cammino attraverso la vita. È come continui a vivere dopo la caduta che definisce chi sei. In un secondo, un proiettile ha cambiato tutto. Se le parole che hai confessato non dovevano essere sentite, non sarebbe abbastanza cancellare il passato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Rinoa Heartilly, Squall Leonheart, Zell Dincht
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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AFTER THE FALL
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo XLII: Unnatural Selection ~

Tutto ciò che aveva portato Rinoa in quel ristorante cominciava a essere una realtà che la stordiva. Probabilmente aveva fissato il suo bicchiere d'acqua per quasi un'ora, e ogni tanto, guardava il suo compagno di cena, costringendosi a un minimo sorriso. Avrebbe dovuto essere una cosa semplice, ma all'improvviso si sentiva come se ogni grammo di forza di volontà fosse stato diretto a questo pasto.

Fortunatamente, Zone aveva scelto un posto molto alla mano; l'ultima cosa che voleva era vestirsi bene e mettere in scena un'altra farsa. Il suo amico conosceva bene tutte le sue idiosincrasie - cosa che a volte, come in quel momento, era una mezza benedizione.

La coscienza di Rinoa la incoraggiava a cercare di avviare una conversazione, ma il lato più logico pensava che fosse più facile nascondersi nel silenzio. Era un tratto di cui aveva preso ottima padronanza negli ultimi anni; uno che, si era resa conto spesso, faceva il parallelo al suo ex Cavaliere. Anche nel mezzo di una folla, poteva sentirsi completamente e totalmente sola.

Era come se nell'arco di due settimane tutto quello che aveva pensato negli ultimi tre anni fosse stato messo del tutto in discussione. Rinoa trovò che nel grande schema della vita, la sua capacità di richiamare il passato era stata macchiata dalla sua percezione distorta.

Le parole di Squall della notte precedente la perseguitavano ancora. Aveva sempre saputo di non essere innocente, ma ora si sentiva come se si fosse arresa troppo facilmente - lui aveva cercato di raggiungerla, con il suo sottile modo di fare. Non c'era un gran gesto, non c'era un'implorazione sentita, ma qualcosa che era altrettanto difficile per il Comandante, e lei non aveva ascoltato, soprattutto quello che lui non stava dicendo. Invece era salita su un treno e aveva sussurrato qualche battuta sul trovare l'anima gemella. A dir la verità, con le sue parole intendeva ferirlo, a essere davvero onesta con se stessa.

Il passato era ovviamente più complicato di così, ma questo non negava l'opprimente senso di colpa che aveva sepolto o, più probabilmente, a cui aveva semplicemente rifiutato di credere. La cosa più dura da accettare, per lei, era che apparentemente lui avesse superato il loro passato o, come minimo, fosse arrivato ad accettarlo - difetti e tutto.

Ovviamente, qualsiasi colpa sembrò decuplicarsi mentre sedeva di fronte a Zone.

Non solo credeva di essere ingiusta con Squall, sapeva che il suo amico di vecchia data veniva trascinato in una guerra di cui non conosceva nemmeno l'esistenza. Ogni tanto, contemplava quanto danno si potesse fare dicendo a Zone la verità sulla morte di Squall. Ovviamente poi si ricordava che era Zone e sapeva quanto sarebbe andata a finire male. Dire a una persona che era sempre stata franca sulla sua antipatia per il Comandante che il suddetto Comandante stava 'passando il tempo' a casa sua e non era realmente morto poteva portare al più grosso pasticcio dopo Artemisia.

Per non parlare dell'insistenza di Zone sul fatto che Squall avesse volontariamente fatto giochetti mentali con lei, anche se lei non si era mai bevuta quella teoria. Zone aveva visto solo la parte negativa della loro relazione, quindi era semplicemente naturale per lui vedere solo un lato. Semmai, lei si sentiva come se sia il Cavaliere che la Strega fossero ugualmente colpevoli dei giochi, da certi punti di vista. Comunque, fingere di proposito la sua morte e farla stare inutilmente in lutto avrebbe provato abbastanza bene la teoria di Zone. Rinoa desiderò di poter evitare il dramma, ma in qualche modo, non sembrava altro che una chimera.

