Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: KukakuShiba    06/03/2017    21 recensioni
DESTIEL teen AU
Il mondo del giovane Dean Winchester incontrerà inevitabilmente quello di Castiel Novak, nuovo vicino di casa, affetto da un handicap invisibile. Insieme, i due impareranno qualcosa di prezioso sull'amicizia, sull'amore e sulla vita.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 



Fanart di Naenihl

 
EPILOGO
 
“E se diventi farfalla
nessuno pensa a ciò che è stato
quando strisciavi per terra
e non volevi le ali
 
Alda Merini
 
 
 
 
“Sono vivo?” – chiese Dean.
Castiel ridacchiò, appoggiando la fronte contro il petto dell’altro e spostò la mano sul suo fianco, per poi pizzicargli leggermente la pelle.
“Stupido” – borbottò.
Dean si contorse, cercando di sottrarsi al suo tocco, e rise a sua volta.
“Sei riuscito a sentirlo?”
Castiel riportò la mano sul torace del biondo, all’altezza del cuore.
“Sì…”
I due ragazzi erano sdraiati su un prato, abbracciati l’uno all’altro e cullati dalla penombra che le chiome degli alberi offrivano loro. Un dolce tepore accarezzava gentilmente l’aria, impregnata di un odore pulito, fresco, quasi inebriante. Non era la prima volta che Dean e Castiel tornavano in quel luogo, il Prairie Park. Da quando avevano ripreso a frequentarsi, infatti, i due giovani avevano eletto inconsciamente quel parco come un posto speciale, dove trascorrere il tempo da soli, lontano da tutto e da tutti. E in effetti, nelle ultime due settimane, non avevano fatto altro che sfruttare ogni momento disponibile per stare insieme e per perdersi l’uno nelle attenzioni dell’altro, lasciando che il contatto fisico fosse quasi l’unico modo di comunicare. Tuttavia, entrambi erano consapevoli che i baci e le carezze che si scambiavano non avrebbero potuto sopperire ancora per molto a quelle parole che ristagnavano, incastrate tra di loro, e che avrebbero dovuto trovare voce al più presto, per evitare che corrodessero di nuovo la loro storia.
“Mi piace questo posto” – disse Castiel, inspirando profondamente.
“Sì, anche a me” – rispose l’altro, stringendolo di più a sé.
Dean accarezzò piano i capelli di Castiel, soffermandosi con le dita laddove erano più corti per via della rasatura effettuata poco prima dell’intervento.
“Stanno ricrescendo”.
Castiel sorrise piano e annuì.
Dean indugiò ancora su quella corta peluria, disegnando cerchi immaginari con un polpastrello, mentre il suo sguardo seguiva pigramente le nuvole bianche sospese nel cielo azzurro sopra di loro. In quei momenti di silenzio, quando la conversazione cadeva nel vuoto, Dean provava sentimenti contrastanti. Quella quiete era capace di essere rassicurante e preoccupante allo stesso tempo, perché da un lato dava una sensazione di serenità, dall’altro invece si caricava di una staticità fastidiosa, che spingeva per essere risolta. E Dean era conscio di cosa avrebbe potuto smuovere quella stasi, tuttavia non trovava mai il coraggio per agire il quel senso. Da quando lui e Castiel si erano ritrovati, infatti, Dean avrebbe voluto fare mille domande all’altro, ma aveva osato porne solo qualcuna, e nemmeno troppo mirata. Riavere Castiel nella sua vita sembrava un sogno ad occhi aperti e, in un certo senso, Dean temeva che una parola sbagliata o di troppo potesse porre fine a quel sogno. Nonostante tutto, però, il giovane Winchester sapeva di non poter rimandare a lungo e che, prima o poi, avrebbero dovuto parlare: di quello che era successo, dell’intervento…e di loro.
Dean si prese un momento, umettandosi le labbra.
“Come stanno andando le sedute?” – chiese ad un tratto, stupito lui stesso dalla facilità con cui la domanda era venuta fuori.
Castiel si mosse leggermente contro il suo fianco e puntò il mento contro il petto dell’altro. Lo osservò per quelli che a Dean parvero infiniti istanti e poi abbozzò un sorriso.
