Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: DanielaRegnard    22/02/2017    1 recensioni
Due voci echeggiarono nel silenzio assoluto – strano e decisamente poco credibile da dire, ma era così – del TARDIS. Avevano appena lasciato quel chiassoso villaggio dopo avere risolto, ancora una volta, i pasticci che fondamentalmente loro stessi avevano causato. Nulla di nuovo, sempre la solita storia.
«Clara, mia cara Clara, vuoi davvero che mi giustifichi per qualcosa che ho detto dopo avere realizzato di avere praticamente condannato a morte una ragazzina?»
«Non è stata colpa tua e ad ogni modo hai sistemato tutto. Sistemi sempre tutto» disse, tentando di scacciare quei suoi sensi di colpa immotivati. Era andato tutto bene, perché doveva continuare a colpevolizzarsi? Sentì l’altro borbottare qualcosa di molto simile ad un “ti ringrazio”.
{ Whoufflé - 9x05 }
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 12
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Love until we bleed.
 
«Guardati, con i tuoi occhi, il tuo non arrenderti mai, la tua rabbia e la tua… Gentilezza… Un giorno, il ricordo di tutto questo farà così male che non riuscirò neppure a respirare, e farò quello che faccio sempre. Entrerò nella mia cabina e correrò.. E correrò.. E correrò! Per evitare che tutto quel dolore possa raggiungermi.. Ma ovunque andrò sarà sempre lì ad aspettarmi»
 
