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Autore: apollo41    02/03/2017    4 recensioni
Prompt: originale, comico/demenziale. "Ho chiesto se all'Inferno c'è posto per me. Mi hanno risposto che non vogliono problemi"
Dal testo:
Daria fissò l’orologio. Perfetto, sarebbe arrivata di nuovo in ritardo a lavoro per colpa di quel buffone d’un pallone gonfiato che se ne andava in giro su un trono volante proclamando al mondo la sua missione di liberare l’universo dalla bruttezza. [...] Per qualche ragione in città pensavano tutti che fosse peggio di un supervillain uscito dall’ennesimo film sui supereroi.
Motivo per cui per la città aveva iniziato a vagare pure un altro cretino, altrettanto inutile, ma infinitamente meno piacevole da vedere de Il Tronista. [...] Come previsto, eccola lì che faceva capolino ballonzolando da dietro l’angolo, l’inconfondibile pancia tonda di Avocado Guy, il coglione che se ne andava in giro con un costume da avocado aperto a metà, la faccia dipinta di verde e la prominente pancia scoperta, fin troppo pallida e pelosa per sembrare davvero il seme del frutto in questione.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one shot è stata scritta per la seconda edizione della sfida A box full of prompts sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link: https://www.facebook.com/groups/751269538242732/ ).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)



Prompt n° 73 di CaptainKonny: fandom o originale, comico demenziale. "Ho chiesto se all'Inferno c'è posto per me. Mi hanno risposto che non vogliono problemi".

Note: era la prima volta che mi buttavo su qualcosa di demenziale e ho come l’impressione che sia solo assurda/stupida/una schifezza. Oh beh, perlomeno posso dire che ci ho provato. PS: spero sia ovvio che il titolo sia scritto di proposito in inglese maccheronico e che si suppone stia per Heroes and Villains of Italy.
 

Hiroz and Villanz of Itali


La sigla di Uomini e Donne iniziò a suonare dai cellulari delle persone che le stavano intorno e Daria sbuffò esasperata. «Oh mio Dio, non di nuovo...» sbottò fissando il cielo da cui, puntualmente comparve in una pioggia di luccichii e brillantini Il Tronista.

Daria fissò l’orologio. Perfetto, sarebbe arrivata di nuovo in ritardo a lavoro per colpa di quel buffone d’un pallone gonfiato che se ne andava in giro su un trono volante proclamando al mondo la sua missione di liberare l’universo dalla bruttezza. Daria non l’aveva mai neppure visto compiere qualcosa di concretamente cattivo -il massimo che faceva era comparire dal nulla e sparare brillanti o coupon scaduti per trattamenti di bellezza mentre puntava il dito contro i difetti altrui-, ma per qualche ragione in città pensavano tutti che fosse peggio di un supervillain uscito dall’ennesimo film sui supereroi.

Motivo per cui per la città aveva iniziato a vagare pure un altro cretino, altrettanto inutile, ma infinitamente meno piacevole da vedere de Il Tronista. Non che Daria pensasse che il “cattivo” fosse attraente: aveva troppi muscoli, usava troppo autoabbronzante ed era un perfetto imbecille. Era anche piuttosto certa che Maria de Filippi gli avesse fatto causa per l’uso del jingle senza aver prima pagato i diritti d’autore e che avesse ricevuto parecchie multe dal comune per tutta la spazzatura che restava dietro di lui quando se ne andava.

Comunque, come previsto, eccola lì che faceva capolino ballonzolando da dietro l’angolo, l’inconfondibile pancia tonda di Avocado Guy, il coglione che se ne andava in giro con un costume da avocado aperto a metà, la faccia dipinta di verde e la prominente pancia scoperta, fin troppo pallida e pelosa per sembrare davvero il seme del frutto in questione.

«Desisti Tronista!» cercò di esclamare Avocado Guy nonostante avesse palesemente il fiatone, ancora a qualche metro di distanza dal punto in cui il villain stava blaterando riguardo quali fossero i veri e unici canoni di bellezza fino a un attimo prima.

«UGH, i miei poveri occhi. Ero convinto avessi avuto un infarto dopo aver mangiato l’ennesima ciambella.,» esclamò Il Tronista con una smorfia, schiacciandosi inorridito contro lo schienale del proprio trono. Daria comprendeva il suo disgusto; Avocado Guy al momento era parecchio sudato e puzzava a tutti gli effetti come se avesse appena fatto un bagno nell’olio bollente delle patatine del McDonald.

