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Autore: BlackSteel    22/02/2017    7 recensioni
ATTENZIONE: Questa storia fa parte della serie dedicata ai Wayright leggere le due long precedentemente postate. Sono passati cinque anni dalla fine di Overcome e i nostri Wayright si riuniscono grazie all'invito di Wes e Kev nella loro nuova casa. L'allegra comitiva di cugini tutti insieme sotto lo stesso tetto ancora una volta! Siete pronte a godervi questo episodio pieno di risate e battibecchi? Grazie a chi leggerà questo piccolo extra.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'The Wayright'
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A Christmas Carol



 
Sarebbe stato un inverno freddo quell’anno in Inghilterra, erano passati cinque anni da quando la vita dei discendenti della famiglia Wayright aveva preso una piega che aveva lasciato stupiti persino loro stessi. Avevano tutti preso strade diverse, con una sicurezza ed una determinazione date solo dalle infinite battaglie vinte contro il destino. Nonostante quello però si erano tutti fatti una promessa, non si sarebbero allontanati, non avrebbero lasciato che lo scorrere del tempo mettesse distanza fra di loro e così avevano stabilito che ogni capodanno si sarebbero riuniti, avrebbero trascorso quel giorno insieme. Quell’anno si sarebbero recati tutti in Inghilterra dove Wes e Kevin avevano da poco ristrutturato la vecchia casa dei nonni materni dell’inglese, una villetta fra le collinette verdi nella brughiera.
 
- Che ore sono?! – gridò Wes dall’altro capo della casa intento a trafficare con dei pacchetti.
- E’ tardi Weston – rispose Kevin con una punta di irritazione- con tutto il tempo che avevi a disposizione ti riduci sempre all’ultimo istante … i tuoi cugini saranno qui a momenti –
- Ah smettila di blaterare per una volta, potresti darmi una mano anche tu, inglesino! – bofonchiò l’altro.
Kevin si mosse con passo lento e si fermò sulla soglia del salotto dove il grande albero addobbava la stanza e Wes cercava maldestramente di confezionare i pacchetti. Sorrise appena l’inglese, la vista del suo innamorato con quell’espressione impegnata e buffa gli faceva subito passare il malumore. Si piegò e cominciò ad aiutarlo con i pacchi.
- Sei sicuro che sia una buona idea mettere Chris e Seth nelle due camere adiacenti al piano di sopra? – chiese Kevin con una punta di preoccupazione.
- Ma sì! Sarà divertente! – rise Wes – e poi resteranno solo per tre giorni, che può succedere? –
Kevin scosse la testa – lasciamo perdere … Celine non si fermerà? –
- No, domani mattina ha il volo per l’America, vanno a trovare mamma e Maurice, sono tutti elettrizzati … -
- Ha già scelto l’ospedale? –
- Credo che zio Ben voglia assolutamente che resti in Inghilterra, paranoico per com’è! –
Risero entrambi – il mese prossimo andiamo a trovarla no? –
- Già … -
- Mi chiedo quando la smetterai di sentirti tanto in imbarazzo, in fin dei conti lei è felice per te Wes, non ho mai visto una persona tanto amorevole come tua madre … la stimo molto – disse Kevin e posò un bacio leggero sulla tempia di Wes.
- Sì … per il bene dei suoi figli ha sempre fatto di tutto, alle volte penso che faccia finta di non vedere – mormorò l’altro ed il pensiero andò immediatamente al fratello.
La conversazione fu interrotta dal suono del campanello, fu Kevin a sollevarsi ed andare alla porta, quando la aprì rivelò la figura magra e pallida di Seth, seguito da Koll e dai due nuovi componenti della loro famiglia.
- Accomodatevi! –
- Buon anno – salutò Koll e strinse la mano di Kevin con fermezza.
Le due testoline bionde restarono dietro le gambe dell’irlandese, leggermente intimidite.
- Seeettthhh!!! Merda, cugino ce l’hai fatta! – esclamò Wes irrompendo all’ingresso.
- Wes! Il linguaggio! – ringhiò Seth.