Di nuovo, i pensieri di onestà di Rinoa furono solo fuggevoli. Non avrebbe mai tradito a quel modo la fiducia di Squall e Zell; anche giocare con quell'idea non era altro che una manifestazione della sua colpa. Parlando di colpa, c'era anche quella voce interna che le diceva di parlare con Zone della loro relazione - più specificamente, della mancanza di una relazione romantica. Erano stati amici sin da quando lei era adolescente, quindi ovviamente c'era una relazione, solo non quella che Zone avrebbe preferito. Sembrava che, a prescindere da tutto, lei riuscisse a fare inavvertitamente del male alle persone. Che fosse per il suo silenzio o per le sue azioni, sembrava che alcune cose fossero inevitabili.

Nell'ultima ora, Zone non l'aveva spinta in alcuna direzione. Di fatto, non aveva introdotto alcun argomento specifico, né aveva onestamente cercato di coinvolgerla in una qualche conversazione. Lui c'era e basta, faceva l'amico, e la lasciava affrontare i suoi stessi ostacoli. Tutta la conversazione della serata contava probabilmente meno di cinquanta parole, la maggior parte dette per suggerire piatti dal menù.

La sua vita era diventata una difficile combinazione di colpa e lutto ma, per un po', almeno era stata sincera. Era stata confusa su così tante cose, così le sue azioni e la sua confusione sembrarono sincere. Ora era anche costretta a cercare di bilanciare ciò che Zone pensava che fosse vero con quello che lei sapeva essere vero, costretta di nuovo a ripiegare sulle sue quasi inesistenti abilità di recitazione. Sperava che quella sera le sarebbe comunque riuscita meglio della sua sventurata conversazione con Lauren.

Alla fine, fu Zone il primo a parlare, quando il continuo silenzio fu troppo. In un certo senso, ne era grata; i suoi pensieri stavano iniziando a girare in tondo.

"Allora, eh, Rin... è buono il tuo hamburger?"

Era una domanda relativamente sicura, quindi immaginò di poter dare una risposta relativamente sicura.

"Molto. Avevo davvero bisogno di qualcosa del genere... grazie per averlo suggerito."

"Immaginavo che potesse servirti del cibo di conforto - era o questo o la pizza. Ma il mio travolgente bisogno di patatine salate continuava a pungolarmi, quindi ehi, ha vinto questo."

"Be', approvo con tutto il cuore. Non posso credere di non essere mai stata qui prima."

Zone fece girare un po' di ketchup nel piatto con una patatina quando lei non elaborò. Odiava il silenzio della serata. Non sembrava affatto da lei. Sembrava di stare con un'estranea. Si incolpava per questo; erano state le sue azioni, dopo tutto, a farlo sentire responsabile.

Quando l'aveva baciata, aveva onestamente pensato che lei avrebbe ricambiato - e lo aveva fatto, anche se solo per un breve secondo. Eppure, quell'unico secondo gli dava speranza. Era qualcosa che non avrebbe dimenticato facilmente.

Aveva visto un cambiamento in lei dopo il matrimonio di Selphie e Irvine. Era come se la piccola parte di lei che continuava a sperare di stare con Squall avesse infine accettato la verità. Quando era tornata, sembrava essere tornata nella vecchia routine, anche se combatteva per non darlo a vedere. Lui lo sapeva però; riusciva a vedere oltre i falsi sorrisi. Adesso, sembrava che non avesse nemmeno la forza anche solo di mascherarlo. Zone aveva saputo che tipo di persona fosse il Comandante sin dal giorno in cui l'aveva incontrato. Eppure, la gente si lasciava accecare dai modi freddi ed enigmatici. Lui conosceva il tipo; lo conosceva anche fin troppo bene.

Le persone, con il tempo, sarebbero arrivate a vedere la verità; succedeva sempre.

Zone ci sarebbe stato ad ogni passo... proprio come aveva sempre fatto. Sapeva che per lei era stata dura quando aveva lasciato il Garden, ma sembrava più indipendente ogni giorno che passava. Era stato con lei così a lungo, aveva scherzato con lei così tanto che conosceva bene il suo lato forte e indipendente.

Eppure, anche nella morte, Zone dava la colpa a Squall. Dopo tutto quel tempo, il Comandante aveva ancora presa su di lei. C'era una cosa su cui la mente di Zone continuava a contare - che con il tempo sarebbe andata meglio, come se ci fosse stato lui stesso. Sia lui che Rinoa avevano affrontato grandi avversità nella vita, ed entrambi erano sopravvissuti. Ci sarebbero voluti tempo e pazienza, ma avrebbe imparato a accettare la sua morte. Alla fine, era per il meglio; doveva credere che lei sarebbe arrivata ad accorgersene.

