Giocare
a calcio era troppo faticoso.
«A
me! Sono smarcato!».
Un’esortazione
forte e chiara gli ricordò che i compagni proseguivano sul campo, mentre Tsuna
riprendeva fiato.
«Sawada,
vai a difendere la porta, muoviti!».
Un
compagno si rivolse a lui, che sussultando rispose un basso e incerto “va bene”, consapevole di essere un
completo disastro in ogni attività sportiva in cui si cimentasse, però non gli
costava nulla farsi coinvolgere, non aspirando a improvvisarsi attaccante bensì
recuperando almeno un pallone. Tuttavia, nel misero tentativo di bloccarlo col
piede destro, non riuscì a fermarsi in tempo, inciampò e urtò la faccia contro
il palo sinistro della rete, cadendo all’indietro e ritrovandosi sdraiato con
una mano sul naso dolorante.
«Hiii!» strillò.
Ecco,
lo sapeva. Si aspettava che sarebbe successo, gli era bastato percorrere qualche
metro per esibirsi in una figuraccia e farsi male.
“Sono veramente patetico: ci manca solo che
mi metta a piangere!” pensò sconsolato.
Sentì
scoppiare le risa impietose di alcuni ragazzi, mentre qualcuno domandava: «Ma
cosa cercava di fare?».
«Che
stupido!».
«Imbrana-Tsuna colpisce ancora. Sbaglia
nei movimenti più semplici, è una vera frana, dovrebbe stare in panchina».
Gli
si erano avvicinati per deriderlo. Pensò che un tempo si sarebbe limitato ad
ascoltarli senza dire nulla, senza difendersi e sperare di essere difeso,
rassegnato a proseguire una banale esistenza da solo, poi si sarebbe alzato
trascinandosi con l’autostima a pezzi fino agli armadietti.
I
compagni, costretti a schierarlo come giocatore, solitamente andavano incontro
alla sconfitta, davano la colpa alla sua incompetenza e nessuno lo accettava
volentieri in squadra.
Frattanto
il pallone continuò a rotolare indisturbato sul campo, finché…
«Ehi,
voi, laggiù!!!» tuonò una voce, facendo voltare di scatto i tre. «Date ancora
fastidio al Decimo e vi faccio
saltare in aria senza pensarci due volte, chiaro?».
«Su,
prendete questa palla e andate avanti!».
In
risposta, quelli si dileguarono subito, mentre uno recuperava il pallone passato
da Yamamoto e raggiungeva solerte gli altri.
Intontito
e dolorante, Tsuna si chiese speranzoso se fosse realmente possibile rimanersene
sdraiato, ma rabbrividì quando nella mente si figurò repentina la reazione del suo tutor,
di come Reborn lo cogliesse impreparato quando oziava, quando meno se
l’aspettava, punendo il vano tentativo di fuggire dalle situazioni che Tsuna non
sapeva come affrontare.
Si
portò entrambe le mani alla testa e sospirò frustato: non si era accorto che i
due amici l’avevano raggiunto.
«Decimo, perdete sangue dal naso!» lo
informò Gokudera con tono esagerato.
Tsuna
si portò piano a sedere. «Davvero?! Chissà perché la cosa non mi sorprende
affatto...» rispose, minimizzando poiché sperava non comparisse il suddetto tutor
a sottolinearne l’incapacità – quello ha
basi segrete ovunque, non si può prevedere quando salterà fuori!
«Non
agitarti, Gokudera, vedrai che basterà un fazzoletto o un cerotto!» esclamò
comprensivo Yamamoto, fissando Tsuna e rivolgendogli un sorriso
d’incoraggiamento. «Andiamo in infermeria».
Tsuna
non ebbe tempo di negare, replicare o altro: si ritrovò in piedi, trascinato per
le spalle da un Gokudera che guardò torvo l’altro, che a sua volta li seguì
continuando a sorridere.
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Note:
Vedere l’inizio del nuovo anime-manga di Akira Amano mi ha riportato
inevitabilmente alla mente il caro KHR e quindi sono stata presa dalla
nostalgia! >.<
Questa
flashfic
è veramente vecchissima e ho voluto darle una possibilità, invece di lasciarla a
“fare la muffa”
in mezzo ai miei file scartati, spero vi
piaccia! :D
È
stato bello ricordare questo bel trio xD
Rina