“Vanno un po’ a rilento” – ammise.
Dean deglutì a vuoto.
“È…è normale?”
“Sì…il tecnico ha detto che devo avere solo pazienza”.
Il giovane Winchester annuì piano.
Il ragazzo con gli occhi blu dondolò la testa, scandendo così i secondi che passavano.
“Vuoi venire con me alla prossima seduta?” – disse all’improvviso.
Il biondo schiuse le labbra, sorpreso da quella proposta. L’unica volta che aveva assistito ad una seduta di Castiel era stata proprio quando aveva deciso di incontrarlo.
“P-posso?”
“Certo” – sorrise l’altro – “Sei già venuto, sai già come funziona”.
Dean ricambiò il sorriso.
“Sì, mi piacerebbe”.
Il silenzio che seguì incoraggiò ulteriormente Dean, spingendolo ad approfittare della connessione emotiva che si era venuta a creare tra di loro e del modo in cui Castiel sembrava predisposto a parlare.
“Cas?” – lo richiamò.
“Uhm?”
“Cosa si prova a …” – esitò Dean – “Voglio dire…il modo in cui senti adesso è diverso da quando…? Sì, insomma…”
Castiel arricciò le labbra, pensieroso.
“Sì” – confermò infine – “È completamente diverso”.
“In che modo?”
Il moro fece leva su un braccio e si mise seduto, imitato da Dean.
“È diverso il modo con cui arriva il suono” – disse – “È come se... come se si formasse direttamente nella testa” – gesticolò con una mano – “È difficile da spiegare”.
Castiel fece una pausa.
“Faccio ancora fatica a distinguere i singoli suoni” – riprese – “Si somigliano tutti”.
Dean non disse nulla, limitandosi a guardarlo.
Castiel fece vagare lo sguardo su un punto indistinto oltre le spalle dell’altro.
“E quando qualcuno mi parla, devo ancora leggere il labiale” – continuò, riportando l’attenzione su di lui.
“Ma…” – esitò Dean – “Sei contento di averlo fatto, giusto?”
Castiel batté due volte le palpebre e annuì.
“Era quello che volevi, no?”
Il moro inclinò leggermente il viso.
“Sentire di nuovo” – specificò Dean.
Castiel schiuse le labbra.
“Come lo sai?”
Dean si passò una mano sulla nuca, un po’ imbarazzato.
“Me lo ha detto tuo fratello”.
Il ragazzo con gli occhi blu abbassò lo sguardo e sospirò piano.
“Sì, era quello che volevo” – disse poi, risollevando lo sguardo.
Dean si sentì improvvisamente in difficoltà. Castiel si stava aprendo con lui, anche se con una certa fatica che il biondo vedeva trasparire dai suoi lineamenti tesi. E Dean non sapeva esattamente come gestire questo momento, perché da una parte era proprio quello che voleva ottenere e ne era felice, ma dall’altra ne era terrorizzato.
“Non me lo avevi mai detto”.
Le parole vennero fuori spontanee, come se a pronunciarle fosse stato qualcun altro e non lui. Dean trattenne il fiato, dopo averle sentite, in bilico tra l’essersi pentito e il sentirsi sollevato di averle dette.
“Cioè, avrei dovuto immaginarlo” – si affrettò ad aggiungere – “È solo che…”
Castiel si morse un labbro.
“A dire il vero non lo sapevo nemmeno io”.
Dean aggrottò la fronte, perplesso.
“Nel senso che…” – gesticolò l’altro – “Dopo tutti questi anni io credevo di non volerlo più, che mi fosse passata e invece…”
“E invece?”
“E invece quella volta tu hai iniziato a cantare e io…non so, ho iniziato a sentire questa cosa…”
“Quale volta?”
Castiel espirò forte, abbassando le spalle.
“Eravamo in macchina…stavamo tornando dal bowling”.
Dean sollevò le sopracciglia, facendo mente locale, per poi essere quasi abbagliato da quel ricordo che si ripresentò velato da una nuova consapevolezza.
“Ora capisco…” – mormorò.
Castiel strinse gli angoli delle palpebre.
“Il perché eri strano in quel periodo” – spiegò l’altro.
Il ragazzo dagli occhi blu deglutì piano.
“Te n’eri accorto?”
“Che c’era qualche cosa che non andava?” – sottolineò Dean, abbozzando un sorriso – “Sì, me n’ero accorto”.