Rinoa sospirò quando il silenziò continuò ancora; stava iniziando a pensare troppo a tutto. Non c'era conversazione che lei potesse avere che non sembrasse forzata, così tanto valeva cercare di fare l'uso più pratico del suo tempo. Invece di lacerarsi dentro su cose che non poteva controllare, poteva seguire il libro delle regole di Squall e concentrarsi su quelle che poteva controllare - il lavoro. Sapeva che la gente parlava in ufficio, quindi forse Zone aveva sentito pettegolezzi, infondati o no. Valeva almeno la pena tentare.

"Zone" iniziò, cercando di concentrarsi. "Io... io, ehm, ero curiosa, hai... hai sentito niente di... sai?" Si fermò quando vide l'espressione sul suo viso. A quanto pareva, non si aspettava che lei ne parlasse, e a dire il vero, nemmeno lei. Eppure, ora che era detto, non voleva esattamente rimangiarselo.

"Credo di chiederti solo se hai sentito che qualcuno ha reclamato la responsabilità. È solo che il non sapere perché è successo che è così difficile... so che la gente parla... immagino che sia solo la natura umana. Volevo solo sapere se hai sentito qualcosa?"

Lui sospirò, felice che lei stesse almeno parlando, anche se era di questo. Si stava aprendo; lo prese come un piccolo passo avanti.

"Rin, tesoro, potresti non sapere mai il 'perché'. Anche se lo sapessi, nessuna risposta lo renderà giusto... il Garden, anche solo per la sua natura, aveva innumerevoli nemici. Per quanto riguarda gli altri che sono morti... erano personaggi pubblici e stanno controllando tutto, lo sai. Per i pettegolezzi - l'unica cosa che ho sentito davvero è che molto probabilmente questo tipo ha un suo programma. Probabilmente c'è una ragione nella sua mente, ma di nuovo, non avrà mai senso per nessuno tranne lui. Ci sono alcune persone sicure che possa riguardare qualcosa sulle limitazioni per le armi... ma ancora una volta, le ragioni delle persone non sono sempre ovvie."

"Sì, ho già sentito la cosa delle limitazioni sulle armi." Era vero che l'aveva sentita, anche se avevano iniziato a scartarla.

"Ti ho mai detto che ho lavorato con Patrick Spinner in passato?" chiese Zone allungando una mano sul piatto di lei, cercando di rubare qualche patatina.

Lei alzò gli occhi al cielo a quel gesto; non era furtivo come pensava. Zone rise un pochino, alzò le mani fingendo resa, e poi continuò la sua storia.

"Sì, davvero - lavoro vero. È stato il tipo ucciso qualche tempo fa nell'incidente di caccia. È stato un sacco di tempo fa, o almeno così sembra. Watts e io facevamo parte di un comitato locale supervisionato dal Consiglio Mondiale. Fondamentalmente, il continente di Galbadia stava cercando di limitare il disboscamento intorno al Lago Obel. Il disegno di legge in teoria doveva proteggere parecchi acri - e alla fine siamo riusciti a farlo passare. Ci è voluto un dannato sacco di tempo."

"Disboscamento? Intendi degli alberi?" Nella sua mente si alzò immediatamente una bandiera rossa, anche se il suo treno di pensieri era ovviamente perso nella traduzione.

"Ehm, sì, di solito è quello che si intende per legna, Rin." Zone non poté evitare di sorridere. Sembrava così sincera nella sua domanda. "Voglio dire, per un po', penso che abbiano provato a tagliare le piume di Chocobo, ma i tentativi di costruirci dei bungalow si sono rivelati piuttosto inutili al vento - per non parlare delle persone allergiche. Davvero brutto."

"Sei impossibile, lo sai?" borbottò, rendendosi conto di quanto fosse davvero ridicola la sua ultima domanda.

Eppure non riuscire a scrollarsi di dosso la sensazione che si trattava di qualcosa su cui valeva la pena indagare. Non appena la parola 'albero' era scattata nella sua mente, non era riuscita a evitare di fare un parallelismo con le scoperte sue e dei SeeD.

"Quindi Spinner stava cercando di fermare il taglio della legna?"