- Merda! – ripeté ridendo il piccolo Lev facendo capolino sorridente da dietro la figura di Koll, anche lui divertito.
- Fanculo, grazie tante! – mormorò il rosso indispettito.
- Culo! – ripeté il bambino.
Koll scosse la testa e posò un bacio sulla testa di Seth – passeremo tre giorni qui … dimenticheranno tutto quello che gli hai insegnato! – rise.
- Ovviamente, lo zio Wes li farà divertire! – esclamò il ragazzo – venite dai! Ci sono i regali! –
 A quel punto anche Raia uscì allo scoperto – che regali? –
- Se verrai con me te li farò vedere – gli disse Wes con tono misterioso.
A quel punto la bambina si voltò a guardare Seth che le dedicò un lieve sorriso, così lei ed il fratello seguirono Wes nel salotto mentre gli altri andavano a sistemare i bagagli nella camera degli ospiti della grande casa.
Seth restò un attimo in disparte a ripensare a tutto quello che era successo in quegli anni, a quante cose erano cambiate ed alla piega inattesa che aveva preso la sua vita. Era cominciato tutto qualche anno fa quando Koll ormai vicino alla trentina aveva deciso di allentare con i suoi traffici, aveva racimolato una somma allettante, voleva comprare una bella casa a South Gate per lui e Seth e limitare il suo giro a degli affare abbastanza legali, qualcosa sulla sicurezza informatica. Così aveva dato la notizia a Seth, il nuovo affare a  San Pietroburgo sarebbe stato il suo ultimo incarico. Ma c’era una legge non scritta, una sorta di monito cosmico, nel lavoro di Koll nessuno arrivava al suo ultimo incarico, era come una maledizione, andava sempre storto qualcosa e si finiva per uscire in un sacco. Niente pensionamento.
Quando Seth aveva osservato Koll andare via dalla camera che avevano usato come base, si sedette sul divano. Ricordava bene cosa gli aveva detto di fare se non fosse tornato, il numero ed i documenti per tornare a casa, ma Seth non voleva pensarci. Si era seduto ed aveva cominciato a fissare la porta, per intere ore, senza muoversi, mangiare o andare in bagno, si era solo seduto a fissare quella dannata porta e sperare che Koll forse tornato intero. Ma le ore si susseguivano e l’orario stabilito per il suo rientro era passato da tempo, a Seth veniva da vomitare, fu scosso da una serie di lampi e tuoni, per le strade si era scatenato un temporale. Si strinse appena nelle spalle, la sua mente non si dava pace, cominciando ad immaginare le cose peggiori, il corpo di Koll senza vita e lui troppo lontano per aiutarlo. Poi il silenzio fu turbato da un maldestro bussare alla porta, Seth scattò in piedi come se avesse una molla. Aprì e davanti si ritrovò la figura cerea di Koll, era bagnato fradicio sporco di sangue e reggeva qualcosa fra le braccia, nascosto da una coperta logora. Quando entrò nella camera adagiò il fagotto sul divano e vennero fuori due bambini, Seth non riusciva a crederci, anche loro erano sporchi di sangue, erano magri e con lo sguardo vuoto e spaventato, fissavano l’ambiente incapaci di emettere un fiato. Neanche il rosso fiatò, per tutto il tempo si adoperò senza dire neanche una parola. Prese i bambini e li condusse nel bagno, la piccola poteva avere cinque anni mentre il maschietto massimo tre, li svestì e tentò di non far caso ai lividi e i segni di legatura, si limitò a lavarli sotto il getto d’acqua calda. Prese due maglioni e glieli fece indossare, poi li condusse nella camera da letto e i due piccoli si intrufolarono sotto le coperte nascondendosi totalmente alla vista del rosso. Fu allora che Seth tornò nell’altra stanza ad occuparsi di Koll, anche lui era rimasto in silenzio, come se davanti agi occhi stesse rivedendo una scena troppo orribile per essere raccontata. Solo dopo che si fu lavato via il sangue e che ricucito un taglio sul braccio il moro ebbe la forza di parlare, senza riuscire a guardare Seth in faccia.
