Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Geani    22/02/2017    3 recensioni
Non tutti gli angeli sono buoni e saggi. Sono creature estremamente vicine agli umani. Un angelo può cambiare per sempre, può essere esiliato e vivere sulla terra.
Danyas non è un semplice essere alato, è il fratello della Regina; una regina che però non è più lucida da molti anni, forse troppi. Il mondo non è fatto di buoni e cattivi, non e' fatto di angeli e demoni ma di creature di ogni tipo il cui animo brilla di mille sfumature diverse. Il cuore, che quasi mai segue la mente, detta troppo spesso le regole. Dopo una guerra tra angeli e demoni, quello che resta è una guerra tra fratelli.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



La bambina guardo’ il neonato attentamente, aggrottando la fronte poco convinta. Quello era il suo nuovo fratellino? Eppure non le assomigliava per nulla. Non aveva i suoi capelli argentei, non aveva i suoi occhi verdi... in effetti non poteva essere sul serio suo fratello. Doveva esserci un errore.
-Mamma, quando lo riporti indietro?- Chiese osservando la donna che stringeva il piccolo fra le braccia.
-Non posso farlo.- Accenno’ una risata, accarezzandole i capelli.
-Non puo’ essere il mio fratellino, assomiglia troppo a papa’!- Sbotto lei, piagnucolando. -Non e’ uguale a me!
-Non deve certo esserlo, Eilidih. E poi sono certa che, col tempo, gli vorrai bene.
La piccola torno’ a guardare quegli occhi blu identici a quelli del padre. No, non poteva essere. Quello non era il suo fratellino. Forse era altro, un po’ come lo era suo padre per sua madre. Loro non erano fratelli. Magari anche lei e quel piccolo fagottino, da grandi, si sarebbero baciati come loro facevano quando nessuno della corte era nei paraggi. Quella era una domanda che le faceva avere notti insonni. Perche’ il re e la regina non si baciavano mai in pubblico?
 
<***>
 
La ragazza dai capelli argentei sospiro’ rassegnata. Quelle ore non finivano mai; ormai sapeva cio’ che le era necessario per comportarsi come una degna principessa. Non volava per le stanze, non si intrometteva nel mondo degli umani, non usciva di nascosto per vedere qualche guardia o qualsiasi altra persona. Lei aveva tutto cio’ che le serviva dentro il castello, aveva suo fratello. Certo, con il passare del tempo aveva capito che non serviva essere identici per avere un legame di sangue; secondo la sua insegnante per una cosa del genere bisognava essere gemelli ed era ovvio che loro due non lo erano. Semplicemente poco le importava del sangue, desiderava essere come sua madre. Seria, decisa, amata. Amata dal popolo, dal marito. Si’, anche lei avrebbe avuto una vita simile. Avrebbe guidato il regno angelico, mantenendo l’equilibrio sulla terra ed evitando le ostilita’ con il regno infernale.
-Sorella, ti vedo molto presa oggi.- Una voce la fece tornare alla realta’.
-Smettila, stavo solo riflettendo.- Zitti’ velocemente il ragazzo che aveva accanto, ignorandolo e tornando alla lezione.
Doveva restare attenta, mostrare che era degna di essere l’erede dei suoi genitori. Avevano aspettato piu’ di mille anni per tentare di avere dei bambini. Desideravano che tutto fosse tranquillo prima di prendersi cura di qualcuno bisognoso di tante cure. Finalmente erano in pace da quasi due secoli e si erano decisi ad andare avanti, pensando a se stessi e non all’umanita’.
-Scappate!- Una guardia entro’ nel salone, premendo poi la schiena contro le porte appena chiuse. –Un attacco demoniaco! Mettete al sicuro la principessa e il principe!- Urlo’ ancora.
Eilidih non si rese nemmeno conto di cio’ che stava succedendo. Si ritrovo’ a correre verso la torre piu’ remota del castello, luogo che i genitori avevano protetto con incantesimi nuovi e antichi come luogo sicuro in caso di pericolo. La sua insegnante accompagno’ lei e suo fratello fino in cima, sbarrando poi le porte e andando alla finestra per osservare cosa stesse succedendo fuori dalle mura.
Eilidih si sporse a sua volta, ignorando i rimproveri della donna. Cerco’ di riconoscere i generali in prima linea ma quello che vide le fece raggelare il sangue nelle vene.
-Perche’ non ci raggiungono?- Chiese in preda al terrore alla donna. –Perche’ i nostri genitori non ci raggiungono ma escono con le guardie!?- Ripete’ poi, attirando anche l’attenzione del fratello.
Sgrano’ gli occhi, guardando impotente i genitori che, dopo aver fallito una trattativa mirata ad evitare la battaglia, si lanciarono insieme agli altri soldati in mezzo alla massa di demoni armati. Strinse la mano del fratello, pregando per la loro salvezza. Poi urlo’. Urlo’ nel vedere suo padre cadere a terra, trafitto da parte a parte da piu’ di un demone. Le lacrime iniziarono a bagnarle le guance, ma le asciugo’ velocemente pregando per la salvezza della madre. Le sue parole non vennero pero’ ascoltate e anche lei, nonostante avesse spiccato il volo per allontanarsi dalla portata dei demoni, venne colpita da una freccia in pieno petto. La ragazza senti’ le gambe tremare, crollo’ poi a terra in lacrime e senza riuscire a dire altro. Per un attimo spero’ che prendessero anche lei, che la colpissero al cuore; poi si ricordo’ che non era sola. Aveva un fratello che la stava cullando cercando di non farle sentire i singhiozzi. Non aveva perso i genitori solo lei, anche lui era rimasto orfano. Lo strinse con forza, piangendo. Si sarebbe presa cura di lui, del suo fratellino. Sapeva anche gia’ come fare. Davanti ai genitori aveva dovuto far finta di nulla, ma loro non c’erano piu’ e non serviva... non aveva senso fingere ancora. Si allontano’ appena e, prendendo il viso del fratello fra le mani, lo bacio’. Ora era lei la regina. Poteva fare cio’ che desiderava.
 