"A dire il vero no, proprio il contrario. Faceva parte di un gruppo che ha aggiunto una clausola dell'ultimo minuto al nostro disegno di legge. È quasi passato per via del linguaggio conciso. Fortunatamente, qualcuno di Dollet se n'è accorto. Se l'avessimo firmata e fosse passata - sì, la foresta sarebbe stata protetta, ma avrebbe anche dato a una certa compagnia dei diritti di trivellazione vicino all'Altopiano Monterosa. Era tutto piuttosto subdolo."

"L'Altopiano Monterosa... non è dove è stato ucciso?"

"Sì, immagino che sia una specie di giustizia politica, vero? Ricordo di averci pensato il fine settimana che è morto, ma a quei tempi le autorità l'hanno classificato come un incidente di caccia. Comunque potrebbe essere... chi lo sa."

Si fermò, rivolgendole un piccolo sorriso rassicurante. Allungandosi, le mise una mano sulle sue, offrendole una stretta rassicurante e poi ritraendosi altrettanto velocemente. Era come se volesse che lei lo ricordasse, ricordasse quando era facile per loro parlare, scherzare - come lui ci fosse sempre stato per lei.

"Rin... a dire il vero, pensavo che fossi con me - dato che penso di aver fatto un qualche commento sull'ironia, allora. Eravamo di sopra nel mio ufficio a ridere quando ho visto il telegiornale."

"Oh mio Dio, me lo ricordo - sì, c'ero. Ricordo che hai detto qualcosa, ma non ho mai messo insieme le due cose fino a ora. Hai detto che si chiamava Spinner, vero?"

Si fermò quanto bastava per lasciarlo annuire per la conferma, anche se lo sapeva già. Dopo quel giorno, tutte le vittime erano abbastanza scolpite nella sua memoria. "È il tipo che dicono fosse la prima vittima, vero? Voglio dire, ho cercato di guardare il telegiornale e tenermi aggiornata, ma... be', ogni volta che lo faccio, tutto quello che riesco a vedere è-"

Si interruppe, ripetendo quanto fosse difficile quell'argomento. A un certo punto, Rinoa si rese conto di sembrare un po' troppo interessata per qualcuno nella sua presunta situazione. Poteva essere una paranoia infondata, ma sentiva che fosse meglio avere la situazione sotto controllo.

"Rin, tesoro, va tutto bene... parlare di questo è l'ultima cosa che dovresti fare adesso. Stasera è per cercare di aiutarti a guarire, non per cercare di scoprire perché questo stronzo ha fatto quello che ha fatto."

"Stronzo, eh?"

"Be', è la cosa più carina che posso dire di qualcuno che riesca a farti sentire così."

"Direi che è dolce, ma in certo senso è così sbagliato."

"Se c'è una qualche giustizia al mondo, chiunque lo troverà per primo, prima gli sparerà e poi gli farà domande. Questo bastardo non merita nemmeno la possibilità di trovare una via d'uscita dal dolore che ha causato. Ho visto troppe persone di altro profilo cavarsela per un omicidio. Dovrei saperlo, l'ho visto con i miei occhi" affermò Zone mentre iniziava ad accarezzarle la spalla.

Lei cercò di nascondere il suo trasalimento non intenzionale. Un amico, era un amico. Poteva a malapena concentrarsi mentre lui continuava, sentendosi sempre più a disagio ad ogni secondo passava.

"Ricorda, si riduce tutto a questo. La gente pensa di potersela cavare quando fa del male alle persone. Hanno solo bisogno di ricordare a chi altro stanno facendo del male."

Guardando il suo piatto, un cambiamento vagamente gradito rispetto al bicchiere d'acqua, ignorò il contatto quanto bastava per concentrarsi sulle sue parole. Aveva dimenticato quanto Zone potesse davvero capire; aveva visto morire suo padre per mano di Vinzer Deling, e nessuno aveva fatto niente. Il Presidente era un eroe per i cittadini di Galbadia, o almeno lui li aveva convinti delle sue illusioni insane.

"Mi dispiace" sussurrò, più per il proprio bene che per quello di Zone. "Tuo padre, non ci stavo nemmeno pensando."