- Mi dispiace … è andato tutto a puttane, dannato ultimo incarico –
- Cos’è successo? Chi sono quei bambini? –
- Era solo un lavoro di routine … siamo stati contatati dai fratelli Williams, Clayton e la sua squadra si occupavano della sicurezza, un commerciante voleva che ripulissimo dei file della polizia … siamo stati ingaggiati io e un altro tipo … Tredici …. Ci ha portati nel suo covo, una specie di magazzino enorme in una zona periferica … credevo che smerciasse roba di contrabbando … ma c’era altro –
Seth chiuse gli occhi per un attimo –bambini … -
Koll trattene un conato di vomito nel ricordare quel momento – c’erano delle gabbie, non so neanche quante, con dentro tre o quattro ragazzini … è stato come se non riuscissi a respirare … ma cazzo, continuavo a dirmi che era l’ultimo incarico e non dovevo fare stronzate, che ne sarei uscito … - sospirò – ma Tredici … lui avevo quello sguardo, quello di chi ha visto il dannato male incarnato e che non può fare finta di niente …il vecchio si è messo a ridere, dicendo che gli orfanotrofi gli facevano un buon prezzo per quelli in esubero e falsificavano certificati di morte o di trasferimento e li vendevano a lui, poi quello li smerciava a dei bordelli o li vendeva a dei pervertiti … - Koll chiuse gli occhi – Tredici ha perso la testa … estratto la pistola e ha aperto il fuoco contro il vecchio … è stato un bagno di sangue … i suoi uomini hanno cominciato a sparare ed anche Clayton e la sua squadra, ho trascinato quel coglione in un angolo e quando il fuoco è cessato c’erano più cadaveri che vivi in quel magazzino … i proiettili vaganti avevano colpito anche i ragazzini … Tredici piangeva, diceva che gli dispiaceva, che voleva farla pagare a quel tipo … che anche lui e suo fratello hanno vissuto un esperienza del genere per colpa di bastardi come quello … che si meritava di marcire … ma l’affare era saltato, i fratelli Williams avevano perso un sacco di soldi e Clayton lo voleva morto … e poi –
- Vi siete accorti che non erano tutti morti – mormorò Seth – quei due bambini … erano in una delle gabbie? –
- Sì … miracolosamente sopravvissuti a quel bagno di sangue … Tredici mi ha supplicato … aveva la pistola di Clayton puntata alla testa e mi supplicato di salvare quei bambini … mi ha detto che un suo contatto al municipio di San Pietroburgo poteva farmi avere i documenti per potarli via di là …. –
- E’ questo quello che vuoi fare Koll? Vuoi portali indietro con noi? –
- So che ti sto chiedendo molto Seth … ma Tredici è morto per salvare loro … per non lasciare che venissero venduti e vedessero più orrori di quanti già non abbiano visto … sono solo degli orfani a nessuno importerà mai della loro esistenza … -
- A me importa – mormorò Seth e il moro sollevò gli occhi verdi fissando quelli del ragazzo – faremo il possibile … -
Ed era stato così, Koll era riuscito ad avere i documenti e a imbarcare i due bambini nel loro volo di ritorno in America. Era stato complicato dover fare i conti con gli altri, spiegare da dove venissero quei bambini ma Seth riferì la scusa concordata in modo preciso e inequivocabile: erano i figli del fratello di Koll, i genitori erano morti in un incidente e Koll era il loro tutore legale adesso, così li avevano portati in America, si chiamavano Lev e Raia O’Niel.
Non era stato facile occuparsi di loro però, era evidente come la vita in Russia li aveva segnati, si svegliavano urlando molto spesso nel cuore della notte e Seth si impegnò duramente per farsi accettare come figura degna di fiducia. I piccoli erano diffidenti e aggressivi, Lev aveva un temperamento più docile della sorella e lentamente si abituò alla presenza di Koll e Seth, cominciando a parlare con loro regolarmente. Koll parlava sia il russo che l’inglese e lentamente anche il bambino si abituò a comunicare in entrambe le lingue. Raia invece era tutt’altra storia, era schiva e sembrava avere sguardi solo di disprezzo verso i due sconosciuti, verso Seth in particolare. I suoi occhi azzurri lo fissavano con profondo distacco, si rifiutava di parlare in qualunque lingua, per un anno intero non disse una parola, ma Seth non si era mai dato per vinto, aveva sempre continuato a insistere, a starle vicino, ad assicurarsi che non le mancasse nulla. Una sera mentre Koll era fuori, Seth e Lev stavano guardando un cartone alla televisione, Raia si avvicinò in punta di piedi al divano e prese a fissare i due con il suo solito sguardo intenso.