Il biondo fece una pausa e osservò Castiel. La connessione emotiva che si era creata tra di loro era diventata ormai una corrente dalla portata ampia, e in quel momento Dean decise di farsi semplicemente trasportare da essa.
“Ma tu continuavi a dire che andava tutto bene”.
Castiel fece una piccola smorfia.
“Avrei voluto che tu me lo dicessi” – lo rimproverò dolcemente Dean.
“Non l’avevo mai detto a nessuno…”
“Beh, è proprio per questo che avresti dovuto dirmelo”.
Castiel lo guardò, con il viso teso in un’espressione mortificata.
“Mi dispiace…” – sussurrò.
Dean percepì qualcosa sciogliersi dentro di sé, generando un calore che gli scaldò il petto.
“Lo so” – sospirò – “È solo che…potevamo parlarne, magari ti avrei aiutato…”
Il giovane Winchester si interruppe, passandosi una mano sul viso.
“Avrei potuto essere lì con te…” – farfugliò – “Il giorno dell’intervento…”
Castiel socchiuse la bocca e incrociò gli occhi di Dean, perdendosi nel verde delle sue iridi. In seguito abbassò lo sguardo.
“Ma tu eri lì con me” – disse poi flebile, accarezzando delicatamente le dita dell’altro con le proprie.
Dean corrugò piano la fronte, con aria interrogativa.
Castiel sollevò le palpebre e sorrise timidamente.
“La sera prima dell’intervento io…avevo paura” – ammise – “E allora ho guardato una tua foto”.
Il ragazzo dagli occhi blu agganciò l’indice di Dean con il proprio, stringendolo piano.
“E mi sembrava di averti vicino”.
Dean sentì il calore risalire improvvisamente fino alle guance, che iniziarono quasi a scottare.
“Mi mancavi” – mormorò Castiel.
Dean fu travolto completamente da quel calore e si lasciò andare, ricambiando la carezza del giovane.
“Mi mancavi anche tu” – fece eco.
Per qualche istante nessuno dei due disse nulla, lasciando che quelle parole rimanessero sospese tra di loro.
Castiel si soffermò con lo sguardo sul ragazzo di fronte a sé. Nonostante lui lo avesse allontanato, Dean era ritornato nella sua vita, superando qualsiasi sua immaginazione e contravvenendo a tutte quelle paure sul fatto che non lo avrebbe mai perdonato per ciò che aveva fatto. Dean era lì, Castiel lo aveva ferito, ma Dean era ancora lì e gli aveva dato un’altra possibilità, e questa volta Castiel era deciso a non rovinare tutto con le proprie mani.
“Dean” – lo richiamò, attirando la sua attenzione.
Il biondo incrociò i suoi occhi, in attesa. E in quell’istante Castiel seppe che era arrivato il momento. Dean aveva appena fatto un passo in avanti, tendendogli una mano invisibile, come in realtà aveva sempre fatto sin da quando lo aveva conosciuto, e ora toccava a Castiel farlo. Era il suo turno di andargli incontro e di aprirsi con lui, nel modo in cui avrebbe voluto, ma che il suo non amarsi gli aveva impedito di fare.
Il moro tentennò, muovendo impercettibilmente le labbra.
“Quello che ho fatto…” – disse, quasi in un sussurro – “Le cose che ti ho detto…” – s’interruppe, facendo una lieve smorfia – “Io…credevo davvero di fare la cosa giusta”.
Dean sentì i battiti del suo cuore accelerare in maniera vertiginosa.
Castiel serrò le palpebre per un attimo.
“Ma mi sbagliavo”.
Il giovane Winchester rimase in silenzio, completamente stordito da quello che stava accadendo. Il ragazzo dagli occhi blu stava facendo la sua parte, contribuendo insieme a lui a dissipare la staticità di quei silenzi.
Castiel giocherellò nervosamente con le loro dita intrecciate.
“Ho sbagliato…” – mormorò con un sottile incrinatura nella voce – “Sono stato così stupido…”
Dean sentì quel senso di stordimento scivolare via piano, lasciando il posto ad una domanda che cominciò a grattargli la gola, reclamando di uscire fuori.
“È vero che ti eri pentito?” – chiese ad un tratto.
Castiel lo guardò, contraendo leggermente gli angoli della bocca.
“Te lo ha detto Balth, vero?”