"Basta. Il passato è il passato, ok? Mio padre era un eroe, non è morto invano. Se non fosse stato per lui, non ci sarebbero stati i Gufi del Bosco. Le persone avevano solo bisogno di vedere il fottuto bastardo che era Deling... mi fa star male che ci siano voluti quasi vent'anni... ma credo che in un certo senso, abbia avuto anche lui un po' di giustizia cosmica, no? A volte, all'universo serve solo un po' di tempo per capire. Però capisce sempre, ricordatelo."

"Immagino di sì" rispose Rinoa con migliaia di pensieri che le vorticavano in testa, un misto di passato, presente e futuro.

"Sai cosa? Penso di aver bisogno di uscire da qui. Che ne dici di una passeggiata? So che ami il parco. Non dirmi che quelle luci non ti rallegrano ogni volta."

Lei si lasciò sfuggire una risatina pensierosa. Era una cosa così piccola, quelle semplici luci bianche che si attorcigliavano e si giravano tra i rami degli alberi. Era una bellezza così tranquilla; poteva guardarle per ore dalla finestra del suo ufficio.

"Va bene" rispose con un sorriso. "Mi conosci davvero bene, vero?"

*~*~*~*~*

A Squall sarebbe piaciuto dire che l'ultima ora era stata un successo, ma sarebbe stata una grossa esagerazione rispetto alla verità, a meno che si definisse 'successo' come il fare un solco nel tappeto. Si trovò a camminare avanti e indietro tra il soggiorno e la cucina. Ogni tanto fissava il telefono, chiedendosi se avrebbe squillato. Non che avrebbe risposto, si chiedeva solo se Lauren avesse trovato qualche informazione, o anche se la stava ancora cercando.

Sapeva che lei era esattamente come lui - precisa fino all'eccesso nei dettagli. Erano entrambi il tipo di persona che non delega la responsabilità a meno che non sia assolutamente necessario. Avrebbe gestito personalmente la richiesta di Rinoa. Era per orgoglio, dovere, e per rispetto di lui.

Poi c'era il fatto che Rinoa era fuori per un 'appuntamento'. Certo, a quel punto entrava la sua coscienza, a dirgli che non aveva alcun diritto di essere scocciato, preoccupato, o anche solo vagamente geloso, ma entrava anche il suo istinto a dirgli qualcosa di completamente diverso.

C'era qualcosa della visita di Zone che non riusciva a scrollarsi di dosso. Voleva chiederlo a Rinoa, perché se dovevano avere qualche speranza di ricominciare, dovevano essere onesti l'uno con l'altra. Tristemente, non c'era alcun modo per lui di poter uscire da quella situazione senza sembrare un cretino ipocrita. Il suo motivo avrebbe potuto essere un po' più valido se non avesse costretto Rinoa a chiamare Lauren. Non si sarebbe mai perdonato per questo, sperava solo che Rinoa ne capisse l'importanza - in qualche modo, ne dubitava enormemente.

E poi c'era Zell...

Tutto considerato, Zell normalmente non sarebbe stato una fonte di dibattito. Se non fosse stato per la promessa che aveva fatto a Rinoa prima, Squall molto probabilmente avrebbe evitato il suo compagno. Il Comandante aveva già rimandato e se avesse continuato a farlo, lei sarebbe tornata a casa e lui l'avrebbe delusa.

Ok, forse avrebbe deluso anche se stesso. L'importanza di questa cosa a dire il vero andava oltre qualsiasi promessa avesse fatto a lei, ma era anche la prima volta in cui avrebbe affrontato di petto il suo passato.

Zell si era rifugiato nello studio. Squall immaginava che adesso che lui e Zell avevano più distanza che l'interno del furgone, il suo amico ne cogliesse tutti i vantaggi. Nessuno sapeva quanto sarebbe durata quella tregua. Per non parlare del fatto che Zell poteva controllare le informazioni tramite il computer di lei, anche se Squall si chiedeva cosa aveva mai potuto fare in quelle ultime ore. Forse il commento di Rinoa sul suo record al solitario aveva avuto la meglio sulla sua abilità nel giocare a carte. Anche se Zell era un autoproclamato esperto di Triple Triad, Squall credeva che l'ego del suo amico andasse oltre l'ambito di un solo gioco. Il Comandante non si sarebbe scioccato nel vederlo giocare una mano o due - o alcune ore al solitario del computer. Qualunque cosa stesse tenendo occupato il suo amico era stata una manna dal cielo, nell'ultima ora.