- Vuoi sederti con noi? –le chiese Seth.
Inaspettatamente la ragazzina si avvicinò sedendosi proprio accanto al rosso e poggiando la testina bionda sulle sue gambe – grazie per averci salvati – mormorò poi in un inglese perfetto.
Seth rimase immobile, senza fiato, si limitò ad accarezzarle i capelli mentre il suo cuore cominciava a battere più velocemente. Quando Koll rientrò li trovò tutti e tre sul divano addormentati,  i due bambini stretti al corpo di Seth ed il moro sorrise, da quel giorno Raia parlò ad entrambi.
 
- A cosa pensi rosso? – chiese Koll riportando Seth al presente.
- A quanto in fretta passi il tempo –
- Già … sembra quasi un miracolo che i giorni si susseguano regolarmente nonostante tutto … -
Quando i due rientrarono nel salotto trovarono i bambini allegri intenti a scartare i regali, la testina riccia di Lev si era voltata per mostrare il trenino che aveva ricevuto, mentre Raia stringeva più avidamente il peluche a forma di coniglio.
Quando il campanello suonò per la seconda volta fu per l’arrivo di Nikolaj e Matt, il più piccolo si gettò fra le braccia del fratello.
- Wes come stai!? – si strinsero in un caloroso abbraccio.
- Sto bene, tu come te la passi? –
- Alla grande – esclamò quello – cavolo, questa casa è fantastica –
- Attento al linguaggio …. Seth è suscettibile! – scherzò Wes.
- Wes – salutò Nikolaj e quello ricambiò stringendogli la mano – grazie per l’invito –
- Di niente, potete sistemarvi al piano di sopra … - Disse il più grande dei Reed, cercando di comportarsi dignitosamente almeno per quei pochi giorni.
- Come va alla Berkeley? – chiese Kevin – so che adesso ti hanno rinnovato il contratto –
- Sì, sono ufficialmente un insegnate di ruolo, ho la cattedra a tempo piano ormai, l’insegnamento mi piace molto – rispose.
- Si e dobbiamo festeggiare doppiamente – annunciò Matt – ho avuto il posto nel team di ricerca! A Gennaio comincio a lavorare per quell’azienda … -
- Merda questa si che è una notizia fantastica! – esclamò Wes.
- Wessss!!! Modera i termini! – sbottò Seth dal salotto, l'altro roteò gli occhi.
- Sono già arrivati? – chiese Matt – ci sono anche i bambini? –
- Sì, sono di là – gli disse Kevin – dai, non state impalati all’ingresso –
L’atmosfera era rilassata e chiaramente percepibile la gioia che provocava quella riunione di famiglia, una volta entrato nel salotto Nikolaj venne assediato subito dai bambini che lo trovavano di aspetto simpatico e lo obbligarono a sedersi con loro mostrandogli i giochi. Lui aveva sempre qualche nuova storia da raccontargli e questo lo rendeva di gran lunga il preferito fra gli zii.
 Qualche attimo dopo Celine e Raphael varcarono la soglia della grossa sala adibita a soggiorno, la ragazza rise di gioia nel ritrovare tutti i suoi parenti riuniti lì.
- Celine! Mio Dio - Wes aveva sgranato gli occhi, non poteva fare a meno di osservare il pancione che adesso si notava prepotentemente - ci siamo davvero allora! -
La ragazza rise forte prima di salutare i suoi cugini e per ultimo Kevin. Ci fu un abbraccio pieno di affetto, non c'era più alcuna traccia di rancore tra i due, entrambi avevano capito che tutto quello che era successo tra loro era soltanto il normale e giusto evolversi dei fatti, entrambi erano troppo felici per rimpiangere la loro storia.
