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Autore: Lily Liddell    01/03/2017    2 recensioni
Post-Mockingjay | Hayffie | Effie's POV {+Evelark}
~
Sequel di Rain.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Sono passati due mesi da quando Haymitch, Katniss e Peeta sono tornati al Distretto 12. Effie non se la passa bene, Plutarch le dà una mano ma il suo appartamento è stato distrutto durante i bombardamenti; è ancora psicologicamente sconvolta dall’esperienza in prigione e spera che il tempo guarisca le ferite.
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Capitolo 1:
Io non so più chi o che cosa sono. Al 13 ero una capitolina, alla Capitale sono una ribelle… Fortunatamente, fra le quattro mura di questo appartamento, sono solo Effie.
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Capitolo 18:
Dal momento che Peeta e Katniss hanno deciso di sposarsi pochi giorni prima del compleanno della ragazza, a lui tocca il compito di preparare non una, ma due torte.
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Capitolo 38:
L’odore pungente del detersivo s’infiltra nelle mie narici e non riesco a combattere la nausea.
I fumi profumati che evaporano dai vestiti appena lavati non sono nocivi ma mi vanno direttamente alla testa, causandomi continui capogiri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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Novembre è alle porte; le nuove elezioni sono imminenti. Non si sente parlare di altro. È l’unico argomento di conversazione, sembra che la vita di tutta Panem giri attorno a quest’unico argomento.
Immagino che non sia poi così falsa come cosa. Sto iniziando ad essere veramente stanca di tutto questo. I vari candidati hanno iniziato a fare varie campagne, si stanno muovendo nei diversi distretti.
Le strade del Distretto 12 sono invase dai volantini. Due giorni fa degli hovercraft hanno sorvolato i tetti del distretto rilasciando cadere una pioggia di fogli di carta. Il volto severo della Paylor ci osserva da ogni angolazione, appena mettiamo il naso fuori di casa.
Ogni programma televisivo ormai discute solo di propaganda politica. Interviste, scoop, scandali e complotti.
Non sono certamente mancate le manifestazioni contro e a favore dei vari candidati. Dal Distretto 7 è partito un gruppo di estremisti che ha ricevuto un discreto consenso da quasi tutti i distretti; avevano cartelloni, manifesti, bandiere e fumogeni.
Si sono ritrovati davanti al Palazzo di Giustizia del Distretto 7 e sono arrivati fino alle porte della Capitale, dove hanno provato a boicottare una manifestazione in favore di Currency.
Parker Hodge, silenziosa ma costante, sta ribaltando le statistiche. Secondo i dati del telegiornale di questa mattina, Paylor è in vantaggio del 2% rispetto a lei. Currency e Harsh sono indietro, e sentendo parlare Plutarch non dovrebbero rappresentare un pericolo.
Continua a ripetere la parola pericolo. I pericoli più grandi onestamente li vedo in Currency e Harsh… se i due continuano in sordina la loro lotta non mi interessa. Mi solleva il fatto che le due candidate più probabili alla presidenza siano due donne dagli ideali politici piuttosto moderati.
Paylor si è aperta ad accogliere i bisogni della Capitale annettendo al suo staff Celestia Snow, che si è dimostrata essere una valida alleata.
Più volte Plutarch ci ha chiesto di prendere attivamente parte alla campagna elettorale – non ho ancora avuto il coraggio di dirgli di non aver deciso cosa fare con il mio voto.
Alexandre è sempre così entusiasta ogni volta che a tavola si parla di politica, in particolare del programma politico di Paylor. Haymitch gli dà corda, e così, anche in casa non si parla di altro.
Un giorno, dalla Capitale arrivano dei camion e iniziano a montare un palco dove si terranno le votazioni. In due giorni hanno finito di sistemare tutto, e così le votazioni iniziano.
Abbiamo quattro giorni per andare alle urne. Dobbiamo mettere una crocetta sul nome del candidato che vogliamo eleggere come presidente e infilare poi il biglietto in una grande boccia di vetro.
Non voglio nemmeno pensare a quanto mi ricordi quella maledetta boccia in cui ho dovuto infilare il braccio ed estrarre i nomi dei tributi per più di quindici anni.