Picchiettando le dita sul bancone della cucina, Squall si rese conto di quanto futile fosse diventata la sua attesa. Il suo rimandare lo rendeva solo più difficile per sé. Non era nella sua natura procrastinare, ma era solo una delle milioni di cose che sembravano funzionare al rovescio nella sua vita. Con un evidente sospiro di disgusto, il Comandante guardò un'ultima volta la stanza. Concentrandosi solo sulle cose positive, decise che era ora o mai più.

Squall attraversò il corridoio, e trovò accostata la porta dello studio. Per qualche ragione, decise di bussare. Era solo una cortesia educata - e forse, solo forse, l'esperto di arti marziali stava dormendo profondamente e non avrebbe sentito i suoi vaghi tentativi di contatto. Non ebbe fortuna, dato che l'occupante della stanza urlò in risposta.

"Dai, entra."

Nel suo ultimo momento di solitudine, Squall fece un altro respiro profondo, passandosi la mano tra i capelli. Infine aprì la porta, notando che il computer sembrava avere alcune immagini casuali di alberi sullo schermo. E non sorprendendosi, notò anche che c'era una piccola icona sul fondo dello schermo che era stata rimpicciolita, anche se non abbastanza da nascondere la parola 'solitario'. Il Comandante lasciò correre. In quel momento, sarebbe stato eccitato persino da una distrazione generata dal computer.

"Ehi" disse Squall, chiudendo inconsciamente la porta. Aveva paura adesso che Angelo avrebbe sentito la sua confessione e lo avrebbe giudicato? Scosse la testa. Era stata un'abitudine, nulla di più.

"Ehi, capo."

"Sul serio, da dove viene questa cosa del capo? O è Comandante o è Squall, preferibilmente Squall."

Zell sorrise con fare innocente. "Scusa, non sono sicuro da dove mi sia uscita, in realtà. Comunque, cosa c'è?"

"Suppongo che dovrei aggiornarti su alcune cose... prima che Rinoa uscisse, le ho fatto chiamare Lauren per avere qualche informazione. Richiamerà quando scoprirà qualcosa."

Zell si agitò sulla sedia, aprendo leggermente la bocca per lo shock. Alla fine strinse gli occhi, quando nessun'altra azione sembrò appropriata. Non c'erano parole in quella situazione. Per niente. Zell era sicuro che se ci fosse stato Irvine, avrebbe avuto un sacco di commenti su questo interessante sviluppo.

Il Comandante sembrò capire. "Sì, lo so - imbarazzante, credimi. Non uno dei momenti migliori della mia vita."

"O di Rinoa... o di Lauren?" aggiunse Zell con una traccia di sarcasmo nella voce.

"Probabilmente no, ma Rinoa è sopravvissuta. Sapevo che ce l'avrebbe fatta. In realtà sono venuto qui per parlarti di un'altra cosa, se hai un secondo."

Era raro che Squall volesse parlare. Onestamente, era una cosa senza precedenti. Nel passato, Zell tirava fuori le cose, o costringeva il Comandante a conversazioni sgradite, ma cercarlo di proposito e voler parlare... di nuovo, senza precedenti.

"A parte la cosa dell'essere morto, va tutto bene?"

"No, non proprio."

Le parole lasciarono la bocca di Squall prima che avesse il tempo di contemplare il loro significato. Non poteva pensarci troppo, o non ce l'avrebbe mai fatta. Proprio come nella conversazione con Rinoa la notte prima, doveva essere sincero e non analizzare troppo le cose.

"Prima che vada avanti, devo dirti prima una cosa. Non avrei mai dovuto abbandonarti laggiù. I SeeD non disertano mai una missione, men che meno un compagno di squadra. Le mie azioni non sono state lodevoli, soprattutto nei confronti di un amico."

Zell avrebbe potuto rimproverare il suo amico SeeD, o avrebbe potuto buttare in faccia al Comandante gli ordini della missione, ma in qualche strano modo aveva riscoperto un rispetto per il suo superiore che andava oltre il lavoro. I doveri di Squall come SeeD non vacillavano mai, ma alcune decisioni personali avevano parecchio confuso i suoi amici

"Sai Squall, all'inizio ero incazzato, poi sono stato tipo scioccato, poi sono tornato a incazzato, e alla fine ero più sul sorpreso, ma onestamente... non sono più così incazzato. Voglio dire, sì, all'inizio sì, ma onestamente, capisco. Sul serio, non pensavo che l'avresti fatto davvero, ma capisco."