Dean si passò la lingua sul labbro inferiore, senza distogliere lo sguardo dall’altro, e annuì.
Il ragazzo dagli occhi blu sospirò stancamente.
“Sì, è vero”.
Il giovane Winchester avvertì un fremito, che lo fece irrigidire impercettibilmente.
“Perché?” – domandò.
Castiel lo osservò, in silenzio.
“Se ti eri pentito, perché non sei venuto a dirmelo?” – lo incalzò il biondo.
Castiel non disse nulla.
“Cas?” – lo richiamò l’altro.
“Come potevo farlo?” – replicò piano il moro, gesticolando con la mano libera – “Dopo tutto quello che ti avevo detto, io…”
Il ragazzo fece una pausa, prendendosi del tempo.
“Avevo paura” – confessò – “Che non mi avresti perdonato…che non avresti più voluto vedermi”.
Dean percepì un nodo stringergli la gola e deglutì rumorosamente. La paura di Castiel in un certo senso era giustificata e Dean dovette riconoscere che, se il giovane fosse tornato da lui, con tutta probabilità la sua reazione sarebbe stata dettata in gran parte dal rancore nei suoi confronti.
“D-davvero hai pensato che non volessi vederti?”
Castiel distolse lo sguardo un attimo, esitando.
“È solo per questo?” – lo sollecitò Dean, vedendo la sua espressione – “O c’è dell’altro?”
Il ragazzo dagli occhi blu fece vagare lo sguardo, come se stesse raccogliendo i pensieri.
“Avevo paura di tornare con te” – mormorò poi.
Dean rimase a guardarlo, in silenzio.
“Temevo che non sarebbe cambiato nulla” – continuò l’altro – “Che avremmo continuato a…” – si interruppe, portando l’attenzione alle loro dita intrecciate – “Non finché io…”
Castiel si fermò ancora, serrando la mano libera in un pugno.
“Ho capito che non potevo continuare ad andare avanti così e che dovevo fare qualcosa…”
“E allora hai deciso di fare l’intervento…” – concluse Dean per lui.
Castiel sollevò le palpebre, incrociando i suoi gli occhi, e annuì.
“Dean, mi dispiace…” – disse subito dopo, stringendo la presa sulle loro dita – “Io non avrei mai voluto farti del male…”
Dean sentì un dolce dolore alla bocca dello stomaco. In realtà aveva perdonato Castiel nel momento stesso in cui aveva compreso cosa avesse fatto e il suo significato. Tuttavia, quello che Castiel aveva detto ebbe comunque un effetto incredibile, capace di far sbiadire le cicatrici del suo cuore. Il giovane Winchester sorrise internamente, quando la voce di Castiel lo richiamò.
“E quella sera alla luna park, io avrei voluto dirti che…” – farfugliò il ragazzo – “Ma non…”
Dean spalancò gli occhi, preso in contropiede. Non si aspettava che Castiel si sarebbe spinto così lontano e tutto in una volta sola. All’improvviso Dean percepì una nota di agitazione dentro di sé. Forse tutto era troppo per loro, in fondo era la prima volta che affrontavano il discorso e, ora che lo scoglio iniziale era stato superato, potevano tranquillamente procedere per gradi. Pertanto, Dean si sentì in dovere di intervenire e di tranquillizzare il suo ragazzo.
“Cas, va bene così, non dev-”
“No” – lo interruppe il moro, scrollando la testa.
“Cas…”
“Ti prego” – replicò il giovane, guardandolo negli occhi – “Ho bisogno di farlo, ho bisogno di dirti che…”
Castiel prese un profondo respiro e chiuse le palpebre, per poi aprirle di nuovo.
“Io…” – iniziò, portandosi la mano destra al petto.
Subito dopo strinse i pugni di entrambe le mani, facendo in seguito incrociare le braccia a livello dei polsi e avvicinando il gesto creato all’altezza del cuore.
“…ti…”
Infine sciolse il tutto in una semplice mano con l’indice puntato verso Dean.
“…amo”.
Dean smise di respirare. Castiel gli aveva appena detto ti amo con la lingua dei segni, accompagnando i gesti con la sua voce. E anche in questo caso, sebbene Castiel gli avesse già dimostrato il suo amore con tutto quello che aveva fatto, quei gesti e quelle parole toccarono l’animo di Dean, facendolo vibrare dolcemente.
 
