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Autore: yozoranotenshi    11/03/2017    0 recensioni
criptogenètico agg. [comp. di cripto- e -genetico] (pl. m. -ci). – Di cui s’ignora la genesi, che ha origine sconosciuta.
Criptogenica. È così che si definisce Lea Moore, che ha appena completato la sua tesi di studi sulla genetica e i suoi vari campi d'applicazione. Oltre alla sua passione per le mutazioni, vi è un altro motivo per cui ha scelto di studiarle: lei, con i suoi occhi grigi, è una mutante.
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi ritrovai ancora una volta seduta al bar vicino l'Università, indecisa su cosa ordinare. Optai per una cola e mi avvicinai al bancone per ordinarla.  Il locare era gremito di persone, ma non avevo voglia di parlare con nessuno nell'ultimo periodo. Avevo appena portato a termine la mia tesi, ed avevo bisogna del mio periodo di pausa, intesa come relax e non come musica ad alto volume e molti, troppi drink. 

"Occhi grigi. È davvero una fantastica mutazione. Ho una novità per te, Lea, sei una mutante. La mutazione tocca ogni singola cellula dell'organismo per diventare la forma dominante della riproduzione sul pianeta. Infinite forme di variazioni in ogni singola generazione. E tutto per la mutazione." 

Sentii dire ad un ragazzo, quando voltai il mio sguardo verso di lui, vidi degli occhi celesti, i più chiari che avessi mai visto. Nonostante lui non lo sapesse, ci aveva preso in pieno: ero davvero una mutante, ma ovviamente un neo-laureato come lui non poteva saperlo, anzi, nessuno poteva. Ero una telepate, ed oltre a questo avevo un altro dono: la telecinesi. In me, vi era il potere di spostare gli oggetti e dominare le menti. Mi accorsi che stava attendendo una risposta, così cercai qualcosa al volo nella sua mente: notai, oltre al suo nome, che anche lui, come me, aveva il dono della telepatia e ciò mi lasciò molto sorpresa.  

"Charles Xavier, mi dispiace darti torto ma la mia non è una mutazione genetica, bensì criptogenetica. Come la tua: a quanto vedo, anche tu sei un telepate." 

A quel punto, una leggera ruga si formò sulla sua fronte, come se stesse ragionando. Lo vidi mentre avvicinava due dita alla sua fronte, così immaginando che stesse attivando il suo potere, cercai di schermare la mia mente non lasciandogli la possibilità di entrarvi. Purtroppo, a quanto pare, il mio tentativo fallì miseramente anche perché non avendone mai bisogno prima d'ora, non avevo mai pensato a come potessi fare. 

"Lea Moore, è un piacere conoscere una donna così speciale. Non avrei immaginato che al mondo ci fosse qualcun altro con questo dono, è formidabile." sorrise "La telepatia non è il tuo unico dono, a quanto vedo, sei anche in grado di spostare gli oggetti."

I suoi occhi in quel momento divennero, se possibile, ancora più chiari e ne rimasi incantata, non avevo mai visto degli occhi così affascinanti.

"Ti ringrazio" sentì, ma non proveniva dall'esterno, bensì dalla mia mente: mi resi conto solo in quel momento che aveva ancora le dita unite alle tempie, e che quindi stesse leggendo nella mia mente. 

"Non dovresti leggermi la mente senza il mio consenso, sai? Non è da gentiluomo" lo ripresi, sorridendo ma anche un po' imbarazzata. 

"Non sono stato l'unico a farlo, ma per mostrarti quanto ne sono profondamente dispiaciuto, potrei provare a farmi perdonare" stavolta il suo sorriso era più malizioso, aveva i gomiti poggiati sulle ginocchia e la mano congiunte sotto il mento. 

"Potresti, ad esempio, parlarmi della tua tesi di laurea, anche se probabilmente so più cose di te sull'argomento 'genetica' e le sue applicazioni" lo sfidai, era un personaggio così singolare che non era un peso parlare con lui, tanto che sorrise e accettò la sfida annuendo col capo. 

"Come hai scoperto la tua mutazione?" mi chiese 
"Come l'hai fatto tu, credevo di essere impazzita, a sentire tutte quelle voci nella mia testa e invece erano nella testa degli altri" sorrisi, per quanto ero ingenua da piccola "Tu eviti di usarlo?" gli chiesi, anche se era una domanda un po' insolita "Dipende da tante variabili-" fu interrotto da una ragazza bionda che si stava avvicinando e che richiamo con non poca evidenza l'attenzione: "Hei, Raven, lei è la mia sorella adottiva" mi spiego e non stava mentendo, anche se lei provava molto astio verso di me e non era necessario essere una telepate per saperlo. 

"Dobbiamo andare, si è fatto tardi" disse e per uscire da quella situazione accordai "Devo andare anch'io altrimenti rischio di far davvero tardi" 

Era ormai sera inoltrata in effetti è dovevo realmente andare, anche se controvoglia: mi stavo davvero interessando alla discussione intrapresa con Charles. 

Il moro si avvicinò a me dandomi un leggero bacio sulla guancia e dicendomi telepaticamente che era stato un piacere conoscermi, e che gli dovevo un'uscita. Ciò mi fece sorridere e ricambiando, accettai di vederlo ancora. 
  
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