"È solo che... mi dispiace. È stato poco professionale e irresponsabile."

"Sì, è vero" concordò Zell "ma scommetto anche che è stato liberatorio. Era una passione che non vedevo in te da quando sei andato alla Dimora della Strega. Tipo vorrei solo che tu lo avessi capito qualche anno fa, evitare tutto questo dramma, l'angoscia, e cose così. La prossima volta, ti picchierò in testa se non avrai il dannato buon senso di capirlo molto prima. D'altra parte, sarà meglio che non ci sia una prossima volta. Diamine, non so nemmeno come ha fatto ad esserci una prima volta."

Be', quella era l'apertura migliore che Squall avrebbe avuto dal suo amico. Zell aveva praticamente spianato la strada e ora lui avrebbe proprio preso quel sentiero.

"Sì, riguardo a questo... voglio dire, riguardo alla prima volta. È tipo quello di cui ho bisogno di parlarti... di quello che ha portato a tutto questo."

Zell dovette ammettere che la sua curiosità aumentò a quelle parole. Il Comandante era stato un puzzle piuttosto astratto negli ultimi anni, anche più di quando era adolescente - questo semplice fatto la diceva lunga. Nulla era più sembrato lo stesso dalla missione di Esthar.

Negli anni che erano seguiti, gli amici di Squall avevano pensato che avrebbe parlato quando fosse stato pronto, e con molta sorpresa, quel momento non era mai arrivato, a quanto pareva. Si era invece nascosto dietro una specie di facciata che in qualche modo aveva incluso anche Lauren, ennesimo pezzo del puzzle che era rimasto un mistero. Nessuno capiva, e ad un certo punto, nessuno voleva capire. L'aveva accettata per i suoi meriti, non per la sua relazione con il Comandante.

Squall spostò ansiosamente il peso, anche se l'irrequietezza era un'altra caratteristica che normalmente non c'era nel giovane Comandante. Alla fine si sedette sul bordo del divano letto. Era sfatto e piuttosto disordinato, ma non batté ciglio per il casino.

"So di non essere mai stato completamente onesto sul perché Rinoa se n'è andata, tanto per cominciare... nessuno era aperto su questo. Voglio solo che tu sappia... non è mai stato esattamente quello che sembrava. Sono sicuro che tu o gli altri abbiate sentito delle stronzate in giro per il Garden."

Fino a quel punto, Squall aveva evitato il contatto visivo diretto. Poteva essere una debolezza che doveva ancora superare, ma non era mai stato bravo in quelle cose. Anche se con l'ultima frase, osò guardare l'amico. Il gesto in sé era mezzo per cortesia e mezzo per curiosità. L'ex Cavaliere non aveva mai osato chiedere cosa avessero pensato i suoi amici, e a quei tempi non voleva saperlo.

"Sì, qualche..."

Zell lo ammise con imbarazzo, distogliendo gli occhi dal suo superiore. Di nuovo, era strano parlare apertamente di questo argomento. Era stato per una combinazione di rispetto, e di paura di fondo, che nessuno glielo aveva chiesto direttamente.

Zell si strofinò la spalla ferita, più per un'abitudine nervosa che per il dolore. "Credo, già, abbiamo parlato tra noi. Voglio dire, solo nel nostro gruppo, mai nessun altro. Avevamo troppo rispetto per voi due per farlo... in un certo senso, credo che stessimo cercando di trovare un senso. Rinoa se n'era andata e tu eri, ehm... in mancanza di un termine migliore strano, e poi un anno dopo c'era Lauren. Quindi sì... strano."

"Per quanto riguarda lei, voglio dire Lauren... È solo..."

Squall si fermò, chiedendosi se fosse il caso di addentrarsi nella stessa spiegazione sordida che aveva data a Rinoa. Era la verità, ma comunque, ammettere quel tipo di debolezza o dipendenza a qualcuno di diverso da Rinoa era qualcosa che non sapeva se sarebbe stato capace di fare. Il Comandante di solito era altrettanto combattivo con la sua terapista assegnata dal Garden; di rado diceva qualcosa che non fosse maligno o condiscendente.

"Non la ami" affermò Zell, esprimendo in modo imbarazzato un pensiero che Squall sembrava non riuscire a finire.