Alla fine, mi faccio convincere da Haymitch e Alex e voto anche io per Paylor. Mi sono fidata del suo governo per anni, non voglio cambiare e rischiare che vada tutto storto.
Alcuni uomini del distretto sono stati selezionati per eseguire lo spoglio dei voti, ci metteranno circa 48 ore. 48 ore in cui io, così come il resto di Panem, rimango incollata davanti alla televisione, seguendo le statistiche e i prognostici.
I bambini sono stanchi di ascoltare i nostri discorsi infiniti e le nostre lamentele.
E mi illudo che presto finirà tutto.
Una mattina mi sveglio avvertendo un braccio di Haymitch che mi cinge la vita e mi posa un bacio leggero dietro l’orecchio. Ancora assonnata, mi volto fra le sue braccia e cerco di mettere a fuoco il suo viso.
“Ce l’abbiamo fatta di nuovo, Principessa” dice, sorridendo soddisfatto e non capisco cosa voglia dire. Non del tutto sveglia, il mio volto deve tradire la mia confusione, ma il sorriso di Haymitch non sparisce. Sono rare le mattine in cui si sveglia con un tale buon umore. “Paylor resta” si limita a rispondere alla mia confusione.
D’un tratto sono sveglia, ho completamente rimosso il sogno che stavo facendo e sono seduta sul materasso, con Haymitch ancora steso e sogghignante. “Sul serio?”
“Guarda tu stessa…” si alza, e lo seguo in salotto.
La casa è ancora silenziosa, i bambini sono ancora a letto. Sono da pochissimo passate le sette del mattino.
La televisione è accesa, il volume è basso, per non svegliare Pan e Sophia. Alexandre è seduto sul divano, quando mi vede mi saluta con un largo sorriso.
Paylor è radiosa, Plutarch e Celestia Snow sono dietro di lei, sorridenti e soddisfatti.
Non riesco nemmeno a sentire una parola del suo discorso, perché mi sento talmente liberata da un peso così opprimente che non riesco a prestare attenzione.
Mi lascio cadere sul divano accanto a mio nipote e inspiro profondamente, coprendomi il viso con le mani. L’incubo è finito. Non mi illudo che non ci saranno manifestazioni contro il governo, rappresaglie e altri cortei… ma il pericolo di Currency e Harsh è stato sventato.
Una mano di Alex mi stringe la spalla, e mi sporgo verso di lui lasciando che mi abbracci.
La voce di Pan arriva da sopra le scale. “Adesso il signor Hesenby la smetterà di chiamarci tutti i giorni?” chiede, stropicciandosi gli occhi.
Con una risata spontanea che mi sfugge dalle labbra, gli faccio cenno di raggiungerci. “Sì, tesoro, adesso ci lascerà in pace.”
x
Ovviamene Plutarch non ci ha lasciati in pace. Appena si sono calmate le acque, intorno a metà dicembre, tutti i Vincitori sono stati invitati a una cena ufficiale e non potevamo rifiutare.
Era da tanto che non vedevo Annie e Johanna. La seconda si comporta in modo strano, è più evasiva e distante del solito. Credo sia per via della presenza di Celestia Snow. Non posso darle torto, nemmeno Enobaria, Haymitch e Katniss sembrano perfettamente a loro agio.
Annie e Peeta sembrano più rilassati, la presenza dei bambini aiuta decisamente a smorzare l’atmosfera tesa. Durante la cena non accade nulla di particolarmente rilevante; scambiamo tante chiacchiere e convenevoli, è chiaro che questa cena vuole essere un festeggiamento e non qualcosa di puramente formale.
Dopo la cena, riesco a fare quattro chiacchiere con Annie. Mi confida che Johanna sta passando un brutto periodo, che dopo un brutto attacco psicotico dovuto allo stress per le elezioni, è ritornata alle vecchie abitudini, e ha ripreso ad abusare di morfamina. Ha deciso di farsi ricoverare per qualche mese, per cercare di venirne fuori.
Non ne parlo direttamente con Johanna, ma sono felice che almeno lei abbia preso da sola questa decisione. La Johanna di un tempo non lo avrebbe mai fatto, ma deve occuparsi di Annie e di Finn, e non può farlo in queste condizioni.