“Ci sono due modi per dirlo…”
“E l’altro modo?”
“…richiede una certa mimica facciale e soprattutto la ripetizione con il labiale”
“Perché?”
“Perché stai esprimendo un sentimento molto forte per un’altra persona”
 
Dean sorrise e lentamente rispose a quelle parole tanto agognate, accompagnandole a sua volta con i gesti della lingua dei segni.
“Ti amo anch’io”.
Le labbra di Castiel tremarono visibilmente. Dean gli aveva già detto che lo amava e Castiel ricordava bene cosa avesse provato, e l’effetto che quelle parole avevano avuto su di lui. Ma questa volta era diverso. Questa volta il ti amo di Dean lo aveva raggiunto in ogni modo possibile, arrivando a farlo sentire finalmente completo e facendo in modo che il suono della sua voce rendesse quel momento semplicemente unico.
Castiel ricambiò il sorriso e si sporse leggermente in avanti per cercare le labbra di Dean e richiedere un bacio, subito concesso dall’altro. Un bacio che entrambi i ragazzi percepirono diverso da tutti quelli che si erano scambiati fino ad ora. La sensazione era familiare, così come il calore e il sapore, ma allo stesso tempo era nuova e impreziosita da qualcosa di sconosciuto e bellissimo, alla quale i due giovani si abbandonarono completamente. Intorno a loro un sussurro di vento si intrufolò tra le fonde degli alberi, facendole frusciare piano e consentendo così a qualche audace raggio di sole di filtrarvi attraverso e di essere testimone di quel magico momento.
 