<***>
 
La donna scrollo’ le spalle e si sedette sul trono sistemandosi il lungo e candido vestito  che si confondeva con i suoi capelli argentei intrecciati con fiori e delicate foglie d’oro. Guardo’ tutti i consiglieri e i generali che la circondavano poi sorrise soddisfatta. Non c’era piu’ stato alcun attacco da quel lontano giorno. Erano passati circa quattrocento anni, ma a lei cosa importava? Era immortale come ogni altro angelo, bloccata per sempre nel corpo di una ventenne.
-Vostra Altezza, non vorrei ma le devo ricordare che ha fatto una promessa alla scorsa assemblea, piu’ di dieci anni fa.- Inizio’ un signore che non dimostrava piu’ di trent’anni, eppure lei sapeva che due giorni prima ne aveva compiuti settecento. Era infatti stato alle dipendenze dei suoi genitori prima di servire lei.
-Cosa vi fa pensare che io non l’abbia mantenuta?- Rispose pacatamente, alzandosi.
-Non ci e’ giunta alcuna notizia di un erede, signora.
-Questo perche’ non l’ho voluto io.- Sorrise tranquilla, andando verso una porta e aprendola. Prese per mano un bambino e con calma lo accompagno’ al centro della stanza, osservando lo stupore di tutti i presenti. Lo prese poi in braccio, baciandogli la fronte. -Questo e’ mio figlio, futuro erede al trono. Ha compiuto un anno la scorsa settimana.-
-Signora, ha gli occhi di suo padre.- Disse un altro dei presenti, con tenerezza e nostalgia.
-No.- Eilidih gli sorrise raggiante. -Ha gli occhi di mio fratello. Di suo padre.-
 
 
<***>
 
Il generale entro’ nelle stanze della regina facendo rumore, anche troppo rumore. Non importava, essere il suo preferito aveva diversi vantaggi. Si spoglio’ velocemente e la raggiunse sotto le coltri profumate di rose. Doveva, in qualche modo, liberarsi del fratello di lei e del loro figlio. Quella cosa nata da un incesto. Doveva pero’ essere furbo, la regina era forse malata ma non stupida. Le bacio’ la fronte, accarezzandole i fianchi. Doveva farla innamorare. Farle perdere la testa. Magari darle un altro figlio, uno vero.
 