- Sì, beh sono al settimo mese ormai! Carrie non vede l'ora di venire fuori! -
- Carrie! Caroline come la nonna quindi? - chiese Wes
- Già ... e voi come state, piccolini? - gli occhi di Celine si illuminarono nel notare i bambini fissarla a qualche metro di distanza. Si avvicinò a loro, del tutto estasiata - vi piace l'Inghilerra? Quando sarete più grandi potrete venire a trovare la vostra cuginetta in qualsiasi momento ... -
- Anche perché saranno gli unici cuginetti che Caroline avrà - commentò Wes, facendo ridere gli altri
- E dai c'è ancora la speranza di Debby! - gli fece notare Kevin dovendo subito dopo affrontare l'occhiataccia fulminante di Seth
- Debby è troppo in gamba per perdere tempo con gli uomini. E' la versione aggiornata e senza cuore di nonno Richard. -
- Ma è anche lei una Wayright ... vuoi che non trovi nessuno che le faccia battere il cuore? - aggiunse Koll con un sorrisetto malizioso sulle labbra
- Certo che lo troverà! E poi saranno dolori! - Wes sospirò, affranto
- A proposito, chi altro manca? - chiese Raphael guardandosi intorno - Chris e Tyler verranno?
- Sì, sono soltanto in ritardo. Hanno dovuto trascinarsi dietro Debby con la forza. Adesso ha sedici anni, è in quel periodo di vita in cui detesta tutto e tutti e preferirebbe passare le vacanze con le sue amiche ... - commentò Seth, osservando l'orologio alla parete
- Oh beh, intanto cominciate pure a servirvi del punch ... - Kevin stava facendo le veci di casa quando il portone venne aperto per la quarta volta, mostrando tre figure intente a parlottare concitatamente l'una con l'altra.
- Ti ho detto che quel programma non uscirà prima del prossimo anno - aveva borbottato Tyler rivolto al suo ragazzo
- Ti dico che sbagli! Sarà pronto entro marzo, ok? -
- Chris, ma ci senti? Credi che non sia informato? Ti ho detto che uscirà il prossimo anno ormai
- Dannazione, ma io ci lavoro a quel programma! Vuoi saperlo meglio di me adesso?-
- Tu sei un idiota -
- Ah, sì! Vuoi fare a pugni, Bradbury? Perché ti ricordo che il nostro maestro di pugilato ha detto che ho un buon destro! -
- L'ha detto soltanto perché gli fai pena - aveva sbottato Tyler incenerendo l'altro con lo sguardo
- Ah, sì? Secondo me invece lo ha detto per provarci! - Chris aveva un sorriso provocatore sul volto, di certo dopo cinque anni di convivenza con Tyler sapeva che tasti premere per abbatterlo
- Che cosa? Ci ha provato con te? Quando? Che ti ha detto? - L'altro era partito subito alla carica infatti.
- Vanno avanti così da quando abbiamo preso quel dannato volo! Non li sopporto più! - Debby aveva sbuffato e si era diretta impettita verso il resto della famiglia in evidente stato di confusione, poi si era gettata su una sedia e si era nascosta dietro il suo cellulare.
Seth aveva scosso la testa - Non so come faccia a sopportarlo, davvero ... quel dannato figlio di puttana è ... -
- Seth - lo aveva ripreso Koll, tappandogli subito dopo la bocca con un bacio a stampo
- Ecco qui il mio cugino preferito!  - Matt era felice di rivedere Chris, avevano trascorso gli anni del college a stretto contatto, uscivano spesso insieme e qualche volta erano tornati a trovare le loro famiglie insieme, era stato triste doversi dividere e prendere ognuno la propria strada.