Quando raggiungo uno degli immensi salotti del Palazzo, comincio a notare un mormorio e uno strano movimento di persone. Plutarch mi si avvicina accompagnato da una donna che tiene sotto braccio. “Effie!” mi chiama, attirando la mia attenzione. “Vorrei presentarti una persona.”
La donna mi porge la mano. È alta quanto me, ma indossa un paio di scarpe che la fanno sembrare parecchio più alta. Il viso è tirato in un sorriso che fatico a capire se sia sincero o meno, è impossibile decifrare la sua età, me credo sia più giovane di me. Una volta avrei saputo dirlo con precisione…
“Media Anderson,” si presenta e le stringo la mano. Dall’accento è chiaro che viene dalla Capitale.
“Media è una giornalista,” spiega Plutarch, “e gestisce una casa editrice piuttosto importante…”
Senza che io riesca ad accorgermene, Plutarch mi ha incastrata in una conversazione che mi sta piuttosto stretta. Media vuole pubblicare un libro… un libro che parli di me, perché fra poco più di un anno saranno esattamente dieci anni dalla fine della guerra e ci dovranno essere dei festeggiamenti. “Quindi, quale miglior modo di ricordare e andare avanti, se non la biografia della ex accompagnatrice beniamina di Capitol City?” la voce di Plutarch è entusiasta.
Il mio volto non si scompone. “Tutti gli ex vincitori hanno detto di no?”
Plutarch ride, innervosito e in suo soccorso interviene Media. “La storia dei vincitori l’abbiamo già sentita!” si sistema i capelli dorati dietro l’orecchio e mi guarda attraverso le ciglia finte. “Vogliamo qualcosa di nuovo, sappiamo solo quello che i giornali hanno fatto trapelare di quello che ti è successo… perché non rendere pubblica la tua storia? Quale momento migliore per ricordare a tutti gli orrori che hai dovuto subire, e dopo tutto… un lieto fine è sempre gradito al pubblico!”
“No…” non voglio sentire ragioni. Non voglio farlo. “Mi dispiace, non posso.”
Media sembra decisamente delusa, ma Plutarch non demorde – ovviamente. “Pensaci su. Non devi decidere adesso, parlane con Haymitch, con la tua terapista… è una buona occasione per liberarti definitivamente del passato e per riscattare il tuo nome.”
Gli prometto che ci penserò, sapendo già che la mia risposta rimarrà negativa.
Haymitch non è contrario, ma mi dice che devo essere io a decidere e che non devo farmi condizionare da nessuno.
Ne parlo anche con i ragazzi, quando torniamo al Distretto 12. Katniss e Peeta conservano ancora il loro libro, per loro è stato terapeutico, ma qui si parla di pubblicarlo e di farlo leggere a tutta Panem.
Non so se voglio farlo. La mia terapista dice che potrebbe essere una buona occasione per mettere su carta tutto quello che provo, tutto quello che mi è successo. Potrei denunciare gli abusi subiti durante la prigionia e raccontare quello che accadeva veramente durante i Giochi.
Sono stata l’accompagnatrice del Distretto 12 per quasi sedici anni; ne ho di storie da raccontare…
Mi prendo il mio tempo per decidere cosa fare, ma tre settimane dopo, prima della fine di gennaio, durante una delle tante telefonate di Plutarch gli dico che accetto, lo farò. Scriverò un libro raccontando tutto quello che mi è successo, prima e dopo la guerra.

A/N: Dopo quasi un anno, aggiorno Petrichor, e siccome finirla è uno dei buoni propositi del 2017, spero sul serio di aggiornare al più presto!
Se non vi siete dimenticati di me, io ed Effie saremo qui a braccia aperte per ascoltare le vostre opinioni.
(Media è leggermente ispirata a Media di American Gods e Anderson è un cognome assolutissimamente a caso.)
Ovviamente è ironia e io la immagino come una dei tanti amori della mia vita, Gillian Anderson...
Se siete curiosi, scrivo anche in inglese - di altri fandom - su AO3, vi lascio il link qui.

x Lily
   
 
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