"No. No."

Zell non poté evitare di fare un sorriso imbarazzato. "Che shock."

"Non me la renderai facile, vero?"

A quanto pareva, i commenti maligni e condiscendenti non erano solo i suoi.

"Bei, onestamente non riguarda il non renderlo facile. Quel fatto era praticamente ovvio, persino a noi... e fammi indovinare, ami ancora Rinoa?"

"Non te l'ho già detto nel furgone?" Squall si scoprì a sbottare.

Doveva ricordare a se stesso che non era colpa di Zell; lui stava solo cercando di capire. Sfortunatamente, sembrava solo che i commenti fossero a spese del Comandante.

"Sì, l'hai fatto" ammise Zell, anche se a disagio. "Ma la domanda più grande è - lo hai detto a lei?"

A questo il Comandante tacque. "No, non esplicitamente. Non ancora."

"Perché no?"

"È complicato..."

"Solo se tu lo rendi complicato.-" ribatté Zell e poi si corresse velocemente. "Ah sì, dimenticavo con chi stavo parlando - rendere le cose semplici non è proprio il tuo forte, eh?" Quando Squall non rispose continuò: "quindi, voglio dire, pensi che adesso ci sia speranza o questa cosa di Lauren è un po' più difficile da scrollarti di dosso di quanto pensavi?".

Scrollarti di dosso, lo rimproverò mentalmente Squall. Lui proprio non la pensava così. Aveva la sensazione che Zell fosse ancora un po' confuso sulla relazione sua e di Lauren. Ma di nuovo, date le circostanze, era piuttosto comprensibile.

"Su Lauren..." Squall iniziò lentamente, come se stesse cercando di capire come descrivere la loro relazione senza sembrare, be', cattivo. "Sai, una volta ho sentito Irvine scherzare sul fatto che Lauren era solo un bottino. Lo ha detto più o meno alle mie spalle - che volesse che io sentissi o no non so dirlo. Comunque, mi ci è voluto tutto il mio autocontrollo per non prenderlo a pugni per avere detto una cosa di così poca classe... ma ripensandoci, non so se ero più scocciato perché l'ha detto o perché, in teoria, aveva ragione. Era solo fisico, non romantico. Sentirlo dire ha come messo tutto in prospettiva per me, eppure non ho fatto proprio un cazzo. Immagino che una relazione del cazzo fosse meglio che nessuna relazione, a quel punto... cosa che, in modo confuso, ho cercato di spiegare a Rinoa ieri notte."

Zell fece una smorfia tra sé e sé. Non poteva dire di capire, ma conosceva anche l'enorme quantità di pressione a cui Squall sembrava sottoporsi. Ciò che era ancora più preoccupante per Zell era quanto bene Rinoa avesse gestito la cosa.

Certo, sarebbe stata contenta del fatto che Lauren non significasse nulla, ma poteva anche vedere benissimo che la Strega lo prendesse come uno schiaffo in pieno viso. Squall non aveva mai preso alla leggera la sua relazione fisica con Rinoa; c'era voluto tempo. Avere Squall che intratteneva una relazione soltanto fisica - be', sembrava minare tutto ciò che Strega e Cavaliere rappresentavano.

"Be', sei ancora qui... quindi-"

"A malapena" schernì Squall, ricordando solo quanto era stato vicino all'andarsene la notte prima. Se la situazione fosse stata invertita, non aveva idea di come lui l'avrebbe presa. "Ma sì, ovviamente sono ancora qui. Ecco perché ho detto che ci stiamo lavorando, prima."

"Allora, ehm, capisco la cosa di Lauren, o tipo capisco la cosa di Lauren... ma questo esattamente non spiega come sei passato dall'essere un Cavaliere a, beh... non essere un Cavaliere, credo? Sembra un grosso passo indietro e nella direzione sbagliata."

E quindi eccolo - quello che aveva evitato per tre anni e per innumerevoli notti insonni.

In qualche modo, senza pensarci, Squall aveva inavvertitamente raccontato la 'fine' della sua storia, ma sembrava che avesse omesso l'inizio. In realtà, la loro caduta era iniziata mesi prima della missione di Esthar; era iniziata da qualche parte tra una gioielleria e le insicurezze che banchettavano tra loro.

Quindi ecco da dove avrebbe iniziato Squall, all'inizio della fine...

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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