- Ehi, Matt! Come va? Mi dispiace, non sono potuto passare a trovarti ... con il lavoro nuovo e tutto non riesco a gestire il tempo come vorrei ... -
- Non preoccuparti! Che fai adesso? So che ti hanno preso in un'azienda informatica ... -
Chris aveva riso - Sì, è un casino. Lavoro per quel nuovo social, il Fashion Mirror, sto programmando il sito ed altre cose, mentre Tyler sta collaborando a quel nuovo progetto sulla pista ciclabile a Brooklyn ... insieme siamo riusciti a pagare le spese per l'appartamento che ti dicevo, in quel fantastico attico ... da soli non ce l'avremmo fatta -
- E' fantastico! -
- E bravo Bradbury, qualcuno qui ha messo la testa sulle spalle, eh ... - Koll gli aveva piazzato una gomitata simpatica sul fianco, di rimando l'altro l'aveva fissato male
- Koll ... Seth ... - Tyler aveva salutato il rosso con un freddo assenso del capo, di rimando il fratello maggiore di Chris si era trattenuto dall'insultarlo per il semplice fatto di essere stato messo al mondo.
- Ma Debby ... quanto sei cresciuta? - Celine ammirava la piccola di casa Wayright da cima a fondo ... non la vedeva da appena un anno ma la sua crescita era stata miracolosa. Somigliava sempre di più a Seth, pensò, era alta, pallida, con dei lunghi capelli rossi e mossi che portava sciolti oltre le spalle, i suoi occhi erano chiari però, come quelli di Chris ed anche quel sorriso appena accennato le ricordava molto di più il fratello minore.
- E' la pubertà - aveva detto la ragazzina, scuotendo appena le spalle - spero stavolta mi abbiate sistemato in una stanza singola, non ho intenzione di dormire come l'ultima volta con Chris e Tyler che cercano di fare le porcate in silenzio, con scarsi risultati tra l'altro ... - aveva aggiunto un attimo dopo fissando Wes con un certo cipiglio
Chris aveva tossito con imbarazzo, mentre Tyler si era portato una mano sul volto - La tua famiglia è irritante, Wayright -
- Parla quello che è cresciuto con Luis Bradbury - aveva commentato l'altro guadagnandosi un'occhiata spaventosa da parte del moro.
- Beh, Debby stavolta non avrai problemi ... hai una stanza tutta tua, te lo assicuro io - si era intromesso Kevin per sedare sul nascere quel momento di imbarazzo - allora chi è affamato?-
- Io, io!! - Lev si era alzato dal suo posticino in fondo alla sala, seguito dalla sorella
- Ciao piccoli! Il vostro zietto ha dei regalini per voi - Chris si era rivolto verso i bambini - Tyler perché non vai a prenderli? Dovrebbero essere nella tua valigia, quella nera -
- Perché li hai messi nella mia? -
- Perché la mia era piena! -
- Certo, perché ti sei dovuto portare dietro tutto l'armadio! Stiamo qui soltanto una settimana, ma no, figuriamoci se lo capisci - aveva protestato Tyler
- Mio Dio, sei sempre che sbraiti! Che cosa ho fatto per meritarmi uno come te? - Ribatté Chris.
Tyler aveva sgranato gli occhi - Forse avresti preferito uno come Romanov, no? - aveva sussurrato poi ad un centimetro dal viso dell'altro che aveva sospirato forte
- Ancora con questa storia? Quando ci darai un taglio? -
- Quando sarò morto o lo sarà lui! Continua a chiamarti quella merda -
- Ma erano solo degli auguri di Natale! - si era giustificato Chris
- Non mi importa, adesso cambiamo numero, ti regalerò un cellulare nuovo. -
- Non è necessario, mi stai già regalando il tuo amore - 
Tyler era imbarazzato adesso - Sta zitto, Wayright. -
Questa scenetta andava avanti sotto gli occhi interessati e lievemente confusi degli altri invitati, venne sedata soltanto quando fu il momento di dirigersi a cena.
- Ecco a voi, bambini ... questi sono i regali da parte di zio Chris e Tyler -
- Come si dice? - Seth aveva passato una mano sui capelli chiari dei bambini
- Grazie - avevano pronunciato all'unisono i due bambini, osservando con attenzione i ragazzi davanti a loro. Raia soprattutto non perdeva occasione di rivolgere delle lunghe occhiate a Tyler, questo lo metteva parecchio a disagio.