«Ho chiesto se all'Inferno c'era posto per me. Mi hanno risposto che non vogliono problemi,» rispose con voce roca Avocado Guy fermandosi a due passi da dove stava Daria, che controllò di nuovo l’orologio prima di guardarsi intorno, sperando di riuscire a trovare una via di fuga nel mezzo della folla che si era creata intorno ai due “combattenti”.

«Perché ha la voce roca come quella di Batman?» chiese un bambino verso la madre, che stava a sua volta allungando il collo, cercando una via di uscita tra le braccia alzate della gente che stava riprendendo con il telefonino la scena.

«Avrà mal di gola, tesoro,» borbottò distrattamente la donna.

Con tutta probabilità era perché non aveva ancora ripreso fiato, pensò tra sé e sé Daria, anche se non escludeva che Avocado Guy stesse solo provando a fare l’eroe misterioso e tenebroso.

«Sei sicuro?» continuò Il Tronista, già ridacchiando sotto ai baffi della battuta che sta ovviamente per uscirgli di bocca. «Con quel che mangi secondo me non ti ci vogliono perché hanno paura che tu li uccida la prima volta che scoreggi.»

Il ragazzino ridacchiò e Daria sospirò. Fantastico, se quei due avessero iniziato a litigare a sole parole la loro “lotta” avrebbe potuto andare avanti tanto quanto una puntata di C’è Posta Per Te. Che, per chi non era interessato o aveva fretta di essere da qualche altra parte, equivaleva a una vera e propria eternità.

Sospirò ancora una volta, incrociando le braccia al petto e iniziando a battere il tacco della scarpa sinistra con impazienza sul lastricato della piazza, attirando senza volerlo l’attenzione dei due contendenti.

«Guarda Avocado Guy, vedi? Se solo anche tu aprissi la tua mente ai veri canoni di bellezza, basterebbero una dieta, della palestra e della chirurgia plastica, e un giorno potresti avere anche tu una donna stupenda come lei. »

Daria grugnì esasperata passandosi una mano tra i capelli, mentre l’attenzione della folla si puntava su di lei. Fantastico, semplicemente perfetto! Ora quei due cretini l’avrebbero messa di mezzo. Poteva già immaginare cosa sarebbe successo entro la fine della giornata. Fan club, teorie complottiste sulla sua identità e su quale dei due fosse il suo tipo, gente a caso che la difendeva o le dava della sgualdrina… Qualcuno doveva odiarla dal profondo del proprio cuore; o magari in una vita passata era stata un’assassina di bambini.

«Non ti permetterò di rapirla, Tronista!» esclamò Avocado Guy, cercando di pararsi di fronte a lei, ma inciampando e quasi finendole addosso. Daria fece un passo in avanti e di lato, e lo schivò giusto in tempo per non finir schiacciata sotto la sua grossa pancia tonda, trovandosi però ancora di più al centro dell’attenzione di tutti i presenti nella piazza.

«Rapirla? Al massimo la porterei a fare un’esterna. Non è neppure così bella in realtà ora che la vedo meglio,» borbottò Il Tronista fissando schifato Avocado Guy che era ancora a terra con le grosse chiappe vestite di verde all’aria.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Daria emise un grugnito, esasperata, e poi lasciò cadere la borsa a terra e si chinò leggermente per togliersi le scarpe una alla volta. Quando le ebbe entrambe in mano ne lanciò una verso il grosso testone di Avocado Guy, che grugnì e smise di divincolarsi per rialzarsi, e una dritta tra i capelli de Il Tronista, che emise un gridolino effeminato prima di sparire in una nuvola di brillantini.

La folla la fissava a bocca aperta, ma Daria li ignorò: si scrollò di dosso una parte dei brillantini, si chinò a recuperare la borsa e si risistemò gli occhiali sul naso, prima di camminare a passi lunghi verso un punto a caso del cerchio di persone che ancora la circondavano. La gente si spostò per lasciarla passare senza che lei dovesse aggiungere una sola parola e si chiese se fosse per ciò che aveva appena fatto o per l’ovvio sguardo omicida che doveva avere ancora stampato in faccia.

Non che le importasse. Era in ritardo per lavoro, aveva appena rinunciato alle proprie scarpe più comode per lanciarle in testa a due emeriti coglioni e le era venuta voglia di mangiare patatine fritte nonostante l’odore di Avocado Guy le avesse dato la nausea fino a pochi istanti prima.

Qualcosa le diceva che sarebbe stata una vera e propria giornata di merda.

   
 
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