«Cosa volevi dire?»
«Scusami?»
Due voci echeggiarono nel silenzio assoluto – strano e decisamente poco credibile da dire, ma era così – del TARDIS. Avevano appena lasciato quel chiassoso villaggio dopo avere risolto, ancora una volta, i pasticci che fondamentalmente loro stessi avevano causato. Nulla di nuovo, sempre la solita storia. Un idiota e la sua compagna in una cabina, a zonzo per l’universo alla ricerca di guai («Te l’ho detto, Clara, non sono io che cerco i guai, sono i guai che cercano me»). Sempre la solita storia, certo. Allora perché stavolta sembrava così maledettamente diverso agli occhi di entrambi?
Tutto era così silenzioso da risultare quasi assordante, ma probabilmente ad esserlo non era la quiete della cabina, quanto il peso di quello che, il Dottore ne era certo, Clara stava per domandargli. Cosa altro avrebbe potuto chiedergli? Quale sarebbe stato il menù per cena?
No, assolutamente no. Clara non era il genere di donna che si lasciava sfuggire affermazioni di quel tipo, il Dottore lo sapeva. Lo sapeva /benissimo/. E.. Beh, la più giovane era sicurissima che lui conoscesse a cosa si riferiva.
«Non far finta di non sapere a cosa mi riferisco» gli disse la donna con il solito tono che assumeva quando voleva a tutti i costi una risposta, rimanendo ad osservarlo con occhi attenti e curiosi. Dio, odiava quegli occhi. Il Dottore distolse lo sguardo, portando una mano di fronte alle labbra, fingendo di riflettere su qualcosa di estremamente importante. Ovviamente era solo una strategia per cercare di distrarla. E ovviamente lei lo avrebbe capito.
«Quella cosa che hai detto prima al villaggio… Cosa significa?» specificò Clara, avanzando di un paio di passo e piegando leggermente il busto in avanti, cercando gli occhi dell’altro.
Odiava quegli occhi, certo… Li odiava perché li temeva, eppure li amava allo stesso tempo, perché con un solo sguardo lei riusciva a capire qualsiasi cosa, riusciva a convincerlo a fare e a dire qualsiasi cosa. Non c’era segreti tra loro. Sarebbe stato impossibile mantenerli a causa di quegli occhi. Non valeva solo per Clara, naturalmente; era quasi una maledizione. Si conoscevano fin troppo, riuscivano a capire qualsiasi cosa da un semplice sguardo.
Che cosa stai provando? Sei triste? Sei spaventato? Mi stai nascondendo qualcosa? Vuoi partire per una nuova avventura?
Non c’era bisogno di dire nulla, il Dottore e Clara capivano fin troppo bene tutto da un solo sguardo. Capivano e basta, non erano richieste ulteriori spiegazioni.
Gli occhi di lei brillavano come fossero stelle quando voleva vedere qualcosa di nuovo a bordo di quella cabina che era diventata la sua seconda casa. Gli occhi di lui si socchiudevano appena quando c’era qualcosa che lo preoccupava, che lo spaventava, e immediatamente la sua mano andava a cercare quella della più piccola, stringendola silenziosa, senza bisogno di chiedere il permesso, senza bisogno di avvertire. Gli occhi di lei diventavano leggermente rossi quando qualcosa la infastidiva, mentre i battiti del cuore aumentavano sensibilmente. Gli occhi di lui guardavano altrove quando le stava nascondendo qualcosa, quando tentava di sfuggire ad una conversazione troppo scomoda da affrontare. Come in quel caso.
«Beh, Clara…» iniziò a parlare schiarendo la voce il Signore del Tempo, nel frattempo digitando qualcosa sul computer di bordo del TARDIS «Dico tantissime cose, lo sai meglio di me! E ne penso almeno il doppio. Se dovessi ricordare tutto–» 
«Non provarci» lo interruppe Clara, consapevole di dove sarebbe andato a finire il discorso se lo avesse lasciato continuare.
«Clara, mia cara Clara, vuoi davvero che mi giustifichi per qualcosa che ho detto dopo avere realizzato di avere praticamente condannato a morte una ragazzina?» le chiese, questa volta sincero, senza tentare di sviare il discorso, incontrando i suoi occhi con i propri. In risposta lei scosse la testa, avvicinandosi di un altro passo a lui.
 «Non è stata colpa tua e ad ogni modo hai sistemato tutto. Sistemi sempre tutto» disse, tentando di scacciare quei suoi sensi di colpa immotivati. Era andato tutto bene, perché doveva continuare a colpevolizzarsi? Sentì l’altro borbottare qualcosa di molto simile ad un “ti ringrazio”, ma ad ogni modo lo fermò prima che potesse sviare nuovamente l’argomento
«Non ho finito. Mi hai detto quelle cose e non credo che… No, sono sicura che non fossero parole dettate solo dal dolore o dallo shock del momento, non cercare di farmelo credere. Sei spaventato, sei stato tu a dirmelo. Sei spaventato e come al solito fuggi quando si tratta di affrontare in maniera seria i tuoi sentimenti. Ma non sei di ferro, Dottore, ricordatelo… Non sei privo di emozioni, al contrario.» gli spiegò con voce calma senza mai guardare altrove. Non aveva un atteggiamento aggressivo, né cercava di imporre le proprie convinzioni sulle sue. Certo che no. L’uomo le sorrise lievemente («E’ un sorriso triste, come se fosse un malfunzionamento… Stai sorridendo ma sei triste»), socchiudendo gli occhi.
Sei spaventato? Sì.
Lei osservò il suo sorriso, mantenendo il silenzio che si era nuovamente venuto a creare nella cabina. Comunque, non era più un silenzio rumoroso, un silenzio ingombrante, un silenzio imbarazzante. Era un silenzio riflessivo. Entrambi pensavano, elaboravano frasi, informazioni, ricordi di esperienze trascorse insieme. Entrambi si ripetevano mentalmente ciò che avrebbero voluto confessarsi da così tanto tempo ma che, per un motivo o per un altro, non avevano mai voluto dire ad alta voce. Entrambi amavano silenziosamente, aspettando l’altro. Solo, erano troppo spaventati dal futuro per ammetterlo. Probabilmente – sicuramente – quello più spaventato tra i due era il Dottore. Ovvio… Quante persone aveva perso? Quante persone da lui amate, quante persone a cui aveva voluto bene aveva visto morire senza poterle salvare? Se anche avesse ammesso a Clara ciò che provava per lei, cosa sarebbe successo? La avrebbe amata con tutto se stesso, per tutto il tempo possibile, sarebbe stato felice per un breve periodo di tempo… E poi? Poi i suoi due cuori avrebbero ripreso a sanguinare a causa dell’amore che aveva provato. Però non c’era bisogno di dire neppure questo ad alta voce, perché la donna, ancora una volta, lo sapeva senza bisogno che lui glielo dicesse.
«Per certe cose vale la pena di farsi spezzare il cuore, no?» gli domandò gentilmente lei, lasciandosi sfuggire una silenziosa risatina che spezzò il silenzio della cabina, interrompendo il contatto visivo e rivolgendo lo sguardo alla console del TARDIS, osservando le future possibili destinazioni.
«Vorrei solo che… Dottore, dimmelo. Quando sarai pronto, quando vorrai… Dimmelo» terminò Clara, senza ovviamente aspettarsi una risposta, rimanendo ferma a scrutare quella che aveva l’idea di essere una linea del tempo.
«Allora!» il Dottore schiccò le labbra, tornando ad osservare attento il display e recuperando il suo apparente entusiasmo «Sai già come funziona, hai tutto il tempo e lo spazio. Dove vuoi andare?» chiese, e gli occhi di lei ripresero a brillare come stelle.
 

 
«Dille che la ami prima che sia troppo tardi»
 

 
«Clara…»
«Qualsiasi cosa tu stia per dire… Io lo so già. Non farlo ora… Tra di noi c’è già stato fin troppo pessimo tempismo»
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: DanielaRegnard