“Domani c’è la cerimonia di diploma” – disse Dean, prendendo la mano di Castiel e stringendola nella sua – “Verrai a vedermi, vero?”
“Me lo hai già chiesto mille volte” – lo punzecchiò l’altro.
Dean fece una smorfia e Castiel rise, divertito.
“Ci sarò” – confermò il moro.
Dean sorrise e circondò la vita dell’altro con un braccio, attirandolo a sé e facendolo sdraiare nuovamente con lui sul morbido prato. Castiel rise, aggrappandosi alle sue braccia e nascondendo il viso sulla sua spalla.
“Allora, batte forte?” – chiese Dean, portandosi una mano all’altezza del cuore.
Castiel appoggiò la testa sul petto di Dean e chiuse gli occhi, concentrandosi su quella vibrazione che solleticava sotto di lui, per poi sospirare.
“Sì, batte forte…”
 
 
°°°
 
 
“Come diavolo si indossa questo coso?” – borbottò Dean, rigirandosi il tocco di raso verde tra le mani.
“Forse così?” – chiese Benny, accanto a lui, e mostrandogli il modo in cui aveva sistemato il copricapo.
Di fronte a loro, Charlie alzò gli occhi al cielo, sospirando.
“Siete senza speranza voi due” – disse poi, avvicinandosi e aiutando gli amici ad indossare il tocco in modo corretto.
“Ecco” – aggiunse una volta finito e facendo un passo indietro, per ammirare il risultato del suo intervento – “Ora siete perfetti”.
I tre ragazzi, insieme a molti altri studenti della Free State, si trovavano in una grande sala allestita appositamente per la vestizione in previsione della cerimonia di diploma, che si sarebbe tenuta di lì a poco. Un chiacchiericcio continuo, accompagnato da un febbricitante viavai di persone, scandiva i minuti che separavano i ragazzi da quel momento tanto atteso, che avrebbe posto fine ad un periodo della loro vita e, allo stesso tempo, aperto le porte ad un altro.
Dean si guardò in giro, socchiudendo gli occhi.
“Dov’è Chuck?” – domandò poi, rivolgendosi agli altri due.
“L’ho visto poco prima che si disperava in quell’angolo” – rispose Charlie, indicando un punto della stanza con un cenno del capo.
Dean aggrottò la fronte, perplesso.
“È preoccupato per il discorso” – spiegò lei.
“Andrà benissimo” – replicò Dean, scrollando le spalle.
La ragazza lo guardò, inclinando leggermente il viso e trattenendo a stento un ghigno.
“Che c’è?” – chiese lui, abbassando poi lo sguardo e lisciandosi la toga con le mani, come per controllare che fosse tutto in ordine.
All’improvviso, qualcosa gli coprì gli occhi, cogliendolo di sorpresa. D’istinto si portò le mani al viso, fino a rendersi conto che erano altre mani ad impedirgli di vedere.
“Ma che diavolo…” – smozzicò, girandosi di scatto e sottraendosi così a quella situazione.
“Ciao, Dean”.
Dean batté due volte le palpebre, incredulo di fronte a quello che si trovò davanti.
“Cas!” – esclamò sorpreso, per poi arretrare di poco e squadrare l’altro da capo a piedi – “Perché indossi la toga?” – chiese, aggrottando la fronte.
Castiel sorrise e scambiò un’occhiata di intesa con Charlie.
“Perché devo ritirare il mio diploma”.
Dean corrugò la fronte ancora di più.
“Il tuo diploma?” – ripeté, confuso.
Il moro continuò a sorridere e annuì.
“Anche se ho svolto il programma a casa, posso partecipare alla cerimonia di consegna del diploma in una scuola vera” – spiegò – “E ho chiesto a mia madre di farla qui”.
Dean spalancò gli occhi, completamente preda dello stupore.
“Q-qui?” – riuscì a dire.
“Sì”.
“Ma…” – esitò il biondo – “Non mi hai detto nulla…”
Castiel allargò il sorriso.
“Volevo farti una sorpresa”.
Di fronte a quelle parole, i lineamenti di Dean si distesero e il ragazzo sorrise a sua volta, facendo poi un passo in avanti.
“Beh, ci sei riuscito” – disse, prima di prendere il viso di Castiel tra le mani e posare dolcemente le proprie labbra sulle sue.
“D-Dean…” – farfugliò il moro allarmato, cercando di allontanarsi e guardando con la coda del occhio intorno a loro – “Ci guardano tutti…”
“Lasciali fare, non m’interessa” – replicò incurante l’altro, per poi catturare ancora le sue labbra in un bacio appassionato.
Castiel mugolò qualcosa in protesta, ma alla fine cedette, schiudendo la bocca e accogliendo il sapore e il calore di Dean.
“Prendetevi una stanza” – li ammonì scherzosamente Benny, facendo ridere Dean e costringendolo a separarsi da Castiel, per riprendere fiato.
All’improvviso, un battito di mani attirò l’attenzione di tutti, smorzando così il cicalio generale.
“La cerimonia inizierà tra qualche minuto” – disse l’uomo che si era appena affacciato alla porta – “Chi è già pronto vada a prendere posto, e ricordatevi l’ordine che vi è stato assegnato”.
Gli studenti completarono alla svelta i preparativi e si affrettarono verso l’uscita della sala.
“Ehi, ragazzi, è ora di andare!” – esclamò Charlie, già sulla porta accanto a Benny, e girandosi verso gli altri due.
“Sì, arriviamo!” – rispose Dean, incrociando lo sguardo di lei, per poi tornare a guardare Castiel.
Castiel fece per voltarsi, quando Dean gli prese il braccio con la mano, costringendolo a fermarsi.
“Aspetta…”
Il ragazzo rimase a guardarlo, in attesa.
Dean lasciò la presa e rispose al suo sguardo, esitando.
“Dean?” – lo richiamò Castiel – “Che succede?” – chiese poi, con aria interrogativa.
Il giovane Winchester si umettò le labbra, prendendo tempo.
“Voglio dirlo a mio padre” – disse ad un tratto.
Castiel inclinò il viso, confuso.
“Di noi” – specificò il biondo.
La bocca di Castiel si aprì in un’espressione di muto stupore.
“S-sei sicuro?”
Dean inspirò piano, per poi espirare profondamente.
“Sì, ne sono sicuro”.
“Ma-”
“Sei troppo importante per me” – lo interruppe l’altro – “Fai parte della mia vita, di quello che sono…e lo deve sapere”.
Castiel sentì un lieve calore arrossargli le guance, lusingato da quello che Dean aveva appena detto. E quando vide la risoluzione nei suoi occhi, capì che Dean era determinato a farlo e che lui non poteva fare altro che sostenerlo nella sua decisione.
“Va bene” – annuì poi.
In seguito Dean porse una mano all’altro, che l’afferrò senza esitazione con la propria, facendo intrecciare le loro dita.
“Sei pronto?” – chiese infine.
“Sì, sono pronto”.
I due giovani si scambiarono un sorriso d’intesa e si incamminarono verso l’uscita, mano nella mano. Oltre quella soglia, il futuro li attendeva e loro gli sarebbero andati incontro, insieme.
 