- Mi vengono i brividi, sembrano usciti da quel film sui bambini pazzi, quelli che facevano sacrifici umani nei campi di grano ... - aveva sussurrato Tyler all'orecchio dell'altro, quando tutti si erano allontanati
- Tyler! Smettila! Se ti sentisse Seth ... -
- Che c'è? Tanto mi detesta già ... -
- Mah ... in effetti ... - Chris rise facendo automaticamente ridere anche Tyler.
La cena era iniziata subito dopo, il cathering si era occupato di tutto ed i ragazzi chiacchieravano piacevolmente l'uno con l'altro. Era impossibile non  ricordare l'estate di sei anni fa, quando ogni cosa era cambiata per ognuno di loro, nessuno avrebbe mai pensato però che la risoluzione di nonno Richard avrebbe portato delle conseguenze così significative nelle loro vite. Vederli andare d'accordo, chiamarsi spesso per mantenere i contatti nonostante la distanza ... tutto ciò non era stato previsto da nessuno di loro. Perfino Debby osservava i suoi fratelli e gli altri parenti con sguardo attento, ne avevano passate delle belle, avevano sofferto, eppure erano ancora lì, più forti di prima. A lei non sarebbe mai capitato, si diceva, era molto più matura dei suoi fratelli alla sua età e di certo se avesse avuto un ragazzo interessato ad uno dei suoi cugini lo avrebbe capito, si disse, osservando più attentamente Celine. Beh, poteva capire Chris e Seth ... dopotutto Tyler e Koll erano così fighi ... tutti si sarebbero fatti in quattro per averli, ma di certo Debby non sarebbe mai caduta così in basso per avere il ragazzo dei suoi sogni. Bradbury era psicolabile e quell'altro era chiaramente un criminale anche se faceva finta di occuparsi di informatica, i suoi fratelli erano degli idioti in fin dei conti, ma voleva bene a tutti loro comunque ... erano la sua famiglia. Decise di tralasciare totalmente Matt e Nick, quei due erano i più incomprensibili, entrare in certe questioni le avrebbe soltanto fatto venire un mal di testa enorme.
- Vado a farmi un giro qui fuori, questo giardino deve essere immenso ... - aveva detto la ragazza, alzandosi prima della seconda portata
- Tanto lo so che vai a fumare, stronzetta. Mi hai preso per Norman? - Poi si era rivolto a Chris - A proposito lo ha capito che state insieme voi due? -
- Credo che abbia iniziato a immaginarlo da quando chiama a casa e spesso e volentieri è Tyler a rispondere - 
Debby aveva riso, era vero, suo padre stava cercando di affrontare tutti quei cambiamenti con stoica perseveranza mista ad un pizzico di confusione. Si era fatto andare bene Koll, ancora di più quando erano subentrati Lev e Raia, dopotutto Jane e Norman non vedevano l'ora di diventare nonni e sapevano bene che a quel punto la loro unica speranza giaceva in Debby che non aveva alcuna intenzione di diventare mamma, neanche in futuro, in base a quello che sosteneva.