<***>
 
Danyas sospiro’ guardando l’orologio. Dove poteva essersi cacciato? Che altro doveva fare per fargli capire che non doveva essere cosi’ imprudente? Era ovvio che quel lato del carattere l’avesse preso da sua madre. Erano passati quasi dieci anni da quando, completamente soggiogata dal fascino del nuovo generale, li aveva cacciati dal paradiso. Non gli era dispiaciuto troppo, si era sempre sentito soffocare. Eilidih non era lucida, lo sapeva bene, lo aveva capito quando alla morte dei loro genitori l’aveva baciato. Lui sapeva che era sbagliato, che non doveva essere cosi’. Erano pur sempre fratelli. Eppure lei non ci dava peso, continuava a comportarsi in maniera sconsiderata. Lei aveva dichiarato che la pace veniva mantenuta da secoli, ma per lui pace non c’era mai stata. Sempre preso di mira da una sorella che non riusciva piu’ a distinguere giusto e sbagliato. Quel stesso figlio che ora stava ritardando era frutto di una costrizione. Danyas ricordava ben poco di quelle notti, per questo era abbastanza certo che lei lo avesse drogato presentandosi poi alcune settimane dopo annunciando di essere incinta. Eppure poi nulla era successo. Non l’aveva vista cambiare. Scosse la testa passandosi una mano fra i capelli. Sua sorella l’aveva drogato per portarlo a letto piu’ volte, nell’arco di piu’ anni. Poi si era invaghita di un generale e aveva bandito lui e il loro bambino dal castello. Nonostante tutto non rimpiangeva quell’esilio. Preferiva scegliere con chi andare a letto e ricordarselo il giorno dopo. Il problema non era nemmeno l’essere un padre solo; ormai Ryen non era piu’ un bambino. Avevano cambiato citta’ da poco per poter ricostruirsi un’identita’ senza che nessuno ponesse domande sul perche’ il padre fosse giovane quanto il figlio. Per tutti erano semplicemente fratelli. Molto diversi, ma fratelli.
Usci’ di casa sospirando. Doveva trovarlo prima che succedesse qualcosa, aveva saputo che sua sorella aspettava un bambino dal generale e di certo non aveva piu’ bisogno di un fratello e di un figlio frutto di incesto. Non  lo avrebbe sorpreso sapere che era stato dato l’ordine di giustiziare Ryen e, perche’ no, anche il fratello della regina. Si rigiro’ sul dito l’anello formato da due ali tre volte, localizzando il figlio. Spicco’ poi il volo raggiungendo il locale ed entrando come se nulla fosse. Dopo circa mezz’ora torno’ fuori. Non l’aveva trovato.
-Papa’!- Danyas si volto’ si scatto, correndo verso il vicolo da cui aveva sentito provenire l’urlo.
-Chi si vede.- Il generale ridacchio’ mentre due guardie angeliche dotate di sigillo reale afferrarono Dan, facendolo inginocchiare. -Il grande Danyas. Figlio dei primi governanti del paradiso... come ti senti a sapere che un semplice e normale angelo sta ora al tuo posto?-
-Non mi interessa il mio potere e nemmeno il mio titolo.- Lo fulmino’ con gli occhi. –Dov’e’ mio figlio?!- Urlo’ poi, cercando di liberarsi.
-Qui.- L’uomo gli sorrise, scostandosi e lasciando che la luce si propagasse per il vicolo rivelando il corpo di un ragazzo riverso a terra. Si inginocchio’ accanto a lui e, senza indugio gli taglio’ la gola lasciando che i capelli argentei si sporcassero di sangue.
Danyas urlo’, urlo’ ancora e ancora liberandosi e correndo verso il corpo del figlio, recitando antiche parole che probabilmente non conosceva nessun altro presente in quel momento.
-Non serve a nulla, il pugnale me lo ha dato tua sorella... sai, ha partorito una maschio. Poco dopo mi dato questa lama, benedicendola in modo che un angelo potesse uccidere un altro angelo... e anche per impedire altri contatti con l’anima del morto. Non mi ha chiesto la sua testa pero’, strano. Forse lo fara’ fra poco, non darla per scontato.- Concluse poi, spiegando le ali e sparendo fra le stelle seguito da tutti gli altri.
Dan rimase li’, a terra, stringendo il corpo del figlio fra le braccia e macchiandosi del suo sangue. Lo sapeva, sapeva che poteva succedere eppure non l’aveva fermato dall’uscire quella sera. Strinse i denti dopo avergli baciato la fronte. Si era presa gioco di lui. L’aveva usato, non l’aveva nemmeno mai amato. Ne’ come fratello ne’ come amante. Sua sorella era malata. Aveva ucciso lo stesso figlio che aveva ottenuto con tanto impegno. 


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Scusate questo piccolo spazio che non riguarda solamente la storia ma avrei piacere che leggeste fino in fondo. 

Ho deciso, dopo mesi di riflessione, di chiudere il mio account di Efp. Non lo uso quasi per nulla, mi dispiace ma e' cosi'. Non leggo nulla da quasi un anno e pubblico saltuariamente perche' tra miei affari vari mi passa la voglia a vedere storie intere senza nemmeno una recensione. Ho sia un account di Wattpad che un blog dove pubblico le mie storie. Per chi volesse continuare a seguire le mie storie e il seguito che avra L'angelo puo chiedermi per messaggio il nome dei sito e dell'acount (non voglio fare pubblicita' qui, scusatemi). Avrei anche un gruppo su facebook ma ormai non lo uso, penso pero' di riprendere a scriverci notizie relative alla storia una volta ripresa la scrittura in maniera seria (probabilmente inizio ottobre). 
Per rispetto di chi ha iniziato a leggere qui finiro' la pubblicazione di questa storia poi, probabilmente circa due settimane dopo la fine cancellereo' l'account sperando che tutti gli interessati abbiamo avuto modo di completare la lettura. 
 
   
 
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