 

 
FINE
 
 
 
 
 


 
~ L’Angolo Dell’Autrice Disadattata ~
 
È FINITAAAAAAAAAAAAA!!!
Finalmente, dopo tanto penare, siamo giunti alla fine di questa storia. Se devo essere sincera, in questo momento provo sentimenti contrastanti. Da una parte sto versando fiumi di lacrime, al pensiero di lasciare andare questi due. Vorrei continuare a seguirli, a proteggerli e a mostrare loro la strada. Esattamente come era successo con la precedente long, ho creato questi personaggi con tanto amore e mi sono affezionata a loro in maniera incredibile. So che sembra che stia esagerando, ma è quello che sento. Dall’altra parte però, sono felice di essere arrivata fino in fondo, così come sono consapevole che è necessario lasciare andare i nostri pulcini per la loro strada. Dean e Castiel sono di nuovo insieme e affronteranno quello che il futuro riserverà loro, forti anche del prezioso e profondo sentimento che li lega l’uno all’altro.
Mi sembra ieri di aver iniziato a scrivere questa storia, ma in realtà è quasi un anno che ci sto dietro. Nella sua realizzazione ci ho messo tutta me stessa: il mio impegno, le mie esperienze, la mia gioia, la mia tristezza, il mio amore. E non avete idea di quanto mi abbia reso felice il modo in cui questa storia sia stata accolta. A dire il vero non me l’aspettavo, data la tematica e il rating poco attrattivo diciamo. E invece ho visto con quanto entusiasmo e passione tutti voi l’avete seguita, fantasticando su come sarebbe proseguita, come molti di voi ne abbiano tratto un esempio ed un insegnamento, e con quanta pazienza avete sopportato i capitoli più duri e difficili, sostenendo Dean e Castiel fino all’ultimo con immenso affetto. E non posso far altro che abbracciarvi virtualmente uno per uno e dirvi grazie di tutto.
Ma un ringraziamento più che speciale, anche se non sarà mai abbastanza, va alla mia dolcissima (quando non morde xD) beta, nonché grande amica Julsss_. Non c’è modo di descrivere la pazienza con cui mi ha accompagnato e supportato durante tutta la stesura della storia, la dedizione con cui betava ogni singolo capitolo (nonostante io abbia tentato più volte di ucciderla con un numero spropositato di pagine word), il trasporto e lo slancio con i quali partecipava all’ideazione delle scene e la saggezza con la quale mi guidava nei momenti di maggiore difficoltà. Grazie, soulmate.
Un sentito ringraziamento va anche a momoko89 e SognatriceNotturna per aver creduto in questa storia sin dall’inizio e per aver vissuto insieme a me quest’avventura. Grazie, ragazze. See you next level!
Direi che è tutto, “The Sound Of Silence” finisce qui. Tuttavia, vi invito a non perdere d’occhio la home del sito, perché magari potrebbe saltare fuori qualcosa…chissà…
Vi lascio con l’angolo delle fan art, pieno di fluffosità, come premio per avermi seguito fin qui!
Alla prossima!
Sara
 
 
 
 
~ Varie ed eventuali ~
 
Fan art!

                                                                       
   
 
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: KukakuShiba