La ragazza si appoggiò contro il muro della villetta, faceva proprio freddo in Inghilterra, ma quanto meno non stava piovendo, si disse, stringendosi nel suo cappotto. Accese la sua sigaretta e soltanto qualche attimo dopo udì quello strano rumore di fogliame alla sua sinistra. Il cuore iniziò a batterle più velocemente, cos'era? Un animale selvatico? Ok, erano in campagna ... probabilmente si trattava di qualche topo ... eppure sembrava qualcosa di più grosso. Si stava chiedendo se non fosse il caso di tornare all'interno del giardino quando improvvisamente una sagoma scura apparve davanti a lei, facendola sobbalzare
- Mio Dio! Che cazzo... -
- Scusa, scusami! Non volevo spaventarti - il ragazzo aveva riso piano - stavo soltanto cercando di scappare ... -
- Scappare? -
La luce era fioca, ma Deborah non poté fare a meno di perdersi nella bellezza di quel volto. Sgranò gli occhi un paio di volte, incerta se tutto quello stesse accadendo davvero, il ragazzo le stava davanti e continuava a parlare di cose di cui lei non aveva assolutamente idea. Sentiva il cuore in gola ed una strana sensazione allo stomaco mentre si perdeva negli occhi scuri del ragazzo, quanto era alto? Era molto alto ma non avrebbe saputo dire quanto con esattezza. Sembrava più grande ... erano tatuaggi quelli che aveva sul collo? Sì! E quei capelli ... erano chiari, biondo ossigenato? E poi quell'accento, era senza dubbio inglese, mio Dio ... era così musicale
- Comunque non volevo spaventarti, te lo giuro! E non voglio molestarti, cioè non sto scappando perché molesto la gente! Cazzo, hai capito, no? -
- I-io ... n-non ne sono sicura - aveva boccheggiato la rossa, ancora persa nella contemplazione dello sconosciuto
Quello aveva riso ed il suo viso si era come illuminato, Debby era rimasta senza fiato- Sono Jem comunque, ho una band ... facciamo concerti, sai ... ma i miei non lo sanno, ecco perché me la sto filando. Non è necessario che lo sappiano, certo quando non rientrerò se ne accorgeranno, so che è quello che stai pensando, ma nel frattempo sarò già sul furgone. Dobbiamo andarcene in America, qui non c'è futuro. E tu sei americana! Adoro il tuo accento, per la cronaca. -
Tutte quelle informazioni si inceppavano l'una sull'altra, Debby non si era mai sentita tanto idiota in vita sua
- Magari puoi venire a vederci prima o poi. Se ti piace la musica ovviamente ... -
- Oh, i-io adoro la musica ... - aveva biascicato la ragazza ormai rossa come i suoi capelli
- Figo, anch'io adoro la musica. Vedi? Abbiamo già qualcosa in comune! - Jem rise e ancora una volta bastò quel gesto per farle perdere il fiato - Com'è che ti chiami?
- D-deborah ... Deborah Wayright ... -
- Deborah ... - Il modo in cui pronunciava il suo nome la faceva impazzire, la sua voce era così bassa e roca, doveva essere il vocalist della sua band. Jem sembrava pensieroso, poi senza alcun indugio aveva ridotto la distanza che c'era tra i due e l'aveva baciata. Era stato un bacio inaspettato, Debby non ebbe neanche il tempo di capire ciò che stava accadendo, aveva aperto le labbra in automatico, quel contatto l'aveva sconvolta, facendo evaporare quei pochi neuroni che stavano ancora cercando di lavorare, in un battibaleno il ragazzo si era allontanato e tra le sue mani giaceva adesso un piccolo bigliettino
- E' il mio numero ... chiamami, Deborah. Ci rivedremo ... -
La ragazza rimase lì del tutto incapace di muoversi, né di riflettere su quanto era accaduto. Era troppo sconvolta per poter ragionare con la sua solita tempestività, sentiva una strana sensazione allo stomaco e le sue labbra adesso sapevano di birra e gomma da masticare alla fragola, che strano mix ... non avrebbe mai pensato che in realtà quelle due cose all'apparenza così diverse sarebbero potute stare così bene insieme.
Jem ...
Aveva solo un nome.
Il suo primo bacio le era stato portato via da un perfetto sconosciuto, alla vigilia di Natale.
Quando rientrò a casa dopo svariati minuti tutti capirono che era successo qualcosa, che la povera Debby doveva aver visto come minimo un fantasma per avere quella faccia sconvolta, ma nessuno riuscì a toglierle una parola di bocca.  
Seth la guardò, pensando che era una Wayright anche lei dopotutto.

ANGOLO AUTRICI:

Questo era l'extra preparato per i nostri cari ragazzi, una degna conclusione dopo tanta fatica! Non sarà l'unico, a seguire, in questo fine settimana inseriremo uno Spin Off relativo a JJ e Ren, speriamo vi piaccia! Abbiamo creato una pagina autore anche su FB se vi interessa seguirci, inseriremo novità sulle nostre nuove storie! Grazie e a presto!

 
BLACKSTEEL
 
  
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